Elezioni: come comportarsi su Wikipedia e online

Thursday, 22 February 2024 10:10 UTC

Il 2024 sarà un anno di elezioni in molti paesi del mondo, compresa l’Italia, dove il 9 giugno si voterà per le elezioni europee. In quaranta stati, quattro miliardi di persone – la metà della popolazione mondiale – saranno chiamati alle urne e, come in tutti gli eventi importanti per la società, la cultura e la politica, ci sarà di sicuro anche un impatto sulle piattaforme online, compresa Wikipedia.

Anche se spetta ai media seguire le campagne elettorali, riportare fatti accurati e garantire il contraddittorio, l’enciclopedia collaborativa è di fatto uno spazio di informazione per molte persone che andranno a votare. Non è una buona idea cercare i programmi politici su Wikipedia o aspettarsi che le ultime dichiarazioni di un candidato o una candidata siano presenti sulla sua voce, perché l’enciclopedia rifiuta i recentismi. Tuttavia può capitare di voler approfondire determinati argomenti anche su Wikipedia. I volontari che scrivono le voci si impegnano per aggiornarle e conservarle garantendo un punto di vista neutrale e la presenza di fonti attendibili, ma anche per questo il periodo delle elezioni sarà molto intenso, sia per i lettori che per i volontari.

La sicurezza dei volontari: evitare il doxing

I volontari che scrivono su Wikipedia possono trovarsi ad occuparsi di situazioni controverse e capita che subiscano per questo minacce, insulti o aggressioni, online o offline. È quindi importante garantire l’anonimato dei volontari che ne sentono l’esigenza: in modo che si possano occupare in maniera serena di scrivere voci accurate, documentate e neutrali, senza sentirsi intimiditi.

Esiste però una pratica che si chiama doxing, che consiste nello svelare l’identità delle persone che contribuiscono a Wikipedia come volontari. Il doxing è una violazione del diritto alla riservatezza delle persone che contribuiscono ai progetti e ci sono dei modi per evitarlo e per chiedere aiuto se se ne diventa vittima. Se sei un volontario:

  • Fai attenzione alle informazioni personali che condividi online, dentro e fuori Wikipedia, compresi i social network
  • Valuta se utilizzare il tuo vero nome, nickname o foto che usi già su altre piattaforme anche su Wikipedia: potrebbe favorire il doxing
  • Rivedi le tue impostazioni sulla privacy nelle piattaforme che usi
  • Valuta di utilizzare degli strumenti per proteggere la tua privacy online
  • Se pensi di essere stato vittima di doxing, segnalalo

Proteggi la tua privacy sempre

Non solo i volontari, ma tutti le persone con una presenza online dovrebbero fare attenzione ai dati che condividono online, perché potrebbero essere utilizzati anche per attività di disinformazione.

Fai attenzione al phishing: i tentativi di estorcere informazioni riservate (dati anagrafici, identificativi di account, password) attraverso tattiche sempre più sofisticate e difficili da riconoscere, che puntano spesso sul senso di urgenza e si sviluppano su tutti i mezzi di comunicazione, compresi social, messaggi, chiamate.

Lo Human Rights Team di Wikimedia Foundation ha preparato un articolo ricco di link per approfondire questi argomenti, compresi alcuni strumenti già segnalati qui.

Se su Wikipedia c’è qualcosa che non va

Può capitare di leggere una pagina di Wikipedia e trovare informazioni imprecise, migliorabili o palesemente false per colpa di vandalismi di altri utenti. Questo non deve spaventare: i vandalismi sono meno frequenti degli articoli ben scritti, anche se più evidenti, e soprattutto sono monitorati da molti volontari che controllano regolarmente le ultime modifiche, ripristinando le versioni precedenti quando necessario.

Se ti capita di vedere delle informazioni imprecise su Wikipedia c’è una cosa che puoi fare anche tu: modificarle cliccando su “Modifica” in alto a destra. Dopotutto Wikipedia esiste da più di vent’anni proprio perché è modificabile da tutti. Se sei alle prime armi, ecco alcuni consigli:

  • Modifica utilizzando un account, in modo che le tue attività siano meno sospette. Non è obbligatorio avere un account e se lo crei tieni presente i consigli sul doxing, ma molto spesso i vandalismi vengono proprio da account anonimi che non vogliono essere identificati.
  • Aggiungi sempre fonti affidabili e spiega le tue modifiche nell’oggetto quando inserisci nuove informazioni.
  • Usa le pagine di discussione. Ogni voce in alto a sinistra ha una scheda “Discussione”, dove si possono esprimere dubbi sulla correttezza dei contenuti o suggerimenti per migliorarli. Sfrutta questo spazio per condividere le tue idee con gli altri volontari.

Le pagine protette

In periodo di elezioni le attività su certe voci diventano frenetiche. Per questo potrebbe capitare di trovare delle pagine protette, riconoscibili per la presenza di un lucchetto in alto a destra. Ci sono diversi livelli di protezione delle pagine: in alcuni casi possono essere modificate solo da utenti autentificati, in altri solo dagli amministratori di Wikipedia. Questa non vuole essere una limitazione alla natura collaborativa del progetto, ma è una misura il più delle volte temporanea messa in pratica per evitare vandalismi e quindi disinformazione dei lettori.

Come tutto quello che succede su Wikipedia, anche questi processi sono trasparenti, guidati dai volontari e visibili a tutti: la scelta di proteggere una pagina è presa in maniera comunitaria e ne puoi comprendere le ragioni leggendo la pagina di discussione.

Immagine: Protester at People’s Vote London march, di Giuseppe Bignardi, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

L’ingresso delle opere di un autore o autrice nel pubblico dominio alla scadenza del termine definito dalle leggi sul diritto d’autore rappresenta un evento cruciale dal punto di vista dell’accessibilità di quelle opere.

Fintanto che tutti i diritti su un corpus sono riservati, la sua circolazione è subordinata all’autorizzazione dei detentori dei diritti, che solitamente viene concessa secondo una logica strettamente commerciale; dal momento in cui i diritti scadono, invece, chiunque può utilizzare quelle opere liberamente, gratuitamente e senza bisogno di chiedere il permesso. Diventa quindi lecito riprodurre e distribuire libri e testi; copiare e rielaborare immagini e video; registrare e remixare brani musicali; e così via.

Naturalmente, però, c’è ancora una differenza tra il fatto che le opere di un autore siano solo de iure nel pubblico dominio e il fatto che siano anche davvero concretamente e facilmente accessibili per chiunque. L’affermarsi di internet e di siti web collaborativi come il Project Gutenberg, i progetti Wikimedia e altri ha reso enormemente più immediata la consultazione di materiali culturali nel pubblico dominio; in ultima analisi, però, affinché un contenuto diventi disponibile per tutti non basta che esista una piattaforma, ma occorre che qualcuno si faccia carico del compito modesto, spesso oscuro, ma davvero cruciale di mettere online quel contenuto.

Il Ludwig Wittgenstein Project

Il Ludwig Wittgenstein Project è un progetto collaborativo il cui scopo è proprio questo: rendere effettivamente disponibili online, in un formato tale da rendere la consultazione il più possibile agevole, gli scritti di uno dei filosofi più importanti del Novecento.

Nato nel 1889 a Vienna e morto nel 1951 a Cambridge, Ludwig Wittgenstein è stato un pioniere della riflessione filosofica sul linguaggio: mettendolo al centro dell’indagine sia nelle sue opere giovanili, sia in quelle della maturità, ha dischiuso una prospettiva inedita su cosa sono e come funzionano senso e nonsenso, verità e falsità, e ha aperto nuove vie negli ambiti della filosofia della logica, della filosofia della matematica, della filosofia della psicologia.

I diritti sui suoi scritti sono scaduti il 1° gennaio 2022 nei Paesi in cui il termine di protezione ha una durata di 70 anni dalla morte dell’autore. In quella data, sul sito wittgensteinproject.org è stata pubblicata una prima selezione di scritti sotto forma di pagine web accessibili agli screen reader, ricercabili,scaricabili emobile-responsive: tra questi la versione originale tedesca del Tractatus logico-philosophicus e delle Ricerche filosofiche, i due capolavori di Wittgenstein.

Inoltre, già il 1° gennaio 2022, e poi a più riprese in seguito, sono state pubblicate sul sito del Ludwig Wittgenstein Project anche traduzioni originali delle opere di Wittgenstein in varie lingue, realizzate a titolo volontario oppure finanziate grazie al contributo di enti come Wikimedia Italia e l’Università degli Studi di Milano. Queste sono state pubblicate con le licenze libere Creative Commons Attribuzione o Attribuzione – Condividi allo stesso modo.

