Calendario gregoriano

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Prima pagina della bolla papale Inter gravissimas

Il calendario gregoriano è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo. Prende il nome dal papa Gregorio XIII, che lo introdusse il 4 ottobre 1582 con la bolla papale Inter gravissimas, promulgata a Villa Mondragone (presso Monte Porzio Catone, RM).

Si tratta di un calendario basato sull'anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, che corregge il vecchio calendario giuliano in vigore dal 46 a.C. al 1582. L'anno è composto da 12 mesi con durate diverse (da 28 a 31 giorni) per un totale di 365 o 366 giorni: l'anno di 366 giorni è detto anno bisestile. Tale ripetizione avviene ogni quattro anni, con alcune eccezioni (si veda sotto per la regola). Altri paesi come Iran, Afghanistan, Eritrea, Etiopia, Nepal, India, Giappone, Corea del Nord, Bangladesh, Israele, Pakistan, Taiwan, Thailandia e Birmania accostano a quello gregoriano anche un calendario locale.

Durata dei mesi[modifica | modifica wikitesto]

I mesi del calendario gregoriano sono:

  1. gennaio (31 giorni)
  2. febbraio (28 giorni, 29 nell'anno bisestile)
  3. marzo (31 giorni)
  4. aprile (30 giorni)
  5. maggio (31 giorni)
  6. giugno (30 giorni)
  7. luglio (31 giorni)
  8. agosto (31 giorni)
  9. settembre (30 giorni)
  10. ottobre (31 giorni)
  11. novembre (30 giorni)
  12. dicembre (31 giorni)

I giorni di ciascun mese sono identificati da una numerazione progressiva, a partire da 1. Il primo giorno dell'anno è il 1 gennaio, mentre l'ultimo è il 31 dicembre.

Vi sono diversi metodi per ricordare agevolmente la durata dei mesi. Basta ad esempio ricordare che in un anno vi sono solo due mesi consecutivi (luglio e agosto) di 31 giorni. Un altro metodo utilizza questa filastrocca:

Trenta dì conta novembre
con april, giugno e settembre
di ventotto ce n'è uno
tutti gli altri ne han trentuno.

La cui variante più moderna è:

Trenta giorni ha novembre
con aprile, giugno e settembre
di ventotto ce n'è uno
tutti gli altri ne han trentuno.

Schema dei mesi sulle nocche della mano

Un altro utilizza le nocche della mano e gli avvallamenti fra di esse. Le nocche indicheranno i mesi "lunghi" (31 giorni), gli avvallamenti i mesi "corti" (28, 29 o 30 giorni). Partendo da una nocca laterale si batte "gennaio"; l'avvallamento adiacente indica "febbraio"; la nocca successiva indica "marzo" e così via fino a "luglio" (ultima nocca). A questo punto bisogna ricominciare dalla prima nocca (e non tornare indietro) battendovi "agosto" e poi "settembre" nell'avvallamento proseguendo fino a "dicembre".

Esiste anche una relazione tra la successione dei mesi da "gennaio" a "dicembre" e i tasti del pianoforte dalla nota "fa" alla nota "mi": i tasti bianchi corrispondono ai mesi di 31 giorni, i tasti neri a quelli di durata inferiore.

Numerazione degli anni[modifica | modifica wikitesto]

L'origine degli anni del calendario gregoriano riprende quella del calendario giuliano. L'anno 1 è quello che comincia sette giorni dopo la data di nascita di Cristo tradizionalmente presunta. L'era del calendario gregoriano, quindi, è chiamata anch'essa o Era della Natività/Incarnazione o più semplicemente Era volgare e gli anni possono essere seguiti dall'abbreviazione d.C. (per "dopo Cristo") oppure e.v. (per "era volgare").

Si osservi che il calendario gregoriano è in vigore dal 1582 in poi, perciò, salvo diversa avvertenza, gli storici usano le date del calendario giuliano per tutti gli eventi antecedenti la sua entrata in vigore. Quando si utilizza il calendario gregoriano per datare eventi antecedenti il 1582, si dice che si sta facendo uso del calendario gregoriano prolettico.

Anni bisestili[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Anno bisestile.

Secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni la cui numerazione è multipla di 4: l'anno giuliano medio dura quindi 365 giorni e 6 ore (la media di tre anni di 365 giorni e uno di 366). Questa durata non corrisponde esattamente a quella dell'anno solare medio, che si ricava dalle osservazioni astronomiche: quest'ultimo infatti è più corto di 11 minuti e 14 secondi. Di conseguenza, il calendario giuliano accumula circa un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni: inserire 32 anni bisestili in 128 anni, dunque inserire 32 volte il 29 febbraio ogni 128 anni, anziché farlo soltanto 31 volte, "rallenta" troppo il calendario stesso.

Tra il 325, anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e il 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più cominciare il 21 marzo, ma già l'11 marzo. Così la Pasqua, che sarebbe dovuta cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva spesso a cadere nella data sbagliata; e di conseguenza erano sbagliati anche i periodi liturgici collegati alla Pasqua, e cioè la Quaresima e la Pentecoste.

Venne dunque stabilito di:

  • recuperare i giorni perduti, in modo da riallineare la data d'inizio delle stagioni con quella che si aveva nel 325;
  • modificare la durata media dell'anno, in modo da prevenire il ripetersi di questo problema.

Per recuperare i dieci giorni perduti, si stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre; inoltre, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il giorno precedente, il 4, era stato un giovedì. Anche i paesi che adottarono il calendario gregoriano successivamente dovettero stabilire un analogo "salto di giorni" per riallinearsi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Necessità di un nuovo calendario[modifica | modifica wikitesto]

Particolare della tomba di papa Gregorio XIII relativo all'introduzione del calendario che da lui prende il nome

Nel 325 d.C., per fare fronte al dilagare dello scisma di Ario, fu indetto in Bitinia da papa Silvestro I e dall’imperatore Costantino il primo importante Concilio cristiano: il Concilio di Nicea. Il calendario era all’epoca in ritardo di tre giorni rispetto alle stagioni e ciò provocava nei cristiani sconcerto nel fissare la data della loro festa principale, la Pasqua. Per evitare il pluralismo liturgico nelle comunità cristiane, si fece strada l’idea di legare la Resurrezione del Cristo all’anno solare e al calendario di Cesare, utilizzando l’equinozio di primavera come data astronomica per la determinazione della Pasqua. Fu fissata una data arbitraria per l’equinozio di primavera: il 21 marzo. I padri conciliari eliminarono due giorni dall’anno per risistemare l’equinozio al 21 marzo, ma non furono in grado di correggere il difetto fondamentale del calendario giuliano che rimase più lungo rispetto all’anno solare.

Mentre attraverso i secoli scorreva placidamente il calendario giuliano, la data dell’equinozio di primavera si allontanava lentamente rispetto alla misura reale dell’anno tropico. Diversi pontefici, non pochi concili e molti studiosi versati nelle discipline matematiche e astronomiche avevano tentato di conciliare i due periodi del mese lunare e dell’anno solare. Tolomeo, astronomo di Alessandria d'Egitto, già nel II secolo d.C. evidenziò degli errori del calendario giuliano e lo stesso Ruggero Bacone nel 1267 aveva fatto osservare al papa Clemente IV un errore di 9 giorni dell’equinozio di primavera segnato nel calendario. Ma prima di lui, nel 700, Beda il Venerabile aveva scoperto degli errori nel calendario giuliano e la stessa cosa fecero notare Campano di Novara e il monaco inglese Giovanni di Sacrobosco. Il problema della non rispondenza del calendario giuliano con i cicli delle stagioni era noto persino a Dante Alighieri, che lo ricorda nel XXVII Canto del Paradiso (142-143): “Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch’è là giù negletta”.

Clemente VI nel 1344 e 10 anni dopo il suo successore Innocenzo VI affidarono l’incarico di riforma del calendario a eminenti astronomi dell’epoca. Nel Concilio di Costanza e di Basilea, nella prima metà del XV secolo, vennero istituite delle vere commissioni di riforma. Il problema dello “scandaloso errore” del calendario giuliano per determinare con esattezza la data della Pasqua venne dibattuto dai più autorevoli astronomi e matematici, ma non portò a nessuna conclusione. Nel 1476 il pontefice Sisto IV, volendo porre in esecuzione la riforma, chiamò presso di sé Giovanni di Königsberg detto il Regiomontano, grande astronomo e umanista, che morì, probabilmente assassinato, subito dopo il suo arrivo a Roma.

