ESTERI
01/04/2019 17:10 CEST | Aggiornato 01/04/2019 17:10 CEST

Bassetti contro le piazze contrapposte sulla famiglia

"Riusciamo a dividerci su tutto, perfino sulla famiglia". Il presidente della Cei dopo il Congresso di Verona

VINCENZO PINTO via Getty Images

"Una società slabbrata". "Una comunicazione usata per accendere gli animi, screditare, far prevalere paure", identificare un nemico. "Riusciamo a dividerci su tutto, a contrapporre le piazze, persino su un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo un ritardo tanto incredibile quanto ingiusto".

Un giudizio severo, ma il tono è quasi del pianto e della commiserazione per lo stato in cui versa il Paese, quello usato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Commissione episcopale italiana, nell'introduzione con la quale ha aperto i lavori del Consiglio Episcopale Permanente convocato a Roma fino al 3 aprile. Un giudizio anche su quanto è avvenuto nel fine settimana a Verona: con due eventi contrapposti da una parte e dall'altra.

Ma anche un richiamo alla centralità dei problemi della famiglia, del tutto oscurata finora in tutto il dibattito pubblico, anche dopo le elezioni politiche e nel corso del primo anno del governo giallo-verde.

Bassetti si pone un'interrogativo retorico: "Ma come si fa a dimenticare che, anche negli anni più pesanti della crisi, proprio la famiglia ha assicurato la tenuta sociale del Paese? E oggi non è forse ancora la famiglia a rappresentare per tutti la principale opportunità di riscatto?".

Per questo il cardinale di Perugia, che ha sottoposto le sue riflessioni a Papa Francesco poche ore prima della partenza per il Marocco, interpella direttamente governo e politica. E il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, forse non casualmente anche in competizione con l'altro vicepremier Salvini, ha voluto anticipare di qualche ora, rispetto all'apertura dell'assise della Cei, il lancio della nuova campagna sulle misure a favore delle famiglie (dagli sgravi fiscali, agli incentivi).

"Le istituzioni pubbliche - ha detto Bassetti - non possono fare finta che la famiglia sia solo un fatto privato: ciò che avviene tra i coniugi e con i figli è un fatto sociale; e ogni essere umano che viene ferito negli affetti familiari, in un modo o nell'altro, diventerà un problema per tutti. Non si resti, quindi, sordi alle domande di sostegno in campo educativo, formativo e relazionale, che salgono dalle famiglie".

Quale famiglia? La risposta che scaturisce dalla risposta di Bassetti, sembra essere: tutte le famiglie. Infatti il cardinale ha affermato: "Il cuore di ciascuna di esse è l'amore delle persone che la compongono e che, in virtù di questo amore, stringono alleanza davanti agli uomini e – per noi credenti – nel Signore".

E ancora ha aggiunto, rivolgendosi a "una famiglia per questo tempo": "La famiglia è il termometro più sensibile dei cambiamenti sociali: senza venir meno ai principi – visto che la famiglia non è un menù da cui scegliere ciò che si vuole – aiutiamoci a mettere a punto un pensiero sulla famiglia per questo tempo. Chi fosse sinceramente disponibile a questo passo – che è condizione per una società migliore – ci troverà sempre al suo fianco, forti come siamo di una ricca tradizione di cultura della famiglia".

Insomma ci sono stati due significativi passaggi nel suo discorso che vanno oltre la "culture war" identitaria e sovranista sulla famiglia.

Poi, per non rassegnarci al declino demografico, il Cardinale spinge a ripartire "da un'attenzione reale alla natalità; prendiamoci cura delle mamme lavoratrici, imparando a riconoscere la loro funzione sociale; confrontiamoci con quanto già esiste negli altri Paesi del Continente per assumere in maniera convinta opportune misure economiche e fiscali per quei coniugi che accolgono la vita. Vanno in questa direzione diverse proposte avanzate anche dal Forum delle Associazioni Familiari".

Bassetti ha annunziato anche che il parlamentino dei vescovi dovrà affrontare anche il tema degli abusi sessuali nella Chiesa italiana dopo i nuovi provvedimenti del Papa che obbligano all'immediato obbligo di denuncia quanti in posizione di responsabilità e di lavoro in Vaticano ne vengano a conoscenza.

Dalla "conferenza episcopale più prossima al Papa", che di quella italiana è il Primate, in quanto vescovo di Roma, ci si attendono presto provvedimenti analoghi.