Viterbo

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Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando la città del dipartimento di Caldas, vedi Viterbo (Colombia).
Viterbo
comune
Viterbo – Stemma Viterbo – Bandiera
(dettagli)
Viterbo – Veduta
Localizzazione
StatoItalia Italia
RegioneLazio Coat of Arms.svg Lazio
ProvinciaViterbo
Amministrazione
SindacoGiovanni Arena (FI) dal 27-06-2018
Territorio
Coordinate42°25′07″N 12°06′15″E / 42.418611°N 12.104167°E42.418611; 12.104167 (Viterbo)Coordinate: 42°25′07″N 12°06′15″E / 42.418611°N 12.104167°E42.418611; 12.104167 (Viterbo)
Altitudine326 m s.l.m.
Superficie406,23 km²
Abitanti67 595[1] (30-6-2019)
Densità166,4 ab./km²
FrazioniBagnaia, Castel d'Asso, Fastello, Grotte Santo Stefano, La Quercia, Montecalvello, Monterazzano, Roccalvecce, Sant'Angelo di Roccalvecce, San Martino al Cimino, Tobia, Vallebona, Ponte di Cetti
Comuni confinantiBagnoregio, Bomarzo, Canepina, Caprarola, Celleno, Civitella d'Agliano, Graffignano, Marta, Monte Romano, Montefiascone, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Tuscania, Vetralla, Vitorchiano
Altre informazioni
Cod. postale01100
Prefisso0761
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT056059
Cod. catastaleM082
TargaVT
Cl. sismicazona 3A (sismicità bassa)
Cl. climaticazona D, 1 989 GG[2]
Nome abitantiviterbesi
PatronoSanta Rosa, San Lorenzo martire, Santi Valentino e Ilario, Santa Rosa Venerini
Giorno festivo4 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Viterbo
Viterbo
Viterbo – Mappa
Posizione del comune di Viterbo nell'omonima provincia
Sito istituzionale

Viterbo (Vetèrbe in dialetto viterbese[3][4], Viterbium in latino medioevale) è un'antica città di 67 595 abitanti capoluogo dell'omonima provincia nel Lazio settentrionale, nota anche come Tuscia o Alto Lazio.

Ha antiche origini (si ritiene che Viterbo derivi dal latino Vetus Urbs, cioè Città Vecchia[5]) e ha il più vasto centro storico medievale d'Europa, quindi del mondo – con alcuni quartieri medioevali ben conservati – cinto da mura e circondato da quartieri moderni, tranne che ad ovest, dove si estendono zone archeologiche e termali (necropoli di Castel d'Asso, sorgente del Bullicame). Viterbo è storicamente famosa al mondo come la Città dei Papi: nel XIII secolo fu infatti sede pontificia e per circa 24 anni il Palazzo Papale ospitò e vide eleggere diversi Papi. Papa Alessandro IV decise nel 1257 il trasferimento della Curia Papale nella città a causa del clima ostile presente a Roma; il soggiorno papale durò, salvo brevi interruzioni, fino a quando papa Martino IV, appena eletto (22 febbraio 1281), allontanò definitivamente la corte pontificia da Viterbo.

Nel 1962 Viterbo è stata insignita della Medaglia d'argento al Valor Civile per gli innumerevoli caduti ed i gravissimi danni riportati in seguito ai bombardamenti alleati del 1943-44, di cui fu particolarmente pesante quello del 17 gennaio 1944.

La città è famosa per il trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizionale e spettacolare manifestazione che si svolge ogni anno la sera del 3 settembre, in onore della Santa patrona: una struttura illuminata, alta 30 metri e del peso di 52 quintali, viene portata a spalla da cento uomini, i Facchini di Santa Rosa, per le vie abbuiate della città. Nel 2013 la Macchina è stata inserita dall'UNESCO tra i Patrimoni immateriali dell'Umanità.

A Viterbo hanno sede l'Università della Tuscia, istituita il 18 aprile 1979, il comando nazionale dell'Aviazione dell'Esercito, la Scuola Sottufficiali dell'Esercito, la Scuola ITC SUS e la Scuola Marescialli dell'Aeronautica Militare.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La città sorge a 326 metri sul livello del mare, con una superficie di 406,23 km², che la pone al secondo posto tra i comuni del Lazio, all'interno di un ampio falsopiano, situato sulle prime pendici settentrionali del Monte Palanzana (che i viterbesi chiamano semplicemente La Palanzana), appartenente al gruppo dei Monti Cimini, rilievi di origine vulcanica che fanno parte, a loro volta, dell'Antiappennino laziale. Il falsopiano sul quale si trova il centro cittadino si distende ad ovest verso la pianura maremmana. La città è attraversata per tutta la sua lunghezza, con decorso est-ovest, dal Fosso Urcionio, che oggi scorre quasi completamente nel sottosuolo, mentre scorreva in superficie fino ai primi decenni del Novecento.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Viterbo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Si hanno tracce d'insediamenti neolitici ed eneolitici e varie tracce, specie nel sottosuolo, di presenze etrusche nella lontana storia di Viterbo, ma alcuni storici sono portati a credere che nel periodo etrusco l'insediamento non raggiungesse lo stato di vicus, mentre le fantasiose teorie quattrocentesche dell'erudito frate Annio (autore di quel complesso e monumentale falso storico noto come Antiquitatum Variarum) hanno addirittura supposto che vi fosse in loco una tetrapoli etrusca, sulla base dalla sigla FAVL che, secondo tali teorie sarebbe un acronimo formato dalle iniziali di quattro cittadine (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula)[6]. Più plausibile appare l'identificazione di Viterbo con la città etrusca Surina, sostenuta da studiosi del XX secolo.

Dopo la conquista romana vi fu costituito, con ogni probabilità, un insediamento militare, chiamato Castrum Herculis per la presenza nella zona di un tempio che si riteneva dedicato all'eroe mitologico (il leone simbolo di Viterbo deriva da questo aneddoto).

