Intempestivi

La legge è legge!

«Che si tratti di dare esecuzione ad un ordine di ripristino dei segni di confine tra mondi miserrimi, o di assicurare alla giustizia il più spietato boss d'una cosca sanguinaria, la discrezionalità amministrativa cessa: altrimenti, per dirla con Blaise Pascal, “non rendendo forte la Giustizia, si finirebbe per rendere giusta la Forza”».
 
Così si è espressa la Cassazione nella sua sentenza n. 24198, emessa il 4/10/2018, stigmatizzando l'inerzia del Ministero degli Interni nell'attuare gli sgomberi di decine di alloggi occupati a Firenze verso la metà degli anni 90 dal “Movimento di lotta per la casa”. All'epoca la Procura di Firenze accolse le denunce dei proprietari di quegli immobili e diede subito ordine di sgombero, ma questo venne eseguito solo dopo anni. Un ritardo dovuto a motivi di «ordine pubblico», ovvero al timore che simili provvedimenti scatenassero la rabbia di chi non aveva un tetto sulla testa.
Papiri

Frangenti / numero speciale Energia

Attaccare la corrente

Nella notte fra il 31 maggio ed il 1 giugno, sulle colline di Marsanne (dipartimento della Drôme, Francia), due pale eoliche vengono date alle fiamme da alcuni refrattari all’ordine presente: questo era solo l’ultimo di una serie di attacchi all’energia avvenuti nell’arco di poche settimane, provocando ingenti danni.
Perché colpire l’eolico e non, ad esempio, il vituperato nucleare? Perché fare un attacco alla cosiddetta sostenibilità, tanto cara a verdi, democratici e ambientalisti?
Questa azione esprime un rigetto radicale del sistema energetico in toto, andando a colpire uno dei nodi fondamentali per il progresso: le cosiddette energie rinnovabili. Al fabbisogno energetico della megamacchina, cioè produzione, leggi e rapporti di potere che la sostengono, si produce una razionalizzazione che è fondamento dell'evolversi di questo esistente. L’insostenibilità delle vecchie forme di produzione di energia non sono solo una minaccia ad ogni forma di vita, ma anche all’aumento di produttività energetica fondamentale al sistema di dominio per sopravvivere. Perché un ambiente inquinato, sottoposto ad un continuo sfruttamento, finirà per risultare sempre meno proficuo e nel tempo richiederà un numero maggiore di mezzi per diversamente configurare ciò che ha lo stesso fine.
Per questo è necessario rivolgersi ad altre fonti, che hanno inoltre la potenzialità di essere sviluppate in modo decentrato e diffuso, così che ogni nodo della rete energetica risulti più indipendente.
Perché possa esistere il nucleare o le miniere di carbone è necessario uno sviluppo di queste nuove forme di energia che andranno ad alimentare le sempre più sofisticate macchine necessarie all’ottimizzazione delle centrali.
Il mito della sostenibilità è un grazioso prato verde che ricopre una discarica di scorie radioattive. Necessario così che la passeggiata serale del bravo cittadino non venga disturbata dalla vista della merda prodotta dal mondo in cui sopravvive. Se si vuole scavare fino in fondo per eliminare tutto ciò che c’è di nocivo in questo mondo, è anche necessario calpestare e deturpare quell’odioso prato verde e regolare che piace molto ai sostenitori di una normalità regolamentata, dei gendarmi della decrescita felice, dalla sostenibilità solo apparente.
Brulotti

Raccontami una storia

 

Quello che segue è un articolo reperito in rete in cui viene spiegato significato e funzione di un concetto solitamente chiamato storytelling aziendale, corporate storytelling o storytelling management. Purtroppo, nel corso del suo scaricamento, il testo è stato infettato da un virus che ne ha modificato qua e là alcuni vocaboli e passaggi. Poca cosa, sia chiaro, nulla di fondamentale. Confidiamo nell'intelligenza dei lettori, i quali saranno senz'altro in grado di capire comunque il senso del testo.
 
