La pacchia è finita

La resistenza contro lo sgombero dell'Asilo e contro gli arresti per associazione sovversiva si è propagata dal tetto di via Alessandria 12 alle strade di Torino. E da qui ha raggiunto altre città oltrepassando anche i confini nazionali, alimentata dai nuovi arresti durante i cortei. Quello che segue è una raccolta di tutte le azioni di solidarietà che è appena cominciata.

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Poste Brulé

10 Aprile. Genova. Nella notte incendiati e distrutti diversi mezzi delle Poste Italiane. Nel comunicato di rivendicazione viene fatto un breve cenno alle politiche italiane in materia di immigrazione e si ricorda il ruolo diretto delle Poste nella deportazione dei senza documenti. Azione rivendicata anche per tutti i compagni colpiti dalla repressione, caduti in combattimento o uccel di bosco.

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16 Marzo. Atene. Un presidio in solidarietà con i compagni arrestati a Torino e Trento indetto davanti all’ambasciata italiana si trasforma in un corteo che percorre le strade del centro fino ad arrivare ad Exarchia.

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Scuola Italiana

7 Marzo. Atene. Lasciate scritte e lanciati trikakia nei pressi della Scuola Italiana in solidarietà con i compagni arrestati a Trento e Torino e contro lo sgombero dell’Asilo.

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In banca

7 Marzo. Roma. Nella notte colpita vetrina e sportello bancomat di una filiale Intesa SanPaolo in solidarietà con i compagni arrestati a Torino. Qui il comunicato.

Sodexo

6 Marzo. Graz (Austria). Incendiato un veicolo della Sodexo in solidarietà con i compagni arrestati a Trento e a Torino. La ditta francese è stata scelta come bersaglio per il suo ruolo di collaboratrice all’interno del sistema delle deportazioni.

Archeologia

6 Marzo. Atene. Bruciato un camion dell’Associazione Italiana di Archeologia e lasciate scritte sull’entrata del palazzo. I Carabinieri in questi giorni sono ad Atene per tenere corsi di aggiornamento alla polizia greca sulla sicurezza dei beni archeologici. Azione in solidarietà ai compagni arrestati in Italia e contro lo sgombero dell’Asilo; nel comunicato di rivendicazione si fa una breve storia della repressione contro gli anarchici nel nostro paese.

A Torpignattara

2 Marzo. Roma. Un corteo di circa 500 persone ha percorso le strade dei quartieri Prenestino e Torpignattara, gridando la rabbia contro padroni, politici e controllo sociale. Scritte, manifesti, volantini e interventi hanno espresso la solidarietà ai compagni e alle compagne arrestati a Torino e Trento, ricordando anche quelli detenuti per precedenti operazioni repressive.

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Corteino zeneize

1 Marzo. Genova. Un presidio indetto contro il razzismo di stato e il DDL Sicurezza si trasforma in un corteino di un centinaio di persone che percorre le vie del centro storico tra cori ed interventi, in solidarietà agli arrestati dell’operazione “Scintilla” e “Renata”.

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Pausa caffè

1 Marzo. Milano. Blitz pomeridiano nel centralissimo store della Lavazza in Piazza San Fedele. Lanciati volantini dentro al locale, esposti striscioni, lasciate scritte sulle vetrate e fatto un intervento per ricordare il ruolo della Lavazza nella riqualificazione di Aurora e nel conseguente sgombero dell’Asilo. Un esagitato responsabile per tutta risposta chiude le serrande con i clienti dentro.

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[…]

La sede della Lega

1 Marzo. Fagnano Olona (VA). Vetrine rotte, un estintore aperto all’interno, l’immancabile scritta “la pacchia è finita” e pure una bandiera rubata: questo è il bilancio che hanno dovuto constatare questa mattina i militanti della Lega del piccolo paese del varesotto dopo che qualcuno ha deciso di andare a visitare la sede del partito ieri notte.

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Il Marconista

Ne Il Marconista vi proponiamo alcuni contributi audio che alle nostre orecchie sono sembrati interessanti. Racconti di vicende più o meno distanti nel tempo e nello spazio, rapidi sguardi su piccoli pezzi della realtà che ci circonda e anche approfondimenti su questioni che non siamo soliti affrontare in questo blog. Interessanti, non necessariamente condivisibili in tutte le valutazioni che vengono proposte o nelle suggestioni che queste parole possono suscitare. A fianco di quelli realizzati da compagni o frutto di considerazioni critiche, troverete anche le voci di analisti, studiosi o giornalisti al soldo di qualche ente o azienda. Anche voci del nemico, insomma, che hanno tutto l'interesse a far funzionare questa società organizzata sullo sfruttamento e l'oppressione. Tutte insieme queste voci possono fornire spunti, punti di vista o anche semplici informazioni importanti per chi lotta. Buon ascolto.

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La miglior difesa

Se la miglior difesa è l'attacco, allora la migliore solidarietà a chi viene arrestato o indagato è continuare a portare avanti la lotta che le operazioni repressive vorrebbero ostacolare. E dopo gli arresti di Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, e, successivamente, quelli di Francesco, Lucio e Graziano, in tanti stanno praticando questa idea in modi diversi, dimostrando anche come le occasioni di opporsi al Tav, e a chi lo sostiene, si trovino ovunque.

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Fiamme e sabbia

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17 gennaio. Borzoli (Ge). Nella notte vengono sabotate due ruspe all’interno del cantiere del Terzo Valico. Una viene incendiata, alla seconda viene invece danneggiato il motore con la sabbia.

Capodanno

31 dicembre. Giaglione. Dopo la cena al presidio di Venaus, alcune decine di no tav  si dirige al cantiere di Chiomonte per salutare l’anno nuovo con slogan e una battitura alle recinzioni. Le forze dell’ordine rispondono con i gas lacrimogeni.

Striscione

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22 dicembre. Valpolcevera. Il giorno dopo la sentenza d’Appello per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò viene appeso uno striscione sui muri della centrale del latte da tempo inutilizzata, poco distante dai cantieri del Terzo Valico dell’Alta Velocità.

Pol.G.A.I.

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18 dicembre. Brescia. Una pentola a pressione contenente 8 kg di polvere nera esplode davanti all’ingresso della sede della Scuola Pol.G.A.I., la scuola di Polizia Giudiziaria, Amministrativa e Investigativa, danneggiando la porta. L’esplosione viene dedicata, tra gli altri, anche a Nicco e Chiara.


