Coordinate: 47°N 8°E / 47°N 8°E / 47; 8
Svizzera |
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(dettagli) |
(dettagli) |
(LA): UNUS PRO OMNIBUS, OMNES PRO UNO
(IT) : «Uno per tutti, tutti per uno»
(DE) : «Einer für alle, alle für einen»
(FR) : «Un pour tous, tous pour un»
(RM): «In per tuts, tuts per in» |
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Dati amministrativi |
Nome completo |
Confederazione Svizzera |
Nome ufficiale |
(DE) Schweizerische Eidgenossenschaft; (FR) Confédération Suisse; (IT) Confederazione Svizzera; (RM) Confederaziun Svizra; (LA) Confoederatio Helvetica |
Lingue ufficiali |
tedesco (63,7%), francese (20,4%), italiano (6,5%); romancio (0,5%) (coufficiale)[nota 1] |
Capitale |
Berna (124.381 ab. / 31.12.2010) |
Politica |
Forma di governo |
repubblica federale direttoriale |
Presidente della Confederazione |
Eveline Widmer-Schlumpf (2012) |
Indipendenza |
1º agosto 1291 |
Ingresso nell'ONU |
10 settembre 2002 |
Superficie |
Totale |
41.285 km² (132º) |
% delle acque |
3,7 % |
Popolazione |
Totale |
7.870.100[1] ab. (2010) (94º) |
Densità |
190,63 ab./km² |
Geografia |
Continente |
Europa |
Fuso orario |
UTC+1 (UTC+2 in estate) |
Economia |
Valuta |
Franco svizzero |
PIL (PPA) |
522.435 milioni di $ (19º) |
PIL pro capite (PPA) |
41.765 $ (2010) (7º) |
ISU (2011) |
0,903 (molto alto) (11º) |
Varie |
TLD |
.ch |
Prefisso tel. |
+41 |
Sigla autom. |
CH |
Inno nazionale |
Salmo Svizzero |
Festa nazionale |
1º agosto |
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Evoluzione storica |
Stato precedente |
Repubblica elvetica |
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La Svizzera (nelle altre lingue del Paese: Schweiz in tedesco, Suisse in francese, Svizra in romancio, Schwiiz in tedesco alemanno), ufficialmente Confederazione Svizzera[2] (Schweizerische Eidgenossenschaft in tedesco, Confédération Suisse in francese, Confederaziun Svizra in romancio, Schwiizerischi Eidgenosseschaft in alemanno) e Confoederatio Helvetica in latino[3][nota 2] (abbreviata con l'acronimo CH),[nota 3][3][nota 4] è uno Stato federale dell'Europa centrale, composto da 26 cantoni. Confina a nord con la Germania, ad est con l'Austria e il Liechtenstein, a sud con l'Italia e ad ovest con la Francia.
La Svizzera è un paese alpino senza sbocco al mare, il cui territorio è geograficamente diviso tra il massiccio del Giura, l'Altopiano e le Alpi svizzere, e occupa una superficie di 41.285 km². 7,8 milioni di abitanti si concentrano soprattutto sull'Altopiano, dove vi si trovano le maggiori città: Zurigo, Ginevra, Berna e Basilea. Le prime due sono piazze finanziarie internazionali e vengono anche spesso considerate come le città aventi la qualità di vita più elevata al mondo, mentre Berna, come capitale de facto,[4] si occupa dell'interesse burocratico, politico e sociale della nazione e sempre qui è la sede del Parlamento e del Governo svizzeri, il Palazzo Federale (ted Bundeshaus, fr Palais fédéral).[5] Con un reddito pro capite pari a 41.765 $ (2010), la Svizzera è uno dei Paesi economicamente più prosperi al mondo. Due terzi della forza lavoro sono attivi nel settore terziario e circa un terzo nel secondario.
La Svizzera è suddivisa in tre regioni linguistiche e culturali: tedesca, francese, italiana, a cui vanno aggiunte le valli del Canton Grigioni in cui si parla il romancio. Il tedesco, il francese, l'italiano sono lingue ufficiali e nazionali. Il romancio è lingua nazionale dal 1938 ed è parzialmente lingua ufficiale dal 1996. Alla diversità linguistica si aggiunge quella religiosa con i cantoni protestanti e i cantoni cattolici.
Gli svizzeri quindi non formano una nazione nel senso di una comune appartenenza etnica, linguistica e religiosa. Il forte senso di appartenenza al Paese si fonda sul percorso storico comune, sulla condivisione dei miti nazionali e dei fondamenti istituzionali (federalismo, democrazia diretta, neutralità), sulla geografia (Alpi) e in parte sull'orgoglio di rappresentare un caso particolare in Europa.
La politica estera è contraddistinta dalla tradizionale neutralità, mantenuta sin dal 1674, anno della prima dichiarazione ufficiale di neutralità della Svizzera[6]. La Svizzera fa parte delle Nazioni Unite (dal 2002), dell'AELS, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione mondiale del commercio. La Svizzera ospita numerose organizzazioni internazionali, in particolare a Ginevra, dove vi si trovano la sede della Croce Rossa e la sede europea dell'ONU.
Il nome odierno Svizzera proviene da Svitto (tedesco: Schwyz), uno dei "Cantoni forestali" (Waldstätte) che formavano il nucleo della Vecchia Confederazione. Il nome Svitto è attestato per la prima volta nel 972 come il villaggio di Suittes ed è forse legato all'alto tedesco antico suedan, "bruciare", con riferimento alle foreste bruciate per creare nuovi spazi agli insediamenti.[7] Probabilmente il nome designava sia il territorio sia la popolazione del cantone, ma dopo la battaglia di Morgarten nel 1315 il nome Switzer, Switenses o Swicenses passò a designare tutti i Confederati. In francese sono attestati i termini Soisses, Suysses e Souyces a partire dal Cinquecento; contemporaneamente in italiano compaiono i termini Sviceri e Suyzeri, per stabilizzarsi nella variante Svizzeri scelta da Machiavelli nel 1515.[8]
Il nome antico Elvezia (lat. Helvetia) proviene dagli Elvezi, una popolazione celtica stabilitasi sull'Altopiano prima dell'era romana. Gli Elvezi sono menzionati per la prima volta nel VI secolo a.C.[9] Il nome neo-latino Confoederatio Helvetica o Helvetia non figurava invece fra le tradizionali denominazioni del paese ed è stato utilizzato solo dopo la nascita dello Stato federale nel 1848, con lo scopo di non privilegiare nessuna delle lingue ufficiali della Confederazione (oppure quando, per motivi pratici, era difficoltosa l'iscrizione in tre o quattro lingue). Tale denominazione compare piuttosto recentemente: sulle monete e sui francobolli a partire dal 1879, sul frontone del Palazzo federale a Berna nel 1902 e sul sigillo della Confederazione nel 1948.[3] Dal 1995 l'acronimo “ch” costituisce il dominio di primo livello dei siti internet svizzeri.[10]
[modifica] Prima del 1291
La Svizzera in età romana: tra il
limes e le
Alpi.
Fino al termine dell'età medievale il territorio attualmente occupato dalla Svizzera non costituiva uno spazio politicamente unitario. Le più antiche tracce della presenza umana sul suolo elvetico risalgono a circa 150.000 anni fa, mentre gli insediamenti agricoli più remoti, allo stato attuale delle ricerche archeologiche, sembrano essere quelli di Gächlingen, fatti risalire al 5300 a.C. circa. Prima della conquista romana, il territorio a sud del Reno era abitato da diverse tribù celtiche. L'insediamento più conosciuto e documentato è quello di La Tène, sul lago di Neuchâtel, che ha dato il nome alla cultura della tarda età del ferro, iniziata intorno al 450 a.C. Nella parte orientale del paese (nell'attuale Canton Grigioni) erano stanziati i Reti, più a sud (nell'attuale Canton Ticino) i Leponzi e gli Insubri. Gran parte dell'Altopiano, tra le Alpi e la catena del Giura, era invece occupato dalla tribù degli Elvezi, la cui sconfitta, nella battaglia di Bibracte, nel 58 a.C., segnò l'inizio della dominazione romana sul territorio. La conquista latina venne portata a termine nel 15 a.C., da Tiberio (destinato a diventare il secondo imperatore romano) e da suo fratello Druso che annessero all'impero le Alpi (creando la provincia delle Alpi Pennine, corrispondente grossomodo al Vallese). L'area occupata dagli Elvezi fu prima parte dalla provincia della Gallia Belgica quindi della Germania superiore, mentre i territori a est della Linth e dell'Alto Ticino furono integrati nella provincia della Rezia. Le popolazioni celtiche si integrarono velocemente nel mondo culturale romano, adottandone lingua e religione. Tre erano le colonie governate secondo il diritto romano: Augusta Raurica (Kaiseraugst, fondata nel 44 a.C., oggi il principale sito archeologico della Svizzera), Aventicum (Avenches, che conserva l'anfiteatro del 130 d.C., ed entro le cui mura potevano trovare rifugio oltre 50.000 abitanti) e Colonia Iulia Equestris (Nyon). Altri centri importanti erano: Genava (Ginevra), Lousonna (Losanna), Curia (Coira), Bilitio (Bellinzona), Sedunum (Sion), Octodurus (Martigny), Eburodunum (Yverdon), Petinesca (Studen), Salodunum (Soletta), Turicum (Zurigo), Arbor Felix (Arbon), Ad Fines (Pfyn), Iullomagus (Schleitheim), le terme di Aquae Helveticae (Baden) e l'ospedale militare di Vindonissa (Windisch). Gli insediamenti erano collegati da un'efficiente rete stradale che, varcando le Alpi attraverso sei passi, metteva in comunicazione l'Altopiano con la Gallia Transpadana e il cuore dell'impero.[11]
Alla pax romana nelle province misero fine le incursioni delle tribù germaniche. Il limes venne varcato per la prima volta nel 260 d.C. dagli Alemanni. Il territorio fra le Alpi e il Reno (impoverito dalle incursioni e dalla presenza sempre più pervasiva dell'esercito romano) venne temporaneamente riconquistato, ma verso il 400 Roma lo abbandonò definitivamente. La tribù germanica dei Burgundi si insediò nella regione a ovest dell'Aare: adottò la lingua latina e si convertì al cristianesimo, mentre le tribù Alemanne, stabilitesi a est dell'Aare, mantennero usi e costumi germanici. Si formò così quel confine linguistico tra francese e tedesco che caratterizza ancora oggi l'Altopiano svizzero. I Reti (o Reto-romanzi, Rumantsch, poiché latinizzati) si ritirarono invece in alcune vallate degli attuali Grigioni. Tra il 511 e il 534 il Regno dei Burgundi venne conquistato dai Franchi; nel 539 fu la volta dell'Alemannia. I sovrani Merovingi e Carolingi promossero l'espansione del cristianesimo, sull'Altopiano e nelle valli alpine sorsero numerose abazie (San Gallo, Einsiedeln, Disentis, San Giovanni in Münstair, Saint-Maurice d'Agaune): centri religiosi, economici e culturali della civiltà feudale. Con il Trattato di Verdun nell'843, che mise fine all'impero di Carlo Magno, il territorio venne nuovamente spartito: il territorio dei Burgundi venne assegnato a Lotario I, quello degli Alamanni a Ludovico il Germanico. Nel 1039, con la conquista del Regno burgundo da parte di Corrado II, tutto il territorio dell'attuale Confederazione si ritrovò riunito nel Sacro Romano Impero. La crisi del sistema feudale fra il Duecento e il Trecento portò ad una situazione di endemica conflittualità fra casati nobiliari. Sull'Altopiano dapprima si scontrò la famiglia sveva degli Zähringen (che ebbe la peggio) con quella imperiale degli Hohenstaufen (che perse poi nello scontro con il papato) poi si scontrarono i Savoia e i Kyburg (che si estinsero), su tutti trionfarono gli Asburgo, originari dell'Habichtsburg, nell'Argovia.[12]
[modifica] La Confederazione
Gli Asburgo, che nel 1291 dominavano gran parte della Svizzera centrale, erano intenzionati a rendere più efficiente la loro amministrazione trasformando i propri feudatari in semplici funzionari (landamani). Le comunità di contadini che abitavano le vallate alpine desideravano al contrario conservare le loro antiche prerogative e premevano per ottenere la dipendenza diretta dall'Impero (su modello delle libere città imperiali) scavalcando il domino dei feudatari. A questo scopo le comunità rurali strinsero numerosi trattati di alleanza e di mutua assistenza. Il principale di questi trattati è il Patto eterno del Grütli, stipulato intorno ai primi giorni di agosto del 1291 (per convenzione il 1º agosto), in cui le comunità di Uri, Svitto e Unterwaldo si giurarono reciproco aiuto in caso di conflitto, formando il primo nucleo della Confederazione. Nel 1313 i contadini di Svitto attaccarono l'abbazia di Einsiedeln e quando, due anni dopo, intervennero i cavalieri degli Asburgo, i Confederati li affrontarono uniti e li sconfissero a Morgarten (1315). Subito dopo la vittoria, Ludovico il Bavaro (anch'egli rivale della casa d'Asburgo) riconobbe ai Confederati l'immediatezza imperiale. Negli anni seguenti alla Confederazione aderirono Lucerna (1332), Zurigo (1351), Berna (1353) e Zugo (1365). Preoccupati per la crescente forza dei Confederati, gli Asburgo intervennero a due riprese, ma i fanti svizzeri sconfissero ancora la cavalleria a Sempach (1386) e a Näfels (1388). Nello stesso anno si unì ai Confederati Glarona, poi, dopo le Guerre borgognone (1474-1477), aderirono Friburgo e Soletta (1481), dopo la Guerra sveva (in cui Massimiliano I, sconfitto, riconobbe nel 1499 la sovranità svizzera) aderirono Sciaffusa e Basilea (1501) mentre, durante le Guerre d'Italia, aderì l'Appenzello (1513). Oltre ai territori cantonali, i Confederati conquistarono altre regioni di interesse strategico, i baliaggi (ted. Vogteien, dal lat. (ad)vocatiae): l'Argovia (1415), Uznach (1437), i territori a sud delle Alpi che oggi formano il Canton Ticino (acquisiti fra il 1439 e il 1513 → Campagne transalpine dei Confederati), Turgovia (1460) e Sargans (1483). Infine, accanto ai Cantoni confederati, vi erano gli alleati: la Repubblica del Vallese (1416), l'abbazia di San Gallo (1451), la città di San Gallo (1454), la Repubblica delle Tre Leghe (1497), le città di Mulhausen (dal 1515 al 1586), Rottweil (dal 1519 al 1643) e Ginevra (1519). Nel 1515 la battaglia di Marignano (in cui i Confederati, alleati del Ducato di Milano, vennero sconfitti dalle forze francesi) segnò invece una battuta d'arresto dell'espansione della Svizzera; da allora non vi furono più campagne militari al di fuori dai confini elvetici.[13]
Espansione territoriale della Confederazione dal
1291 al
1798
I 13 Cantoni sovrani che allora componevano la Confederazione inviavano più volte all'anno i propri rappresentanti (landamani o borgomastri) alla Dieta Federale (ted. Tagsatzung, fr. Diète, dal lat. med. dies, “giorno”) che costituiva l'unico organo sovra-cantonale, sviluppatosi dai precedenti trattati (la “Carta dei preti” del 1370 e la Convenzione di Sempach del 1393). A partire dal 1415 la Dieta andò rafforzando le sue prerogative, soprattutto riguardo al governo dei baliaggi (Convenzione di Stans, siglata con la mediazione di Nicolao della Flüe, nel 1481). Le decisioni prese dalla Dieta dovevano poi essere riferite (lat., ad referendum) alla popolazione dei cantoni e ratificate. Nel 1525 il Consiglio cittadino di Zurigo approvò le idee riformatrici di Ulrico Zwingli: le proprietà fondiarie dei conventi e della Chiesa cattolica vennero incamerate dalla città e crebbero le prerogative del municipio e delle corporazioni cittadine ai danni delle campagne. La Riforma si estese a Sciaffusa, a Basilea, a Berna e nelle campagne di San Gallo e dei Grigioni. I cantoni rurali individuarono nella Riforma un movimento cittadino e vi si opposero. La vittoria cattolica nella Seconda guerra di Kappel (1531) segnò l'arresto del movimento riformato nella Svizzera centrale. Nel 1536 Giovanni Calvino iniziò la Riforma a Ginevra e si accordò con le città zwingliane per una confessione elvetica comune (Confessiones Helveticae, 1536 e 1566). I cantoni cattolici, poco popolati (circa un terzo della popolazione), ma più numerosi, tennero il controllo della Dieta e imposero ai baliaggi comuni (i territori soggetti sia ai cantoni cattolici, sia a quelli protestranti) la religione cattolica. I contrasti confessionali nei territori dell'Impero (→ Guerra dei trent'anni) spinsero la Confederazione ad allontanarsi sempre di più dal potente vicino e cimentarono l'alleanza militare fra cantoni (codificata nel Defensionale di Wil del 1647) nonostante le differenze religiose: nel 1648 anche l'Impero riconobbe l'indipendenza svizzera. Nel 1674 la Dieta, in risposta all'occupazione francese della Franca Contea, proclamò la neutralità armata, che dura tuttora. Se, con la Seconda guerra del Toggenburgo del 1712, si chiusero definitivamente i conflitti religiosi, si acuirono quelli economici e sociali: le campagne svilupparono una precoce modernizzazione e tolleravano sempre meno i privilegi dei patriziati urbani.[14]
[modifica] L'età delle rivoluzioni
La
Repubblica Elvetica il 15 gennaio
1798, con i nuovi cantoni (
dipartimenti) di Sargans, Lugano, Bellinzona, Argovia, Lemano e Turgovia che avevano soppiantato i baliaggi.
