“contrafforte volante”?

02:04, Monday, 04 2022 July UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

È già il momento di pensare al nuovo anno scolastico, se siete insegnanti. Con il favore dell’estate, perché non pensare a qualche idea originale per portare in classe i progetti Wikimediae OpenStreetMap? Per aiutarvi, Wikimedia Italia, come ogni anno, mette a disposizione fino a 3.000 euro per ogni scuola, grazie al Bando wiki-imparare 2022.

Le regole per partecipare sono semplici: si accettando proposte per progetti rivolti a studenti delle scuole medie o superiori, sia di scuole statali che paritarie. Per essere sicuri che le attività siano in linea con la filosofia dei progetti, ogni scuola si dovrà candidare insieme ad un wikimediano: un volontario esperto dei progetti collaborativi, che aiuterà a pensare e sviluppare le attività con gli studenti. Se non conoscete wikimediani disponibili, contattateci e vedremo di aiutarvi.

I 3.000 euro destinati ad ogni scuola (per un massimo di 12.000 euro messi a disposizione) potranno finanziare i costi vivi delle attività stesse, o l’acquisto di materiale informatico open source.

Si potranno creare laboratori per contribuire a Vikidia, Wikiquote, Wikibooks, Wikiversità, Wikisource, Wikizionario e Wikispecies, ma anche per mappare la propria città su OpenStreetMap, creare nuovi itinerari turistici su WikiVoyage o scrivere di attualità su Wikinotizie. Non ci sono limiti alla produzione della conoscenza, a patto che sia condivisa con tutti.

Le scadenza del bando Wiki Imparare 2022

Per presentare le proprie proposte c’è tempo fino al 30 settembre 2022. Wikimedia Italia procalmerà i vincitori entro il 15 ottobre e le attività dovranno essere svolte entro la fine dell’anno scolastico 2022/23.

Leggi il bando completo

Presenta la tua idea

Per farsi ispirare e prepararsi

Se siete alla ricerca di idee per le attività da realizzare in classe con i progetti collaborativi, ecco le proposte sostenute nel 2021 e nel 2020.

Invece, se prima di coinvolgere gli studenti volete conoscere meglio il funzionamento di Wikipedia e degli altri progetti dal punto di vista di chi contribuisce a farli crescere, c’è un MOOC realizzato con l’Università di Padova in cui si spiega tutto quello che c’è da sapere.

Nell’immagine: ItWikiCon 2018 – Open Day Vikidia e Wikiversity, di Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Ci vuole un villaggio, per mappare

08:06, Friday, 01 2022 July UTC

State of the Map è il raduno mondiale dei volontari di OpenStreetMap: una comunità nata intorno alla passione per il mappare. Proprio al rapporto tra mappatura e comunità saranno dedicati molti degli eventi in programma a Firenze, tra il 19 e il 21 agosto 2022.

Come cresce e si sviluppa una comunità di mappatori? Come si mappa un’area dove non c’è una comunità attiva? E in tutto questo, come si inserisce il tema della sostenibilità e dello sviluppo dei progetti, sia guardando alle tecnologie che alle persone che poi questi strumenti li devono usare? Sono questi alcuni dei temi che il ricco programma toccherà nel corso del primo raduno di Firenze, che torna ad essere in presenza dopo due anni di incontri online.

Costruire e far crescere la comunità

Engaging OSM sarà un momento dedicato al capire come far partecipare di più i volontari alla vita di OpenStreetMap stesso, in tutto il mondo. Si proverà anche a costruire un manuale per le comunità di mappatori sparse nei contesti più diversi.

Il concetto di comunità, alla base di tutti i progetti collaborativi, è importante perché favorisce la produzione dal basso e la condivisione di dati e strumenti utili a tutti. Crowdsourching è la parola chiave, che verrà analizzata per esempio con riferimento alle operazioni di pace a Mogadiscio e Tripoli e alla costruzione di mappe 3D, o all’esperienza di Public Domain Maps negli Stati Uniti, per favorire l’uso di OpenStreetMap da parte delle istituzioni.

Il giro del mondo con OpenStreetMap

Ma se la comunità viene da tutto il mondo, State of the Map è anche l’occasione per incontrare chi sta portando avanti i progetti più disparati nelle altre parti del globo. A Taiwan i dati di OpenStreetMap e Wikidata su fiumi e villaggi vengono collegati tra loro, in Togo si mappano le infrastrutture di utilità sociale.

Mappare le comunità fluviali dell’Amazonia è una sfida, ma anche un modo per incoraggiare le donne a diventare mappatrici in prima persona. Come nella Tanzania rurale, dove 353 donne non solo si sono appassionate al mappare, ma hanno anche usato gli strumenti a loro disposizione per formare altre 9.000 donne e denunciare centinaia di casi di violenza di genere.

Mappare in classe, per fini umanitari o da soli

Da Bari viene presentata l’esperienza dell’uso di OpenStreetMap in classe, mentre Medici Senza Frontiere farà un bilancio della propria esperienza nell’uso delle mappe aperte nei progetti, ma anche nel contribuire al loro miglioramento.

E come si fa a mappare una cittadina, quando manca la comunità che se ne occupi? Si parlerà anche di questo.

Partecipa a State of the Map

Acquista il tuo biglietto per l’evento, oppure proponi la tua idea per un poster da presentare.

Nell’immagine: Earth’s City Lights by DMSP, 1994-1995, Data: Marc Imhoff/NASA GSFC, Christopher Elvidge/NOAA NGDC; Image: Craig Mayhew and Robert Simmon/NASA GSFC, Public domain, via Wikimedia Commons

Si è concluso con successo il progetto pilota dedicato alla rielaborazione, armonizzazione e importazione in Wikidata dei dati aperti messi a disposizione dalla regione Lombardia. Pensato per essere riproposto anche in altri contesti territoriali, il Progetto Dati Lombardia prende un set di dati rilasciati sul proprio portale dalla regione Lombardia, concentrandosi su quelli relativi al patrimonio culturale, per riorganizzarli e renderli ancora più facilmente accessibili a tutti online.

Elena Martellotta, storica dell’arte che si sta specializzando in digital humanities, e Mattia Minelli, studente di scienze e tecnologie informatiche, si sono dedicati negli ultimi mesi al riordino delle 17.885 schede di monumenti lombardi, sviluppando da zero un’idea nata dal confronto tra soci e volontari di Wikimedia Italia.

È stato molto bello – racconta Elena Martellotta – vedere lo  sviluppo della proposta progettuale, seguendone le diverse fasi applicative e scoprendo dall’interno il mondo dei progetti Wikimedia, che prima conoscevo solo da fruitrice. Siamo riusciti a inserire in maniera massiva dati referenziati in Wikidata, facendo anche un lavoro di pulizia e collegamento con item già esistenti. Personalmente, aver imparato ad usare OpenRefine è una bella soddisfazione: scoprire nuove funzionalità, pensare a modi di approccio risolutivi in base ai nostri obiettivi è stato davvero utile.

Un progetto replicabile

Il progetto dati Lombardia non è nato per essere strettamente locale, ma per essere replicabile anche in altri contesti. Numerose istituzioni e molti enti locali pubblicano, per dovere o per scelta, set di dati in formato aperto. Anche questi set possono essere valorizzati all’interno di Wikidata, come spiega sempre Elena Martellotta:

Abbiamo presentato il progetto pilota ad altre realtà e speriamo che la nostra proposta venga accolta con entusiasmo. Il vantaggio dell’inserimento di dataset in Wikidata è sostanzialmente il centro del progetto stesso, poiché il riferimento al catalogo originario viene mantenuto, mettendo ordine nel mare magnum di dati e permettendone dunque una navigabilità più efficace.