Il termine storytelling è formato da due parole inglesi: story e telling...
Brulotti

Ombre

In questa epoca di insignificanza generalizzata, ciò che non viene nominato non esiste. Addirittura ciò che viene surrogato dai media diviene verità incondizionata. In esso sta la grande potenza del linguaggio mediatico da circo: il fatto diventa propaganda perché la propaganda è il fatto nell'era tecnologica.

Le notizie volano veloci. Si susseguono costantemente, anche sui canali cosiddetti di controinformazione. La sofferenza sta nel non sapere più cogliere il significato. La riflessione, la quale abbisogna di tempo e spazio, perde di senso perché non c'è più tempo e non si trova più spazio per riflettere. Ormai, come nel mito, la suggestione ha preso il posto della riflessione.
Se ci fermiamo a riflettere su qualche fatto accaduto quest'anno, l'insignificanza assume la forma di una sibillina conferma.
Brulotti

Bulli e pupi

Chissà se a partire dal 2021 l'italica gioventù tornerà effettivamente a giurare fedeltà alla bandiera. A detta del Bullo degli Interni sarebbe un bene, perché «così almeno si impara un po' di educazione che i genitori non sono in grado di insegnare» e inoltre si contrasterebbero «i rigurgiti razzisti». Già, infatti a lui un anno di leva cosa ha insegnato?
«Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani; son colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati»
«Carrozze della metro solo per milanesi»
«Bisogna salvare chiunque in mezzo al mare, ma poi riportarlo indietro. Bisogna scaricarli sulle spiagge, con una bella pacca sulla spalla, un sacchetto di noccioline e un gelato»
«Se un figlio cresce con genitori o un genitore gay, parte da un gradino più sotto. Parte con un handicap»
«Quando saremo al governo polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le città. La nostra sarà una pulizia etnica controllata e finanziata»
Brulotti

Il fallimento della democrazia

Luigi Fabbri
 
Se per democrazia s'intende, come lo dice la parola stessa, governo dei più, vale a dire il potere affidato ai rappresentanti della maggioranza, — mai come in questo momento si potrebbe con ragione dire ch'essa ha fatto bancarotta, ha miserabilmente e fraudolentemente fallito.
È il sistema parlamentare ed elettorale che ha mostrato tutta la sua inanità e la insanabile corruzione che trascina seco: corruzione di uomini e sopratutto corruzione di partiti e d'idee.
Veramente non è la prima volta — come non sarà l'ultima — che il sistema rappresentativo tradisce le speranze dei pochi suoi sostenitori in buona fede.
Brulotti

Radici

Va di moda l’ostilità al multiculturalismo. Ogni giorno uomini politici e giornalisti denunciano quel che definiscono «il fallimento totale della società multiculturale». Per questo vogliono costringere i rifugiati e gli emigrati a “integrarsi” e ad interiorizzare «la lingua e la cultura italiana» (il governo ha anche pensato bene di diffondere uno spot televisivo che mostra quali stranieri siano ritenuti degni di vivere nel BelPaese: quelli che, mentre lavorano, canticchiano italiche melodie). Questi propositi sono ovviamente motivati dal razzismo di chi non è in grado di accettare l’Altro se non omologandolo. Ma ciò significa che, al nobile scopo di combattere il razzismo, dovremmo difendere il multiculturalismo?

Brulotti

Rompere il cerchio

La reclusione non appare paradossalmente in nessun luogo, relegata in un altrove invisibile tra la folla dei cuori addomesticati e dei cervelli anestetizzati, eppure è presente dappertutto. Nel senso di asfissia che afferra la gola ad ogni passo falso, come nella lunghissima catena di obblighi e sanzioni che si trascina come una palla al piede.
È dovunque vengano imposte le regole del gioco (e le leggi sono sempre regole imposte dall'autorità, cioè da coloro che esercitano il potere nella società) a scapito della libera associazione tra individui e della loro reciprocità.
Macchianera

Bouteldja, le sue «sorelle» e noi

Melusine
 
I Bianchi, gli Ebrei e Noi.
Verso una politica dell’amore rivoluzionario
Houria Bouteldja
Sensibili alle Foglie, Roma 2017
 