La
Guerra del Sonderbund (
1847): in giallo i cantoni conservatori-secessionisti, in verde i liberali-unitari, in grigio i cantoni neutrali.
Sotto l'influsso dei Lumi si verificarono numerosi cambiamenti: progressi in ambito agricolo (propagati dai fisiocratici), incremento demografico (+25% dal 1700 al 1800) e diffusione del lavoro proto-industriale a domicilio fra i contadini (Verlagssystem; filatura e tessitura del cotone, assemblaggio di orologi). La diffusione di un'economia di tipo commerciale nelle campagne portò a contrasti sempre maggiori con i patriziati urbani. Scoppiarono rivolte a Ginevra (1737 e 1782), a Berna (1749), in Leventina (1755, → Rivolta della Leventina) e nella campagna zurighese (1794). Nel 1798 le truppe rivoluzionarie francesi occuparono il Giura. A Basilea la popolazione (guidata da Peter Ochs) insorse contro il patriziato e rinunciò alla sovranità sui baliaggi a sud delle Alpi (che si proclamarono Liberi e Svizzeri pochi giorni dopo, respingendo un tentativo d'invasione dei Cisalpini). Nel Vaud Frédéric-César de La Harpe proclamò la Repubblica del Lemano, separata da Berna. Insorsero il Vallese, l'Argovia, le campagne di Zurigo e di Sciaffusa. Berna si oppose alla Francia, ma venne sconfitta a Grauholz. La Svizzera venne trasformata in una repubblica unitaria, senza confini interni e divisa in dipartimenti (su modello francese): la Repubblica Elvetica. Venne abolita la differenza fra i cittadini delle campagne e quelli delle città e quella fra cantoni sovrani e baliaggi. Si formarono allora due schieramenti (che si sarebbero successivamente organizzati in partiti): da una parte i favorevoli allo stato egualitario e liberale, dall'altra i conservatori che chiedevano un ritorno allo stato precedente; tra il 1800 e il 1802 si susseguirono cinque colpi di stato. Nel 1803 Napoleone, esasperato, fece ridiventare la Svizzera uno stato confederale tramite l'Atto di Mediazione, ma conservò importanti elementi della Repubblica elvetica: gli ex baliaggi (Argovia, Ticino, Turgovia e Vaud) e l'ex alleato Grigioni vennero ammessi come cantoni a pieno titolo. Crollato il sistema napoleonico a Lipsia, la Svizzera recuperò dalla Francia i vecchi territori (ad eccezione della Valtellina) che vennero ammessi come cantoni: Neuchâtel, Vallese e Ginevra. Il Congresso di Vienna riconobbe inoltre le frontiere esterne della Svizzera e quelle interne tra cantoni e impose al Paese la neutralità armata permanente per sottrarlo all'influenza francese.[15] Il movimento restauratore si arrestò nel 1830 quando il tumultuoso sviluppo industriale impose sempre nuove modifiche al vecchio quadro legislativo (la Rigenerazione). Nel 1845 i cantoni conservatori-cattolici (i Waldstätten, Vallese, Lucerna e Friburgo), scontenti per il crescente centralismo federale, costituirono una propria lega, il Sonderbund (ted. “Lega separata"). I legami fra i secessionisti e l'Austria provocarono l'intervento dell'esercito federale (→ Guerra del Sonderbund) che trionfò a Gislikon (genereale G.H. Dufour) nel 1847. Nel 1848 entrò in vigore la nuova costituzione federale che trasformava la Svizzera da una Confederazione di cantoni in uno Stato federale, moderno e liberale; ponendo le basi per un'accelerazione dello sviluppo economico.[16]
[modifica] Lo Stato federale
Le basi per lo Stato federale moderno vennero poste all'indomani della guerra del Sonderbund. La costituzione del 1848 (in seguito rivista solo nel 1874 e nel 1999) diede alla Svizzera un governo maggiormente centralizzato: competenze fino ad allora appannaggio dei cantoni vennero delegate alla Confederazione (la difesa nazionale, la moneta, le dogane e il servizio postale). Con la creazione di uno spazio economico comune (vennero unificati pesi e misure e abolite le dogane fra cantoni), lo Stato federale si fece promotore dello sviluppo economico e la Svizzera venne radicalmente trasformata dall'industrializzazione e dalle ferrovie. Il Paese seppe sfruttare alcune buone condizioni di partenza (il basso tasso di analfabetismo tra gli adulti, le conoscenze artigianali, la coesione interna e il quadro legislativo liberale) e puntò sin dall'inizio sull'esportazione di prodotti ad alto valore aggiunto (orologi, alimentari lavorati, tessuti particolari, prodotti chimici, telai meccanici e macchinari complessi).[17] Non più soddisfatti del solo diritto di voto (divenuto universale, per gli uomini, nel 1848), i cittadini si attivarono per ottenere maggiori strumenti democratici e ottennero che nella Costituzione fossero iscritti il diritto di lanciare un referendum (1874) e il diritto di lanciare un'iniziativa popolare (1891).[18] Nella seconda metà del secolo le diverse correnti politiche si organizzarono in partiti: nacquero il Partito cattolico-conservatore (oggi Pdc, nel 1848), il Partito socialista svizzero nel 1888 e il Partito radicale nel 1894. Come durante la Guerra franco-prussiana (1870-1871), la Svizzera si mantenne neutrale anche durante la prima guerra mondiale (1914-1918), ma il degrado delle condizioni di vita di gran parte della popolazione a causa della guerra condusse le organizzazioni operaie (riunite nel Comitato di Olten) a lanciare il primo sciopero generale nel 1918: le principali rivendicazioni (la settimana lavorativa di 48 ore e l'istituzione di un'assicurazione sulla vecchiaia) vennero rifiutate, ma l'anno seguente il Consiglio nazionale venne eletto con il sistema proporzionale e fecero il loro ingresso nel parlamento elvetico esponenti delle organizzazioni operaie, segnando la fine dell'egemonia radicale.
Nel 1920 il Paese aderì alla Società delle Nazioni che aveva posto la sua sede proprio in Svizzera, a Ginevra. La Società riconobbe la neutralità permanente della Svizzera e la esonerò dalla partecipazione alle azioni militari. La crisi economica del 1929 determinò un aumento massiccio della disoccupazione in Svizzera e nel 1936 il franco venne svalutato per aiutare le esportazioni; l'anno successivo fu quindi possibile siglare la pace del lavoro nell'industria metallurgica (allora la più importante del paese).[19] Il riconoscimento del Romancio come lingua nazionale (1938), la costruzione di un sistema di fortificazioni nelle Alpi (→ Ridotto nazionale, 1940) e l'entrata del primo esponente socialista nel Consiglio federale (1943) rafforzarono la coesione nazionale durante gli anni della seconda guerra mondiale. Tuttavia la neutralità elvetica venne messa a dura prova dagli eventi bellici: se durante i precedenti conflitti la Svizzera confinava con entrambi gli schieramenti, dopo il crollo della Francia nel giugno del 1940, la Svizzera si trovava circondata dalle forze dell'Asse.[20] Il commercio aereo era all'epoca poco sviluppato e il Paese finì per intrattenere relazioni economiche principalmente con i paesi confinanti e segnatamente con la Germania. Terminato il conflitto gli Alleati obbligarono la Svizzera a versare 250 milioni di franchi (circa l'1,7% del Pil elvetico di allora) per la ricostruzione dell'Europa.[21] Nei confronti dei rifugiati la politica svizzera oscillò da una moderata apertura alla politica della barca piena (ted. vollen Boot), che portò al respingimento di parecchi profughi, anche su pressione delle autorità tedesche e italiane.[22] Il ruolo della Confederazione durante la seconda guerra mondiale è stato indagato criticamente dalla Commissione Bergier (dal nome dello storico che ha presideuto il gruppo di lavoro) istituita dal governo federale negli anni novanta.[23] Nel 1947 venne introdotta l'assicurazione sulla vecchiaia (Assicurazione vecchiaia e superstiti, AVS) ponendo le basi per lo stato sociale odierno. Al crescente internazionalismo dell'economia elvetica fece da contrappeso l'attaccamento popolare alla neutralità e all'isolazionismo del paese: nel 1948 gli elettori rifiutarono di aderire all'Organizzazione delle Nazioni Unite (la cui sede principale venne posta a Ginevra, nei locali della Società delle Nazioni). Nel 1959 venne eletto un secondo socialista nel Consiglio federale e per la prima volta l'assegnazione dei seggi nell'esecutivo divenne proporzionata alla forza elettorale dei quattro grandi partiti: la ripartizione (chiamata formula magica) costituì un elemento di grande stabilità e durò sino al 2004 (quando entrò in governo un secondo esponente Udc a scapito del rappresentante Pdc). La stabilità politica interna (accanto a un'amministrazione prudente della cosa pubblica) accompagnò la crescita economica nella seconda metà del Novecento: il reddito procapite crebbe più rapidamente che nel resto del continente, beneficiando anche dello sviluppo del settore finanziario. Le buone condizioni di partenza e una spesa costante permisero di mantenere all'avanguardia la ricerca elvetica, assicurando il prestigio dei prodotti esportati sui mercati esteri e attraendo nel paese ricercatori stranieri.[24]
"La mamma si interessa di politica! No al voto femminile". Manifesto conservatore del
1920 contro il suffragio femminile.
Nel 1971, dopo un tentativo infruttuoso nel 1959, popolo e cantoni concessero il diritto di voto anche all'elettorato femminile, i diritti politici divennero per la prima volta nel paese veramente universali. Nel 1978, dopo una serie di consultazioni popolari (a livello cantonale e federale), tre distretti francofoni del Canton Berna si separano da esso e andarono a costituire il Canton Giura, che divenne il ventiseiesimo cantone della Svizzera. Le tendenze isolazioniste riemersero nel 1986 quando in un referendum gli elettori rifiutarono di entrare nelle Nazioni Unite e nel 1992 quando il popolo bocciò l'entrata della Svizzera nello Spazio economico europeo. In quest'ultima occasione il paese si divise tra la Romandia, favorevole a un'integrazione continentale, e la Svizzera tedesca e quella italiana, che volevano mantenere la totale indipendenza del Paese. Nello stesso anno la Svizzera entrò invece a far parte delle maggiori organizzazioni capitalistiche mondiali: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Pochi anni dopo l'ottenimento del diritto di voto a livello federale, nel 1984 Elisabeth Kopp divenne la prima donna ad entrare nel governo, mentre nel 1999 - dopo che nel 1990 anche l'Appenzello Interno (ultimo cantone ad adeguarsi) introdusse il suffragio femminile per decisione del Tribunale federale - Ruth Dreifuss venne eletta alla presidenza della Confederazione. Durante gli anni novanta la Svizzera ha vissuto una lunga crisi caratterizzata da bassi tassi di crescita economica e dal venir meno della fiducia dei cittadini in alcuni ambiti e settori pubblici (lo scandalo delle schedature, la vicenda degli averi ebraici, le grandi fusioni nel settore bancario, il fallimento della compagnia aerea Swissair).[25] Con una nuova votazione popolare, questa volta con esito positivo, la Svizzera entrò ufficialmente nelle Nazioni Unite il 10 settembre 2002, lo stesso anno si tenne l'esposizione nazionale Expo.02. Con il nuovo millennio l'economia elvetica ha ricominciato a crescere con tassi superiori alla media europea.[26] Pur continuando ad osservare una stretta neutralità, si è accentuata l'internazionalizzazione dell'economia svizzera (4º paese più globalizzato secondo il Politecnico di Zurigo e l'OCSE[27]), considerata fra le più competitive al mondo[28] (nel 2009[29], nel 2010[30] e nel 2011[31] al primo posto) mentre il reddito procapite e la qualità di vita nelle sue città sono stabilmente ai vertici delle classifiche internazionali.[32]
Una fattoria a
Stans,
Canton Nidvaldo. Le attività agricole e gli alpeggi coprono oltre un terzo della superficie svizzera, ma ogni secondo un metro quadrato di suolo diviene edificabile.
[33]
La Svizzera è situata tra il 46º e il 47º parallelo nord e tra il 5º e 10º meridiano est. La sua morfologia ne fa il tetto d'Europa e i fiumi che nascono in territorio elvetico sfociano in quattro diversi mari. La massima estensione nord-sud (da Bargen a Chiasso) misura 220,1 km, mentre quella est-ovest (da Chancy alla Val Monastero) misura 348,4 km. La cima più alta è la Punta Dufour a 4634 metri s. l. m.; il punto più basso è il pelo del Lago maggiore a 193 m. La località più elevata è Juf a 2126 m, quella più bassa è Ascona a 196 m. La Svizzera ha una frontiera di 1858 km: due terzi dei confini sono costituiti da elementi naturali (spartiacque, laghi, fiumi), il resto è segnato convenzionalmente da termini di confine. Il confine di Stato più esteso è quello in comune con l'Italia, a sud, che misura 741 km (compresi i 7,1 km dell'enclave di Campione d'Italia). A ovest la frontiera con la Francia misura 572 km. A nord e a est la frontiera, costituita in gran parte dal corso del Reno e dal lago di Costanza, si estende per 346 km con la Germania (compresi i 16,8 km dell'enclave di Büsingen), per 165 km con l'Austria e per 42 km con il Principato del Liechtenstein.[34] Il 23,9% della superficie svizzera è utilizzato per attività agricole e il 13% per gli alpeggi. Gli insediamenti coprono il 6,8% della superficie totale. Oltre un quarto del territorio (la parte più elevata dell'arco alpino) è inutilizzato (25,5%), mentre il restante 30,8% è coperto da foreste.[35]
Il lago Bachalp (a 2.265 m) ai piedi dell'
Eiger, nelle Alpi bernesi.
Il territorio elvetico può essere diviso in tre grandi regioni tra loro differenti: le Alpi (e le loro appendici prealpine), l'Altopiano (ted. Schweizer Mittelland, fr. Plateau suisse) e la catena del Giura (il termine deriva forse dalla radice celtica jor, "foresta", latinizzato in Juria). La regione alpina e le Prealpi coprono insieme il 60% del territorio svizzero (rispettivamente il 48% e il 12% del totale) e costituiscono, nel cuore d'Europa, un importante spartiacque e il punto d'incontro di due diversi climi. Il versante sud delle Alpi comprende il Canton Ticino, le valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia, Poschiavo, Monastero e Divedro. Le tre grandi valli anteriori del Rodano (Vallese) del Reno (Surselva) e dell'Inn (Engadina) separano chiaramente il versante sud delle Alpi da quello nord. Solo in prossimità del massiccio del San Gottardo, le tre vallate si avvicinano, permettendo di valicare le Alpi con un solo passo: dalla Leventina (versante sud) alla valle della Reuss (versante nord). A nord delle Alpi e delle Prealpi (quando si raggiunge un'altitudine inferiore ai 1500 m) si estende l'Altopiano, delimitato a nord-ovest dai rilievi del Giura, a nord-est dal Lago di Costanza e a sud-ovest dal Lago Lemano. La regione ha un'altitudine compresa fra i 400 e i 600 metri ed è interrotta da numerosi laghi. Poco a sud di Ginevra, dall'arco alpino si stacca la catena del Giura, che continua la sua estensione in territorio francese (Franca Contea). È un massiccio poco elevato, mediamente attorno ai 1000 m che delimita per 300 km l'Altopiano verso ovest e verso nord, il punto più alto - la Crête de la Neige - si trova in territorio francese a 1720 m. Due fiumi delimitano a loro volta il Giura: il Rodano a ovest e l'Aare a nord. Poco sopra, all'estremità nord-occidentale della Svizzera, si trova la città di Basilea che giace sul Bassopiano renano.[36]
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Differenti fenomeni geologici hanno concorso alla formazione dell'attuale paesaggio e della natura del suolo elvetico. La geologia della Svizzera è fortemente marcata dalla formazione delle Alpi (→ Orogenesi alpina). Geologicamente le Alpi sono montagne giovani: pur essendo costituite in massima parte da rocce del Mesozoico, sono sorte solo nel Cenozoico. Nel tardo Cretaceo avvenne una prima collisione fra la Placca africana e quella euroasiatica (fase Eo-Alpina). In un secondo tempo (Oligocene e Miocene) la spinta fra le due placche portò in superficie gli strati che si erano depositati sul fondo della Tetide durante il Triassico e il Giurassico (arenarie, marne, calcari e argille). Dai rilievi sgorgarono i primi fiumi che depositarono nel mare materiale di erosione, formando la molassa. In un'ultima fase (coincidente con il Pliocene) la collisione generò l'innalzamento della catena del Giura, portando in superficie anche gli strati di molassa. Ai nostri giorni continua la convergenza delle due placche facendo proseguire l'innalzamento delle Alpi (dal millimetro al centimetro annui), bilanciato però dall'attività erosiva. La Svizzera si ritrova oggi su una zolla tettonica relativamente calma, anche se la città di Basilea è stata distrutta da un sisma il 18 ottobre 1356 (forse il principale evento sismico dell'Europa centrale). Le regioni geologicamente più attive sono la Fossa renana e il Vallese. Riguardo alla natura del suolo, partendo da nord, il Giura è costituito da pieghe calcaree, cui si sovrappongono nell'Altopiano (sino al Rigi) gli strati sovrapposti (non piegati) di molassa. Scomparsa la Molassa, riaffiora il calcare nelle Alpi settentrionali (Alpi calcaree del Nord). Le Alpi centrali (Bristen, San Gottardo) sono costituite da un massiccio granitico e nella falda pennidica (Sopraceneri) da gneiss, micascisti e dolomie. Ricompare il calcare nelle Prealpi meridionali (Sottoceneri) con gneis, dolomie, porfiriti e marmi.[36]
In Svizzera svettano complessivamente 74 cime oltre i 4000 metri, di cui 55 completamente nel territorio svizzero e 19 al confine con l'Italia. Le dodici cime più alte sono tutte nelle Alpi vallesane. Il punto più elevato è rappresentato dai 4.634 m s.l.m. sul livello del mare della Punta Dufour del massiccio del Monte Rosa, poco distante dall'Italia, mentre la montagna più alta interamente nel territorio della Confederazione è il Dom, di 4.545 m s.l.m., tra Zermatt e Saas Fee. Il monte svizzero (condiviso con l'Italia) più noto al mondo è probabilmente il Cervino, anche conosciuto come Matterhorn (4.478 m s.l.m.), a sud di Zermatt. Anche il gruppo composto da Eiger (3970 m s.l.m.), Mönch (4.107 m s.l.m.) e Jungfrau (4.158 m s.l.m.) nelle Alpi bernesi è uno dei panorami più fotografati.
