Guido d'Arezzo

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(LA)

«Guido, peritus Musicus, et monachus necnon eremita beandus.»

(IT)

«Guido, esperto musicante e monaco, nonché eremita Beato.»

(Donizone di Canossa, "Vita Mathildis")

Guido Monaco, o Guido Pomposiano,[1] meglio noto come Guido d'Arezzo (991-992 circa – dopo il 1033[2]), è stato un teorico della musica e monaco cristiano italiano.

Guido Monaco
Guido van Arezzo.jpg
Guido d'Arezzo
 

Monaco ed Eremita

 
NascitaArezzo o Ravenna, 991 / 992
MortePomposa, 17 maggio 1050
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazioneignota
Santuario principaleAbbazia di Pomposa, Ferrara
Ricorrenza7 settembre

Fu un importante teorico musicale ed è considerato l'ideatore della moderna notazione musicale, con la sistematica adozione del tetragramma, che sostituì la precedente notazione adiastematica. Il suo trattato musicale, il Micrologus, fu il testo di musica più diffuso del Medioevo, dopo i trattati di Severino Boezio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Guido nacque intorno al 991[3]. Il luogo della sua nascita è incerto: Ferrara, Pomposa, Talla e Arezzo si contendono i natali; anche se egli stesso afferma di essere nato nel territorio di Pomposa ("in pago pomposiano exhortus").[4]

Tra il 1026 e il 1032, papa Giovanni XIX lo invitò a Roma affinché gli spiegasse la sua opera.

Fu monaco benedettino camaldolese sin dal 1013, quando iniziò il percorso nell'abbazia di Pomposa, sulla costa Adriatica vicino a Ferrara, quando priore era il monaco Martino ed abate era Guido degli Strambiati, diventato poi San Guido, che governò il monastero dal 1008 al 1046. Notizie sulla sua permanenza a Pomposa si ricavano dalla lettera che Guido musico scriverà poi all’amico monaco Michele, in cui lo chiamerà “dolcissimo fratello”, San Guido “padre mio e parte dell’anima mia” e il priore Martino “mio grande sostegno“.

Proprio a Pomposa iniziò la sua vocazione per la musica, quando gli venne dato l'incarico di curare l'insegnamento della musica ai più giovani. Con questo ruolo si rese conto delle difficoltà che il metodo in atto aveva nell'apprendere e ricordare i canti della tradizione gregoriana e la ritmica della musica. Prima della riforma di Guido era necessario che il maestro facesse udire la melodia e gli allievi l’apprendessero con continue e laboriose ripetizioni. I neumi erano indicati sulle singole sillabe del testo come semplici segni convenzionali, senza alcuna indicazione di grado e di intervallo tra una nota e l’altra.

Per risolvere questo problema, ideò e adottò un metodo d'insegnamento completamente nuovo, che lo rese presto famoso in tutta Italia.

Guido trovò la maniera di scrivere i neumi in modo tale che chiunque, senza l’ausilio del maestro e senza impiegare molto tempo, potesse leggere, capire ed interpretare gli intervalli dei toni e dei semitoni.

La scoperta di Guido rappresentava una vera rivoluzione e l'Abate Guido Strambiati era consapevole del suo valore, ma i monaci pomposiani, ad eccezione di pochi, erano tenacemente legati alla vecchia tradizione, così, irriducibili, sollevarono proteste e fomentarono avversione contro il geniale innovatore, che fu costretto ad andarsene. L’abate Guido, non fu in grado di sedare le inquietudini conservatrici se non agevolando l’esilio di Guido ad Arezzo, ove era vescovo Teodaldo, suo amico.

In proposito Guido scriveva all’amico monaco di Pomposa, Michele: “Maledetta sia sempre l’invidia che dal Paradiso terrestre fino ai nostri giorni toglie agli uomini la pace “.

Per fortuna di Guido Monaco di Pomposa, Arezzo aveva una scuola di canto pronta ad essere rinnovata, benché priva di un'abbazia. Qui giunto, si pose sotto la protezione del vescovo Tedaldo, a cui dedicò il suo famoso trattato: il Micrologus.

