Claudio

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Claudio
Imperatore romano
Claudius MAN Napoli Inv6060.jpg
Busto dell'imperatore Claudio (Museo archeologico nazionale, Napoli)
Nome originaleTiberius Claudius Drusus
Tiberius Claudius Nero Germanicus
Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus
Regno24 gennaio 41
13 ottobre 54
Tribunicia potestas14 anni consecutivi: la prima volta (I) nel gennaio del 41 e poi rinnovatagli ogni anno, fino alla morte nel 54
TitoliPater Patriae nel 42
Salutatio imperatoria27 volte: la prima acclamazione al momento dell'assunzione del potere imperiale nel 41, la 2º e 3º sempre nel 41; la 4º nel 43;[1] la 5º nel 43;[2] la 6º e 7º tra la fine del 43 e gli inizi del 44; l'8º nel 44;[3] la 9º e 10º forse nel 45; la 11º nel 46;[4] la 12º e 13º tra la fine del 46 e l'inizio del 47; la 14º nel 47;[5] la 15º nel 47;[6]; la 16º nel 49;[7]; la 17º, 18º, 19º e 20º tra la fine del 49 e l'inizio del 50; la 21º nel 50;[8] la 22º nel 51;[9] la 23º, 24º, 25º e 26º tra la fine del 51 e l'inizio del 52; la 27º nel 52.[10]
Nascita1º agosto 10 a.C.
Lugdunum
Morte13 ottobre 54
Roma
PredecessoreCaligola
SuccessoreNerone
ConiugePlauzia Urgulanilla (15-28)
Elia Petina (28-31)
Valeria Messalina (41-48)
Agrippina minore (49-54)
FigliClaudio Druso (morto in giovane età; da Urgulanilla)
Claudia (non riconosciuta; da Urgulanilla)
Claudia Antonia (da Elia Petina)
Claudia Ottavia (da Messalina)
Britannico (da Messalina)
Nerone (adottivo)
Dinastiagiulio-claudia
PadreDruso maggiore
MadreAntonia minore
Consolato5 volte: nel 37, 42, 43, 47 e 51
Pontificato maxnel 41

Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico (in latino: Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus; Lugdunum, 1º agosto 10 a.C.Roma, 13 ottobre 54) è stato il quarto imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia e il primo a nascere fuori dalla penisola italiana.

Nato col nome di Tiberio Claudio Druso e figlio di Druso maggiore e Antonia minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità fisica da cui era affetto, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all'età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola.

Furono probabilmente questa infermità e la scarsa considerazione politica di cui godeva che gli permisero di sopravvivere alle purghe che colpirono molti esponenti della nobiltà romana durante i regni di Tiberio e Caligola: alla morte di quest'ultimo, Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia. Malgrado la mancanza di esperienza politica, Claudio dimostrò notevoli qualità: fu un abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica, espansionista in politica estera (sotto il suo comando si ebbe la conquista della Britannia) e un instancabile legislatore, che presiedeva personalmente i tribunali.

Però la sua posizione era resa poco sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse Claudio a mettere a morte molti senatori. Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie nella vita privata: una di queste potrebbe essere stata all'origine del suo assassinio, forse ordinato dalla quarta moglie (che era anche sua nipote) Agrippina minore, madre di Nerone. La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni molte delle sue opere furono rivalutate. Fu anche un uomo molto erudito, scrittore, storico e linguista, sebbene le sue opere siano andate quasi tutte perdute.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Albero genealogico giulio-claudio e Dinastia giulio-claudia.

Claudio nacque, con il nome di Tiberio Claudio Druso, a Lugdunum (l'attuale Lione, in Francia), nella Gallia Lugdunense, il 1º agosto del 10 a.C., durante la terza campagna militare romana in Germania, terzo figlio di Nerone Claudio Druso (Druso maggiore) e Antonia minore, dopo Germanico e Livilla. Il padre di Claudio era figlio del pretore Tiberio Claudio Nerone e di Livia Drusilla, ma era nato tre mesi dopo che Livia aveva sposato Ottaviano Augusto; l'imperatore Tiberio era dunque zio paterno di Claudio.

Ottaviano, dopo il divorzio da Scribonia, aveva sposato l'aristocratica Livia quando questa era già incinta del precedente marito; o almeno così si diceva, perché in realtà la voce che circolava era un'altra: si sospettava infatti che il figlio che Livia portava in grembo fosse proprio il frutto di una relazione adulterina che la donna aveva intrattenuto con Augusto ,che dunque sarebbe stato il padre naturale di Druso e non il patrigno come si riteneva.

Lo stesso Claudio, durante il suo regno, riprese a sostenere che suo padre era in realtà il figlio illegittimo di Augusto stesso.

Nel 4, in seguito all'adozione del fratello Germanico Giulio Cesare nella famiglia Giulia, Claudio divenne il pater familias dei Claudii Nerones e prese il nome Tiberio Claudio Nerone Germanico.

Giovinezza sotto Augusto (10 a.C.-14)[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Età augustea ed Età giulio-claudia.
La madre di Claudio, Antonia minore (qui raffigurata come Era - Era Ludovisi), non aveva una buona opinione del figlio, che riteneva un mostro e uno stupido

Claudio era un giovane membro della più importante famiglia di Roma e, in quanto tale, ci si aspetterebbe che avesse partecipato alla vita pubblica secondo le modalità tipiche del suo rango, ma così non fu: per tutta l'infanzia e la giovinezza venne tenuto lontano dalla vista del popolo. La ragione di ciò risiede nel fatto che Claudio era nato con dei difetti fisici in una società come quella romana che disprezzava la debolezza: i membri della sua famiglia ritenevano che il suo essere costantemente ammalato, il suo sbavare e la sua balbuzie fossero un sintomo di debolezza mentale.[11]

Persino l'assunzione della toga virilis, il segno del passaggio all'età adulta, avvenne in tono dimesso: mentre era consuetudine che, giunta l'età, ciascun ragazzo romano venisse pubblicamente accompagnato al Campidoglio dal padre o dal tutore, Claudio vi venne portato di nascosto, in lettiga, a mezzanotte e senza accompagnamento solenne.[12]

Inoltre, poiché la famiglia riteneva che la sua condizione dipendesse da una mancanza di volontà, venne tenuto sotto la tutela di un precettore ben oltre la maggiore età, come avveniva per le donne; Claudio stesso si lamentò del fatto che gli fosse stato assegnato come precettore «un barbaro, un ex-ispettore delle stalle», il cui compito era di impartirgli una dura disciplina.[11][12][13]

Il giudizio dei suoi parenti non era certo lusinghiero: la madre Antonia minore, che curò l'educazione di Claudio dopo la morte di Druso nel 9 a.C., lo definiva un «mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura», e quando voleva accusare qualcuno di stupidità diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio»; la nonna Livia Drusilla, cui venne affidato in seguito per diversi anni,[14] gli inviava frequentemente delle lettere in cui lo rimproverava aspramente; la sorella Claudia Livilla deplorava pubblicamente la possibilità che divenisse imperatore come indegna e ingiusta per il popolo romano.[15]

