01-06-2017
Centro Sociale Leoncavallo, la storia
di
L'occupazione
La storia del Leoncavallo inizia il 18 ottobre 1975, quando un’area dismessa di 3600 mq, situata in via Leoncavallo 22 a Milano, viene occupata da un variegato gruppo di attivisti e militanti extraparlamentari.
L’ occupazione si caratterizza immediatamente per la proposizione di temi che investono la società intera: la creazione di un asilo nido, una scuola materna, il doposcuola, la mensa popolare, il consultorio ginecologico, le attività culturali, sono gli obiettivi immediati che il neo comitato di occupazione si prefigge. (foto volantino occupazione ).
Le attività che iniziano a sprigionarsi nei primissimi anni di vita permettono al Leoncavallo di radicarsi nel quartiere: nascono Radio Specchio Rosso, Casa delle Donne e la Scuola Popolare.
Le istanze e le rivendicazioni che emergono abbracciano sempre più “la vita nel suo complesso”.
L'omicidio di Fausto e Iaio
Il 18 marzo 1978, in un agguato fascista vengono uccisi, a colpi d'arma da fuoco, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, militanti del centro sociale Leoncavallo e impegnati in una contro inchiesta sullo spaccio di eroina nel quartiere - visita www.faustoeiaio.info.
La reazione è imponente: le fabbriche scioperano, centomila persone partecipano ai funerali. Le madri di Fausto e Iaio e altre donne del centro sociale danno vita alle "mamme del Leoncavallo".
Sono anni difficili. L’attacco militare e giudiziario dello Stato contro il movimento è duro e produce i suoi frutti: carcere, eroina, clandestinità, esilio falcidiano una intera generazione.
Il Leo, come gli altri spazi sociali (mappa desiderio) diventano anche luogo di rifugio.
La storia orale ci racconta di un Leoncavallo chiuso su se stesso, nonostante le attività continuassero a produrre socialità. Il “corpo politico” del Leoncavallo diventa impermeabile alle istanze sociali.
La storia del Leoncavallo: approfondimenti
Gli anni '80 e la Milano da "pere"
La pratica della occupazioni di aree dismesse continua a diffondersi. A Milano, fra gli altri (mappa desiderio), c'è il Virus di via Correggio, vero e proprio punto di riferimento della cultura punk.
Il 15 maggio 1984 il Virus viene sgomberato, e parte dei suoi occupanti trova nel Leoncavallo uno spazio dove continuare l'esperienza.
Dopo qualche mese nasce Helter Skelter con tutto il suo portato di pratiche e iniziative culturali che nel loro sedimentarsi contribuiranno a trasformare non solo lo spazio, ma soprattutto le soggettività interne.
La storia del Leoncavallo: approfondimenti
In questo momento il Leoncavallo è un variegato mix di esperienze: “vecchi” militanti che si richiamano al ciclo di lotte precedenti e nuove soggettività che trovano nelle cosiddette “controculture giovanili” una strada.
Il centro ritorna permeabile al sociale, la contaminazione produce pratiche politiche e culturali innovative. L’arrivo, di quelli che Primo Moroni chiamerà “autonomi di seconda generazione”, soprattutto dalla vicina casa occupata di via dei Transiti, segna un ulteriore passaggio di rottura con quelle soggettività interne che vedono, come unica opzione rivoluzionaria, la presa del “palazzo d’inverno”. Sono gli anni della battaglia contro il nucleare - il referendum si svolse l’8 novembre 1987 -, dela lotta all’eroina e alla repressione.
All’interno del Leoncavallo, oltre alle attività già esistenti nascono corsi di fotografia, collettivi musicali e teatrali, laboratori di pittura, un'officina, una palestra, la sala-video, e il centro di documentazione.
Uno slogan significativo di quella fine degli anni ‘80 era “ uscire dal ghetto distruggere la gabbia creare organizzare la nostra rabbia”.
[continua]