Torino: Blocchiamo la città – Manifestazione 30 Marzo [ITA-FRA-CAS]

La normalità di questo mondo pare essere totalizzante, negli ultimi anni i processi economici e politici hanno concluso un’opera terribile iniziata con le navi dei commerci tra continenti e le ciminiere di Manchester.
Ogni sfera dell’esistenza umana e ogni pezzo di questo pianeta sono stati fagocitati e risputati come sostanza putrida, non c’è nessun punto dell’intero globo che non sia stato distrutto dalla bulimia sfrenata del capitalismo; non esiste più un pezzo di terra libero, né la possibilità di una vita dignitosa non piegata dalla schiavitù lavorativa per il profitto di un padrone spesso senza volto.
Non esiste altresì neppure la possibilità di sottrarsi, come qualcuno sostiene, adottando comportamenti virtuosi o di autosufficienza materiale in una vita da eremita: nel mondo devastato i liquami industriali e l’aria sporca arrivano ovunque e  proclamano una promessa di morte a cui lo Stato non accompagna più neppure la possibilità di curarsi poiché dopo aver messo fuori legge ogni conoscenza e pratica sul corpo che prescindesse dalla sua mano medica, ora chiude i rubinetti della sanità, lasciando a chi non può pagare esose visite private il peso di affrontare ogni malattia senza lamentarsi; nel mondo devastato non esiste un altrove al riparo da regolamenti edilizi, controlli di polizia e censimenti; nel mondo devastato non esiste un altrove in cui non arrivino le grida di uomini, donne e bambini che affogano in mare, che scappano dalla povertà, che vengono sfrattati e buttati in mezzo alla strada.

La stessa possibilità di immaginare e praticare un attacco che ci possa far respirare libertà, viene sempre più aggredita dagli apparati della repressione, sul piano materiale dal lavoro di polizia e magistratura e su quello simbolico dagli inneggiati valori di legalità e democrazia del mondo occidentale, entro i quali deve svolgersi un pacato dissenso, collaborante e partecipativo, pena lo spettro del terrorismo e di un terrificante caos sociale – per loro e per chi ha qualcosa da difendere in un mondo devastato. Chi non vuole sedersi al tavolo di trattative con istituzioni, banche ed enti caritatevoli può accomodarsi nelle patrie galere.
Quanto quest’ordine asfissiante entro cui si erige e raffina il controllo non sempre tenga, lo mostrano le esplosioni di rabbia e distruzione che nascono da un pieno di sopportazione e sfociano in ribellioni diffuse pur senza trovare una prospettiva.
In Italia è più che mai visibile questo sfacelo e dopo anni di ristrutturazione economica la guerra endemica per la sopravvivenza diventa palese, gli impoveriti sono aizzati contro i diseredati, i cittadini contro gli stranieri, chi ha rinunciato definitivamente alla propria libertà contro chi non si arrende: è il germe della guerra civile che cerca di uscir fuori dalle ceneri del conflitto sociale.
Un clima questo che è eredità dell’operato di ogni istituzione statale nazionale e delle tensioni predatorie del capitalismo globale. L’ultimo governo ha giovato elettoralmente di questa situazione canalizzando a proprio favore l’insofferenza di vaste fasce di popolazione: Movimento 5 Stelle e Lega hanno costruito in coro un orizzonte di disciplina al lavoro e repressione acuta, dal reddito di cittadinanza fino al pacchetto sicurezza. Senza troppe riflessioni analitiche si può affermare che insieme questi due partiti hanno costruito la maggior sproporzione di potere dell’Italia repubblicana tra governanti e governati, fornendo allo Stato la possibilità di intervenire con forza bieca in ogni situazione di crisi sociale o contro ogni tentativo di resistenza. Questo è il terreno in cui si muove la violenza statuale, che è pressoché unilaterale, dall’alto verso il basso, e ha come obiettivo quello di mantenere indisturbata questa direzione, di uccidere sul nascere qualsiasi lotta degli oppressi.
A Torino, città sull’orlo fisico della bancarotta nonostante tutti i tentativi di riconfigurare l’assetto monolitico e industriale dell’economia in uno di investimenti diffusi e turismo, ha preso il potere comunale proprio uno dei due partiti a capo del parlamento nazionale. Il M5S, attraverso il volto nuovo della alto-borghese Chiara Appendino, è salito in Sala Rossa grazie il voto elettorale delle periferie a cui ha promesso a gran voce e senza pudore crescita occupazionale e servizi sociali. “Basta opere inutili, solo welfare e rinascita!”, andavano dicendo. Non ci è voluto molto e l’illuso elettorato è tornato presto con i piedi a terra, in città non si riesce neppure a prenotare una visita medica e la maggior parte dei “torinesi” vive in spazi angusti spartendo salari precari e frustrazioni sicure. Si arranca come prima, peggio di prima. Dopo quasi tre anni, l’amministrazione comunale è a un passo dalla caduta e i risultati che sottolinea di aver raggiunto sono manco a dirlo quelli repressivi: lo sgombero dei rifugiati dalle palazzine dell’ex-Moi, lo sgombero dei campi rom e quello degli anarchici.
Non è un caso che quest’ultimo continui a preoccupare i politici cittadini e le autorità poliziesche. L’Asilo occupato era un posto in cui si provava con costanza a organizzarsi contro questo mondo di miseria e sfruttamento, e questo grande e ostinato coraggio è per lorsignori un esempio troppo pericoloso in questi tempi. Sono consapevoli infatti che hanno fatto seccare ogni prato, che ora vige il silenzio di questo deserto, ma sanno anche che la sterpaglia prende fuoco e che brucia velocemente.
Chiunque provi a essere scintilla deve essere spento, soffocato.
Così come hanno provato a soffocare la rabbia di sei compagni arrestati a Torino per la lotta contro il Cpr, così come hanno provato a soffocare la rabbia di sette compagni trentini accusati di terrorismo.
Così come provano a soffocare con la paura la tensione di chi nelle ultime settimane è sceso in strada a dare filo da torcere a chi decide e reprime.
In ballo oggi non c’è solo il destino di un asilo o di un gruppo di caparbi anarchici, il ballo oggi c’è il seme del coraggio, il seme che tutti coloro che vedono gli scempi di questo presente devono preservare come la cosa più cara.
Il 30 marzo a Torino bloccheremo la città per continuare a innaffiarlo.
Se un fiore nuovo nascerà dipende da noi.