Leggi la relazione completa del progetto

Nell’immagine: Il porticato vetusto di Sant’Ambrogio, di Alessandro Barbieri (dettaglio), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons (digitalizzato da Fondazione Cariplo)

Wikimedia Italia: novità negli organi sociali

07:19, Friday, 01 2022 July UTC

Si è svolta sabato 25 giugno 2022 l’assemblea dei soci di Wikimedia Italia, che ha portato alcune novità nell’associazione. Un nuovo membro del direttivo, Fabio Brambilla, è stato eletto insieme alle riconfermate Iolanda Pensa e Marta Pigazzini, mentre è completamente rinnovato il collegio dei garanti, con Cristian Consonni, Valerio Perticone e Lucia Marsicano.

Il direttivo

Fabio Brambilla è il nuovo arrivato all’interno del direttivo, l’organo che, sulla base delle indicazioni dell’assemblea dei soci, si incarica di assicurare lo svolgimento delle attività di Wikimedia Italia. Spiega così il suo arrivo sui progetti Wikimedia e la scelta di candidarsi:

Ho conosciuto Wikipedia poco dopo la sua nascita e l’ho vista come una opportunità per migliorare il mondo, a cui potevo contribuire. Rendere diffuso ed accessibile a tutti il sapere è bellissimo. Più il sapere si diffonde, maggiormente dovrebbe crescere lo spirito critico inducendo miglioramenti della società. Dopo anni come wikipediano ritengo ora di poter dare di più. Per il futuro, mi auguro un potenziamento della forza di advocacy di Wikimedia e della sua posizione propulsiva nei dibattiti per l’emergere e la diffusione della cultura libera in Italia. Vorrei vedere crescere il numero dei soci inscritti a Wikimedia, dei soci partecipanti attivi e una diversificazione delle fonti di finanziamento per nuovi progetti.

Obiettivo continuità per Marta Pigazzini, che si è ricandidata per il direttivo perché, spiega:

Negli ultimi anni si sono susseguiti molti direttivi diversi. Penso che sia importante per ottenere un cambiamento avere un organo direttivo stabile e collaborativo. Mi auguro che Wikimedia Italia possa diventare un’associazione in cui il direttivo abbia un ruolo di tipo strategico, mentre le attività possano essere trainate dallo staff e dai collaboratori e volontari.

Anche Iolanda Pensa si è ricandidata all’insegna della continuità:

Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo dato il via a molti progetti nuovi, sempre con l’intenzione di mettere al centro i volontari. Wikimedia Italia sostiene in Italia Wikipedia, i progetti Wikimedia e OpenStreetMap: significa che deve ascoltare le comunità che la animano e favorire la loro crescita. Questa è la strada che abbiamo intrapreso negli ultimi anni e che vogliamo continuare a percorrere, per realizzare in modo collaborativo grandi iniziative.

Il nuovo direttivo ha scelto di confermare Iolanda Pensa come presidente, Stefano Dal Bo come vicepresidente, Paolo Mauri segretario, Marta Pigazzini alla tesoreria e Fabio Brambilla alle relazioni con i soci.

Il collegio dei garanti

Sempre eletto dall’assemblea dei soci, il collegio dei garanti ha il compito di esaminare eventuali controversie tra i soci e i diversi organi dell’associazione.

Anche se sono molto meno coinvolto di un tempo nell’associazione – spiega Cristian Consonni – questo mi è sembrato un ruolo che richiede un impegno ragionevole e che avrei potuto svolgere per sostenere Wikimedia Italia. Per il futuro spero che l’associazione cresca sia in termini di persone coinvolte, che di attività realizzate.

Per Lucia Marsicano si tratta di un nuovo impegno, dopo quello appena concluso all’interno del direttivo:

Dopo la mia recente esperienza ho ancora voglia di  dare il mio contributo alla vita associativa. Il lavoro da fare è ancora tanto ed è necessario il coinvolgimento di tutti i soci. Mi auguro che Wikimedia Italia diventi un luogo di  crescita e di collaborazione.

Anche Valerio Perticone si è candidato spinto da un legame con l’associazione esistente da molto tempo:

Ho preso parte all’associazione nel corso degli anni prima come semplice socio, fino a ricoprire cariche nel direttivo. In particolare durante il mio mandato di vicepresidente ho seguito temi quali le modifiche dello statuto in seguito dell’introduzione del codice del terzo settore, oltre a seguire il percorso che ha portato all’approvazione della strategia di Wikimedia Italia. Spero che nel futuro Wikimedia Italia possa diventare una vera e propria istituzione culturale, in particolare per il suo sostegno alla creazione di contenuti liberi e alla liberazione di contenuti esistenti.

Il ringraziamento ai soci

Il neo eletto direttivo di Wikimedia Italia ha mandato un messaggio di ringraziamento ai componenti del precedente collegio dei garanti:

Cogliamo l’occasione per ringraziare coloro che hanno chiuso il mandato per il contributo dato in questi anni al buon funzionamento dell’associazione: Marina Milella, Francesco Carbonara, Maurizio Codogno, Gianluigi Gamba, Roberto Corda per il collegio dei garanti e Lucia Marsicano per il direttivo.

Nell’immagine: Assemblea di Wikimedia Italia del 23 Giugno 2019 a Milano, di Settimioma, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Wikimedia Italia responded to the consultation on the National Plan for the Digitization of Cultural Heritage (Piano Nazionale di Digitalizzazione del Patrimonio Culturale, PND), promoted by the Central Institute for the digitization of cultural heritage – Digital Library of the Ministry of Culture, expressing appreciation for the spirit of the initiative, but highlighting how the PND is clashing with a fundamental principle of Wikipedia, when it considers restrictions on the commercial reuse of images of monuments in the public domain.

The organization, which supports Wikipedia in Italy and is recognized by the Wikimedia Foundation, appreciates the PND for adhering to the principles of Open Access, Open Government, FAIR data and the Faro Convention, with the aim to involve and activate online user communities. These principles are the same at the basis of Wikipedia and Wikimedia projects, rigorously applied in the developed infrastructures, in the free licenses and tools used and in the ways chosen to collaborate with people and institutions, including numerous museums, archives and libraries throughout the national territory.

However, the current PND guidelines undermine Wikipedia and Wikimedia projects. Wikimedia Italia stresses that it is necessary to respect the free licenses and tools of the Wikimedia projects, without adding restrictions such as a fee or prior authorization for commercial reuse of the Italian cultural heritage.

“Wikipedia allows people everywhere to experience the cultural wonders of the world regardless of physical presence, an experience we know is shared with the Italian Ministry of Culture’s goal in their newly proposed National Heritage Digitization Plan (PND). However, the approach outlined in the PND could seriously limit the way that Italian works of art, national monuments, and other Italian cultural heritage are shared online – placing restrictions on how these works can be shared and by whom,” said Jan Gerlach, Public Policy Director at the Wikimedia Foundation, the nonprofit which supports Wikipedia and Wikimedia projects globally.“Without changes to the proposed guidelines, hundreds of millions of Wikipedia’s readers around the world could be shut off from viewing Italy’s rich cultural heritage. We urge Italian lawmakers to reconsider the current PND proposal to allow for the free exchange of Italy’s cultural heritage online.”

Iolanda Pensa, Chairperson of Wikimedia Italia, added: “It is in the interest of the Italian cultural heritage and the cultural, social and economic development of Italy that the Wikimedia projects give great visibility and access to the monuments and collections of our country and these are made available to all and for all uses, including commercial ones. However, it is not possible – as the PND points out – to authorize the uploading of free images of Wikimedia Commons to the database and then limit their commercial reuse. This is clashing with the principles of free knowledge and does not respect the will of many municipalities, regions, provinces, dioceses and cultural institutions that for many years have made the images of their heritage available for commercial use, collaborating with Wikimedia projects. We must support the opening and reuse of heritage, because Italy as a whole gains from it”.