Augusto, al contrario, si disse sorpreso dalle capacità oratorie del nipote, ma comunque non gli diede nessun incarico pubblico, né lo inserì tra gli eredi principali nel proprio testamento, lasciandogli appena 800 000 sesterzi alla propria morte.[13]

Studi e vita privata sotto Tiberio (14-37)[modifica | modifica wikitesto]

Aureo raffigurante l'imperatore Tiberio e sua madre Livia Drusilla, rispettivamente zio e nonna di Claudio: entrambi non stimavano il futuro imperatore, e lo tennero lontano dal potere

Il nuovo imperatore, suo zio Tiberio, non si dimostrò più disponibile nei confronti del nipote di quanto in passato lo fosse stato Augusto: quando chiese il permesso di iniziare il cursus honorum, Tiberio gli conferì gli ornamenta consularia, i simboli del rango consolare, ma quando Claudio chiese un ruolo più attivo gli venne rifiutato. Se la sua famiglia non perdeva occasione per dimostrare di non averne grande stima, il popolo romano, al contrario, pare lo tenesse in una qualche considerazione: alla morte di Augusto, infatti, l'ordine equestre lo scelse come proprio patrono, mentre il Senato romano propose di ricostruire a spese pubbliche la sua casa distrutta da un incendio e di permettergli di partecipare alle proprie sedute. Proposte, peraltro, che Tiberio respinse.

Di fronte a questo ostracismo, Claudio abdicò a qualunque aspirazione di carriera politica e si ritirò a vita privata, dedicandosi ai suoi studi di storia. Scrisse, infatti, un trattato sugli Etruschi, di cui studiò anche la lingua,[16] una storia su Cartagine, una difesa di Cicerone, alcuni trattati sul gioco dei dadi e sull'alfabeto, tutti andati perduti. Sempre in questo periodo sposò (15) Plauzia Urgulanilla, nobildonna di origine etrusca, da cui ebbe due figli: Druso Claudio, morto in giovane età, e Claudia, che però Claudio non riconobbe, accusando Plauzia di adulterio e divorziando da lei nel 28.

Due decessi sembrarono riaprire le porte della successione al trono a Claudio: nel 19 scomparve in circostanze misteriose suo fratello Germanico, mentre nel 23 morì Druso minore, figlio di Tiberio; Claudio divenne così un possibile erede dell'imperatore. Era però il periodo dell'apice del potere di Seiano, e Claudio scelse di sminuire le proprie pretese al soglio imperiale: la sorella Claudia Livilla, invece, si alleò con Seiano e cadde insieme a lui, morendo nel 31.

Per di più, dopo aver divorziato da Urgulanilla, sposò proprio la sorella di Seiano, Elia Petina, da cui ebbe Claudia Antonia e dalla quale divorziò poi nel 31, dopo la caduta del potente pretoriano, per sposare Valeria Messalina, figlia di una sua cugina. L'ultima moglie, sua nipote Agrippina minore, era figlia del fratello Germanico e di Agrippina maggiore. Da Messalina ebbe due figli: Britannico (c. 41 - 55), che potrebbe essere stato procreato da Caligola, e Claudia Ottavia (c. 40 - 62), che sposò il proprio fratellastro, figlio di Agrippina, l'imperatore Nerone.

Ascesa al potere (37-41)[modifica | modifica wikitesto]

Un imperatore romano nel 41 d.C., di Lawrence Alma-Tadema; è uno dei tre dipinti del pittore anglo-olandese dedicati all'episodio più noto dell'ascesa di Claudio: secondo Svetonio, egli fu trovato nascosto dietro una tenda dai pretoriani, che lo nominarono imperatore
Claude proclamé empereur, di Charles Lebayle, 1886

Sotto Caligola, figlio di suo fratello Germanico, Claudio ottenne il consolato per due mesi come collega del nipote, ora nuovo Princeps (nel 37), pur continuando a essere bersagliato dagli scherni e dal rischio di perdere la vita a causa delle facili ire e dalla follia del nipote. Subì un processo in cui era accusato di falso per aver apposto la sua firma, fu persino costretto a pagare 8 000 000 di sesterzi per l'ammissione a un collegio sacerdotale, perdendo tutti i suoi averi [senza fonte]. L'ironia della sorte volle che, se fino a quel momento ogni cosa si era dimostrata contraria al suo volere, una volta compiuti i cinquant'anni, egli era destinato a diventare il nuovo imperatore di Roma.

Dopo l'assassinio di Caligola del 41, infatti, i pretoriani si trovarono di fronte al problema di trovare un membro superstite della famiglia Giulio-Claudia da mettere sul trono. La maggior parte dei familiari ordirono tra di loro venendo assassinati. Claudio riuscì a scampare ad ogni congiura perché nessuno lo aveva considerato un avversario pericoloso.

Invocato dal popolo fuori dalla Curia, una volta promesso un donativo di 15 000 sesterzi per ogni pretoriano che gli prestasse giuramento, Claudio venne nominato imperatore senza alcuna delle armi [senza fonte], dopo avere comprato la loro fedeltà, primo fra i Cesari.

Questo è quanto racconta Svetonio, al momento dell'assunzione del trono da parte di Claudio, quasi per caso, mirabili casu. Lo scrittore narra che Claudio, nascostosi in una stanza per sfuggire alle deportazioni delle persone fedeli a Caligola, fu trovato da un soldato semplice che, una volta riconosciuto lo salutò imperatore; condotto al cospetto dei propri superiori, dopo averlo tenuto in custodia per una notte, decisero di acclamarlo imperatore.

«Dopo l'uccisione di Caligola... Claudio suo zio... cinquantenne... divenne imperatore per uno strano caso. Infatti, trascurato dagli uccisori di Caligola, avendo quelli portato via il numero dei congiunti e dei servi di questo, egli s'era nascosto in una sala di nome Ermeo. Non molto dopo, spaventato dal rumore della porta, proseguì verso il vicino solarium e si nascose dietro alle tende davanti all'ingresso. Qui, essendosi tenuto nascosto ancora, un soldato semplice, visti i piedi lo tirò fuori mentre Claudio si inginocchiava per il timore, ma riconosciutolo, lo salutò imperatore. Poi lo condusse dagli altri soldati, esitanti e frementi. Posto dai suoi sulla lettiga, fu portato nell'accampamento, triste e trepidante, mentre la folla che incontravano lo commiserava, quasi stesse per essere giustiziato pur essendo innocente. Ricevuto entro il vallo, pernottò tra le tende dei soldati, temendo più che sperando. Invero all'indomani, reclamando il popolo una guida per lo Stato, fu salutato da tutti imperatore.»

(Svetonio, Vite dei Cesari, V, 10.)