Diritto e Rovescio

Audizioni immediate

24 maggio. Il ragazzo nigeriano incarcerato per aver aggredito un poliziotto durante un controllo, staccandogli la falange, verrà presto espulso. Pare essere l’esito della Commissione territoriale che doveva valutare la sua richiesta di protezione internazionale e che a seguito dell’arresto avrebbe disposto un procedimento immediato di audizione, in carcere. Ovviamente rigettando la richiesta di asilo. Sarà disposto l’allontanamento immediato, previsto dal decreto Salvini in caso di reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica, senza nemmeno aspettare l’esito del procedimento penale per i fatti specifici di cui è accusato.

Se non stacchi il tablet, noi non ce ne andiamo!

23 maggio. Mentre il colosso del food delivery Glovo si accorge di non aver prodotto i vari CUD dei propri “collaboratori”, impedendogli di fatto di compilare la dichiarazione dei redditi, i fattorini continuano la loro lotta affrontando problemi ben più corposi. Nella giornata di oggi infatti una sessantina di lavoratori delle più svariate nazionalità hanno attraversato le vie di Torino recandosi davanti ai ristoranti più tristemente famosi per la loro cafonaggine nei confronti dei lavoratori e per il loro servilismo nei confronti di Glovo. L’invito ai ristoratori con la propria presenza molesta fatta di cori e strombazzate di clacson, presenti infatti anche alcuni fattorini motorizzati, era quello di staccare i tablet così da non ricevere più ordini. A volte si è riusciti nell’intento altre volte no, comunque col morale alto e determinato. Presenza massiccia e costante, come di consueto oramai da diversi mesi, delle forze dell’ordine, che con una decina di moto, alcune macchine e tre camionette hanno seguito, non senza difficoltà, il serpentone giallo per le vie del centro.

Vecchie merde rinsecchite

21 maggio. L’appuntamento per il comizio preelettorale di Forza Nuova si è trattato di un eclatante flop. I militanti neofascisti sono rimasti chiusi nella loro sede. Un dispositivo poliziesco notevole ha di nuovo assediato l’isolato di Aurora dove si trova l’ex Asilo occupato, altre camionette di celere e contingenti di poliziotti in borghese hanno seguito l’itinerario percorso dai numerosi antifascisti alla ricerca dei comizianti. Il corteo ha attraversato Aurora in lungo e in largo lanciando cori e lasciando qualche messaggio sui muri. Tutto bene, nonostante qualche bandiera meschina in mostra e alla ricerca di pubblicità prima del weekend.

Una falange in meno

21 maggio. Un ragazzo nigeriano fermato a Mirafiori con della droga in tasca, una volta in questura, non vuole essere fotosegnalato. Ne nasce una colluttazione con gli agenti, termina con una falange in meno per uno dei poliziotti coinvolti. Il ferito finisce in ospedale, il ragazzo in carcere. Salvini si riempie la bocca: “Nessuna tolleranza per i delinquenti, sono felice che il Decreto sicurezza funzioni. Ora è urgente intervenire col Decreto Sicurezza Bis per garantire più poteri e protezioni alle Forze dell’Ordine e contrastare gli scafisti”.

Il bazar cinese di Genova

21 maggio. Natascia, Robert e Giuseppe vengono arrestati all’alba dai carabinieri dei Ros su ordine della procura meneghina. Gli inquirenti appioppano loro la responsabilità di aver spedito durante il 2017 dei plichi esplosivi ai pm torinesi Rinaudo e Sparagna e all’allora direttore del Dap Consolo. L’accusa è di “attentato con finalità di terrorismo”. La svolta nelle indagini è stata portata dal riscontro di una scritta “40centesimi” a matita sulle buste, gli investigatori hanno individuato che l’unico negozio di Genova che le vendeva era un bazar cinese dove due degli arrestati sono stati visti entrare.

Il cerino in mano

17 maggio. Arriva la sentenza nel processo per la cosiddetta “strage” di piazza San Carlo. Durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid proiettata in piazza nel giugno 2017, sono rimaste uccise due ragazze travolte dalla calca generata dal panico della folla. Alla fine la mannaia è calata sui quattro capri espiatori, giovani ragazzi marocchini per lo più abitanti della Torino nord popolare, accusati di aver generato il trambusto con dello spray al peperoncino mentre stavano cercando di borseggiare i presenti. L’accusa che ha retto il primo grado di giudizio è di omicidio preterintenzionale e ha portato con sé 40 anni di condanna, equamente ripartiti tra i colpevoli. Boia indiscusso di tutta la vicenda giudiziaria il Pubblico Ministero Roberto Sparagna.

Il primo buco aperto nel colabrodo

16 maggio. La fretta e la furia di aprire i battenti del Mercato Centrale di Torino non ha dato tempo ad alcuni ristoratori di procurarsi i frigo adeguati e lo spazio e i modi per stipare e conservare gli alimenti. Questa mattina dopo un controllo igienico sono stati messi i sigilli alla macelleria “La carne del Piemonte” di Marco Martini e sono stati sequestrati 50 chili di cibo precotto. Il cartello appeso fuori dallo stand giustifica la chiusura per lavori di manutenzione. Si tratta di uno scivolone per la reputazione dell’ultima opera immobiliare-gastronomica di piazza della Repubblica.

Nella sporta della spesa

13 maggio. Il comando della polizia municipale di Porta Palazzo e i poliziotti del Commissariato Dora Vanchiglia hanno controllato a tappeto piazza della Repubblica alla caccia di venditori senza licenze. Le interessate della retata sono state le ambulanti nigeriane, qualcuna di loro è scappata abbandonando la merce, altre sono state identificate e hanno subito il sequestro della mercanzia. Il bottino del contingente interforze conta in tutto di 470 pesci essiccati, 1940 sacchetti di spezie, 1831 barattoli di cosmetici tra cui creme sbiancanti, 180 confezioni di ciglia finte e 75 confezioni di accessori per capelli.

Effetti del decreto Salvini

13 maggio. I giocatori della squadra di basket di Avigliana vengono a sapere che il loro compagno senegalese è stato espulso dal suolo italiano. Gangio nonostante abbia “superato” tutti gli step del progetto di accoglienza diffusa, conosca fluentemente l’italiano, lavori e giochi a basket, non è riuscito a rinnovare il permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Scritte in precollina

3 maggio. Nella notte compaiono delle scritte contro gli sbirri e la Juventus sulla chiesa della Gran Madre.

