Brulotti

«Solo nel fuoco si semina il fuoco»

 

«Là nel suo deserto traboccano di semi
meravigliosi i panieri di stelle
e va tranquillo in tutta la statura
tra i solchi il Seminatore
di lacrime ispirate e pentimento:
solo nel fuoco si semina il fuoco
e si sfogliano i libri senza mani
e non si accendono lumi sulle righe,
ma il tuo si spreme, o notte, il tuo, che noi
amiamo, luminoso grappolo».
Ol’ga A. Sedakova
 
 
Noi non sappiamo se a Pessina Cremonese ci sia qualche appassionato della poesia teologica russa contemporanea. In compenso sappiamo cosa c’era...
Brulotti

Casacche

Henry Martin

Non è raro il caso di trovare fra noi anarchici individui che cambiano idea come si cambia la camicia. Oggi anarchici, domani socialisti, o, magari, anarchici... parlamentaristi, ecc. Sono anfibi che agiscono e pensano — o fingono di pensare — mossi da interessi personali e da ambizioni; e cambiano casacca quando intorno la loro nullità non raccatta che indifferenza o ridicolo o disprezzo.


Cotesti individui non sono stati mai anarchici che di nome, ed alla prima occcasione in cui l'interesse e l'ambizione non trovano cibo adeguato fra l'ammirazione e la generosità dei compagni, od altrove trovano tornaconti e comodità insperate, appaiono quello che nel loro intimo sono sempre stati: anfibi.

Contropelo

Dell'irregolarità: fra analisi e desiderio

Black Mamba
 
«Non il semplice amore per una persona, ma l'istinto animale, il desiderio indifferenziato, nudo e crudo. 
Era questa la forza che avrebbe mandato il Partito in pezzi» 
George Orwell, 1984
 
Spesso quando sentiamo la calma regnare, ci si dà un gran da fare per cercare di imbastire l’analisi della situazione. Si entra in quell’ordine del discorso che recita: manca l’analisi della realtà, manca studiare quello che succede intorno a noi. E chi non sarebbe d’accordo con questo principio? Per attaccare un mondo che ci inorridisce, sapere cosa crea il disgusto è questione alquanto saggia. Già, la saggezza, che fa rima con la stantia autorevolezza: eterna nemica storica di ogni salto nel vuoto, del gusto dell’ignoto, dell’assaporare la possibilità di andare al di là del muro di cinta della rassegnazione.
Gli autorevoli saggi, dandosi in modo accademico al post (post-industriale, post-modernità, post-capitalismo, ecc...) del tutto, cercano di trovare il punto centrale di questa esistenza priva di senso.
Miraggi

Lo sguardo dell'assente

Benjamin Fondane
 
l'uccello è preceduto dal suo sonno futuro
lo sguardo dell'assente dimenticato nell'anello
il fuoco delle vetrine consuma il tempo
e questa scoperta del niente così lenta oh
radici conosco i vostri appetiti radici
quale tenebra vi occorre per deporre un diamante
l'ora è piena di buchi
le stelle sono il passato oscuro dei diamanti
le donne hanno la testa mozzata nel cuore degli uomini
Brulotti

Bestia da soma e da voto!

Bert Lione
 
Cittadino elettore — t'han chiamato gli altri. E del titolo onorifico tu vai superbo.
Io non t'alliscio, io ti insulto oggi. Io non debbo accaparrarmi le tue simpatie, i tuoi suffragi, i tuoi applausi: non voglio il tuo applauso oggi. Io voglio da te l'odio e la vendetta, non l'entusiasmo flaccido e parolaio.
Ti caricarono sul dorso erculeo il fardello pesante di mille fatiche. Tu curvasti silenzioso la schiena e t'incamminasti lungo il calvario doloroso senza un lamento. I veggenti, i coscienti ti chiamarono bestia da soma.
Un giorno stanco delle tue fatiche, delle tue miserie, dei tuoi dolori, insorgesti. Credesti di vincere perché fosti chiamato libero cittadino della libera nazione. Poi ti diedero anche di più, spontaneamente. Ti diedero il voto.
Brulotti

Senza riguardi

 

