Walter Chiari, pseudonimo di Walter Annichiarico[1] (Verona, 8 marzo 1924 – Milano, 20 dicembre 1991), è stato un attore, comico e conduttore televisivo italiano. Attore teatrale, cinematografico e televisivo, è stato uno dei più noti comici della televisione italiana.
È il padre di Simone Annicchiarico, conduttore televisivo, nato dall'unione con l'attrice Alida Chelli.
[modifica] Origini e giovinezza
Nato in una famiglia di origini pugliesi, il padre Carmelo Annichiarico funzionario di PS originario di Grottaglie, la madre Enza maestra elementare di Andria, trascorse l'infanzia con la famiglia prima a Verona e poi all'età di 3 anni si stabilisce a Milano, il primo impiego è come magazziniere all'Isotta Fraschini. In quel periodo iniziò a praticare il pugilato, diventando campione lombardo della categoria pesi piuma, nel 1939. Fu anche un provetto giocatore di tennis e campione lombardo anche nel gioco delle bocce, sport che abbandonò in seguito alle fratture alle mani, causate dallo sport pugilistico. Praticò anche il nuoto a livello agonistico, vincendo i campionati promossi dalla GIL nei 100 metri stile libero.
Abbandonati gli studi, trovò lavoro in una ditta come radiotecnico, ma fu subito licenziato, per aver fracassato tre valvole nel riparare un apparecchio. Fu assunto in una banca, ma ancora licenziato perché scoperto da un superiore mentre imitava Adolf Hitler in piedi sulla scrivania. Chiamato il capo ufficio e invitato a ripetere lo sketch in sua presenza veniva dallo stesso prima applaudito, e quindi allontanato e invitato a perseguire una carriera teatrale: lo stesso Chiari racconta l'episodio nel film documentario Storia di un altro italiano (di W. Chiari e T. Sanguineti). Passò quindi a svolgere la professione di giornalista, ma non riuscì neanche in questo campo, per cui si mise a fare il caricaturista. Decise a questo punto di riprendere gli studi; conseguì il diploma di maturità scientifica ma, mentre stava per iscriversi all'università, scoppiò la seconda guerra mondiale.
Da Milano, per i bombardamenti, Walter, la madre e il fratello più grande vennero sfollati ad Andria. Vi restarono solo per qualche mese ritornando a Milano per evitare di stare lontani dal padre, a causa della guerra che aveva diviso l'Italia in due.
[modifica] Nel 1944 l'approdo allo spettacolo
Arruolatosi nella Decima Mas, collaborò al suo settimanale, L'Orizzonte, come autore di vignette umoristiche. Con Ugo Tognazzi, condusse anche programmi dai microfoni di «Radiofante», emittente milanese per le truppe della RSI. Dopo la Liberazione fu prigioniero nel campo di Coltano, vicino a Pisa. Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olimpia di Milano (oggi scomparso, era situato in Largo Benedetto Cairoli) durante un concorso per dilettanti. Ad un tratto i suoi compagni lo sollevarono scaraventandolo sul palcoscenico. Una volta davanti al pubblico non poté far altro che esibirsi in due "numeri" che con gli amici riscuotevano sempre successo: l'imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca disperatamente di ordinare una granita in un bar. Il pubblico apprezzò quella esibizione euforicamente, decretandogli un caloroso applauso e un successo pressoché istantaneo.
Nel 1946 ottenne la sua prima parte di rilievo in teatro grazie a Marisa Maresca, che lo inserì nello spettacolo Se ti bacia Lola. Di qui ebbe inizio una lunga carriera nel teatro di rivista dove, oltre che per la bella presenza, si fece notare per le innate capacità d'improvvisazione. Partecipò agli spettacoli Simpatia (1947), Allegro (1948) e Burlesco (1949). Nel 1950 divenne primo attore in Gildo con Miriam Glori, nel 1951 in Sogno di un Walter con Carlo Campanini e Dorian Gray, e nel 1952 consolidò il suo successo con Tutto fa Broadway con Lucy D'Albert e Carlo Campanini.