Principato (41-54)[modifica | modifica wikitesto]

Carattere del principato di Claudio[modifica | modifica wikitesto]

Claudio fu presentato dalle fonti latine come uomo insignificante, strumentalizzato dalle sue mogli e dai suoi liberti.

Una moneta raffigurante Agrippina minore e Claudio, una volta divenuto Imperatore

Da allora in poi, con il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, governò l'impero per circa quattordici anni. Il nuovo Princeps era considerato uno degli uomini più eruditi del suo tempo: Plinio il Vecchio lo cita quattro volte come un'autorità; a lui scienziati e uomini dotti scrivevano o dedicavano trattati. Innamorato del passato glorioso di Roma, Claudio si propose di essere un buon governante e, sotto molti aspetti, vi riuscì.

Egli seppe, infatti, scegliere validi collaboratori tra i suoi funzionari e generali (tra cui basti ricordare Corbulone, Galba, Vespasiano, Gaio Svetonio Paolino, ecc.), e imporre le proprie linee politiche. Per prima cosa rafforzò la sua posizione placando i vari partiti interni al Senato, cancellando la memoria del regno di suo nipote Caligola e richiamando gli esiliati con un'amnistia generale.

Si mostrò rispettoso del Senato e dei magistrati, dimostrandosi pronto a tornare al principato di Augusto. Ricoprì, come Princeps, quattro consolati, nel 42, 43, 47 e 51, e per i suoi successi militari ricevette il titolo di Imperator per non meno di 27 volte. Soppresse i processi per tradimento in Senato e si guadagnò popolarità con la concessione di spettacoli gladiatori, gare e spettacoli imponenti (come il suo trionfo per la conquista della Britannia e i giochi secolari Ab Urbe condita del 47) e con l'abolizione delle nuove tasse imposte da Caligola.

Rapporto con il Senato[modifica | modifica wikitesto]

Claudio voleva accattivarsi le simpatie del Senato. Egli, infatti, tentò di stabilire una sincera collaborazione con quest'organo istituzionale, secondo le linee della politica di Augusto, facendo un uso frequente di Senatus consulta e difendendo la posizione sociale dei senatori, riservando loro i posti migliori. Restituì, pertanto, al Senato l'Acaia e la Macedonia, nel 44.

Spartì le province acquisite durante il suo principato fra gli ordini equestre e senatorio: e a quest'ultimo vennero assegnate la Britannia e la Licia. Claudio si mostrò rispettoso del Senato anche partecipando attivamente alle sue sedute. La presenza alle riunioni era rigorosamente obbligatoria per i suoi membri e l'assenteismo punito. I dibattiti dovevano essere reali, non dovevano, al contrario, costituire una semplice questione di assenso formale.

Nel 47-48 rivide l'intera lista senatoria, eliminando quei membri inadatti e introducendo solo uomini che avessero maturato meriti anche in provincia, poiché voleva che il Senato fosse formato dalle migliori menti dell'impero. È vero anche che la maggiore interferenza con il Senato fu la creazione di un sistema amministrativo centralizzato. Claudio fu dunque il primo imperatore ad ammettere in Senato uomini provenienti da una provincia, la Gallia Comata; fornendo così agli imperatori successivi una via per completare l'integrazione dei popoli che facevano parte dell'impero di Roma.

Nuovo sistema amministrativo centralizzato[modifica | modifica wikitesto]

Cammeo raffigurante l'apoteosi di Claudio, 54 circa, attribuito a Scilace, da Roma, Cabinet des Medailles, Parigi

E se Tiberio aveva seguito pedissequamente le istruzioni di Augusto, Claudio non temette le innovazioni. Egli fu, infatti, il primo a creare una burocrazia centralizzata, suddivisa in sezioni, materie speciali, ognuna delle quali fu posta sotto il controllo di un liberto, una specie di moderno ministro in scala ridotta. I liberti erano degli schiavi resi liberi dai padroni, molto spesso greci e largamente eruditi; renderli così importanti nel suo sistema giuridico in verità era un forte attacco ai senatori che dovevano sottostare agli ordini di uno schiavo per lo più straniero. Poi egli avviò una forma di amministrazione pubblica imperiale, indipendente dalle tradizionali classi dei senatori e cavalieri.

Il personale della nuova amministrazione centralizzata era costituito da uomini per la maggior parte di origine italica, estranei alla tradizione romana, e che dovevano fedeltà soltanto al Princeps. La più importante tra queste cariche appena istituite era quella di Segretario generale Ab epistulis, ricoperta in quegli anni da un certo Narciso: l'intera corrispondenza greca e latina (relazioni con i governatori, lettere e messaggi di vari funzionari, relazioni con città o comunità provinciali), doveva essere gestita, analizzata da questo funzionario, prima di renderne partecipe il Princeps.

Secondo a Narciso era il segretario delle finanze, A rationibus, un certo Pallante, con l'accentramento e centralizzazione del potere finanziario nelle mani dell'imperatore a partire dall'Aerarium. Vi erano poi altre cariche di prestigio: Callisto era il segretario che si interessava delle richieste rivolte all'imperatore, a libellis e delle inchieste giuridiche portate davanti al princeps, le cosiddette cognitiones; Polibio quello che svolgeva la mansione di bibliotecario e consigliere culturale, aiutando l'imperatore con materiale per discorsi ed editti A studiis.

Ma la presenza dei nuovi liberti provocò il continuo malcontento dell'antica aristocrazia senatoria, e accrebbe notevolmente il potere personale del principe. Anche nel campo dell'amministrazione giudiziaria Claudio portò nuove innovazioni come quando nel 53, persuase il Senato a concedere ai procuratori imperiali delle province il diritto di giurisdizione. Fino a quel momento qualsiasi contestazione di diritto fiscale, doveva essere portata davanti al Senato o all'imperatore per ottenere una sua decisione. Il provvedimento venne adottato per migliorare l'efficienza e la rapidità nel raccogliere il denaro dovuto all'erario, eliminando alcune procedure burocratiche. Favorì, infine, l'approvvigionamento di grano assicurando navi e merci contro eventuali danni provocati da tempeste, concedendo privilegi a stranieri costruttori di navi.

Opere pubbliche[modifica | modifica wikitesto]

Il tempio del Divo Claudio, evidenziato in rosso, fatto costruire da Agrippina minore

Ultimò la costruzione di due acquedotti, iniziata da Caligola: l'acquedotto Claudio (Aqua Claudia), e l'Anio Novus che si incontrano entro Roma nella famosa Porta Maggiore. Ne restaurò anche un terzo chiamato Aqua Virgo. Diede un grande impulso alla costruzione di strade e canali in Italia e nelle province.

Tra i tanti progetti meritano una segnalazione un largo canale che univa il Reno al mare e una strada che collegava l'Italia alla Germania (entrambe opere iniziate da suo padre). Vicino a Roma costruì un canale navigabile sul Tevere che terminava a Portus, il nuovo porto a nord di Ostia, a circa tre km a nord. Il porto era costituito da due moli a forma di semicerchio, numerosi granai per l'approvvigionamento di merci provenienti da tutte le province romane e all'imboccatura era posto un faro che divenne il simbolo della città stessa.