Le reazioni entusiastiche nonché critiche suscitate dall'ultimo libro di Houria Bouteldja hanno in gran parte ignorato le pagine che l'autrice dedica alle «donne indigene» e al ruolo che dovrebbero avere nella lotta antirazzista. Questo testo vorrebbe colmare tale lacuna, rifiutando l'ingiunzione alla fedeltà comunitaria e proponendo un antirazzismo risolutamente femminista.
Brulotti

Religione e schiavitù

Giuseppe Ferrari
 
L'autorità è il risultato della rivelazione soprannaturale. La tradizione, il libro sacro, la favola esprimono la volontà irresistibile degli Dei; bisogna obbedire, bisogna vegliare perché la legge sia osservata. Ecco il sacerdote. Avete trasportato la vostra ragione fuori di voi, in cielo; bisogna che altri ve l'imponga; vi siete perduto, bisogna che altri vi salvi; siete divenuto schiavo della vostra finzione, riconoscete la necessità di un padrone. Il sacerdote traccia la pianta della città, prescrive le preghiere, i digiuni, le macerazioni; dice se devesi combattere, se devesi chiedere la pace, se devesi aggiungere una corda alla lira; il sacerdote sarà ministro della vostra ragione. Nulla è lasciato al caso: gli Dei occupano l'intera natura, l'uomo non può vivere se non interpretando di continuo la legge occulta che governa gli elementi, non può credere a se stesso prima di aver consultato la sua finzione.
Brulotti

Una speranza nel declino della civiltà

Gilbert K. Chesterton
 
L'altro giorno stavo vagando trasognato in taxi. In cuor mio ero consapevole di essere in ritardo per un appuntamento; probabilmente il più sperduto dei giornali provinciali americani lo avrebbe definito un impegno complicato. E ricordo i bei vecchi tempi, quando si poteva andare da una parte all’altra di Londra più velocemente in taxi che a piedi. Seduto nel taxi mi sentivo un privilegiato, in quanto parte di un blocco consistente o di una colonia stabile di taxi, che restava immobile mentre alcuni poliziotti distanti cercavano di convogliare l'intero traffico di Londra attraverso qualche piccola fessura fra due barricate, che bloccavano la strada meglio delle barricate della rivoluzione.
Il ritardo non mi disturbava affatto, in quanto sono rilassato e conservatore per carattere. Piuttosto, mi faceva piacere immaginare che avremmo potuto rimanere lì per sempre, mentre la massa di taxi si trasformava a poco a poco in una massa di villette. Mi divertiva pensare che l’edera potesse crescere sulle ruote e arrampicarsi lungo i finestrini.
Brulotti

Abbasso la logica del lavoro

Wolfi Landstreicher
 
1. In mezzo ai non-morti
Poche persone, oggi, vivono per davvero. Pochissime sperimentano la vitalità del loro divenire nel presente. Qualcuna si allunga per agguantare l’energia del suo desiderio al fine di creare quel divenire... Le altre, invece, lavorano.
 
2. Sonnambulismo
Posso sognare un mondo in cui esseri unici percorrono la propria strada, ogni movimento, ogni passaggio per le strade, i giardini, qualcosa di selvatico, una danza, un gioco, un viaggio in un’avventura senza fine. Ma questo sogno diurno è smentito dalla realtà non appena la mia mente vagante viene scossa e fatta rientrare nel corpo barcollante, giusto in tempo per evitare di andare a sbattere in qualche altro sonnambulo distratto. Che mondo senza grazia e privo di gioia, il mondo del lavoro.
Intempestivi

Semplicità

 
Lei c'era alla manifestazione contro gli stranieri che si è tenuta pochi giorni fa a Chemnitz, in Germania. Il giornale che l'ha intervistata le ha assegnato un nome fittizio, Silvia Fascher. Non è un'estremista di destra e ci tiene a chiarirlo. Ha 64 anni e lavora in una ditta di pompe funebri. L'altro giorno è scesa in piazza con il figlio, assistente di anziani. Domenica 27 erano in 800, il giorno dopo in 2000. Accanto ai filonazisti, assieme ai filonazisti, anche lei sbraitava contro pochi ragazzi siriani. È la pancia, la pancia che urla, direbbe qualcuno; «non voglio che arrivino altri stranieri. Quando li guardo, mi domando perché le mie tasse vengano usate per loro. Vogliono solo diventare calciatori professionisti o cambiavalute, ma se devono lavorare un po' sodo si lamentano di avere il mal di schiena!».
Sebbene li consideri dei parassiti scansafatiche aspiranti emuli di Cristiano Ronaldo, Silvia Fascher dichiara di essere consapevole dei tragici motivi che spingono gli immigrati a lasciare il proprio paese. Ma non capisce perché la loro situazione dovrebbe essere più importante di quella dei milioni di tedeschi che vivono sotto la soglia di povertà. Ecco perché si dice furibonda contro il governo, che «non fa niente». Tra un anno lei andrà in pensione, ma non prenderà nulla, una miseria. 
Contropelo