Si affermò inoltre come autore di testi nei successivi spettacoli Controcorrente (1953) di Metz, Marchesi e Chiari, e Saltimbanchi (1954) di Chiari, Silva e Terzoli.
Nel frattempo esordì nel cinema con Vanità, diretto da Giorgio Pàstina nel 1946, in cui è calato in un personaggio drammatico doppiato da Gualtiero De Angelis, con il quale vince il prestigioso premio "Nastro d'argento". Molto più noti sono i successivi ruoli in film-commedia come Totò al giro d'Italia (1948) e I cadetti di Guascogna (1950), in cui lavora con l'esordiente Ugo Tognazzi.
Nel 1951 Luchino Visconti gli offrì il ruolo del giovanotto cialtrone, modesto dongiovanni, in Bellissima, a fianco di Anna Magnani; questo ruolo, citatissimo dalla critica, fu fonte di grandi soddisfazioni artistiche, ma Walter continuò nel teatro leggero, nella commedia musicale (in coppia con Delia Scala nel 1956 con Buonanotte Bettina e nel 1958 con Il gufo e la gattina, e nel 1960 insieme a Sandra Mondaini, Ave Ninchi ed Alberto Bonucci con Un mandarino per Teo, tutte di Garinei e Giovannini), nel teatro di prosa recitando nel 1965 con Gianrico Tedeschi nella commedia Luv di Murray Schisgal, e nel 1966 con Renato Rascel ne La strana coppia di Neil Simon, e nel cinema di genere, al quale continuò infaticabilmente a lavorare prendendo parte, tra gli altri, ai film del filone comico-giudiziario Un giorno in pretura (1953), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955); film dai quali, qualche anno più tardi, prese origine la cosiddetta commedia all'italiana.
[modifica] Il grande seduttore
Ma più che per le sue interpretazioni sul palcoscenico e sullo schermo, in quegli anni Walter Chiari fu sulle prime pagine dei rotocalchi per le storie d'amore con donne famose e attraenti che - a torto o a ragione - gli venivano attribuite dalla stampa "rosa". Da Elsa Martinelli a Delia Scala, a Lucia Bosè (con la quale intrattenne un lungo fidanzamento), alla principessa Maria Gabriella di Savoia, alla cantante italiana Mina. Veniva descritto come un infaticabile seduttore che inanella storie d'amore una dietro l'altra, ma in realtà erano quasi sempre le sue partner ad essere conquistate dalla sua prestanza fisica, dalla sua simpatia e dal suo carattere gioviale.
Nel 1957, grazie anche alla sua buona conoscenza dell'inglese, fu scritturato in una produzione americana girata a Cinecittà da Mark Robson. In questo film, intitolato La capannina[2], Walter Chiari ebbe l'opportunità di lavorare con Ava Gardner, all'epoca moglie separata di Frank Sinatra. Con lei intrecciò un chiacchierato e tumultuoso flirt, che proiettò la sua fama di rubacuori nelle pagine di cronaca mondana su tutte le riviste del mondo. Questa inaspettata pubblicità gli fece ottenere anche un ingaggio a Broadway, dove nel 1961 interpretò ben 113 repliche della commedia musicale The Gay Life, tratta da Schnitzler.