Other sources

Get involved

For questions or suggestions write to paolo.casagrande@wikimedia.it

Picture: Gn di parma, saloni ottocenteschi, by Sailko, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

I comuni di Torino e  Pesaro, i Musei della Calabria e diverse amministrazioni e diocesi della provincia di Avellino si sono uniti nel 2022 alle oltre 2.270 istituzioni che collaborano a Wiki Loves Monuments rendendo liberamente fotografabili senza restrizioni oltre 17.200 beni culturali italiani.

La volontà di pubbliche amministrazioni e istituzioni culturali di aprire il patrimonio italiano

L’articolo 108 del Codice dei beni culturali e del paesaggio richiede che l’autorità che ha in consegna un bene culturale determini “i canoni di concessione ed i corrispettivi connessi alle riproduzioni”. Le istituzioni che collaborano e contribuiscono a Wiki Loves Monuments, a Wikipedia e ai progetti Wikimedia hanno scelto di applicare un canone zero.

Negli anni sono state migliaia le liberatorie raccolte da Wikimedia Italia che esplicitano il consenso al riuso commerciale a canone zero da parte degli enti che gestiscono il patrimonio culturale. Queste autorizzazioni dimostrano la chiara volontà di apertura di dati e contenuti in Italia da parte di pubbliche amministrazioni, musei, archivi, biblioteche e istituzioni culturali.

In questo modo, l’Italia si allinea ai principi dell’open access, ormai molto diffusi tra gli enti internazionali, rinunciando al canone sulle riproduzioni dei beni culturali perché non redditizio. L’apertura dei contenuti non produce un danno erariale, permettendo invece lo sviluppo culturale, sociale ed economico del paese, come auspicato dal PNRR.

Dopo 18 anni di storia dell’articolo 108 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, abbiamo avuto la dimostrazione pratica che il canone non è uno strumento efficace per la sostenibilità economica del patrimonio culturale italiano; il costo della sua gestione è più elevato dei suoi introiti. Lo ha riconosciuto per esempio il Museo Egizio di Torino, decidendo appunto di aprire le sue collezioni digitali a canone zero con strumenti liberi compatibili con Wikipedia e i progetti Wikimedia, per beneficiare della visibilità di questi siti, per collaborare con le loro comunità e per facilitare i riusi per qualsiasi scopo, dentro e fuori i progetti Wikimedia.

Fotografare la Mole e scoprire Pesaro

A maggio 2022, il comune di Torino ha autorizzato una lunga lista di monumenti, biblioteche e musei di cui detiene la custodia. Tra questi, anche il Museo dell’Automobile, il Teatro Regio e la Mole Antonelliana, che potranno quindi a pieno titolo essere soggetti degli scatti di Wiki Loves Monuments 2022 e essere documentati al meglio sui progetti Wikimedia.

Anche il comune di Pesaro – che aveva già contribuito a Wiki Loves Monuments – ha autorizzato altri e nuovi monumenti: da Rocca Costanza degli Sforza, simbolo di Pesaro, al Conservatorio Rossini, fino all’Osservatorio Valerio e gli Orti Giuli e i Musei Civici di Palazzo Toschi Mosca.

Gli effetti della Wikigita in Calabria

Dopo l’incontro in occasione della Wikigita in Calabria di maggio, anche la Direzione Regionale dei Musei della Calabria ha concesso di fotografare e condividere online gli scatti dei propri siti archeologici e delle strutture gestite dall’istituzione. Non solo: la direzione sosterrà anche la realizzazione del concorso locale Wiki Loves Calabria e il premio speciale per la migliore foto di un museo della regione.

Ad oggi, sono 205 i nuovi monumenti che partecipano al concorso in tutta Italia, che si aggiungono agli oltre 17.200 degli anni scorsi. La lista comprende per esempio molti monumenti della città di Milano autorizzati tra il 2017 e il 2021 e i siti archeologici di Pompei ed Ercolano, autorizzati nel 2015.

Wiki Loves Monuments nel 2022 sarà dedicato in modo particolare a castelli e fortificazioni, grazie alla collaborazione con l‘Istituto Italiano dei Castelli, ma si potrà partecipare al concorso anche con le foto di tutti i monumenti autorizzati.

Scopri tutti i monumenti che partecipano a Wiki Loves Monuments in Italia

Si è svolta tra il 18 e 19 giugno a Valdobbiadene, sulle colline del Prosecco, la due giorni tutta dedicata alla valorizzazione del sito Patrimonio UNESCO attraverso Wikipedia, i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Grazie alla collaborazione tra l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, e Wikimedia Italia, un gruppo di volontari dei progetti Wikimedia provenienti da varie parti d’Italia, insieme allo staff e ai volontari dell’associazione, si sono avventurati alla scoperta di colline, vigneti e cantine, ma anche delle chiese locali, dei piccoli musei e delle altre attrazioni della zona ancora poco conosciute, tutte da documentare su Wikipedia, Wikivoyage e OpenStreetMap.

Ricerche recenti – commenta Giuliano Vantaggi, site manager dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – hanno confermato che Wikipedia può ampiamente contribuire al turismo locale, incrementando dal 6% al 9% le visite di anno in anno. Siamo orgogliosi di essere tra i primi luoghi, Patrimonio UNESCO, a proporre questa attività fondamentale per il supporto del territorio e la promozione turistica”.

Il percorso iniziato a Valdobbiadene – sottolinea Catrin Vimercati, direttore esecutivo di Wikimedia Italia – potrebbe essere l’inizio di una bellissima collaborazione, che speriamo possa fungere da esempio anche per molti altri siti UNESCO. Grazie all’impegno e alla passione dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene siamo andati alla scoperta dei comuni e dei paesaggi che compongono il sito UNESCO, seguendo percorsi originali. Abbiamo iniziato e continueremo a raccontare questi luoghi non solo su Wikipedia, ma anche su Wikivoyage, il progetto collaborativo dedicato agli itinerari turistici, e OpenStreetMap, la Wikipedia delle mappe”.

Così dallo scorso fine settimana, l’Oratorio di Santa Maria Assunta e il Santuario della Madonna di Caravaggio di Valdobbiadene, ma anche la chiesa di San Michele Arcangelo e il Castello di Monte Frascon, possono contare su una nuova voce su Wikipedia. Scritte secondo le regole enciclopediche e disponibili a tutti, le voci aiuteranno a raccontare e far conoscere la storia e le attrazioni del sito UNESCO in tutto il mondo, dimostrando come associazioni locali e progetti Wikimedia possano collaborare per la valorizzazione del territorio e la documentazione del patrimonio dell’umanità.

Nell’immagine: Pentagono del Cartizze, di Civvì, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Premi Open Culture Italia 2022: ecco i vincitori

09:49, Monday, 20 2022 June UTC

Sono stati assegnati a Rimini, lo scorso 16 giugno, i premi Open Culture Italia 2022, dedicati ai musei e ai ricercatori che si sono distinti nella produzione di conoscenza libera. Promossi da ICOM Italia, con il sostegno di Wikimedia Italia e in collaborazione con Creative Commons Italia, i due premi Open Culture Italia 2022 arrivano in un contesto di grande fermento e di interesse sul tema dell’Open Access, per le opportunità di accessibilità e riuso date dalla condivisione di immagini e di dati in pubblico dominio del patrimonio culturale sul web.