Notizie più certe si hanno con la cittadina dell'Alto medioevo, che trae origine da un "castrum", cioè una fortificazione longobarda posta al confine tra i possedimenti longobardi nella Tuscia e il ducato bizantino di Roma: il colle di San Lorenzo, ricordato nella donazione di Sutri tra le proprietà che Liutprando promette alla Chiesa nel 729, fu fortificato nel 773 da Desiderio, nell'ultimo periodo della sua contesa con Carlo Magno. Dell'852 è un documento papale che riconosce il Castrum Viterbii come parte delle terre di San Pietro, mentre Ottone I annovera il castello tra i possedimenti della Chiesa.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

La "Sala del conclave" del palazzo dei Papi di Viterbo

Nell'XI secolo l'incremento demografico contribuì alla nascita di nuclei abitativi fuori dal castrum, e, attorno al 1090, a un primo tratto di mura; nel 1099 la scelta dei primi consoli sancì il passaggio a istituzioni comunali. È il XII secolo il periodo in cui Viterbo, libero comune, si assicurò il possesso di numerosi castelli: in tal senso la protezione di Federico I Barbarossa (presente nella città nel 1162), e il suo riconoscimento del comune viterbese, conferì legittimità alla sua politica di espansione. Nel 1172 venne distrutta la città di Ferento il cui simbolo (una palma) fu aggiunto al leone, simbolo di Viterbo (l'emblema vigente è costituito appunto da un leone accollato ad una palma); attorno al 1190 venne assediata Corneto (odierna Tarquinia), mentre l'imperatore attaccò Roma con l'esercito viterbese.

Il districtus del comune aumentò considerevolmente in quegli anni.

Ulteriore elemento che accrebbe il prestigio e l'importanza politica di Viterbo, fu la sua elevazione a cattedra vescovile nel 1192 ai danni di Tuscania, la cui precedente predominanza nella Tuscia romana venne così meno.

All'inizio del XIII secolo la città fu finalmente inserita nell'orbita papale ed iniziò in tal modo un periodo di grande splendore, soprattutto con il disegno di papa Innocenzo III, che tentò di costituire uno stato territoriale: Viterbo nel 1207 ospitò il Parlamento degli stati della Chiesa. Tuttavia, per la presenza nella città di importanti famiglie insofferenti del predominio papale, venne invocata la protezione di Federico II: si aprì così, fino al 1250 circa, un periodo di lotte interne tra guelfi (la famiglia dei Gatti), e ghibellini (i Tignosi), con un'iniziale prevalenza di questi ultimi. Si inserì in questo contesto di aspre lotte civili e religiose la vita della più illustre figlia di Viterbo: Santa Rosa da Viterbo, che visse tra il 1233 e il 1251. Si ricordano non solo suoi miracoli in vita e post mortem, ma anche, benché fosse giovanissima morendo ad appena 18 anni, la sua coraggiosa predicazione contro gli eretici e i ghibellini, che animò i viterbesi a resistere contro l'assalto dell'esercito di Federico II. Negli stessi anni la città vide le iniziative politiche e militari del cardinale viterbese Raniero Capocci, storico ed acerrimo nemico dell'imperatore[7].

Il fallito assedio di Federico II nel 1243 con la grande vittoria dei viterbesi, guidati proprio da Raniero Capocci, sull'esercito imperiale e il conseguente successo dei guelfi, sancì, per la seconda metà del XIII secolo ed anche per i secoli futuri, la definitiva politica filo-papale: la ricca famiglia dei Gatti monopolizzò le cariche municipali e i pontefici scelsero Viterbo come sede papale. L'episodio discriminante, che attirò addirittura l'attenzione mondiale su Viterbo, fu l'elezione papale del 1268-1271, che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato da tanto indugio, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell'elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; alla fine i cardinali - pressati anche dalle continue rampogne di Bonaventura da Bagnoregio - scelsero il piacentino Tedaldo Visconti, arcidiacono di Liegi, che aveva ricevuto solo gli ordini minori e in quei giorni si trovava in Terra Santa per la nona crociata.

Il Leone, emblema di Viterbo

Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, (1272), e, vista la bontà della "clausura", stabilì con la costituzione apostolica Ubi Periculum che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave. Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell'ultimo di questi il popolo, artatamente sobillato da Carlo I d'Angiò, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Rubeo Orsini, protodiacono. Il pontefice che uscì eletto da questo conclave, funestato dall'invasione del popolo viterbese, fu un francese, il cardinale Simon de Brion, proprio come voleva Carlo d'Angiò. Peraltro il nuovo papa, che scelse il nome pontificale di Martino IV, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lanciò sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l'abbandonò in fretta e furia con tutta la corte pontificia, senza tornare a Roma, come molti auspicavano, ma recandosi a Orvieto. Si chiuse con questo spiacevole episodio il periodo aureo di Viterbo.

La loggia del palazzo dei Papi

I papi non verranno più a risiedere in città, anche se diversi pontefici vi soggiorneranno talora per periodi piuttosto lunghi; ne sono esempi papa Urbano V, che si fermò a Viterbo alcuni mesi tra il 1367 e il 1370[8] durante l'infruttuoso tentativo di riportare a Roma la sede papale, e papa Niccolò V, che nel 1454 fece addirittura costruire dal Rossellino in zona Bullicame un bel Palazzo termale (andato quasi completamente perduto) per venire in città a curare le sue gravi malattie, nonché Giulio II, che fu spesso ospite, nel primo decennio del Cinquecento, degli agostiniani viterbesi, vista l'amicizia che lo legava ad Egidio da Viterbo, e Leone X, che veniva a caccia nei dintorni[9]. Durante la stabile presenza della curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, come la Via Cassia e la Francigena, che architettonico, con l'edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese, nel fiorire sia dello stile romanico che dello stile gotico, che i cistercensi avevano inaugurato nel luogo con l'abbazia di San Martino al Cimino.