In aggiunta a ciò, il sito rende disponibili traduzioni già edite, siano esse a loro volta nel pubblico dominio – come la traduzione inglese del Tractatus di F.P. Ramsey (1903-1930) – o rilasciate con una licenza libera dai detentori dei diritti – come nel caso recente del professore emerito dell’Università di Delhi Ashok Vohra, le cui traduzioni in Hindi, pubblicate negli anni novanta dall’Indian Council for Philosophical Research, ormai fuori stampa e quasi introvabili, stanno venendo gradualmente caricate sul sito del Ludwig Wittgenstein Project.

Un esempio del valore del pubblico dominio

Oggi il Ludwig Wittgenstein Project, animato da una comunità di volontari provenienti da diversi paesi del mondo, continua a lavorare per pubblicare i testi originali in pubblico dominio che non sono ancora stati convertiti in pagine web; per realizzare nuove traduzioni da pubblicare con licenze libere; per ottenere l’autorizzazione a ripubblicare con una licenza libera traduzioni precedentemente apparse in formato cartaceo. In aggiunta a tutto questo, ci adoperiamo per aggiungere al sito sempre nuove funzionalità tali da migliorare l’esperienza di consultazione – stiamo ad esempio iniziando a progettare un sistema di indici analitici basato su Semantic MediaWiki – e per raggiungere sempre nuovi lettori e potenziali contributori con uno sforzo di outreach.

Ci auguriamo che il nostro progetto rappresenti un esempio di come il pubblico dominio, che è un fondamentale presidio della libertà di ricerca, può essere valorizzato, affinché le opere dell’ingegno su cui sono scaduti i diritti abbiano nuova vita e nuova diffusione grazie agli strumenti digitali e a uno scrupoloso lavoro editoriale.

Michele Lavazza

Michele Lavazza ha iniziato a contribuire ai progetti Wikimedia nel 2010. Oggi sviluppa soluzioni digitali per la formazione aziendale in W.Training. Laureato in filosofia e appassionato di digital humanities e cultura libera, ha fondato il Ludwig Wittgenstein Project nel 2020 e lo dirige da allora.

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Immagine: Ludwig e Paul Wittgenstein, di Carl Pietzner, Pubblico Dominio

Condividiamo nuove idee e progetti, il 29 febbraio

Monday, 12 February 2024 16:03 UTC

Soci e volontari di Wikimedia Italia possono sempre presentare le proprie idee per attività da svolgere con l’associazione. Per condividere spunti e proposte, l’appuntamento per tutte e tutti è per il 29 febbraio alle 21.00 online, insieme al direttivo di Wikimedia Italia.

Nel corso della serata, ognuno potrà portare il suo punto di vista sulle possibili attività che potrebbero impegnare Wikimedia Italia nel corso dell’anno, per sviluppare in maniera collaborativa e partecipativa nuovi progetti.

Partecipa il 29 febbraio

Per partecipare all’incontro del 29 febbario basta collegarsi alla stanza dedicata. È possibile anche anticipare le proprie proposte e la propria partecipazione nella pagina dedicata agli incontri con il direttivo di Wikimedia Italia.

Spazio alle idee dei volontari

Questo non è l’unico modo che socie e volontari hanno per sviluppare nuovi progetti con Wikimedia Italia. Dal 2024 infatti è attivo lo Sportello volontari dei progetti Wikimedia e OpenStreetMap, che lungo tutto l’anno raccoglierà proposte di finanziamento per attività che i volontari vorranno svolgere online offline, per diffondere e arricchire i progetti collaborativi.

Lo sportello mette a disposizione fino a 10.000 euro per sostenere  la realizzazione di attività di vario tipo proposte dalle persone attive  sui progetti collaborativi: eventi, editathon, sviluppo di nuovi tools e  molte altre idee. Non serve essere soci di Wikimedia Italia per presentare le proprie idee.

Immagine: ItWikiCon 2023 – Sessione di apertura 17, di Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Mercoledì 21 febbraio alla Camera dei Deputati verrà presentato il libro “Le immagini del patrimonio culturale. Un’eredità condivisa?”, curato da Daniele Manacorda e Mirco Modolo. Partendo dagli atti del convegno della Fondazione Aglaia del 2022 a cui ha partecipato anche Iolanda Pensa – presidente di Wikimedia Italia – presentando l’esperienza di Wiki Loves Monuments nel nostro paese, il libro descrive ed analizza la situazione attuale sul tema del libero utilizzo delle immagini del patrimonio culturale. Un argomento di stretta attualità anche per quanto riguardo la produzione e condivisione di conoscenza libera e la crescita dei progetti Wikimedia in Italia.

Un libro sulle immagini libere

“Ha senso oggi porre limiti, in piena era digitale, alla diffusione delle immagini del patrimonio culturale pubblico? Come impedire l’uso di un bene immateriale che appartiene a tutti? E, soprattutto, perché?” Sono queste alcune delle domande a cui l’opera si propone di rispondere, coinvolgendo giuristi, economisti, rappresentanti dell’università, del ministero e dell’associazionismo, ma proponendo anche esperienze provenienti dal mondo dell’imprenditoria culturale e degli istituti culturali pubblici e privati.

Leggi la scheda del libro

Leggi la recensione di Giuditta Giardini

Il programma dell’evento

In occasione della presentazione del libro alla Camera dei Deputati, il 21 febbraio alle 16.30 (sala Matteotti di Palazzo Theodoli-Bianchelli, Piazza del Parlamento 19, Roma) interverranno diversi rappresentanti delle istituzioni, insieme agli autori.

Coordinati da Laura Perego, giornalista parlamentare, interverranno:

  • On.le Irene Manzi, VII commissione (Cultura, scienza, istruzione) della Camera dei deputati
  • On.le Federico Mollicone, presidente VII commissione (Cultura, scienza, istruzione) della Camera dei deputati
  • On.le Matteo Orfini, VII commissione (Cultura, scienza, istruzione) della Camera dei deputati
  • Prof. Roberto Caso, professore ordinario di Diritto privato comparato all’Università di Trento
  • Prof. Giuliano Volte, già presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici

Per partecipare è richiesta la prenotazione all’evento scrivendo a info@pastexperience.it 

Immagine: Vue à travers trois arches du Colisée, di Christoffer Wilhelm Eckersberg, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Le voci più lette su Wikipedia a gennaio 2024

Friday, 9 February 2024 11:26 UTC

Le nostre ricerche su Wikipedia dicono molto su di noi, come persone e come società. Se nel 2023 la pagina più letta su Wikipedia riguardava il Napoli, come squadra di calcio, anche nel 2024 si potrebbero tenere monitorati gli interessi dei lettori di Wikipedia. Ed è quello che faremo, con l’aiuto dei volontari di Wikipedia, che scrivono l’enciclopedia ogni giorno. Questo mese, Oltrepier commenta la dieci pagine più lette su Wikipedia a gennaio 2024.

1. Jannik Sinner

In seguito al suo successo allAustralian Open di quest’anno, il tennista altoatesino si è preso anche la vetta di questa speciale classifica. Dopo aver sconfitto Andrej Rublëv nei quarti di finale e il campione in carica  Novak Djokovic in semifinale, Sinner ha superato in rimonta in cinque set Daniil Medvedev nell’atto finale del torneo, vincendo così il suo primo torneo del Grande Slam e diventando il primo italiano ad imporsi a Melbourne. Inoltre, adesso è anche il tennista italiano più vincente nella cosiddetta “Era Open” (11 titoli Association of Tennis Professionals, ATP).

2. Gigi Riva

Una delle massime icone del calcio italiano, Riva ci ha lasciato il 22 gennaio, a 79 anni. Nato a Leggiuno, l’attaccante era però legato indissolubilmente alla città di Cagliari, avendo vestito per quasi tutta la sua carriera i colori del Cagliari Calcio, che aveva guidato alla vittoria del titolo nazional nel 1970, ed essendo rimasto a vivere in riva al Tirreno per il resto della sua vita. Inoltre, era anche un simbolo della nazionale italiana, con cui ha vintoun Europeo nel 1968, e di cui è tutt’ora il miglior marcatore, record destinato (forse) a resistere ancora a lungo.

3. Disastro aereo delle Ande

Il successo del film “La società della neve”, diretto da Juan Antonio Bayona e da poco nominato ai Premi Oscar, è senza dubbio alla base del rinnovato interesse riguardo alla terrificante tragedia che ha coinvolto, fra gli altri, i membri della squadra di rugby uruguaiana dell’Old Christians Club e i loro famigliari nel 1972. Delle 45 persone (fra passeggeri e membri dell’equipaggio) partite da Montevideo il 12 ottobre di quell’anno, solo 16 sono riuscite a sopravvivere allo schianto sulla Cordigliera delle Ande, nonché alle enormi sofferenze patite nei mesi successivi, fino all’arrivo dei soccorsi il 23 dicembre seguente. Soccorsi resi possibili anche dal viaggio rocambolesco di due dei superstiti, Fernando Parrado e Roberto Canessa.