Premio museo Open Culture 2022

Il Premio Museo Open Culture Italia 2022 era dedicato ai progetti di valorizzazione del patrimonio tramite l’adozione di strumenti per il pubblico dominio e di licenze Open Access ed è stato assegnato al Museo Egizio di Torino per il progetto Archivio Fotografico con le seguenti motivazioni:

  • per l’importante numero di riproduzioni di immagini di beni archeologici rilasciati, sono infatti più di 3000 quelle accessibili online all’indirizzo dell’archivio fotografico del Museo Egizio
  • per la connessione coerente  tra il progetto e il sito del museo; per la fruibilità del sito del progetto e l’accesso diretto al materiale fotografico
  • per la strategia di valorizzazione adottata volta alla promozione della conoscenza del patrimonio digitalizzato che è stata attuata tramite notizie diffuse sui canali ufficiali del Museo Egizio e interventi ad hoc dei responsabili del progetto
  • per le azioni di monitoraggio messe in atto dell’utilizzo delle immagini digitalizzate nelle pubblicazioni scientifiche e divulgative
  • per aver pubblicato dei termini d’uso chiari
  • per visione generale complessa e strategia di insieme

Premio ricerca Open Culture 2022

Il Premio Ricerca Open Culture Italia 2022 era dedicato a pubblicazioni scientifiche, in lingua italiana o inglese, relative ai vantaggi dell’adozione di strumenti per il pubblico dominio e di licenze Open Access in ambito culturale. Il Premio è stato assegnato alla tesi di laurea di Alice Fontana dal titolo Digital open access: il caricamento e il riuso delle collezioni museali archeologiche su Wikimedia, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti De Martiis”, 2022,  con le seguenti motivazioni:

  • perché la tesi mette in luce il modo in cui la cultura è prodotta e condivisa in ambiente web. Con Il focus sulle collezioni museali digitalizzate e pubblicate con le quali si è generata una nuova conoscenza commons-based in grado di coinvolgere un pubblico più ampio
  • per aver evidenziato la rilevanza delle metriche in grado di misurare la missione pubblica delle istituzioni nel digitale
  • per aver analizzato le collezioni archeologiche di due istituzioni italiane su Wikimedia Commons e Wikipedia ricavando dati sul caricamento delle immagini e sulle loro caratteristiche e analizzando qualitativamente il riuso delle immagini in articoli Wikipedia. In questo contesto il modello Open Access e le licenze Creative Commons e la selezione delle piattaforme rappresentano degli strumenti essenziali. 
  • Per la completezza dei riferimenti.

Raccomandazioni dei membri della commissione

Come spiega ICOM Italia nel suo comunicato, il premio è stato istituito per sensibilizzare gli enti culturali. In diversi progetti convivono elementi positivi e criticità. I membri delle commissioni nei loro interventi hanno segnalato sia le positività che le criticità: rispetto alla scelta e correttezza delle licenze adottate; alle piattaforme utilizzate; alle sostenibilità dei progetti su lungo tempo; alla qualità dei metadati e alla coerenza tra progetti speciali, sito museale, missione e visione strategica dell’istituzione.

ICOM Italia ha approfondito opportunità e i limiti normativi legati al riuso e alla divulgazione di riproduzioni digitali in pubblico dominio in rete, in una pubblicazione che ha coinvolto una rete di esperti nazionali ed internazionali del 2022 “OPEN ACCESS. 100 domande e risposte per Musei, Archivi e Biblioteche. Diritto d’autore, copyright e licenze aperte per la cultura nel web.” 

I membri delle commissioni: Sarah Dominique Orlandi, Giuditta Giardini, Cristina Manasse, Anna Maria Marras, Mirco Modolo (membri del gruppo DCH Digital Cultural Heritage ICOM Italia); Deborah De Angelis (Creative Commons Italia, DCH ICOM Italia); Lucia Marsicano (Wikimedia Italia); Margherita Sani (NEMO The Network of European Museum Organisations); Martina Bagnoli (Gallerie Estensi); Chiara Veninata (ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione), Giovanni Pescarmona (Istituto Centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio Culturale Digital Library), Pierluigi Feliciati (Università di Macerata).

È possibile ascoltare gli interventi di alcuni membri nella registrazione della cerimonia di premiazione sul nostro canale YouTube di ICOM Italia.

Nell’immagine: Picture gallery with view on modern Rome, di Giovanni Paolo Pannini, Public domain, attraverso Wikimedia Commons

Il 15 giugno si è conclusa la fase di consultazione sul Piano Nazionale di Digitalizzazione del Patrimonio Culturale (PND), redatto dall’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library.

Wikimedia Italia ha inviato una lettera aperta per segnalare le necessità delle comunità di volontari che contribuiscono a Wikipedia e ai progetti Wikimedia rispetto al piano in consultazione.

Oltre alle figure tecniche coinvolte nel piano e a tutte le persone che potrebbero essere interessate, la lettera è indirizzata ai ministri Dario Franceschini (cultura), Massimo Garavaglia (turismo), Giancarlo Giorgetti (sviluppo economico), Mariastella Gelmini (affari regionali e autonomie) e Vittorio Colao (innovazione tecnologica e transizione digitale).

Pur apprezzando le premesse sull’open access del PND e lodando il processo di consultazione pubblica sul documento, Wikimedia Italia sente il dovere di sottolineare alcuni aspetti del piano che mettono a rischio la presenza del patrimonio culturale italiano sui progetti Wikimedia, in Italia e nel mondo.

Nella lettera si sottolinea che:

Il patrimonio culturale digitale italiano può trarre grande beneficio dall’essere visibile e documentato su Wikipedia e i progetti Wikimedia. Il piano nazionale di digitalizzazione prevede però che le immagini del patrimonio culturale italiano sui progetti Wikimedia siano soggette ad un canone per i riusi commerciali. Il riuso commerciale dei contenuti dei progetti Wikimedia è libero: per questo Wikimedia Italia chiede al governo italiano di non aggiungere restrizioni a immagini rilasciate con licenza libera di beni in pubblico dominio sulla più grande piattaforma libera al mondo.

Leggi tutta la lettera

L’augurio di Wikimedia Italia è che questo possa essere l’inizio di un confronto costruttivo con le istituzioni e le altre associazioni della società civile interessate dal PND.

Nell’immagine: Gn di parma, saloni ottocenteschi, di Sailko, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

Dal 19 al 21 agosto, la comunità di OpenStreetMap di tutto il mondo si ritrova a Firenze, per la nuova edizione di State of the Map. Sono ora disponibili i biglietti per partecipare all’evento. Per i più previdenti, sarà possibile approfittare degli sconti, decisamente interessanti.

Il programma di State of the Map 2022

Conferenze plenarie, incontri su temi specifici e seminari più di stampo accademico. Il programma del raduno è già disponibile online e offre occasioni di approfondimento per tutti gli interessi. Selezionate anche sulla base delle proposte dei volontari, le varie sessioni affronteranno, tra gli altri, i temi del cambiamento climatico, della lotta alla discriminazione di genere, dello sviluppo e dell’educazione.

Dalla Tanzania a New York, da Bari al Nepal e all’Amazzonia: tutte le aree del pianeta sono toccate dai progetti OpenStreetMap. Le esperienze saranno raccontate dalla prospettiva dei dati geospaziali, delle funzioni e delle opportunità di collaborazione che offre il grande progetto di mappatura condivisa del mondo.

Scopri tutto il programma

I biglietti

Per sostenere l’organizzazione dell’evento, ai partecipanti è richiesto di acquistare un biglietto. Ci sono tre tipi di biglietti: quelli dedicati ai volontari della comunità di OpenStreetMap (75 euro fino al 30 giugno), quelli per chi non è attivo su OpenStreetMap (180 euro fino al 30 giugno) e quelli per chi parteciperà da remoto (10 euro).

I biglietti permetteranno di partecipare alle occasioni di incontro, ai pranzi e alle cene organizzate a Firenze. Per chi si unisce online, il biglietto darà accesso alle chat legate agli incontri e ad alcuni eventi specifici.

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Le borse di Wikimedia Italia

Wikimedia Italia, in quanto capitolo nazionale per OpenStreetMap, partecipa all’organizzazione dell’evento e mette a disposizione 20 borse di partecipazione, a copertura totale o parziale dei costi che i volontari dovranno sostenere per acquistare i biglietti o arrivare a Firenze.