Con Agnese, Silvia, Nicco, Antonio, Beppe, Stecco, Giulio, Poza, Nico, Rupert e Sasha nel cuore, per la libertà di tutti e tutte.

Mercoledì 20 marzo ci sarà la presentazione del corteo presso la sede di Radio Blackout, alle 20:30 in via Cecchi 21/a.

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[Fanzine]: Antifeminismo y agresiones de genero en entornos antiautoritarios y espacios liberados [CAS-CAT-ENG]

antifeminismo y agresiones de género

“ANTIFEMINISMO Y AGRESIONES DE GÉNERO en entornos antiautoritarios y espacios liberados” es el título del fanzine que he terminado hace unos días. Y cómo reseño en la contraportada: “Este texto nace del deseo de responder a algunas de las cuestiones que surgen dentro del entorno antiautoritario cuando se da una agresión de género. De querer avanzar y reabrir un debate en los espacios afines que nos haga cuestionar nuestros posicionamientos y actitudes. De elaborar unas reflexiones de las que quede constancia. Desde una perspectiva feminista, escrito desde la crítica y la autocrítica, desde la experiencia y el aprendizaje, pensado específicamente como un acercamiento de posturas hacia las compañeras no feministas. Algunas de la preguntas que se lanzan son: ¿Qué es una agresión de género? ¿Quiénes agreden? ¿Cómo podemos defendernos? ¿Cómo posicionarnos ante otras agresiones? ¿Cómo apoyar a la agredida? ¿Qué hacer con el agresor? Antifeminismo, comunicados y espacios no-mixtos.”

Si a alguna le apetece tratarlo más personalmente escribid al mail (rechazodistro@gmail.com), encantadísima.

Muchas gracias a todas las que habéis contribuido a este texto, bien sea apoyando con las correcciones, animándome a escribir, llevándome la contraria o reforzando mi perspectiva.

Adjunto el fanzine en pdf. (La portada se imprime a doble cara y el cuerpo en modo folleto. También tengo copias físicas, por si alguien quiere). Está casi la traducción al inglés y por revisar la versión en francés. Si alguna está interesada en hacerlo a otro idioma, que me contacte.

Difundídlo si os apetece.

Un abrazo preciosas!

A.

[CAT-ENG]…

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Italy: Update on the repressive operation “Scintilla” in Turin and news on the operation “Renata” in Trento/Rovereto [ENG-DEU]

This is an update about the repressive operation “Scintilla” in Turinand news about the operation “Renata” in Trento/Rovereto.
Freely translated and summarized from Macerie
autistici.org/macerie/
and Roundrobin roundrobin.info/
Originally published in German on Barrikade.info
barrikade.info
***Turin – Operazione Scintilla***
Giada and Larry were released from custody.
The accusation of subversive association (Article 270) was dropped. The other accusations remain for all defendants, except:
Niccolò was sentenced to “double imprisonment”, one for art. 270, the other for a firecracker apparently found in his house.
Background information on Turin, see
https://enoughisenough14.
You can continue to write letters to and support the remaining Turin
prisoners:

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Scripta Manent: Richieste di condanna del PM [ITA-ENG]

from: autistici.org/cna/

Le richieste di condanna fatte dal P.M. Roberto Maria Sparagna della procura di Torino, per gli imputati del processo Scripta Manent sono:

Alfredo: 30 anni
Anna: 29 anni
Gioacchino: 7 anni e 6 mesi
Valentina, Marco, Pasquale, Omar, Erika, Alessandro, Daniele, Stefano, Claudia, Sergio: 6 anni e 6 mesi
Alessandro A. , Francesca: 8 anni
Nicola: 10 anni
Danilo: 10 anni
Patrizia: 7 anni e 3 mesi
Carlo: 8 anni e 3 mesi
Gabriel, Stefano F., Elisa: Anni 7

Per nessuno le attenuanti generiche.
Nessuna recidiva contestata.

[ENG]

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[RTF]: Solidarity with Mondeggi bene comune, Asilo Occupato, Amassada and ROD Factory [ENG-FRA-DEU]

The European Assembly finished this year with a demonstration in support of the occupied farm of Mondeggi, joining a demonstration of resisting students. The selling of Mondeggi’s land will be discussed on March 1st, for which a sit-in in front of the town hall is planned. We decorated the city of Florence with various banners, to call for support on the 1st of march, and also show solidarity with the squat Asilo Occupato in Turin, the Amassada in France and the squatted factory ROD in Llubljana, which is also under threat of expulsion soon.

https://mondeggibenecomune.noblogs.org/

https://douze.noblogs.org/

This post is also available in: Français (French) Deutsch (German)

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Italia: Sobre la represión contra lxs anaquistas en Italia [CAS-ENG]

fuente: actforfreedom trad: anarquia

Desafortunadamente, Italia tiene un largo historial de operaciones represivas contra lxs anarquistas.

Desde el Proceso Marini en los ’90, las oleadas de represión contra compañerxs, que llevaron a las rejas a muchas personas con cargos por terrorismo o asociación criminal, fueron incontables. Solo por nombrar algunas de las operaciones represivas más grandes: Cervantes, Croce Nera, Ardire, Mangiafuoco, Thor, Ixodidae, Nottetempo, Fuoriluogo… Estas operaciones generalmente condujeron a varios allanamientos en casas por toda Italia y al arresto de varixs compañerxs que pasaron 1 o 2 años en prisión preventiva. Luego afrontaron juicios por cargos de “asociación” y generalmente fueron también acusadxs de varias acciones para las cuales los inquisidores nunca encontraron a ningún responsable. A veces, la implicación pública de estxs compañerxs en la lucha anarquista y su expresión abierta de las ideas anarquistas (apoyo a acciones, solidaridad con lxs prisionerxs, gestionar una revista o una página web anarquistas etc.) es la única prueba que lxs fiscales llevan al tribunal. Por esta razón, en la mayoría de los casos, todxs lxs acusadxs son más tarde absueltxs en el juicio, pero solo tras haber pasado muchos meses o incluso años en prisión.