4. Sandra Milo

Attrice di spicco del cinema italiano negli anni Sessanta, Milo è mancata il 29 gennaio, a 90 anni. Fra le altre cose, era conosciuta per il suo profondo legame con il regista Federico Fellini, che la incluse nel cast di due suoi film: 8½, vincitore di due Premi Oscar nel 1964, e Giulietta degli spiriti.

5. Australian Open

La 112a edizione del torneo di Melbourne, primo appuntamento del Grande Slam, ha visto la vittoria, fra gli altri, di Jannik Sinner (vedi #1) nel singolare maschile e di Aryna Sabalenka in quello femminile.

6. Povere creature!

Il nuovo film del regista greco Yorgos Lanthimos è uscito in Italia il 25 gennaio, ma ha fatto comunque in tempo ad attrarre un grande consenso di pubblico e scalare le posizioni della nostra classifica. Fra le altre cose, la pellicola, che vede Emma Stone come protagonista, ha già vinto il Leone d’oro a Venezia e due Golden Globe, e ha collezionato ben undici candidature ai prossimi Premi Oscar.

7. Facebook

Per quanto sembri strano, il social network di Meta è ormai una presenza fissa nelle nostre classifiche mensili, ma in questo caso specifico, l’alta affluenza potrebbe essere stata giustificata dai “preparativi” per il ventesimo compleanno della piattaforma, ufficialmente online dal 4 febbraio 2004.

8. Dino Grandi

Quella del gerarca fascista, autore dell’ordine del giorno del 25 luglio 1943, è solo una delle figure al centro della serie TV La lunga notte – La caduta del Duce, mandata in onda poche settimane fa su Rai 1 con lo scopo di ricostruire fedelmente gli eventi decisivi per la caduta della dittatura di Benito Mussolini. Compito poco riuscito, almeno stando ad alcune reazioni della critica specializzata.

9. Saltburn

Il controverso thriller diretto da Emerald Ferrell, da poco candidato a due Golden Globe e cinque Premi BAFTA, è ufficialmente sbarcato in Italia a gennaio, distribuito da Prime Video. E a giudicare dalle visite di gennaio, ha attirato l’interesse di molte persone anche da noi…

10. Strage di Acca Larenzia

L’uccisione di tre militanti di estrema destra avvenuta a Roma il 7 gennaio 1978, in circostanze mai chiarite e nel pieno degli anni di piombo, è tornata all’attenzione generale non tanto per le commemorazioni istituzionali, quanto per quelle (non autorizzate) organizzate da gruppi neofascisti, che quest’anno hanno generato particolare scalpore.

Immagine: collage di Wikimedia Italia, CC BY-SA 4.0. Immagini originali: Sinner di si.robi, CC BY-SA 2.0; Adua e le compagne Sandra Milo di Antonio Pietrangeli / Armando Nannuzzi, pubblico dominio; Gigi Riva, Italia, 1968 di fotografo ANSA, pubblico dominio, da Wikimedia Commons

Scrivere su Wikipedia dall’Antartide

Thursday, 1 February 2024 08:13 UTC

Condividere conoscenza sul cambiamento climatico e sull’Antartide, mettendo insieme ricercatori impegnati in missione al Polo Sud e volontari attivi su Wikipedia. È questo l’obiettivo della prima settimana di contribuzione sull’Antartide e il cambiamento climatico, organizzata direttamente dal Polo Sud e lanciata da Francisco Ardini, chimico analitico e ricercatore all’Università di Genova, insieme ad alcuni colleghi impegnati nella 39^ Spedizione Italiana in Antartide.

Partito il 1° gennaio per l’Antartide, Francisco Ardini, che è anche socio di Wikimedia Italia e volontario su diversi progetti per la conoscenza libera, in particolare Wikipedia e Wikiquote, sta passando due mesi sulla nave Laura Bassi, in movimento tra i ghiacciai del Mare di Ross, per raccogliere e analizzare l’acqua presente al Polo Sud e così studiare, attraverso le sostanze presenti, come sta cambiando e com’è cambiata nel tempo questa regione e il rapporto di questi mutamenti con la fusione dei ghiacciai e il cambiamento climatico.

L’Antartide su Wikipedia

Discutendo con i colleghi, a Francisco Ardini è venuta l’idea di utilizzare il poco tempo libero a disposizione per divulgare scoperte e risultati della ricerca scientifica in merito a un pubblico sempre più ampio. Per questo, direttamente dal Polo Sud ha organizzato la prima settimana di scrittura su Wikipedia sull’Antartide, durante la quale i contributori creano, modificano e migliorano le voci sul tema del cambiamento climatico, della natura e di altri fenomeni connessi osservabili e studiabili dall’Antartide.

Per l’occasione, la settimana di scrittura in partenza il 1° febbraio vedrà diversi ricercatori in missione impegnati nel lancio di una maratona di 7 giorni per migliorare diverse voci direttamente dal Polo Sud. Nonostante la connessione  limitata e i ritmi serrati di lavoro, ricercatori italiani e stranieri hanno lavorato offline con le fonti a loro disposizione per scrivere le prime voci della settimana di contribuzione, passando poi il testimone a tutti i volontari Wikipediani che vorranno partecipare.

Partecipa alla settimana di scrittura

Dal primo febbraio, tutti i volontari interessati potranno infatti contribuire direttamente su Wikipedia, dedicandosi al miglioramento di oltre 100 voci e offrendo agli utenti di Wikipedia in italiano e in altre lingue la possibilità di accedere a informazioni sempre più complete e affidabili attraverso la più grande enciclopedia online.

Scopri le voci da creare e partecipa all’iniziativa su Wikipedia

La missione italiana in Antartide

L’evento vede coinvolti ricercatori e ricercatrici italiani/e e neozelandesi che sono attualmente impegnati nella 39° spedizione italiana in Antartide, nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Il PNRA è finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca ed è gestito dal CNR per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi sul continente e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.

Immagine: Iceberg in the Arctic with its underside exposed, di AWeith, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Geo-Blocking e contenuti audiovisivi in Europa

Thursday, 1 February 2024 08:13 UTC

Perché dobbiamo realizzare un mercato unico digitale veramente connesso

La risoluzione del Parlamento Europeo offre l’opportunità di chiarire la posizione di Wikimedia Europe riguardo alla pratica del geo-blocking e del suo impatto su Wikipedia e i relativi progetti fratelli.

Articolo di Michele Failla, Wikimedia Europe

Traduzione dall’inglese di Mattia Nappi


 
Introduzione

Martedì 13 dicembre 2023 il Parlamento Europeo ha adottato un’importante relazione di iniziativa sull’attuazione del Regolamento sul geo-blocking  nell’ambito del Mercato Unico Digitale (376 voti a favore, 111 contrari e 107 astensioni). Si tratta della normativa che mira a combattere le restrizioni geografiche ingiustificate e altre forme di discriminazione basate su nazionalità, luogo di residenza o domicilio all’interno dell’UE. L’obiettivo ultimo del regolamento è infatti quello di facilitare le transazioni transfrontaliere online. Questa relazione è importante perché apre la strada a future revisioni del Regolamento sul geo-blocking, anche se non potrà vincolare il prossimo Parlamento che, in linea di principio, potrebbe assumere una posizione diversa sull’argomento. In questo senso, l’articolo 9 del Regolamento prevede una clausola di revisione per poter valutare l’applicaione della legge al fine di, estenderne il campo di applicazione anche all’ambito della fornitura online di contenuti protetti dal diritto d’autore, compresi i contenuti audiovisivi [1].

Difatti, quando il Regolamento venne adottato, un elemento essenziale del compromesso politico era proprio la possibilità di continuare ad attuare il blocco geografico di tali contenuti (come previsto dall’articolo 4, comma .1, lett.b ), al contempo escludendo completamente i contenuti audiovisivi dal campo di applicazione del Regolamento – l’esclusione è prevista all’articolo 1, comma.3, e dal Considerando n. 8, che specifica ulteriormente: “[…] I servizi audiovisivi, compresi quelli il cui principale obiettivo consiste nel fornire accesso alla trasmissione di eventi sportivi, e che sono forniti sulla base di licenze territoriali esclusive, sono esclusi dall’ambito di applicazione del presente regolamento. […]“.

Prima revisione del Regolamento e la sua percezione da parte dei consumatori

Da un lato, i contenuti audiovisivi – essendo questi fortemente protetti dal diritto d’autore – sono soggetti ad un rigido geo-blocking teso a preservare il carattere territoriale del sistema delle licenze che, come viene solitamente affermato, a sua volta garantisce la sostenibilità finanziaria delle produzioni audiovisive e della diversità culturale. D’altra parte invece, i consumatori hanno aspettative molto alte sulla possibilità di accedere ai contenuti oltre i confini nazionali, almeno all’interno dell’UE. Mettere la parola fine alla pratica del geo-blockingper i contenuti audiovisivi equelli protetti da copyright, forniti online, è quindi una questione aperta decisiva per il compimento di un vero e proprio mercato unico digitale europeo.