Ma anche la storia d'amore con l'attrice hollywoodiana non durò a lungo. Durante una sera, irritata da una graffiante parodia di suo marito che Walter improvvisò al termine di una cena, la Gardner si alzò sdegnata dal tavolo piantandolo in asso e andandosene direttamente all'aeroporto, da dove prese un aereo per gli Stati Uniti.[senza fonte]
In una intervista concessa alla Domenica del Corriere n. 52 del 28 dicembre 1952 dichiarò di aver avuto più di una segreta passione: quella di diventare scrittore del tipo John Dos Passos o Ernest Hemingway; e quella di fare grandi viaggi negli sconfinati mari del sud.[senza fonte]
Dotato di grandi capacità parodistiche, parlatore infaticabile (fu poi uno dei migliori attori alle prese con il monologo), negli anni sessanta Walter Chiari trovò finalmente nella televisione il mezzo più congeniale alla sua comicità, tanto da diventare in pochi anni il più noto e apprezzato comico televisivo italiano; con la sua voce un po' roca ed il gesticolare a scatti, univa infatti una straordinaria comicità di tipo fisico e mimico ad un eloquio scioltissimo, a tratti anche ricercato e forbito, che gli consentivano di prolungare a piacere qualsiasi sketch, trasformando ogni più semplice storiella in un divertentissimo monologo. Famosi in tal senso sketch come quelli del sommergibile, dove il Capitano dà gli ultimi consigli, prima di affondare, a un terrorizzato equipaggio, o del contadinotto imbranato che va per la prima volta a Milano ad assistere a una partita di calcio nel grande stadio di San Siro (oggi Meazza).
Nel 1966 venne scelto come attore protagonista per il film Sono strana gente (They're A Weird Mob), uno dei film fondamentali per la storia della cinematografia australiana,[senza fonte] tratto da una famoso romanzo di John O' Grady. Il regista Michael Powell volle che fosse Walter Chiari ad interpretare Nino Culotta, un giornalista italiano emigrato a Sydney, che pur conoscendo bene la lingua inglese, trova difficoltà di adattamento per il particolare slang australiano e le usanze del posto. Grazie alla grande esperienza teatrale e cinematografica ed all'ottima conoscenza della lingua inglese, Chiari fu protagonista di una riuscita prova interpretativa, riscuotendo un enorme successo di pubblico e di critica.
Ancora in Australia nel 1966, durante le riprese del film Sono strana gente, l'attore aveva conosciuto sul set l'attrice Alida Chelli ed aveva iniziato con lei una lunga e tempestosa storia d'amore fatta di litigi, riappacificamenti, separazioni e ricongiungimenti meticolosamente scanditi dalle copertine dei settimanali. Finalmente nel 1969, mentre Alida era impegnata nelle riprese dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, ricevette una telefonata da Sydney. All'altro capo del filo c'era Walter, che nella città australiana stava girando il film Squeeze a Flower (mai distribuito in Italia), che le disse «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!». Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney, ma il matrimonio si preannunciò immediatamente irto di problemi dal momento che all'uscita della chiesa Walter venne "prelevato" dagli emissari della produzione che lo portarono ad un evento promozionale a cui doveva partecipare e di cui si era "dimenticato" (i ritardi e le "buche" agli appuntamenti erano una caratteristica dell'attore), per cui la povera sposa si trovò a dover tagliare da sola la torta nuziale.
I due divorziarono nel 1972, dopo meno di tre anni dalle nozze, ma anche in seguito Walter restò sempre in buoni rapporti con Alida e con il figlio Simone, attualmente presentatore televisivo su La7, Mediaset e Rai[3].
[modifica] La televisione
Sul piccolo schermo ripropose numerosi sketch tratti dalle sue riviste, il più celebre dei quali rimane quello del Sarchiapone, trasmesso per la prima volta nel 1958 durante il programma televisivo La via del successo insieme a Carlo Campanini, sua fedele "spalla"; partecipa come ospite fisso a numerose trasmissioni, su tutte Studio Uno, con la regia di Antonello Falqui.
Al cinema interpreta ancora alcuni ruoli degni di nota: ne La rimpatriata (1962) di Damiano Damiani è il ragazzone un po' strafottente che rimette insieme un gruppo di vecchi amici per una serata di evasione, e che si conclude invece con amare riflessioni; ne Il giovedì (1963) di Dino Risi è invece un uomo profondamente immaturo, alle prese con il suo improbabile ruolo di padre divorziato. Nel 1966 si fece notare per due interpretazioni molto diverse: quella del balbuziente Silence nel Falstaff firmato da Orson Welles, e di Sandro, il cinico giornalista che nel film Io, io, io... e gli altri, diretto da Alessandro Blasetti, conduce un'inchiesta sull'egoismo che lo spinge a riflettere sulla propria vita.