Además de estas enormes operaciones, hay una constante represión a pequeña escala contra grupos anarquistas locales que están especialmente activos en el territorio, por ejemplo con luchas contra la represión policial, los desahucios, los centros de detención para migrantes, las cárceles, la gentrificación, los intereses corporativos… En estos casos lxs anarquistas son constantemente reprimidxs con juicios recurrentes y pierden mucho de su tiempo entrando y saliendo de prisión, de los arrestos domiciliarios o de otras restricciones de libertad. Este tipo de estrategia policial de intentar “quemar” a compañerxs, con el objetivo de destruir grupos anarquistas locales ocurre en muchas ciudades pero desde hace varios años ha sido especialmente fuerte en Turín.

Ya que es imposible relatar todos los juicios y casos de represión que están pasando, con este texto nos concentramos en tres operaciones represivas principales por las cuales muchxs de nuestrxs compañerxs son mantenidxs actualmente en prisión: la Operación Scripta Manent, la Operación Pánico en Florencia y la última, la Operación Scintilla en Turín.

INDICE:

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[Riflessione]: Degenerazioni – Tra orgoglio e vittimismo di genere [ITA-CAS]

(Scritto apparso sul numero 3 del giornale anarchico Vetriolo)

Sono anarchica, non sono femminista perché percepisco il femminismo come un ripiegamento settoriale e vittimista, non ho mai fatto discriminazioni di genere anche se non uso convenzioni linguistiche gender-friendly, anzi uso spesso un linguaggio sporco e politicamente scorretto. Ritengo che nella ricerca dell’anarchia, ovvero nella pratica di rapporti antiautoritari sia già contenuto e vada coltivato l’annullamento di privilegi ed oppressioni di genere. Ah, dimenticavo, detesto l’autocoscienza in sede pubblica e pure le assemblee le ritengo uno strumento spuntato. Capisco ed ho la volontà di incontro, ma vedo come troppo spesso il momento assembleare scada nell’autorappresentazione sterile. Ecco, di questi tempi si rischia di dover esordire con un preambolo simile per entrare nel ginepraio dei luoghi comuni su genere e femminismo, districandosi nell’intricatissima incapacità e inabilità a rapportarsi della galassia anarchica, con un range di comportamenti che va dall’iperemotività al burocratico calcolo della posizione da assumere (e del grado di compromesso negoziabile) in una lotta. Non credo che comportamenti autoritari e sessisti si combattano cercando di diffondere nuove convenzioni linguistiche e riscaldando in salsa alternativa brandelli di retorica indignata mainstream (tra #nonunadimeno, contatori di femminicidi in TV, pride, scarpette rosse e coccarde arcobaleno).

Piuttosto bisognerebbe riconoscere questi come indici dell’ennesima operazione di decostruzione di significato reale e recupero in atto. Ovvero, credendo di opporvisi, di fatto ci si sta adeguando agli stessi codici comportamentali e normativi concessi dal dominio, come sfiatatoi di tensione.

Non è una novità che il potere economico e politico tenda a fagocitare e ridigerire tutto, sempre più veloce, si vedano ad esempio le perle di neoconservatorismo e conformismo anti-sessista, anti-razzista e quant’altro che vengono quotidianamente elargite dai media.

Un iniziale fraintendimento credo sia l’incapacità di collocare determinati comportamenti, riducendo in chiave di problemi di genere quanto dovrebbe essere proprio di una più ampia critica in senso antiautoritario dei rapporti e delle capacità di comunicazione e interazione tra individui.

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Madrid: III Encuentro anarquista contra el sistema tecnoindustrial y su mundo [CAS]

III Encuentro anarquista contra el sistema tecnoindustrial y su mundo

Por tercer año consecutivo tendrá lugar en el CSOA La Gatonera (C/ Valentín Llaguno, 32) el Encuentro contra el sistema tecnoindustrial.

Este encuentro surge debido a la necesidad de generar un discurso contra el sistema de dominación en el que nos hayamos, dicho sistema impregna el mundo que nos rodea bajo una lógica tecnocientifica donde todo es medible, cuantificable y por tanto, está sujeto a un control. Dicho desarrollo se basa en la sustitución de los procesos naturales por procesos técnicos sometiendo así a los individuos, animales y el ecosistema a la mega máquina.

Cómo anarquistas consideramos que la lucha debe integrar la necesidad de proteger nuestro medio y recuperar la autonomía que este sistema nos ha arrebatado.

Durante el encuentro se realizarán charlas sobre:

– Inteligencia artificial
– Lucha contra el desarrollo tecnológico en Inglaterra
– Transhumanismo
– Contra el ecoextremismo y las tendencias misantrópicas

Y mucho más…

+ Información próximamente en:
contratodanocividad.espivblogs.net

– Para contactar: contratodanocividad ARROBA riseup.net

ACUDE Y DIFUNDE
¡POR LA LIBERACIÓN TOTAL!

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Barcelona: Pichanga – Teatro-documental politico en Plaza de las Palmeras, Sant Andreu 06-03-2019 [CAS]

Pichanga
 
Es una obra de Teatro documental que relata la historia de la generación de los 90 en chile a partir de lo vivido por  Cristián López, desde que se tomaba las calles del barrio para pichangear con sus amigos de infancia, hasta que se tomaba las calles para marchar el 2011, como estudiante de teatro y como un actor más del Movimiento Estudiantil Chileno que dio la vuelta al mundo. A partir de este relato autobiográfico, el montaje refleja la historia de la generación de los 90, esa generación que nació después de la dictadura y volvió a soñar. La generación de los Alexis Sánchez, los Arturo Vidal y los Cristian López.
Benefit Presxs !
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To jest call out na skłot Przychodnia [PL]

“Pamiętaj – jeśli nie czujesz się z czymś dobrze, to jest to ważniejsze od wymówek kogoś, kto to spowodował. Nierespektowanie tych zasad skutkuje wystawieniem za drzwi.”