Questo aspetto emerge anche dalla prima valutazione a breve termine del Regolamento, pubblicata nel novembre 2020, in cui la Commissione ha evidenziato che, nonostante i consumatori desiderino avere accesso transfrontaliero ai contenuti audiovisivi online, la loro accessibilità nei Paesi dell’UE è molto limitata, dato che in media solo il 14% dei contenuti è accessibile oltre confine. Quest’ultima circostanza, prosegue la Commissione, può essere spiegata non solo alla luce del peculiare modello di finanziamento delle produzioni dei contenuti audiovisivi, ma anche perché ai fornitori di tali servizi pongono in essere pratiche commerciali “volte a compartimentare il mercato unico sulla basedelle frontiere nazionali”. Inoltre, la CGUE (Corte di Giustizia dell’Unione Europea) ha esplicitamente sottolineato, nella sentenza della causa C-132/19 Groupe Canal + v Commission, che:secondo la giurisprudenza della Corte, un accordo volto a ristabilire la compartimentazione dei mercati nazionali  può essere tale da pregiudicare l’obiettivo del Trattato diretto a  realizzare l’integrazione dei mercati nazionali tramite la creazione di un mercato unico. Pertanto, contratti diretti a compartimentare i  mercati secondo le frontiere nazionali o che rendano più ardua  l’integrazione dei mercati nazionali possono essere considerati, tenuto  conto tanto degli obiettivi che mirano a raggiungere quanto del contesto  economico e giuridico nel quale si inseriscono, quali accordi aventi ad  oggetto la restrizione della concorrenza ai sensi dell’articolo 101,  paragrafo 1, TFUE” (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea).

In altre parole, se vogliamo realizzare un’Europa digitale veramente connessa, in cui i consumatori possano partecipare senza ostacoli alla cultura e accedere a beni e servizi senza tener conto dei confini nazionali,appare evidente che la Commissione dovrebbe presentare una proposta legislativa per estendere l’ambito di applicazione del Regolamento anche ai contenuti audiovisivi nonché a quelli protetti da copyright che vengano forniti per via digitale.

Un’opportunità mancata: i vantaggi di un Mercato Digitale veramente unico

Dal nostro punto di vista, il Parlamento ha perso un’occasione unica per assumere una posizione progressista che rispecchiasse le aspettative dei cittadini. Ciò è accaduto nonostante il testo adottato dalla Commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori (IMCO) andava chiaramente in questa direzione e il Parlamento, già nel 2021, tenne un dibattito in plenaria in cui aveva formalmente chiesto alla Commissione di adottare una proposta legislativa in tal senso.

La commissione IMCO aveva ricordato come “la Commissione fosse tenuta a presentare una relazione sulla valutazione del regolamento sui blocchi geografici e raccomanda[va] di corredarla di una revisione completa del regolamento sui blocchi geografici entro il 2025, con particolare riferimento all’inclusione dei servizi audiovisivi nell’ambito di applicazione del regolamento”.  Inoltre, la stessa Commissione IMCO invitava la Commissione europea a “finanziare una selezione di film europei emblematici da rendere disponibili online in tutti i paesi e in tutte le lingue mediante i programmi Europa Creativa e MEDIA”. Al contempo, esprimeva “preoccupazione per il fatto che i blocchi geografici si verific[hi]no anche nel caso di produzioni audiovisive finanziate o cofinanziate dal programma MEDIA dell’UE e ritiene[ndo]che, quando si utilizzano i fondi dell’Unione per finanziare contenuti audiovisivi, a nessun cittadino dell’UE dovrebbe essere impedito di accedervi”.

La relazione finale non contiene tutti questi riferimenti e, al contrario, include ora un considerando specifico (lettera “I”) in cui si afferma che “il mantenimento dei blocchi geografici per le opere tutelate dal diritto d’autore o altri beni protetti è uno dei principali strumenti per garantire la diversità culturale ” e il corrispondente paragrafo 24, in cui si specifica che “l’inclusione dei servizi audiovisivi nell’ambito di applicazione del regolamento sui blocchi geografici comporterebbe una significativa perdita di entrate, mettendo a rischio gli investimenti in nuovi contenuti, erodendo nel contempo la libertà contrattuale e riducendo la diversità culturale nella produzione, nella distribuzione e nella presentazione dei contenuti “. Ci si potrebbe legittimamente chiedere: cui prodest l’apptovazione di tutti questi emendamenti?

Certamente non ai cittadini europei, che non vedono l’ora di accedere senza ostacoli ai contenuti culturali e audiovisivi oltre confine, servendosi così di un vero e proprio mercato unico digitale europeo. La proposta di modifica faciliterebbe l’accesso all’informazione, alla conoscenza e ai contenuti culturali all’interno dell’UE, rafforzando così il loro diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione, come sancito dall’articolo 11 della Carta dei Diritti Fondamentali.

I cittadini europei non possono essere visti esclusivamente come consumatori, soprattutto se si pensa agli effetti negativi concreti che tale esclusione ha sulla possibilità di realizzare una vera e propria sfera pubblica europea. E tutti sanno quanto l’Europa ne abbia disperatamente bisogno, perché contribuirebbe a ridurre il divario tra i suoi cittadini e le Istituzioni.

Wiki Loves Broadcast

Un’idea di come potrebbe essere fatta questa sfera pubblica europea è offerta dal pionieristico progetto chiamato Wiki Loves Broadcast. Si tratta di un progetto lanciato nel 2016 dalla comunità tedesca di Wikipedia e si basa sull’idea di fondo che i contenuti finanziati con denaro pubblico debbano essere liberamente utilizzabili dal pubblico, sfruttando le licenze libere (ad es. CC BY-SA 4.0). In fin dei conti, questi contenuti sono un bene comune per i quali il pubblico ha pagato. Partendo proprio da questo modello, nel 2019 Terra X (rete ZDF), uno dei più prestigiosi programmi documentaristici della televisione tedesca, ha iniziato a rilasciare brevi video sotto licenza libera Creative Commons (per lo più CC BY 4.0). Da quel momento, 392 video sono stati rilasciati e caricati sul database dei media liberi Wikimedia Commons. La quasi totalità di questi video è stata pubblicata su Wikimedia Commons. La quasi totalità di questi video è stata inserita in articoli di Wikipedia, ottenendo un totale di oltre 98 milioni di visualizzazioni. Ciò significa che tutti i cittadini dell’UE possono accedere e utilizzare liberamente questi contenuti di alta qualità. Seguendo questo esempio, nel 2022 anche la Tagesschau (rete ARD) ha iniziato a pubblicare brevi clip animate sotto licenza libera Creative Commons (CC BY-SA 4.0). In questo altro caso, in totale sono stati pubblicati e caricati su Wikimedia Commons 90 video, che hanno già ottenuto un totale di oltre 1,6 milioni di visualizzazioni ad oggi.

Questi progetti mostrano un modo concreto di come l’UE possa realizzare una vera e propria sfera pubblica digitale europea. L’inclusione delle opere protette dal diritto d’autore e dei servizi di media audiovisivi nell’ambito di applicazione del Regolamento di sicuro faciliterà e incoraggerà la creazione di questo tipo di collaborazioni sia con altre emittenti pubbliche, ma forse anche con quelle private, sbloccando così tutto il   potenziale delle partnership tra pubblico e privato.

Conclusioni

Riteniamo che i cittadini europei non debbano più subire una limitazione anacronistica delle loro possibilità di accesso alla conoscenza, all’informazione e ai contenuti culturali. Questo è il miglior antidoto per rendere l’UE più vicina ai suoi cittadini, combattere la disinformazione, diffondere contenuti di qualità e, infine, preservare la diversità culturale. I legislatori non possono abdicare al loro ruolo, anche perché – se ciò avverrà – la Corte di Giustizia ha già dimostrato, in altre circostanze, di essere pronta ad intervenire per colmare una tale lacuna.

Note

[1] Ciò appare evidente dalla dichiarazione della Commissione che accompagna il Regolamento, dove si specifica che “Nell’ambito della valutazione, la Commissione eseguirà anche un’analisi sostanziale della fattibilità e dei potenziali costi e benefici derivanti da eventuali modifiche all’ambito di applicazione del regolamento, […]. La Commissione analizzerà attentamente anche se in altri settori, compresi quelli non trattati dalla direttiva 2006/123/CE che non rientrano neanche nell’ambito di applicazione del regolamento a norma del suo articolo 1, comma 3, come i servizi nel settore dei trasporti e i servizi audiovisivi, debbano essere eliminate eventuali restrizioni ingiustificate rimanenti basate sulla nazionalità, il luogo di residenza o il luogo di stabilimento.
Qualora la valutazione giunga alla conclusione che l’ambito di applicazione del regolamento debba essere modificato, la Commissione la correderà conseguentemente di una proposta legislativa.
“.