Finalmente al tempo del Concilio Lateranense, con Leone X, molti si adoperarono per risolvere la desiderata riforma. Tra questi, emerse come figura di spicco l’astronomo tedesco Paolo di Middelburg. La sua principale opera Paulina, sive de recta Paschae celebratione et de die passionis domini nostri Jesu Christi , scritta nel 1513 fu alla base dei lavori della commissione istituita da Leone X. Chiamato in causa da Paolo di Middelburg, anche Copernico espresse il suo parere. Non è noto il contenuto di una lettera di Copernico inviata a Middelburg, ma molto probabilmente conteneva le sue considerazioni sull’effettiva durata dell’anno tropico. Nella dedica a Paolo III del De revolutionibus Copernico scrive: “Non molto tempo addietro, sotto Leone X, quando si dibatteva nel Concilio Lateranense la questione di emendare il calendario ecclesiastico, essa rimase allora indecisa solo per la ragione che le grandezze degli anni e dei mesi e dei movimenti del Sole e della Luna non erano considerati sufficientemente misurati: e da quel tempo attesi a osservare ciò più accuratamente spronato dal chiarissimo vescovo di Fossombrone, Paolo, che presiedeva a tali questioni”. Per Copernico non era possibile arrivare ad un calendario perfetto poiché l’anno solare era variabile. Come è noto, egli attribuiva la variabilità dell’anno tropico all’irregolare movimento degli equinozi. Proprio per questo era giunto a basarsi nel suo De revolutionibus sul più stabile anno siderale.

La commissione per la riforma[modifica | modifica wikitesto]

Papa Gregorio XIII si rese conto che la Pasqua, di quel passo, avrebbe finito per essere celebrata in estate. Decise quindi che era giunto il momento di affrontare la questione. Per riformare il calendario giuliano nominò una commissione presieduta da Guglielmo Sirleto, e costituita da:

Fra i rappresentanti della Commissione non figura Luigi Lilio perché non più in vita. Tutti, tranne Antonio Lilio che doveva essere una figura di grande levatura nel campo astronomico-matematico, appartenevano al clero.

La proposta di riforma elaborata da Lilio arrivò alla Commissione insieme ad altre e venne giudicata la più efficiente ed anche la più facile da applicare. Però non fu lui a presentarla, poiché presumibilmente era già deceduto. Compare invece il nome del fratello Antonio, anche come membro della Commissione stessa, ed è l’unico laico che fu chiamato a farne parte. Una testimonianza significativa del ruolo svolto da Antonio è la sua immagine scolpita nel bassorilievo del monumento dedicato a Gregorio XIII, situato nella basilica di San Pietro a Roma, nel quale Antonio Lilio, genuflesso, porge al pontefice il libro del nuovo calendario.

Introduzione e progressiva diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Il calendario gregoriano entrò in vigore il giorno dopo la pubblicazione della bolla papale: a giovedì 4 ottobre (giuliano) fece seguito venerdì 15 ottobre (gregoriano) 1582 in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia-Lituania e Belgio-Paesi Bassi-Lussemburgo. Negli altri paesi cattolici fu adottato in date diverse nell'arco dei cinque anni successivi (Austria a fine 1583, Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera a inizio 1584).

I paesi protestanti resistettero inizialmente al nuovo calendario "papista" e vi si uniformarono solo in epoche successive: gli stati luterani e calvinisti nel 1700, quelli anglicani nel 1752, quelli ortodossi ancora più tardi. Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano a seguire il calendario giuliano: da ciò nasce la differenza di 13 giorni tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873, in Egitto nel 1875, in Cina nel 1912 e in Turchia nel 1924.

Il caso svedese[modifica | modifica wikitesto]

Il febbraio 1712 in un almanacco svedese: si nota il 30 febbraio

L'Impero svedese decise, nel 1699, di passare dal calendario giuliano al calendario gregoriano; tra i due calendari vi era all'epoca una differenza di 10 giorni (il calendario gregoriano era in anticipo su quello giuliano).

Per recuperare questi 10 giorni, si decise inizialmente di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740: in questo modo si sarebbe recuperato un giorno ogni 4 anni; dal 1º marzo 1740 il calendario svedese avrebbe coinciso con quello gregoriano (secondo altre fonti, si sarebbe invece eliminato un giorno da tutti gli anni dal 1700 al 1710[1]).