Scopri come richiedere la borsa

Nell’immagine: Blick von San Miniato al Monte auf Florenz-03, di Rufus46, CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

02:04, Tuesday, 17 2022 May UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

10:12, Thursday, 12 2022 May UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

10:04, Tuesday, 26 2022 April UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Truppe d’assalto a Wikipedia

02:04, Friday, 01 2022 April UTC

Dopo il caso Orsini è arrivata la nuova campagna contro la fascistissima Wikipedia. Da mercoledì sera la casella di posta dei comunicati di Wikimedia Italia ha ricevuto questi messaggi.


– Stefano V.:
Salve, leggo che Wikipedia è un Enciclopedia libera, quindi mi spiega perché della porcata sulla pagina della Strage di Odessa? Perché dopo 8 anni avete cambiato proprio ora? Ha una spiegazione a questo?


– E. Bosisio:

Buonasera,

Ritengo vergognosa la manomissione della pagina Wikipedia riguardante il rogo avvenuto nel 2014 nel palazzo dei sindacati ad Odessa.

Sono stati rimossi i riferimenti ai carnefici, cioè i gruppi paramilitari nazionalisti e nazisti ucraini, che poi influenzeranno la vita politica del paese.

Spero venga ristabilita la verità nella pagina.


– Rossella C.:

Vergognatevi


– vitojc.:

Reclamo in allegato: hanno manipolato la Vostra pagina. Non riceverete più contributi se mantenete e continuate falsificazioni storiche. [l’allegato è un’immagine con doppio screenshot della voce, “prima” e “dopo”]


Il tutto a quanto ho capito è partito da un post Facebook di La fionda, ripreso da L’antidiplomatico.

Cosa è successo? Per avere un’idea, ecco alcune versioni della voce.

&diamond prima versione, novembre 2020, con il nome “Rogo di Odessa” (e non certo filoucraina)

&diamond aprile 2021, subito prima della sua rinomina, fatta senza nessuna discussione da un utente con la motivazione “Rinomino in strage, come viene riportata su numerose fonti attendibili”; le fonti diverse nella voce erano tre e usavano rispettivamente “strage”, “rogo”, “incendio”. (differenze)

&diamond Fine 2021, prima dell’escalation che poi ha portato all’attacco russo (differenze)

&diamond 21 marzo 2022, prima di un’aggiunta di altre notizie e del ritorno al nome originale. (differenze)

&diamond versione del 30 marzo 2022, quella attuale al momento in cui scrivo (differenze)

Insomma: è un po’ difficile affermare che in otto anni si è cambiato solo ora, visto che la voce ha due anni e che aveva preso quel nome dieci anni fa. Nella versione attuale, qualunque sia il titolo della voce, a me pare che siano chiare le responsabilità dell’Ucraina nel cercare di insabbiare l’operato dei neonazisti, e il Pravyj Sektor è regolarmente citato. Ma non vale la pena spiegare le cose ai signori di cui sopra, che non credo abbiano alcun interesse a leggere davvero cosa c’è scritto: altrimenti si sarebbero accorti che nella pagina web dove si trova l’indirizzo a cui mi stanno scrivendo è specificato che Wikimedia Italia non ha alcun controllo sulla voce. (Non starete mica pensando che ci sia qualcuno che dica “scrivete a press, così vi farete ascoltare!”?)

Un’ultima chicca. Non sono molte le versioni di Wikipedia che hanno una voce al riguardo, anche quella inglese ne parla all’interno degli scontri del 2014. Però c’è quella russa, che si intitola Пожар в Одесском доме профсоюзов, cioè incendio al palazzo dei sindacati di Odessa. Evidentemente i nazisti si sono infiltrati anche lì, con la scusa che la Russia sta bloccando l’accesso a Wikipedia lasciando liberi i nazisti russofoni all’estero di vandalizzarla…

aggiornamento: (7 aprile) stanotte alle 2:20 ha scritto all’indirizzo di Wikimedia Italia un tal “ivan tighi” (google non mi ha dato nessuna occorrenza, quindi scrivere nome-e-cognome non dovrebbe essere un problema di violazione di privacy) cominciando con “Caro Jimmy,” (e scrivendo in italiano, ça va sans dire). Magari capite perché non rispondo nemmeno più: se uno è convinto di scrivere direttamente alla Wikimedia Foundation è inutile cercare di spiegargli come funzionano le cose.

No, Orsini non è stato “oscurato” da Wikipedia

10:00, Saturday, 26 2022 March UTC

Sono più di vent’anni che esiste Wikipedia, e più di vent’anni che almeno i nostri giornalisti non hanno ancora capito come funziona. (Oppure che non gliene importa un tubo, o ancora che pensano che mettere Wikipedia in un titolo porti più visualizzazioni e quindi più soldi…) Prendete questo articolo del Corsera e guardate il titolo: quello che si può capire è che Wikipedia ha oscurato la voce su Alessandro Orsini perché “ha detto cose scomode” o qualcosa del genere.

La verità è un’altra. Fino all’altra settimana, nonostante l’evidente narcisismo di Orsini, non esisteva nessuna voce di Wikipedia su di lui: insomma, non se lo filava nessuno. Dopo che il Messaggero l’ha – se non ho capito male – censurato, i suoi solerti seguaci hanno scambiato Wikipedia per un social network e hanno cercato di creare la sua fanpage, che è stata regolarmente e immediatamente cancellata in tutte le sue incarnazioni dai nomi improbabili (“Alessandro Orsini (giornalista)”, “prof Alessandro Orsini”…). Tutto qua.

La vera domanda è un’altra. Orsini è da considerarsi “enciclopedico”, cioè una personalità rilevante, secondo le regole di Wikipedia? Beh, probabilmente sì. Nel 2010 vinse infatti il Premio Acqui Storia che dovrebbe essere importante – uso il condizionale perché non è il mio campo, e non per nulla io non sono nemmeno entrato nella discussione che si sta avendo al riguardo. In questo caso, non appena il polverone mediatico si sarà posato, immagino che la voce su di lui verrà scritta, e queste polemiche saranno riportate con la corretta enfasi come per esempio nel caso di Donatella Di Cesare. La censura insomma non c’è, checché ne pensino i solerti seguaci di cui sopra e forse anche l’estensore dell’articolo…

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)

Martedì avrò parlato per una ventina di minuti con il giornalista che ha pubblicato questo articolo, e un altro wikipediano che era più addentro di me avrà ancora aggiunto qualcosa: eppure l’articolo afferma che è stata “Wikipedia Italia” a pubblicare la sua voce sull’invasione russa dell’Ucraina. Sono più di quindici anni che cerchiamo di spiegare che esiste Wikipedia in italiano (o se preferite in lingua italiana) e non Wikipedia Italia, ma niente da fare, non riusciamo a fare entrare il concetto.

Ma la cosa che mi lascia (e mi aveva lasciato martedì) più perplesso è un’altra: l’incredulità perché la versione italiana di Wikipedia era l’unica che non aveva una voce sull’invasione e si limitava a una bozza, incredulità che si avvicinava a una bocciatura piena del modello it.wiki. Basta vedere la terminologia: la voce italiana “appare sicuramente più scarna”, e non per esempio “è sicuramente più minimale”, con un aggettivo più neutro. (Per la cronaca: dire che la voce “è rimasta praticamente nascosta agli occhi dei lettori” è corretto, ed essendo io tanto buonino non mi lamento neppure per il grassetto). Scrivere di una guerra in corso è qualcosa di estremamente scivoloso: le notizie si susseguono e non c’è la possibilità di verificarle in modo indipendente. Certo, che ci sia stata un’invasione è fuori d’ogni dubbio, così come altre notizie. Certo, la struttura stessa di Wikipedia permette di emendare eventuali errori. Ma guardiamoci in faccia: è forse Wikipedia un news media? Evidentemente no. Ci sarebbe al più Wikinotizie, ma non se lo fila nessuno. Non vedo insomma nessun guaio se si evita di scrivere di tutto e di più su questa guerra: tanto ai lettori non mancano certo altre fonti a cui rivolgersi. Potremmo al più dire che si va su Wikipedia per cercare un punto di vista neutrale, che fino a martedì sera mancava; ma proprio perché io opero da una vita su Wikipedia vi posso assicurare che pur con le migliori intenzioni di tanti contributori non è affatto detto che su temi come questo si possa raggiungere l’oggettività in tempr reale.