Powyższe słowa kończą tekst ulotki, którą kolektyw Przychodnia stworzył w ramach starań o utworzenie bezpiecznej przestrzeni. Na początku za to czytamy: „Skłot Przychodnia to miejsce, które chcemy czynić wolnym od przemocy seksualnej”. Każda uczestniczka i uczestnik wydarzeń organizowanych na skłocie otrzymywał jej egzemplarz z prośbą o zapoznanie się z jej treścią. W oczywisty sposób, zasady te powinny dotyczyć również nas wszystkich. Pamiętamy doskonale, jak wspólnie tworzyliśmy jej zawartość (treść całej ulotki na końcu tekstu).

Ten tekst powstał ponieważ uważamy, że to co, się stało na skłocie Przychodnia jest na tyle poważne, że każdy i każda kto może mieć kontakt z tym miejscem powinien i powinna mieć możliwość poznania naszej historii. Napisałyśmy to, ponieważ uważamy, że Przychodnia nie jest miejscem bezpiecznym, ani wolnym od przemocy. Napisałyśmy go, bo uważamy, że przemoc należy ujawniać i piętnować. Powstał w geście solidarności z osobami poszkodowanymi. Jest to opowieść zbiorowa – wydarzenia, o których tu mowa, miały miejsce na przestrzeni roku. Jej punktem kulminacyjnym była środa 28 marca 2018 roku.

Mamy świadomość ile czasu minęło, że dla wielu z was takie rzeczy podobno ulegają przedawnieniu. Totalnie tak nie jest. To wszystko, co się stało, będzie równie złe i zasługujące na potępienie za 10 czy 50 lat. Mamy tylko nadzieję, że mechanizmy działania w takich sytuacjach będą już wtedy opanowane do perfekcji i będziemy żyć w świecie, w którym ofiary przemocy nigdy nie będą same. Czemu piszemy o tym teraz? Jako osoby pokrzywdzone zdecydowałyśmy, że to będzie dobra chwila. Potrzebowałyśmy czasu na przemyślenie i na poukładanie sobie wszystkiego. Tekst ten jest dla nas w pewnym sensie ostatecznością. Wszystkie inne próby poradzenia sobie z istniejącymi problemami zakończyły się niepowodzeniem. Szukaliśmy wsparcia u innych grup wolnościowych – jeśli je znajdowałyśmy, okazywało się ono niewystarczające, a (z nielicznymi wyjątkami) również dość chwiejne i krótkotrwałe.

Na przestrzeni lat skłot Przychodnia zmieniał się i tak samo było z jego mieszkańcami. Niestety, już od dłuższego czasu sytuacja na skłocie zaczęła się pogarszać. Stopniowo odchodziły stamtąd kolejne osoby, zniechęcone brakiem reakcji ze strony reszty kolektywu i niepotrafiące dłużej znosić zachowań, które nie powinny mieć miejsca w żadnej wolnościowej przestrzeni. Tych „krzywych” zachowań i sytuacji było naprawdę wiele i nie ma tu miejsca na opisanie każdej. Dość powiedzieć, że osoba tworząca Przychodnię niemal od samego początku, opuściła skłot z powodu ataków transfobicznych i stosowania wobec niej przemocy.

W tym tekście skupimy się na sytuacji, która była najpoważniejsza w skutkach, a jednocześnie dobrze obrazuje mechanizmy przemocy – schemat obecny wszędzie, gdzie ona występuje, w tym niestety powielony na skłocie Przychodnia. W marcu ubiegłego roku doszło tam do rażącego przypadku przemocy seksualnej. Takie sytuacje zdarzają się niestety w każdym środowisku, kluczowe jest to, co następuje potem. Na skłocie Przychodnia zarówno proces wyjaśniania zajścia, jak i jego pokłosie, ujawniły bardzo poważne problemy. Co się właściwie wydarzyło?

Na Przychodni doszło do nadużycia seksualnego. Członek kolektywu zachował się wbrew wszelkim dopuszczalnym normom. Osoba, która doświadczyła przemocy, zgłosiła się do jednej z nas kilka dni po zajściu. Nasza reakcja była natychmiastowa. Pojawiliśmy/łyśmy się na miejscu i poinformowaliśmy/łyśmy osoby – zarówno z Przychodni jak i Syreny (sąsiedniego skłotu, którego mieszkańcy często współpracowali z członkami Przychodni) – o tym, co miało miejsce i o tym, że istnieje potrzeba interwencyjnego spotkania kolektywu. Ku naszemu zaskoczeniu, większość osób obecnych na Przychodni nie wykazała zainteresowania sprawą. Sprawca przemocy – Jarek – został prewencyjnie usunięty z przestrzeni skłotu. Wszyscy otrzymali informację, że osoby interweniujące w sprawie Jarka nie czują się bezpiecznie, dopóki przebywa on w budynku oraz że w obliczu potencjalnego zagrożenia jakie stwarza, do wyjaśnienia sprawy, nie ma tam prawa wstępu. Został również poinformowany o możliwości stawienia się za 4 dni na zebraniu kolektywu, na którym będziemy wyjaśniać tę sytuację, jeśli uważa, że został potraktowany niesprawiedliwie lub że powinnyśmy o czymś wiedzieć. Różne skłoty wypracowują różne sposoby podejmowania decyzji: na Przychodni cotygodniowe zebranie kolektywu to moment, kiedy podejmuje się wiążące dla wszystkich decyzje, omawia bieżące sprawy i rozstrzyga konflikty. No i tu sprawa (przynajmniej według nas) powinna się zakończyć. Niestety, stało się zupełnie inaczej.