I
bacini idrografici della Svizzera.
██ Reno
██ Aar (sotto-bacino del Reno)
██ Rodano (Doubs, Arve, Venoge)
██ Po (Ticino, Diveria, Poschiavino, Mera, Maggia, Tresa, Cassarate, Vedeggio, Breggia)
██ Danubio (Inn)
██ Adige (Rio Ram)
I maggiori fiumi svizzeri, tra cui i grandi fiumi europei Reno e Rodano, nascono dal massiccio del San Gottardo, che dà alla luce anche il Ticino, che scorre verso sud, e la Reuss, che forma a nord il lago dei Quattro Cantoni. Il corso d'acqua più lungo nel territorio svizzero è il Reno, lungo 375 km, seguito dal suo affluente Aar con 295 km e dal Rodano con 264 km. Il bacino idrografico del Reno e dell’Aar, suo affluente, raccoglie il 68% delle acque svizzere e le conduce nel Mare del Nord. Il 18% delle acque, raccolte dal Rodano e dalla Doubs, confluisce nel Mediterraneo occidentale. Il 9,6% confluisce invece nell’Adriatico (il 9,3% attraverso il Ticino e il Po e lo 0,3% attraverso il Rio Ram e l’Adige). Il 4,4% delle acque, raccolte interamente dall’Inn, confluisce nel Mar Nero attraverso il Danubio.[37] La prossimità di alte vette rende i fiumi elvetici pericolosi durante vari mesi dell’anno (scioglimento delle nevi in primavera, forti precipitazioni in autunno), nel 1877 è stata perciò approvata la Legge federale sulla polizia delle acque.[38] Le grandi correzioni fluviali erano però cominciate decenni prima. Tra il 1711 e il 1714 venne incanalato il Kander (deviandolo verso il lago di Thun); tra il 1807 e il 1822 è stato corretto il corso della Linth; tra il 1865 e il 1885 il Rodano (tra Briga e il lago Lemano); tra il 1868 e 1878 l’Aar (deviato nel lago di Bienne); tra il 1888 e il 1914 il Ticino (→ Piano di Magadino) e la Maggia; infine tra il 1892 e il 1923 è stato corretto il corso del Reno tra Coira e il lago di Costanza.[37]
A causa della sua struttura topografica e in eredità dalle glaciazioni, il territorio svizzero ospita circa 1.500 laghi; per la maggior parte si tratta di piccoli laghi di montagna (→ Lago glaciale). Nel suo insieme, circa il 3,7% del territorio è coperto da acque, ma a formare questa superficie concorrono in massima parte pochi grandi laghi. Lo specchio d’acqua con la maggior estensione in Svizzera è il lago Lemano, al confine con la Francia (580,03 km², di cui il 60% in territorio svizzero), formato dal Rodano, sulle cui rive si trovano Ginevra e Losanna. Con i suoi 536 km² (di cui il 23,73% in territorio elvetico) il lago di Costanza (ted. Bodensee), al confine con Austria e Germania e formato dal Reno, è solo leggermente meno esteso. A sud delle Alpi, il lago Maggiore (o Verbano) è posto al confine con l’Italia: solo il 19,28% della sua superficie è in territorio svizzero. I laghi più grandi completamente in territorio elvetico sono: il lago di Neuchâtel (215,20 km²), il lago dei Quattro Cantoni (ted. Vierwaldstättersee, 113,72 km²) e il lago di Zurigo (88,17 km²).[39]
Nonostante la sua posizione all'interno del continente europeo, il clima del paese è influenzato dall'Atlantico. Le correnti d'aria provenienti da occidente portano sui cieli svizzeri aria umida e mite, in modo da raffreddare il clima in estate e di mantenerlo temperato in inverno. Le precipitazioni sono abbondanti durante tutti i mesi dell'anno. Le regioni che si trovano a Sud delle Alpi sono influenzate dal clima mediterraneo e registrano inverni più caldi che al nord. Le valli alpine risultano riparate dalle forti precipitazioni e alcune hanno un clima più secco delle regioni circostanti (2000 mm di acqua all'anno nelle Prealpi contro i circa 650 dell'Engadina e i 550 del Vallese). La variazione di temperatura nelle diverse località svizzere è influenzata soprattutto dall'altitudine. Sull'Altopiano (Mittelland) le temperature vanno da 1 °C in gennaio ai 17 °C in luglio. Nel Sud del Ticino sono mediamente superiori di 2 o 3 °C. Sopra i 1500 di altitudine le temperature oscillano dai -5° in gennaio agli 11 °C in luglio. Una singolarità del clima elvetico è costituita dal favonio (Föhn): vento che spira in direzione Nord-Sud creando delle zone miti e asciutte nei mesi invernali[40].
Il 30% circa della superficie del paese è ricoperta da boschi. Sulle Alpi dominano le conifere (abeti, pecci, larici e pini cembri). I boschi alpini hanno l'importante funzione di trattenere gli smottamenti, impedire le frane e permettere una filtrazione più equilibrata dell'acqua piovana nel terreno. Sull'Altopiano, nel Giura e sul versante sud delle Alpi (al di sotto dei 1000 m) dominano invece le latifoglie.[41] Nel 2007 le foreste svizzere coprivano una superficie di 1,25 milioni di ettari, con una ripartizione ineguale fra una regione e l'altra: se il versante meridionale delle Alpi è particolarmente ricco, l'Altopiano, con il suo intenso popolamento, è molto meno boscoso. Nel Ticino, in particolare, vi sono ancora importanti selve castanili, che rivestivano negli anni passati un fondamentale ruolo economico per la popolazione. Tra il 1994 e il 2005 la superficie boschiva è aumentata complessivamente del 4,9%: stabile sull'Altopiano (0%), 0,9% nel Giura, 2,2% nelle Prealpi, 9,1% nelle Alpi e del 9,8% a sud delle Alpi. Il volume totale dei boschi si è elevato a 420 milioni di metri cubi.[42] La parte del territorio non boschiva né coperta dagli insediamenti è tenuta a pascolo oppure è coltivata: principalmente orzo, avena, frumento, mais, patate, barbabietole e alberi da frutto: meli nella parte orientale (destinati in gran parte alla produzione del mosto) e ciliegi nella Svizzera centrale. Nella Svizzera romanda, lungo il Reno e nel Canton Ticino riveste un'importanza sempre maggiore la coltivazione della vite (9.000 aziende, 13.000 ettari di vigneti, 120 milioni di litri di vino, per la metà bianco).[43]
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La fauna svizzera varia notevolmente soprattutto in rapporto all'altitudine. Anche se si incontrano alcune specie endemiche, la fauna di montagna è comune a tutto l'arco alpino. In Svizzera vivono circa 83 specie di mammiferi. I grandi predatori sono scomparsi nell'ultimo secolo; tuttavia l'importanza dei predatori per il mantenimento di un ecosistema sano è stata presto compresa e oggi linci, lupi e orsi bruni sono protetti. La lince è stata reintrodotta artificialmente, i lupi sono migrati dalla Francia, mentre nella parte sudorientale del Cantone dei Grigioni è riapparso, nel 2005, l'orso bruno, migrato probabilmente dal Trentino o dalla Slovenia. Le volpi rosse, i gatti selvatici e le martore non sono mai scomparsi e - anche se in numero ridotto - sono ancora visibili. La lontra europea è invece scomparsa nel 1990, ma è riapparso il castoro (insediatosi soprattutto lungo la Thur).[44] Il cervo nobile (Cervus elaphus) è presente soprattutto nei Grigioni. Al di sopra del limite di vegetazione arborea si incontra il capriolo (Capreolus capreolus). La lepre bianca (Lepus timidus) è visibile sino ai 3000 metri ben al di sopra del limite boschivo: in inverno ha un manto bianco che si ricopre di chiazze brune nei mesi caldi. Il roditore alpino più diffuso è la marmotta (Marmota marmota), difficile da sorprendere, ma facile da ascoltare grazie al suo inconfondibile fischio acuto. Il camoscio (Rupicapra rupicapra) è diffuso sia sulle Alpi sia nella catena del Giura, la densità più alta (forse la più elevata d'Europa) è probabilmente in Engadina. Ad altitudini ancora superiori (fino ai 4000 metri) vivono gli stambecchi (Capra ibex): i due branchi più numerosi sono stati avvistati sul Piz Albris (Pontresina) e nella Val des Bagnes (Canton Vallese), raramente scendono sino la limite di vegetazione arborea.[45] Tra i pennuti, i più grandi sono l'aquila reale (Aquila chrysaetos) e il gipeto barbuto (Gypaetus barbatus). Nel Giura l'uccello più tipico è il gallo cedrone (Tetrao urogallus) di cui si sente il richiamo, simile a uno schiocco, nelle mattine di primavera. Ingente il patrimonio zootecnico, che garantisce due terzi del reddito dell'agricoltura svizzera (e i bovini da soli costituiscono metà del reddito). Nel paese vengono allevati soprattutto bovini: ve ne sono oltre 1,7 milioni, principalmente razze da latte: la Pezzata rossa, la Simmental e la Bruna alpina. Ogni anno circa 750.000 capi di bestiame raggiungono i circa 10.000 alpeggi in alta quota. Si contano anche 400.000 pecore (importanti per la gestione e la cura dei pascoli ripidi), 60.000 capre (principalmente Saanen, Camosciata, Toggenburgo e Nera verzaschese), circa un migliaio di suini e 6,3 milioni di volatili (per un terzo galline ovaiole).[46]
Sul territorio svizzero sono presenti circa 10.000 specie vegetali e poco meno di 40.000 specie animali.[47] La biodiversità è generalmente elevata nelle zone montagnose, nelle foreste e sulle superfici verdi delle zone abitate. Tuttavia, sulla maggior parte del territorio utilizzato intensamente, come gran parte dell'Altopiano, la biodiversità diminuisce. Solo raramente il numero di specie è in aumento e questo è dovuto alla colonizzazione da parte di specie già diffuse, un fenomeno che comporta, secondo l'Ufficio federale dell'ambiente, "la semplificazione e la banalizzazione degli habitat".[48] Attualmente in Svizzera è stato monitorato lo stato di salute di circa il 20% delle specie (piante, animali e funghi). Circa un terzo delle specie monitorate risulta essere a rischio e potenzialmente minacciato di estinzione. In particolare è a rischio il 79% delle specie di rettili e il 70% di quelle degli anfibi[49]. Nel 1982 è stata istituita ad Aarau la fondazione ProSpecieRara con lo scopo di salvaguardare la diversità biologica presente sul territorio elvetico (con particolare attenzione alle razze animali da reddito, agli ortaggi e alle bacche). Nel 1992 la Confederazione ha sottoscritto la Convenzione di Rio sulla salvaguardia della biodiversità. Da allora ProSpecieRara lavora a stretto contatto con l'Ufficio federale dell'agricoltura (da cui è in parte finanziata) e con le associazioni di coltivatori e allevatori, proponendo ai contadini svizzeri di coltivare e allevare specie che andrebbero altrimenti perse.[50]
[modifica] Protezione dell'ambiente
Le prime zone protette sul territorio svizzero sono state le bandite federali di caccia (foreste in cui vige il divieto di caccia) istituite nel 1875 per proteggere le specie di ungulati all'epoca fortemente minacciate (camosci, stambecchi, cervi, caprioli): attualmente vi sono 41 bandite di caccia che coprono complessivamente una superficie di 150.900 ettari (quasi il 4% della superficie svizzera). Il 1º agosto 1914 venne creato il Parco Nazionale svizzero, nel Canton Grigioni (dal 1979, Riserva Unesco della biosfera). Nel 1961 a Zurigo venne fondato il Wwf, da allora la sensibilità per la protezione dell'ambiente è andata crescendo. A partire dal 1991 è stata decisa la protezione di ambienti adatti agli uccelli acquatici e di zone di sosta per gli uccelli migratori. Nello stesso anno si è decisa la protezione di biotopi di importanza nazionale: paludi alte e intermedie (1991), zone golenali (1992, attualmente 283 siti per una superficie complessiva di 22.640 ettari), paludi (1994), siti adatti alla riproduzione degli anfibi (2001, 897 siti, per una superficie di 13.900 ettari), prati secchi e pascoli secchi (2010, 3000 siti)[51]. Negli ultimi anni il numero delle aree protette e dei parchi è notevolmente aumentato. Sul territorio nazionale si contano cinque parchi, oltre al PNS, il Parco naturale regionale dell'Entlebuch (39.500 ettari) nel Canton Lucerna, il Parco naturale di Thal nel Canton Soletta, il Wildnispark di Zurigo-Sihlwald (alle porte di Zurigo) e il Parco naturale della Val Mustair nel Canton Grigioni. Nel 2011 sono state inoltrate domande per l'istituzione di altri otto parchi: il Parco del paesaggio di Binntal (nel Canton Vallese), il Parco di Chasseral, quello di Diemtigtal, quello del Gantrisch e quello del Lago di Thun e Hohgant (nel Canton Berna), il Parco della Gruyère (nel Canton Friburgo) e lo Jurapark (nel Canton Argovia). Sono attualmente in allestimento altri sette parchi: il Parc Adula (nei cantoni Ticino e Grigioni), il Parco del Locarnese (nel Canton Ticino), il Parco Beverin (nel Canton Grigioni), il Parco della Doubs (nei cantoni di Neuchâtel e Giura), il Parco del Giura Vodese (nel Canton Vaud) e i parchi di Pfyn-Finges e della Val d'Hérens (nel Canton Vallese)[49].
[modifica] Lingue nazionali e ufficiali
Ripartizione delle lingue ufficiali in Svizzera (2000).
Le lingue parlate in Svizzera sono quattro, ossia, in ordine per numero di locutori materni: il tedesco, il francese, l'italiano e il romancio. Le prime tre lingue sono definite "nazionali e ufficiali" a livello federale. Dal 1938 anche il romancio è "lingua nazionale" e dal 1999 è pure lingua ufficiale "nei rapporti [della Confederazione] con le persone di lingua romancia". Vale a dire che ogni documento ufficiale pubblicato in Svizzera deve essere disponibile in tedesco, francese e italiano, mentre se ne fornisce una versione in romancio solo su richiesta.
L'organizzazione del sistema scolastico è lasciata ai singoli cantoni, quindi in ogni cantone l'insegnamento viene impartito nella lingua o nelle lingue ufficiali del cantone, mentre è obbligatorio lo studio di almeno un'altra delle tre lingue nazionali. Quasi tutti i programmi scolastici prevedono anche l'insegnamento come lingua straniera dell'inglese. Ogni cittadino svizzero ha il diritto di potersi rivolgere alle istituzioni nazionali in una delle tre lingue ufficiali e di ricevere risposta in tale lingua. Ciò vale anche per i romanci. Questo plurilinguismo, però, non vale a livello dei cantoni e dei comuni, in cui ogni territorio decide indipendentemente sulle questioni linguistiche a livello locale.
