Carissimi Amici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote,
All’occasione della Settimana Santa, desidero rivolgermi a Voi, per assicurarVi delle preghiere della nostra Comunità in queste tragiche ore, e per darVi qualche notizia del nostro Istituto, dei suoi sacerdoti, dei suoi seminaristi e delle sue suore.
A seguito delle misure del governo, adottate in Italia poco dopo l’inizio della crisi sanitaria, la nostra Casa Madre a Gricigliano è entrata in isolamento totale quasi un mese fa. Non essendo una parrocchia, ma una casa di formazione indipendente dal nostro apostolato fiorentino, è apparso necessario proteggere i numerosi seminaristi e sacerdoti che vi abitano, in modo che possano continuare come al solito la loro vita di preghiera e di studio. Abbiamo quindi mantenuto la vita di preghiera, tanto personale, quanto comunitaria nel canto dell’ufficio divino. Agli esercizi abituali abbiamo aggiunto delle suppliche secondo le Vostre intenzioni, come l’adorazione eucaristica quotidiana e una processione penitenziale settimanale all’interno della proprietà del seminario, per implorare la misericordia di Dio.
Nelle nostre sedi, nelle chiese, nei conventi, nelle missioni, nelle opere e nelle fondazioni dell’Istituto, i nostri canonici sparsi in tutto il mondo fanno del loro meglio per esserVi vicini, proprio perchè i conforti della Santa Chiesa in questi momenti sono molto preziosi. Tenendo conto delle restrizioni imposte dalle leggi civili o ecclesiastiche, fanno del loro meglio per consentirVi il più ampio accesso possibile ai tesori della vita spirituale e sacramentale.
Mi sembra che un’epidemia di tale portata possa essere interpretata come un segno permesso dal Cielo, per riportarci all’essenziale, come notato già da molti commentatori. Ma cos’è questo essenziale? Non è Dio stesso? Notiamo, nelle Sacre Scritture, che Dio ha sempre dato simili avvertimenti per stimolare in noi la conversione. «Un Gesù che è d’accordo con tutto e tutti – scriveva Benedetto XVI – un Gesù senza la sua santa collera, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come ce lo presenta la Scrittura, ma una sua caricatura miserabile. Una concezione evangelica, in cui la gravità dell’ira di Dio non esiste più, non ha nulla a che fare con il vangelo biblico » (J. Ratzinger, Guardare Cristo).
Oggi, sentiamo parlare così poco di peccati, mancanze e offese che l’uomo può commettere contro il suo Dio e che la società contemporanea può promuovere su larga scala. Difficilmente riconosciamo il Creatore come Signore assoluto, sia della vita che della morte. L’esperienza della malattia e della paura ci offre un doppio insegnamento: la ricchezza e la grandezza del nostro mondo sono solo vanità, poiché la piccolezza di un virus è sufficiente a metterlo in ginocchio; inoltre, è veramente urgente riscoprire il significato della nostra condizione umana, è urgente riscoprire l’amore per il più piccolo, per il più fragile, per il più vulnerabile dovendo inoltre ricordarci del senso redentivo della sofferenza. In questi giorni ricordiamo il quindicesimo anniversario della morte di San Giovanni Paolo II e, nel mese di maggio, celebreremo il centenario della sua nascita. L’estremo lascito di questo grande servitore di Dio è stata proprio la sofferenza trasfigurata dall’amore per il Redentore, dalle esigenze della sua missione apostolica e dalla Carità divina. Nella sua lettera apostolica Salvifici doloris, dedicata al senso cristiano della sofferenza, scriveva: «La sofferenza è qualcosa di ancora più ampio della malattia, di più complesso ed insieme ancor più profondamente radicato nell’umanità stessa. La vastità e la multiformità della sofferenza morale non sono certamente minori di quella fisica […] Bisogna, soprattutto, accogliere la luce della Rivelazione non soltanto in quanto essa esprime l’ordine trascendente della giustizia, ma in quanto illumina questo ordine con l’amore, quale sorgente definitiva di tutto ciò che esiste. L’Amore è anche la sorgente più piena della risposta all’interrogativo sul senso della sofferenza. Questa risposta è stata data da Dio all’uomo nella Croce di Gesù Cristo».
Nel Venerdì Santo, la Chiesa rivivrà i momenti supremi della Passione e della Morte del Salvatore; possiamo unire alle sofferenze della Vittima divina le nostre croci, le malattie, la solitudine, l’angoscia, le privazioni materiali e spirituali che questa lunga quarantena ci impone. Sappiamo bene che Dio, così buono, così amorevole, così misericordioso non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr Ez 18,32).