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Torino (Italy): Procès Scripta Manent – un texte lu par les solidaires [FRA-ENG]

[FRA]

Lundi 11 février, dans la salle-bunker de la prison de Turin, un groupe important de compagnons et compagnonnes a exprimé sa solidarité aux anarchistes sous procès suite à l’opération Scripta Manent. Le Procureur Roberto Sparagna n’a pas pu prendre la parole, il n’a pas pu lire sa réquisitoire. Après plusieurs slogans criés et la lecture de ce texte, le juge a suspendu la séance. La salle a été évacué avec l’intervention des flics anti-émeute. Pendant cette manifestation de protestation, on a exprimée notre solidarité avec tou.te.s les anarchistes arrêté.e.s ou sous procès en ce moment, suite aux opérations Scripta Manent, Panico, Scintilla et contre l’expulsion de l’Asilo Occupato de Turin.

Liberté pour tou.te.s !
Que vive l’anarchie !

Le texte lu dans la salle :

“Ici on met en accusation 20 ans d’histoire de l’Anarchisme.
Nous ne sommes pas inculpés, mais celle-ci est notre histoire et notre parcours révolutionnaire.
Précisément à ce parcours appartiennent les pratiques qui passent en jugement aujourd’hui.
Nous sommes tous impliqués et les bourreaux de l’État ne peuvent ni définir ni comprendre nos idées et nos vies.
Solidarité avec les prisonniers anarchistes et révolutionnaires !
Pas un pas en arrière, toujours à tête haute !
“Avec fermeté et sans compromis, vers notre objectif”.

Pour l’anarchie !”

https://attaque.noblogs.org/post/2019/02/21/turin-italie-proces-scripta-manent-un-texte-lu-par-les-solidaires/

[ENG]

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Torino: Maramaldeggiare per Aurora – abusi muscolari e lessicali allarmano l’Accademia [ITA]

Cosa succede in città? 

È la domanda posta a titolo di un intervento di un gruppo di docenti del Campus Einaudi, eterogenei per formazione ma ben consapevoli che di fronte alla militarizzazione di un intero quartiere torinese a seguito dello sciagurato sgombero dell’Asilo – sommando a ciò i segnali di autoritarismo non solo evocato a parole, cioè proprio gli strumenti di cui si servono gli intellettuali che infatti percepiscono immediatamente il pericolo – è indispensabile «lanciare un grido di allarme rispetto a questo modo di intendere il diritto alla città» e lo hanno fatto cercando di adottare il linguaggio meno accademico possibile per scendere dalla cattedra e agevolare le potenzialità di confronto, contatto e unione tra tutti quelli che rifiutano una piega reazionaria come quella che impunita si abbatte su questo quartiere e si allarga alla città, al paese… una deriva autoritaria aberrante che va trasformando le comunità dovunque in modo parallelo alla concentrazione della ricchezza – e dunque anche il trasferimento di potere alla casta – verso l’alto, estremo atto di un lungo Termidoro reazionario che data dagli anni Ottanta e ora sta culminando nei sovranismi.

La specializzazione del nostro interlocutore ci ha indotti ad approfondire in particolare l’ambito di studio legato a trasformazioni urbane e movimenti sociali a partire dalla militarizzazione del lessico, a cui il nostro interlocutore contrappone lo spazio libero e aperto alla discussione rappresentato dall’Idea di Università come libero luogo dove confrontarsi, alla base della ricerca di quello che sta succedendo al di fuori del Campus. Per ora non è ancora possibile giungere al forte gesto politico di portare il Campus tra i checkpoint inventati dal questore uscito dai poliziotteschi anni Settanta che ha lasciato mano libera agli irridenti celerini ammiratori di Tomas Milian, ma forse dalla discussione assembleare che si terrà lunedì 25 febbraio in aula E5 del Campus Einaudi alle 17 potrà scaturire un’istanza di questo tipo: schierare nelle strade la consapevolezza storica accademica, la forza analitica del pensiero atta a creare argini condivisi da ogni ambito di questa città bizzarramente divisa a compartimenti stagni a contrasto della rozza ignoranza dell’inclita guarnigione.

Siamo dunque usciti da Aurora per accogliere l’invito a entrare all’Università per analizzare la situazione a partire da questa aggressione a un quartiere per forzarne la speculazione edilizia, accentuare il controllo sulla popolazione migrante, perseguitare il dissenso localmente, ma anche estendendolo a un’analisi globale, a e lo abbiamo fatto con uno dei promotori dell’iniziativa: Gianfranco Ragona, insegnante al Dipartimento di Culture, politica e società, interlocutore da noi privilegiato per la sua contiguità e competenza riguardo al pensiero anarchico.

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Barcelona: Una opinió sobre la intenció de buscar pactes de espais okupats i de part del movimen okupa en Vallcarca [CAT]

http://barcelona.indymedia.org/newswire/display/524974

En primer lloc e de dir que la meva opinio es la de algú que em sento politica i emocionalment lligat a la okupacio ” tradicional”o okupacio amb “k” com a forma de lluita no asimilada per el sistema, amb totes les seves mancances, una lluita de la que mi sento part, me la sento meva, pero no en el sentit de propietat, sino ben al contrari, un instrumen de lluita que crec enkara viu i útil que noves generacions poden utilitzar i utilitzen i puguin portar-lo mes enlla, per consolidar un moviment mes fort i siguin capaços de aconseguir i abançar on les generacions anteriors ens vam estancar.tinguin la opció de sentir-se’l seu i qui sap si transformar-lo i dur-lo molt mes enlla.
Per entendre el que está passan a vallcarca e llegit l’entrevista a heura negra col.lectiu de vallcarca que aposta per negociar els espais okupats per tal de aconseguir lloguers socials. Negocian tan amb ajuntament com amb nuñez i navarro. Justifiquen la seva posicióprioritzan els projectes que si realitzen i afirmen k la okupacio no es de ningú i que prefereixen trenka “dogmes antipactes de la okupacio am “k” o tradicional que segons ells no surten del guetto radicalitzat que ells pretenen trenka per tal de teixi reds am els veins dels barris, afirmen k lluiten amb els veins veines per combatre la gentrificacio del barri buscan acords am ajuntament i amb nuñez i navarro per ser efectius en la lluita contra l’especulacio i suposo k ja k son un col.lectiu llibertari, combatre el poder.

