During his first ever Miami visit, we had the pleasure of spending the day with the one and only Aaron James Draplin, creator of DDC, Field Notes, and all-around awesome guy. We invited Aaron to share some stories, talk about his work, his evolution as a Designer, his inspiration, and of course, his Miami experience. Special thanks to Aaron, Leigh, and to our great friends at Real Thread for their support and sponsorship! You guys rock!! www.draplin.com www.fieldnotesbrand.com www.RealThread.com Follow MIA Sessions for more details and news! Facebook: facebook.com/SessionsMIA Twitter: twitter.com/MIA_Sessions Instagram: instagram.com/MIA_Sessions

• published: 16 Jun 2014
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Two-BrownGirls in association with Papadam productions present an exclusive Bangle Banger interview. Music: Santigold "Lights Out", Himanshu "Coca Cola Freestyle, M.I.A "Sunshowers."

• published: 08 Jun 2014
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TRADUZIONE ITA - Tom Interview SP333 T: Questa è la nuova versione di un lavoro precedente e quello che mi interessa è prendere in esame il cosiddetto deep web,che è un concetto abbastanza relativo ma si può dire che inglobi ciò che esiste online ma che non compare nei motori di ricerca. Questo accade per diverse ragioni: per esempio perchè è in un formato che non viene letto facilmente dalle macchine, come flash o PDF, o non ha un ranking sufficientemente elevato, o è protetto da una password. E c’è una duplice ragione per cui trovo questo interessante dal punto di vista artistico. Da un lato c’è ovviamente un’istanza politica, in quanto il modo in cui ci vengono presentate le informazioni è pesantemente mediato attraverso un numero limitatissimo di fonti. Questo è chiaro a tutti, quando una fonte ha un ranking elevato su Google diventa la fonte primaria d’informazione, e questo non è un bene, anche perchè esiste un’intera industria che si occupa dell’ottimizzazione dei motori di ricerca, cioè di come posizionare il tuo sito il più alto possibile su Google. E ci sono diversi progetti artistici sulla questione e notevole interesse politico. Pesonalmente sono più interessato al secondo aspetto, che cerca di vedere il web come un territorio, nella sua spazialità. Possiamo pensare al web come dotato di diversi strati, di cui i motori di ricerca prendono in considerazione solo una piccola parte. Quindi possiamo pensare ad una pratica di tipo archeologico, uno scavo a diversi livelli, un approccio simile a quello della cosiddetta media archeology, che è in sostanza un modo alternativo di prendere in esame la storia della cultura, ponendo l’attenzione sulle sue componenti più fisiche, materiali. Ci sono delle esperienze precedenti vicine a questo tipo di approccio, per esempio l’artista Lisa Jevbratt che sul finire degli anni ’90 faceva dei lavori sulle mappature del web, cercando di visualizzare la rete in modi diversi. Quello che sto facendo al momento è prendere in esame una serie di indirizzi internet e nomi di websites e ho notato quanto sia interessante il modo in cui vengono organizzati in quanto si evidenzia come ci sia un’autorità centrale che decide cosa va e dove, stabilendo una gerarchia. Infatti il modo in cui la rete è organizzata è fortemente gerarchico: c’è un organismo che si occupa di dividere gli spazi del web e che ha sede negli USA, e dice “ok, l’Africa puoi avere questo, e un’altra parte del mondo può avere questo, e alcune parti sono destinate a questo, altre parti a quello...e io mi diletto con queste cose. Infatti sono un programmatore ma non un programmatore particolarmente bravo, il background non ha a che fare con questo, ma mi diverto a rimescolare e setacciare questa roba. é stata una spiegazione abbastanza lunga! D: Cosa vedi nel tuo futuro? T: Come vedo il mio futuro? Questo richiede un’altra lunga risposta. La mia ricerca ha sempre a che fare con la tecnologia e i dati, e mi sono occupato di realizzare lavori di data visualisation, infographic, ma sono diventato molto critico su questo tipo di pratica di lavoro, perchè, per quanto interessantissima e portatrice di un grande potenziale in termini di condivisione della conoscenza, penso che le manchi un linguaggio critico che la accompagni sia perchè è un settore abbastanza recente, sia perchè tradizionalmente viene fuori dalle scienze applicate, la biochimica e cose del genere, cioè modi di osservare i fenomeni attraverso diverse configurazioni di dati, ma è relativamente nuovo come fenomeno artistico in sè, anche se ha già ricevuto notevole attenzione mediatica. Inoltre sono uno studente di dottorato e la mia ricerca si basa sul ridurre e sezionare data visualisation in unità per cercare di sviluppare una posizione maggiormente critica e sfumata del fenomeno, e lo sto facendo realizzando dei lavori molto piccoli che si limitano ad una singola azione, affrontando una questione chiave alla volta. Negli ultimi due anni ho realizzato circa 5 lavori in questo modo, e ciò che vorrei realizzare adesso è qualcosa di più complesso che affronti la questione nel suo insieme. Questo è ciò che vorrei fare ma è un progetto ambizioso perchè si tratta di qualcosa di facilmente criticabile mentre essere costruttivi è più difficile. D: E cosa puoi dirci del lavoro che stai elaborando qui? T: Rientra nell’ambito di questo discorso sulla spazialità e si tratta di una proiezione (o uno schermo), e ciò che mi interessa riguarda il modo in cui siamo soliti concepire gli schermi, come un singolo oggetto che reca un singolo messaggio per volta. Invece ho trovato interessante considerare lo schermo come composto da una miriade di piccoli schermi. Quindi se hai uno schermo, puoi pensarlo come uno schermo oppure come un assemblaggio di microscopici schermi individuali. uno dei miei lavori precedenti trasformava ogni singolo pixel in un lampo di luce secondo il codice Morse, ci

• published: 08 Jun 2012
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