Per ospitare le navi fu scavato un gigantesco bacino rettangolare di circa 1 000 per 700 metri, collegato al Tevere da due canali. Gli ingegneri di Claudio non considerarono con la dovuta attenzione il problema rappresentato dal deposito delle sabbie fluviali, e in breve il nuovo porto fu inagibile. Di questo fallimento fece tesoro Traiano che costruì nello stesso luogo un porto più efficiente che rimase in funzione per secoli. Bonificò la piana del Fucino nell'Italia centrale attraverso lo scavo di un emissario che faceva defluire le acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di un migliore sfruttamento agricolo.

La prima inaugurazione, con tanto di battaglia navale sul lago che stava per essere prosciugato, finì nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto, non consentì alle acque di defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e nuova inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio fecero un errore opposto e ben più grave del precedente; il canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo troppo violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio culminò con una lite tra Agrippina e il liberto Narciso, appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro mentre il liberto le dava dell'isterica.

Altri imperatori si cimentarono con questa impresa che ebbe però termine solo nel XIX secolo grazie ai Torlonia che ingrandirono il tunnel scavato da Claudio tre volte la sua dimensione originale. Fece costruire nuove strade: la via Valeria Claudia fino all'Adriatico, o la via Claudia Augusta da Altinum fino al Danubio. Poche province non portano tracce delle strade costruite sotto il suo principato.

Politica religiosa[modifica | modifica wikitesto]

Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio, sebbene conservatore per natura e di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni. Si adoperò per restaurare il collegio degli haruspices. Nel 47 celebrò i Ludi Saeculares dell'ottavo centenario dalla fondazione di Roma. Nel 49 ampliò, sempre nel corso di un'altra cerimonia, l'antico recinto sacro di Roma (pomerium), includendovi ora l'Aventino e parte del Campo Marzio.

Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava pericolosi per l'ordine pubblico interno. Se, infatti, verso il druidismo la sua azione fu più energica di quella dei suoi predecessori, con la completa soppressione, con gli Ebrei assunse un atteggiamento più liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto e l'esonero del culto imperiale. Improbabile è la notizia, riportata da Svetonio, dell'espulsione della comunità ebraica da Roma

Atteggiamento nei confronti dei cristiani[modifica | modifica wikitesto]

Anche verso i cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. La Lettera ai Romani 16,11[17] attesta la diffusione della nuova religione all'interno della casa di Narciso, uno fra i più noti liberti imperiali. Tacito colloca al 42 o 43 la conversione a una superstitio externa, identificabile quasi certamente col cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni la spedizione britannica.

Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la prima stesura del Vangelo secondo Marco.[18] L'unico atto in apparente contraddizione con tale atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei impulsore Chresto assidue tumultuantes ossia «in continuo subbuglio a causa di Cresto» (da identificarsi forse con Cristo): controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni storiografiche.

Politica estera: annessioni e conquiste[modifica | modifica wikitesto]

L'impero di Claudio (37-54).

Claudio, senza lasciarsi scoraggiare dal consiglio di Augusto di mantenere l'impero entro i limiti da lui stabiliti, aggiunse non meno di 5-7 nuove province tra cui ex regni clienti: Mauritania (dal 40-41), Britannia, Licia, Panfilia (dal 43), riannesse la Giudea (dal 44, dopo la morte del re Erode Agrippa I) e Tracia (dal 46); oltre all'annessione di nuovi territori/province danubiane, come il Regno del Norico (attorno al 50) e parti della Rezia.

Tale scelta politica fu determinata dal fatto che egli aveva ereditato da Caligola una Mauritania in rivolta e una Britannia considerata matura per l'annessione, e dalla sua convinzione che fosse arrivato il momento di sostituire agli Stati clienti un controllo diretto imperiale. La politica difensiva di Tiberio fu infatti abbandonata, tranne lungo il limes europeo di Reno e Danubio.

Africa (41-44)[modifica | modifica wikitesto]
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Limes africano.

La rivolta della Mauretania, che seguì all'assassinio del re Tolomeo per ordine dell'imperatore Gaio Caligola (che in seguito aveva deciso di annettere i nuovi territori, trasformandoli in nuova provincia, nell'autunno del 40), fu soffocata nel sangue dopo quattro duri anni di lotta (dal 41 al 44) grazie a valenti generali come Gaio Svetonio Paolino e Osidio Geta. La Mauretania fu divisa in due province, la Mauretania Caesariensis e quella Tingitana (con capitali Cesarea e Tingis), affidate a un procuratore imperiale di ordine equestre. Riuscì a sedare una rivolta di Musulami dell'Africa settentrionale, inviandovi uno dei più qualificati generali, Servio Sulpicio Galba, in qualità di governatore e a capo della legione qui stanziata (la Legio III Augusta).

Conquista della Britannia (43-51)[modifica | modifica wikitesto]
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Conquista della Britannia.
Claudio: Didracma[19]
Claudius Didrachm 863069.jpg
TI CLAVD CAESAR AVG GERM P M TR P, testa laureata a sinistra Claudio che guida una quadriga trionfale verso destra, tiene le redini ed uno scettro; sotto la scritta DE BRITANNIS
21 mm, 7,48 g, coniato nel 43-48

Nel 43 iniziò la conquista della Britannia, quasi un secolo dopo Gaio Giulio Cesare. Al di là delle ragioni politiche, economiche e militari della spedizione, non va dimenticata una considerazione forse più importante, di natura psicologica, e cioè di provare a tutti di essere il degno figlio del conquistatore della Germania, Druso. Egli si recò in Britannia nell'autunno del primo anno di guerra per essere presente alla vittoria finale. Questa fu la conquista della quale Claudio andò più orgoglioso.

Confini europei lungo Reno e Danubio (46-50)[modifica | modifica wikitesto]
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Limes renano e Limes danubiano.

In Gallia alcune tribù ottennero i diritti latini e molti la cittadinanza romana, ma cosa più importante, Claudio riuscì a convincere un Senato riluttante a far ammettere alcuni cittadini galli all'interno delle istituzioni e magistrature romane. Egli, basandosi sui suoi studi della storia di Roma, dimostrò che la Repubblica romana si era rafforzata e ingrandita grazie al fatto di aver incorporato elementi considerati fino a poco prima degli "stranieri", come lo erano stati gli Etruschi, i Sanniti, i Greci, ecc. Claudio apriva così le porte del Senato anche ai provinciali Galli.