Argument deliran i molt tou, com es pot combatre especulació buscan acords amb el principal especulador del barri?? Com es pot combatre el poder i el sistema buscan acords amb l’ajuntament, que especula i que administra el poder i el sistema capitalista a la ciutat?? Esta en contra de pactar ocupació no es un dogma, es lógic e impepinable, res pots negociar amb estat si el k vols es destruir-lo i a mes es absurd i per mi indigne civilitzador i mai revolucionari, en el seu argumentari no encaixa amb okupacio pero no opten per dir, nosaltres ocupem per negociar i res volem saver del movimen okupa tradicional, que es obsolet i que desacresiten tatxan-lo de ravero i drogata. No no nomes no se’n aparten sino que insinuen ser els okupes que lluitaven a can vies o al banc, i u fan, perque son conscients que l’unik que els dona força per negociar es la força de okupacio k tan critiquen. Es el de sempre, els revolucionaris aconsegueixen petites o grans victories que els reformistes s’ atribueixen, i aixi de pasada es queden amb la historia. Kuan tokava ells eren okupes a can vies o al cinema princesa aixo els acredita com a revolucionaris, kuan en realitat son ells els que dinamiten l’herencia revolucionaria d’aquell momen, i els errors de cada revolta del passat a crostas del entorn que s’ aprofitaven del seu sacrifici revolucionari i voluntarios que tan mal a fet a un movimen que a elles els a suposat un sacrifici inmens que ells a pesa de nosaltres an tirat endavan i ningu els pot criticar de buscar pactes, donks qualsevol que hagi fet tan de sacrifici, tanta lluita sofrida, tant de esforç, tants anys i tan dolor que pobre del qui s’ atreveixi a acusar-los de reformistes i de caradures covards que s’ aprofiten de lluites col.lectives per negociar sordidez personals que els permetin segui transforman el mon i les ciutats en llocs mes xaxi lereles i a elles seguir estan en els llocs mes alts de la gerarquia social revolucionaria per ser algu sense fer mai res, i si an de liquidar formes de lluita per generacions futures, u fan perque ells pensen en millora la vida de les veines normals inola lluita de quatre antisistema “en el seu argot insurres” descerebrats que no van enllok.

Mai aconseguiran res negocian amb institucions mes que sortides personals i domesticadores.

VISCA OKUPACIO SALVATGE E INGOBERNABLE!!

LA LLUITA ES COMPROMIS I ALGUN SACRIFICI PERO TAMBE PLAER INMENS E INKOMPARABLE!!

VISCA EL PLAER INMENS DE DEFENSAR EL K ESTIMES!!

DESTAPEM FARSANS CLASISTES I SOVERVIS! VISCA ANARKIA!!!

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[Fanzine]: Violenza di genere in ambienti antiautoritari e spazi liberati [ITA]

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“Occorre un distinguo sul concetto stesso di Violenza. Questa stessa
parola può essere utilizzata per indicare atteggiamenti opposti, uno
con una spinta liberatoria, e l’altro con una spinta oppressiva.
Vogliamo riappropiarci della violenza per distruggere l’esistente oppressore, per ribaltare le strutture di potere e le autorità che le
riperpetuano e proteggono. Attaccare con aggressività chi vorrebbe
sottometterci e assimilarci fa parte delle pratiche che rivendichiamo
come nostre e di cui vorremmo una molteplicazione.
Più spesso di quanto non ci piacerebbe ammettere, però, tra i
nostri compagni e tra le nostre compagne la violenza cessa di essere
strumento liberatorio comune, riprende il percorso verticale e diventa di nuovo oppressione, torna a essere strumento di mantenimento dell’ordine gerarchico. Allora il più vecchio esercita il potere sul più giovane, chi ha più esperienza impone a chi ne ha meno, chi è più forte a chi lo è meno, ricreando come in uno specchio le relazioni dell’esistente che si dice di voler sovvertire. Si ricalca la violenza di stato, l’imposizione normativa, l’imposizione del proprio volere sulle
libere scelte di altre persone. Questo genere di violenza è quella che vogliamo combattere per sradicarla e liberarcene.”

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Verona: A Verona skippare è reato [ITA]

A VERONA SKIPPARE È REATO!!!

una storia di ordinaria repressione….
Domenica, otto di sera, siamo due compagni e una compagna di ritorno da un presidio in solidarietà ai detenuti del carcere di Montorio, seduti nella macchina parcheggiata in una piazzola di sosta, all’improvviso veniamo accerchiati da tre volanti dei carabinieri a sirene spiegate.Un normale controllo a detta loro….con pistole alla mano, urla, atteggiamenti intimidatori a cui segue perquisizione personale e della vettura dove viene rinvenuta una succulenta refurtiva: delle buste di plastica contenenti frutta, verdura, pane, brioches, mozzarelle e addirittura dei burger vegani…il tutto scaduto e in condizioni discutibili.
Messa sotto sequestro la prova del reato, veniamo portati in centrale e tenuti quattro ore strettamente sorvegliati da un manipolo di sbirri che non perdono l’occasione di provocare per tutto il tempo con parole e gesti. Cosa che gli viene prontamente restituita.
Grazie al rumoroso sostegno di un gruppo di compagni giunti fuori dai cancelli, veniamo rilasciati con l’accusa di furto in concorso. (dove? ai danni di chi?)
Non dubitiamo che in questo clima di sbandierata emergenza criminalità troveranno del tempo per indagare su questo grave fatto delittuoso ancora irrisolto.Tutto ciò ci sembra in linea con il clima repressivo e fascista che si respira in questa città come nel resto d’Italia. E forse alle guardie avranno dato fastidio le chiacchierate che abbiamo fatto recentemente in varie città, in cui abbiamo raccontato nei dettagli come hanno svolto il loro sporco lavoro da queste parti. Hanno avuto un’altra occasione per non farci dimenticare che qualsiasi cosa facciamo abbiamo sempre il loro fiato fetente sul collo…ma non saranno queste meschinità a farci distogliere lo sguardo dai nostri orizzonti.

Cogliamo l’occasione per esprimere solidarietà a* compagn* dell’Asilo occupato di Torino e a tutt* i compagn* che si trovano tra le grinfie dello Stato.