Una coda da morire

2 maggio. Durante la notte, al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce di Moncalieri è morto un uomo nella sala d’attesa senza che nessuno se ne accorgesse. L’uomo non aveva i documenti con sé, nessuno ne ha denunciato la scomparsa.

Con dolo

24 aprile. L’automobile del consigliere comunale di Venaria, il pentastellato Aldo Urso, è stata avvolta dalle fiamme durante la notte. Chi indaga sospetta che la natura dell’incendio sia dolosa.

Invasioni?

22 aprile. Non bastano i muri alzati nei giorni che hanno preceduto l’arrivo nel quartiere di Biennale Democrazia, il bisogno di un luogo dove riposare le membra e un pertugio dove ingannare il tempo fa sì che le ex Ogm abbandonate siano la casa di alcuni senza tetto. Dei poliziotti si sono introdotti nello spazio in disuso, nella baracca di un ragazzo senegalese senza documenti. Il ragazzo ha tentato di evitare di essere controllato colpendo i poliziotti con delle bastonate. E’ stato sedato tramite un Tso e poi arrestato. Salvini dichiara:“Nessuna tolleranza per balordi e violenti che attaccano le forze dell’ordine”.

Più che spingi spingi

8 marzo. Il corteo “Lotto marzo” riesce a sfondare il cordone di polizia che ne voleva bloccare il passaggio in via Garibaldi.

Pubbliche affissioni

21 febbraio. Sui muri di Aurora compaiono alcuni fogli murari con rime, illustrazioni e filastrocche.

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Corteo cabaret selvaggio

21 febbraio. Non si fermano le iniziative in Aurora contro lo sgombero dell’Asilo e l’assedio blu delle forze dell’ordine: nel tardo pomeriggio un corteo selvaggio di duecento persone con in testa un gruppo di maschere senza palcoscenico ha attraversato le vie del borgo intramezzando slogan inneggianti alla libertà a spettacolini caustici contro polizia e politici. Per tutta risposta il dispositivo securitario ha tenuto chiusi per ore i principali corsi del quartiere.

Ecco il testo del volantino distribuito dai teatranti per le strade:

[…]

“In Aurora non vi passa più”

13 febbraio. Un’assemblea con più di duecento persone si è riunita al Cortile del Maglio per parlare di come andare avanti nella lotta, con un’agenda di iniziative che aumentano giorno dopo giorno e soprattutto con la voglia, dopo anni di torpore, di far diventare questi giorni una scintilla per davvero, alla faccia di amministrazione, del governo, della questura e dell’esercito che circonda Aurora. L’assemblea si è poi naturalmente trasformata in un corteo verso l’Asilo, intonando slogan contro il M5s e la polizia, girando intorno ai cordoni di celere già posizionati insieme a all’idrante. Per l’ennesima volta c.so Giulio Cesare è stato bloccato per alcune ore.

Fuoco alle galere, letteralmente

13 febbraio. Il corteo annuale antifascista contro la commemorazione della giornata del ricordo nel quartiere delle Vallette finisce davanti al carcere. Un saluto caloroso a tutti i detenuti e in special modo a compagni e amici rinchiusi da qualche giorno. Un capannone della struttura penitenziaria adibito a laboratorio grazie a un bacio della sorte prende fuoco e crolla.

Rom vs sindaco

19 gennaio. Nel centro di Moncalieri l’auto del sindaco viene circondata da un gruppo di rom. Dopo aver riconosciuto il primo cittadino, il gruppo di blocca l’auto e incomincia a prenderla a calci, inveendo contro il sindaco. Le ragioni della rabbia sembra siano da ricercare nello smantellamento del campo di Freylia Mezzi deciso dall’amministrazione comunale all’interno del «patto per la legalità» stretto con alcune delle famiglie che vi vivevano.

Raccolta differenziata

19 gennaio. Licenziato dopo 10 anni di servizio un custode del centro Amiat di via Arbe dopo un fermo dei carabinieri di Lingotto che lo hanno trovato in possesso di alcuni lampadari, tre stelle alpine, sei bicchieri in vetro, un vecchio orologio a muro, un trapano guasto e della rubinetteria, tutti oggetti recuperati nei cassonetti dell’immondizia. Una perquisizione a casa ha poi permesso ai militari dell’Arma di sequestrare alcuni orologi a muro, una sedia pieghevole in tela, due radioline, un mulinello da pesca, delle serrature, un ombrello, una lampada, uno sparagraffette, tre pompe per gonfiare le ruote delle biciclette e degli appendiabiti. Assolto dalla denuncia per appropriazione indebita «per tenuità del fatto», l’uomo è stato comunque licenziato dall’Amiat.

Balonari in Comune

11 gennaio. Un’ottantina di persone manifestano sotto Palazzo di Città, bloccando la circolazione di via Milano, contro lo spostamento di una parte del mercato del Balon in via Carcano previsto a partire da sabato 19 gennaio.

Resistenza a Caselle

8 gennaio. Un marocchino, proveniente dal Cpr di corso Brunelleschi, viene portato all’aeroporto di Caselle per essere imbarcato sul volo per Casablanca. In attesa dell’aereo riesce a fuggire ai controlli, attraversare la pista di decollo e arrampicarsi su una torretta mete da cui, toltosi i vestiti minaccia di non scendere se non verrà annullata l’espulsione. La normale attività dell’aeroporto è bloccatta per un’ora e due voli in arrivo da Budapest e Monaco di Baviera vengono dirottati a Genova e Linate. Una volta ottenute le rassicurazioni che pretendeva l’uomo è sceso dalla torretta e portato in questura.

In via Cilea

8 gennaio. Una pattuglia del Reparto Polizia Abitativa interviene in una palazzina Atc di via Cilea dove è stata segnalata l’occupazione di un appartamento vuoto. Mentre gli agenti attendono il fabbro per il cambio della serratura, sopraggiunge la coppia che ora vive nell’appartamento che, litigando con i poliziotti, riesce a rientrare nell’alloggio provando a barricarsi dentro e resistere. La resistenza però non riesce e in poco tempo gli agenti hanno la meglio. Dopo un primo passaggio al pronto soccorso del vicino Giovanni Bosco, i due occupanti vengono quindi accompagnati nelle celle di sicurezza in attesa del processo per direttissima.