In Germania, il legato della Germania Inferiore, Gneo Domizio Corbulone, diede prova delle sue grandi capacità militari con una campagna nelle terre dei Frisi e contro i pirati Cauci lungo le coste del Mare del Nord (47-48). Claudio però gli ordinò di ritirarsi al di qua del Reno: non voleva ripetere le imprese del padre Druso. In Tracia, da lungo tempo inquieta, il sovrano regnante era stato assassinato e Claudio decise che era ormai giunto il momento di annettere la regione (46). Completò, infine, le conquiste dei territori rimasti liberi fino al Danubio, annettendo le parti rimaste libere fino a quel momento della Rezia e del Norico (da Castra Regina a Carnuntum) nel 50 circa.

Oriente (44-54)[modifica | modifica wikitesto]

La Licia, dove si erano verificati dei disordini, divenne provincia nel 43. In Oriente, Claudio ricompensò l'amico Erode Agrippa I per l'aiuto prestatogli in passato, insediandolo sul trono di Giudea, che dal 6 era una provincia romana. Alla morte di Agrippa, nel 44, la Giudea ritornò a essere una provincia romana, amministrata da procuratori. Nei confronti della Partia, Claudio riuscì a ottenere il controllo dell'Armenia, fino a quando il nuovo re Vologese I, riuscì a insediare suo fratello Tiridate sul trono armeno verso la fine del regno di Claudio.

Provinciali e cittadinanza[modifica | modifica wikitesto]

Claudio, grazie ai suoi studi storici, si era convinto che Roma doveva molto alla sua propensione in tempi passati a inserire tra i propri cittadini gli uomini più meritevoli. Per questi motivi gli uomini più importanti di Gallia, Spagna e Africa, i dottori greci o asiatici, gli scienziati e i letterati, potevano contribuire notevolmente alla crescita dello Stato romano. E se la cittadinanza era una cosa preziosa da "regalare" ai provinciali, un cittadino romano, per meritarsela, doveva saper parlare e scrivere in latino: questa era una condizione insindacabile per Claudio. In caso contrario la cittadinanza romana sarebbe stata revocata.

Successione[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia della gens giulio-claudia

Messalina, moglie di Claudio fin dalla sua ascesa al trono, gli dette una figlia, Claudia Ottavia, e un figlio (nel 41) cui il padre dette il soprannome di Britannico. Donna di grande crudeltà, aveva cospirato, insieme al suo amante, il console Gaio Silio, per uccidere Claudio e prenderne il suo posto. Ma la congiura fu scoperta e la stessa fu messa a morte nel 48.

Moneta di Claudio raffigurante Nerone

La nuova moglie fu scelta, anche grazie al consiglio del liberto Pallante, sostenitore dei diritti di sua nipote Agrippina minore, figlia cioè di suo fratello Germanico, sorella di Caligola e pronipote di Augusto. Agrippina aveva un figlio il cui nome era Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone. Il matrimonio con Claudio fu celebrato nel 48, e Agrippina divenne la nuova Augusta, godendo ora di privilegi senza precedenti.

Nello stesso tempo diede inizio ai suoi intrighi per generare discredito sul figlio di Claudio, Britannico, in favore di suo figlio Domizio Enobarbo. Ambiziosa e priva di scrupoli, Agrippina si macchiò di una serie di delitti, servendosi del veleno o di false incriminazioni. Il figlio Nerone fu adottato da Claudio all'età di tredici anni (nel 50), quale tutore del più giovane Britannico (di cinque anni più giovane), ottenendo nel 51 la toga virilis, il titolo di Princeps Iuventutis, l'imperium proconsolare fuori Roma, mentre nel 53 sposava Claudia Ottavia, figlia di Claudio.

Morte (54)[modifica | modifica wikitesto]

(LA)

«Vae, puto concacavi me!»

(IT)

«Diamine, credo di essermela fatta addosso!»

(Claudio, ultime parole secondo l'Apokolokyntosis di Seneca)

Morì improvvisamente durante un banchetto, dopo aver mangiato dei funghi sebbene le versioni discordino. Secondo Plinio il Vecchio, mangiò un piatto di funghi letali, forse della specie Amanita phalloides o Amanita muscaria, chiamati "boleti" e quindi confusi con funghi commestibili del tipo simile, come i porcini e l'Amanita caesarea[20][21]. Questa versione è ripresa da Giovenale.[22]

La morte avvenne il 13 ottobre 54, mentre venivano celebrate le Fontinalia, festività in onore del dio Fons. Non è difficile pensare che sia stato avvelenato da Agrippina per mano di Lucusta, anche se era ormai sicura della successione di Nerone. Essa potrebbe aver desiderato vedere il figlio sul trono mentre era ancora abbastanza giovane per seguire i suoi consigli e le sue volontà, e non voleva rischiare che Claudio tornasse a prediligere Britannico, e spinto dal liberto Narcisso (già artefice della caduta di Messalina, amico di Britannico e in quel momento in vacanza in Grecia onde curarsi da alcuni malanni) la ripudiasse. Si dice infatti che avesse una relazione adultera col ricco liberto Pallante e durante un banchetto, Claudio ubriaco avesse affermato che "era suo destino - disse - subire le infamie delle mogli e poi punirle".[23] Secondo Svetonio, è possibile che i funghi siano stati commestibili, Agrippina vi avrebbe in seguito aggiunto del veleno per simulare un avvelenamento accidentale; Claudio li ingerì e morì oppure non fece in tempo a farlo in quanto troppo ubriaco. Quindi, sempre secondo la tesi dell'avvelenamento, in un primo momento Claudio si sarebbe addormentato, e svegliatosi poco dopo vomitò tutto quello che aveva mangiato; Svetonio afferma quindi gli fu propinato di nuovo il veleno attraverso una zuppa curativa o forse un clistere somministratogli per aiutarlo a smaltire l'indigestione.[24] Invece Tacito afferma che egli non assunse il piatto avvelenato da Agrippina che aveva corrotto l'assaggiatore Aloto, in quanto aveva già dei conati di nausea per il troppo vino e troppo cibo, ma si fece quindi aiutare prima a vomitare dal medico Senofonte, il quale, in combutta anche lui con Agrippina, gli infilò in gola una piuma apparentemente per aiutarlo nell'operazione, in realtà intrisa di un potente veleno, provocandone la morte rapida.[25] Flavio Giuseppe fa un riferimento anch'egli alla morte di Claudio, affermando che si diceva fosse stato assassinato.

«Tutti concordano nel dire che Claudio fu avvelenato, ma non si sa con certezza in quale circostanze e da chi.»

(Svetonio, Claudio, 44, traduzione di Felice Dessì[26])

«Agrippina, da tempo risoluta al delitto e pronta a cogliere l’occasione offerta e non priva di complici, si informò sul tipo di veleno, temendo che il crimine venisse svelato con uno rapido e di effetto immediato; se ne avesse scelto uno lento e a consunzione graduale, che Claudio, vicino alla morte e scoperto l’inganno, tornasse all’amore per il figlio. Le sembrava opportuno qualcosa di ricercato, che alterasse la mente e procrastinasse la morte.»

