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Per un boicottaggio dell’elezioni presidenziali in Francia

Dichiarazione del Comitato Internazionale della Quarta Internazionale
26 aprile 2002

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Il Comitato Internazionale della Quarta Internazionale lancia un appello ai lavoratori francesi, i giovani e gl’intellettuali a boicottare l’elezione del ballottaggio presidenziale del cinque Maggio che oppone il candidato neo-fascista del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, al presidente conservativo della Francia, Jacques Chirac.

La svolta elettorale di Le Pen nel primo turno di votazione ha svelato la continua profonda crisi della Quinta Repubblica francese. Un ordine politico che produce una scelta tra i due tali candidati ha perso ogni credibilità. Il proletariato deve rifiutare questa farsa antidemocratica e prepararsi a mobilitare la sua forza indipendente contro di chiunque vinca tra i due reazionari.

Perché il boicottaggio sia la risposta politica necessaria e corretta per la classe operaia al ballottaggio del 5 Maggio? Perché negherà la legittimità della frode elettorale e procurerà un modo per convertire la scontentezza di massa in una efficace azione politica.

Un’analisi del primo turno elettorale chiarisce che una vasta parte degli elettori francesi furono privati dei loro diritti elettorali al ballottaggio. Un terzo di tutti gli elettori eleggibili restarono a casa dal disgusto per tutti i candidati, mentre il 40 percento che hanno votato scelsero partiti che si definiscono di sinistra. Tra questi elettori, l’undici percento votarono per partiti identificati con la politica socialista rivoluzionaria. Eppure l’elettorato ha soltanto la scelta tra i due candidati di estrema destra, che all’insieme, hanno ricevuto il supporto di meno di un quarto degli stessi elettori.

Centinaia di migliaia di lavoratori e giovani francesi hanno preso alle strade per esprimere la loro opposizione alla politica anti-immigrante e anti-classe operaia della Fronte Nazionale di Le Pen, cosi come, il loro odio del sistema dell’ineguaglianza sociale e la corruzione politica che fece nascere questo reazionario movimento politico.

In più centinaia di migliaia di persone marceranno il primo maggio a Parigi. Questo giorno internazionale dell’unità operaia dovrebbe essere utilizzata per cominciare una vera campagna di opposizione di classe ai due candidati di reazione borghese attraverso un boicottaggio dell’elezione. Questa non è questione di una semplice astensione, ma di un proletariato che inizia a muoversi come una forza indipendente contro tali elementi—sia i fascisti sia i gollisti—che tentano di fare capro espiatorio degli immigranti e delle sezioni più oppresse della società.

La campagna allestita dal Partito Socialista, dal Partito Comunista, dai Verdi e dalle altre sezioni sinistre francesi per sostenere Chirac nel secondo turno è solo degno di disprezzo. Un voto a Chirac in nessun modo promuove la lotta contro di Le Pen, ma soltanto intensificherà il disorientamento politico che in primo luogo conferì il successo ai neo-fascisti all’elezione.

Il primo turno dell’elezione vide la più grossa percentuale di astensione non vista dal 1958, chiaramente rivelando l’alienazione delle masse enormi della popolazione per gli entrambi partiti—gollista e socialista—che hanno dominato la vita politica da decenni. Questi partiti dell’èlite dominante sono diventati in sostanza indistinguibili nella loro politica e sempre più incapaci di rispondere, o anche comprendere, lo stato d’animo delle masse.

In mancanza di qualsiasi alternativa indipendente dai partiti che hanno ricavato i loro voti dal proletariato, la Fronte Nazionale fu capace di intraprendere una campagna populista di destra, attraendo “il piccolo uomo” contro il monolitico “stabilimento” politico.

Come risultato, Le Pen raccolse il suo supporto non solamente dalla roccaforte tradizionale della Francia meridionale, ma anche dalle regioni della classe operaia del settentrione, dove hanno fornito tradizionalmente la base di supporto al Partito Comunista stalinista, in cui ha visto i suoi voti crollare da 2.6 milioni nel 1995 ad appena 960.000.

