Lamorgese: brutta, sporca e cattiva. Ma non si deve dimettere

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Minister of the Interior Luciana Lamorgese during a conference at the Festival delle Città. Rome (Italy), September 29th, 2021 (Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)
Minister of the Interior Luciana Lamorgese during a conference at the Festival delle CittĆ . Rome (Italy), September 29th, 2021 (Photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images) (Photo: Mondadori Portfolio via Getty Images)

Se le parole hanno un senso e, dunque, se quello che ĆØ accaduto rivela ā€œapprossimazione, sciatteria e inadeguatezzaā€? da parte del ministro Lamorgese, se il ministro non ha capitoā€? ed ā€?ĆØ graveā€? o se invece ā€œha capito e tolleratoā€? ed ā€?ĆØ ancora piĆ¹ graveā€?, se ā€œsi ĆØ permesso a quel cretino che non puĆ² andare neanche allo stadioā€? (guai a pronunciare la parola fascista, ndr) ā€œdi stare a piazza del Popoloā€?, se ĆØ inadeguato anche lā€™intervento in Aula del ministro, ā€œscritto da solerti funzionariā€? ma senza un minimo di assunzione di ā€œresponsabilitĆ  politicheā€?, se cā€™ĆØ un clima di doppia morale per cui ā€œse ci fossi stato al Viminaleā€? la sinistra si sarebbe indignata (e onestamente questo ĆØ vero, ndr), se, gran finale, neanche in Cile a urne aperte ā€œsi usano gli idranti contro la folla urne aperteā€?, se tutto questo ĆØ vero, la logica conseguenza del ragionamento porterebbe alla richiesta di dimissioni o quantomeno a un atto politico conseguente. Il Cile ĆØ Cile, se ĆØ tale, ĆØ parola che implica delle conseguenze immediate da trarne, a meno che il titolare dellā€™invettiva non ne subisca il sinistro fascino, sentendosi a casa, ma questo smentirebbe la critica. E invece Matteo Salvini conclude il suo intervento con un polemico, ma altrettanto innocuo: ā€œBuon lavoro, signor ministro, se fa il ministro perchĆ© per ora non ce ne siamo ancora accortiā€?.

E se le parole e i gesti hanno senso, analogo iato ĆØ registrabile nella ā€œfugaā€? di Giorgia Meloni. Solo una settimana fa, approfittando del question time proprio con il ministro Lamorgese, si presentĆ², fatto insolito per un leader in un appuntamento parlamentare del genere, per pronunciare le parole piĆ¹ gravi verso il titolare della sicurezza nazionale sulla ā€œstrategia della tensioneā€?: pezzi dello Stato che, con la complicitĆ  di apparati piĆ¹ o meno deviati, tollerano e organizzano disordini per creare un clima, anche di criminalizzazione del dissenso, per ingenerare un riflesso sullā€™ordine costituito. Parole dopo le quali ti aspetti, qualora rispondessero a convinzioni e non alla propaganda piĆ¹ piega, prove, se non di fronte alla magistratura, almeno di fronte al paese e al Parlamento, magari nella seduta successiva, alla quale la leader di Fdi aveva dato appuntamento al ministro con tono di sfida.

Alla seduta successiva, cioĆØ a quella odierna, invece la leder di Fdi lascia la parola a Francesco Lollobrigida che, al pari di Salvini al Senato, si indigna molto, ma dopo reiterati inviti a provare vergogna per quel che ĆØ successo lƬ si ferma. Eppure, basta andare sul sito del suo partito per firmare una bella petizione online per chiedere le dimissioni della Lamorgese. Al cronista spetta registrare che, vuoi perchĆ© presentarle sarebbe la mossa da fine del mondo non verso il governo ma verso Salvini, di quelle che poi per davvero non ti parli piĆ¹ - perchĆ© come fai a votare la sfiducia e rimanere al governo, ma anche come fai a non perdere voti essendo costretto a difenderla ā€“ vuoi per altri motivi, la Meloni, al pari di Salvini, si esercita nella nobile arte del vorrei ma non posso.

ƈ il paradigma di giornata, per tutti, per una ragione o per lā€™altra, dentro il quale cā€™ĆØ anche, lā€™intervento del ministro dellā€™Interno. Se ci fossero dei canoni oggettivi ĆØ evidente che la situazione non reggerebbe, e che il discorso di oggi non sarebbe sufficiente ad assolverla da ciĆ² che non ha funzionato il giorno di Roma o il giorno di Trieste dove ā€“ si apprende da un resoconto documentato di Repubblica ā€“ ĆØ stato proprio il ministro a presiedere il comitato dellā€™ordine e della sicurezza. Tutta la ricostruzione sul terribile pomeriggio romano di cui ĆØ chiara la sottovalutazione onestamente ammessa, non chiarisce tuttavia cosa non ha funzionato, e dove siano stati gli errori nella catena di comando, al punto che anche il capogruppo di Leu Federico Fornaro, un convinto sostenitore del governo abituato a misurare le parole, chiede di ā€œverificare lā€™adeguatezza al ruolo dei responsabili della sicurezza nella capitaleā€?.

Ma ĆØ una verifica, in parte accennata ma non svolta perchĆ©, consapevolmente o inconsapevolmente, la Lamorgese sa di non poterla sviluppare essendo impensabile una discussione vera adesso, nel pieno della fase che si ĆØ aperta con lā€™assalto alla Cgil e che si chiuderĆ  con un appuntamento sensibile come il prossimo G20. Un passaggio cruciale, senza voler scomodare Genova o il G7 di Amburgo in cui lā€™unica cosa che non si puĆ² fare ĆØ sviluppare un dibattito che ingenera elementi di pressione e tensione verso chi ha il compito di tutelare lā€™ordine pubblico. NĆ© ĆØ pensabile che quella catena di comando possa essere cambiata in dieci giorni. Solitamente, non porta bene trascinare il tema dellā€™ordine pubblico dentro un meccanismo di propaganda e di chiacchiericcio politico, di fronte a piazze complesse e in fasi delicate. Il che non significa che non si possa attaccare, criticare, essere severi e conseguenti nei giudizi e negli atti. Giocare, un poā€™ meno.

Questo articolo ĆØ originariamente apparso su L'HuffPost ed ĆØ stato aggiornato.

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