Contropelo

Cazzari

«Ho scordato la mia razza. Ho lasciato un Paese in fiamme. Ho scritto l'Odissea. Ho sfidato Amleto in duello. Ho sbancato la Borsa di Tokyo. Ho esplorato pianeti lontani ed ho conquistato Silicon Valley. Ho cancellato il debito del Terzo Mondo. Ho diretto una multinazionale. Sono sceso in piazza a Seattle. Mi sono innamorato di una immigrata clandestina. Sono tornato bambino per cominciare daccapo. Ho fatto un film dove vincono gli indiani. Ho combattuto con i Maori, e nel nemico ho visto me stesso. Ho costruito imperi tecnologici. Ho visto me stesso in migliaia di mondi. E più cose ho visto, più cose sono diventato. Sono diventato milioni di persone che sono Internet assieme a me».
 
Sono trascorsi quasi vent'anni da quando queste parole uscivano in continuazione da tutti gli schermi del paese. L'alba del nuovo millennio aveva trovato il suo mantra. Il tono secco, declamativo, ipnotico — vi rammenta qualcosa? — accompagnava un alternarsi di immagini (un santone, un poliziotto, un uomo d'affari, un astronauta, un pastore).
Brulotti

Immaginari

In un mondo in ristrutturazione permanente, dove le guerre ritornano a bussare alle porte dell'Europa mentre le maglie della rete dello sfruttamento e del controllo si stringono all'interno delle frontiere; dove le tecnologie avanzate penetrano i nostri geni e mappano il nostro cervello mentre le devastazioni dell'ambiente lo rendono una catastrofe permanente; dove emozioni e sentimenti, sogni e linguaggio sono sempre più mediati da protesi algoritmiche, nulla è più certo. Il nostro grado di spossessamento è diventato tale che in ogni momento il potere dispone di enormi possibilità in tutti gli ambiti della vita, per rimandarci alla nostra miseria di nudi soggetti. Tagliare tutto è allora il minimo che possiamo fare, se vogliamo strappare tempo e spazio al dominio per sperimentare la libertà.

In questo mondo senza più sicurezze, facendo un passo indietro, ci resta tuttavia una piccola certezza, assoluta e contingente: cioè che abbiamo una sola vita, e che un giorno moriremo tutti. Un'unica certezza quindi, che in questo turbinio non dà speranze né consolazione, ma una strana indicazione.
Contropelo

Il Sole e gli avvoltoi

Che la «vita urgente» di certi anarchici finisca col diventare l'investimento prorogabile di certi autoritari, per lo più scrittori, non è purtroppo una novità. Finché sono in vita, i primi possono e sanno difendersi da soli dai secondi. Ma dopo la loro morte, quando attorno alle loro spoglie inizieranno a volteggiare gli avvoltoi, chi mai li difenderà? Chi, se non i loro stessi compagni?
Martín Caparrós è l'avvoltoio che da anni banchetta sui resti di Soledad Rosas ed Edoardo Massari, i due anarchici suicidati dallo Stato italiano nel 1998. Sulla loro vicenda ha scritto un libro, pubblicato in Argentina nel 2003. Da questo libro l'industria cinematografica ha deciso di trarre un film, la cui regia è stata affidata niente meno che alla figlia del presidente della Repubblica argentina. Ma le riprese del film stanno subendo notevoli ritardi. Alla vista degli avvoltoi, c'è sempre qualcuno che mette mano ai sassi. Ora, in occasione del ventennale di quella tragedia, questo libro conosce anche la prima edizione italiana, per i tipi dell'Einaudi. Ed i sassi continuano a volare.
Cosa che non può che farci piacere, giacché certe memorie vanno coltivate. Ma coltivate fino in fondo, senza lasciare qualche scheletro scomodo in fondo all’armadio. Fra lo stormo di avvoltoi, non è sufficiente prendere di mira l'esemplare più grosso e appariscente. Bisogna puntare anche su quelli minori che lo accompagnano e lo aiutano nel suo necrofilo affare. Se nel presente si tratta di troupe cinematografiche ed editori, nel passato si è trattato di anarchici. Perché all'epoca Caparrós non si era affatto infiltrato fra gli anarchici, sfruttando la loro buona fede per carpire materiale riservato. No, da alcuni è stato accompagnato ed aiutato, in piena consapevolezza, per calcolo politico. E da questi alcuni, che hanno accarezzato per lungo tempo l'idea di pubblicare loro stessi questo infame libro, è stato difeso.
Per farla finita con le comode rimozioni e le nauseabonde ipocrisie, ripubblichiamo quindi un testo collettivo redatto all’inizio di dicembre del 2003.
Brulotti