Il confine dei cantoni svizzeri non ricalca quasi mai il confine linguistico: vi sono, al contrario, cantoni plurilingui. 17 cantoni parlano solo tedesco. 4 cantoni solo francese. Il Canton Vallese, il Canton Berna e il Canton Friburgo sono bilingui tedesco e francese. Il Canton Ticino è l'unico di lingua italiana (solo il comune di Bosco Gurin è di lingua tedesca). Il Canton Grigioni è l'unico trilingue: tedesco, italiano e romancio. Nel 2000 il tedesco era parlato dal 63,7% degli svizzeri, il francese dal 20,4% (in 7 cantoni), l'italiano dal 6,5%, e il romancio dallo 0,5%. Il 9,0% della popolazione parla una lingua non nazionale. Queste percentuali includono infatti le persone senza la cittadinanza elvetica che vivono in Svizzera (23% della popolazione nel 2009). Se si tiene invece conto solo di cittadini svizzeri, la ripartizione linguistica è la seguente: germanofoni 72,5%, francofoni 21,0%, italofoni 4,3%, romanciofoni 0,6%, altri 1,6% (censimento 2000).
[modifica] Lingue senza riconoscimento ufficiale
Gli svizzeri germanofoni comunicano tra di loro usando in stragrande maggioranza un dialetto tedesco, spesso definito unitariamente svizzerotedesco (Schwitzerdütsch → tedesco alemanno) anche se costituito in realtà da un insieme di varietà diverse. Questo fatto è dovuto anche alla volontà di differenziarsi dai tedeschi di Germania e opporsi alla spinta pangermanista che coinvolse i tedescofoni fra la fine del XIX secolo e il Nazionalsocialismo, quando in Svizzera era diffuso anche il tedesco standard. A conseguenza di tale processo, il dialetto si è rapidamente diffuso anche nei mass-media elettronici e nella società dello spettacolo a partire dalla seconda metà del Novecento. Grazie a quest'evoluzione, lo svizzerotedesco viene ora utilizzato automaticamente in quasi tutti i registri linguistici del parlato. In alcune zone rurali del Vallese è parlato il patois romando, un dialetto francese. In Canton Ticino e nei Grigioni italiani è molto diffuso nella comunicazione quotidiana il lombardo, nelle parlate "ticinese", "poschiavina" e "bregagliotta". L'idioma, riconosciuto dall'Unesco come lingua, non è riconosciuto dal Canton Ticino come lingua ufficiale, ma è sostenuto da varie iniziative cantonali tra cui il Centro di dialettologia e etnografia che ha pubblicato un dizionario, un lessico e una raccolta dei documenti orali.[52] Accanto ai dialetti nelle tre regioni linguistiche, nel corso dei secoli, gli zingari svizzeri (e altri itineranti associati alla loro comunità) elaborarono una lingua propria, lo Jenisch, imparentata con un dialetto tedesco tardomedievale (il Rotwelsch). Attualmente lo Jenisch è conosciuto da circa 35.000 persone (100.000 nell'Europa centrale)[53]. Il serbocroato, infine, viene parlato o compreso dall'1,5% della popolazione residente in Svizzera. Si tratta di immigrati o discendenti di immigrati provenienti dai Peasi della ex Jugoslavia (soprattutto Serbia, Croazia e Bosnia).
La Svizzera è un paese di immigrazione da lunga data: nel 1830 gli immigrati rappresentavano il 2,1% della popolazione, cresciuti al 18% nel 1913. Da allora il numero è rimasto, in termini percentuali, costante. Nel 2008 gli stranieri rappresentavano circa il 21,7% della popolazione, facendo della Svizzera il paese europeo con la più alta presenza di immigrati dopo il Lussemburgo.[54] Annualmente viene naturalizzato circa un decimo della popolazione straniera (ma la tendenza è in aumento: le naturalizzazioni sono triplicate dal 1992 al 2005). Nel 2005 circa un terzo della popolazione residente era immigrato o discendente di immigrati. La maggior parte degli stranieri proviene dagli Stati che componevano la Jugoslavia (21,4%), dall'Italia (18,9%), dalla Germania (11,2%), dal Portogallo (11,1%), dalla Turchia (4,8%), dalla Francia (4,7%) e dalla Spagna (4,4%)[55]. Nel 2009 il numero degli stranieri è aumentato di 38.700 unità (+2,2%; a 1.802.300 stranieri in termini assoluti) portando la quota degli stranieri al 22,9% della popolazione del paese; la comunità più numerosa è quella italiana (293.000 persone) seguita da quella tedesca (265.000 presone). Sempre nel 2009, 43.400 persone hanno ricevuto la cittadinanza elvetica[56].
A coloro che emigrano in Svizzera per ragioni economiche, vanno aggiunti attualmente circa 16.000 richiedenti l'asilo, pari allo 0,21% della popolazione: una percentuale - tradizionalmente - più alta di quella dei paesi vicini.[nota 5]. In passato la Svizzera ha offerto asilo politico a interi gruppi di persone in fuga da situazioni particolari. Durante la seconda guerra mondiale la Svizzera accolse oltre 51.000 profughi civili (pari all'1,2% della popolazione svizzera di allora: 14.000 dall'Italia, 10.400 dalla Francia, 8.000 dalla Polonia, 3.250 dall'Unione sovietica, 2.600 dalla Germania e 2.200 apolidi; complessivamente 21.000 erano ebrei)[57]. Nel 1956 vennero accolti 56.000 rifugiati provenienti dall'Ungheria, nel 1968 circa 11.000 rifugiati provenienti dalla Cecoslovacchia, nel 1973 oltre 8.000 rifugiati provenienti dal Cile e altri 8.000 provenienti dal Sudest asiatico. Nel 1981 2.500 provenienti dalla Polonia. A partire dagli anni novanta il flusso si è intensificato: la Svizzera ha accolto circa 30.000 bosniaci (dal 1992) e 53.000 kosovari (dal 1999)[58].
Oltre agli stranieri che trasferiscono il loro domicilio in Svizzera, nel paese entrano giornalmente circa (il numero varia annualmente) 230.000 "frontalieri" (lavoratori domiciliati nei paesi vicini che passano regolarmente il confine per lavorare, attratti da migliori condizioni di lavoro). Nel 2010 i frontalieri erano 231.836 (213.500 nel 2009), rappresentavano il 2,72% della popolazione totale e il 4,7% della popolazione attiva in Svizzera, ma con forti squilibri regionali[59]. Oltre la metà proviene dalla Francia (121.772), quindi dall'Italia (52.800), dalla Germania (49.567), dall'Austria (7.406) e dal Liechtenstein (291). La maggior parte dei frontalieri si concentra nella regione lemanica (dove rappresentano l'8,6% della popolazione attiva), nella Svizzera nord-occidentale (9,2% della popolazione attiva) e nel Canton Ticino (dove rappresentano il 14,7% della popolazione totale e il 23,1% della popolazione attiva in Ticino)[60].
Nova Friburgo, tra il
1819 e il
1830. La città venne fondata da 261 famiglie svizzere provenienti da
Friburgo, cui si aggiunsero, nel
1824, altri 400 coloni tedeschi.
Fino al 1900 il saldo migratorio svizzero era passivo: coloro che lasciavano la Svizzera erano più numerosi di quelli che vi arrivavano. Tradizionalmente, prima che la Costituzione del 1848 lo proibisse, il mestiere più praticato dagli svizzeri all'estero era quello del mercenario: si calcola che dal 1400 al 1848 oltre due milioni di svizzeri combatterono nelle guerre europee[61]. Tra la metà dell'Ottocento e la prima guerra mondiale emigrarono dalla Svizzera circa 400.000 persone. La maggior parte si diresse verso gli Stati Uniti (New Bern, 1710; Purrysburg, 1731; → Emigrazione svizzera negli Stati Uniti), il Brasile (Nova Friburgo, 1819), l'Argentina (Villa Lugano, 1908), l'Uruguay (Nueva Helvecia, 1862; Nouvelle Berne, 1869), l'Australia e il Sud Africa[62]. Accanto all'emigrazione economica, vi è stata, a partire dal XVI secolo, la fuga da persecuzioni religiose. In particolare furono gli Anabattisti nel Cinquecento a dover abbandonare la Svizzera. Alla fine del Seicento, una nuova ondata di persecuzioni investì la comunità mennonita: nel 1693 Jakob Ammann (il fondatore della comunità Amish) e i suoi seguaci dovettero rifugiarsi prima sulle Alpi quindi, nel 1720, in Pennsylvania e successivamente nell'Indiana (Berne, 1852) dove hanno potuto conservare le loro peculiarità sino ad oggi.[62] Attualmente, per designare gli svizzeri emigrati all'estero, si parla di Quinta Svizzera (dopo le quattro realtà linguistiche nazionali). I cittadini svizzeri che risiedono all'estero sono circa 700.000 (quasi il 10% degli svizzeri che vivono in patria): la maggior parte di essi risiede in Francia (179.106), negli Stati Uniti (74.966), in Germania (74.966), in Italia (48.638), in Canada (38.866), in Gran Bretagna (28.861), in Spagna (23.802), in Australia (22.757), in Argentina (15.624), in Brasile (14.653), in Israele (14.251) e in Sudafrica (9.035).[63]
Densità della popolazione (abitanti per chilometro quadrato nel 2007).
Con oltre 190 abitanti per chilometro quadrato, la Svizzera è senz'altro un paese densamente abitato. La popolazione tuttavia non si distribuisce in maniera uniforme sul territorio: è riscontrabile, al contrario, una notevole differenza fra un cantone e l'altro (dai 27 ab/km² dei Grigioni, ai 5.045 di Basilea città). La maggior parte della popolazione risiede sull'Altopiano (ted. Schweizer Mittelland, fr. Plateau suisse) dove, sul 30% della superficie elvetica, si concentrano i due terzi degli abitanti; qui si raggiunge una densità media di 450 abitanti per chilometro quadrato. Una densità poco più elevata si registra anche all'estremità meridionale del Paese, nei distretti di Lugano (468 ab/ km²) e di Mendrisio (454 ab/ km²).[64]
Il primo censimento federale venne eseguito nel 1850: si contarono 2.392.740 abitanti. Per gli anni precedenti sono presenti solo delle stime. Si calcola che la popolazione del Paese raddoppiò una prima volta tra il 1400 e il 1700 (passando da 0,6 a 1,2 milioni), raddoppiò una seconda volta tra il 1700 e il 1850 (da 1,2 a 2,4 milioni) e raddoppiò una terza volta tra il 1850 e il 1950 (da 2,4 a 4,8 milioni). A partire dal 1950 l'incremento si è fatto ancora più rapido: annualmente la popolazione è cresciuta di 71.400 unità nel decennio 1950-1960 e di 84.000 unità nel decennio 1960-1970.[41] A partire del 1970, l'aumento è continuato, ma con un ritmo meno elevato: 9.500 unità all'anno nel decennio 1970-1980, 31.640 all'anno nel decennio 1980-1990, 44.969 all'anno nel decennio 1990-2000 e 53.741 all'anno nell'ultimo decennio (2000-2010).[65] Nella prima metà del Novecento le ragioni dell'aumento vanno ricercate nell'incremento naturale, nell'allungamento della speranza di vita (43 anni nel 1880; 80,5 nel 2007) e nell'abbattimento della mortalità infantile (134‰ nel 1904; 19‰ nel 1964; 9‰ nel 1980; 4,4‰ nel 2009)[66]. Nella seconda metà del Novecento (dato il tasso di fecondità – di 1,2 figli per donna – inferiore alla soglia di sostituzione) l'incremento è invece da attribuire unicamente all'immigrazione.
Anno |
Abitanti[67] |
% stranieri |
% > 59 anni |
1798 |
1 664 832 |
- |
- |
1837 |
2 190 258 |
- |
- |
1850 |
2 392 740 |
2,9 |
- |
1860 |
2 510 494 |
4,6 |
8,4 |
1870 |
2 655 001 |
5,7 |
9,0 |
1880 |
2 831 787 |
7,4 |
9,0 |
1888 |
2 917 754 |
7,8 |
9,4 |
1900 |
3 315 443 |
11,6 |
9,3 |
1910 |
3 753 293 |
14,7 |
8,9 |
1920 |
3 880 320 |
10,4 |
9,3 |
1930 |
4 066 400 |
8,7 |
10,7 |
1941 |
4 265 703 |
5,2 |
13,1 |
1950 |
4 714 992 |
6,1 |
14,0 |
1960 |
5 429 061 |
10,8 |
15,1 |
1970 |
6 269 783 |
17,2 |
16,4 |
1980 |
6 365 960 |
14,8 |
18,3 |
1990 |
6 873 687 |
18,1 |
19,2 |
2000 |
7 288 010 |
20,5 |
20,2 |
2010 |
7 870 134 |
22,4 |
22,7 |
Abitanti censiti Tag estensione sconosciuto: "timeline"
A livello federale la Svizzera non ha una religione di Stato. La libertà di culto è garantita dall’Articolo 49 della Costituzione federale del 1874. La Costituzione del 1999 prevede all’Articolo 15 la libertà di credo e di coscienza.[68] Il panorama religioso svizzero è piuttosto variegato: la religione maggiormente praticata è quella cattolica che raccoglie, tuttavia, meno della metà dei credenti, il 41,82%;[69] mentre alla Chiesa evangelica riformata aderisce il 33,04% della popolazione.[69] Generalmente i cantoni si richiamano ad una di queste due confessioni. L’Islam è la terza religione per numero di credenti: il 4,26% della popolazione.[69] I cristiani ortodossi nel loro insieme (Chiesa ortodossa serba, Chiesa ortodossa greca, Chiesa ortodossa macedone e Chiesa ortodossa russa) rappresentano l’1,81% della popolazione.[69] La comunità ebraica (presente sul territorio elvetico prima della costituzione della Svizzera) è concentrata oggi soprattutto nelle città, dove è organizzata in comunità: rappresenta lo 0,25% della popolazione.[69] Secondo l’Ufficio federale di statistica, l’11% della popolazione svizzera non aderisce ad alcuna religione, mentre il 4,33% non fornisce alcuna indicazione.[69] Si discostano dai dati ufficiali quelli raccolti nel 2005 dall’Eurobarometro. Secondo l’istituto europeo: il 48% dei cittadini afferma di “credere nell’esistenza di Dio”, il 39% sostiene di credere “in una sorta di spirito o di una forza vivente”, mentre il 9% ha dichiarato di “non credere né nell’esistenza di un Dio né in quella di uno spirito vivente.”[70]
Censimenti. Affiliazione religiosa in Svizzera
|
Religione |
1970 |
1980 |
1990 |
2000 |
Cattolici |
49,39% |
47,60% |
46,15% |
41,82% |
Evangelici |
46,42% |
43,87% |
38,51% |
33,04% |
Islamici |
0,26% |
0,89% |
2,21% |
4,26% |
Ortodossi |
0,33% |
0,58% |
1,04% |
1,81% |
Neoapostolici |
0,49% |
|
|
0,38% |
Testimoni di Geova |
0,17% |
|
|
0,28% |
Ebrei |
0,33% |
0,29% |
0,26% |
0,25% |
Vetero cattolici |
0,32% |
0,26% |
0,17% |
0,18% |
Metodisti |
0,17% |
0,09% |
0,15% |
0,12% |
Altri protestanti |
0,42% |
|
|
1,44% |
Altri cristiani |
0,05% |
0,30% |
0,12% |
0,20% |
Altre religioni |
0,12% |
0,19% |
0,42% |
0,78% |
Senza religione |
1,14% |
3,80% |
7,43% |
11,11% |
Senza indicazione |
0,39% |
1,09% |
1,48% |
4,33% |
[modifica] Politica interna
Democrazia diretta
In Svizzera la democrazia ha sia forma diretta che rappresentativa. La fusione delle due forme non è una caratteristica unica della Svizzera, ma rispetto agli altri paesi ciò è accentuato.
I cittadini possono sia proporre leggi sia respingere leggi già approvate dal parlamento.
Sono presenti numerosi metodi per consultare il popolo, a livello federale, a seconda della questione:
- Iniziativa popolare per la revisione totale della Costituzione federale. 100 000 aventi diritto di voto possono proporre la revisione totale della Costituzione e tale revisione è obbligatoriamente sottoposta al Popolo per approvazione.
- Iniziativa popolare per la revisione parziale della Costituzione federale elaborata. 100 000 aventi diritto di voto possono chiedere la revisione parziale della Costituzione presentando un progetto di legge elaborato; tale revisione è sottoposta al voto del Popolo e dei Cantoni.
- Referendum obbligatorio. Devono essere approvate dal voto del Popolo e dei Cantoni le modifiche della Costituzione, i trattati internazionali, gli aumenti o le diminuzioni d'imposte, l'introduzione di nuove imposte e le leggi federali dichiarate urgenti.
- Referendum facoltativo. Se 50 000 aventi diritto di voto o otto Cantoni (repubbliche federate della Svizzera) ne fanno richiesta sono sottoposti al voto del Popolo: le leggi federali, le leggi federali dichiarate urgenti (con durata di validità superiore a un anno), i decreti federali e i trattati internazionali.