L'esilio avignonese dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. L'effimera ricostituzione del Patrimonio di San Pietro del cardinale Egidio Albornoz, non impedì ai nobili Gatti e ai prefetti di Vico di imporsi, con istituzioni ormai di tipo signorile, a Viterbo. Nei primi decenni del XVI secolo Viterbo ospitò nuovamente, e spesso, papi, da Giulio II a Leone X, grazie - come sopra accennato - all'opera straordinaria del cardinale agostiniano Egidio da Viterbo. A metà del Cinquecento la città conobbe un nuovo, ancorché breve, periodo di fervore culturale e spirituale per la presenza del cardinale Reginald Pole, che riuniva a Viterbo il suo celebre circolo, di cui faceva parte, tra gli altri, la marchesa Vittoria Colonna ed alle cui riunioni intervenne spesso Michelangelo. Dal XIII al XVI secolo, Viterbo è stata sede di una comunità ebraica, fino al decreto di espulsione del 1569[10].

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Per Viterbo è un periodo di scarsa vitalità, economica e culturale: dalla fine del XVI secolo la città segue le sorti dello Stato della Chiesa e vede tramontare del tutto la vocazione internazionale che aveva assunto nei secoli del basso medioevo.

Occupata nel 1798 dalle truppe francesi del generale Championnet, intervenuto a difesa della Repubblica romana, si ribellò, imprigionando la guarnigione lasciatavi dai francesi, quando nel mese di novembre le truppe del generale austriaco Mack e del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone entrarono in Roma. Cacciate tuttavia queste poco dopo dallo Championnet, Viterbo fu attaccata dalle truppe del generale francese François Étienne Kellermann, al quale dovette arrendersi dopo che il medesimo aveva sconfitto nelle vicinanze i 6 000 uomini dell'émigré francese, Roger de Damas[11].

Nel 1867, con la colonna garibaldina Acerbi, fu testimone della sfortunata campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma, conclusasi a Mentana il 3 novembre con la sconfitta di Garibaldi da parte delle truppe pontificie e francesi. La città dovette attendere il 12 settembre 1870 per essere di nuovo liberata dalle truppe italiane, questa volta quelle dell'esercito regolare in marcia verso Roma.

Con l'unità d'Italia, aggregato quasi tutto il Lazio nella provincia di Roma, Viterbo perse la qualifica di capoluogo, che le fu restituita solo nel 1927 con il riordino delle circoscrizioni provinciali, attuato da Benito Mussolini.

In questa occasione però, aspirava al rango di provincia anche Civitavecchia ma Viterbo riuscì ad avere la meglio, incrementando il proprio territorio e numero di abitanti, sopprimendo e inglobando come frazioni, con assenso governativo, i comuni di Bagnaia, San Martino al Cimino, Grotte Santo Stefano, ed altri piccoli centri limitrofi. (vedi comuni italiani soppressi).

Durante la seconda guerra mondiale la città venne rapidamente occupata dopo l'8 settembre 1943 dalle truppe tedesche della 3. Panzergrenadier-Division che erano in movimento verso Roma. Durante l'occupazione fu sede di un comando tedesco e fu quindi sottoposta dall'aviazione alleata a ripetuti bombardamenti, di cui particolarmente pesante fu quello del 17 gennaio 1944, che portò alla morte di centinaia di civili ed alla distruzione di vaste zone del centro storico e di altri territori vicini.

Uno dei due Leoni in Piazza del Plebiscito

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Viterbo.

Stemma Viterbo Lo stemma civico, riconosciuto con decreto del 19 luglio 1929, ha la seguente blasonatura:

«d'azzurro, al leone leopardito coronato d'oro sopra pianura di verde, accollato ad una palma fruttata di rosso, al naturale, tenente con la branca anteriore destra una bandiera bifida rossa, alla croce d'argento, cantonata di quattro chiavi di argento, poste in palo, con l'ingegno all'insù ed astato di verde»

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale di San Lorenzo (il Duomo)

Il Duomo di San Lorenzo

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di San Lorenzo (Viterbo).
Accanto al palazzo dei Papi sorge il Duomo, dedicato a san Lorenzo. Il Duomo fu eretto in stile romanico nel corso del XII secolo, sul terreno dove era situata una piccola chiesa dell'VIII secolo dedicata appunto a San Lorenzo, a sua volta edificata sulle rovine di un tempio pagano dedicato ad Ercole, ma la sua facciata risale solo al 1570, quando fu rifatta in stile rinascimentale su disposizione dell'allora vescovo della diocesi e cardinale Giovanni Francesco Gambara. Il Duomo ha subito notevoli danni durante un bombardamento della città da parte degli alleati nel 1944. Il restauro successivo ha restituito parte della struttura romanica preesistente ai rimaneggiamenti eseguiti durante il periodo barocco. Il campanile trecentesco è formato nella parte alta da strati segnati da doppie bifore e da fasce policrome orizzontali.
Lo spazio interno è articolato in tre navate separate da due file di colonne culminanti in eleganti capitelli. Il pavimento è in stile cosmatesco. Nella zona absidale della navata sinistra vi è il sepolcro di papa Giovanni XXI (†1277) e poco distante è sita una pregevole tavola del XII secolo raffigurante la Madonna della carbonara di stile bizantino.[12] Nella chiesa fu certamente sepolto anche papa Alessandro IV (†1261), ma la sua salma fu spostata successivamente in luogo segreto, forse per sottrarla a profanazioni da parte dei suoi nemici, o, più probabilmente, in occasione dei restauri rinascimentali della chiesa stessa.[13]

Chiesa di Santa Maria Nuova

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria Nuova (Viterbo).
Il trittico posto nell'abside della navata sinistra della chiesa di Santa Maria Nuova
La chiesa di Santa Maria Nuova è una delle più antiche di Viterbo: risale, infatti, al 1080. Fu edificata sui resti di un tempio dedicato a Giove Cimino, la cui testa scolpita (che molti credettero in passato raffigurasse Gesù) si sporge sopra il portale. In un angolo esterno dell'edificio, figura un piccolo pulpito in pietra cui si accedeva tramite una scala di legno. Da esso, secondo la leggenda, avrebbe predicato, nel 1266, San Tommaso d'Aquino: in realtà le ridottissime dimensioni del pulpito non risultano compatibili con la ben nota mole del grande santo domenicano, il cui ciclo di prediche del 1266, voluto da papa Clemente IV, si tenne con ogni probabilità dentro la chiesa. All'interno è conservata una collezione di pittura viterbese del periodo che va dal XIV al XVI secolo. Nella navata di sinistra, in fondo, si trova un pregevole trittico bizantino del 1180 di cuoio che raffigura il Cristo. Le navate laterali presentano un soffitto retto da capriate lignee e decorato da formelle in ceramica. Nel Battistero da notare l'affresco con i Santi Giovanni Battista, Girolamo e Lorenzo, di Antonio del Massaro da Viterbo, detto il Pastura, affine per alcuni aspetti ad Antoniazzo Romano e per altri al Perugino. A un lato dell'altare maggiore, è posto un ingresso all'antica cripta paleocristiana. Una scala posta all'esterno dell'abside conduce ad un chiostro, erroneamente definito "longobardo". Il chiostro è rimasto sepolto e sconosciuto fino agli anni ottanta (non esistevano riferimenti o testimonianze che ne suggerissero l'esistenza), finché il crollo di un'ala del refettorio non ha condotto alla sua scoperta.