Nel 1968 condusse in televisione una delle più fortunate edizioni di Canzonissima, in trio con Mina e Paolo Panelli. Nel 1969 fu protagonista con la moglie Alida Chelli del giallo-rosa Geminus, sceneggiato televisivo in sei puntate diretto da Luciano Emmer. Il suo vizio di "sforare" anche di decine di minuti le sue trasmissioni gli procurò non pochi guai alla RAI (unica a trasmettere in Italia in quel periodo).[senza fonte]
[modifica] I problemi con la giustizia e l'inizio del declino
Il 20 maggio del 1970, mentre si sta recando negli studi radiofonici della RAI di Via Asiago per registrare una puntata del programma Speciale per voi, Walter Chiari venne arrestato. L'attore era accusato di consumo e spaccio di cocaina da un piccolo delinquente e si ritrovò nel vortice di uno scandalo, ingigantito dai media e dalla stampa dell'epoca, che coinvolse suo malgrado anche Lelio Luttazzi, completamente estraneo alla vicenda.
Walter Chiari restò in carcere 70 giorni tra il maggio e l'agosto del 1970 (dove l'8 agosto venne a conoscenza della nascita del figlio Simone da un agente di custodia), e l'anno seguente fu processato, venendo prosciolto dall'accusa di spaccio e condannato con la condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
[modifica] Ritorno in scena
Tornato in libertà, nel 1973 Walter Chiari partecipò allo spettacolo musicale L'appuntamento insieme con Ornella Vanoni. Emarginato dalla RAI e ignorato dai produttori teatrali, gli venne inaspettatamente offerta l'opportunità di tornare alla ribalta nell'estate del 1974 da Paolo Pillitteri, allora giovane assessore alla Cultura del Comune di Milano, che gli offrì di partecipare ad una serata nell'ambito della serie di spettacoli Vacanze a Milano, patrocinati dall'amministrazione del capoluogo lombardo. Da quella sera, conclusasi con lunghe ovazioni e due bis, ebbe inizio per Walter la riconquista della sua professionalità.
Sempre nel 1974, per i tipi dell'editore SIPIEL di Milano, pubblicò il suo primo ed ultimo libro, Quando spunta la luna a Walterchiari, che egli stesso nella copertina definì "semiromanzo quasibiografico".
Ma il cammino per risalire la china della popolarità risultò arduo, e per sbarcare il lunario Walter Chiari si adattò a lavorare in film di serie B e nelle emergenti TV private, dove conduceva spettacoli leggeri per un pubblico circoscritto ma che comunque continuava a tributargli affetto. Tra il 1977 ed il 1978 condusse A mezzanotte va... su Tele Alto Milanese (programma antesignano degli spogliarelli integrali), quindi Walter Chiari di sera sull'emittente pavese Tele Monte Penice ed in seguito Ciao, come stai? nel 1980 e Mezzogiorno di gioco nel 1986 su Antenna 3 Lombardia,[4] quest'ultimo insieme alla giovane Patrizia Caselli, con la quale già dal 1981 faceva coppia anche nella vita, nonostante il grande divario d'età (36 anni di differenza).
Il ritorno in scena non fu scevro di polemiche. A Genova nel 1975, durante lo spettacolo Chiari di luna, in cui Walter reggeva la scena da solo per due ore, egli pronunciò una battuta che suonava come: "Quando fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d'Italia avessero subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori!" scatenando dissensi e contestazioni tra il pubblico, al punto che le successive repliche dello spettacolo vennero disturbate da picchetti di dimostranti all'ingresso del teatro, mentre la stampa non tardò a manifestare a Chiari tutto il suo disappunto per la battuta.