Assemblea al Balon

7 gennaio. Un’ottantina tra mercatari, responsabili delle associazioni che gestiscono il mercato e semplici frequentatori del Balon si ritrovano nel cortile del maglio guardati a vista da una decina di agenti in borghese. Uno dopo l’altro, tutti gli interventi al microfono ribadiscono una decisa contrarietà al trasferimento di buona parte del mercato del sabato in via Carcano, previsto per il 19 gennaio. In vista del 19, il primo appuntamento è per venerdì 11 davanti a Palazzo di Città, dove si discuterà del futuro del Balon.

Rioccupato il Manituana

7 gennaio. A distanza di otto mesi dallo sgombero in via Cagliari, una sessantina di ragazzi occupano l’ex deposito Amiat in Largo Vitale.

Fu la Gondrand

22 dicembre. La celebre Gondrand, azienda di traslochi situata alla fine di via Cigna e da tempo in disuso, pare stia per affrontare grandi trasformazioni. Gli impresari edili Francesco e Gianluca Rocco hanno presentato al Comune un progetto da 20 milioni di euro per rinnovare l’intera area. Una profumeria, un fai date, un mobilificio e poi ancora un’intera zona ristorativa, un parco pubblico ma gestito dai privati e uno spazio per eventi e spettacoli. La consigliera Ferreo è convinta che lo strumento della legge 106 sia il più adatto per questo progetto, una normativa che consente di riqualificare immobili dismessi con premi di volumetria e procedure urbanistiche semplificate. Le testate locali sottolineano come in questo progetto di riqualificazione si giochi una partita molto importante contro l’illegalità, diffusa in questa parte della città.

Fermo a porta nuova

21 dicembre. Appena un’ora fa un ragazzo africano è stato braccato in malo modo all’interno della stazione di Porta Nuova da tre poliziotti e due militari, assistiti anche dai guardioni della security. Non sono ancora chiari i motivi del fermo, ma a giudicare da una ricostruzione di una passante presente sul posto non pare che il fatto sia legato a qualche “episodio criminoso” in particolare. In attesa di aggiornamenti riportiamo il link del video girato dal telefonino della passante. Il fermo è avvenuto tra le lamentele dei passanti contro la violenza usata dalle forze dell’ordine.

Controlli straordinari

27 novembre. Dalle 7 alle 19, a dare la caccia a chi viaggia senza biglietto o abbonamento sui mezzi Gtt, ci sono 80 controllori in più rispetto ai 120 ordinari. Ai controlli straordinari partecipano anche l’assessore ai trasporti Maria Lapietra e l’Ad di Gtt Giovanni Foti.

Palazzo Nuovo occupato

16 novembre. Occupato il palazzo dell’Università torinese per protestare contro il decreto Salvini. Durante l’occupazione si terrà una due giorni di dibattiti e sono stati lanciati i prossimi appuntamenti previsti per il 30 novembre e il 15 dicembre.

Tornelli

17 novembre. Da gennaio verranno installati dei tornelli per poter salire sui mezzi Gtt. La sperimentazione inizierà sugli autobus delle linee 6 e 19. I varchi, che consentiranno l’ingresso solo alle persone munite di biglietto, saranno installati nelle porte anteriori, le uniche da cui sarà possibile salire, le porte centrali e posteriori serviranno invece solo per scendere. Con i tornelli cesseranno i controlli da parte del personale Gtt che potrà così intensificarli sulle altre linee. Se la sperimentazione dovesse risultare soddisfacente i tornelli verranno estesi pian piano anche ad altri mezzi. Bocciata per il momento la proposta del capogruppo leghista Fabrizio Ricca di dotare i controllori di spray urticante.

Che piacere è?

 

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13 novembre. In piena notte alcuni incappucciati arrivano in bici davanti alla Lavazza di San Mauro Torinese e infliggono svariate martellate alle vetrine dello stabilimento. Per terra sono stati trovati dei volantini che recitavano: “Lavazza caccia i poveri da Aurora” e “No alla Sorveglianza Speciale”.

11 bar in 30 giorni

4 novembre. L’ultimo in ordine di tempo è il bar Italia in via Pietro Cossa, chiuso per 15 giorni perché frequentato da avventori con precedenti di polizia. Altri 10 esercizi commerciali, per lo più bar e minimarket, sono stati chiusi per ragioni simili nell’ultimo mese. I quartieri più colpiti Barriera di Milano e San Salvario.

Sciopero generale

26 ottobre. 500 circa i manifestanti scesi in piazza in occasione dello sciopero generale dei lavoratori dei trasporti, della scuola e della sanità indetto dai sindacati di base. Il corteo partito dalla stazione di Porta Nuova si è concluso in piazza Castello

Riders on the road

26 ottobre. Un centinaio di manifestanti in bicicletta, tra lavoratori e solidali, partecipano alla critical mass promossa dai riders del food delivery. Il centro della città è attraversato in lungo e largo e in numerosi interventi al microfono vengono spiegate le condizioni lavorative cui i riders sono sottoposti, i numerosi e a volte tragici incidenti di cui sono vittime, e vengono elencati i responsabili di questa situazione. E contro alcuni di questi la biciclettata lascerà il segno del proprio passaggio: scritte e uova di vernice danneggiano infatti le sedi di Glovo, Foodora e dell’Ispettorato del Lavoro.

Anci contro Salvini

25 ottobre. Chiamparino e l’assessore regionale Monica Cerutti si incontrano con alcuni parlamentari piemontesi per illustrare le ragioni della contrarietà al decreto Salvini dei Comuni piemontesi. L’abbandono degli Sprar, gestiti dai Comuni, a favore dei Cas, gestiti invece dalle Prefetture, cancellerebbe 350 posti di lavoro e provocherebbe un aumento di spesa, per i soli comuni piemontesi di 22 milioni di euro. 5 mila sarebbero poi gli immigrati che non potrebbero rinnovare il permesso di soggiorno per la stretta sulla protezione umanitaria.

Inseguendo la chimera

Diario

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NOTE A PARTIRE DALL’OPERAZIONE SCINTILLA

Dopo mesi concitati, nel tentativo di dare una degna risposta allo sgombero dell’Asilo e all’arresto di sei compagni e compagne, nel tentativo di mantenere viva la voglia di lottare in questa città, ci prendiamo ora il tempo di fare alcuni ragionamenti su questo teorema inquisitorio partorito dalla Questura, fatto proprio dalla Procura e avvallato da una GIP. Un teorema che per il momento non ha retto il primo impatto con il Tribunale del Riesame, dopo tre mesi sono infatti usciti dal carcere cinque compagni, ma che costringe ancora Silvia tra quelle mura e in condizioni di detenzione particolarmente afflittive.