TRE LⒶDR* DI MONNEZZA

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Trento: Solidarietà con x compagnx arrestatx [ITA]

Un testo e un appuntam​ento diffusi a Trento in solidarietà con i compagni arrestati:
IL CUORE OLTRE LE SBARRE
In attesa di un’analisi più approfondita, poche parole.
Un’altra “associazione sovversiva con finalità di terroriamo” (art. 270 bis) più una sfilza di reati contestati (dall’interruzione di pubblico servizio al danneggiamento, dal sabotaggio di apparecchi telematici all’”attentato con finalità di terroriamo”, dall’icendio al trasporto di materiale esplodente). 50 perquisizioni, 150 tra poliziotti e carabinieri mobilitati, intere strade bloccate, irruzione nelle case di agenti col passamontagna e il guibbotto antiprioiettile. E, soprattutto, 7 compagni arrestati. Un’operazione in pompa magna – condotta sia dalla Digos che dal Ros -, con tanto di conferenza stampa dell’”Antiterrorismo” a Roma. E il consueto linciaggio mediatico.
Nessuna sorpresa. Non solo perché è l’ennesimo inchiesta per 270 bis, ma anche perché “fermare gli anarchici” era da settimane il ritornello preferito di questore, prefetto, magistrati, politici e giornalisti.
Qual è il problema per i custodi armati e togati di questo splendido ordine sociale?
Nel placido Trentino-Alto Adige, c’è una presenza anarchica trentennale. Compagne e compagni sono sempre stati presenti in ogni lotta, grande e piccola, contro lo sfruttamento, contro la devastazione del territorio, contro il razzismo di Stato. A fianco delle lotte e dei conflitti di piazza, non è mai mancata l’azione diretta notturna (nelle carte della Procura si elenca, dal 2014 ad oggi, una settantina di attacchi piccoli o grandi contro banche, caserme, ripetitori, mezzi militari, tribunali, sedi di partito). Come fare, dunque, perché la pace sociale continui a regnare sia di giorno che di notte? La ricetta è sempre quella: attribuire ad alcuni anarchici qualche azione (6 su 70…) e sostenere che tutto – dalla scritta sul muro all’attacco incendiario – è pianificato da una fantomatica associazione sovversiva con tanto di ruoli (il leader ideologico, il responsabile del settore logistico, l’incaricata di mantenere i contatti con gli avvocati ecc.), per provare a distribuire così anni di carcere. Più in generale, far fuori i rompiscatole per passare con lo schiacciasassi su ciò che resta delle libertà. Il primo passo è isolare. Per questo le case dei compagni diventano “covi”, l’attitudine testarda di non farsi spiare viene presentata come “qualcosa che ricorda la mafia”, e via dicendo. “Facevano tanto i gentili e i solidali, ma intanto preparavano attentati. Prendete le distanze”.
Come al solito, si tratta di fare tutto il contrario. Continuare le lotte. Non lasciare soli i compagni. Difendere pubblicamente le azioni di cui sono accusati. Rilanciare la solidarietà contro un attacco che vuole anche stritolare rapporti ed affetti.
Non abbiamo risposte semplici. Ma alcune buone domande. Si può cambiare questo stato di cose senza lottare? Si può lottare senza rischiare? Le condizioni per cui valga la pena rischiare matureranno mai da sole? Intanto, che facciamo?
Da più parti si strilla al fascismo per le politiche di Salvini. E poi? Si inorridisce per un botto alla sede della Lega? Avanti. Che ognuno ci metta del suo, perché qualcuno non debba metterci tutto.
Terrorista è lo Stato!
Agnese, Sacha, Poza, Stecco, Nico, Giulio e Rupert liberi subito!
VENERDI’ 22 FEBBRAIO, ORE 18,00 FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA (via Verdi, Trento)
ASSEMBLEA PUBBLICA IN SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI
anarchiche e anarchici
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Trentino: Solidali e complici con gli arrestati e le arrestate di Trento e Rovereto [ITA-CAS]

fonte: https://roundrobin.info/

purtroppo ieri il sito ha avuto alcuni problemi e non siamo riusciti ad aggiornarlo.
Pubblichiamo, anche se tardivamente, l’unica notizia che non provenga da media mainstream di cui siamo a conoscenza rispetto all’arresto di alcuni compagni e compagne di Trento e Rovereto. La notizia è di ieri 19/02.

Operazione Renata.
Alle 4 questa mattina perquisizioni negli spazi e in casa di compagni e compagne fra Trento, Bolzano, Rovereto. 7 arresti, 6 con misure cautelari in carcere e 1 con misure cautelari ai domiciliari. I reati contestati sono 270 bis e 280 bis.
Perquisizioni al Tavan e alla Palestra Popolare di Trento, alla Nave dei Folli e al Cabana di Rovereto, alla Katakombenstube di Bolzano. Alcuni arrestati in trasferimento in altre carceri.
Reparti celere presenti in diversi punti della città (Palazzo Regione, Municipio, Palazzo del Governo).
Oggi alle 16.00 punta al Tavan, Via Muredei 34/3 Trento
AGNESE, GIULIO, NICO, POZA, RUPERT, SASHA, STECCO LIBERI!
TUTTI LIBERI TUTTE LIBERE MALEDIZIONE

fonte: csakavarna.org

Pubblichiamo gli indirizzi di alcuni arrestati (quelli ad ora conosciuti):

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Trentino: Arresti e perquisizioni [ITA]

É trascorso appena un giorno dall’operazione congiunta di Digos e Ros che ha portato all’arresto di 7 compagni in Trentino. I reati contestati sono quelli di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art.270bis) e attentato per finalità terroristiche o di eversione (art.280).
Il poco tempo trascorso e le dimensione dell’operazione – oltre agli arresti sono state effettuate più di 30 perquisizioni – non permettono ancora di avere un quadro preciso degli episodi contestati e dell’ipotesi investigativa, allo stesso modo non si conoscono ancora in quali carceri i compagni sono stati rinchiusi.
Non abbiamo bisogno però di altro tempo o notizie più precise per dire chi sono i compagni arrestati e gli altri a vario titolo coinvolti nell’operazione di ieri.