Immagine: Netflix Blocked – Geo Blocking For Netflix Account, di mikemacmarketing, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons

C’è un nuovo modo per le volontarie e i volontari dei progetti Wikimedia e OpenStreetMap per vedere concretizzarsi le proprie idee: lo sportello per i progetti dei volontari. Creato da Wikimedia Italia, lo sportello mette a disposizione fino a 10.000 euro per sostenere la realizzazione di attività di vario tipo proposte dalle persone attive sui progetti collaborativi: eventi, editathon, sviluppo di nuovi tools e molte altre idee.

Non serve essere soci di Wikimedia Italia per presentare le proprie idee, ma bisogna che le attività favoriscano la diffusione e il miglioramento dei progetti collaborativi online come Wikipedia, i progetti fratelli e OpenStreetMap.

Le scadenze da rispettare per lo sportello

Chiunque potrà presentare le proprie proposte in diversi momenti dell’anno, ma ci sono alcune scadenze di cui tenere conto, per facilitare il lavoro di proponenti e valutatori. Le proposte potranno essere infatti presentate entro il 28 febbraio, il 30 aprile o il 30 giugno del 2024 e verranno valutate da una commissione dedicata nelle successive tre settimane di ogni scadenza.

Tutte le attività dovranno concludersi ed essere rendicontate entro il 31 dicembre 2024.

Per cosa si può chiedere un finanziamento

Sono considerate ammissibili tutte le spese necessarie a realizzare il progetto: noleggio di attrezzatura tecnica, acquisto di software libero, produzione di materiali informativi o legati ad eventi. Si possono anche pagare dei professionisti per attività specifiche, a patto che siano in possesso di partita IVA e non siano già volontari non occasionali di Wikimedia Italia.

Leggi il regolamento completo

Ogni proposta verrà valutata da una commissione dedicata sulla base della chiarezza, della coerenza con gli obiettivi e i regolamenti di Wikimedia Italia, della capacità di rispondere a delle esigenze concrete dei progetti collaborativi, oltre che della presenza di volontari attivi a titolo gratuito nello svolgimento delle attività.

Presenta la tua proposta

Una volta chiariti gli obiettivi, verificata la fattibilità e la coerenza con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap, è il momento di elaborare il budget e presentare la propria proposta. È possibile farlo sulla pagina del progetto o compilando il documento dedicato, da inviare a segreteria@wikimedia.it con oggetto “Nome progetto – nome proponente – Progetto dei volontari 2024”.

Immagine: opera di Wikimedia Italia pubblicata con licenza CC BY-SA 4.0, derivata da The Banker and His Wife, di Marinus van Reymerswaele, Pubblico dominio, da Wikimedia Commons

L’Università di Bari, attraverso il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, e Wikimedia Italia hanno firmato una convenzione, che vedrà le due realtà unite nella promozione e produzione dei contenuti liberi, oltre che nelle formazione di docenti e studenti dell’Ateneo su questi temi.

Le università conservano e tramandano le più alte forme di sapere: professori, ricercatori e studenti da sempre analizzano e formalizzano, riscrivono e tramandano testi, dati e conoscenza. Grazie alla scelta dell’Università di Bari di collaborare con Wikimedia Italia, questo patrimonio di conoscenza sarà ancora più libero e disponibile a tutti, favorendo il progresso culturale, scientifico e sociale.

Una collaborazione produttiva

I volontari dei progetti Wikimedia e l’Università di Bari collaborano già da molto tempo e proprio a novembre è stato l’ateneo pugliese a ospitare il raduno ItWikiCon 2023. Tra Translatathon@Uniba, Wiki Grand Tour, corsi per le competenze trasversali, PCTO nelle scuole, e perfino collaborazioni su progetti di ricerca di interesse nazionale, sono davvero tante le iniziative già realizzate a partire dal 2017.

“La firma di questa Convenzione – racconta la professoressa Maristella Gatto – rappresenta per noi davvero un punto di arrivo e un punto di partenza. Da diversi anni svolgiamo attività in collaborazione con Wikimedia Italia, soprattutto nell’ambito dei corsi di laurea in lingue, per i quali i mondi di Wikipedia e Wikivoyage rappresentano un affascinante ecosistema multilingue in cui esplorare le dinamiche di produzione collaborativa della conoscenza anche dalla prospettiva della traduzione. La Convenzione con l’intero Dipartimento rappresenta oggi un passo avanti e una occasione preziosa per ampliare lo spettro delle attività ed esplorare nuovi territori, coinvolgendo e valorizzando tutte le altre competenze presenti”.

Prospettive future

Ora università e Wikimediani potranno dedicarsi a molte nuove forme di collaborazione, considerato anche l’imminente anniversario dei 100 anni dell’Ateneo di Bari. L’auspicio è di poter formare altri docenti sulla didattica con Wikipedia, e coinvolgere tutta la popolazione universitaria, in particolar modo gli studenti e le studentesse, nella produzione anche di contenuti legati all’Università di Bari. Le pagine saranno scritte in italiano, inglese e altre lingue per far conoscere meglio in Italia e all’estero la storia dell’università. Sono in fase di elaborazione eventi sul tema dell’accesso all’informazione e sulla conservazione della memoria, con particolare attenzione al ruolo di musei, archivi e biblioteche di Ateneo, in vista di progetti che possano vedere in futuro anche parte del patrimonio museale dell’Ateneo barese digitalizzato e condiviso sui progetti Wikimedia.

Immagine: Facciata dell’ateneo principale dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, di Augusto Aulenta, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Paga Pantalone

Monday, 6 November 2023 03:51 UTC

D.M. 161 11/04/2023 LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEGLI IMPORTI MINIMI DEI CANONI E DEI CORRISPETTIVI PER LA CONCESSIONE D’USO DEI BENI IN CONSEGNA AGLI ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA STATALIPiergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una rivista locale di settore un articolo sull’attribuzione dell’ex Oratorio del Montirone ad Abano Terme, il tutto corredato con due foto che lei stessa aveva scattato all’archivio di Stato di Venezia. Bene: dopo aver pagato 16 euro per un preventivo, ha ancora dovuto sborsare 2 (due) euro per il privilegio di poter scattare e utilizzare due foto… oltre ad altri 32 euro di marche da bollo.

Il tutto è stato raccontato la scorsa settimana sul Corriere da Gian Antonio Stella (al quale ho un solo appunto da fare. Mi sta anche bene che “è ovvio che l’Italia ha il dovere di mettere dei paletti contro l’uso di foto del David di Michelangelo con delle sneakers ai piedi o del Bacco di Caravaggio con uno smartphone in mano”: ma per quello basta un decreto ministeriale che vieti un uso non documentale delle immagini.) La beffa ulteriore, se ci fate caso, è che dopo tutto il carteggio burocratico con la direttrice i soldi che vanno all’archivio di Stato sono appunto 2 (due) euro: il resto se l’è intascato lo Stato. Insomma, non siamo neppure alla storia del puzzle Ravensburger (che finirà con il produttore che dovrà pagare la sanzione e si guarderà bene da produrre altri puzzle con opere site in Italia, e lo stesso capiterà con tutti gli altri: ottima pubblicità per il nostro patrimonio artistico).

Il ministro Sangiuliano che ha emanato il decreto in questione è solo l’ultimo esponente di una classe politica che è convinta non solo che il patrimonio artistico sia un bancomat, ma anche appunto che si pubblicizzi da solo. Beh, non penso che l’ex Oratorio del Montirone sarà molto visitato, pubblicità o non pubblicità: ma proprio per questo è ancora più sconcertante la richiesta di un balzello…

Wikipedia e i conformismi

Wednesday, 23 August 2023 15:58 UTC

Siamo in estate, non che molto da dire, e così Carlo Lottieri spiega sul Giornale (nella sezione”spettacoli”, chissà come mai) “Così Wikipedia è diventata il baluardo del conformismo“. Bisogna ammettere che Lottieri di conformismo ne sa a pacchi: il suo articolo precedente di domenica si intitola infatti “Così l’università è diventata il regno del conformismo”. Quando hai un bel titolo, perché non sfruttarlo? Io avrei altro da fare, ma sono in spiaggia, fa caldo e per rilassarmi un po’ mi sono messo a commentarlo punto per punto.

Cominciamo da quando Lottieri racconta che

Wikipedia nacque da un’intuizione libertaria. Secondo lo stesso Jimmy Wales, che aveva seguito un corso di teoria economica alla Auburn University, fu la lettura dell’economista Friedrich A. von Hayek a suggerire l’ipotesi di questa enciclopedia on line di cui tutti possono essere i redattori.