Dal 1025, Guido fu insegnante di musica e canto nell'antica sede della cattedrale di Arezzo, situata al Colle del Pionta, fuori dalle mura della città. Qui ebbe modo di applicare la moderna notazione musicale, che avrebbe rivoluzionato il modo di insegnare.

Per aiutare i cantori, Guido aveva usato le sillabe iniziali di ciascun emistichio della prima strofe saffica dell'inno Ut queant laxis di Paolo Diacono per denotare gli intervalli dell'esacordo musicale:

(LA)

«Ut queant laxis ‖ Resonare fibris
Mira gestorum ‖ Famuli tuorum,
Solve polluti ‖ Labii reatum,
Sancte Iohannes.»

(IT)

«Affinché possano con libere voci cantare
le meraviglie delle azioni tue i (tuoi) servi,
cancella dal contaminato labbro il peccato,
o san Giovanni.»

(Paolo Diacono, Versus in laudem sancti Iohannis Baptistae, 1-4[5])

Da esso derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si.

In questo modo Guido pose le basi del sistema teorico detto solmisazione (la prima forma di solfeggio). Il sistema guidoniano non era usato per indicare l'altezza assoluta dei suoni, che erano denotati con il sistema alfabetico già esistente, ma per collocare correttamente la posizione del semitono (mi-fa) nella melodia. Il nome "Ut", quindi, non era assegnato solo alla nota che oggi chiamiamo "do" (l'Ut più grave della scala in uso fino al Rinascimento, anzi, era un sol). Solo nel corso del Seicento i nomi del sistema guidoniano furono associati definitivamente alle altezze assolute, dopo che alla fine del XVI secolo era stato aggiunto un nome per il settimo grado della scala ("Si", dalle iniziali di "Sancte Iohannes"). Il teorico della musica italiano Giovanni Battista Doni propose inoltre, per ragioni eufoniche, di sostituire il nome "Ut" con "Do", derivato molto probabilmente dalla sillaba iniziale del suo cognome. A partire da quell'epoca, i nomi dati da Guido hanno sostituito nei paesi latini la notazione alfabetica (ancora in uso in area tedesca e anglosassone); in francese si usa tuttora "Ut" in luogo del "Do".

Statua a Guido Monaco, di Salvino Salvini, nella piazza omonima ad Arezzo

Guido codificò inoltre il modo di scrivere le note (notazione) definendo le posizioni di esse sulle righe e negli spazi del rigo musicale e proponendo un sistema unificato per la loro scrittura (utilizzando, per la parte terminale della nota, un quadrato, che sarebbe poi diventato un rombo e infine un ovale). Il rigo usato da Guido aveva quattro righe ed era perciò detto tetragramma (a differenza del moderno pentagramma, introdotto invece da Ugolino Urbevetano da Forlì). A Guido si deve inoltre l'invenzione di un sistema mnemonico, detto mano guidoniana, per aiutare l'esatta intonazione dei gradi della scala o esacordo[6]. Oltre che nel già citato Micrologus, egli espose tali innovazioni in numerose lettere e trattati: tra queste, degne di menzione sono la Epistola "ad Michaelem de ignoto cantu", il "Prologus in Antiphonarium" e le "Regulae rithmicae". Non è chiaro quali delle innovazioni attribuite a Guido fossero concepite a Pomposa e quali ad Arezzo, perché l'antifonario che egli scrisse a Pomposa è andato perduto.

La notorietà che la diffusione del Micrologus gli diede in tutta Italia fece sì che fosse invitato a Roma da papa Giovanni XIX. Pare che Guido vi si recasse nel 1028, soggiornando al Laterano e illustrando alla curia papale le novità che aveva introdotto; ritornò però presto ad Arezzo a causa della sua salute cagionevole. Dopo questa data si hanno meno notizie certe di Guido, tra cui quella del completamento del suo antifonario attorno al 1030, che però è andato perduto. Inoltre, le cronache dell'ordine camaldolese e alcuni documenti presso l'Archivio Segreto Vaticano, lo indicano come priore presso il monastero di Fonte Avellana tra il 1035 e il 1040, anni in cui Pier Damiani indossava l'abito monastico e di cui Guido divenne amico. In questo celebre monastero, Guido portò a compimento il suo Codice Musicale, poi denominato NN o Codice di Fonte Avellana, ancora oggi conservato nella vastissima biblioteca dell'importante monastero appenninico. Successivamente, dal 1040 al 1050, anno in cui sopraggiunse la sua morte, Guido fu priore del monastero di Pomposa, nel quale aveva maturato la sua vocazione monastica e aveva vissuto i primi anni come monaco. Dal 1040 al 1042, Guido volle con lui a Pomposa l'amico Pier Damiani, affidandogli la mansione di maestro dei monaci e dei novizi.