Mi resta solo un dubbio: perché questa stroncatura specifica arrivi da un giornalista, che in fin dei conti ha tutto da guadagnare nel non essere in concorrenza su Wikipedia a riguardo di questo tema. Mah…

No, Wikipedia non è il tuo spot pubblicitario

03:04, Friday, 28 2022 January UTC

Premetto che in questo post non scriverò nulla che possa farvi risalire alla persona in questione. (Ok, con un minimo di ricerca uno ci può arrivare lo stesso. Ma il mio scopo non è mettere alla berlina una persona bensì un ragionamento).

Una voce di Wikipedia è stata aggiornata dicendo che è stata apposta una targa commemorativa della persona di cui la voce tratta, con collegamento a un sito dove si racconta il perché e il percome della cosa. Fin qui nulla di male. Da un po’ di tempo, la persona che ha fatto mettere la targa sta cercando di aggiungere all’interno della voce che “L’iniziativa della targa è stata presa da [Nome Cognome]” e io (ma non solo io: semplicemente quella è una delle voci che di solito controllo) tolgo quella frase. La persona in questione insiste, scrivendo nell’oggetto della modifica frasi come «on capisco perché continuate a cancellare una informazione importante della bio. Sono giorno che sto provando ad aggiungere, in fondo, che l’iniziativa a targa è stata curata da [Nome Cognome]. Come potete leggete nell’articolo (nota numero 4).» Non pago di questo, è andato a cercare qui sul blog il modulo per scrivermi, mi ha mandato un messaggio su Instagram ed è andato a chiedere al mio editore come contattarmi. Presumo mi abbia scritto anche su Facebook, ma è dal 22 che non mi collego, visto che non ho tutta quella voglia di attivare la 2FA. (Ah: la mia politica è di non rispondere fuori da Wikipedia alle cose di Wikipedia: non tanto per non mischiare i flussi ma perché le risposte non sarebbero pubbliche. No, non ha mai scritto su Wikipedia, né sulla mia pagina utente né sulla pagina di discussione relativa a quella voce. D’altra parte in questo momento è bloccato in scrittura su quella singola pagina con motivo “Wikipedia è un’enciclopedia, non un modo per farsi pubblicità a costo zero. Al lettore interessa sapere che è stata posta una targa. Poi se vuole apre il link con la fonte.”, quindi la risposta ce l’ha già).

La mia domanda, ammetto retorica, è “ma tu, caro [Nome Cognome], credi davvero davvero davvero che importi a qualcuno che non sei tu sapere chi ha fatto mettere una targa commemorativa? E se è così, non facevi prima a scriverlo in fondo alla targa in questione?”

The Ludwig Wittgenstein Project

03:04, Friday, 21 2022 January UTC

Dal primo gennaio 2022 le opere di Ludwig Wittgenstein sono nel pubblico dominio, almeno in Europa. Sì, nonostante tutti i lacci e lacciuoli – tra qualche giorno magari vi racconto qualcos’altro al riguardo – cose come queste capitano ancora. Per festeggiare, un gruppo internazionale di traduttori ha creato The Ludwig Wittgenstein Project, un progetto per tradurre le opere del filosofo tedesco e pubblicarle con licenza libera. (Nel caso non lo sapeste, se le opere di un autore sono sotto copyright non è possibile tradurle liberamente, perché il copyright copre anche i diritti di traduzione) Noi di Wikimedia Italia abbiamo contribuito finanziariamente al progetto, e ne siamo fieri. (Che poi io non leggerei mai Wittgenstein, ma è il principio che conta!)

Il primo MOOC italiano su Wikipedia!

03:04, Thursday, 23 2021 December UTC

Sono felice di segnalare che l’Università di Padova ha aperto le iscrizioni alla prima edizione del MOOC di Wikipedia, sviluppato con la collaborazione di Wikimedia Italia.

Il corso inizierà il 15 gennaio 2022: è gratuito e aperto a tutti, anche se è pensato principalmente per chi vuole contribuire all’enciclopedia libera. La piattaforma che ospita il corso è EduOpen, creata da una federazione delle maggiori università italiane: notate che anche se in genere i contenuti EduOpen sono rilasciati con una licenza CC-BY-NC-SA, in questo caso specifico il materiale sarà disponibile anche per riuso commerciale, quindi con licenza CC-BY-SA.

Mi affretto ad aggiungere che io non sono stato coinvolto in nessun modo nella creazione di questo corso. Inoltre, essendo una nostra “prima assoluta”, non garantisco che sia perfetto: sono però certo che sia già buono e che, in perfetto stile wiki, gli errori e le imprecisioni verranno corrette in futuro.

Cosa ne sapete del Digital Service Act?

13:04, Friday, 19 2021 November UTC

Come forse vi sarete accorti, i lavori del Parlamento e della Commissione Europea non sono mai molto trattati dai nostri media, salvo all’ultimo momento quando i giochi stanno per essere fatti. Lo stesso sta capitando per il Digital Service Act, che insieme al suo gemello Digital Market Act intendono rivedere da zero il modo in cui il mercato digitale funziona in Europa. Tra l’altro, la proposta sarà di fare un regolamento (come nel caso del GDPR) e non una direttiva, il che significa che non ci sarà la fase di recepimento negli ordinamenti nazionali ma verrà direttamente applicato, tipicamente due anni dopo la promulgazione per dare tempo ai vari attori di adeguarsi.

L’iter sta andando avanti da un po’: per il momento ci sono i pareri dei parlamenti nazionali (qui il nostro), quello della Commissione e le prime discussioni nell’Europarlamento. I principi su cui il DSA si basa sono condivisibili: tutelare di più i consumatori finali e allo stesso tempo ribadire che “ciò che è illecito offline deve essere illecito anche online”. Soprattutto per quanto riguarda il primo punto, ricordo che storicamente è l’Europa a trainare il pianeta per quanto riguarda i diritti dell’utente finale, con gli USA che tipicamente arrancano e arrivano con qualche anno di ritardo (Russia, Cina, India, Brasile e resto del mondo: non pervenuti). Purtroppo però, come racconta Bruno Saetta su Valigia Blu, non tutto sta andando così bene. Il tiro alla fune tra i produttori di contenuti che non vogliono che la pirateria tagli i loro guadagni e le lobby delle grandi piattaforme social che per trattenere i propri utenti caldeggiano le loro interazioni e i caricamenti di materiale lascia come sempre a terra chiunque abbia un modello diverso di gestione.

Stavolta se ne è accorta persino la Wikimedia Foundation, che di solito è totalmente US-centrica. In pratica, la proposta attuale dell’Europarlamento dà tempi molto ristretti per la cancellazione di materiale illegale da parte delle piattaforme, e riduce molto il concetto “finché io non so che da me c’è qualcosa di illegale io non sono fuorilegge” che è alla base dell’attuale direttiva eCommerce. Il risultato pratico di tutto ciò è che molto probabilmente saranno implementate procedure automatiche tarate in modo da essere certi di eliminare contenuti illegali: se poi ci scappa un po’ di roba che illegale non era, le si rubricherà come necessari effetti collaterali. Peccato che Wikipedia non funzioni con strumenti automatici, ma con controlli umani. I controlli tipicamente funzionano anche bene: qual è l’ultima volta che avete trovato al suo interno contenuti sotto copyright? Certo, ne arrivano sempre; ma la comunità non aspetta che qualcuno segnali la cosa, e se leggono o guardano qualcosa che puzza di materiale protetto vanno alla caccia dell’eventuale originale e poi cancellano (anche dalla cronologia della voce, le cose si fanno per bene).