Beh, non è proprio così. Inutile dire che l’articolo non contiene nessuna fonte per le affermazioni di Lottieri: mica sta scrivendo Wikipedia. La fonte ve l’ho trovata io e dice questo: “to share and synchronize local and personal knowledge, allowing society’s members to achieve diverse, complicated ends through a principle of spontaneous self-organization.” e ancora “When information is dispersed (as it always is), decisions are best left to those with the most local knowledge.” Tenete a mente soprattutto questa seconda frase. (poi io sono convinto che quella di Jimbo sia una razionalizzazione a posteriori: ricordate che Wikipedia nasce come testo di lavoro per scrivere Nupedia che era tutto meno che autoorganizzata).

Nella più classica costruzione di una polemica, Lottieri continua scrivendo

Sul piano delle informazioni si può essere ragionevolmente fiduciosi che Wikipedia sia credibile, anche grazie al costante monitoraggio riservato a ogni lemma.

(Occhei, i lemmi sono in un dizionario e non in un’enciclopedia, ma evidentemente il liberismo non fa di queste distinzioni) Non che questo sia vero, come sanno tutti quelli che passano tanto tempo su Wikipedia, ma tant’è. Ma poi continua

È però evidente che tra gli autori (tra coloro che spontaneamente e senza remunerazione redigono i testi) è più facile trovare professori di scuola media invece che artigiani, bibliotecari invece che imprenditori, e via dicendo. I primi hanno più tempo a disposizione e spesso si ritengono adeguatamente competenti per trattare questioni di diritto, metafisica, sociologia, letteratura spagnola e via dicendo.

E qui si cominciano a vedere le sue fallacie. Per chi “è evidente”? Perché “è evidente?” Dando per buono che imprenditori e artigiani abbiano meno tempo a disposizione perché loro devono tenere in piedi l’economia – ma vi assicuro che gli imprenditori ci sono eccome, solo che l’unica conoscenza locale che paiono avere è quella del loro CV, e per le regole di Wikipedia in lingua italiana i CV vengono cancellati senza se e senza ma – cosa gli fa dire che loro si ritengono competenti per tutto? Il tutto senza contare che Wikipedia da buona enciclopedia raccoglie e organizza informazioni altrui, e le competenze per organizzare l’informazione sono molto più semplici da ottenere rispetto a quelle per crearla. Continuiamo:

Ne discende che nelle voci dell’enciclopedia on line troviamo uno spirito da servizio pubblico che si converte in un costante tono censorio verso ogni eresia.

Lo spirito da servizio pubblico c’è, tranne per i tanti che ritengono di essere gli unici depositari della verità. Perché si convertirebbe in un tono censorio contro ogni eresia? Non ci è dato di sapere. Forse è perché

Va aggiunto, inoltre, che esiste un comune sentire che unisce la maggior parte di quanti hanno letto, nel corso della loro vita, un certo numero di libri.

Me l’avevano sempre detto, che leggere troppi libri fa male. La conoscenza locale si ottiene lavorando, mica leggendo! Non può poi mancare il solito attacco frontale:

[…] Si tratta dei cosiddetti «amministratori», a cui spetta anche di decidere in un senso o nell’altro quando le divergenze si fanno ingestibili. Basta leggere qualche discussione per comprendere che si tratti per lo più di quella piccola porzione della popolazione che, in Italia, quando al mattino va all’edicola compra La Repubblica oppure il Corriere della Sera.

Per quanto mi riguarda, ho smesso da un pezzo di leggere giornali italiani se non per qualche articolo come questo che mi viene segnalato; ho sentito qualche altro sysop e sono tutti sulla mia linea, anche perché quando uno ha lavorato un po’ su Wikipedia comincia a non fidarsi troppo di qualunque notizia.

Il risultato è una mancanza di senso critico che rende Wikipedia assai sbilanciata a favore di talune posizioni.

Altra affermazione apodittica. Anche ammettendo il percorso logico “essendo gente che legge solo Repubblica e Corriere le loro posizioni sono spiaggiate sul mainstream”, faccio notare come gli amministratori (il soggetto della frase) non scrivono loro le voci su Wikipedia. Possono al più cancellare una voce, ma non piegarla eliminando “il senso critico “. Lo fanno in maniera coercizione bloccando chi non la pensa come loro? Se fosse vero basterebbe fare esempi espliciti. Ricordo che la storia di una voce è pubblica, e si può vedere se c’è una campagna sistematica.

L’unico punto su cui devo dare ragione sul metodo a Lottieri è quello che scommetto gli sta davvero a cuore (oppure su cui gli è stato chiesto di scrivere): quando cioè si lamenta che nella voce sul riscaldamento globale

In effetti, le tesi di quanti sono scettici al riguardo (premi Nobel inclusi) non sono citate: neppure per essere contestate.

Almeno a ora, la sezione relativa non riporta nulla al riguardo, e la cosa è contro le linee guida che richiedono che opinioni in minoranza siano riportate con il rilievo corretto (minimo in questo caso, perché la minoranza è minima, ma non nullo). Al solito, Lottieri si è però dimenticato di fare nomi e ho dovuto mettermici io. A parte la vecchia storia di Rubbia, immagino si riferisca a John Clauser. (Apprezzerete che io abbia scelto un link a suo favore, spero). Non so se notate un fil rouge: Rubbia è un fisico teorico delle particelle, Clauser un fisico quantistico. Sicuramente grandi scienziati, ma la loro “conoscenza locale” della climatologia sarà probabilmente superiore alla mia ma ben lontana dall’essere a tutto campo. E allora che diavolo c’entra Hayek? Chiaramente nulla, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di Wikipedia. Spero che a quella voce si aggiunga un capoverso sulle attuali teorie non mainstream, che tra l’altro mi pare siano cambiate nel tempo (prima si negava il contributo antropico, ora si dice che non è rilevante e comunque le variazioni che vediamo sono normali se non ci si limita a considerare gli ultimi 150 anni), ma anche se ci sarà non credo Lottieri sarà contento.

Termino pensando male e facendo peccato. Ora il Giornale è della famiglia Angelucci che ha sicuramente il dente avvelenato contro Wikipedia. Aspettatevi tanti altri articoli così.

Aggiornamento: mi è stato fatto notare che esiste la voce Controversia sul riscaldamento globale. Se però non c’è un collegamento diretto dalla sezione della voce principale,come fa il povero utente (io o Lottieri) a trovarla?

Ultimo aggiornamento: 2023-08-24 08:27

Alessandro Orsini, Wikipedia e querele

Monday, 19 June 2023 09:22 UTC

Alessandro Orsini è un professore universitario (associato, se non sbaglio). È anche un opinionista televisivo, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina dove la sua posizione nettamente filorussa lo ha fatto diventare un invitato seriale. Un corollario di questa presenza è che i suoi fan hanno cominciato a cercare di inserire la voce su di lui in Wikipedia.

Ma nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono varie regole per definire se qualcosa o qualcuno è da ritenere rilevante e quindi inseribile nell’enciclopedia (nel gergo wikipediano si dice “enciclopedico”). Essere professore universitario non rende enciclopedici. Essere un opinionista televisivo meno ancora. La situazione rimase in stallo finché non si notò che nel 2010 Orsini vinse il Premio Acqui Storia con il suo libro Anatomia delle Brigate Rosse. Il Premio Acqui è considerato rilevante, e per traslato anche Orsini è considerato rilevante come scrittore. Le informazioni sulla sua carriera universitaria e la sue apparizioni televisive appaiono, ma come aggiunte secondarie.

Il problema è che il suddetto libro ha avuto in gran maggioranza recensioni molto negative, che quindi occupavano buona parte del contenuto. (Io non l’ho letto, quindi non posso dare un giudizio personale). Questo non piaceva a Orsini e ai suoi fan, e la voce in tutto questo tempo è stata un campo di battaglia. Siamo arrivati al doxxing, con un amministratore che dalle pagine del Fatto Quotidiano è stato accusato da un utente di nickname Gitz6666 di essere in conflitto di interessi su quella voce e si è dimesso; e giovedì scorso un avvocato ha mandato una PEC a Wikimedia Italia (che non c’entra un tubo, ma questo concetto non è mai entrato in testa) chiedendo la cancellazione, entro 5 giorni, della voce su Orsini che ritiene diffamatoria e informazioni sull’identità di sei amministratori di wikipedia in italiano per sporgere querela per diffamazione nei loro riguardi.