(Tacito, Annales, XII, 67)

Secondo l'opera satirica di Seneca invece, Claudio mangiò i funghi, fu in seguito colto da dissenteria e poco dopo morì per un malore.[27] Questo può essere compatibile con i primi sintomi dell'intossicazione da Amanita phalloides che compaiono dopo alcune ore (vomito, dissenteria, disidratazione e danno renale, prima che epatico), oltre che con quanto detto da Plinio e Giovenale (e anche da Tacito, Svetonio e Cassio Dione) sulla morte di Claudio per aver mangiato un fungo velenoso. Secondo la storica Barbara Levick, non si può comunque essere certi che la morte di Claudio sia stata davvero un omicidio, piuttosto che un avvelenamento accidentale o una morte naturale, visto il suo stato di salute da sempre malfermo e il suo stile di vita tendente a mangiare e bere troppo, sebbene la tesi del delitto sia altamente probabile.[28] Quando Claudio si sentì male, Agrippina lo fece portare sul suo letto, dove la notte morì. In seguito chiamò a corte dei commedianti e musicisti, dicendo che Claudio si sentiva meglio e voleva distrarsi. Poi confinò i tre figli naturali di Claudio (le due figlie e Britannico) nelle loro stanze, e annunciò al popolo che l'imperatore era morto, presentando Nerone alla plebe e poi in Senato dove venne acclamato come nuovo Cesare. Claudio fu cremato dopo un solenne funerale a somiglianza di quello di Augusto. Le sue ceneri furono deposte con probabilità nel mausoleo della famiglia giulio-claudia.[29]

Morto Claudio, Agrippina e Nerone si preoccuparono di far sparire anche Britannico, figlio naturale di Claudio e aspirante al trono, già malato di epilessia; questo evento può testimoniare l'implicazione di Agrippina nella morte dell'imperatore. Secondo altri, Nerone invece temeva che Agrippina potesse a sua volta rivolgersi a Britannico, più controllabile, e quindi chiamò nuovamente Lucusta per uccidere il fratellastro, avvelenandone una bevanda. Per altri, invece, Britannico morì davvero per un attacco epilettico sopraggiunto mentre mangiava.

L'augusta, comunque, dedicò sul Celio il tempio del Divo Claudio al defunto marito, che venne immediatamente divinizzato.

Menomazione fisica e personalità[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico Svetonio nelle Vite dei Cesari descrive le afflizioni fisiche di Claudio in maniera relativamente dettagliata. Egli riporta che il princeps aveva ginocchia malferme[30] che stentavano a sostenerlo, tremori alla testa, afflitto da balbuzie (tranne quando declamava poesie) e dal parlare incerto e confuso. Claudio soffriva anche di scialorrea e lieve disartria, e tutto questo lo faceva considerare "debole di mente" da parte della sua famiglia, con la madre stessa che lo definiva un "mostro d'uomo" e quando voleva insultare qualcuno diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio».[11][14]

Seneca afferma nelle sua satira Apokolokyntosis come la voce di Claudio non appartenesse a nessun animale terrestre, e come anche le sue mani fossero deboli.[31] Claudio viene rappresentato come violento, claudicante e gobbo.

Tuttavia, non mostrava nessuna deformità fisica evidente, dato che lo stesso Svetonio riferisce che quando Claudio era calmo dimostrava una certa dignità di portamento, essendo alto e ben proporzionato, non magro e con folti capelli bianchi e collo robusto. Quando era contrariato o stressato, i sintomi della sua infermità peggioravano e si facevano più evidenti. Gli storici concordano sul fatto che questa condizione sia migliorata dopo la sua ascesa al trono. Lo stesso Claudio affermò di aver esagerato i propri malanni per salvarsi la vita. Nondimeno, soprattutto in gioventù e naturalmente prima di divenire princeps, visse bersagliato dagli scherzi e dalle prese in giro. Svetonio riferisce che quando era invitato, se arrivava in ritardo non veniva neanche fatto accomodare, o solo dopo lunghe attese e preghiere.[32] Inoltre, se si addormentava dopo aver mangiato, gli altri commensali gli tiravano addosso noccioli di datteri e olive, oppure mentre russava, gli infilavano scarpe da donna alle mani in modo che, svegliatosi improvvisamente, se le sfregasse in viso.[32]

Valutazioni moderne sullo stato di salute di Claudio si sono avvicendate varie volte nel corso del secolo scorso. Prima della seconda guerra mondiale, la paralisi infantile da poliomielite era ampiamente accettata come causa dei suoi problemi. Tuttavia, la polio non spiega molti dei sintomi descritti, e una teoria più recente implica una paralisi cerebrale infantile (a causa di problemi alla nascita) con distonia o la sindrome di Tourette come possibili cause della sua infermità.[33][34] Jerome Nriagu ha ipotizzato che Claudio, come altri imperatori tra cui Caligola e Nerone, soffrisse in età adulta di avvelenamento da piombo a causa dell'uso romano di addolcire il vino con il diacetato di piombo o "zucchero di Saturno".[35] Studiosi di iconografia e medicina, infine, unendo i sintomi descritti da Svetonio con l'aspetto di alcune statue di Claudio hanno sostenuto che una lesione cerebrale traumatica subita durante il parto avrebbe causato a Claudio la sua malattia, una diplegia spastica alle gambe e alla testa, la più comune tra le paralisi infantili che spesso può causare anche disabilità intellettiva, nel caso dell'imperatore assente o lievissima, ma sufficiente a farlo considerare poco intelligente dai famigliari, forse per la confusione mentale occasionale che talvolta gli attribuirono gli storici, uno dei motivi per cui Tiberio lo aveva escluso dalla successione.[36][37]

Dal punto di vista caratteriale, gli storici antichi descrivevano Claudio come uomo generoso, colto ed erudito, non scevro da umiltà dato che a volte soleva pranzare con i plebei. Di carattere conviviale, amava circondarsi di amici e banchettare con loro disquisendo di arte e letteratura. Si dice che abbia pensato di far emettere un eccentrico editto per permettere di ruttare ed emettere flatulenze durante i banchetti, perché aveva saputo che un invitato si era posto in pericolo di vita per essersi educatamente trattenuto in sua presenza.[38]

Lo descrissero però anche sanguinario e crudele, vendicativo, pavido e facile all'ira, appassionato di gioco d'azzardo, combattimenti ed esecuzioni di gladiatori[39]; Claudio stesso riconobbe i lati negativi del suo carattere e si scusò pubblicamente per il proprio temperamento con un editto. Secondo gli storici antichi era anche eccessivamente fiducioso e facilmente manipolabile dalle mogli e dai suoi liberti, paranoico, molto libidinoso nei confronti delle donne, dedito al vino, apatico, noioso e spesso confuso.