Chiesa di San Silvestro

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Silvestro (Viterbo).
La Chiesa di San Silvestro
Antichissima chiesa nella quale, nel 1271, avvenne l'efferato assassinio del principe inglese Enrico di Cornovaglia, che suscitò enorme sgomento nel XIII secolo e che fu anche ricordato da Dante[14].
Abbazia di San Martino al Cimino
Notevole esempio di architettura gotica-cistercense

Basilica della Madonna della Quercia

A due chilometri da Viterbo, è uno dei più notevoli esempi di arte rinascimentale italiana: primo monumento nazionale viterbese; sulla facciata maestosa si possono ammirare tre lunette di Andrea della Robbia, all'interno della chiesa pitture di fra Bartolomeo della Porta, soffitto a cassettoni della navata centrale, progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, tempietto di Andrea Bregno. Ha il rango di basilica minore.[15]

Sono inoltre degne di nota:

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

La Porta Fiorentina
Palazzo dei Papi (13° secolo)
Palazzo dei Papi
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Palazzo dei Papi (Viterbo).

Il centro di Viterbo offre numerosissime e importanti opere d'arte e d'architettura. La più famosa è il Palazzo Papale, costruito fra il 1255 e il 1266 sul colle di San Lorenzo per proteggere il pontefice, con la celebre loggia formata in un solo lato da sette archi sorretti da esili colonnine binate che si intrecciano formando una elegante trabeazione. Dalla loggia si entra nella grande Sala del Conclave, teatro della famosa elezione di papa Gregorio X (vedi sopra).

Fontana di Piazza della Rocca
La fontana in Piazza della Morte

La città medievale

Poco distante da piazza del Duomo si estende il vecchio quartiere medievale di San Pellegrino, pressoché integro: qui si incontrano numerose case dotate di profferlo, la scala a vista tipica dell'architettura viterbese. Interessante anche la piazza del Plebiscito, meglio conosciuta dai viterbesi come "Piazza del Comune" dove hanno sede il Municipio e la Prefettura. Alla fine di Corso Italia (chiamato semplicemente il Corso), in cima alla salita che parte da Piazza Verdi, sorge la chiesa di Santa Rosa, in onore della Santa Patrona della città, nella quale è venerato il Corpo della Santa; la chiesa è edificata su una piccola altura accanto alla cosiddetta "Casa di Santa Rosa".

Meritano menzione, non solo per le splendide antiche fontane che le abbelliscono, Piazza della Rocca, Piazza Fontana Grande, Piazza delle Erbe e Piazza della Morte, nonché, per la sua struttura, la torre del Branca, detta della Bella Galliana, vicino alla Porta Faul, e le mura medievali, con le 2 porte principali (Porta Romana e Porta Fiorentina).

Villa Lante a Bagnaia
I giardini di Villa Lante (Bagnaia)
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Villa Lante (Bagnaia).
  • Nella frazione di Bagnaia importantissima è la Villa Lante, celeberrima per il suo giardino all'italiana attribuito al Vignola, e definita dal Sitwell: One of the most beautiful places in the world.[16]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

San Martino al Cimino
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: San Martino al Cimino.

Di grande interesse è anche la frazione di San Martino al Cimino, con un'architettura urbanistica realizzata nella prima metà del Seicento per volontà di Donna Olimpia Maidalchini, una delle più potenti donne del suo tempo, che chiamò a lavorarvi un gruppo di prestigiosi architetti, tra i quali Francesco Borromini, per un progetto estremamente innovativo di case a schiera, nell'ambito di un borgo splendido sotto il profilo edilizio.

Sottosuolo

Particolari della città sono anche le numerose gallerie sotterranee scavate nel tufo, che mettono in comunicazione gran parte degli edifici del centro storico, creando una interessantissima rete di cunicoli e camminamenti, talvolta parzialmente sommersi, ove non è raro trovare reperti storico-archeologici. Sono utilizzate prevalentemente come cantine; sono state utilizzate ancora nella seconda guerra mondiale come rifugio della popolazione durante i bombardamenti aerei che colpirono duramente la città nel 1943-44.

Il presepe del Pastura e la Pietà di Sebastiano del Piombo
Sebastiano del Piombo, Pietà
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Pietà (Sebastiano del Piombo).

Da non dimenticare il grandioso ed artisticamente rilevante Presepe, presso il Museo Civico, pala d'altare di notevoli dimensioni opera del pittore viterbese del XV secolo Antonio del Massaro, detto il Pastura, che fu allievo prediletto del Pinturicchio. Nello stesso Museo Civico si può anche ammirare la celebre Pietà di Sebastiano del Piombo, grande tavola che il maestro veneziano realizzò tra il 1516 ed il 1517[17], e nella quale si fondono splendidamente tenebrosa compassione e drammatica severità.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

  • Necropoli di Castel d'Asso

Fuori dal centro, ma sempre nel territorio comunale, importantissima è la necropoli di Castel d'Asso, la prima ad essere scoperta cronologicamente, e che si suppone fosse a suo tempo la più vasta.[18]

  • Ferento

A sei chilometri dal centro cittadino, sulla strada Teverina, si trova il sito archeologico di Ferento, con interessanti vestigia di epoca etrusca, romana e medievale, ed un bel teatro romano, in buono stato di conservazione e nel quale si svolgono spettacoli teatrali e musicali estivi. Notevole impulso ai ritrovamenti in questo sito e nella vicina Acquarossa venne dalle varie campagne di scavi condotte personalmente -tra il 1960 ed il 1973- dal Re archeologo Gustavo VI Adolfo di Svezia.

