Almanacco

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Frontespizio dell'almanacco Neuer Bauernkalender del 1947.

L'almanacco (dall'arabo al-manākh, "clima" oppure il luogo dove i cammelli sostavano per effettuare lo scarico e il carico di merci e di rifornimenti[1]) è una pubblicazione annuale simile al calendario, ma con informazioni aggiuntive, come indicazioni astronomiche (le ore della levata e del tramonto del Sole e della Luna, geografiche e statistiche).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'almanacco nacque nel Medioevo.[2] I primi almanacchi di cui si ha traccia risalgono al 1088, e all'inizio erano formati da tavole astronomiche che permettevano di ottenere il giorno della settimana o convertire le date da un'era ad un'altra; in un secondo tempo divennero una pubblicazione periodica multisettoriale che forniva notizie e informazioni di vario genere.[1]

Pagina di un almanacco Hindu per l'anno 1871-72.

Davano notizie astronomiche utili agli agricoltori e naviganti, quali la posizione di stelle, pianeti e costellazioni visibili mese per mese, quindi l'alternarsi delle stagioni.

Altre notizie riguardavano le previsioni del tempo, accadimenti futuri, nascite, morti e matrimoni avvenuti nelle famiglie reali, i prezzi dei raccolti e del bestiame, le date e i luoghi delle fiere. Vi furono anche rudimentali nozioni di medicina, nonché i resoconti e i racconti di fatti accaduti nel mondo e redatti in versione popolare.

Nel XVI secolo l'avvento della stampa favorì l'ulteriore successo degli almanacchi, in quanto rappresentavano il principale (a volte l'unico) mezzo di diffusione culturale tra la popolazione contadina ed artigiana. Nel XVIII secolo gli almanacchi erano particolarmente in voga. La pubblicazione delle effemeridi si rivelò un affare economico che i sovrani di Francia e di Inghilterra, che ne detenevano il monopolio, concessero solo ad editori debitamente autorizzati. Alla successiva diffusione nei quartieri popolari e nelle campagne provvedevano i venditori ambulanti che spesso ne facevano lettura nelle piazze ad un pubblico di analfabeti.

Famoso è l'almanacco di Nostradamus, Centurie astrologiche, pubblicato nel 1550, ancor oggi consultato da astrologi e veggenti. Fra gli altri almanacchi più importanti sono: l'Almanacco di Gotha, pubblicato in Germania, che dal 1763 riporta gli alberi genealogici delle famiglie principesche e della nobiltà europea; l'Almanacco nautico pubblicato dal 1766 in Inghilterra per astronomi e naviganti; l'Almanacco delle Muse, molto noto in Francia ed in Germania, in cui si pubblicavano rassegne letterarie di poesia; l'Almanacco del povero Riccardo (1732), famosissimo negli Stati Uniti d'America, fondato e scritto per venticinque anni da Benjamin Franklin.

Al giorno d'oggi in Italia sono molto diffusi alcuni almanacchi fedeli alla tradizione popolare come il Barbanera di Foligno e lo Schieson Trevisan, entrambi di origine settecentesca, o quello religioso di Frate Indovino, che viene pubblicato dal 1945[3]. In ambito televisivo andò in onda fino agli anni novanta l'Almanacco del giorno dopo, caratterizzato da una sigla dal sapore medievale, che entrò a far parte dell'immaginario collettivo.[4]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Tra le altre informazioni presenti, sono tradizionalmente riportate: le festività principali, notizie su fiere e mercati, novelle, curiosità storiche e geografiche, proverbi e passatempi.

Un'impostazione simile è seguita dagli almanacchi sportivi, annuari che raccolgono numeri e cronache dell'annata agonistica.[5]

Riferimenti letterari[modifica | modifica wikitesto]

Nelle Operette Morali di Giacomo Leopardi si trova il Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere.

L'almanacco nella Memoria del mondo UNESCO[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2015 l'UNESCO ha indicato una collezione di almanacchi italiani, e precisamente una raccolta di 356 lunari e almanacchi Barbanera conservata in Umbria, come simbolo dell'intera letteratura almanacchistica di ogni tempo e luogo. La collezione è stata inserita nel Memory of the world Register, a testimonianza del ruolo di alfabetizzazione e diffusione del sapere storicamente ricoperto dagli almanacchi popolari [6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Chiara Palmerini, Prevedere il tempo, in Le Scienze, agosto 2001, 4-11.
  2. ^ Uno strumento simile e predecessore agli almanacchi furono i parapegmata greci e latini.
  3. ^ Per approfondimenti sulla storia editoriale e la fortuna dei tre popolari almanacchi italiani contemporanei si rimanda rispettivamente a: Elisa Marazzi, Sotto il segno di Barbanera. Continuità e trasformazioni di un almanacco tra XVIII e XXI secolo, Mimesis, Milano, 2019; Dal "El Schieson Trevisan" a "Bepo Gobo da Casier": la raccolta di Emanuele Bellò, Fondazione Cassamarca, Treviso, 2009; Giuseppe Zois, Frate Indovino: il cantico del tempo, La Fontana di Siloe, Torino, 2013.
  4. ^ Luciana Grosso, L'Almanacco del giorno dopo e la nostalgia che non ti aspetti, in linkiesta.it, 13 giugno 2016. URL consultato il 5 maggio 2016.
  5. ^ L'Almanacco del ciclismo compie 25 anni, su gazzetta.it, 24 marzo 2016.
  6. ^ Si rimanda al sito ufficiale del Memory of the World Register(ultima consultazione: 11/05/2020). La collezione è consultabile presso la | Biblioteca digitale della Fondazione Barbanera 1762(url consultato in data 11/05/2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lodovica Braida, Le guide del tempo. Produzione, contenuti e forme degli almanacchi piemontesi nel Settecento, Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1989.
  • Elide Casali, Le spie del cielo. Oroscopi, lunari e almanacchi nell'Italia moderna, Torino, Einaudi, 2003.
  • Carlo Piancastelli, Pronostici e almanacchi, Roma, Stamperia Reale Ripamonti, 1913.

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