Le opere esistenti di Claudio presentano invece una visione diversa, dipingendo un ritratto di amministratore intelligente, erudito e coscienzioso, con una particolare attenzione per i dettagli e la giustizia. Quindi, Claudio resta un enigma per i posteri. Sin dalla scoperta del ritrovamento della sua Lettera agli Alessandrini[40] nel secolo scorso, molto lavoro è stato fatto per riabilitare la figura dell'imperatore Claudio e determinare dove si trovi la verità.

Opere letterarie e interessi culturali[modifica | modifica wikitesto]

Anche se dai suoi stessi parenti era considerato quasi un "ritardato" e un "minorato fisico", il giovane Claudio perseverò nei suoi interessi culturali, cosicché scrisse numerose opere nel corso della sua vita, principalmente durante il regno di Tiberio, periodo che può considerarsi il vertice della sua carriera letteraria.

Le tre lettere introdotte dall'Imperatore Claudio

Oltre a una storia del principato di Augusto, e alcuni trattati sul gioco dei dadi del quale era un grande appassionato, tra le sue opere maggiori si annoverano la Tyrrenikà, una storia della civiltà etrusca in venti libri, una Storia di Cartagine in otto volumi (Karchedonika),[41] e un dizionario di lingua etrusca. Sfortunatamente, tutte opere andate perdute, a parte la ritrovata lettera agli alessandrini. Svetonio cita suoi discorsi, in cui si nota spesso la sua conoscenza della storia, specialmente riguardo agli Etruschi, come nel discorso in cui volle aprire il Senato ai nobili gallo-romani.

Coltivò anche lo studio della lingua greca, all’epoca l’idioma dei dotti, in ogni occasione ribadiva questo suo amore poiché la considerava una "lingua superiore", e conosceva a memoria ampi brani dei poemi omerici, citando spesso come aforismi alcune frasi da lui ritenute particolarmente significative.

Claudio propose inoltre una riforma dell'alfabeto latino attraverso l'introduzione di tre nuove lettere da lui ideate, due delle quali svolgevano la funzione delle moderne lettere W e Y. Riuscì a introdurre ufficialmente tale modifica una volta salito al potere, ma la stessa non sopravvisse al suo regno. Infine, egli scrisse un'autobiografia descritta da Svetonio come pedante e priva di gusto.[42]

Nessuna delle opere letterarie di Claudio è giunta fino a noi, ma ampie citazioni dalle stesse sono presenti in successive opere di storici della dinastia giulio-claudia. Svetonio, Tacito e Plinio il Vecchio attinsero tutti dalla produzione letteraria di Claudio per trarvi notizie e devono averla utilizzata come fonte in numerose occasioni.

Matrimoni[modifica | modifica wikitesto]

Messalina con in braccio il figlio Britannico, Louvre

Svetonio e altri autori antichi accusarono Claudio di essere stato succubo delle proprie mogli e di aver vissuto, in questo modo, più come un servo che come un imperatore.

Claudio si sposò quattro volte, dopo due falliti fidanzamenti. Il primo fidanzamento fu con Emilia Lepida, pronipote di Augusto, quando Claudio era ancora adolescente, ma fu rotto per motivi politici. Il secondo fu con Livia Medullina, ma la ragazza morì improvvisamente di malattia il giorno delle nozze.

Plauzia Urgulanilla[modifica | modifica wikitesto]

Claudia Antonia, figlia di Claudio ed Elia Petina
Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina
Scultura di Agrippina che incorona il giovane figlio Nerone (c. 54–59 d.C.)

Plauzia Urgulanilla fu la prima moglie di Claudio, e gli diede un figlio maschio, Claudio Druso. Druso morì per soffocamento da cibo nei primi anni dell'adolescenza, poco tempo dopo il fidanzamento con la figlia di Seiano. Claudio divorziò da Urgulanilla per adulterio e dietro il sospetto che avesse fatto uccidere la sorellastra Apronia. Cinque mesi prima del divorzio, Urgulanilla partorì una bambina di nome Claudia, ma Claudio ripudiò la neonata come figlia del tradimento della moglie con il liberto Botero, facendola deporre nuda davanti alla porta della madre.[43]

Elia Petina[modifica | modifica wikitesto]

Poco tempo dopo, Claudio si risposò con Elia Petina, parente di Seiano, o forse la figlia adottiva dello stesso. La coppia ebbe una figlia, Claudia Antonia. Anche questo matrimonio terminò con un divorzio, ma le cause non sono ben chiare. Alcuni storici moderni hanno avanzato l'ipotesi che la separazione fosse dovuta ad abusi psicologici da parte di Petina[senza fonte].

Valeria Messalina[modifica | modifica wikitesto]

Qualche anno dopo aver divorziato da Elia Petina, nel 38 o 39 d.C., Claudio sposò Valeria Messalina, figlia di Barbato Messala, suo cugino. Messalina diede alla luce Claudia Ottavia e un figlio dapprima chiamato Tiberio Claudio Germanico, e successivamente conosciuto come Britannico.

Il matrimonio terminò in tragedia. Gli storici antichi accusarono Messalina di essere una ninfomane che tradiva regolarmente Claudio — Tacito afferma persino che una volta la donna volle fare a gara con una nota prostituta per vedere chi delle due fosse riuscita a soddisfare un maggior numero di amanti nella stessa notte[44] — e una manipolatrice assetata di potere. Nel 48, Messalina sposò il suo amante Gaio Silio nel corso di una cerimonia pubblica mentre Claudio si trovava a Ostia. Le fonti divergono circa il fatto se avesse almeno divorziato dal marito prima di sposare Silio. Temendo a ragione un complotto per detronizzarlo, Claudio la fece condannare a morte insieme all'amante e dichiarò ai pretoriani presenti che non si sarebbe più sposato, ordinando loro di ucciderlo se avesse cambiato idea.[45]

Agrippina minore[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante il giuramento fatto, Claudio decise di sposarsi ancora una volta. Le fonti antiche riferiscono che prese in esame tre candidate: Lollia Paolina che era stata la terza moglie di Caligola, l'ex moglie Elia Petina, sostenuta da Narcisso, e la nipote Agrippina, proposta da Pallante. Secondo Svetonio scelse Agrippina per le sue capacità amatorie.[46]

Agrippina era una dei pochi discendenti rimasti del Divo Augusto, e suo figlio Lucio Domizio Enobarbo (il futuro Imperatore Nerone) era uno degli ultimi maschi della famiglia imperiale. Claudio, innamorato di Agrippina, adottò Nerone come suo figlio, quando egli era già tredicenne. L'adozione in tarda età era un'antica tradizione romana. In seguito Nerone sposò Ottavia, la figlia di Claudio, che era quindi la sua sorellastra.