  • Necropoli di Norchia

Monumentale necropoli rupestre etrusca. Si raggiunge passando da un Comune della provincia, Vetralla, prendendo la statale Aurelia Bis in direzione Tarquinia.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

  • Bullicame, sorgente di acqua sulfurea calda dalle importanti proprietà terapeutiche, che alimenta - anche se la sua portata mostra significative riduzioni - una stazione termale e varie pozze libere. Il Bullicame è anche citato da Dante[19].
  • Di particolare interesse ambientale, geologico ed archeologico è la Riserva Naturale Regionale Valle dell'Arcionello[20] che con una superficie di 438 ettari si estende dalle propagini delle mura civiche medievali fino al monte Palanzana (802 m) comprendendo la gola del fosso Urcionio dove presente il fenomeno dell'inversione vegetazionale con la presenza di piante dei climi freddi e umidi come il faggio alle quote più basse, mentre piante come il leccio, tipiche di climi caldi e quote basse, crescono a quote più alte in cima alle pareti, ben esposte al sole.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[21]

Qualità della vita[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Il Sole 24 ORE, Viterbo nel 2019 era la 73° città italiana con la qualità di vita più alta su un totale di 107;[22] nel 2014 si trovava invece al 71° posto.[23]

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

  • Macchina di Santa Rosa
  • 16 gennaio: Sacro Fuoco di Sant'Antonio in frazione Bagnaia.
  • Ponte del 1º Maggio: La morte di Arrigo di Cornovaglia, rappresentazione teatrale nella Chiesa del Gesù.
  • 2ª domenica di maggio: Processione del Santissimo Salvatore.
  • Ultimo sabato di agosto: Mini Macchina di Santa Rosa del quartiere Pilastro.
  • Ultima domenica di agosto: Mini Macchina di Santa Rosa del quartiere Santa Barbara.
  • 1º settembre: Mini Macchina di Santa Rosa del Centro Storico.
  • 2 settembre: Corteo Storico e Processione di Santa Rosa.
  • 2 settembre: "La Contesa" rievocazione storica dell'assedio alla città di Viterbo del 1243.
  • 2ª domenica di settembre: Processione del Patto d'Amore con la Madonna della Quercia.
  • 3ª domenica di settembre: Festa dell'Uva, nel quartiere di Pianoscarano.
  • 30 novembre: Pesce di Sant'Andrea.[ Chiarire con fonti autorevoli e verificabili la rilevanza storica delle manifestazioni, come richiesto dalle convenzioni]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Viterbo è punto di riferimento per buona parte della provincia per quanto riguarda l'istruzione superiore e città universitaria con discreta presenza di studenti fuori sede. Molto noti erano i festival della musica che venivano organizzati a Viterbo negli anni settanta: nel 1973 è stato organizzato il Festival Pop dove hanno partecipato artisti come Alan Sorrenti e i Garybaldi, i quattro anni successivi fino al 1977 è stato oranizzato il Festival dei Cantautori dove hanno partecipato artisti come Mauro Pelosi, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Rino Gaetano, Angelo Branduardi, Lando Fiorini, Gianni Davoli, Ivan Graziani e molti altri. Nel 2005 a Viterbo si è svolta una tappa del Festivalbar condotto da Vanessa Incontrada e Fabio De Luigi. Negli ultimi anni sono nate e cresciute numerose manifestazioni culturali e di svago, tra cui alcuni festival che hanno ottenuto risonanza nazionale e internazionale, quali Caffeina, Tuscia Film Fest, Tuscia in Jazz, JazzUp Festival, Tuscia Operafestival, Festival Barocco, Quartieri dell'Arte, Medioera, Ludika 1243, Ombre Festival. Viterbo presenta al visitatore la sua eredità culturale attraverso gli allestimenti di 5 musei e svariati luoghi di interesse aperti al pubblico, come Viterbo Sotterranea, Palazzo dei Priori, il Polo Monumentale del Colle del Duomo, numerose chiese di epoche diverse.

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

A Viterbo sono presenti tutti i principali istituti di istruzione secondaria superiore statali, tra cui quelli di più lunga tradizione sono il Liceo Ginnasio Statale "Mariano Buratti" indirizzo classico e linguistico, il Liceo Scientifico "Paolo Ruffini", il Liceo delle Scienze Umane e Musicale "Santa Rosa da Viterbo", l'Istituto Tecnico Commerciale "Paolo Savi", l'Istituto Tecnico Industriale Statale e per Geometri "Leonardo Da Vinci" e l'Istituto Professionale di Stato "Francesco Orioli" che annovera diversi indirizzi didattici.

Nel 1979 è stata istituita l'Università degli Studi della Tuscia, erede della Libera Università della Tuscia che era attiva dal 1969; in seguito alla Legge Gelmini (L. 240/2010) che ha abolito le facoltà, l'ateneo viterbese è suddiviso in 7 dipartimenti (DAFNE, DEB, DEIM, DIBAF, DISBEC, DISTU, DISUCOM). Il Rettorato ha sede nello storico complesso di Santa Maria in Gradi, che ospita anche dipartimenti e strutture comuni. Altre sedi sono il complesso di San Carlo nel quartiere Pianoscarano, l'ex convento di Santa Maria del Paradiso, l'edificio della ex facoltà di Agraria e il campus in località Riello. Gli studenti immatricolati sono circa 10 000.

Nel 1975 apre a Viterbo l'Accademia di Belle Arti "Lorenzo da Viterbo" (ABAV), membro di un network europeo di istituzioni artistiche. Presso i locali della AUSL ha sede il distaccamento di Didattica delle Professioni Sanitarie dell'Università La Sapienza di Roma. Dal 2001 Viterbo ospita anche gli studenti americani del progetto School Year Abroad per la scuola superiore e del progetto Usac per l'università.