Il 24 giugno del 1978 fu protagonista nella prima parte dello spettacolo che segnò l'attesissimo ritorno sulle scene di Mina al teatro-tenda Bussoladomani, in Versilia,[5] Nello stesso anno tornò al teatro leggero con la commedia di Paolo Mosca Hai mai provato nell'acqua calda? in cui aveva come partner Ivana Monti. Nel 1982, sempre con la Monti, riportò in scena Il gufo e la gattina, curandone anche la regia teatrale.
Tra il 1979 e il 1981 si collocano le sue ultime partecipazioni di rilievo in RAI dove, coadiuvato da Augusto Martelli[6], condusse la trasmissione Una valigia tutta blu. Nello stesso anno, il 7 dicembre, gli venne conferita dal sindaco di Milano Carlo Tognoli la benemerenza civica (medaglia d’oro) della città. Nel 1981 fu nel cast della seconda edizione del fortunato programma del sabato sera Fantastico, al fianco di Heather Parisi, Oriella Dorella, Romina Power, Memo Remigi, Claudio Cecchetto e Gigi Sabani.
Nell'estate del 1985 tuttavia il suo nome fu nuovamente associato ad una vicenda giudiziaria. Venne infatti accusato insieme al cantautore Franco Califano dal camorrista "pentito" Giovanni Melluso (lo stesso accusatore di Enzo Tortora) di aver trattato l'acquisto di rilevanti partite di droga. Anche se questa volta Chiari venne prosciolto in istruttoria, per lui la vicenda fu un altro duro colpo da sopportare.
Soltanto nel 1986 venne riabilitato dal mondo dello spettacolo grazie al teatro di prosa, al quale ritornò interpretando il personaggio dell'avvocato Lattes in un adattamento de Gli amici di Arnold Wesker, ed al programma televisivo della RAI in sette puntate Storia di un altro italiano, biografia appassionata per la regia di Tatti Sanguineti. Nel 1986, nell'ambito delle celebrazioni per Firenze capitale europea della cultura, riprese la collaborazione con l'amico Renato Rascel, con il quale interpretò Finale di partita di Samuel Beckett per la regia di Giuseppe Di Leva.[7].
Nel 1987 Ugo Gregoretti, allora direttore del Teatro Stabile di Torino lo chiamò per interpretare Il critico di Richard Sheridan e tra il 1988 ed il 1989 Six heures au plus tard, di Marc Terrier, in cui recitava assieme a Ruggero Cara. Nel 1990 ripropose Il gufo e la gattina, stavolta insieme a Lory Del Santo. Tornò anche al cinema con il film Romance di Massimo Mazzucco, per il quale fu candidato alla Coppa Volpi come migliore attore alla Mostra del Cinema di Venezia, senza vincere il premio per un soffio (in tale occasione, dato già per sicuro vincitore, Chiari aveva offerto da bere champagne agli amici). Ebbe anche il ruolo di Tonio nei Promessi sposi di Nocita.
Nel 1990 interpretò il suo ultimo film, Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte. Negli ultimi anni di vita dell’attore ci fu un riavvicinamento con la città di Grottaglie di cui era originario il padre. Un riavvicinamento sancito, tra l’altro, da una memorabile serata tenuta dal grande artista presso il Quartiere delle Ceramiche. Dopo la scomparsa dell'attore, Grottaglie ha dedicato a Chiari una strada e celebrato diverse manifestazioni e incontri in suo ricordo, a cui ha partecipato anche il figlio Simone. L'evento è stato oggetto del documentario Il complesso di Walter diretto da Alfredo Traversa ed uscito nel 2006.
L'ultima trasmissione televisiva a cui partecipò fu - in qualità di ospite - A pranzo con Wilma, condotta dalla stessa Wilma De Angelis, in onda su TMC; la puntata registrata, il 18 dicembre 1991, sarebbe dovuta andare in onda il 25 dicembre successivo ma non fu mai trasmessa.