Venne quindi eliminato il 29 febbraio 1700, ma, negli anni successivi, ci si dimenticò di applicare il piano, anche perché il re Carlo XII, che l'aveva voluto, era impegnato nella guerra con la Russia. Così sia il 1704 sia il 1708 furono bisestili.

Riconosciuto l'errore, si prese quindi la decisione di tralasciare questo piano che causava soltanto molta confusione e di tornare al calendario giuliano. Per recuperare il giorno saltato nel 1700 si stabilì quindi che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un secondo giorno, oltre a quello dovuto perché quell'anno era bisestile. Così, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni[2].

La Svezia passò infine definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio.

La riforma sovietica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che l'Unione Sovietica nel 1918 aveva adottato il calendario gregoriano, nel 1923 la formula per decidere quali anni centenari fossero bisestili fu ufficialmente modificata, ottenendo il Calendario rivoluzionario sovietico. In esso, tra gli anni divisibili per 100 sono bisestili solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 6. Il primo anno di discordanza con il calendario gregoriano sarebbe stato il 2800. Ma già dal 1940 il Calendario rivoluzionario sovietico fu abbandonato e si ritornò al calendario gregoriano.

Simile la proposta di alcune Chiese ortodosse per accettare la riforma gregoriana del calendario, sopprimendo finalmente i 13 giorni che separano le date delle feste ortodosse da quelle del resto del mondo cristiano: considerare bisestili tra gli anni secolari solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 7.

Il calcolo del tempo[modifica | modifica wikitesto]

La nuova precisione[modifica | modifica wikitesto]

Per modificare la durata media dell'anno, venne cambiata la regola che decide gli anni bisestili: secondo la nuova regola, gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400: vale a dire, sono bisestili gli anni 1600, 2000, 2400... mentre non lo sono gli anni 1700, 1800, 1900, 2100, 2200, 2300... Tutti gli altri anni la cui numerazione è multipla di 4 rimangono bisestili. Per i secoli precedenti resta valido il calendario giuliano: quindi gli anni 1500, 1400, 1300... sono considerati tutti bisestili.

In questo modo ci sono 97 anni bisestili ogni 400 anni, invece che 100. L'anno gregoriano medio è quindi di 3/400 di giorno (0,0075 giorni), cioè 10 minuti e 48 secondi più corto di quello giuliano (ovvero l'anno "gregoriano" è di 365,2425 giorni invece che di 365,25): la differenza dall'anno solare è di soli 26 secondi (in eccesso). Questa discrepanza equivale a circa un giorno ogni 3.323 anni; quindi, essendo stato istituito nell'anno 1582, occorrerebbe sopprimere un giorno soltanto nell'anno 4905.

Inoltre, in 400 anni gregoriani ci sono esattamente 365 · 303 + 366 · 97 = 146 097 giorni. Poiché 146.097 è divisibile per 7, anche i giorni della settimana si ripetono dopo 400 anni. Questo vuol dire che il calendario gregoriano è identico modulo 400. Ad esempio, il calendario del 1600 è uguale a quello del 2000, del 2400, del 2800...

Parallelamente alla riforma del calendario, pur mantenendo la regola per il calcolo della Pasqua dettata dal Concilio di Nicea, venne stabilito che la data del primo plenilunio di primavera fosse computata col sistema delle epatte, ideato da Luigi Lilio, anziché con il metodo di Dionigi il Piccolo, fino ad allora seguito dalla Chiesa.

Il calendario gregoriano guadagna un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che "salta" l'anno bisestile: così la differenza, che era di 10 giorni nel 1582, è diventata di 11 giorni nel 1700, di 12 nel 1800, di 13 nel 1900; sarà di 14 giorni nel 2100, di 15 nel 2200 e così via.

Alla ricerca di una maggior precisione[modifica | modifica wikitesto]

Per migliorare ulteriormente l'accuratezza del calendario gregoriano, John Herschel (1792-1871) ha proposto di non considerare bisestili gli anni multipli di 4 000, cioè 4 000, 8 000, 12 000 e così via. In questo modo ci sarebbero 969 anni bisestili ogni 4 000 anni; la durata media dell'anno corrispondente sarebbe di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 50 secondi circa (365,24225 giorni invece che 365,2422), il che abbasserebbe l'errore a soli circa 4 secondi in eccesso ogni anno (un giorno ogni 20 000 anni). Bisogna notare che, in questo caso, la coincidenza dei giorni della settimana ogni 400 anni, di cui si parlava prima, verrebbe a mancare dopo 10 cicli.