Musei[modifica | modifica wikitesto]

  • Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz, già Museo Nazionale Archeologico, ospitato dal 1986 nella Rocca Albornoz.
  • Museo Civico, ospitato dal 1955 nell'ex convento di Santa Maria della Verità, riaperto nel 1994 e nel 2014. È stato intitolato a Luigi Rossi Danielli, archeologo viterbese.
  • Museo della Ceramica della Tuscia, ospitato dal 1996 nel Palazzo Brugiotti in Via Cavour.
  • Museo del Colle del Duomo, aperto dal 2000 accanto alla Cattedrale di San Lorenzo.
  • Museo della Macchina di Santa Rosa, ospitato nella sede del Sodalizio Facchini di Santa Rosa in Via San Pellegrino.
  • Museo Rosa Venerini, ospitato presso il convento delle Maestre Pie Venerini in Piazza San Carluccio.

Teatri e auditorium[modifica | modifica wikitesto]

  • Teatro dell'Unione (1855), in Piazza Giuseppe Verdi, notevole esempio di teatro italiano ottocentesco e realizzato su progetto di Virginio Vespignani. Uno dei più noti direttori d'orchestra dell'Ottocento che onorò il podio del teatro dell'Unione di Viterbo nell'agosto-settembre del 1896 il maestro Antonino Palminteri per la prima de Manon Lescaut di Giacomo Puccini. Nel 1899 Antonino Palminteri ritornò a dirigere La Traviata di Giuseppe Verdi, sempre con esiti eccellenti e apprezzatissimi.[24].
  • Cinema Teatro Genio, presso Piazza delle Erbe, ricostruito nel 1948 sul luogo di un antico teatro settecentesco. È proprietà del comune di Viterbo e da alcuni anni è chiuso e in stato di abbandono.
  • Teatro Caffeina, in Via Cavour, ha sostituito il Teatro San Leonardo, che era stato costruito sul luogo dell'omonima chiesa non più esistente.
  • Sala Gatti, presso Piazza delle Erbe, ex cinema successivamente diventata struttura polivalente per teatro e proiezioni.
  • Auditorium di Santa Maria in Gradi, all'interno dell'ex convento omonimo, un tempo penitenziario e sede dell'Università degli Studi della Tuscia.
  • Teatro di Ferento, teatro romano di epoca augustea raggiungibile dalla strada provinciale Teverina, all'interno dell'area archeologica di Ferento, che ospita un'affermata stagione estiva di spettacoli.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

La crisi che ha colpito il settore negli anni Duemila e problemi di natura gestionale hanno causato la chiusura delle principali sale cinematografiche viterbesi.

Le uniche sale funzionanti nel territorio comunale di Viterbo sono il Cinema Lux in Viale Trento e il Cinema Trento in località La Quercia. Hanno definitivamente chiuso i battenti i cinema Azzurro, Genio, Metropolitan e Trieste. Il multisala CineTuscia Village, la maggiore struttura cinematografica della provincia di Viterbo, aperta dal 2010, sorge nel limitrofo comune di Vitorchiano.

Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO-ICH-blue.svg Patrimonio immateriale dell'umanità
Celebrazione delle grandi strutture processionali a spalla
(EN) Celebrations of big shoulder-borne processional structures
La Macchina.JPG
La Macchina di Santa Rosa
StatoItalia Italia
Inserito nel2013
ListaLista rappresentativa del patrimonio
SettoreArti dello spettacolo
Scheda UNESCO(ARENESFR) 00721

Media[modifica | modifica wikitesto]

La città di Viterbo annovera un considerevole numero di testate giornalistiche attive che coprono gli avvenimenti di tutto il territorio provinciale. Due sono i quotidiani cartacei con pagine di cronaca locale: Il Messaggero, storico quotidiano romano la cui redazione di Viterbo è situata in Via Marconi, e il Corriere di Viterbo, con sede in Piazza dei Caduti e facente parte del gruppo Corriere dell'Umbria. Non esistono più la redazione locale de Il Tempo, che ha chiuso i battenti nel 2010, e i quotidiani Nuovo Corriere Viterbese del gruppo Angelucci e Nuovo Oggi Viterbo del gruppo Diaconale, attivi nel primo decennio degli anni Duemila.

Presenti alcune testate free press: Move Magazine, Decarta e Viterbonews24 Magazine. In passato sono stati attivi Melting Pot, Etrurialand, Totem Informacittà, La Città, Sottovoce.

Molto variegato il panorama delle testate on line sia generaliste (Tusciaweb.it, Ontuscia.it, Viterbonews24.it, Viterbopost.it, Lafune.eu, Viterbooggi.it, Newtuscia.it, Tusciatimes.eu, Occhioviterbese.it, Altolazionotizie.it, Lacitta.eu, Media&Sipario, Quinta Epoca, Viterbox.it) sia tematiche su cultura ed eventi (Tusciaeventi.it, Tusciaup.com, Movemagazine.it, Latuaetruria.it) e sport (Sportviterbo.it, Calciodellatuscia.it).

La principale emittente radiofonica è stata a lungo Radio Verde, nata nel 1976 e chiusa nel 2018. In passato sono esistite Radio Gluc, Radio Sole, Radiondazzurra, Radio Mediterraneo.

L'unica emittente televisiva è Tele Tuscia Sabina 2000 (sul canale 172 del digitale terrestre), nata a Rieti nel 1989 e presente a Viterbo dal 1999. Dal 1977 al 1998 ha trasmesso TeleViterbo (TVT), che si è a lungo distinta per le dirette della Macchina di Santa Rosa e per la grande attenzione dedicata allo sport, soprattutto calcio e basket. Dal 2008 al 2011 è stata attiva una redazione viterbese della romana IesTv.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Quartieri[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del centro storico sono individuabili i quartieri Pianoscarano, San Pellegrino, San Faustino, Cunicchio. Tutto il resto della città compresa all'interno della cinta muraria medioevale è nota semplicemente come Centro storico.

Al di fuori delle mura sorgono numerosi quartieri di espansione moderna. A sud Carmine, Pietrare, Grotticella, Elce. A est Cappuccini e Murialdo. A nord Paradiso, Ellera, Santa Lucia, Santa Barbara, Villanova, Palazzina, Riello. A ovest Pilastro e Terme.

Frazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fanno parte del Comune di Viterbo le frazioni di La Quercia, Bagnaia, San Martino al Cimino, Tobia, Fastello, Grotte Santo Stefano, Montecalvello, Monterazzano, Ponte di Cetti, Roccalvecce, Sant'Angelo di Roccalvecce, Vallebona.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

La città vive di un'economia prevalentemente terziaria e turistica. Oltre ad essere capoluogo di provincia, è sede universitaria, sede militare del Comando dell'Aviazione dell'Esercito (AVES) e relativo Centro di addestramento, nonché della Scuola Sottufficiali Esercito (SSE, ex Scuola Allievi Sottufficiali - SAS) e della Scuola Marescialli Aeronautica Militare (SMAM).[senza fonte]

Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema Unità locali, intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).[25]

2015 2014 2013
Numero imprese attive % Provinciale Imprese attive % Regionale Imprese attive Numero addetti % Provinciale Addetti % Regionale Addetti Numero imprese attive Numero addetti Numero imprese attive Numero addetti
Viterbo (città) 6 592 28,21% 1,45% 18 655 31,41% 1,21% 6 660 18 603 6 798 19 286
Viterbo (provincia) 23 371 5,13% 59 399 3,86% 23 658 59 741 24 131 61 493
Lazio 455 591 1 539 359 457 686 1 510 459 464 094 1 525 471

Nel 2015 le 6 592 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano il 28,21% del totale provinciale (23 371 imprese attive), hanno occupato 18 655 addetti, il 31,41% del dato provinciale (59 399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco meno di tre persone (2,83).

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Le principali direttrici stradali di Viterbo sono:

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Viterbo è raggiunta dalle seguenti linee ferroviarie:

La città di Viterbo, nel proprio territorio dispone di diverse stazioni ferroviarie:

Aeroporti[modifica | modifica wikitesto]

A pochi chilometri da Viterbo è presente un aeroporto ad uso militare e per aviazione leggera.

L'Aeroporto di Viterbo è sede del Centro di Addestramento dell'Aviazione dell'Esercito (Aves)[26]. È intitolato al tenente pilota Tommaso Fabbri (1908-1936).

Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]

I trasporti pubblici urbani sono gestiti dalla società Francigena, i trasporti interurbani vengono svolti con servizi regolari di autobus gestiti dalla COTRAL.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Viterbo, Viterbo ne divenne il capoluogo provinciale, staccandosi dalla provincia di Roma.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
18 novembre 1870 25 aprile 1871 Angelo Mangani Sindaco -
1871 1875 Giacomo Lomellino D'Aragona Sindaco -
1875 1877 Alessandro Polidori Sindaco -
1877 1878 Crispino Borgassi Sindaco -
1878 1879 Luigi Brancadoro Sindaco -
1879 1880 Prof. Bustelli Sindaco -
1880 1881 Enrico Pani Rossi Delegato Straordinario -
1881 1883 Carlo Jannuccelli Sindaco -
1883 1885 Innocenzo Nuvoli Sindaco -
1885 Francesco Brunelli Delegato Straordinario -
1885 1889 Pietro Signorelli Sindaco -
1889 1891 Francesco Savini Sindaco -
1891 1895 Giuseppe Bazzichelli Sindaco -
1895 ? Clemente Carletti Sindaco -
Giuseppe Bazzichelli Sindaco -
Clemente Carletti Sindaco -
Giuseppe Bazzichelli Sindaco -
Giambattista Savini Sindaco -
Luigi Battaglia Sindaco -
1919 Alessandro Ciofi Degli Atti Regio Commissario -
1920 1922 Giulio Paganini Sindaco -
1923 Fabio Valente Commissario Prefettizio -
1923 1931 Antonio Maturi PNF Sindaco poi Podestà -
1931 1934 Filippo Ascenzi PNF Podestà -
1934 1943 Giuseppe Siciliani De Gentili PNF Podestà -
1943 1944 Giuseppe Di Pancrazio Commissario Prefettizio -
1944 1946 Luigi Grispigni CLN Sindaco
1946 1956 Felice Mignone Democrazia Cristiana Sindaco
1956 1965 Domenico Smargiassi Democrazia Cristiana Sindaco
1965 1966 Giuseppe Benigni Democrazia Cristiana Sindaco
1966 8 gennaio 1970 Salvatore Arena Democrazia Cristiana Sindaco
8 gennaio 1970 30 settembre 1970 Santino Clementi Democrazia Cristiana Sindaco
30 settembre 1970 28 luglio 1975 Rodolfo Gigli Democrazia Cristiana Sindaco
28 luglio 1975 7 novembre 1983 Rosato Rosati Democrazia Cristiana Sindaco
7 novembre 1983 14 febbraio 1986 Silvio Ascenzi Democrazia Cristiana Sindaco
14 febbraio 1986 3 marzo 1989 Francesco Pio Marcoccia Democrazia Cristiana Sindaco
3 marzo 1989 27 maggio 1995 Giuseppe Fioroni Democrazia Cristiana-Partito Popolare Italiano[27] Sindaco
27 maggio 1995 6 luglio 1999 Marcello Meroi Alleanza Nazionale - Centro-Destra Sindaco
6 luglio 1999 26 febbraio 2008 Giancarlo Gabbianelli Alleanza Nazionale - Centro-Destra Sindaco
27 febbraio 2008 30 aprile 2008 Giovanna Menghini Commissario prefettizio
30 aprile 2008 10 giugno 2013 Giulio Marini Il Popolo della Libertà - Centro-Destra Sindaco
10 giugno 2013 27 giugno 2018 Leonardo Michelini Indipendente - Centro-Sinistra Sindaco
27 giugno 2018 in carica Giovanni Arena Forza Italia - Centro-destra[28] Sindaco

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Viterbo è gemellata con le seguenti città[senza fonte]:

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Fa parte della Comunità Montana dei Cimini.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Atletica leggera[modifica | modifica wikitesto]

  • ASD Atletica Viterbo.[29]
  • Atletica Di Marco Sport.[29]

Baseball[modifica | modifica wikitesto]

  • Viterbo Rams, militanti in serie A federale.