[modifica] La morte improvvisa
Nel dicembre del 1991 Walter Chiari si era recato al Teatro Manzoni per applaudire il collega ed amico Gino Bramieri. All'inizio di quello stesso mese era stato ricoverato all'Ospedale San Carlo di Milano per un piccolo intervento chirurgico, peraltro senza alcun problema, e pochi giorni dopo dimesso.
Il 20 dicembre l'attore aveva in programma una cena con l'impresario teatrale Libero Zibelli, suo amico da oltre vent’anni, il quale non vedendolo arrivare chiamò la stanza 50 del residence Siloe di Via Cesari, dove Chiari viveva da solo da tre anni dopo essersi separato anche da Patrizia Caselli. Non ricevendo risposta Zibelli, allarmato, si recò presso il residence e sfondò la porta, trovando il povero Walter esanime sulla poltrona con gli occhiali sul naso e la televisione ancora accesa. L'autopsia rivelò che la causa della morte fu un infarto. Aveva 67 anni. Per ironia della sorte, poche ore prima di morire si era sottoposto ad un check-up completo, risultato perfettamente regolare.
I funerali di Walter Chiari si svolsero presso la Chiesa di San Pietro in Sala, in piazza Wagner, a due passi da quel Teatro Nazionale dove l’attore si esibiva spesso quando recitava a Milano, e vi partecipò una folla immensa che gli tributò un ultimo, lungo e scrosciante applauso. Sulla lapide dove riposa, nel Civico Mausoleo Palanti presso il Cimitero Monumentale di Milano non è incisa, come erroneamente si è detto, la battuta che a Dino Risi aveva confidato voleva fosse scritta: "Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato".
Nel 2012 la Casanova Multimedia ha prodotto per conto di Rai Fiction una miniserie televisiva in due puntate, che è andata in onda su Rai 1 in prima serata domenica 26 e lunedì 27 febbraio, dedicata alla vita e alla carriera di Walter Chiari dal titolo Walter Chiari - Fino all'ultima risata. Ad interpretare il celebre comico italiano è l'attore Alessio Boni mentre la regia è stata affidata a Enzo Monteleone.
[modifica] Influenza culturale
A Chiari, ed al celebre Sarchiapone, è dedicato il concorso che si svolge ogni anno a Cervia in estate, riservato ai giovani comici emergenti. Dal 2006 il premio è rappresentato dal "Sarchiapone" in ceramica realizzato plasticamente da Francesco Annichiarico e graffita da Stefano Monteforte entrambi artisti di Grottaglie e sarà il simbolo delle successive edizioni.
Il film del 1996 di Pupi Avati, Festival, è ispirato a Chiari e alla sua mancata vittoria, come miglior attore, alla Mostra del Cinema di Venezia (tra l'altro l'attore che "soffiò" la vittoria a Walter Chiari fu Carlo Delle Piane con un film proprio di Avati, Regalo di Natale).