Ancora più precisa è la riforma sovietica (simile a quella proposta da alcune Chiese ortodosse) del calendario giuliano: gli anni multipli di 100 sono bisestili se, prendendo il numero dei secoli e dividendolo per 9, il resto è 2 oppure 6 (2 o 7 nella proposta delle Chiese ortodosse). In questo modo ci sono 218 anni bisestili ogni 900 anni; la durata media dell'anno risulta di 365 giorni e 218/900 = 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 48 secondi (365,2422[2] giorni invece che 365,2422) e l'errore rispetto all'anno solare è così di soli 2 secondi.

Infine una corrispondenza esatta con la durata media dell'anno tropico, convenzionalmente pari a 365,2422 giorni (la precisione di una parte su 10 000 corrisponde a 0,0001 anni = 8,64 secondi; in realtà l'eccesso è compreso tra 0,2423 e 0,2424 con tendenza ad aumentare), si ottiene non considerando bisestili sia gli anni multipli di 4 000, sia quelli multipli di 10 000. Cioè non sarebbero bisestili gli anni 4 000, 8 000, 10 000, 12 000, 16 000, 20 000... In questo modo infatti vi sono 4 844 anni bisestili ogni 20 000: 4 844/20 000 = 0,2422.

Il medesimo risultato si otterrebbe modificando la regola dei 400 anni, portandola a 500 e aggiungendo un ulteriore giorno ogni 5 000 anni. Quindi in quest'ultimo caso tutti gli anni secolari sarebbero non bisestili, gli anni multipli di 500 sì, e quelli multipli di 5 000 avrebbero un ulteriore giorno in più (ad esempio il 30 febbraio). Per cui in 500 anni si avrebbero 121 bisestili e in 5 000 anni se ne avrebbero 1210; aggiungendo il 30 febbraio (o rendendo bisestile un anno che non lo era, ad esempio il 5 100, il 10 100, eccetera) ogni 5 000 anni si arriva a 1211, quindi 1211/5 000 = 0,2422. Il primo anno differente da quello con la regola sarebbe il 2 400 (bisestile con il ciclo di 400 anni, non bisestile con il ciclo di 500). Sebbene questa regola sia aritmeticamente la più semplice possibile (1 211 e 5 000 sono coprimi), anche in questo caso si perderebbe l'effetto della coincidenza dei giorni della settimana ogni 400 anni, ma invece che slittare di un giorno ogni 4 000 anni come nella proposta di Herschel, con la base di 500 anni questa coincidenza si verificherebbe solo eccezionalmente.

Tuttavia, la ricerca di un calendario "perfetto" è utopistica. Infatti possiamo calcolare con esattezza infinitesimale la lunghezza di un anno attuale, ma tale lunghezza non è costante su lunghi periodi. L'orbita terrestre, infatti, a causa dell'interazione gravitazionale con gli altri pianeti, cambia lentamente (in particolare cambia la sua eccentricità) e la durata dell'anno varia di conseguenza.

Inoltre, a causa dei fenomeni di marea, la rotazione terrestre sta rallentando e quindi la lunghezza del giorno, anche se di poco, aumenta. Proprio a causa di questo fenomeno negli ultimi decenni è entrato in uso l'inserimento, quando necessario, di un secondo aggiuntivo, in modo da mantenere sostanzialmente allineato il giorno astronomico con quello civile. Questi secondi aggiuntivi (27 dal 1972 al 2016, ma continuano a essere applicati quando necessario), necessariamente alterano la durata media dell'anno gregoriano.

La tendenza è quindi quella di non cercare proporzioni matematiche più accurate e maggiormente corrispondenti alla realtà fisica, ma di correggere il computo del tempo mediante l'aggiunta di un secondo quando la discordanza raggiunge tale valore; le variazioni che tale pratica comporta risultano accettabili per la maggior parte degli usi comuni dell'unità di misura del tempo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Julian Calendar in Sweden, su algonet.se. URL consultato il 28 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2001).
  2. ^ 30 giorni nel febbraio 1712, su hem.fyristorg.com. URL consultato il 28 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2012).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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