Io non dovrei essere tra i sei, considerando che non sono stato contattato: d’altra parte l’unica modifica che avevo fatto su quella voce era stata sostituire alla frase

In occasione della partecipazione di Orsini ad alcune trasmissioni televisive, suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni sul tema dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra e le critiche alla debolezza dell’Unione europea.

la frase

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra.

dove non mi pare di vedere diffamazione. AD ogni modo Wikimedia Italia ha detto di contattare la Wikimedia Foundation, cosa che immagino sia stata fatta perché in questo momento la voce è oscurata e protetta, e immagino non tornerà mai su Wikipedia in lingua italiana se non per circostanze eccezionali, tipo l’assegnazione del Nobel per la pace. Non ho idea se ciò che voleva Orsini fosse proprio la cancellazione e non la sostituzione con un testo agiografico: ad ogni modo è andata così, e Wikipedia sopravviverà anche senza dire a tutti chi è Alessandro Orsini.

Aggiornamento: (12:15) E invece no, a quanto pare a Orsini bastava che il mondo non sapesse attraverso Wikipedia delle stroncature del suo libro. È chiaro che io non capirò mai la mente umana.

Ultimo aggiornamento: 2023-06-19 12:23

Quanto ci costa la cultura

Tuesday, 23 May 2023 02:51 UTC
la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

L’invecchiamento di Wikipedia

Wednesday, 28 December 2022 03:04 UTC


Questo è un frammento della voce attuale di Wikipedia sulla rete tranviaria di Nizza. Tutto bene, se non fosse per il fatto che la linea 2 è in funzione dal 2019 (sono un po’ più veloci di noi, mi sa).

Non è la prima volta che mi è capitato di trovare voci create e poi lasciate lì a vegetare senza aggiornamenti. È ovvio che nessuno è obbligato a mantenere a vita una voce: però casi come questo fanno capire che non bisogna mai dare per scontato quello che si trova scritto…

(L’altra faccia della medaglia è la cancellazione immediata dei cosiddetti “recentismi”, aggiunte su fatti del giorno che tra qualche mese saranno giustamente considerati inutili…)

Anglofilia

Wednesday, 21 December 2022 10:04 UTC

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Wednesday, 21 December 2022 03:04 UTC

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

Inventori farlocchi del tostapane

Monday, 21 November 2022 03:04 UTC

Adam Atkinson mi ha segnalato questo articolo della BBC in cui si racconta come per dieci anni la voce inglese sul tostapane indicava come suo inventore una persona inesistente di nome Alan MacMasters. A quanto pare, durante una lezione universitaria il professore sconsigliò gli studenti di usare Wikipedia come fonte, facendo l’esempio della voce “toaster” dove si diceva che l’inventore era un tale Maddy Kennedy. L’Alan MacMasters reale era uno di quegli studenti, e un suo amico modificò la voce indicando come inventore appunto “Alan Mac Masters”. Il guaio è che poco dopo il Daily Mirror osannò MacMasters come un grande inventore scozzese, e le citazioni continuarono a crescere, anche perché MacMasters creò una voce sul suo inesistente omonimo con tanto di fotografia (ovviamente ritoccata per farla sembrare ottocentesca). MacMasters fu addirittura proposto come personaggio da raffigurare nelle banconote scozzesi, anche se a quanto pare la Bank of Scotland ebbe dei dubbi e lo scartò. Solo poco tempo fa un ragazzino ebbe dei dubbi sulla biografia di MacMasters e mise in moto le squadre wikipediane di verifica, che hanno scoperto la burla.

E in Italia? MacMasters non è mai stato inserito nella voce, ma nel 2018 un anonimo aggiunse il seguente capoverso:

nel 1897 Carlos Decambrè, inventò il ”tost” che si diffuse in tutta europa. questo tost veniva fatto con del pane normale, prosciutto,tacchino e diversi formaggi. Esso garantiva un buon pranzo per i nobili perchè all’epoca i salumi e i formaggi era cibo considerato da ricchi.

Peccato che le uniche occorrenze in rete del cognome Decambrè siano del tipo “Carlos Decambrè inventò il tostapane”, ovviamente senza fonti perché scopiazzature da Wikipedia senza chiaramente citarla. Questo a parte il fatto che se mi fosse capitato di vedere un’aggiunta sgrammaticata simile l’avrei cassata al volo perché senza fonti attendibili…

“contrafforte volante”?

Monday, 4 July 2022 02:04 UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

Tuesday, 17 May 2022 02:04 UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

Thursday, 12 May 2022 10:12 UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Ultimo aggiornamento: 2022-05-12 12:12

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

Tuesday, 26 April 2022 10:04 UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36

Truppe d’assalto a Wikipedia

Friday, 1 April 2022 02:04 UTC

Dopo il caso Orsini è arrivata la nuova campagna contro la fascistissima Wikipedia. Da mercoledì sera la casella di posta dei comunicati di Wikimedia Italia ha ricevuto questi messaggi.


– Stefano V.:
Salve, leggo che Wikipedia è un Enciclopedia libera, quindi mi spiega perché della porcata sulla pagina della Strage di Odessa? Perché dopo 8 anni avete cambiato proprio ora? Ha una spiegazione a questo?


– E. Bosisio:

Buonasera,

Ritengo vergognosa la manomissione della pagina Wikipedia riguardante il rogo avvenuto nel 2014 nel palazzo dei sindacati ad Odessa.

Sono stati rimossi i riferimenti ai carnefici, cioè i gruppi paramilitari nazionalisti e nazisti ucraini, che poi influenzeranno la vita politica del paese.

Spero venga ristabilita la verità nella pagina.


– Rossella C.:

Vergognatevi


– vitojc.:

Reclamo in allegato: hanno manipolato la Vostra pagina. Non riceverete più contributi se mantenete e continuate falsificazioni storiche. [l’allegato è un’immagine con doppio screenshot della voce, “prima” e “dopo”]


Il tutto a quanto ho capito è partito da un post Facebook di La fionda, ripreso da L’antidiplomatico.

Cosa è successo? Per avere un’idea, ecco alcune versioni della voce.

&diamond prima versione, novembre 2020, con il nome “Rogo di Odessa” (e non certo filoucraina)

&diamond aprile 2021, subito prima della sua rinomina, fatta senza nessuna discussione da un utente con la motivazione “Rinomino in strage, come viene riportata su numerose fonti attendibili”; le fonti diverse nella voce erano tre e usavano rispettivamente “strage”, “rogo”, “incendio”. (differenze)

&diamond Fine 2021, prima dell’escalation che poi ha portato all’attacco russo (differenze)

&diamond 21 marzo 2022, prima di un’aggiunta di altre notizie e del ritorno al nome originale. (differenze)

&diamond versione del 30 marzo 2022, quella attuale al momento in cui scrivo (differenze)

Insomma: è un po’ difficile affermare che in otto anni si è cambiato solo ora, visto che la voce ha due anni e che aveva preso quel nome dieci anni fa. Nella versione attuale, qualunque sia il titolo della voce, a me pare che siano chiare le responsabilità dell’Ucraina nel cercare di insabbiare l’operato dei neonazisti, e il Pravyj Sektor è regolarmente citato. Ma non vale la pena spiegare le cose ai signori di cui sopra, che non credo abbiano alcun interesse a leggere davvero cosa c’è scritto: altrimenti si sarebbero accorti che nella pagina web dove si trova l’indirizzo a cui mi stanno scrivendo è specificato che Wikimedia Italia non ha alcun controllo sulla voce. (Non starete mica pensando che ci sia qualcuno che dica “scrivete a press, così vi farete ascoltare!”?)

Un’ultima chicca. Non sono molte le versioni di Wikipedia che hanno una voce al riguardo, anche quella inglese ne parla all’interno degli scontri del 2014. Però c’è quella russa, che si intitola Пожар в Одесском доме профсоюзов, cioè incendio al palazzo dei sindacati di Odessa. Evidentemente i nazisti si sono infiltrati anche lì, con la scusa che la Russia sta bloccando l’accesso a Wikipedia lasciando liberi i nazisti russofoni all’estero di vandalizzarla…

aggiornamento: (7 aprile) stanotte alle 2:20 ha scritto all’indirizzo di Wikimedia Italia un tal “ivan tighi” (google non mi ha dato nessuna occorrenza, quindi scrivere nome-e-cognome non dovrebbe essere un problema di violazione di privacy) cominciando con “Caro Jimmy,” (e scrivendo in italiano, ça va sans dire). Magari capite perché non rispondo nemmeno più: se uno è convinto di scrivere direttamente alla Wikimedia Foundation è inutile cercare di spiegargli come funzionano le cose.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-07 08:45

No, Orsini non è stato “oscurato” da Wikipedia

Saturday, 26 March 2022 10:00 UTC

Sono più di vent’anni che esiste Wikipedia, e più di vent’anni che almeno i nostri giornalisti non hanno ancora capito come funziona. (Oppure che non gliene importa un tubo, o ancora che pensano che mettere Wikipedia in un titolo porti più visualizzazioni e quindi più soldi…) Prendete questo articolo del Corsera e guardate il titolo: quello che si può capire è che Wikipedia ha oscurato la voce su Alessandro Orsini perché “ha detto cose scomode” o qualcosa del genere.