- Vanità, regia di Giorgio Pàstina (1946)
- Totò al Giro d'Italia, regia di Mario Mattòli (1948)
- Che tempi!, regia di Giorgio Bianchi (1948)
- Quel fantasma di mio marito, regia di Camillo Mastrocinque (1950)
- L'inafferrabile 12, regia di Mario Mattòli (1950)
- I cadetti di Guascogna, regia di Mario Mattòli (1950)
- Vendetta... sarda, regia di Mario Mattòli (1951)
- Il padrone del vapore, regia di Mario Mattòli (1951)
- O.K. Nerone, regia di Mario Soldati (1951)
- È l'amor che mi rovina, regia di Mario Soldati (1951)
- Arrivano i nostri, regia di Mario Mattòli (1951)
- Abbiamo vinto!, regia di Robert Stemmle (1951)
- Era lui... sì! sì!, regia di Metz e Marchesi (1951)
- Bellissima, regia di Luchino Visconti (1951)
- Oggi sposi, regia di Marino Girolami (1952)
- Noi due soli, regia di Marino Girolami (1952)
- Lo sai che i papaveri, regia di Metz e Marchesi (1952)
- Era lei che lo voleva, regia di Marino Girolami e Giorgio Simonelli (1953)
- Cinque poveri in automobile, regia di Mario Mattòli (1952)
- Il sogno di Zorro, regia di Mario Soldati (1952)
- L'ora della verità (La Minute de vérité), regia di Jean Delannoy (1952)
- Viva la rivista!, regia di Enzo Trapani (1953)
- Gli uomini, che mascalzoni!, regia di Glauco Pellegrini (1953)
- Siamo tutti Milanesi, regia di Mario Landi (1953)
- Cinema d'altri tempi, regia di Steno (1954)
- Questa è la vita - episodio "Marsina stretta", regia di Aldo Fabrizi (1954)
- Gran varietà, regia di Domenico Paolella (1954)
- Un giorno in pretura, regia di Steno (1954)
- Avanzi di galera, regia di Vittorio Cottafavi (1954)
- Accadde al commissariato, regia di Giorgio Simonelli (1954)
- Rosso e nero, regia di Domenico Paolella (1955)
- Io piaccio, regia di Giorgio Bianchi (1955)
- Vacanze d'amore, regia di Jean-Paul Le Chanois (1955)
- Nanà, regia di Christian-Jaque (1954)
- Io sono un sentimentale, regia di John Berry (1955)
- Accadde al penitenziario, regia di Giorgio Bianchi (1955)
- Moglie e buoi, regia di Leonardo De Mitri (1956)
- Donatella, regia di Mario Monicelli (1956)
- Mio zio Giacinto, regia di Ladislao Vajda (1956)
- La capannina, regia di Mark Robson (1957)
- Buongiorno tristezza!, regia di Otto Preminger (1958)
- Festa di maggio, regia di Luis Saslavsky (1958)
- Amore a priva vista, regia di Franco Rossi (1958)
- Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958)
- La ragazza di piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958)
- L'amico del giaguaro, regia di Giuseppe Bennati (1958)
- Le sorprese dell'amore, regia di Luigi Comencini (1959)
- Parque de Madrid, regia di Enrique Cahen Salaberry (1959)
- Un mandarino per Teo, regia di Mario Mattòli (1960)
- Caccia al marito, regia di Marino Girolami (1960)
- Femmine di lusso, noto anche come Intrigo a Taormina, regia di Giorgio Bianchi (1960)
- Un dollaro di fifa, regia di Giorgio Simonelli (1960)
- I baccanali di Tiberio, regia di Giorgio Simonelli (1960)
- Vacanze in Argentina, regia di Guido Leoni (1960)
- Walter e i suoi cugini, regia di Marino Girolami (1961)
- La ragazza sotto il lenzuolo, regia di Marino Girolami (1961)
- Mariti a congresso, regia di Luigi Filippo D'Amico (1961)
- I magnifici tre, regia di Giorgio Simonelli (1961)
- Lui, lei e il nonno, regia di Anton Giulio Majano (1961)
- Ferragosto in bikini, regia di Marino Girolami (1961)
- Bellezze sulla spiaggia, regia di Romolo Girolami (1961)
- La moglie di mio marito, regia di Tony Roman (1961)
- Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
- L'attico, regia di Gianni Puccini (1962)
- I motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque (1962)
