I tritoni con la cresta incendiano la scuola dei tritoni / Perché abbiamo attaccato la Zad
“Semplicemente, non avevo visto da dove sarebbe passato questa volta l’inevitabile riformismo, in modo discreto ma sicuro : da là dove si parla d’insurrezione e di autonomia a migliaia di copie”.
Citazione dall’opuscolo Le mouvement est mort… Vive la réforme, 2017 [I].
La Zad era il nostro vascello pirata, la madre di tutte le Zad. È emersa in un’epoca senza vie d’uscita ed è stato come se il mondo diventasse un po’ più sopportabile. Come un breve barlume, una possibilità che faceva irruzione nella nebbia spessa e appiccicosa del nostro futuro. Per noi che conduciamo delle vite movimentate e fuori dalle norme, era la consapevolezza che ci sarebbe sempre stato un posto ad accoglierci, in caso di latitanza. Un posto dove lo Stato non sarebbe mai venuto a cercarci. Un posto dove avremmo sempre trovato degli/lle alleati/e per nutrirci, vestirci, dissimularci nelle pieghe del suo bocage.
Ed è proprio a questo Stato che ci schiaccia, ci uccide, ci dà la caccia, che tre anni fa la Zad è stata offerta da una manciata di opportunisti. Quelli e quelle che, ancora ieri, sostenevano che questo territorio fosse “in secessione”.
Questo tradimento odioso, messo in atto alle spalle di quelli/e che combattevano i gendarmi sulle barricate, non può essere dimenticato. Tanto meno quando il komintern locale ci tira fuori un progetto di Scuola dei Tritoni, per festeggiare i tre anni di quella che loro considerano come una vittoria.
Ricostruire là dove c’era lo squat delle Planchettes, allora? Come non esultare di rabbia, di fronte a questa ennesima provocazione? Come non urlare alla vendetta per la parte Est della Zad, devastata? [Read More]