L'Europa decide sull'orario di lavoro: si passa a 60

clockL'ennesimo colpo di piccone ai diritti sociali in Europa. I ministri del lavoro dei 27 Stati europei hanno raggiunto un accordo, ieri, sulla direttiva europea sull'orario di lavoro. Licenziando un testo (che ora sarà sottoposto al parlamento europeo) che decreta la fine delle 48 ore settimanali - conquistate dall'Organizzazione internazionale dei lavoratori nel 1917 - e spalanca la porta a settimane lavorative di 60, persino 65 ore.

Il sogno è finito: tempi duri per il lavoratore americano

big squeezeE' appena uscito negli States un libro che racconta la storia di decine di milioni di americani dagli stipendi stagnanti, dai benefit in diminuzione e dalle condizioni di lavoro sensibilmente peggiorate. Colletti bianchi, colletti blu non fa differenza in "The Big Squeeze". L'autore Steven Greenhouse, corrispondente del New York Times, rivela le quinte dei software engineers di Seattle, degli inservienti degli hotel di Chicago, dei lavoratori nei call center di New York e anche dei Janitors di Houston cercando di capire perchè così tante aziende si sono messe a sfruttare i loro dipendenti.

«Basta contratto collettivo», ora lo vogliono individuale

Un contratto sempre meno collettivo e sempre più «taylor made», tagliato e cucito attorno al singolo individuo. A tanto arriva il «salto quantico», la «prospettiva culturale», il «dubbio radicale» lanciato ieri da Federica Guidi, presidenta dei giovani industriali, in apertura del consueto meeting preestivo a Santa Margherita Ligure. Ma la platea non sembra voler raccogliere la provocazione. Pragmaticamente consapevoli che ogni cosa ha il suo tempo, gli industriali plaudono ai primi provvedimenti del governo (che in questa direzione procedono spediti), e «più realisticamente» convergono sulla necessità di una differenziazione salariale tra nord e sud del paese.