A indagini ancora aperte vale la pena spendere sopra queste carte qualche parola, tra le altre cose perché contiene alcune indicazioni che sono il segno dei tempi su come costringere certi anarchici al silenzio, seppur non del tutto nuove. Già quindici anni fa infatti si poteva leggere in un libretto, dal titolo ‘L’anarchismo al bando’, di come le strategie repressive mirassero a “togliere agli anarchici ogni possibilità di agire in gruppi di più persone articolando anche alla luce del sole il loro intervento, proprio in quanto finalizzato all’insurrezione generalizzata”.

Questo lavoro di analisi uscirà a puntate, una alla settimana, che si concentreranno su alcune specificità dell’operazione Scintilla e della lotta contro i Centri di detenzione per immigrati. A scriverle sono alcuni compagni, alcuni imputati e indagati in quest’inchiesta, altri no, che nel corso degli anni si sono battuti contro la detenzione amministrativa.  

Attorno a un perché

Oggetto dell’operazione Scintilla è stata la lotta contro i Centri di detenzione per immigrati senza-documenti. Una lotta che in diverse città, e in special modo a Torino, dura da ormai più di 15 anni, quando gli attuali Cpr si chiamavano ancora Centri di Permanenza Temporanea.

Acronimi cambiati più volte nel corso del tempo, senza alterare la sostanza di questi Centri, la funzione che sono chiamati a svolgere e le ragioni che hanno spinto alcuni compagni a battersi, nel corso degli anni, per la loro distruzione. Ragioni di carattere etico, innanzitutto. A spingerci a lottare è stata certamente l’indisponibilità ad accettare l’esistenza stessa della detenzione amministrativa. L’urgenza di mantenere viva questa tensione la leggiamo tra le righe delle pagine di giornale, nelle parole che fanno eco alle politiche intransigenti del ministro Salvini in materia di sbarchi. Queste non solo ci mostrano quanto massiccia sia la violenza perpetuata dallo Stato, ma guardando anche all’ultimo caso Sea Watch 3 la chiusura dei porti permette di presentare come un gesto di grande umanità la decisione di qualche magistrato di far approdare i profughi nel centro di Lampedusa. Un posto verso il quale, fino a qualche anno fa, persino una certa sinistra si sarebbe domandata se le condizioni di vita nell’hotspot non comportassero una lesione dei cosiddetti “diritti umani”.

La tensione etica che ci portiamo dentro è particolarmente preziosa, specie in tempi come questi costellati di tragedie che molte volte sembrano scivolarci addosso senza suscitare in noi chissà quale sussulto. Le stragi nel Mediterraneo ad esempio si susseguono ormai con un’agghiacciante regolarità e a volte si ha la sensazione che ci si stia quasi abituando, che stanno entrando a far parte della nostra normalità. E se la violenza e gli orrori prodotti dal capitalismo sono destinati a crescere e a farsi sempre più vicini, costellando la quotidianità delle città in cui viviamo, prendersi cura di questo sentimento etico e trattarlo come uno dei beni a noi più cari è di particolare importanza. Una cura fatta di attenzione emotiva, riflessioni e soprattutto di azioni, volte a contrastare l’abbassamento, e la futura potenziale scomparsa, dell’asticella di ciò che siamo disposti a ritenere inaccettabile.

Nell’esprimere la nostra solidarietà ai reclusi, nello sforzo continuo di sostenere da fuori la loro lotta affinché di questi Centri non rimangano che macerie, siamo consapevoli che queste macerie non rappresentano soltanto la libertà per i tanti uomini e donne che vi sono rinchiusi, ma sono un pezzo importante della nostra possibilità di lottare.

Questi Centri sono infatti un tassello fondamentale nella gestione dei flussi migratori, uno dei problemi in cima all’agenda dei governanti di ogni dove. La loro funzione è da un lato di rinchiudere e permettere l’espulsione di un buon numero di immigrati irregolari, togliendo dalle strade una parte di quell’eccedenza umana che è di troppo rispetto alle esigenze capitaliste; dall’altro i Centri fungono da deterrente per chi resta fuori, instillando la paura e favorendo così l’imposizione di condizioni di vita e salariali sempre più al ribasso ai tanti cui manca o potrebbe mancare un documento valido in tasca. Una dinamica che, a cascata, è destinata poi a peggiorare le vite di molti altri, italiani compresi, naturalmente.
Continua a pag. 33570

macerie @ Maggio 25, 2019

Incendio al carcere, Boba arrestato

Diario

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Nella notte di ieri sera, mercoledì 22 maggio, dopo le ore 23:00 la polizia ha bussato alla porta di Boba, Mitzi e Victor con il pretesto di notificare un avviso orale alla compagna. Una volta dentro però, oltre alle carte per lei hanno sfilato dalle borse anche un mandato di arresto per Boba. 

L’episodio sotto inchiesta risale alle prime iniziative messe in campo dopo l’operazione Scintilla, in particolare al saluto nel pratone delle Vallette avvenuto al termine della manifestazione antifascista contro la commemorazione annuale delle foibe. In quell’occasione aveva preso fuoco la pasticceria del carcere. L’accusa è di incendio (art.423), la cui pena prevista va da tre a sette anni, con l’aggravante (art.425) di aver commesso il fatto su “edifici pubblici […], destinati a uso di abitazione […], su ammassi di materiale combustibile o esplodente”. Inoltre gli viene contestato il reato di accensioni pericolose (art.703) per aver usato, secondo l’accusa, un razzo nautico, che tuttavia prevede un pena pecuniaria o l’arresto fino a massimo un anno.

Durante l’operazione la polizia ha effettuato una perquisizione sequestrando tutti i computer presenti in casa. Per assicurarsi di non avere ficcanaso tra i piedi ha richiesto l’intervento di tre volanti che hanno tenuto lontani i primi amici accorsi sul posto. 