I pericoli posati dalla crescita di supporto per un partito neo-fascista in Francia non devono essere sottovalutati. Nel valutare l’importanza dei voti di Le Pen, in ogni modo, è critico comprendere che i risultati dell’elezione rivelano complessivamente una crisi di fiducia nell’organizzazione politica borghese.

“Il quaranta percento di quelli che votarono, hanno respinto i partiti del governo, raddoppiando il totale del 1988 e 1995,” rivelò Le Monde. “Se si aggiunge le astensioni, oggi tre su ogni cinque elettori hanno respinto i candidati capaci di condurre un governo. Solo questa cifra significa che oltre a ciò, il fallimento della sinistra, il successo dell’estrema destra e la fragilità della destra, si sta esprimendo un rifiuto fondamentale ed allarmante.”

I partiti politici e pubblici ufficiali che esigono voti per Chirac in nome di un “referendum contro Le Pen” oppure un “plebiscito per la democrazia”, stanno tentando di riaccendere la fiducia popolare nel sistema politico che è rifiutato da larghe sezioni del popolo francese. Da parte sua, Le Pen ha accolto la chiusura dei ranghi tra i socialisti e i gollisti, come prova della sua demagogia reazionaria.

Chirac si è avvolto nel tricolore (francese), proclamando che la sua vittoria sarà necessaria per “salvare l’onore della Francia.” È conveniente che un obiettivo dubbioso s’identificasse con l’elezione di un uomo il cui nome è sinonimo di corruzione e tangente.

Il presidente in carica ha rifiutato di dibattere Le Pen. “Affrontato con intolleranza ed avversione, nessun dibattito sarà possibile,” Chirac dichiarò alla manifestazione della sua prima campagna elettorale dalla votazione fin del 21 aprile. “Nel momento in cui in passato non ho accettato qualsiasi alleanza con il Fronte Nazionale... In futuro non accetterò un dibattito con il loro leader.”

Le Pen non ha nessuna difficoltà ad esporre questa ipocrisia. Egli ha rivelato che Chirac sollecitò proprio tale alleanza nel 1988, poco dopo il leader del Fronte Nazionale fece la sua osservazione infame a proposito delle camere a gas naziste paragonandole ad “un piccolo particolare di storia.” Come risultato di questo patto, il leader del Fronte Nazionale incoraggiò i suoi elettori a votare il secondo ballottaggio per il gollista RPR.

Chirac possiede altri motivi per evitare un dibattito con Le Pen. Come tutto il resto della destra francese, egli ha i suoi occhi puntati sulle elezioni parlamentari che si svolgeranno in giugno. La sua preoccupazione principale non è di sconfiggere Le Pen, ma di unificare i partiti di destra per ottenere una maggioranza parlamentare. A questo scopo lui ha stabilito un nuovo fronte politico, l’Unione per una Maggioranza Presidenziale (UMP), che garantisce un’alleanza della destra e centrodestra.

Chirac non ha alcuna differenza di principi politici con Le Pen. Chirac sta attento a lasciare la porta aperta in futuro per collaborare con i neo-fascisti.

L’intero montaggio elettorale è diventato una soffocazione politica alle masse, offrendo al proletariato nessun mezzo per esprimere il loro malcontento sociale. I così detti partiti di sinistra—Socialisti e Comunisti—sostengono la più gran responsabilità per questa situazione. Offrendosi come i migliori amministratori dello stato e dell’economia capitalista, hanno presieduto sulla distruzione dei servizi sociali, sulla privatizzazione dell’industria e sugli attacchi ai diritti democratici.