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La base della Confederazione è la Costituzione del 1848, che è stata modificata nel 1874 ed è rimasta inalterata fino alla votazione del 1999 (Vedi Nuova Costituzione), quando il popolo adottò una magna charta totalmente rinnovata. Tra gli stati moderni, la Svizzera è il solo ad essere governato tramite Democrazia diretta. Il parlamento svizzero, inoltre, non è composto da politici professionisti. Le camere federali si riuniscono quattro volte all'anno per tre settimane. Questo permette ai parlamentari di lavorare tra una sessione e l'altra. Nonostante i problemi che comporta il sistema dei politici part-time ("di milizia"), vi è una forte opposizione popolare ad una sua eventuale modifica, poiché è convinzione comune che nella situazione attuale i parlamentari siano più vicini ai problemi dei cittadini elettori e che, facendo anch'essi parte del mondo del lavoro, possano portare la loro esperienza professionale all'interno delle discussioni parlamentari.
[modifica] Amministrazione pubblica
A livello federale l'amministrazione pubblica svizzera risulta divisa in sette dipartimenti (ministeri), alla guida dei quali si trovano i sette consiglieri federali: Micheline Calmy-Rey (PSS) al Dipartimento federale degli affari esteri; Doris Leuthard (PPD) al Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni; Eveline Widmer-Schlumpf (PBD) al Dipartimento federale delle finanze, Didier Burkhalter (PLR) al Dipartimento federale dell'interno (assicurazioni sociali), Ueli Maurer (UDC) al Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport; Simonetta Sommaruga (PSS) al Dipartimento federale di giustizia e polizia, Johann Schneider Amman (PLR) al Dipartimento federale dell'economia.
Sempre a livello federale il potere legislativo è esercitato da due camere, il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati. I cantoni svizzeri mantengono gran parte della loro sovranità. In alcuni piccoli cantoni (Appenzello, Glarona e Untervaldo) è ancora in vigore la pratica della Landsgemeinde: l'assemblea dei cittadini si riunisce all'aperto e vota per alzata di mano.
Il budget dell'amministrazione pubblica viene deciso dal Parlamento che, in caso di aumento delle imposte, deve obbligatoriamente sottoporre la richiesta al popolo svizzero attraverso un referendum. Nel 2009 nella casse federali sono entrati circa 63.027 milioni di franchi e sono stati spesi circa 58.552 milioni di franchi (la differenza è stata accantonata per ridurre ulteriormente il debito pubblico)[71].
La Svizzera politicamente è una federazione di 26 stati chiamati cantoni[nota 6], è stata una confederazione solo fino al 1848. Da quell'anno, pur mantenendo il nome di confederazione, si è trasformata in una repubblica federale. Tradizionalmente è sempre stata divisa in cantoni, termine tuttora ufficialmente e correntemente usato per indicare i vari stati, poiché la maggioranza di essi sono coestensivi con gli omonimi cantoni tradizionali (p.es. Repubblica e Cantone del Ticino, République et Canton de Neuchâtel); sei stati (Obvaldo e Nidvaldo, Basilea Città e Campagna, Appenzello Interno ed Esterno) sono però considerati in pratica mezzi cantoni, in quanto uniti a due a due formano tre cantoni tradizionali, che però in questo caso non hanno alcun titolo di ufficialità (rispettivamente Untervaldo, Basilea e Appenzello).
Cantoni della confederazione elvetica
(*) Appenzello Esterno e Interno, Basilea Città e Campagna, Nidvaldo e Obvaldo erano, fino all'entrata in vigore della nuova Costituzione il 1º gennaio 2000, ufficialmente chiamati semicantoni. Oggi la Costituzione li definisce Cantoni. Essi continuano tuttavia a disporre di mezzo voto ciascuno nelle votazioni in cui è richiesta la maggioranza dei Cantoni e dispongono di un solo rappresentante ciascuno al Consiglio degli Stati, contro i due degli altri Cantoni.
A livello federale il potere legislativo è esercitato da due camere, il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati. I cantoni svizzeri mantengono gran parte della loro sovranità. In alcuni piccoli cantoni (Appenzello, Glarona e Untervaldo) è ancora in vigore la pratica della Landsgemeinde: l'assemblea dei cittadini si riunisce all'aperto e vota per alzata di mano.
[modifica] Politica estera
La politica estera della Svizzera è improntata da cinque secoli (dal 1515) alla neutralità. Questo non ha impedito di sviluppare, soprattutto negli ultimi anni, una politica estera attiva, tesa ad appianare le divergenze fra stati terzi ("i buoni uffici"), a promuovere attivamente i diritti umani e a garantire le basi naturali della vita (l'impegno per lo sviluppo e l'affermazione di un sistema ambientale internazionale). Oltre ad ospitare la sede delle Nazioni Unite, la Svizzera è la patria e la sede di due grandi organizzazioni internazionali: la Croce Rossa, fondata a Ginevra, e il World Wildlife Fund (WWF), fondato a Zurigo, ma con sede a Gland, nel Canton Vaud. Nel 1960 la Svizzera ha dato vita all'Associazione europea di libero scambio (AELS), ne è tuttora membro insieme con la Norvegia, il Liechtenstein e l'Islanda. Nel 1963 la Svizzera ha aderito al Consiglio d'Europa e nel 1975 all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Membro anche dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), nel 1992 la Confederazione è entrata a far parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e nella Banca Mondiale (WB). Il 10 settembre 2002, con l'approvazione popolare, la Svizzera è entrata a far parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), come centonovantesimo stato.
[modifica] La Svizzera e l'Unione europea
In generale la Svizzera affronta la politica europea, così come quella estera, con prudenza e pragmatismo. Dopo il fallimento di alcuni referendum su un'eventuale adesione (ma con margini molto ristretti: il primo di questi, sullo Spazio economico europeo nel 1992, venne respinto dal 50,3% dei votanti), la Svizzera ha scelto una via basata su accordi bilaterali con l'Unione europea. Nel 2000 un importante pacchetto di 7 accordi, rispettivamente su libera circolazione delle persone, trasporto aereo, trasporti terrestri, agricoltura, ostacoli tecnici al commercio, appalti pubblici e ricerca, ha avuto l'avallo popolare. Questo pacchetto di 7 accordi è tenuto insieme dalla cosiddetta clausola ghigliottina, ossia che se uno solo dei 7 accordi viene messo in discussione, cade l'intero pacchetto. Nel giugno del 2005 la Svizzera ha aderito agli accordi di Schengen, negoziandone l'attuazione pratica in modo di mantenere controlli saltuari alle frontiere, e reclamando un eventuale diritto di rescissione. Il 25 settembre 2005, un altro referendum ha esteso l'accordo della libera circolazione delle persone ai 10 Paesi entrati nell'UE nel 2004 (il referendum riguardava solo questo accordo, in quanto gli altri 6 si erano già automaticamente estesi ai nuovi Paesi). Il 26 novembre 2006, sulla scia delle trattative bilaterali in corso, un ulteriore referendum ha permesso l'approvazione della "Legge federale sulla cooperazione con i Paesi dell'Est": tale legge funge da base legale per il versamento di un miliardo di Franchi svizzeri (650 milioni di Euro), che avviene a tappe nell'arco di 10 anni, dal 2006 al 2016, a sostegno dello sviluppo sociale ed economico dei 10 Paesi che hanno aderito all'UE nel 2004. Il 12 dicembre 2008 la Confederazione è entrata nell'area Schengen come 25º Paese. Da allora non vi è più nessun controllo alla frontiera per le persone, mentre sono stati mantenuti i controlli per le merci. L'8 febbraio 2009 il popolo svizzero è stato chiamato a rispondere attraverso un referendum alla domanda se allargare l'accordo sulla libera circolazione delle persone anche alla Romania e alla Bulgaria e al rinnovo dello stesso accordo con gli altri stati Europei; il risultato è stato positivo con il 59,6% di preferenze.
Le due principali aree metropolitane svizzere, centri demografici ed economici, sono la regione di Zurigo e quella del lago di Ginevra (detta Arco Lemanico) che comprende le città di Ginevra e Losanna. Le due aree contengono entrambe circa 2 milioni di abitanti. Altre grandi città sono Basilea e Berna che svolgono un ruolo maggiore nell'industria e nell'amministrazione.
Lugano è il centro urbano più importante sul versante sud delle Alpi svizzere. Si distinguono anche, se non per il numero di abitanti ma per le loro posizioni particolari, le città di La Chaux-de-Fonds a oltre 1 000 metri di altitudine nell'arco del Giura e quella di Davos che, a 1 560 metri di quota, può essere considerata la città più elevata d'Europa.
La città più popolosa è Zurigo (382.906 abitanti, 1.132.327 abitanti l'agglomerato), quindi Ginevra (191.360 abitanti), Basilea (170.648 abitanti), Losanna (125.885 abitanti) e Berna (123.466 abitanti). Centri con meno di 100.000 abitanti, ma con rilevanza regionale sono: Winterthur (98.949 abitanti), Lucerna (76.702 abitanti), San Gallo (72.642 abitanti), Lugano (65.015 abitanti) e Bienna (50.455 abitanti).
I comuni più estesi sono Glarona Sud (430 chilometri quadrati), Davos (284 chilometri quadrati) e Bagnes (282,6 chilometri quadrati).
Büsingen am Hochrhein e Campione d'Italia sono enclavi estere in Svizzera. Il comune tedesco di Büsingen confina a nord con il Canton Sciaffusa e a sud con il Canton Zurigo e Turgovia, appartiene allo spazio doganale svizzero. Campione d'Italia si trova all'interno del Canton Ticino, sul Lago di Lugano, poiché il Lago è extraterritoriale e alcune sue coste appartengono alle province italiane di Como e Varese, il territorio di Campione d'Italia non rientra nello spazio doganale svizzero, anche se non esiste alcuna barriera doganale con la Svizzera.
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« Stettono Roma e Sparta molti secoli armate e libere. Svizzeri sono armatissimi e liberissimi. » |
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L’esercito svizzero (ted. Schweizer Armee, fr. Armée suisse, rom. Armada svizra) è composto dalle forze terrestri e dalle forze aeree (ted. Schweizer Luftwaffe, fr. Forces aériennes suisses, rom. Aviatica militara svizra). Senza sbocco al mare, la Svizzera non possiede una marina militare, benché vengano impiegate imbarcazioni militari per il pattugliamento dei laghi frontalieri.
La particolarità dell'esercito svizzero è il sistema di milizia. I soldati professionisti (istruttori militari e soldati di guardia alle ambasciate svizzere in alcuni Paesi) costituiscono solo il 5% del personale militare. Il resto è formato da cittadini tra i 20 e i 34 anni di età (in certi casi fino ai 50 anni). Agli Svizzeri viene proibito di servire in eserciti stranieri, fatta eccezione per la Guardia Svizzera Pontificia.
Terminato l’addestramento di base, ogni anno la milizia si reca ai
Corsi di ripetizione, portando da casa l’equipaggiamento necessario.
La struttura del sistema di milizia implica per il soldato il mantenimento al suo domicilio dell'equipaggiamento personale, incluso il noto coltellino militare e l'arma personale, solitamente un fucile da combattimento (attualmente il fucile d'assalto SIG-550). L'obbligo di servizio riguarda tutti i cittadini svizzeri maschi; le donne possono servire su base volontaria. I coscritti ricevono l'ordine di marcia generalmente verso i 19 anni. Il reclutamento avviene su base distrettuale. Ogni anno 24.000 nuove reclute vengono addestrate per un periodo di tempo compreso tra le 18 e le 21 settimane. Il modello Esercito XXI è stato adottato per votazione nel 2003, e ha sostituito il precedente Esercito 95: la riforma ha comportato un riduzione degli effettivi da 400.000 a circa 210.000 unità, delle quali 130.000 in servizio attivo e 80.000 riservisti.[72] L'esercito svizzero è nel complesso poco costoso: nel 2010 la Confederazione ha speso circa 4.141 milioni di franchi per la difesa, che rappresentano lo 0,8% del PIL svizzero.[73] Nell’Esercito svizzero il grado di generale viene attribuito solo in caso di guerra, quando il Consiglio federale dichiara la mobilitazione. Dopo la Guerra del Sonderbund, quando venne eletto generale Guillaume-Henri Dufour, sono state dichiarate tre altre mobilitazioni: in occasione della guerra franco-prussiana nel 1870 (venne eletto generale Hans Herzog), all'inizio della prima guerra mondiale (generale Ulrich Wille) e nel settembre 1939, in seguito all'attacco alla Polonia da parte della Germania (generale Henri Guisan). In ossequio alla sua neutralità la Svizzera non partecipa ai conflitti militari esteri, militi disarmati possono tuttavia essere impiegati in missioni di pace: soldati svizzeri svolgono, per esempio, missioni di sorveglianza al confine fra le due Coree.[74]
Nel 2010 il Servizio di Informazione Strategico (SND in tedesco, SRS in francese) e il Servizio di Analisi e Prevenzione (DAP in tedesco, SAP in francese) sono stati raggruppati nel Servizio delle attività informative della Confederazione (ted. Schweizer Nachrichtendienste, fr. Services de renseignements suisse). I compiti del servizio di informazione sono: le indagini sul terrorismo e sulla proliferazione di armi non convenzionali, la prevenzione di attacchi contro le infrastrutture e la raccolta di informazioni sensibili.[75] Dal 2000 il Dipartimento militare gestisce anche il sistema di intercettazioni Onyx. Ricevitori per l'ascolto e il vaglio del traffico di informazioni sono posizionati nella località di Zimmerwald (BE), Heimmenschwand-Buchholterberg (BE) e Leuk (VS).[76]
[modifica] Infrastrutture
La diga di
Mauvoisin nel Vallese. L'idroelettricità costituisce circa 55% dell'energia elettrica in Svizzera
Lo sviluppo dell'economia energetica è stato analogo al resto dell'Europa, ma ritardato fino alla metà del XIX secolo. Ci sono tre periodi nella storia dello sfruttamento energetico. Prima della metà del XIX secolo, l'economia energetica era circoscritta all'ambito locale e impiegava soprattutto legname (industria del legno, carbonaia) e biomassa (lavoro umano e animale), risorse quindi in gran parte rinnovabili. In maniera limitata venivano anche sfruttate l'energia eolica per la navigazione e quella idrica, la torba e, dal XVIII secolo, anche il carbone indigeno. Dal 1860 per un secolo, la società industriale usava il carbone come principale fonte energetica, che doveva importare in grandi quantità. L'energia idraulica è la principale fonte di energia in Svizzera, venne sfruttata grazie a centrali fluviali e alle prime grandi dighe, tra le quali alcune superiori ai 200 metri di altezza: Mauvoisin (1957), Grande Dixence (1961), Luzzone (1963) e Vogorno (1965). Dopo gli anni 1960, la società dei consumi coprì il proprio fabbisogno energetico principalmente con il petrolio e il gas naturale, e in misura minore con l'energia idraulica e più tardi anche con l'energia nucleare (Gösgen, Leibstadt). La determinazione di munirsi di centrali nucleari era stata determinata, durante il periodo della guerra fredda, dalla necessità di produrre uranio arricchito per la produzione di ordigni nucleari, atti alla difesa del paese da parte di paesi aggressori.
Con l'occasione, furono pure approntati rifugi antiatomici, atti a contenere l'intera popolazione svizzera, dimensionati in eccesso, al fine di dare rifugio ed accoglienza ad oltre il 30% della popolazione medesima.
In seguito alla crisi petrolifera e al crescente inquinamento dell'ambiente si è ricorso anche a fonti energetiche alternative, sebbene in un modo limitato. I due assi portanti della politica energetica svizzera sono diventati la promozione delle energie rinnovabili e l'incoraggiamento dell'efficienza energetica. Il governo svizzero si è prefissato di arrivare nel 2010 ad una riduzione del 90% delle emissioni di CO2 rispetto ai valori del 1990.[77]
La rete di trasporti in Svizzera è molto ben sviluppata: le ferrovie coprono in modo capillare tutto il territorio. Gli autopostali collegano innumerevoli stazioni alle località più discoste. Il tariffario è unificato tra treni, autobus, battelli, funivie, ecc. Da una biglietteria automatica delle Ferrovie Federali Svizzere è possibile selezionare la maggior parte delle destinazioni, anche se fanno capo ad altre imprese di trasporti. Un sistema d'orario cadenzato fu istituito già negli anni settanta-ottanta.
Dal 2005, oltre all'apertura della tratta ad alta velocità Mattstetten (Berna) - Rothrist (Argovia), tra Berna e Zurigo, un sistema di nodi in corrispondenza dei principali centri ha migliorato la connettività tra le regioni. La maggior parte dei treni di lunga percorrenza entrano in stazione nei 10 minuti precedenti o successivi l'ora in punto. È quindi possibile ripartire nei 10/15 minuti seguenti verso destinazioni regionali e locali. Sulle linee principali i treni transitano ogni mezz'ora. Attualmente è allo studio la cadenza di 15 minuti sulle linee principali (Ginevra-Losanna-Berna-Zurigo-San Gallo).
Nel 1998 è iniziata la costruzione della galleria ferroviaria più lunga del mondo (progetto AlpTransit Gottardo) che terminerà approssimativamente nel 2017. L'AlpTransit comprende anche la galleria di base del Lötschberg (linea Basilea-Milano via Berna-Sempione-Domodossola), terza più lunga del mondo, inaugurata nel 2007. Le NTFA (nuove trasversali ferroviarie alpine) sono un progetto molto dispendioso che è nato con l'intento di trasferire la maggior parte degli autocarri che attraversano il paese su rotaia e ridurre di conseguenza il traffico e l'inquinamento stradale.