Monetazione imperiale del periodo[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Monetazione dei Giulio-Claudii.
Cammeo dell'imperatore Claudio

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ CIL VI, 562
  2. ^ AE 1997, 915
  3. ^ CIL 2-7 715
  4. ^ CIL II, 4718
  5. ^ CIL III, 13330
  6. ^ CIL III, 6024
  7. ^ CIL III, 7251
  8. ^ AE 1985, 993
  9. ^ CIL III, 476
  10. ^ CIL XVI, 1
  11. ^ a b c Fagan.
  12. ^ a b Svetonio, Claudio, II.
  13. ^ a b Svetonio, Claudio, IV.
  14. ^ a b Cassio Dione, LX.
  15. ^ Svetonio, Claudio, III.
  16. ^ Celebre rimane il frammento di un'iscrizione di Lione, sua città natale, che trascrive un discorso pubblico di Claudio in cui lo stesso faceva riferimento alla storia degli Etruschi dallo stesso amata e studiata per decenni, in particolare al periodo di Servio Tullio il sesto re di Roma, da lui nominato Mastarna: CIL XIII, 1668
  17. ^ Rm 16,11, su laparola.net.
  18. ^ La critica biblica è invece quasi unanime a datare il Vangelo secondo Marco a dopo l'anno 70.
  19. ^ Roman Imperial Coinage, Claudius, I, 122.
  20. ^ MEDICINA: 'DIVO CLAUDIO' UCCISO DA FUNGHI E MALATTIA MUSCOLARE
  21. ^

    «Tra le piante che è rischioso mangiare, mi sembra giusto mettere anche i boleti: essi costituiscono innegabilmente un alimento squisito, ma li ha posti sotto accusa un fatto enorme nella sua esemplarità: l'avvelenamento, compiuto per loro tramite, dell'imperatore Tiberio Claudio da parte della moglie Agrippina, che con tale atto diede al mondo, e innanzitutto a se stessa, un altro veleno, il proprio figlio Nerone.»

    (Plinio, Naturalis Historiae, XXII, 46-47, trad. A. Cotrozzi)
  22. ^

    «Agli umili amici vengono serviti funghi dall’aspetto dubbio, e al signore invece un boleto, ma di quelli che Claudio mangiò prima di quell’ultimo che gli offrì la moglie, dopo di cui non mangiò più nulla.»

    (Giovenale, Saturae, V, 146-148. Traduzione di Biagio Santorelli per edizione Mondadori)
  23. ^ Tacito, Annales, XII, 64
  24. ^ SvetonioClaudio, XLIV.
  25. ^ Tacito, Annali, 12, 66-68
  26. ^ Edizioni BUR Rizzoli
  27. ^ Seneca, Apokolokyntosis, IV, 2
  28. ^ B. Levick, Claudius, p. 77
  29. ^ Tacito, Annales, XII, 68
  30. ^ SvetonioClaudio, XXX.
  31. ^ Seneca Apokolokyntosis 5, 6.
  32. ^ a b SvetonioClaudio, VIII.
  33. ^ Burden, George. The Imperial Gene Archiviato l'11 giugno 2001 in Internet Archive., The Medical Post, 16 luglio 1996.
  34. ^ Ali Murad, A Neurological Mystery from History: The Case of Claudius Caesar, in Journal of the History of the Neurosciences, vol. 19, n. 3, 2010, pp. 221–7, DOI:10.1080/09647040902872775, PMID 20628951.
  35. ^ Caligula and Nero victims of lead poisoning?
  36. ^ Mirko Dražen Grmek, Danielle Gourevitch, Le malattie nell'arte antica, p.49
  37. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, l'imperatore che non amava Roma, Milano, Mondadori, 1991, p. 213
  38. ^ SvetonioClaudio, XXXII.
  39. ^ SvetonioClaudio, XXXIV.
  40. ^ La lettera di Claudio agli Alessandrini e la questione giudaica (PDF), su papirologia.unipr.it. URL consultato il 28 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2018).
  41. ^ The Oxford Companion to Classical Literature, 1937 p.107
  42. ^ Svetonio, Claudio XLI
  43. ^ Svetonio, Claudio, XXVI.
  44. ^ Tacito, Ann. XI 10. Anche Dione Rom. Hist. LXI 31, e Plinio Nat. Hist. X 172.
  45. ^ Farquhar, Michael (2001). A Treasure of Royal Scandals, p.212. Penguin Books, New York. ISBN 0-7394-2025-9.
  46. ^ Svetonio. Claudio. XXVI

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]

  • CAH (Cambridge Ancient History - Storia del mondo antico), L'impero romano da Augusto agli Antonini, trad. it., vol. VIII, Milano, 1975.
  • Garrett G. Fagan, "Claudius (41-54 A.D)", De Imperatoribus Romanis. An Online Encyclopedia of Roman Emperors
  • Donato Fasolini, Aggiornamento bibliografico ed epigrafico ragionato sull'imperatore Claudio, Milano, Vita e Pensiero, 2006. ISBN 88-343-1376-3
  • Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960, pp. 111 e ss.: Claudio.
  • Michael Grant, Gli imperatori romani: storia e segreti, Roma, Newton Compton, 1984.
  • Barbara Levick, Claudius, Londra, Yale University Press, 1990. ISBN 0-300-05831-4
  • Arnaldo Momigliano, L'opera dell'imperatore Claudio, Firenze, s.n., 1932.
  • Santo Mazzarino, L'impero romano, vol. I, Bari, Laterza, 1973.
  • Mario Pani, Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone, in Arnaldo Momigliano e Aldo Schiavone (a cura di), Storia di Roma, Einaudi, Torino, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de Il Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. XVI)
  • Howard Hayes Scullard, Storia del mondo romano, Milano, Rizzoli, 1983. ISBN 88-17-33786-2
  • Ronald Syme, L'aristocrazia augustea, Milano, Rizzoli, 1993. ISBN 88-17-11225-9

Romanzi[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Fabbri, Il re della guerra, vol. 4, Roma, Newton Compton, 2016, ISBN 978-8854190528.
  • Roberto Fabbri, Sotto il nome di Roma, vol. 5, Roma, Newton Compton, 2017, ISBN 978-8822709547.
  • Roberto Fabbri, Il figlio perduto di Roma, vol. 6, Roma, Newton Compton, 2017, ISBN 978-8822701060.

A Claudio e agli intrighi della dinastia giulio-claudia Robert Graves dedicò due romanzi storici, o meglio, un unico romanzo comparso in due sezioni: Io, Claudio (1934) e Il Divo Claudio e sua moglie Messalina (1935). L'opera ebbe grande successo, in Inghilterra e non solo, e vari adattamenti per altri mezzi:

  • un progetto di film nel 1937, che aveva come protagonisti Charles Laughton nel ruolo di Claudio e Merle Oberon in quello di Messalina, e che fu abbandonato per il grave incidente occorso all'attrice in quell'anno;
  • un serial televisivo realizzato dalla BBC nel 1976;
  • varie riduzioni per il teatro (1972), per la radio (2010), per audiolibri.

Gli anni del regno di Claudio fanno da cornice storica ai gialli di Danila Comastri Montanari dedicati alle indagini di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore romano.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Caligola 41 - 54 Nerone
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