La foresta degli espropriatori

Penelope Rosemont
 
Un allegro bandito è in agguato dietro ad ogni albero della ridente foresta di guanti verdi, il riparo scelto per la fratellanza dei fuorilegge. Ma questo rigoglioso paradiso per trasgressori della legge ed amanti dimostra d’essere solo un impenetrabile labirinto per le forze della legge e dell’ordine.
Robin Hood e la sua banda conducono una vita di avventure, humour e amore — una vita libera dalle costrizioni della miseria quotidiana, libera soprattutto dalla necessità del lavoro. Molti studiosi dubitano che Robin Hood sia mai esistito, altri ritengono che, se davvero fosse «mai esistito» un personaggio simile, dev’essere vissuto verso il 1190. Quello che non può essere messo in dubbio è che, allora come oggi, i ricchi derubavano i poveri per diventare loro sempre più ricchi e rendere i poveri sempre più poveri. Robin Hood, il «principe dei banditi», fece del suo meglio per sistemare un po’ i conti — e farlo fu per lui un piacere.
Brulotti

«Voglio la mia tomba...»

Questi versi sono attribuiti a Ramón Vila Capdevila detto Caracremada (1908-1963), l'ultimo partigiano anarchico spagnolo. Dopo aver partecipato alla rivoluzione del 1936, dopo aver preso parte in Francia alla Resistenza contro il nazismo, Caracremada fece ritorno in Spagna per combattere contro il fascismo del generale Franco. Rinnegato dai burocrati della CNT, che lo definivano «bandito», Caracremada morirà in un conflitto a fuoco con la Guardia Civil dopo una lunga serie di sabotaggi contro i tralicci dell'alta tensione (l'ultimo dei quali compiuto cinque giorni prima della sua morte, avvenuta il 7 agosto 1963).

Contropelo

Ciò che non ha prezzo

Annie Le Brun
 
È giunto il tempo in cui le catastrofi umane si aggiungono alle catastrofi naturali nella cancellazione di ogni orizzonte. E la prima conseguenza di questo catastrofico raddoppio è che, col pretesto di circoscriverne i danni reali e simbolici, si tralascia di guardare oltre e di vedere verso quale abisso stiamo avanzando con sempre maggiore certezza.
Ulteriore esempio che tutto è collegato, anche se l'attuale precipitare di avvenimenti rende sempre più indistinguibili gli effetti dalle cause. Il che va di pari passo con l'aggravarsi di quella «troppa realtà» che evocavo già diciotto anni fa, come conseguenza di una mercificazione delirante, inseparabile dallo sviluppo informatico...
Fuoriporta

Qui giace un cadavere

 
Dopo anni di lotta, lo Stato francese ha ufficialmente annunciato il 17 gennaio 2018 l'abbandono del progetto di costruire un nuovo aeroporto sul sito di Notre-Dame-des-Landes, a favore dell'espansione di quello già esistente alla periferia di Nantes. Alla fine si vedrà tutta la portata del famoso «e del suo mondo», brandito come un totem rassicurante e quasi auto-operante all'interno della lotta, affinché la questione non si riduca alla mera difesa di un territorio in pericolo, ma alimenti una critica contro tutto ciò che permette a questo genere di nocività di esistere.
Gli occupanti continueranno la loro battaglia prolungandola al nuovo allargamento designato, in nome del Né qui né altrove?
Brulotti