Autobus (chiamato autopostale in Ticino) sulla strada del
passo del Susten. Nelle regioni di montagna i trasporti possono diventare attrazioni turistiche.
Secondo le cifre pubblicate a fine 2006 dall'Ustra (Ufficio federale delle strade) sono attualmente in servizio 1758,2 km di strade e semiautostrade, ciò che corrisponde circa al 93% della rete pianificata. I tratti ancora in costruzione per ordine di importanza sono: A9 tra Sierre e Briga, in Vallese; A16 "Transgiurassiana" Tavannes (BE) - Delémont (JU) - confine francese presso Boncourt (JU); A5 circonvallazione di Biel/Bienne (BE).
Per assicurare l'approvvigionamento di materie prime estere durante i due conflitti mondiali, la Svizzera si dotò di una piccola flotta mercantile. Le basi giuridiche per l'esistenza della bandiera svizzera sul mare sono state create durante la seconda guerra mondiale da una decisione del Consiglio federale del 9 aprile 1941. Benché gli impegni per costituire una marina mercantile risalgano già agli inizi dell'esistenza della Confederazione nel 1848, il 9 aprile 1941 è considerato come la data di nascita della flotta nazionale. Nel 1957 il diritto di emergenza del settore marittimo è stato sostituito dalla legge federale sulla navigazione marittima sotto bandiera svizzera. Pur non disponendo di un accesso diretto al mare, la Svizzera possiede una flotta mercantile composta di 23 navi per una capacità totale di trasporto di un milione di tonnellate circa, costituendo così la più grande flotta navale degli Stati senza sbocco sul mare.
[modifica] Poste e telecomunicazioni
Il servizio postale è garantito essenzialmente da La Posta Svizzera (ted. Die Schweizerische Post, fr. La Poste Suisse, rom. La Posta Svizra), principale erede della Posta federale, creata il 1º gennaio 1849. Oggi La Posta, con sede a Berna, è un'azienda di diritto pubblico gestita con criteri d'efficienza (nel 2007 ha conseguito un utile di 909 milioni di franchi, 825 milioni nel 2008[78]), detiene il monopolio degli invii postali fino a 100 grammi. La sua rete di 2500 uffici postali copre capillarmente il territorio elvetico e gli enclavi di Campione e di Büsingen. La divisione PostMail assicura il servizio postale interno, con un servizio separato per le imprese; PostLogistics si occupa dell'invio di merci, operando principalmente con le aziende; PostFinance offre servizi di pagamento; mentre Swiss Post International si occupa degli invii all'estero.[79] Il principale fornitore di servizi di telecomunicazione è Swisscom, una società anonima (presente nello SMI) controllata dalla Confederazione (che detiene il 52% del capitale azionario). Oltre ai servizi di telefonia (Natel) assicura le connessioni internet a banda larga (DSL e, dal 2007, VDSL) su gran parte del territorio nazionale.[80]
[modifica] Condizioni economiche
Banconote svizzere: il
franco svizzero iniziò a circolare nel
1848, nel 2010 era la sesta moneta più utilizzata al mondo.
[81]
La Svizzera è una stabile e moderna economia di mercato. Detiene il primato della libertà economica in Europa (2010)[82] e il primato della competitività a livello mondiale (2009, 2010 e 2011)[30]. Fino alla prima rivoluzione industriale, l'economia elvetica si basava quasi unicamente sull'agricoltura, come nella larghissima maggioranza degli altri stati europei. Tuttavia le novità in campo tessile provenienti dal Regno Unito trovarono terreno molto fertile, questo permise al paese di diventare uno degli Stati più industrializzati d'Europa. Dall'industria tessile nacquero quella meccanica (iniziata con la produzione di telai meccanici) e quella chimica (nata dalla produzione di coloranti per i tessili). La Svizzera, nonostante le ridotte dimensioni del mercato interno, riuscì a cavalcare la seconda rivoluzione industriale: dall'industria meccanica nacque successivamente la meccanica di precisione, mentre dall'industria chimica nacque quella farmaceutica. Parallelamente, anche su pressione dei paesi vicini, la Svizzera si impegnò nella costruzione di linee ferroviarie che attraversavano il paese. A seguito di questi grandi cantieri nacquero le grandi banche industriali (Credit Suisse e, successivamente, dopo varie fusioni, UBS).
A Zurigo vi è la sede della Borsa Svizzera, che ricopre un ruolo molto importante in campo internazionale, soprattutto nel settore finanziario e nel commercio dell'oro. Con una capitalizzazione di circa 1.100 miliardi di dollari americani, la Borsa di Zurigo, il SIX Swiss Exchange, è la quindicesima borsa del pianeta e la quinta in Europa (dopo l'Euronext, Londra, Madrid e Francoforte). Alla neutralità e all'isolazionismo politico della Svizzera fa da contrappeso la forte integrazione della sua economia con quella mondiale (in particolare con l'Unione Europea). Le imprese svizzere, in parte grazie alla stabilità politica del paese, si sono internazionalizzate, soprattutto nella seconda metà del Novecento. Oggi la Svizzera annovera parecchie e dinamiche imprese transnazionali: Nestlé (alimentari), ABB (tecnologia per l'energia), Holcim (cemento), UBS e Credit Suisse (banche), Swatch e Rolex (orologi), Swiss Life e Swiss Re (assicurazioni), Novartis, Hoffmann-La Roche e Actelion (farmaci), Lonza (biotecnologie), Synthes (ingegneria biomedica), Syngenta (fertilizzanti). Inoltre, nonostante le ridotte dimensioni, la Svizzera si trova al centro dei grandi flussi monetari mondiali: nel 2010 è stata – in termini assoluti – il sesto Paese per investimenti effettuati all’estero (911,5 miliardi di dollari)[83] e il decimo per investimenti esteri ricevuti (576,2 miliardi di dollari);[84] in termini pro-capite è al primo posto.[nota 7]
[modifica] Cluster economici
[modifica] Industria orologiera
L'
Omega Speedmaster. Quasi un mito: portato dagli astronauti durante le missioni lunari
Apollo e al polso di
James Bond. Oggi la Svizzera produce metà del valore degli orologi del mondo.
[85]
L'industria orologiera svizzera è radicata tradizionalmente nella svizzera romanda, portata in terra elvetica dai profughi ugonotti in fuga dalle persecuzioni cattoliche in Francia. Inizialmente la lavorazione avveniva a domicilio, nelle case, soprattutto nel Canton Neuchâtel: qui dai 3000 ai 4000 artigiani fabbricavano orologi e strumenti di precisione (e la loro produzione si avvantaggiò notevolmente dal blocco napoleonico che escluse dal continente i concorrenti prodotti inglesi). Anche a Ginevra il settore orologiero conobbe una forte espansione, rivolgendosi alla produzione di piccoli orologi da donna e di carillon e arrivando ad occupare circa 2800 orologiai, orefici e gioiellieri. Negli anni trenta dell'Ottocento, gli operai ginevrini presero la via delle officine specializzate come la Vacheron & Constantin, meccanizzata a partire dal 1839 e attrezzata per produrre pezzi intercambiabili di orologi, quasi una seconda rivoluzione industriale che riguardava l'intero settore orologiero.
Durante gli anni sessanta e settanta l'esportazione di orologi svizzeri hanno subito un forte rallentamento a causa della concorrenza giapponese (che aveva messo sul mercato precisissimi orologi digitali al quarzo). Le principali ditte erano: Casio, Seiko, Citizen, Orient, Kentex, Zumona e BISM.
All'inizio degli anni ottanta un imprenditore svizzero-libanese, Nicolas Hayek, rilanciò l'industria orologiera svizzera creando la Swatch. L'assemblaggio era completamente automatizzato e il prodotto finito risultava meno caro del 20%. Lo Swatch ebbe un immediato successo e rilanciò (diffondendo nuovamente l'immagine di un'industria elvetica di precisione) anche le imprese orologiere svizzere che continuavano a produrre orologi in maniera artigianale, come Mondaine (gli orologi delle FFS). Attualmente Swatch Group rimane la principale impresa produttrice di orologi, mentre il gruppo Richemont (proprietaria, fra gli altri, del brand Cartier) è la principale azienda attiva nel commercio di beni di lusso e di orologi. Entrambi sono presenti nello Swiss Market Index e rappresentano il 4,2% dell'indice.
[modifica] Industria alimentare
Cioccolato svizzero
Forse l'aspetto più distintivo dell'industria alimentare svizzera è la produzione del cioccolato. Nel 1697 il sindaco di Zurigo, Heinrich Escher, fece una vacanza in Spagna, dove assaggiò la cioccolata (giunta da poco dalle Americhe) e ne rimase estremamente colpito.
La prima fabbrica di cioccolato in Svizzera venne aperta da Francois-Louis Cailler nel 1819 a Corsey, presso Vevey. Nel 1826 Philippe Suchard impiantò una seconda fabbrica di cioccolata a Serrières. Poi ne seguirono altre. Sempre a Vevey si iniziò a mescolare il cacao con il latte, il principale prodotto della regione e nel 1875 Daniel Peter perfezionò il procedimento, creando il cioccolato al latte. A Berna Rodolphe Lindt, con un nuovo procedimento (chiamato Conchieren), produsse, nel 1879, il cioccolato fondente e ancora a Berna Jean Tobler aprì nel 1867 il suo primo stabilimento, Tobler & Cie, nel quale il figlio Theodor, nel 1908, creò il Toblerone. Fra il 1890 e il 1920 l'industria svizzera del cioccolato conobbe una fortissima espansione: poco meno di tre quarti del cioccolato veniva esportato.[86]
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La Svizzera cominciò precocemente a esportare prodotti alimentari lavorati: formaggi (Gruyère e Emmentaler), concentrati di carne ("dadi di brodo"), carne in scatola, minestre liofilizzate, latte in polvere, alimenti a base di latte per neonati. Nel 1938 la Nestlè (fondata nel 1866 dal chimico Henri Nestlé e dedita alla produzione di latticini) mise a punto un procedimento per liofilizzare il caffè, creando, appunto, il Nescafé. Il prodotto ebbe un'immediata diffusione nei paesi vicini e nel 1942 l'esercito americano lo adottò (inserendolo nella "Razione K") e ne decretò il successo[87]. Attualmente Nestlé è la più grande azienda alimentare a livello mondiale e rappresenta da sola il 23,4% dello SMI.
Nel 1886 a Lenzburg venne fondata la Conservenfabrik Henckell & Zeiler specializzata nel commercio delle marmellate, dei succhi di frutta e della frutta sciroppata. Nel 1910 il nome dell'impresa venne cambiato in Hero e da quella data l'azienda intraprese una rapida espansione all'estero (attualmente è presente in oltre 50 paesi).
[modifica] Industria chimica e farmaceutica
L'epicentro dell'industria chimica e farmaceutica svizzera è la città di Basilea. Inizialmente le principali produzioni di Basilea erano i tessuti e i nastri di seta. Proprio per soddisfare le esigenze di questo settore, nacquero le industrie chimiche: dopo la scoperta dei coloranti artificiali alla fine degli anni cinquanta dell'Ottocento, due modeste imprese della città cominciarono a produrne per rifornire la locale industria, ma la concorrenza dei già affermati Konzerns tedeschi spinse le piccole imprese elvetiche a specializzarsi in prodotti esotici e di prezzo elevato, un settore nel quale conquistarono praticamente il monopolio mondiale. Questo costituì la base della moderna industria farmaceutica basilese, che nel 1895 era, per dimensioni, solo un quinto di quella della Germania, ma equivaleva a quella di tutti gli altri paesi europei messi insieme. Nel 1882 le imprese attive in ambito chimico e farmaceutico si riunirono nella SGCI (Schweizerische Gesellschaft für Chemische Industrie), la Società Svizzera per l'Industria Chimica, oggi parte di Economiesusse (associazione mantello delle industrie elvetiche). Attualmente il settore chimico e farmaceutico conta 67.000 collaboratori. La maggior parte è impiegata nella ricerca e nello sviluppo. Circa un terzo di quanto viene prodotto dal settore, viene esportato[88]. Le principali aziende sono: Novartis, Roche e Actelion (che assieme rappresentano circa un terzo dello Swiss Market Index).
Una potente industria di chimica di base e una consolidata industria meccanica orientata alla fabbricazione di oggetti di precisione, forniscono le basi dell'attuale industria biotecnologica svizzera. Le industrie attive nel settore delle bioteconologie sono raggruppate nell'associazione Swiss Biotech Association (SBA). Le imprese hanno sede in aree apposite create in collaborazione con la Confederazione e i Cantoni: Biovalley Basel (regione di Basilea e di Soletta, dove sono presenti circa 900 aziende biotecnologiche[89]), Greater Zürich Area (regione di Zurigo), BioAlps (arco lemanico fra Ginevra e Losanna), Biopolo Ticino (Lugano-Manno, dove sono attive: Cerebios Pharma, 3A Medica, Telormedix, Swiss Stem Cell Bank, Mondo Biotech, Micromacinazione, Isolation Solutions, Helsin). Attualmente le imprese attive nel settore biotecnologico sono 229: 91 fornitori (biotech suppliers) e 138 aziende il cui core business è la biotecnologia (core biotech companies). Nel 2005 il settore impiegava 14.440 addetti e registrava un fatturato di 5.961 milioni di franchi.[90] Nel 2010, con 19.000 addetti, il fatturato è salito a 9.200 milioni di franchi; facendo della Svizzera il paese con il più alto numero di aziende biotecnologiche in rapporto agli abitanti.[91] Le principali imprese elvetiche del settore sono: Lonza (Basilea) e Synthes (Soletta).
[modifica] Industria meccanica
Fra i prodotti più conosciuti dell'industria di precisione vi è il
coltellino svizzero. Si riconosce per il colore rosso del manico, che oltre a richiamare la
bandiera svizzera lo rende facilmente visibile se cade nella neve.
Con l'acronimo mem o SwissMem, si designano le imprese elvetiche attive nei settori delle macchine, dell'elettronica e dei metalli. Nella seconda metà dell'Ottocento la Svizzera ha iniziato a produrre telai meccanici per il fabbisogno dell'industria tessile (localizzata essenzialmente nella parte orientale del Paese). Da qui è nata la meccanica svizzera di precisione rivolta prevalentemente verso due settori: la produzione di macchine utensili e, successivamente, verso l'elettromeccanica. Le due principali imprese del settore sono la ABB (tecnologie per l'energia) e la Schindler (ascensori).
Nei settori aerospaziale e della difesa è attiva la RUAG (acronimo di RüstungsUnternehmen-AktienGesellschaft) fondata nel 1989, raggruppando aziende già attive negli stessi settori. I due principali comparti sono: Ruag Aerospace (concentrata sulla produzione di vettori spaziali e di aerei) e Ruag Defence (componenti elettroniche per simulazioni, munizioni militari e automezzi militari). L'impresa ha sede a Berna: gli stabilimenti si trovano nell'Altopiano svizzero, ma vi sono sedi distaccate in Germania, Austria e Svezia.[92]
Nel 1952 è stata fondata a Zugo la Crypto Ag, impresa dedita alla produzione di sistemi per cifrare e decifrare messaggi. Attualmente l'impresa (di piccole dimensioni) si avvale di tecnologie elettroniche per la produzione dei medesimi sistemi di sicurezza, utilizzati in 130 paesi[93]. Nel 1981 ad Apples, nel canton Vaud, da una startup del Politecnico federale di Losanna, è nata la Logitech, dedita alla produzione di periferiche per computer, attualmente l'impresa fabbrica circa un terzo dei mouse del pianeta. L'impresa si è presto internazionalizzata, con stabilimenti a Fremont (California) e Suzhou (Cina), ma mantiene a Losanna la sua sede principale.[94]
[modifica] Piazza finanziaria
La finanza svizzera ha due protagonisti: il settore bancario e quello assicurativo. Storicamente la prima piazza finanziaria svizzera è stata Ginevra: oggi è seconda dopo Zurigo, mentre Lugano è la terza piazza del paese[95]. A Basilea si trova invece la Banca dei Regolamenti Internazionali, la più antica istituzione finanziaria internazionale[96].
Agli inizi del Settecento il ruolo internazionale della piazza bancaria ginevrina era ben superiore alle piccole dimensioni della repubblica. La città divenne un centro di emissione di prestiti stranieri (sardi tra il 1742 e il 1752, danesi nel 1760, austriaci nel 1765) e dal 1770 si concentrò sul debito francese mantenendo uno stretto legame con Parigi, dove erano presenti i suoi banchieri (per esempio Jacques Necker, nominato Controllore generale delle finanze francesi nel 1776). L'appartenenza all'orbita francese persistette anche dopo l'adesione di Ginevra alla Svizzera nel 1814 (fino a questa data Ginevra era un alleato della Confederazione, non un cantone vero e proprio). Le grandi banche ginevrine erano nate tutte a cavallo dei due secoli: Ferrier e Darier & Cie venne fondata nel 1795, Henry Entsch & Cie nel 1796, J.G. Lombard & J.-J. Lullin nel 1798, De Candolle Mallet & Cie nel 1805. Il settore bancario elvetico soffrì agli inizi di un vistoso dualismo: da un lato le banche private, concentrate essenzialmente sulla gestione dei grandi patrimoni, dall'altro le casse di risparmio cantonali e locali. Le grandi banche d'affari arrivarono tardi, al seguito del tumultuoso sviluppo ferroviario. In quel frangente si ebbe l'ascesa della piazza finanziaria zurighese.
