Falso documentario

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Il falso documentario o pseudodocumentario è un espediente narrativo del mondo audiovisivo nel quale eventi fittizi e di fantasia sono presentati come reali attraverso l'artificio del linguaggio documentaristico.

Corrisponde solo in parte al mockumentary (in inglese mock-, “fare il verso” e [doc]-umentary[1]), in quanto quest'ultimo, pur non rappresentando neanch'esso eventi reali, ha principalmente intenti parodistici, laddove lo pseudo-documentario ha generalmente intenti narrativi.

Lo pseudo-documentario non va neppure confuso con i docu-drama o docu-fiction, ovvero quei documentari che, per esigenze di narrazione, riempiono con elementi di finzione o ricostruzioni rielaborate lacune nella narrazione di eventi storici realmente accadute: per esempio una lotta tra due dinosauri, verosimile ma che nessuno ha mai visto dal vero per poterla descrivere, oppure ricostruzioni degli aspetti della vita di una civiltà del passato effettivamente esistente ma la cui attività quotiana viene solo inferita in via indiretta dai reperti disponibili.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Uno pseudo-documentario si presenta come un documentario, ovvero per taglio e stile come se riprendesse aspetti della realtà, ma è in realtà un prodotto di fiction. Laddove il mockumentary è, come detto, un tipico espediente satirico/parodistico, il falso documentario trova campo d'elezione nel cinema dell'orrore o nel thriller: a partire dalla seconda metà degli anni novanta è, infatti, diffusa la tendenza a produrre film con la tecnica del falso documentario che, rispetto alla narrazione cinematografica classica in cui la finzione è esplicitata allo spettatore fin dall'inizio, ingenera altresì la sensazione di trovarsi di fronte a un evento realmente accaduto.

Tra gli artifici narrativi più utilizzati in tale genere figura quello del «video ritrovato» (in inglese found footage), sia utilizzato per girare un film intero, come per esempio Rec, UFO Abduction o The Blair Witch Project, o per sostenere parte della narrazione, come in Non aprite quella porta, Cannibal Holocaust o Il quarto tipo), in cui il video ritrovato, in genere amatoriale, non è l'oggetto del film ma viene riprodotto durante il film per mostrare le avventure dei protagonisti.

Un'altra tecnica, meno usata, è quella della realizzazione di articoli di giornale riguardanti fatti e personaggi della trama (vedi Le colline hanno gli occhi, Wrong Turn - Il bosco ha fame). Più complessa da realizzare, ma molto efficace è la realizzazione di falsi cinegiornali d'epoca, i quali rappresentano talvolta brevi falsi documentari inseriti in lungometraggi di genere mockumentary (come ad esempio fa Woody Allen nel suo Zelig o come avviene in Fascisti su Marte).

Tra gli iniziatori del genere è Peter Watkins, che con The War Game (1965) ha raccontato in stile documentaristico un attacco nucleare sull'Inghilterra, aggiudicandosi l'Oscar proprio come miglior documentario. Tra i capolavori umoristici del genere si annoverano il già citato Zelig di Woody Allen e This is Spinal Tap di Rob Reiner. Tra le produzioni televisive si possono ricordare Forgotten Silver di Peter Jackson e la pluripremiata serie tv Modern Family; in particolare anche la serie britannica The Office ideata da Ricky Gervais, insieme al suo remake statunitense, dal cui co-ideatore Greg Daniels è poi nata anche la serie Parks and Recreation con lo stesso stile narrativo. Altri autori di mockumentary di una certa fama sono Peter Greenaway (Le cadute) e Kim Ki-duk (Arirang).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anna Antonini e Chiara Tognolotti, Mondi possibili. Un viaggio nella storia del cinema d'animazione, Pozzuolo del Friuli, Il principe costante, 2008, p. 301, ISBN 8889645091.

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