In attesa di aggiornamenti per chi volesse scrivergli indirizzate lettere e telegrammi a :

Marco Bolognino - C/o C.c. Lo Russo e Cutugno - via M.A.Aglietta 35 - 10151 Torino 

macerie @ Maggio 23, 2019

Contro la videoconferenza

Diario

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macerie @ Maggio 21, 2019

Ai turisti puzza il culo

Diario

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Ormai oltre l’ora dell’aperitivo, un gruppetto di persone ha fatto una veloce capatina al già decadente Mercato Centrale di Torino. Sicuramente non per degustare un formaggio di Occelli, né per vedere se i sigilli messi dall’Asl alla macelleria di carni piemontesi fossero ancora lì, e nemmeno per sondare gli umori dei lavoratori che si sono visti dimezzare i turni dato che l’affluenza dei visitatori-consumatori sta diventando sempre più scarsa. Ma per lasciare uno striscione volante, per ricordare che cos’è la riqualificazione, per lanciare una pioggia di volantini che paragonavano i prezzi del cibo dentro quel polo gastronomico alla paga di chi carica e scarica cassette all’ortofrutta. Un modo per rammentare gli interessi neocoloniali tramati da progetti come Eatnico, un modo per rammentare, come è ovvio, che ai turisti puzza il culo.

Mentre gli avventori cercavano di afferrare un volantino, i lavoratori tentavano di raccoglierli prima che venissero presi dai curiosi. Intanto qualcuno si defilava dalla porta d’emergenza, per essere rincorso da un cuoco e un tuttofare in divisa del Mercato Centrale. Le due auto-proclamate guardie lanciavano imprechi assieme a bottigliette piene d’acqua, salvo poi rivelare, dopo un paio di vie, che non avevano nemmeno chiaro il motivo dell’inseguimento. A loro era stato semplicemente ordinato.

macerie @ Maggio 21, 2019

Presidio Contro FORZA NUOVA

Diario

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Mentre Forza Nuova è a caccia di voti nelle periferie parlando di mafia nigeriana e il popolo democratico agita la bandiera dell’ antifascismo sconcertandosi per presenze scomode al grande salone (del business) del libro, in tanti continuano a resistere e sopravvivere nei quartieri della riqualificazione. Forza Nuova ha indetto un presidio vicino a via Alessandria 12 per “liberare definitivamente Aurora, per restituirla definitivamente agli italiani”. Un programma insomma in piena regola rispetto alla loro storia, un misto tra imbecillità megalomane e il solito ruolo di lacchè del capitale spacciato per eroico: secondo loro arrivare a dare l’ultimo colpo di scopa nella pulizia che i padroni hanno iniziato a fare nei quartieri interessati dai loro investimenti. I fascisti non mancano in questo certo di una certa coerenza, la loro propaganda, in maniera complementare ai discorsi di Comune e imprenditori, alimenta la guerra tra poveri in una logica razzista. I cortei contro il degrado promossi da queste realtà non sono che uno specchietto per le allodole che distoglie lo sguardo dai reali fautori del malessere e dello sfruttamento, dalla guerra padronale. In continuità con la loro storia, i neofascisti non sono che avvoltoi che cercano di agire dove le politiche capitalistiche fanno i loro scempi.
Di certo non permetteremo che partano dall’ex Asilo occupato.
Presidio contro FORZA NUOVA, martedì 18.30 corso Brescia angolo via Alessandria, davanti l’ex Asilo Occupato.

Gli unici stranieri sbirri e fasci nei quartieri.

macerie @ Maggio 20, 2019

Dal Cpr alle politiche globali

Diario

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Quattro giorni di lotta e discussione organizzati dall’assemblea contro detenzione amministrativa e frontiere che si vede settimanalmente in via Tollegno.

Giovedì 30 maggio, Campus Luigi Einaudi, ore 18: discussione sui decreti sicurezza e le loro conseguenze con gli avvocati Gianluca Vitale e Laura Matrinelli; a seguire aperitivo.

Sabato 1 giugno, Giardino Schiapparelli (quello della Smat), ore 18: “Le cause internazionali e politiche delle migrazioni”, dibattito con professor Pietro Basso. In caso di pioggia l’incontro si terrà in via Tollegno 83.

Domenica 2 giugno, Piazza Castello, ore 15: biciclettata fino al CPR dove alle 17 inizierà il PRESIDIO contro il centro per “irregolari”.

Giovedì 6 giugno, Via Tollegno 83, ore 18: discussione sl Cpr e sul sistema dell’accoglienza, a seguire aperitivo.

macerie @ Maggio 18, 2019

Promenade e democrazia

Diario

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Abbiamo deciso di accompagnare anche noi, metaforicamente parlando, l’ex ministro Minniti nella sua passeggiata attraverso Aurora, durante la quale come nella migliore tradizione peripatetica ha dispensato ampie lezioni a tutti i presenti, quelle pillole di democrazia per le quali è tristemente famoso. Insieme a lui, a fargli da Cicerone o da uditori, il senatore Stefano Esposito, la consigliera Nadia Conticelli, il presidente di Circoscrizione Luca Deri e i membri dei comitati di quartiere. Questi ultimi, invero, più patetici che peripatetici.

La sua testa lucida come una lampadina ha saputo abbagliare i riflettori dei giornalisti proprio nel punto culmine di questa promenade: manco a dirlo ai giardini di via Alimonda, teatro del disagio e dell’insicurezza più assoluta! Minniti ha sostenuto che la formula perfetta per la riqualificazione della zona è un cocktail di tre fattori: presidio delle forze dell’ordine, risanamento dell’area da parte dei civich con l’obiettivo di scovare ogni povero che si annida in subaffitti e negozi trasformati in abitazioni e molte più telecamere. Insomma nulla di nuovo, forse solo detto meglio, in modo più completo e tutto assieme: controllo diretto, controllo remoto!

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macerie @ Maggio 18, 2019

Canzone di maggio

Diario

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Corso Brunelleschi, arriva la primavera, se non fosse per le alte e verdeggianti fronde degli alberi che superano la cinta di mura, dentro alla prigione per senza documenti non se ne accorgerebbero.

La vita nel Cpr non scorre ma friziona e urta, sbatte contro il perimetro della gabbia e torna indietro. La vita nel Cpr è costretta in una struttura che cade a pezzi, con la beffa dell’incuranza che s’accompagna al danno della reclusione. Il decreto sicurezza inizia a farsi sentire anche dentro a centri come questo peggiorando la situazione per i reclusi. È ragionevole pensare che i tagli voluti dal Ministero siano andati a incidere celermente nella gestione dei servizi: se Salvini riduce la spesa, il gestore Gepsa, la multinazionale francese specializzata nella detenzione privata, continua a tenere stabili i suoi lauti utili mentre spreme fino allo stremo i ragazzi rinchiusi facendo scarseggiare persino il cibo; anche i cosiddetti charlie, ovvero i lavoranti civili, sono sempre meno. E se è vero che ai reclusi fa piacere togliersi dalla vista certi personaggi in pettorina che esercitano il potere quasi come gli sbirri stessi, è tuttavia esasperante essere tenuti in gabbia senza neanche il numero di inservienti sufficiente a servire i pasti.