Mi sembra che alcune autorità ecclesiastiche abbiano deciso con troppa fretta e facilità la chiusura delle chiese e limitato – o addirittura eliminato – l’accesso ai sacramenti. Come mai prendere tali misure quando i supermercati e le banche rimangono aperti? La vita soprannaturale sarebbe di minor valore? Sarebbe qualcosa di superfluo? L’anima non ha forse bisogno di essere regolarmente nutrita, purificata e sostenuta, specialmente quando innumerevoli prove premono su di essa? Se possiamo consultare il nostro medico, pur con tutte le precauzioni necessarie, perché non possiamo, con le stesse precauzioni, incontrare il sacerdote, vero medico dell’anima? Le misure predisposte nei supermercati e negli altri esercizi che assicurano le nostre necessità di base non potrebbero essere prese anche nelle nostre chiese? I mezzi attuali ci consentono di organizzare sistemi precauzionali, anche rigorosi, nelle chiese. Il Vangelo ci ha mostrato quale amore di predilezione ha avuto Cristo per tutti coloro che soffrono e più specialmente per i malati, dando loro la guarigione fisica, come semplice pegno della guarigione spirituale: “Vai, la tua fede ti ha salvato !”
Ringrazio vivamente il Cielo, perchè i nostri canonici fanno tutto quello che possono per aiutarVi e per servire, in Voi, Nostro Signore con le loro visite o con la trasmissione degli uffici liturgici. Già da ora, si profila una grande crisi tanto economica quanto umana: dovremo affrontare con coraggio carenze di ogni tipo. So che in alcune case dell’Istituto abbiamo già iniziato a distribuire cibo e ad aiutare le famiglie che affrontano difficoltà alimentari. Continueremo a sviluppare e organizzare questa carità tanto necessaria. Ma, convinti che «non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca dell’Altissimo», provvederemo anche ai bisogni spirituali, assicurando, senza andar contro le misure restrittive, la continuità della vita sacramentale. Questo perché sappiamo che il più grande pericolo che minaccia oggi la nostra società è di ordine spirituale, più ancora che sociale o economico.
Mi chiedo quale teologia possa avere un chierico che si permette di vietare l’accesso ai sacramenti ma che, in pari tempo, favorisce le realtà naturali. Nessuno negherà che entrambe le necessità di vita – quella materiale e quella spirituale – si debbano adattare al contesto e rispettare scrupolosamente le precauzioni prudenziali. Tuttavia, rimuovere i normali canali della grazia non è mai una buona soluzione. Se l’accesso ai sacramenti non è un diritto assoluto dei fedeli, il sacerdote non ha comunque il dovere di facilitarne l’amministrazione e di portare Dio ai più fragili, ai più soli, ai più infelici? Cosa significherebbe il sacrificio, la piena e costante consacrazione della sua vita, senza questa prospettiva?
Ringrazio tutti i nostri fedeli per la loro vicinanza ed il loro sostegno, dimostrato dai Vostri numerosi messaggi, e ringrazio anche i nostri canonici, le nostre suore e i nostri seminaristi per la loro dedizione e le loro preghiere.
A breve entreremo nella grande Settimana Santa, apogeo del ciclo liturgico e centro della vita cristiana. Trovandomi attualmente a Gricigliano, sono unito a ciascuno di Voi nella preghiera. Ognuno di noi avrà a cuore di porre le Vostre intenzioni ai piedi della Croce e di pregare per i malati, per i moribondi, per le famiglie che soffrono, che sono nell’angoscia o nell’afflizione; particolarmente preghiamo e pregheremo per il mondo ospedaliero di cui ammiriamo l’esemplare eroismo, così come pregheremo per tutti coloro che si impegnano coraggiosamente ogni giorno nei servizi essenziali per la vita. Che Dio li protegga e li benedica!
E Voi, cari fedeli, pregate tanto per noi. Mi permetterò di rivolgermi di nuovo a Voi tutti per inviarVi alcune notizie, perché gli eventi dell’Istituto in programma per le prossime settimane saranno rimandati o modificati, a seconda delle situazioni. Vi invito ad invocare in modo particolare la Madonna di Pompei, San Rocco e San Sebastiano, che non hanno mai mancato di intercedere con carità nei tempi di epidemia. A Gricigliano è esposta una reliquia della vera Croce affiancata dalle reliquie dei nostri santi patroni e protettori.
Auspico per ciascuno di Voi una buona Settimana Santa, invitandoVi ad intensificare la Vostra vita di preghiera nelle Vostre case, con un impegno e una devozione più assidui. Ora che la Pasqua si avvicina, continuate a sperare: poiché in questo solenne giorno Gesù Cristo ci mostra come, tra le sofferenze e le prove della vita, Egli è vittorioso sul peccato e sulla morte.
In Christo Rege,
Mons. Gilles Wach