Quello che chiediamo è un testo finale che tenga conto che ci sono modi diversi per arrivare allo stesso obiettivo finale – togliere il materiale illegale – e che non si può pensare di operare con il principio one-method-fits-all. Il guaio è che non abbiamo la potenza di fuoco per fare lobbying come i grandi operatori di cui sopra, e l’unica nostra possibilità è far sentire la nostra voce sui media attualmente silenti; i miei ventun lettori putroppo non fanno massa critica. Per i curiosi, il testo della lettera aperta della Wikimedia Foundation si trova sul loro sito: (per i diversamente anglofoni, c’è la traduzione) trovate anche una citazione del vostro affezionato tenutario. Provate a dare un occhio in giro su cosa si leggerà, e speriamo in bene!

Cina e Taiwan come lupo e agnello

02:04, Friday, 08 2021 October UTC

Avete tutti letto della prova di forza della Cina, che in questi giorni ha ripetutamente violato lo spazio aereo taiwanese. Ma probabilmente non avete letto che per la seconda volta di fila la Cina ha posto il veto sull’ingresso di Wikimedia Foundation come osservatore in WIPO, l’organismo sovrannazionale che si occupa della proprietà intellettuale e del copyright.

Non che un osservatore – che per definizione non ha diritto di voto – possa fare molto; però la Cina ha sostenuto che i progetti collegati a Wikimedia «contengono contenuti errati e favoriscono disinformazione in merito alla politica del “One-China-principle” che vede Taiwan come parte della Cina.». D’altra parte, già Wikipedia è generalmente bloccata in Cina; però bisognerà pur cominciare a bloccarla nel resto del mondo, no?

I 4 minuti più lunghi della mia vita

16:58, Saturday, 21 2021 August UTC

Quest’anno Wikimania, la conferenza internazionale dei progetti Wikimedia, cancellata nel 2020 e riproposta in una chiave completamente rivista nel 2021, ha avuto un relatore in più. 😀

Il mio intervento si è tenuta in una sessione riguardante le collaborazioni tra Wikimedia e università insieme alla prof.ssa Maristella Gatto, con cui organizziamo i progetti universitari ad Uniba. È stato difficile condensare in 10 minuti 280 studenti e tante ore di lavoro, ma ce l’abbiamo fatta.

La sessione pre-registrata è andata abbastanza bene, complici anche i numerosi tentativi e fallimenti fatti in mattinata (ecco qui spiegato il titolo del post), forse me la sono cavata un po’ più peggio sulle domande. 😀

Parlando dell’evento in generale, ho partecipato a qualche altra sessione ed è stato divertente incontrare altri Wikimediani da tutto il mondo, in particolare ho molto gradito il confronto con gli altri organizzatori di Wiki Loves Monuments.

Il sistema usato però (che non era software libero) non mi è piaciuto molto, l’ho trovato parecchio disorientante e dispersivo. Tirando le somme, penso che avrei potuto fare molte più conoscenze e conversazione. Spero prima o poi di poter partecipare ad una Wikimania di persona!

Se avete piacere a vedere il mio intervento, trovate il video sopra. Qui invece c’è qualche materiale utile, mentre prometto solennemente di pubblicare il prima possibile il link alla registrazione del doppiaggio in tempo reale in Arabo, Francese, Tedesco, Spagnolo, Russo e Cinese che Wikimedia Foundation ha messo a disposizione per diversi eventi della conferenza, compreso il mio!

Senza ritegno

02:04, Monday, 09 2021 August UTC

Tra le varie misure approvate giovedì scorso dal consiglio dei ministri c’è anche il decreto legislativo attuativo della direttiva europea sul copyright, quello per cui si erano dimenticati di audire Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Tra i toni trionfalistici del comunicato possiamo leggere

Nel recepire la direttiva europea, il decreto prevede, nello specifico, che il materiale derivante da un atto di riproduzione di un’opera di arte visiva, per la quale sia stata superata la durata della tutela, non sia soggetto al diritto d’autore o a diritti connessi, a meno che non si tratti di opera originale frutto della creazione intellettuale propria del suo autore. Ciò permette la diffusione, la condivisione online e il libero riutilizzo di copie non originali di opere d’arte divenute di pubblico dominio

Di per sè questo è quanto scritto nell’articolo 14 della direttiva europea, e quindi non c’è nulla di strano, anche se finché non sarà pubblicato il testo del d.lgs non possiamo sapere se si sono ricordati di aggiungere i palazzi… Quello che però viene esplicitamente aggiunto nel comunicato è l’inciso

ferme restando le altre discipline specifiche in materia di utilizzazione di immagini digitali del patrimonio culturale.

A parte l’obbrobrio di “utilizzazione” – già “utilizzo” per me è troppo… – volete una traduzione in italiano? “Codice dei beni culturali e del paesaggio“: per gli (eventuali) amici, il Codice Urbani poi modificato da Art Bonus. Se andate a leggere gli articoli 107 e 108 scoprirete che continuerà a essere richiesto un canone per fare foto, visto che il canone non ha a che fare con il diritto d’autore. Io non sono così esperto di diritto da poter affermare con sicurezza che l’Unione Europea potrebbe far partire una procedura di infrazione, visto che la direttiva chiedeva per l’appunto la libertà di uso; ma sicuramente parlare di “libero riutilizzo” è una presa per i fondelli. Sapevàtelo.

Aggiornamento: (11 agosto) qui trovate il testo approvato.

Giuseppe De Donno, Wikipedia e i Poteri Forti

07:09, Tuesday, 03 2021 August UTC

Un suicidio è sempre qualcosa di terribile, e non avrei avuto nessuna intenzione di parlare del povero Giuseppe De Donno. Lo faccio perché quello che sta succedendo in questi giorni è davvero preoccupante. Che nel paesino di montagna dove sono stato nei giorni scorsi qualcuno avesse attaccato al muro di cinta di una casa una sua eulogia è strano ma non certo preoccupante. Quello che sta succedendo con Wikipedia lo è di più.

Domenica sull’account di Wikimedia Italia (che non c’entra nulla con la gestione di Wikipedia, ma continua a essere contattato per la qualunque) mi è arrivata una mail che diceva (in inglese…) “Recurring Donation to be stopped IMMEDIATELY”. È abbastanza comune che qualcuno ci dica che non ci manderà più soldi perché “noi” abbiamo cancellato qualche voce, e io almeno non ho il coraggio di dire che a noi di quei soldi non arriva neppure un centesimo e che comunque non siamo stati noi a cancellare alcunché. Come forse avete intuito, la voce in questione era quella su De Donno. Lunedì mattina la situazione stava degenerando, con gente su Facebook che scriveva cose tipo “Noi con Trump – 🇮🇹 UN “APPLAUSO” A WIKIPEDIA CHE HA CANCELLATO LA PAGINA DI DE DONNO 🇺🇸 È UNA VERGOGNA. ha CANCELLATO la pagina del Dott. De Donno. Altro che “enciclopedia libera”. Fate girare sto schifo. Non cancelleranno la memoria di chi non può essere dimenticato. “; “Bastardi fino al midollo…..ma pagherete Tutto!!!!!!!”; “chi ha in mano il potere non paga mai le sue misfatte”.