Monologhi infernali machiavellici

Maurice Joly
 
Il mio solo crimine è stato quello di dire la verità a re e a popoli; non la verità morale, ma quella politica; non la verità nuda e cruda, ma quella per come si presenta e sempre si presenterà. Non sono io ad aver fondato la dottrina del Machiavellismo ma l’animo umano.
Il Machiavellismo mi ha preceduto.
Ecco come formulo il mio sistema, e dubito che possiate scardinarlo, poiché è fatto solo di deduzioni di fatti morali e politici dalla verità eterna: il cattivo istinto nell’uomo prevale su quello buono.
L’uomo è più portato al male che al bene; paura e forza hanno su di lui più imperio della ragione.
Brulotti

Senza giri di parole

Inutile negare o distogliere lo sguardo: ad ogni sussulto di lucidità, abbiamo l'impressione di vivere un'epoca in cui regna il realismo cinico e la disillusione. Un'epoca in cui i rapporti sono sempre più mediati dalla tecnologia, che porta alla perdita del significato e a credere che non si possa far nulla per cambiare. Un'epoca di spossessamento generalizzato e di apatia collettiva, dove ben poche cose si oppongono al dominio del denaro, allo sfruttamento e alla mercificazione di ogni elemento del globo, di ogni lembo di vita, fino al più intimo, alla devastazione e all'avvelenamento della terra, alla crescente influenza delle polizie e degli eserciti sulle nostre vite. Per i ricchi, i padroni e gli uomini di Stato, gli affari prosperano, mentre una parte degli sfruttati, non credendo più alle favole della democrazia e del progresso, sembra essere attirata dalla peste nazionalista, dai dogmi identitari e dalle camicie di forza religiose, fomentando l'esclusione e un ritorno ai valori tradizionali.

Intempestivi

La miserabile umanità

Apatride
 
Le immagini dei bambini nelle gabbie al confine fra il Texas e il Messico gridano vendetta. Ancora di più, l’irrisione della polizia nei confronti dei pianti delle piccole incarcerate nei giorni in cui, in un ghetto di Pittsburgh, viene ucciso dagli sbirri l’ennesimo afroamericano.
In Italia la Trump-opinione – perché di pensiero non si può parlare, dato che necessita di cervello e sensibilità – si incarna nei vari Salvini, Toninelli e Di Maio (e prima nei Renzi, Gentiloni e Grasso). La politica della chiusura delle frontiere semina la vigliaccheria più popolare. 
Intempestivi

Cervi volanti

«Non aver paura delle difficoltà che incontri; ricorda che l'aquilone 
si alza sempre con il vento contrario, mai con quello a favore»
 
C'è una guerra in corso a 2.250 chilometri da qui. Una guerra combattuta ad armi impari. Da un lato, uno degli eserciti più temibili del mondo, in possesso delle armi da guerra più moderne e sofisticate; dall'altro, i sopravvissuti di una popolazione stremata da una lunga occupazione. Da un lato, uno Stato ricco, potente, con una industria florida. Dall'altro, un magma di organizzazioni, bande, gruppi. Professionisti militari da una parte, straccioni guerriglieri dall'altra. I primi massacrano, i secondi resistono. 
Brulotti

L'unità è tirannia

Federico Urales
 

Tutte le armi s'impiegano in favore dell'ideale. Secondo le sue condizioni psichiche, fisiche, intellettuali, difende il combattente la sua dottrina: colla parola o col fatto, colla persuasione o colla forza, colla simpatia o col disprezzo, coll'amore o coll'odio.

Voler rendere uguali i modi di procedere è cosa tanto difficile come il voler rendere uguali i temperamenti e le facoltà. Se la generalizzazione fosse possibile, sarebbe pure possibile dipinger quadri di un solo colore; comporre sinfonie con una sola nota, educare gli uomini ad un solo gusto.

Dal contrasto risulta l'armonia; dalla varietà delle tinte la bellezza dell'insieme.

Brulotti

«Quanto rende?»