- Copacabana Palace, regia di Steno (1963)
- Due contro tutti, regia di Antonio Momplet (1962)
- Gli italiani e le donne, regia di Marino Girolami (1962)
- Gli onorevoli, regia di Sergio Corbucci (1963)
- Il giovedì, regia di Dino Risi (1963)
- La donna degli altri è sempre più bella, regia di Marino Girolami (1963)
- La rimpatriata, regia di Damiano Damiani (1963)
- Obiettivo ragazze, regia di Mario Mattòli (1963)
- Gli imbroglioni, regia di Lucio Fulci (1963)
- Follie d'estate, regia di Carlo Infascelli ed Edoardo Anton (1963)
- Risate all'italiana, registi vari (1964)
- Le tardone, regia di Marino Girolami (1964)
- I maniaci, regia di Lucio Fulci (1964)
- Se permettete parliamo di donne, regia di Ettore Scola (1964)
- I gemelli del Texas, regia di Steno (1964)
- Le motorizzate, regia di Marino Girolami (1964)
- Thrilling - episodio "Sadik", regia di Gian Luigi Polidoro (1965)
- Amore all'italiana, regia di Steno (1966)
- Här kommer bärsärkarna, regia di Arne Mattsson (1965)
- Colpo grosso ma non troppo, regia di Gérard Oury (1965)
- Gli eroi del West, regia di Steno (1965)
- Made in Italy, regia di Nanni Loy (1965)
- Falstaff, regia di Orson Welles (1965)
- Veneri al sole, regia di Marino Girolami (1965)
- Ischia operazione amore, regia di Marino Girolami (1966)
- Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
- Sono strana gente (They're A Weird Mob), regia di Michael Powell (1966)
- La più bella coppia del mondo, regia di Camillo Mastrocinque (1968)
- Capriccio all'italiana - episodio "La gelosia", regia di Mauro Bolognini (1968)
- Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole, regia di Ken Annakin (1969)
- Squeeze a Flower, regia di Marc Daniels (1970)
- Joe Valachi... I segreti di Cosa Nostra, regia di Terence Young (1972)
- Amore mio, non farmi male, regia di Vittorio Sindoni (1974)
- Due prostitute a Pigalle, regia di László Szabó (1975)
- Son tornate a fiorire le rose, regia di Vittorio Sindoni (1975)
- La banca di Monate, regia di Francesco Massaro (1975)
- Per amore di Cesarina, regia di Vittorio Sindoni (1976)
- Passi furtivi in una notte boia, regia di Vincenzo Rigo (1976)
- Come ti rapisco il pupo, regia di Lucio De Caro (1976)
- Ride bene... chi ride ultimo - episodio "Prete per forza", regia di Walter Chiari (1977)
- La bidonata, regia di Luciano Ercoli (1977)
- Tanto va la gatta al lardo..., regia di Marco Aleandri (1978)
- Ridendo e scherzando, regia di Marco Aleandri (1978)
- Belli e brutti ridono tutti, regia di Domenico Paolella (1979)
- Tre sotto il lenzuolo - episodio "No, non è per gelosia", regia di Paolo Dominici (1979)
- Romance, regia di Massimo Mazzucco (1986)
- Kafka la colonia penale, regia di Giuliano Betti (1988)
- Tracce di vita amorosa, regia di Peter Del Monte (1990)
- Capitan Cosmo, regia di Carlo Carlei (1991)
- Quando spunta la luna a Walterchiari, semiromanzo quasibiografico, Ed. Sipiel, Milano, 1974
[modifica] Discografia parziale
- Il teatrino di Walter Chiari vol. 1 (RCA - Edizioni Letterarie, 30 L - 509, LP)
- 1973 - In compagnia di Walter Chiari 1 (Spark, SRLP 262, LP)
- 1973 - In compagnia di Walter Chiari 2 (Spark, SRLP 263, LP)
- 1974 - In compagnia di Walter Chiari 3 (Spark, SRLP 266, LP)
- 1978 - Il Walter più (Orange, RGLP 4004, LP)
[modifica] Premi e riconoscimenti
- Roberto Buffagni (a cura di), Il sarchiapone e altre strane storie, Mondadori, Milano 2000
- Michele Sancisi, Walter Chiari, un animale da palcoscenico, Ed. Mediane, Milano, 2011
[modifica] Voci correlate
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