L’esposizione nauseante della codardia politica del Primo Ministro del Partito Socialista e candidato presidenziale, Lionel Jospin, che annunciò la sua dimissione entro le ore del dèbâcle elettorale del suo partito, esemplifica il fallimento della “sinistra” ufficiale. La prostrazione di Jospin a Le Pen lo definisce come un erede politico del leader Edouard Daladier del Partito Radicale francese, che si dimise dopo una rivolta fascista del Febbraio 1934, che poi spianò la strada alla presa di potere fascista nel maggio-giugno 1940.

Un boicottaggio è necessario per iniziare la chiarificazione politica della classe operaia e controbattere il disorientamento creato dalla slealtà dei partiti socialisti e comunisti. Il proletariato, gli studenti e gli intellettuali che si stanno consumando dalla rabbia sui risultati dell’elezione non si devono lasciare in isolamento, o anche peggio, accerchiarsi nell’aiutare ad eleggere un governo devoto ad attaccare la classe operaia. Una politica attiva è richiesta per includere un organizzazione di riunioni, promovendo un boicottaggio, manifestazioni e scioperi politici.

Quelli che sostengono che un voto a Chirac sia l’unica via per sconfiggere il Fronte Nazionale, semplicemente rivelano la loro paralisi e il pessimismo. Uno stabilimento politico che considera tale personaggio come il campione della democrazia mette in mostra soltanto la sua vera decrepitezza.

Una presidenza di Chirac, con una maggioranza di destra in parlamento, è chiaramente il risultato preferibile dalle maggiori sezioni influenti della borghesia francese. Tale governo porterà a termine una gran parte della loro agenda politica promossa dal Fronte Nazionale, i cui motti pubblicitari elettorali di anti-immigrante e di legge-e-ordine, furono ripetuti in gran misura dai gollisti nella campagna elettorale.

Una sostanziosa sezione dell’elettorato, circa l’undici percento, votò per organizzazioni che si proclamano trotskisti e affermano di promuovere una politica rivoluzionaria. Questi partiti e i loro candidati—Arlette Laguiller del Lutte Ouvrière, Oliver Besancenot della Ligue Communiste Révolutionnaire, e Daniel Gluckstein del Parti des Travailleurs—hanno adesso la responsabilità di assumersi la richiesta dell’elettorato e condurre seriamente una campagna per il boicottaggio.

Il responso iniziale di Laguiller, in ogni caso, fu completamente passivo. Nella sua più recente dichiarazione, fece notare che non vorrebbe “chiedere l’astensione nel secondo turno dell’elezione presidenziale” ed aggiunse che vorrebbe incoraggiare i lavoratori di non votare per Le Pen, mentre si rifiuta di unirsi con l’alleanza che punta i voti per Chirac.

Questo è un pretesto, non è una politica orientata a combattere la destra. Laguiller lascia il proletariato incerto di cosa dovrebbe fare successivamente. La formula di Laguiller è di lasciar decidere l’elettore stesso, ed implicitamente lo incoraggia a votare per Chirac.

Una politica attiva, sotto forma di un boicottaggio organizzato, è necessaria per unire il proletariato ed aprire una nuova via di lotta che veramente contribuirà alla costruzione di un movimento indipendente di massa socialista.

La classe operaia francese non può trovare una via d’uscita dalla crisi politica basandosi in un programma nazionale francese. L’alternativa proposta dai partiti socialisti e comunisti—uno stato assistenziale burocratizzato senza assistenza sociale—non rappresenta per niente un’alternativa.

Contro lo sciovinismo nazionale, la xenofobia e il protezionismo promossi da Le Pen—ripetuto dalle larghe sezioni della così detta sinistra—a classe operaia deve avanzare il suo programma internazionale per unire le lotte dei lavoratori in tutta l’Europa, in difesa dei tenori di vita e dei diritti democratici. L’alternativa per i lavoratori al Singolo Mercato Europeo delle imprese transnazionali, è la lotta per gli Stati Uniti Socialista dell’Europa.