Centri di permanenza che sembrano ambire a diventare vere gabbie di morte, lager di una guerra sempre più esplicita, senza più pudore. Pian piano il Cpr diventa una struttura oltre la prigione, oltre il campo di una guerra globale, diviene recinto di nudo controllo.

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macerie @ Maggio 16, 2019

Buchi neri

Diario

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Un paio di compagni dopo aver navigato attraverso il corteo del 1° maggio hanno deciso di mettere giù alcune considerazioni parziali su quello che hanno visto e vissuto in quella giornata. 

Che il primo maggio da lunghi decenni sia una giornata controversa, per usare un dolce eufemismo, è pacifico nel cuore di molti, se non altro nella sua declinazione a festa sindacale e politica in cui sotto l’egida del lavoro - neanche più quella dei lavoratori - le becere rappresentanze possono aggiornare il portfolio al mercato della politica, mostrarsi come guida per l’elettorato, consiglieri nello sfruttamento, forza del sociale. Tuttavia, in questo periodo in cui il centro della città è difeso da ordinanze prefettizie e ogni grossa manifestazione con delle dichiarazioni minimamente bellicose viene completamente blindata, la “festa dei lavoratori” pare ancora un’occasione per incontrarsi in strada con la volontà di mettersi di traverso. Politici e istituzioni che decidono sulle nostre teste, rintanati nei palazzi, sfreccianti nelle corsie dei tram sulle loro autoblu,  si affacciano nelle vie del centro in mezzo al popolino, seppur circondati da cordoni di celere.

Ci si domanda allora che senso abbia partecipare alla manifestazione del primo maggio se non per cogliere l’occasione di avvicinarsi a tal punto ai potenti da tirargli almeno un sonoro e ribaltante coppino alla nuca. Che questo avvenga nello slancio di un disoccupato solitario, in un piccolo gruppo di lavoratori incazzati o in una forza d’urto ancora più collettiva dipende dal coraggio contagiatosi nelle esperienze quotidiane di lotta. Ma su questo fronte, purtroppo, le difficoltà sono evidenti da tempo.

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macerie @ Maggio 4, 2019

Ultime da carceri e tribunali

Diario

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Da ormai più di una settimana Silvia, Agnese e Anna, sono state trasferite dalla sezione AS2 (Alta Sicurezza) del carcere di Rebibbia a quella dell’Aquila. Un carcere, quello del capoluogo abruzzese, in cui la quasi totalità della popolazione carceraria è sottoposta al 41 bis. Un regime di carcere duro che prevede l’isolamento 23 ore al giorno, la riduzione delle ore d’aria, l’impossibilità di cucinare in cella, dove l’ingresso della luce è limitato dalla presenza di pannelli opachi di plexiglass, dove c’è una sola ora di colloquio con i familiari che per di più avviene attraverso vetri divisori senza la possibilità di alcun contatto. Non si ha inoltre la possibilità di tenere più di quattro libri in cella, la corrispondenza è sempre sottoposta a censura, è impossibile partecipare ai processi se non attraverso la videoconferenza. Nelle carceri dove è presente il 41 bis, l’ombra di questo regime si estende ben al di là di queste sezioni andando a modificare le condizioni di detenzione del resto dei prigionieri.

Silvia, Agnese e Anna si trovano quindi in celle singole, con i blindi chiusi, nello spazio che era la vecchia sezione 41bis femminile. La loro giornata è scandita da una sveglia alle 7 con l’apertura dello spioncino, alle 8 le guardie passano a battere le sbarre delle finestre per testarne la resistenza, hanno due ore d’aria al mattino e due al pomeriggio. Ogni spostamento da fuori a dentro la cella è cadenzato da un controllo con il metal detector, vengono scansionate in media 12 volte al dì, inoltre ogni giorno subiscono una perquisizione generale personale. Hanno una sola ora di socialità in una stanzetta angusta. Le loro celle sono attrezzate con televisione e bagno, ma non hanno un armadio per riporre vestiti, cibo, libri e oggetti. Hanno in dotazione un armadietto fuori dalla cella in cui possono riporre al massimo 7 capi di ogni tipo di vestiario, quando rimuovono o posano qualcosa viene controllato e ricontato ciò che rimane. In cella possono tenere solo tre libriLe loro radio sono state piombate, nella televisioni presenti nelle celle è stata oscurato l’orario dal monitor della tv. E’ praticamente impossibile avere cognizione di che ora sia. Le secondine che le sorvegliano sono del corpo dei Gom, donne abbruttite dell’organo speciale di picchiatori della penitenziaria. Le compagne in poco più di una settimana hanno preso nove richiami disciplinari. Una di loro ha appoggiato un piede sul muro della saletta della socialità, un’altra è uscita all’aria con una penna. 

Il carcere ha disposto sin da subito il blocco della posta per tutte e tre in entrata e in uscita. Ad oggi rimane in vigore solo per Silvia, dal giorno del loro trasferimento, sabato 6 aprile, si è vista recidere quel filo - già fino per colpa della censura - di comunicazioni fatto di lettere, telegrammi e pieghi libri con fuori. Legame che è fondamentale per infrangere l’isolamento a cui il carcere costringe, ancor più in una sezione di AS2 in cui ci sono quattro prigioniere. 

Qualche giorno fa Agnese, in videoconferenza dal carcere aquilano durante un’udienza del processo per la manifestazione al Brennero, ha descritto le condizioni a cui sono sottoposte definendo la sezione As2 come una tomba.

Continua a pag. 33534

macerie @ Aprile 17, 2019

Non c’è posto

Diario

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Ha aperto i battenti nella serata di sabato la sede torinese del Mercato Centrale. L’evento, pubblicizzato da giorni da un po’ tutte le testate locali, ha richiamato una gran folla di curiosi disposti a una lunga fila per vivere l’esperienza di un panino alla mortadella da 8 euro all’interno di questo distretto eno-gastronomico. Nonostante i locali siano stati apparecchiati celermente - i lavori sono partiti a fine estate 2018 - con strutture di cartongesso, con la qualità di una scenografia usa e getta, a brindare tra i vari stand e cucine a vista c’erano anche i signori della città. La loro presenza in questo palinsesto scenografico mostra con nettezza l’intento del rinnovo del Palafuksas, una potente opera immobiliare di rinnovo urbano, il salotto dove i politici ringraziano gli investitori che mettono a produzione parti di città. 