Sono compagni da anni impegnati, nelle città in cui vivono e non solo, nelle lotte contro guerra e militarismo, contro le frontiere, le retate e il vento reazionario che sempre più ammorba l’aria un po’ a tutte le latitudini. Contro le carceri e la violenza poliziesca. Compagni determinati a non lasciare alcuno spazio e agibilità ai fascisti, a battersi contro i tanti progetti di devastazione dell’ambiente, dalla linea ad alta velocità Verona-Brennero al vallo tomo di Mori. Compagni che in tante occasioni sono stati al fianco di chi lotta contro il continuo peggiorare delle condizioni di lavoro.
Compagni che nel corso di tanti anni abbiamo avuto modo di conoscere e stimare, per il loro coraggio e la loro serietà. Compagni preziosi.

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[Fanzine] Granada: Ad Nauseam – Panfleto contra el ghetto político en Granada [2002-CAS]

AD NAUSEAM
Panfleto contra el ghetto político en Granada

.:no es nada personal (introducción):.

“La verdad jode pero curte.” (Makinavaja)

Lo que sigue se refiere a una dinámica colectiva, establecida en la ciudad de Granada por quienes se dicen enemigos del Capital, el Estado, el Patriarcado, Esto y lo Otro. Puede interesar a gente de fuera, en la medida en que refleje situaciones análogas en otros lugares, o arroje luz sobre ellas; pero queda claro que es una reflexión surgida de circunstancias particulares, las de una ciudad tan particular como ésta, y por lo tanto su interés es sumamente limitado. Quien no haya pasado por estas experiencias, probablemente no entenderá bien de qué hablamos, y será poco lo que este escrito pueda aportarle, a no ser una especie de “vacuna” para no meterse en ciertos berenjenales.

En cuanto a las reacciones que pueda provocar este texto, habrá quien vea por fin expresado abiertamente todo el malestar que le rondaba. Habrá también quien se lo tome como un ataque personal, al ver cuestionada su imagen y/o sus esfuerzos voluntaristas, y querrá saber quién o quienes han escrito esto, a fin de saber a qué mensajeros hay que matar. Por último, los habrá que piensen que su grupo, cualquiera que sea, apenas incurre en los vicios aquí señalados. Éstos deben saber que si su grupo sólo puede identificarse parcialmente en esta crítica general, sin duda puede (y debe) ser sometido a una crítica particular aún más demoledora.

Nos negamos a hablar de “movimiento”, puesto que a fecha de hoy no lo vemos por ningún sitio. Hablaremos en su lugar de “antagonismo político” y del “ghetto”. Por antagonismo político entendemos un conjunto de personas, grupos, discursos y prácticas que se presentan como opuestos a la totalidad o una parte del orden social existente, desde valores igualitarios y no jerárquicos. En Granada, como en tantos otros sitios, el antagonismo político cristaliza en un ghetto: un ambiente que, bajo el pretexto de tal antagonismo, institucionaliza unas relaciones basadas principalmente en la estética. La cualidad del ghetto que salta a la vista es la incapacidad de crear cualquier dinámica social, o incidir en las ya existentes. Sin embargo, al crear una apariencia espectacular de “movimiento”, el ghetto impide la formación de un movimiento real, atrapando y anulando el potencial de muchas personas y de momentos/fragmentos de intervención política verdadera. El ghetto no se puede entender limitadamente como una lista concreta de grupos e individuos. Es más que eso: es una dinámica que fluctúa, que a veces se expande y otras retrocede. Es una red de relaciones y actitudes móviles, es decir, en eterno movimiento hacia ningún sitio.

Nuestras palabras serán duras, pues si no tenemos nada contra nadie en particular, tenemos todo contra todos en conjunto, mientras ese conjunto no se dibuje de otra manera. No es que seamos más listos que nadie: cuanto atacamos lo hemos vivido y reproducido exactamente igual que cualquiera. Por ello sabemos bien de lo que hablamos. Es sólo que nuestra paciencia tiene un límite, y ha sido ampliamente rebasado.

Una última aclaración: por comodidad empleamos el masculino genérico. No por ello está en nuestro ánimo excluir a las mujeres, que no se libran de nuestra crítica.

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[Fanzine]: Against Anarcho-Liberalism and the curse of identity politics [ENG-CAS]

from: https://wokeanarchists.wordpress.com/2018/11/25/against-anarcho-liberalism-and-the-curse-of-identity-politics/

Anarchism in the UK is a joke. Once symbolising hard-fought struggles for freedom, the word has been stripped bare to make way for narrow-minded, separatist and hateful identity politics by middle class activists keen to protect their own privileges. We write this leaflet to reclaim anarchism from these identity politicians.

We write as self-identified anarchists who see our roots in the political struggles of the past. We are anti-fascists, anti-racists, feminists. We want to see an end to all oppressions and we take an active part in those fights. Our starting point though is not the dense language of lefty liberal academics, but anarchism and its principles: freedom, cooperation, mutual aid, solidarity and equality for all regardless. Hierarchies of power, however they manifest, are our enemies.

Identity politics is part of the society we want to destroy.

Identity politics is not liberatory, but reformist. It is nothing but a breeding ground for aspiring middle class identity politicians. Their long-term vision is the full incorporation of traditionally oppressed groups into the hierarchical, competitive social system that is capitalism, rather than the destruction of that system. The end result is Rainbow Capitalism – a more efficient & sophisticated form of social control where everyone gets a chance to play a part! Confined to the ‘safe space’ of people like them, identity politicians become increasingly detached from the real world.

A good example is ‘queer theory’ and how it has sold out to corporate masters. The concept of queer was not long ago something subversive, suggesting indefinable sexuality, a desire to escape society’s attempts to define and study and diagnose everything, from our mental health to our sexuality. However, with little in the way of class critique, the concept was readily appropriated by identity politicians and academics to create yet another exclusive label for a cool clique that is, ironically, anything but liberatory. Increasingly, queer is a nice badge adopted by some to pretend they too are oppressed, and avoid being called out on their shit, bourgeois politics.

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