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

Pallacanestro[modifica | modifica wikitesto]

  • La squadra femminile, Viterbo Ants, milita in serie A2.
  • Stella Azzurra Viterbo che, nel campionato 2019-2020, milita nel campionato maschile di Serie C Gold.[30]
  • Faul Viterbo.

Pallavolo[modifica | modifica wikitesto]

  • ASD Volley Life che nel 2019-2020 milita nel campionato maschile di Serie C.[31]

Rugby[modifica | modifica wikitesto]

  • Union Rugby Viterbo che nel 2019-2020 milita nel campionato maschile di serie C.[32]

Impianti sportivi[modifica | modifica wikitesto]

  • PalaMalè.
  • Scuola sottouficiali della Guardia di Finanza.[33]
  • Campo sportivo caserma Saloni.[34]
  • Aeroporto militare T. Fabbri.[35]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2019.
  2. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  3. ^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron, 1981, p. 630.
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1990.
  5. ^ Su questa ipotesi si veda: Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 838.
  6. ^ Secondo Annio, il nome FAUL risulterebbe da FAVL attraverso la semplificazione linguistico-fonetica della V latina in U
  7. ^ L'importante azione del Capocci in quei decenni è ampiamente descritta sia da C. Pinzi,Storia della Città di Viterbo, op. cit. , sia dal grande storico federiciano Norbert Kamp, :Raniero Capocci in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/raniero-capocci_%28Dizionario-Biografico%29/
  8. ^ Urbano V alternò il soggiorno a Viterbo con quello nella vicina Montefiascone.
  9. ^ Queste ultime due presenze papali sono ben descritte dal Signorelli nel suo libro su Egidio: Giuseppe Signorelli, Il cardinale Egidio da Viterbo agostiniano, umanista e riformatore, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1929, capo V, pag.58.
  10. ^ Bolla Hebraeorum gens di papa Pio V.
  11. ^ I giorni dell'insurrezione viterbese e dell'assedio di Kellermann sono documentati dalle Memorie di Alexandre Edme, barone di Méchin, funzionario del governo francese rimasto prigioniero a Viterbo nel novembre 1798. Fernando Funari (a cura di), Alexandre-Edme Mèchin. Memorie: il romanzo della resistenza viterbese nel biennio giacobino 1798-1799, Terni-Viterbo, Edizioni Archeoares, 2011 ISBN 978-88-96889-32-9.
  12. ^ In realtà nella chiesa cattedrale è esposta una copia della tavola, mentre l'originale è custodito nell'adiacente Museo del Colle
  13. ^ Francesco Mecucci, Viterbo, pag. 36
  14. ^ Dante Alighieri, Inferno XII, v. 120.
  15. ^ Catholic.org Basilicas in Italy
  16. ^ Cioè Uno dei posti più belli del mondo, cfr. Sacheverell Sitwell, Great Houses of Europe, George Weidenfeld and Nicolson Ltd., Londra, ISBN 0-600-33843-6
  17. ^ Secondo il Vasari l'opera sarebbe stata suggerita a Sebastiano del Piombo dal suo grande amico Michelangelo (cfr. Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze, Torrentini, 1550), che ne avrebbe persino realizzato un disegno preparatorio, esistente, ed un cartone, andato perduto ma le cui tracce sono risultate visibili nell'esame radiografico della tavola.
  18. ^ Stephan Steingräber, Città e necropoli dell'Etruria, pp. 357-364.
  19. ^ Dante, Inferno - canto XIV, vv.76-84:

    «Tacendo divenimmo la 've spiccia
    fuor della selva un picciol fiumicello,
    lo cui rossore ancor mi raccapriccia.
    Quale del Bullicame esce ruscello
    che parton poi tra lor le peccatrici,
    tal per la rena giù sen giva quello.
    Lo fondo suo ed ambo le pendici
    fatt'era 'n pietra, e margini dallato»

  20. ^ Riserva Naturale Regionale Valle dell'Arcionello, su ParchiLazio.it. URL consultato il 9 ottobre 2019.
  21. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  22. ^ Qualità della vita 2019: la classifica delle città italiane dove si vive meglio. Milano la migliore | Il Sole 24 ORE, su www.ilsole24ore.com. URL consultato il 3 giugno 2020.
  23. ^ Wayback Machine (PDF), su web.archive.org, 24 luglio 2015. URL consultato il 3 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2015).
  24. ^ [Angela Balistreri, "Antonino Palminteri un artista gentiluomo nel panorama operistico dell'800", Partanna, Produzioni Edivideo, 2010, www.Torrossa.com , pp.162,168]
  25. ^ Atlante Statistico dei comuni dell'Istat
  26. ^ Centro Addestramento Aviazione Esercito, su esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2013).
  27. ^ v. in proposito successiva nota di precisazione.
  28. ^ In questa colonna viene indicato il partito di appartenenza del Sindaco; così per Giuseppe Fioroni è stata correttamente indicata prima la Democrazia Cristiana, partito al quale Fioroni era iscritto al momento dell'elezione, poi il Partito Popolare Italiano, al quale egli aderì dopo la fine della DC; per Marcello Meroi e Giancarlo Gabbianelli è stata indicata Alleanza Nazionale, alla quale ambedue appartenevano al momento dell'elezione, mentre il maggiore partito dello schieramento di centrodestra che aveva eletto entrambi era invece Forza Italia. Per Leonardo Michelini, che non è iscritto ad alcun partito, essendo stato eletto come indipendente da una coalizione di centrosinistra di cui facevano parte il Partito Democratico, SEL e due liste civiche, appare corretto indicare solo la tipologia della coalizione, appunto centrosinistra. Arena è di Forza Italia e ha vinto con l’appoggio di Fratelli d’Italia, Lega Nord e una lista civica.
  29. ^ a b La società sul sito della Fidal (funzione cerca sulla mappa)
  30. ^ Il campionato regionale sul sito della FIP
  31. ^ Il campionato sul sito Federvolley Comitato regionale Lazio
  32. ^ Il campionato sul sito federugby
  33. ^ L'impianto sul sito della Fidal
  34. ^ L'impianto sul sito della Fidal
  35. ^ L'impianto sul sito della Fidal

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Podestà, Governatori e Legati di Viterbo

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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