Alcune fonti indicano come data della sua morte il 17 maggio 1050.[7]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Guido Monaco fu autore, tra le altre, delle seguenti opere:

Beatificazione[modifica | modifica wikitesto]

La beatificazione di Guido d'Arezzo dopo la sua morte è incerta[8]. Fu indicato come Beato anche da Donizone di Canossa nel suo Vita Mathildis. Alcune cronache lo danno per beatificato subito dopo la morte, ma non esistono certezze in merito. Di certo le notizie sul suo culto mancano prima del sec XVI secolo, come pure ogni menzione nei martirologi dell'Ordine[8].

Opere

Statua di Guido Monaco nel Piazzale degli Uffizi, di Lorenzo Nencini

Intitolazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Una statua di Guido Monaco, scolpita da Salvino Salvini, si trova al centro dell'omonima piazza ad Arezzo;
  • Una statua di Guido Monaco, scolpita da Lorenzo Nencini, si trova in una nicchia del Piazzale degli Uffizi a Firenze;
  • Una piazza di Bruxelles;
  • Un conservatorio musicale a La Norville e un coro nell'Abbazia di Solesmes;
  • Ad Arezzo dal 1809 la banda cittadina prende il nome di "Filarmonica Guido Monaco"[9];
  • Sempre ad Arezzo, porta il suo nome una Fondazione che organizza dal 1952 un importante Concorso polifonico[10]. Esso si articola in: Concorso Polifonico Internazionale, Concorso Polifonico Nazionale, Concorso Internazionale di Composizione. La Fondazione Guido D'Arezzo celebra ogni 21 giugno la «Giornata universale della musica dedicata a Guido d'Arezzo», in occasione della festa della musica e il «Premio musicale "Guido D'Arezzo"»;
  • Il formato di notazione musicale computerizzata Guido prende il suo nome da Guido monaco;
  • A Guido monaco è stato intitolato il cratere Guido d'Arezzo, sulla superficie del pianeta Mercurio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Guido d'Arezzo monaco pomposiano. Atti dei Convegni di studio (Codigoro, 3 ottobre 1997; Arezzo, 29-30 maggio 1998) a cura di A. Rusconi, Quaderni Rivista italiana di musicologia, (2000)
  2. ^ Palisca
  3. ^ Ricerche recenti datano il Micrologus al 1025 o 1026; poiché Guido, in una lettera, dichiara di averlo scritto all'età di trentaquattro anni, la data di nascita presunta è tra il 991 e il 992.
  4. ^ Beato Guido da Arezzo, su Santiebeati.it. URL consultato il 7 settembre 2022.
  5. ^ (LA) Paulus et Petrus Diaconi, Carmina, in Ernestus Duemmler (a cura di), Poetae Latini aevi Carolini, vol. 1, Berolini, apud Weidmannos, 1881, p. 83.
  6. ^ Il sistema della mano guidoniana consiste nell'assegnare ogni nota ad una diversa parte della mano
  7. ^ Gli Eremiti Camaldolesi di Toscana, Guido d'Arezzo, monaco ed eremita camaldolese, ristoratore dell'arte musicale, a cura di Camaldolese. Congregation of the Holy Hermitage, Tip. Giachetti, 1882.
  8. ^ a b Gian Domenico Gordini, Beato Guido da Arezzo, su santiebeati.it. URL consultato il 9 aprile 2012.
  9. ^ Un successo del concerto filarmonica Guido Monaco, su arezzoweb.it. URL consultato il 14 febbraio 2016.
  10. ^ Guidoneum, su polifonico.org. URL consultato il 9 aprile 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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