La verità è un’altra. Fino all’altra settimana, nonostante l’evidente narcisismo di Orsini, non esisteva nessuna voce di Wikipedia su di lui: insomma, non se lo filava nessuno. Dopo che il Messaggero l’ha – se non ho capito male – censurato, i suoi solerti seguaci hanno scambiato Wikipedia per un social network e hanno cercato di creare la sua fanpage, che è stata regolarmente e immediatamente cancellata in tutte le sue incarnazioni dai nomi improbabili (“Alessandro Orsini (giornalista)”, “prof Alessandro Orsini”…). Tutto qua.

La vera domanda è un’altra. Orsini è da considerarsi “enciclopedico”, cioè una personalità rilevante, secondo le regole di Wikipedia? Beh, probabilmente sì. Nel 2010 vinse infatti il Premio Acqui Storia che dovrebbe essere importante – uso il condizionale perché non è il mio campo, e non per nulla io non sono nemmeno entrato nella discussione che si sta avendo al riguardo. In questo caso, non appena il polverone mediatico si sarà posato, immagino che la voce su di lui verrà scritta, e queste polemiche saranno riportate con la corretta enfasi come per esempio nel caso di Donatella Di Cesare. La censura insomma non c’è, checché ne pensino i solerti seguaci di cui sopra e forse anche l’estensore dell’articolo…

Ultimo aggiornamento: 2022-03-26 11:00

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)

Martedì avrò parlato per una ventina di minuti con il giornalista che ha pubblicato questo articolo, e un altro wikipediano che era più addentro di me avrà ancora aggiunto qualcosa: eppure l’articolo afferma che è stata “Wikipedia Italia” a pubblicare la sua voce sull’invasione russa dell’Ucraina. Sono più di quindici anni che cerchiamo di spiegare che esiste Wikipedia in italiano (o se preferite in lingua italiana) e non Wikipedia Italia, ma niente da fare, non riusciamo a fare entrare il concetto.

Ma la cosa che mi lascia (e mi aveva lasciato martedì) più perplesso è un’altra: l’incredulità perché la versione italiana di Wikipedia era l’unica che non aveva una voce sull’invasione e si limitava a una bozza, incredulità che si avvicinava a una bocciatura piena del modello it.wiki. Basta vedere la terminologia: la voce italiana “appare sicuramente più scarna”, e non per esempio “è sicuramente più minimale”, con un aggettivo più neutro. (Per la cronaca: dire che la voce “è rimasta praticamente nascosta agli occhi dei lettori” è corretto, ed essendo io tanto buonino non mi lamento neppure per il grassetto). Scrivere di una guerra in corso è qualcosa di estremamente scivoloso: le notizie si susseguono e non c’è la possibilità di verificarle in modo indipendente. Certo, che ci sia stata un’invasione è fuori d’ogni dubbio, così come altre notizie. Certo, la struttura stessa di Wikipedia permette di emendare eventuali errori. Ma guardiamoci in faccia: è forse Wikipedia un news media? Evidentemente no. Ci sarebbe al più Wikinotizie, ma non se lo fila nessuno. Non vedo insomma nessun guaio se si evita di scrivere di tutto e di più su questa guerra: tanto ai lettori non mancano certo altre fonti a cui rivolgersi. Potremmo al più dire che si va su Wikipedia per cercare un punto di vista neutrale, che fino a martedì sera mancava; ma proprio perché io opero da una vita su Wikipedia vi posso assicurare che pur con le migliori intenzioni di tanti contributori non è affatto detto che su temi come questo si possa raggiungere l’oggettività in tempr reale.

Mi resta solo un dubbio: perché questa stroncatura specifica arrivi da un giornalista, che in fin dei conti ha tutto da guadagnare nel non essere in concorrenza su Wikipedia a riguardo di questo tema. Mah…

No, Wikipedia non è il tuo spot pubblicitario

Friday, 28 January 2022 03:04 UTC

Premetto che in questo post non scriverò nulla che possa farvi risalire alla persona in questione. (Ok, con un minimo di ricerca uno ci può arrivare lo stesso. Ma il mio scopo non è mettere alla berlina una persona bensì un ragionamento).

Una voce di Wikipedia è stata aggiornata dicendo che è stata apposta una targa commemorativa della persona di cui la voce tratta, con collegamento a un sito dove si racconta il perché e il percome della cosa. Fin qui nulla di male. Da un po’ di tempo, la persona che ha fatto mettere la targa sta cercando di aggiungere all’interno della voce che “L’iniziativa della targa è stata presa da [Nome Cognome]” e io (ma non solo io: semplicemente quella è una delle voci che di solito controllo) tolgo quella frase. La persona in questione insiste, scrivendo nell’oggetto della modifica frasi come «on capisco perché continuate a cancellare una informazione importante della bio. Sono giorno che sto provando ad aggiungere, in fondo, che l’iniziativa a targa è stata curata da [Nome Cognome]. Come potete leggete nell’articolo (nota numero 4).» Non pago di questo, è andato a cercare qui sul blog il modulo per scrivermi, mi ha mandato un messaggio su Instagram ed è andato a chiedere al mio editore come contattarmi. Presumo mi abbia scritto anche su Facebook, ma è dal 22 che non mi collego, visto che non ho tutta quella voglia di attivare la 2FA. (Ah: la mia politica è di non rispondere fuori da Wikipedia alle cose di Wikipedia: non tanto per non mischiare i flussi ma perché le risposte non sarebbero pubbliche. No, non ha mai scritto su Wikipedia, né sulla mia pagina utente né sulla pagina di discussione relativa a quella voce. D’altra parte in questo momento è bloccato in scrittura su quella singola pagina con motivo “Wikipedia è un’enciclopedia, non un modo per farsi pubblicità a costo zero. Al lettore interessa sapere che è stata posta una targa. Poi se vuole apre il link con la fonte.”, quindi la risposta ce l’ha già).

La mia domanda, ammetto retorica, è “ma tu, caro [Nome Cognome], credi davvero davvero davvero che importi a qualcuno che non sei tu sapere chi ha fatto mettere una targa commemorativa? E se è così, non facevi prima a scriverlo in fondo alla targa in questione?”

The Ludwig Wittgenstein Project

Friday, 21 January 2022 03:04 UTC

Dal primo gennaio 2022 le opere di Ludwig Wittgenstein sono nel pubblico dominio, almeno in Europa. Sì, nonostante tutti i lacci e lacciuoli – tra qualche giorno magari vi racconto qualcos’altro al riguardo – cose come queste capitano ancora. Per festeggiare, un gruppo internazionale di traduttori ha creato The Ludwig Wittgenstein Project, un progetto per tradurre le opere del filosofo tedesco e pubblicarle con licenza libera. (Nel caso non lo sapeste, se le opere di un autore sono sotto copyright non è possibile tradurle liberamente, perché il copyright copre anche i diritti di traduzione) Noi di Wikimedia Italia abbiamo contribuito finanziariamente al progetto, e ne siamo fieri. (Che poi io non leggerei mai Wittgenstein, ma è il principio che conta!)

I 4 minuti più lunghi della mia vita

Saturday, 21 August 2021 16:58 UTC

Quest’anno Wikimania, la conferenza internazionale dei progetti Wikimedia, cancellata nel 2020 e riproposta in una chiave completamente rivista nel 2021, ha avuto un relatore in più. 😀

Il mio intervento si è tenuto in una sessione riguardante le collaborazioni tra Wikimedia e università insieme alla prof.ssa Maristella Gatto, con cui organizziamo i progetti universitari ad Uniba. È stato difficile condensare in 10 minuti 280 studenti e tante ore di lavoro, ma ce l’abbiamo fatta.

La sessione pre-registrata è andata abbastanza bene, complici anche i numerosi tentativi e fallimenti fatti in mattinata (ecco qui spiegato il titolo del post). Forse me la sono cavata peggio con le domande live, ma è pur sempre il bello della diretta!

Parlando dell’evento in generale, ho avuto modo di partecipare a qualche altra sessione ed è stato divertente incontrare altri Wikimediani da tutto il mondo, in particolare ho molto apprezzato il confronto con gli altri organizzatori di Wiki Loves Monuments nel mondo.

Il sistema usato però (che non era software libero) non mi è piaciuto molto, l’ho trovato parecchio disorientante e dispersivo. Tirando le somme, penso che se fosse stato organizzato meglio avrei potuto fare molte più conversazioni interessanti. Spero prima o poi di poter partecipare ad una Wikimania di persona!

Se avete piacere a vedere il mio intervento, trovate il video sopra. Qui invece c’è un po’ di materiale utile. Non sono riuscito a recuperare, invece, la registrazione del doppiaggio in tempo reale in Arabo, Francese, Tedesco, Spagnolo, Russo e Cinese che Wikimedia Foundation ha messo a disposizione per diversi eventi della conferenza, compreso il mio!