Ho allora dato un’occhiata a cosa stava succedendo. In effetti era stata impedita la creazione da parte di utenti non registrati, ma nella giornata precedente c’erano stati vari tentativi di creare una voce, tutti cancellati da un qualche sysop di Wikipedia. Ma le cose interessanti erano due. Innanzitutto, tutto era cominciato sabato 31 luglio – notate che la notizia della morte del medico è del 28. Prima c’erano state due cancellazioni, una del 2012 su un omonimo e una del 2018 di testo “Ciao sono [nome e cognome omessi, ma che non c’entrano nulla con De Donno]”. Detto in altri termini, a nessuno era mai venuto in mente di scrivere di De Donno prima della sua morte: anzi c’erano voluti ancora tre giorni prima che qualcuno pensasse “parliamo di lui su Wikipedia”. Questo nonostante qualcuno avesse commentato il 1. agosto “Perché cancellate l’esistenza di un Medico come il dr De Donno? Fino a qualche giorno fa c’era la sua biografia, bibliografia, scoperte, storia !”. Dilatazione dei tempi, evidentemente.

Ma ancora più interessante è il fatto che i testi cancellati erano di due tipi: o informazioni assolutamente inutili come – cito verbatim il testo completo – “Inventore della cura anticovid al plasma. Trovato morto nella sua abitazione.” oppure testi copincollati dall’Ansa o da Repubblica. Insomma, incapacità totale di distinguere Wikipedia da Facebook: l’enciclopedia è vista come un altro tipo di social network. Quando poi ieri mattina un utente registrato ha scritto la voce in modo corretto, evitando di violare il copyright e cercando informazioni da varie fonti – come i risultati dei trial clinici che purtroppo mostrano come il plasma iperimmune non dia risultati pratici nel curare il covid – si va da commenti come «Chiaramente la pagina sul medico è riapparsa modificata, sminuendone il profilo» a «la pagina del dott. De Donno su Wikipedia è “improvvisamente” riapparsa come per magia!, da «WIKIPEDIA SFREGIA DE DONNO PRIMA DEL FUNERALE» (il maiuscolo è loro) a «De Donno ucciso una seconda volta e questo è accaduto nel mondo virtuale». (Questi sono i primi articoli che ho trovato con una ricerca “De Donno”+”Wikipedia”, non prendetelo come un controllo puntuale)

Credo nella buona fede di molti di coloro che si stanno lamentando con Wikipedia, anche se non metterei comunque la mano sul fuoco per almeno due degli autori degli articoli citati sopra. Ma questa non è affatto una bella notizia. Prendendo a prestito il loro lessico, i Poteri Forti impediscono alla gente di usare il cervello e comprendere i testi che leggono quando sono appena più complicati di una serie di slogan. Nessuno mi toglie però dalla testa che tutta o quasi questa gente sia eterodiretta: leggere il tweet di Diego Fusaro citato sopra mi fa per esempio venire qualche dubbio al riguardo, mentre testi come quello qui sotto mi aiutano solo a ricordare che ripetere a pappagallo le solite quattro cose è uno sport comune.

PS: Ho letto lo studio dei ricercatori della Johns Hopkins University che afferma che se gli USA non avessero smesso di usare il plasma ci sarebbero potuti essere 29000 morti in meno negli USA. Mettiamola in questo modo: con i dati mostrati nell’articolo, l’unica possibilità pratica per ottenere quel risultato è che le sacche di plasma irradino qualcosa che cura anche chi non riceve quel plasma ma passava da quelle parti. Se non ci credete, guardate i numeri della Figura 1, poi fate un po’ di conti su quanti pazienti possono essere stati curati e quale era stata la differenza nel numero di morti in quel periodo.

In che anno è nata Elisabetta Sgarbi?

02:04, Monday, 19 2021 July UTC

La sorella di Vittorio Sgarbi (ma è sicuramente riduttivo definirla in questo modo), almeno secondo la Treccani è nata nel 1965. Eppure se si va a leggere una vecchia pagina cache di Google, fino a un mesetto fa la data di nascita della signora Sgarbi è indicata come “1956”. Nove anni prima. Come può essere?

Beh, l’ipotesi più semplice da fare è che la Treccani abbia copiato da Wikipedia, che almeno fino alla settimana scorsa affermava che la signora Sgarbi è nata a Ferrara il 9 luglio 1956. Come fa a dirlo? Beh, quello che è certo è che una Elisabetta Sgarbi nata a Ferrara il 9 luglio 1956 è iscritta all’albo dei farmacisti della provincia di Ferrara, dopo essersi laureata nel 1980. E in effetti anche la Gazzetta Ufficiale riporta il superamento dell’esame di stato nel 1980 (trovate il nome nella parte 7). E che Elisabetta Sgarbi sia laureata in farmacia lo dice lei stessa. E Vittorio conferma che sua sorella è nata il 9 luglio, non dice di che anno. Voi che ne pensate di questa inflazione di farmaciste ferraresi omonime?

(A onor del vero, il padre dei fratelli Sgarbi dichiarò in un’intervista che “Quando mia moglie era in attesa di Elisabetta, decidemmo di mandarlo in un collegio. L’idea fu di dargli un’educazione solida ma anche segnata da regole.” La data del 1965 a questo punto tornerebbe, perché Vittorio avrebbe avuto tredici anni. Elisabetta sarebbe nata quando la madre aveva 39 anni. Ma mi sembra che – a differenza della madre che era anche laureata in matematica – i figli abbiano problemi di conti. In questo video del 1996 Vittorio dice che “circa 22 anni fa” Beppe Grillo veniva in Porsche con un amico a trovare sua sorella “che aveva quindici anni, tipo”. Questo darebbe 1959 come data di nascita di Elisabetta: magari pigliamo quella data come media ponderata!

Come dare scandalo (in senso cattolico)

08:39, Tuesday, 06 2021 July UTC

La mia religione mi vieta di leggere cosa scrive certa gente. Purtroppo però, partecipando ai social, mi trovo amici e conoscenti che condividono cose; e se le condividono in troppi vado contro ai miei dettami. (Però continuo a non leggere i commenti se non una volta ogni mese o due, giusto per ricordarmi di com’è la gente). Così mi sono trovato questi due tweet di Mario Adinolfi.

Per la parte che riguarda Wikipedia, la risposta è molto semplice: Wikipedia non è l’anagrafe né la Gazzetta Ufficiale, quindi non può fare altro che riportare le notizie scritte da fonti autorevoli. Per amor di cronaca, una decina di minuti prima del secondo tweet di Adinolfi il luogo di morte era stato aggiunto, con relativa fonte. Vabbè, Adinolfi non sa come funziona Wikipedia. Ce ne faremo una ragione, e magari cercheremo di spiegare meglio come funziona. Ma non è quello il vero punto del mio post.

Sulle prime non avevo capito perché Adinolfi si lamentasse della mancanza del luogo della morte della Carrà, fino a che qualcuno ha scritto che probabilmente era convinto che fosse andata in Svizzera per poter avere l’eutanasia. Chiaramente dal punto di vista della dottrina della Chiesa cattolica – e Adinolfi si professa cattolico – dare scandalo è un peccato gravissimo. Quello che però Adinolfi pare non aver letto è il Catechismo della chiesa cattolica, che al §2284 recita «Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male.» Ora, se Adinolfi avesse scritto qualcosa tipo “Raffaella Carrà ha voluto uccidersi e finirà tra le fiamme dell’inferno” sarebbe stata una frase di pessimo gusto come tante delle sue, ma avrebbe avuto un certo qual senso dal punto di vista di un cattolico (nemmeno del tutto, perché non possiamo sapere se in punto di morte si fosse pentita). Ma il fatto stesso che non avesse voluto rendere pubblica la sua scelta fa sì che l’ipotesi alla base dello scandalo non c’è: non ha indotto nessuno a compiere il male.

Anzi, a dirla tutta è proprio Adinolfi che con le sue insinuazioni può avere indotto qualcuno a pensare all’eutanasia. Ma probabilmente lui non si rende conto di avere dato scandalo.