Pronto, Pronto?

Per affrontare l'argomento complesso quanto sconsolante che viene spesso definito «perdita del linguaggio», forse potremmo partire da qualche esempio. Sebbene molto utilizzato, non sempre è il modo più onesto di procedere. Nello scegliere gli esempi, infatti, si può facilmente falsare il ragionamento o magari portare il lettore o l'interlocutore a conclusioni già preesistenti nella mente di chi scrive o parla. Partire dall'esempio, da ciò che comunemente viene chiamato «un fatto», sottolinea il più delle volte una deduzione logica che cammina su un solo piede: si sceglie il «fatto» per arrivare più facilmente ad una conclusione. Ma il ragionamento diventerebbe monco se un altro «fatto» venisse preso come punto di partenza. Da notare che le discussioni o i dialoghi girano spesso a vuoto proprio a causa di tali procedimenti: viene sollevato un fatto per «provare» una tesi, un altro viene sollevato per contestarla, e così via… Alla fine, la discussione ristagna perché non riesce ad andare oltre, verso un dialogo reciproco sulle idee, cosa ben diversa da un duello di fatti, sempre interpretabili e re-interpretabili a volontà, con l’ausilio delle acrobazie del linguaggio.

Intempestivi

Collegamenti

Un camion di una catena di supermercati fermo a pochi centimetri dal baratro — la voragine provocata dal crollo del ponte Morandi di Genova — col motore ancora acceso e i tergicristalli in funzione. Tutt'attorno, il panico, le urla, la morte, la desolazione. 
Non è solo l’immagine simbolo della tragedia appena avvenuta nel capoluogo ligure, in un certo senso è l’immagine simbolo di questa civiltà. Una civiltà fondata sul denaro e sulla sua circolazione. Tutt'attorno, il panico, le urla, la morte, la desolazione.
Tutto è collegato. Esseri umani che devono correre su e giù per procurarsi quel denaro necessario a procurarsi merci che devono essere trasportate su e giù. Esseri umani che non sono più nulla oltre un nome, ogni grandezza d’animo è bandita in loro e vengono sollecitati soltanto a possedere carte di credito e ad acquistare beni di consumo. Dall’altra parte, merci che non valgono nulla oltre un prezzo, ogni qualità è bandita in esse e vengono prodotte soltanto per ricavare un profitto e soddisfare bisogni spesso indotti. 
Brulotti

Staccare la spina!

È un’espressione entrata nel linguaggio comune, che può avere svariati significati. Può indicare l’interruzione dell’alimentazione di una macchina, come quando si spegne l’apparecchiatura che continua a mantenere artificialmente in vita chi è già considerato clinicamente morto. Analogamente, può indicare l’atto con cui si provoca la fine di qualcosa che è in profonda ed irreversibile crisi. Insomma, si stacca la spina ai malati terminali come ai governi senza consenso. Ma può anche indicare la cessazione di un lavoro particolarmente stressante, i cui ritmi serrati non permettono di dedicarsi a se stessi e la cui routine ci impedisce di vivere, concedendoci al massimo di funzionare. Si stacca la spina quando non si hanno più speranze: speranze di vita, di gioia, di dignità.

Quando non c’è più vita — vita reale, autentica, non un suo surrogato — c’è solo una cosa da fare: staccare la spina. Per morire definitivamente, forse. Ma anche e soprattutto per trovare il tempo e la possibilità di ricominciare a vivere.
Brulotti

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