Le banche svizzere hanno in gestione 11.300 miliardi di franchi. Dopo gli Stati Uniti (con 49.200 miliardi in gestione) e la Gran Bretagna (13.400 miliardi), la Svizzera è la terza piazza finanziaria al mondo[97]. Attualmente nel settore bancario sono impiegate circa 120.000 persone[98]. Le principali banche elvetiche sono UBS e Credit Suisse (rivolte e presenti soprattutto all'estero); Raiffeisen (che conta 350 filiali giuridicamente autonome), la Banca Coop e la Banca Migros (tutte cooperative bancarie rivolte al mercato interno); Julius Bär e Wegelin & Co (attive nella pura gestione patrimoniale). Per rispondere alle esigenze delle amministrazioni cantonali sono inoltre attive 24 banche cantonali (generalmente controllate dai Cantoni); mentre l'emissione della moneta, il supporto alle finanze della Confederazione e il collocamento delle obbligazioni federali spettano alla Banca Nazionale Svizzera, che ha sede sulla Piazza federale a Berna.
Accanto alle banche, la Svizzera ha sviluppato un robusto settore assicurativo. Innanzitutto per soddisfare la domanda interna: nel 2004 il cittadino medio svizzero spendeva circa il 22% del proprio budget in assicurazioni (collocando la Svizzera i primi posti nel mondo). Molte di queste assicurazioni sono obbligatorie: quella sulla vecchiaia (AVS), sulla disoccupazione (AD), sull'invalidità (AI) e l'assicurazione malattia (la Cassa malati) per le prestazioni sanitarie. Gli inquilini sono poi obbligati ad avere un'assicurazione di responsabilità civile prima di poter firmare un contratto di locazione. Tuttavia, nonostante la forte domanda interna, anche il settore assicurativo elvetico si è molto internazionalizzato, oggi circa il 70% del volume dei premi viene realizzato all'estero. Le grandi assicurazioni svizzere si sono quindi specializzate nel settore riassicurativo (assicurazioni per case di assicurazione). Le principali case riassicurative sono: Zurich Financial Services, Swiss Life (fondata a Zurigo nel 1857 da Conrad Widmer e da Alfred Escher) e Swiss Re (fondata a Zurigo dalla casa assicurativa Helvetia nel 1863), tutte molto attive sui mercati internazionali[97].
[modifica] Commercio estero
L'economia svizzera si è molto internazionalizzata soprattutto nella seconda metà del Novecento. Attualmente la Svizzera è la quarta economia "più cosmopolita" a livello mondiale (dopo Singapore, Hong Kong e i Paesi Bassi).[99] Lo stock di capitali svizzeri investiti all'estero ammontava, nel 2007, a 740 miliardi di franchi, pari al 145% del prodotto interno lordo svizzero (per fare un confronto: nei Paesi Bassi il rapporto era del 111%). Questi investimenti davano lavoro a 2,4 milioni di persone[100]. Le esportazioni svizzere si rivolgono per il 20,6% alla Germania, per il 10,1% agli Stati Uniti d'America, per l'8,6% alla Francia, per l'8,5% all'Italia, per il 4,8% alla Gran Bretagna, per il 4,1% alla Spagna e per il 3,9% al Giappone. Oltre un terzo delle importazioni proviene dalla Germania (33,9%), quindi dall'Italia (11,7%), dalla Francia (10,1%), dai Paesi Bassi (5,2%) e dall'Austria (4,4%).
Per supplire alle ridotte dimensioni del mercato interno assicurando sbocchi commerciali alle imprese elvetiche, la Svizzera ha concluso numerosi accordi di libero scambio. Attualmente la Svizzera dispone di una rete di 24 accordi di libero scambio con 33 paesi. Il principale accordo è quello fra la Svizzera e i 27 paesi che compongono l'Unione europea, quindi accordi con la Norvegia, l'Islanda, la Croazia, l'Ucraina e l'Albania. In corso di negoziazione quello con la Russia. Nel Medio oriente la Svizzera ha stipulato accordi di libero scambio con Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrain, Kuwait e Oman; sono ancora in corso invece i negoziati per un accordo di libero scambio con l'Algeria. In Africa la Svizzera dispone di un accordo di libero scambio con l'Unione Doganale dell'Africa Meridionale (SACU) che comprende il Sudafrica, la Namibia, il Botswana, il Lesotho e lo Swaziland. In America la Svizzera ha stipulato accordi con il Canada, il Messico, la Colombia, il Perù e il Cile; mentre non sono ancora in vigore gli accordi di libero scambio appena conclusi con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. In Estremo oriente, la Svizzera ha stipulato accordi di libero scambio con il Giappone, la Corea del sud e Singapore. E proprio l'Asia è il continente più promettente, sono infatti in corso negoziati con l'India, la Thailandia, l'Indonesia e la Cina[101] (quest'ultimo sarebbe il primo accordo di libero scambio fra la Cina e uno Stato europeo). Alle imprese elvetiche, quindi, pur operando da un piccolo paese, si presenta un mercato con oltre un miliardo di potenziali consumatori[102].
[modifica] Istruzione e scienza
L'istruzione in Svizzera è organizzata in diverse maniere perché la costituzione delega l'autorità per il sistema scolastico ai cantoni.[103] Ci sono scuole pubbliche e private, tra cui molte scuole internazionali rinomate, ma la maggioranza degli studenti frequenta le istituzioni pubbliche. La scuola dell'obbligo ha una durata di 9 anni in tutti i cantoni e comincia a circa 6 anni, è divisa tra scuola elementare e secondaria I.[103] Tradizionalmente, la prima lingua straniera nelle scuole è sempre stata una delle altre lingue nazionali, anche se di recente (2002) l'inglese è stato introdotto come prima lingua in alcuni cantoni.[103] Alla fine della scuola dell'obbligo la maggioranza degli studenti sceglie di proseguire gli studi con la scuola secondaria II, che ha una durata di 3 o 4 anni. Altri scelgono la via della formazione professionale.[103]
Storicamente la Svizzera ha sempre offerto asilo a scienziati e studiosi in fuga da altri paesi. L'Università di Zurigo venne aperta nel 1833 e sin dall'iniziò la maggior parte dei suoi professori era costituita da tedeschi in fuga dalla controrivoluzione del 1830. Attualmente solo la metà dei professori del Politecnico federale di Zurigo è di nazionalità svizzera[104]. Oltre agli insegnanti la Svizzera ha il secondo più alto tasso di studenti stranieri nell'istruzione terziaria, dopo l'Australia.[105]
Ci sono 12 università in Svizzera: dieci sono sono finanziate dai rispettivi cantoni e due dalla Confederazione. La prima università svizzera è stata fondata nel 1460 a Basilea (con una facoltà di medicina), quella di Losanna è stata fondata nel 1537. La più grande università della Svizzera è l'università di Zurigo, con circa 25.000 studenti. I due istituti gestiti dal governo federale sono: il Politecnico federale di Zurigo (fondato nel 1855, dalla quale sono usciti 21 premi nobel per la fisica e la chimica) e il Politecnico federale di Losanna (fondato nel 1853), entrambi con un'eccellente reputazione internazionale. Oltre ai due politecnici, riveste grande importanza l'Istituto Paul Scherrer (PSI) nel Canton Argovia, fra i maggiori centri di ricerca d'Europa: ospita apparecchiature d'avanguardia come la Swiss Light Source e la Spallation Neutron Source (SINQ)[106]. Nel 1991 a Lugano è stato localizzato il Centro svizzero di calcolo scientifico (CSCS, che ospita il sesto supercomputer più potente d'Europa[107])[108]. A Basilea nel 2006 il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica ha aperto presso l'università lo Swiss Nanoscence Institute (SNI, Istituto svizzero di nanoscienza)[109]. A Dübendorf si trovano il Laboratorio federale per la prova dei materiali e per la ricerca (Eidgenössische Materialprüfungs- und Versuchsanstalt, abbreviato con l'acronimo EMPA) e il Laboratorio federale per la gestione, la depurazione e la protezione delle acque (abbreviato con l'acronimo EWAG)[110].
Molti premi Nobel sono stati assegnati a scienziati svizzeri, ad esempio al fisico Albert Einstein che ha sviluppato la teoria della relatività, mentre lavorava all'ufficio brevetti di Berna. Più recentemente, Heinrich Rohrer, Edmond Fischer, Rolf Zinkernagel e Kurt Wüthrich hanno ricevuto il premio Nobel.
Ginevra ospita uno dei più grandi laboratori al mondo, il CERN, dedicato alla ricerca sulla fisica delle particelle. Tra le notevoli invenzioni e scoperte ci fu l'LSD, il microscopio a scansione ad effetto tunnel (STM), che ha permesso di vedere per la prima volta un atomo[111] o semplicemente il popolare Velcro. Si sono anche distinti gli ingegneri della famiglia Piccard con le prime esplorazioni della stratosfera con Auguste Piccard e quella dei fondi degli oceani con Jacques Piccard, tramite il Mesoscafo che gli ha permesso di raggiungere il punto più profondo della terra.
La Svizzera è stato uno dei 10 fondatori dell'Agenzia spaziale europea nel 1975 ed è il settimo maggior contribuente al suo budget. Nel settore privato, diverse società sono implicate nel settore spaziale come Oerlikon Space[112] o Maxon Motors[113] che forniscono strutture spaziali.
[modifica] Ricerca e sviluppo
La Confederazione è un centro di ricerca riconosciuto internazionalmente. Di dimensioni modeste e privo di risorse naturali, la Svizzera deve la sua prosperità alla capacità di innovazione e alla capacità intellettuale della popolazione, divenuta la principale risorsa del Paese. Per la Svizzera è quindi vitale mantenersi ai vertici della ricerca scientifica e dell'innovazione.[115] Nel 2008 la Svizzera ha speso il 2,9% del suo PIL per la Ricerca e lo Sviluppo. Questa percentuale la pone al quinto posto a livello internazionale, preceduta da Svezia (3,73% del PIL), Finlandia (3,45%), Giappone (3,39%) e Corea del Sud (3,23%). Tuttavia, in termini di brevetti (Triadic patent) pro capite (numero di brevetti per milione di abitanti) la Svizzera è al secondo posto (81,01) preceduta solo dal Giappone (117,21). Riguardo agli articoli scientifici, secondo i dati dell'OCSE, la Svizzera è al primo posto con 1.142,78 articoli per milione di abitanti[116]. Il 70% dei fondi destinati alla ricerca proviene dal settore privato, il 23% dalla Confederazione e dai cantoni, mentre il 7% proviene dalle università[117]. I settori che richiedono una maggiore spesa per la ricerca sono: quello chimico-farmaceutico (settore che da solo totalizza un terzo della spesa in R&S), quello microtecnologico e quello biotecnologico[118]. Complessivamente la ricerca fondamentale assorbe il 10% della spesa svizzera nella R&S, la ricerca applicata il 36% e lo sviluppo sperimentale il 54%[118]. Una somma ancora maggiore di quella spesa in Svizzera, viene investita dalla imprese elvetiche nella R&S all'estero: nel 2008 la spesa in R&S effettuata all'estero (15,8 miliardi di franchi) rappresentava il 132% di quella affettuta in patria (12 miliardi di franchi). È il comparto chimico-farmaceutico a investire di più fuori dai confini nazionali, dove ha investito 10 miliardi, di fronte ai 4,6 miliardi spesi in Svizzera.[119]
[modifica] Filosofia e teologia
Le prime riflessioni che ebbero una certa rilevanza anche fuori dai confini nazionali si ebbero ai primi del Cinquecento con il teologo e riformatore zurighese Ulrico Zwingli e l'umanista basilese Giovanni Ecolampadio. Il pensiero di Zwingli si era sviluppato dal contatto con Martin Lutero e venne successivamente approfondito dal riformatore francese, poi naturalizzato ginevrino, Giovanni Calvino e dallo zurighese Enrico Bullinger (Confessio Helvetica 1566).[120] Paradossalmente il calvinismo, elaborato principalmente a Ginevra, ebbe maggior fortuna fuori dai confini nazionali (nei Paesi Bassi, in Scozia → Presbiterianesimo, negli Stati Uniti d'America → Puritanesimo) che nella stessa Svizzera.[121] Ai primi del Novecento (mentre il protestantesimo svizzero approdava alla teologia dialettica di Karl Barth) l'economista e sociologo tedesco Max Weber ha cercato di stabilire un nesso fra lo sviluppo del protestantesimo calvinista e quello del capitalismo: in Svizzera la cultura calvinista ha permeato soprattutto i cantoni protestanti, che tuttora rimangono il baricentro economico del Paese (Zurigo, Basilea, Ginevra, Losanna, Berna), ma è filtrata – senza intaccarne i dogmi – anche in quelli cattolici. Il mondo cattolico elvetico (defilato per gran parte dell'Ottocento) ha mostrato la sua vitalità soprattutto alla fine del Novecento: si sono infatti sviluppate sia istanze conservatrici, come i Lefebvriani (→ Fraternità sacerdotale Pio X), sia istanze innovatrici e progressiste, legate al pensiero del teologo lucernese Hans Küng (→ Ecumenismo). Riflessioni in campo filosofico sono state espresse nel Settecento dal ginevrino Jean-Jacques Rousseau e dal vodese Benjamin Constant: nel Contratto sociale Rousseau esalta la democrazia diretta degli alpigiani svizzeri e la piccola proprietà, mentre Constant ha approfondito il godimento delle libertà civili nelle democrazie moderne. Nel Novecento la ginevrina Jeanne Hersch ha proseguito le riflessioni di Henri Bergson, da cui ha tratto principalmente la nozione di libertà, allacciandosi successivamente alla filosofia del pensatore tedesco Karl Jaspers, di cui è stata allieva (→ Esistenzialismo). In ambito antropologico il basilese Johann Jakob Bachofen ha approfondito le tematiche del matriarcato. Jacob Burckhardt ha invece sottolineato l'importanza dell'elemento culturale nella storia (Kulturgeschichte) e Carl Gustav Jung, allievo di Burckhardt a Basilea, ha sviluppato l'idea dell'inconscio collettivo. Il neocastellano Jean Piaget è invece considerato il fondatore dell'epistemologia genetica.
La libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione è garantita nella Costituzione federale della Svizzera.[122] Secondo il rapporto del 2010 dell'organizzazione non governativa Freedom House la Svizzera è considerata un paese libero, occupa l'ottavo posto nella graduatoria internazionale (libero, 8º), distanziando i suoi vicini.[nota 8].
L'Agenzia Telegrafica Svizzera (ATS) trasmette regolarmente informazioni nelle tre lingue nazionali - sulla politica, economia, società e cultura. L'ATS fornisce quasi tutti i media svizzeri e una ventina di media stranieri con le sue notizie.[122] La Svizzera, storicamente, vanta il maggior numero di titoli di giornali rispetto alla popolazione.[123] I più influenti sono quelli in lingua tedesca, il Tages-Anzeiger e la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), e in lingua francese, Le Temps, ma quasi tutte le città hanno almeno un quotidiano locale. La diversità culturale contribuisce per un gran numero di giornali.[123]
In contrasto con la stampa, la radiodiffusione pubblica è sempre stata soggetta ad un maggior controllo da parte dell'ente pubblico.[123] La Società svizzera di radiotelevisione, la SRG SSR, è incaricata di produrre e trasmettere i programmi radiofonici e televisivi. Questa azienda è divisa in 4 divisioni: SRF di lingua tedesca, RTS di lingua francese, RSI - Radiotelevisione svizzera di lingua italiana di lingua italiana, e Radio e Televisiun Rumantscha di lingua romancia. Gli studi della SRG SSR sono distribuiti nelle varie regioni linguistiche. I programmi della radio sono prodotti in sei centrali e quattro studi regionali, mentre i programmi televisivi sono prodotti a Ginevra, Zurigo e Lugano. Una vasta rete di distribuzione via cavo consente inoltre alla maggior parte della popolazione di accedere ai programmi dei paesi vicini.[123]
[modifica] Feste Nazionali
La Festa Nazionale svizzera (detta "Natale della Patria") ricorre ogni 1º agosto. Essa ricorda la nascita della Confederazione avvenuta nei primi giorni d'agosto dell'anno 1291 sul praticello del Grütli. Con la stipulazione del Patto confederale i primi tre cantoni (Uri, Svitto e Untervaldo, detti Cantoni primitivi) davano vita ad un'alleanza per contrastare le pressioni degli Asburgo d'Austria attraverso l'amministrazione dei balivi. La mattina del 1º agosto si tiene la tradizionale festa sul praticello del Grütli (o Rütli). Vi partecipano il Presidente della Confederazione, oltre ad altre personalità di spicco, e l'avvenimento è trasmesso dalle televisioni nazionali. A mezzogiorno le radio trasmettono il discorso del Presidente della Confederazione, nelle tre lingue. La popolazione è solita festeggiare in maniera piuttosto sobria davanti ad un falò, esponendo le bandiere sui balconi o sparando fuochi artificiali. In questo giorno, alle 8 di sera, tutte le campane della Svizzera suonano a festa. Inoltre, la sera, un Comune svizzero scelto con rotazione delle regioni linguistiche ospita i festeggiamenti ufficiali, trasmessi a reti unificate.