L’impreditore Umberto Montano con sfacciataggine presenta i prodotti della sua opera con un megafono - speriamo che non sia lo stesso che gli sbirri hanno sequestrato ai contestatori ai piedi del palazzo color melma. A fianco di Cortilia, il mercatino dentro il mercato, dove si può fare “la spesa più composita”, un esaltato Marcello Trentini, chef stellato che al suo Mago Rabin fa mangiare a suon di centinaia d’euro, annuncia che farà una cucina popolare delle verdure. Non suona tutto così stonato a fianco di un mercato dove trovi di tutto senza tanti giri di parole? La gente compra quello di cui ha bisogno, riconoscendo la forma, il colore e il prezzo, lo stesso mercato dove centinaia di uomini e donne si spaccano la schiena per due spicci per sopravvivere, lo stesso luogo in cui gente senza nulla fruga in mezzo al putrido per racimolare cibo per sfamarsi.  

Questi investitori hanno cercato di lavarsi la faccia, ma la pummarola très chic che vendono ha fatto un disastro. Sul blog del Mercato Centrale un’articolista che potrebbe aver frequentato il corso Corporate Storytelling della Holden scrive L’abilità (di una città e di chi la fa) è quella di saper trovare il giusto equilibrio. C’è un confine da non superare ed è l’abilità nel rispettarlo che fa la differenza: chi vuole i colori e i sapori dell’etnico deve essere effettivamente in grado di rispettare la multiculturalità e saperla abbracciare. La gentrificazione è per definizione esclusiva e diventa inclusiva quando l’offerta vale per tutti: è qui che entra in ballo il cibo. Chi ama valorizzare la tradizione e gli ingredienti poveri, con lo sguardo attento dell’ecologista e l’expertise di chi fa la lotta agli sprechi, chi dagli scarti crea capolavori d’alta cucina, può non cadere nella trappola del criticismo anti-gentrificazione. Restituire qualcosa di buono e autentico a una città – riqualificarla senza snaturarla e renderla accessibile a tutti – è ancora possibile.

Continua a pag. 33529

macerie @ Aprile 16, 2019

Della solidarietà, degli errori e di come avanzare

Diario

Assemblea pubblica per discutere di come è andato il corteo del 30 marzo

Giovedì 4 aprile ore 18:00

via Tollegno 83 

Scambiamoci opinioni, valutazioni e critiche su una giornata importante e difficile, per poter continuare ad avanzare nonostante gli sbarramenti militari in cui siamo incappati sabato scorso.

macerie @ Aprile 2, 2019

Una città sotto assedio

Diario

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Il corteo di sabato 30 marzo resterà certamente impresso nella memoria di tanti. Per contrastare una manifestazione che voleva bloccare la normalità cittadina, le autorità locali hanno pensato bene di militarizzare una considerevole porzione di Torino. Per tutta la giornata di sabato hanno istituito una gigantesca Zona Rossa, che superava l’intero centro cittadino estendendosi fino ai quartieri di Aurora, Barriera di Milano e di San Salvario. Per farlo hanno schierato circa duemila agenti, oltre a blindati, elicotteri e idranti, chiuso tutti i ponti sulla Dora con camionette e grate, e bloccato per sei ore corso Novara e via Aosta per impedire a duecento compagni di raggiungere il corteo. Hanno sospeso le corse di molti tram, disposto la chiusura dei dehors di numerosi bar e anticipato quella di alcuni mercati rionali. Per alcune ore sono state poi chiuse le fermata della Metro di Porta Nuova e gli stessi ingressi centrali della stazione. Persino la raccolta dei rifiuti è risultata sconvolta da questo dispositivo militare, i cassonetti di un bel pezzo della città sono stati infatti rimossi diverse ore prima l’inizio della manifestazione. Continua a pag. 33525

macerie @ Aprile 2, 2019

Nicco libero!

Diario

Nel pomeriggio Niccolò è uscito dal carcere di Cuneo e dovrà recarsi tutti i giorni a firmare presso il commissariato più vicino a casa sua.

Resta invece ancora in sospeso la situazione di quattro compagni, che si stavano recando a Torino per il corteo del 30, fermati venerdì sera nei pressi del casello di Rondissone. Accusati di detenzione di materiale esplodente, si trovano da allora nel carcere delle Vallette dove questa mattina hanno avuto l’udienza di convalida dell’arresto. Non appena ne conosceremo l’esito ve lo faremo sapere.

macerie @ Aprile 1, 2019

30 marzo ore 15 davanti a Porta Nuova

Diario

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macerie @ Marzo 29, 2019

20 centesimi - Nicco ancora trasferito

Diario

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Venti centesimi è il costo del foglio formato F4, dalla grammatura della carta da fotocopie, un foglio prestampato da allegare al pacco di viveri e biancheria che i parenti fanno entrare a colloquio ai loro cari detenuti nel carcere di Cuneo. Dopo aver attraversato pezzi d’Italia con il treno, dopo aver camminato dalla stazione alla periferia campagnola e assolata per trenta minuti, ecco lo sportello del penitenziario in lasciare l’obolo dorato per avere il prezioso prestampato, indispensabile per inoltrare il pacco.

Le norme che regolamentano il contatto tra dentro e fuori al carcere - se può entrare la cioccolata oppure no, se i soldi per permettere a chi è recluso di farsi la spesa si possono versare direttamente allo sportello del carcere oppure dalla banca, se i colloqui si prenotano almeno con tre giorni d’anticipo o meno - sono quelle che s’imparano andando a trovare i propri cari reclusi. Ma non pensate di aver capito tutto sulla detenzione quando potrete consigliare la foggia delle calzamaglie ammesse e la marca dei salumi impacchettati a dovere, i trasferimenti rimettono le vostre conoscenze a soqquadro.

Ogni carcere ha le sue regole.

E ci vuole una manciata di colloqui prima di capire come comportarsi e non tornare a casa senza aver visto il viso desiderato oppure rimanere con in mano una borsa piena di cibo che non ha passato il varco.

E una buona dose di pazienza.

Oggi Niccolò, dopo una settimana passata a Ivrea, è stato nuovamente trasferito.

Per continuare a scrivergli indirizzate le lettere a Niccolò Blasi, Via Roncata, 75, 12100 Cuneo.

macerie @ Marzo 28, 2019

Panni Sporchi