Edward Carpenter
 
Confesso che, occupandomi ultimamente di una mia piccola azienda agricola, rimasi molto sconcertato, o per dir meglio annoiato per l'insistenza con la quale (e ciò fin dai primi tempi, quando avevo intrapreso i lavori da soli due o tre mesi) mi si rivolgeva la domanda che è in principio di questo articolo.
E non soltanto le mie sorelle e i cugini e lo zie, ma i parenti lontani ed anche i semplici conoscenti, dopo aver udito poche parole sul mio nuovo commercio, mi opprimevano con questa domanda: quanto rende? 
Contropelo

Che giri il vento!

 

«L’eolico industriale non è altro che la prosecuzione della società industriale con altri mezzi. In altre parole, una critica pertinente dell'elettricità e dell'energia in generale non può che essere la critica di una società per la quale la produzione di massa di energia è una necessità vitale. Il resto è solo un'illusione: un'approvazione mascherata della situazione attuale, che contribuisce a mantenere nei suoi aspetti essenziali»
Le vent nous porte sur le système, 2009
 
Una notte di tempesta. Le scariche elettriche illuminano il cielo mentre i fulmini sembrano annunciare la fine del mondo. Se non è arrivata il 1° giugno 2018 a Marsanne (Drôme), quella notte è comunque successo qualcosa, o meglio due cose, che hanno finito per incontrare un destino insperato: due turbine eoliche sono state attaccate. Una si è incendiata completamente, la seconda è rimasta danneggiata. Le pandora indispettite e il gruppo RES non hanno potuto che constatare le tracce di effrazione sulle due porte di accesso alle colonne giganti, su cui sono appollaiate la turbina e le ali di questi mostri industriali di energia rinnovabile. Due in meno, tra le migliaia impiantate in Francia nel corso dell'ultimo decennio. O meglio tre, se contiamo l’incendio di quella dell'altopiano di Aumelas, non lontano da Saint-Pargoire (Hérault), quattro giorni dopo, per una di quelle coincidenze temporali che a volte fa la cosa giusta.
Contropelo

Meglio streghe che strateghe

A quanto pare il femminismo militante sta tornando in auge. Sulla carta, perlomeno. Fosse avvenuto alcuni anni fa, avrebbe magari fatto da profilassi o almeno da antidoto a quella putredine di movimento che ci ha avvelenato prima con un opuscolo contro l'aborto (scritto da una donna e pubblicato da una casa editrice anarchica) e poi con uno stupro di gruppo (all'interno di una sede antifascista), secrezioni che hanno conosciuto entrambe l'indifferenza attiva di più kompagni e kompagne.
Comparendo solo oggi, si limita per ora a lasciar intendere di fare domani ciò che non si è stati in grado di fare ieri. Quando l’intenzione è buona, la coscienza è salva.
Ma l’intenzione, è davvero buona? Me lo domando. Ho davanti agli occhi...
Brulotti

Un suggerimento

Le chiacchiere rendono ciechi. Fanno saltare gli ultimi ponti che ancora rimangono tra il pensiero e l'azione. A forza di essere sommersi da fiumi di parole, a forza di girare in tondo, tutto sommato per non dire nulla, a forza di partecipare con entusiasmo al crescendo di parole vuote, anche le cose più semplici finiscono col diventare grandi enigmi come l'origine del mondo o il senso della vita.


Prendiamo ad esempio una miniera nell’Ariège, nel sud della Francia, che lo Stato ed uno sfruttatore vogliono riaprire. Non una miniera qualsiasi, sarebbe troppo semplice: no, una miniera di tungsteno, quel metallo tanto ambito dall'industria d’armi ed aeronautica. Un metallo i cui giacimenti sono piuttosto rari ed il cui prezzo sul mercato non smette di salire. Un metallo molto più duro del piombo, e che perciò figura in alto nella lista dei componenti di munizioni e di bombe perforanti. Che lo sfruttamento di una miniera di tungsteno, come del resto di qualsiasi altra miniera, comporti la devastazione del territorio, un inquinamento che favorisce terribili malattie e perfino il logorio calcolato della salute dei minori, questo è ovvio, malgrado le forti dosi di neolingua a base di «tecnologia verde», di «nucleare pulito», di «sviluppo sostenibile» ed  altri «oggetti intelligenti» che possono illustrarci tutti i suoi promotori.
Brulotti

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