Una seconda festività comune a tutti gli Svizzeri la Festa federale di Ringraziamento o, più semplicemente Digiuno federale. Inizialmente celebrato solo nei cantoni protestanti, a partire dal 1643 anche i cantoni cattolici introdussero prescrizioni riguardanti la preghiera e il digiuno. Nel 1796 la Dieta Federale dichiarò l'8 settembre 1796 festa federale di preghiera. Infine, nel 1832 la Dieta Federale dispose che cattolici e protestanti in tutti i cantoni celebrassero una giornata di preghiera, digiuno e ringraziamento la terza domenica di settembre.
La croce bianca era un simbolo diffuso nei territori del Sacro Romano Impero Germanico. L'emblema (con i bracci bianchi estesi sino ai bordi del quadrato) fece la sua comparsa fra le armate svizzere, per la prima volta, nella battaglia di Laupen nel 1339. Tuttavia gli svizzeri continuarono a utilizzare le insegne dei singoli cantoni. La prima bandiera unitaria fu il tricolore verde, rosso e giallo della Repubblica elvetica, utilizzato dal 1799 al 1803. In modo informale, la croce bianca riprese a sventolare dopo il 1803 e soprattutto dopo il 1814. Nel 1847, durante la Guerra del Sonderbund, il generale Guillaume-Henri Dufour chiese l'adozione di un unico simbolo nazionale per l'esercito federale, terminata la campagna, nel 1848, la croce bianca in campo rosso divenne ufficialmente il simbolo del nuovo Stato federale. Nel 1889 l'Assemblea federale regolamentò definitivamente anche le proporzioni della bandiera, quadrata, 1:1. Tuttavia, a partire dalla seconda guerra mondiale, la marina mercantile svizzera (sia marittima sia fluviale) utilizza la bandiera rettangolare, con la proporzione 2:3.
La chiesa riformata di
Glarona. Nei cantoni
protestanti la
Riforma influenzò anche l'architettura, proponendo uno stile essenziale e spoglio.
Risparmiata dalle distruzioni grazie alla sua neutralità, la Svizzera ha conservato tracce di tutti gli stili architettonici che si sono susseguiti nella sua storia. Esempi di architettura romanica del Trecento sono: la cattedrale di Basilea, quella di Sion, di Coira e di Ginevra, come pure la chiesa di San Nicolao a Giornico. Sono invece ottimi esempi di edilizia gotica le cattedrali di Sciaffusa, Zugo e Zurigo. Il massimo esponente dell'architettura barocca fu il ticinese Francesco Borromini, che operò essenzialmente a Roma (con il compatriota Carlo Maderno) dove diresse i lavori per la costruzione della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Antonio da Ponte lavorò principalmente a Venezia, dove progettò e diresse la costruzione del celebre Ponte di Rialto. Domenico Trezzini e Domenico Pelli si distinsero come architetti e urbanisti alle corti di Danimarca e di Russia (di Trezzini è il piano e il progetto di San Pietroburgo, di Pelli numerosi edifici e fortezze di Copenaghen). Il più conosciuto architetto svizzero è però Le Corbusier. Mentre Atelier 5, Mario Botta e Diener & Diener sono i principali architetti del presente che operano soprattutto all'estero.
[modifica] Pittura e scultura
Fino al XVIII secolo le arti figurative svizzere sono rimaste confinate - con qualche pregevole eccezione - all'ambito domestico. Pittori e scultori svizzeri portarono la loro arte all'estero, fra costoro si distinse Johann Heinrich Füssli (che operò soprattutto in Inghilterra con il nome di Henry Fuseli). Nell'Ottocento si fecero largo Arnold Böcklin, Albert Ankel, Vincenzo Vela e Ferdinand Hodler. Il Novecento vide una maggiore interazione dell'arte svizzera con quella europea. Accanto a Paul Klee, Alberto Giacometti è forse la figura di maggior rilievo: a Parigi, fra le due guerre, si accostò al movimento cubista per arrivare al surrealismo, dopo la seconda guerra mondiale, ritornò a Parigi e influenzato dall'esistenzialismo sviluppò un personalissimo stile di figure molto allungate in bronzo composte da piccoli ammassi di materia, stile che sviluppò anche in pittura e soprattutto in stampe litografiche.
Come la Confederazione, dalla sua fondazione nel 1291, era costituita quasi esclusivamente da regioni di lingua tedesca, le prime forme di letteratura sono in tedesco. Nel XVIII secolo il francese è diventato di moda a Berna e nelle altre regioni, mentre l'influenza degli alleati di lingua francese si faceva sempre più marcata. Tra i classici della letterature svizzera tedesca sono Jeremias Gotthelf (1797-1854), che ha descritto la vita contadina dell'Emmental e Gottfried Keller (1819-1890). Gli indiscussi giganti della letteratura svizzera del XX secolo sono Max Frisch (1911-91) e Friedrich Dürrenmatt (1921-90), il cui repertorio include Die Physiker (I fisici) e Das Versprechen (La Promessa), portato allo schermo nel 2001.[124] Eminenti autori di lingua francese erano Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) e Madame de Staël (1766-1817). La letteratura più recente comprende autori come Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947), i cui romanzi sono per la maggior parte incentrati sulla dura vita di paesani e montanari nel mezzo di una natura spettacolare, e Blaise Cendrars (1887-1961). Hanno contribuito anche autori di lingua italiana e romancia ma in un modo più modesto dato il numero ristretto di abitanti. Probabilmente la creazione letteraria più famosa, Heidi, la storia di una ragazza orfana che viveva con il suo nonno nelle alpi, fu uno dei libri per bambini più popolari in assoluto ed è diventato per molti un simbolo della Svizzera. La sua creatrice, Johanna Spyri (1827-1901), ha scritto parecchi libri sullo stesso tema.
Street Parade
Il principale evento musicale su suolo elvetico è forse la Street Parade, la parata di musica techno che si tiene annualmente nelle strade di Zurigo, solitamente il secondo sabato di agosto. La prima edizione della manifestazione venne organizzata nell'estate del 1992 da uno studente di matematica del Politecnico federale di Zurigo, Marek Krynski, che si ispirò alla Love Parade di Berlino.
Inizialmente convocata come Manifestazione per l'amore, la pace, la libertà, la generosità e la tolleranza, la Street si è imposta negli anni come uno dei più grandi appuntamenti per gli appassionati di musica techno. Il numero dei partecipanti oscilla attorno agli ottocentomila. A partire dal 1998 a ogni edizione è accostato un tema e uno slogan: It's all in your hands, (1998), More than words (1999), Belive in love (2000), Love, freedom, tolerance (2001), Peace! (2002), Let the sun shine (2003), Elements of culture (2004), Today is Tomorrow (2005), Move your mind (2007), Respect! (2007), Friendship! (2008), Still have a dream (2009), Celebrate the spirit of Street Parade! (2010), 20 Years Love, Freedom, Tolerance & Respect (2011).[125]
Oggi la Street Parade è riconosciuta come bene culturale zurighese, della sicurezza si fa carico la città, mentre le Ferrovie federali organizzano per l'occasione treni speciali da tutta la Svizzera verso Zurigo.[126]
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Due peculiarità contraddistinguono lo sviluppo storico della musica in Svizzera: da una parte l’assenza di grandi centri culturali e poli musicali (sviluppatisi all’estero nelle corti principesche), dall’altra la diffusione sul territorio elvetico di generi musicali stranieri, indipendentemente dalle variazioni linguistiche interne: novità provenienti dalla Scuola di Notre-Dame parigina si diffusero infatti nelle abbazie e nelle città svizzere di lingua tedesca. Al di fuori dell’ambito ecclesiastico, la musica popolare sviluppò principalmente le Minnesang (raccolte nel Codice Manesse del 1304). Se nelle città riformate si sviluppò il canto religioso, nelle regioni cattoliche crebbe la musica organistica. Nel 1768 a Lucerna nacque l’Helvetische Konkordiagesellschaft che promosse in ambito borghese la musica profana. La musica popolare – che a partire dal Cinquecento si avvaleva del Corno alpino[127] – si arricchì inoltre delle marce militari che i mercenari apprendevano all’estero. A partire dal Settecento sono invece attestati gli Jodel.[128] Nel 1808 gli ambienti liberali promossero la Società svizzera di musica che si occupò di organizzare festival musicali. Oggi i principali appuntamenti musicali sono: le annuali rassegne di musica classica di Lucerna (dal 1938), di Zurigo e di Ascona, il Montreux Jazz Festival, l’Estival Jazz di Lugano, l’Open Air di San Gallo, il Paléo Festival Nyon e la Street Parade zurighese.[129]
Il principale teatro del paese è lo Schauspielhaus di Zurigo che figura fra i maggiori teatri di lingua tedesca. Fondato nel 1892, ha visto andare in scena per la prima volta numerosi drammi di Bertold Brecht e i lavori di Friedrich Dürrenmatt e Max Frisch. Accanto allo Schauspielhaus, il Cabaret Voltaire è l'altro grande ritrovo zurighese che ha visto nascere al suo interno il movimento dadaista. Il teatro italofono è limitato alla Svizzera italiana. Qui vi sono tracce teatrali almeno a partire dal Seicento (convento dei Gesuiti di Bellinzona, Convento dei Somaschi a Lugano), con realizzazioni anche di un certo rilievo (traduzioni inedite dal francese, in special modo di Molière e Corneille, ad opera dell'abate Gian Pietro Riva). Nell'Ottocento l'attività teatrale è specialmente incentrata sull'importazione di spettacoli dall'Italia (e più raramente dal resto della Confederazione elvetica): sono sorti i teatri di Lugano, Bellinzona (un raffinato edificio architettonicamente affine alla Scala di Milano), Locarno e Chiasso. La produzione autoctona ha tardato però a manifestarsi, se non nelle forme del teatro amatoriale e dialettale (senza testi scritti fino alla fine dell'Ottocento) e nelle manifestazioni folkloristiche (come le Sacre Rappresentazioni - o Processioni storiche - di Mendrisio, nel Sottoceneri, tradizione tuttora esistente). Nel 1932 è nata la prima compagnia teatrale professionistica, ad opera di un'attrice ticinese nata a Londra, Maria Bazzi (l'iniziativa è però rapidamente fallita). Nel 1932, inoltre, è nata la Radio della Svizzera Italiana (detta anche Radio Monteceneri) che ha formato una prima generazione di attori e registi: Guido Calgari, Romano Calò, Giuseppe Galeati. Sono subentrati in seguito, come registi, Vittorio Ottino e Carlo Castelli. Grazie alla radio, gli attori hanno iniziato anche a calcare i palcoscenici in modo professionistico e sono nate alcune compagnie indipendenti: Teatro Prisma (diretto dall'italiano Franco Passatore, 1956-59), Teatro La Cittadella (1961-66) e Teatro La Maschera (1984-93), compagnie dirette da Alberto Canetta (1924-87), forse uno dei più importanti uomini di teatro nella Svizzera italiana del Novecento. Nel 1981 nasce il Teatro della Svizzera Italiana, che promuove vaste tournée sul territorio cantonale e la cui esperienza si esaurisce nel 1987. Nello stesso anno nasce inoltre il TASI (Teatri Associati della Svizzera Italiana) che raggruppa le nuove compagnie indipendenti, nate nel corso degli anni settanta-ottanta. Un ruolo notevole, in questo contesto, è svolto dalla Scuola e dal Teatro Dimitri di Verscio, da cui sono usciti molti degli artisti attivi a partire dagli anni novanta. Nell'attuale scena, estremamente composita dal profilo sia organizzativo sia stilistico (teatro di parola, teatro di marionette, teatro-danza, teatro-multimediale) si possono ricordare: il Teatro Pan, il Teatro Sunil (il cui regista Daniele Finzi Pasca lavora con il Cirque du Soleil in grandi realizzazioni internazionali), Luganoteatro, la Markus Zohner Theater Compagnie, il Teatro Paravento, il Teatro delle Radici e il Teatrodanza Margit Huber.
La Festa di Unspunnen del 1808. La Festa di Unspunnen ha luogo a intervalli irregolari, ogni otto o dodici anni, a
Interlaken: vi si disputano gli sport tradizionali e si cantano gli
yodel.
Dal 1855 sono considerati sport nazionali la lotta svizzera (ted. Schwingen, fr. lutte suisse, ingl. Swisswrestling), il lancio della pietra (ted. Spounsteinwerfen), il tiro di campagna federale (ted. l'Eidgenössisches Feldischiessen) diffuso dal 1850, e l'Hornussen che si svolge su di un grande campo dove un giocatore tira l'Hornusse (una pallina ovale di caucciù) su di una rampa scaraventandola in alto con una frusta di ferro rigida nel mentre gli avversari, anche a 3-500 metri, cercano di prenderla prima che tocchi terra con una specie di pala di legno anche lanciandola in alto. Queste discipline venivano già disputate nel basso Medioevo, e si svolgevano durante sagre, feste di tiro o feste di mezza estate. Solamente a partire dal 1850 questi sport si diffusero tra la popolazione, all'inizio erano giochi da pastore. Un altro sport nazionale sarebbe la Walliser Kuhkampf ad Aproz in cui due vacche si affrontano in un duello.
Oltre ai giochi nazionali, gli sport di squadra più diffusi e seguiti sono l'hockey su ghiaccio e il calcio. Nel 2008 la Svizzera ha ospitato, insieme all'Austria, il campionato europeo di calcio. A livello giovanile la Svizzera può vantare due successi internazionali: il campionato mondiale Under-17 svoltosi nel 2009 in Nigeria e il campionato europeo della stessa categoria, disputatosi nel 2002 in Francia.
Fra gli sport individuali particolare successo ha avuto il tennis, negli ultimi tempi, grazie a campioni come Martina Hingis, Stanislas Wawrinka e soprattutto Roger Federer, acclamato da molti come il migliore tennista della storia e vincitore di quattro Australian Open, un Open di Francia, sei tornei di Wimbledon e cinque US Open.
Svizzero è anche il ciclista Fabian Cancellara, quattro volte campione del mondo a cronometro, campione olimpico a cronometro e vicecampione olimpico della gara in linea, vincitore di parecchie cronometro nelle maggiori corse a tappe, nonché vincitore di importanti gare in linea tra cui spiccano Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Grandi campioni svizzeri del passato sono Hugo Koblet, Ferdi Kübler, Beat Breu, Urs Freuler, Pascal Richard, Mauro Gianetti, Tony Rominger, Alex Zülle, Oscar Camenzind e, nel ciclocross, Albert Zweifel. Fra le donne la campionessa che si è maggiormente distinta in questa disciplina è Nicole Brändli, vincitrice in tre edizioni del Giro d'Italia femminile.
La Svizzera vanta risultati ai massimi livelli in molti sport invernali, in primo luogo nello sci alpino. I suoi sciatori si sono aggiudicati per 7 volte la Coppa del Mondo di sci alpino maschile (di cui 4 vinte da Pirmin Zurbriggen) e per 11 volte quella femminile (3 successi di Vreni Schneider), oltre a numerose medaglie olimpiche e mondiali. Nello sci nordico i risultati più rilevanti sono invece legati alle imprese di Dario Cologna. Nel pattinaggio artistico annovera tra i suoi atleti Stéphane Lambiel, due volte vincitore del campionato mondiale. La Svizzera ha inoltre una delle migliori squadre al mondo di curling sia in ambito maschile che femminile e si trova al primo posto nel medagliere olimpico del bob.
[modifica] Patrimoni dell'umanità
Patrimoni dell'umanità in Svizzera
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La città vecchia di Berna
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Il ghiacciaio dell'Oberaletsch
[modifica] Note e riferimenti
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- ^ La denominazione ufficiale latina "Confoederatio Helvetica" è stata adottata per non privilegiare una delle lingue ufficiali quando risulta difficoltoso riportare la denominazione ufficiale nelle quattro lingue ufficiali. La denominazione ufficiale latina viene utilizzata anche quando per brevità (comodità) si vuole riportare una sola denominazione ufficiale senza privilegiare una delle lingue ufficiali.
- ^ "CH" è l'acronimo della denominazione ufficiale latina "Confoederatio Helvetica".
- ^ Anche chiamata Confederazione Elvetica, calco linguistico della denominazione ufficiale neo-latina "Confoederatio Helvetica".
- ^ Austria: 0,19%, Francia: 0,07%, Italia: 0,06%, Germania 0,03%)
- ^ Tradizionalmente, 23 cantoni di cui tre suddivisi in due semicantoni. L'attuale Costituzione, seppur impieghi unicamente il termine di cantone, configura la rappresentanza nella Camera alta del parlamento federale sempre in base ai 23 cantoni storici
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[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
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