Quando ci si trova in mezzo al nulla e si è allo stremo delle forze, privi di ogni mezzo e lontani da ogni riparo, non si può avere timore della tempesta che si avvicina. Anche quando si profila spaventosa davanti ai nostri occhi, con i suoi fulmini micidiali, con i suoi vortici che sollevano ogni cosa scaraventandola lontano, anche quando si è consapevoli che si potrebbe restarne vittime, essa rimane la sola possibilità di scongiurare una sorte già segnata altrimenti tragica. Solo la tempesta può mutare radicalmente l'orizzonte che abbiamo di fronte, solo essa può travolgere ogni cosa rimettendola in discussione. Dopo il suo passaggio, tutto ridiventa possibile. Vana illusione o ipotesi concreta? Comunque sia, alla tempesta si può solo andare incontro. Con un brivido di angoscia e una speranza nel cuore.
Tale è apparsa in passato e appare ancora a molti la guerra civile. Con ciò non si intende ricorrere a quel travisamento retorico utilizzato da storici, docenti o giornalisti per esorcizzare la minaccia sovversiva. Quando devono occuparsi degli avvenimenti in Spagna nel 1936-37 o in Italia dopo il 1945, ad esempio, costoro amano parlare di guerra civile. Come se quei conflitti fossero il frutto di odi arcaici, di privati rancori, di irragionevoli istinti, e non lo scontro fra visioni del mondo e della vita irriducibilmente contrapposte.
Fuoriporta

Rubicone

Un altro Rubicone è stato attraversato. Ciò che malauguratamente era prevedibile non ha tardato a realizzarsi, favorito da un disgustoso giochino diplomatico avviato dagli Stati Uniti. In seguito al loro annuncio di voler costituire un esercito regolare di stanza lungo il confine turco-siriano – arruolando una parte significativa di combattenti curdi dell'YPG nel nord della Siria –, il regime di Ankara ha lanciato il 19 gennaio una offensiva militare contro l'enclave di Afrin tenuta da questi ultimi.

Ovviamente, questa offensiva era stata preparata da tempo, come dimostra ad esempio l'integrazione di molti gruppi armati islamisti a fianco dei soldati turchi (membri della NATO), un'integrazione che non avviene in pochi giorni. È difficile credere che le diverse potenze presenti
nel conflitto siriano, specialmente la Russia che controlla i cieli, non ne fossero al corrente. Ad ogni modo, sono stati esplicitamente fatti taciti accordi, l'aviazione turca ha bombardato a proprio piacimento le posizioni dell'YPG ed i villaggi attorno ad Afrin, così come la città stessa. Ancora una volta nella storia, la popolazione curda – e non solo – fa le spese di un terribile gioco internazionale.

Il fatto che noi non abbiamo aderito agli elogi della «rivoluzione in Rojava», intessuti da quasi tutta la sinistra e da una parte considerevole di anarchici, deriva da molte ragioni.
Macchianera

La Macchina in noi

George Orwell
Noi
Evgenij Ivanovič Zamjatin
Voland, Roma 2013
 
Molti anni dopo averne sentito parlare, ho finalmente avuto tra le mani una copia di Noi di Zamjatin, una curiosità letteraria in quest'epoca di roghi di libri. Consultando Twenty-Five Years of Soviet Russian Literature di Gleb Struve, ho scoperto la sua storia: 

Zamjatin, morto a Parigi nel 1937, era un romanziere e critico russo che ha pubblicato un certo numero di opere sia prima che dopo la rivoluzione. Noi è stato scritto intorno al 1923 e, sebbene non si riferisca alla Russia, e non abbia nemmeno alcun legame diretto con la politica contemporanea — si tratta di un romanzo di fantasia ambientato nel ventiseiesimo secolo dopo Cristo — la sua pubblicazione è stata vietata perché ritenuto ideologicamente indesiderabile. Una copia del manoscritto ha potuto uscire dal paese e il libro è apparso tradotto in inglese, francese e ceco, mai in russo. La traduzione inglese è stata pubblicata negli Stati Uniti e non sono mai riuscito a procurarmene una copia; ma siccome il libro è disponibile nella sua versione francese, alla fine sono stato in grado di farmelo prestare.
Brulotti

Scintille, ancora?

 

È passato quasi un anno da quando un fatto apparentemente insignificante è stato la scintilla che ha infiammato la protesta contro Tap, facendola uscire da quella simbolica che era stata fino a quel momento e scavalcando chi si era autoproclamato unico oppositore. Giorni entusiasmanti in cui una piccola parte della popolazione, con la sua determinazione e la sua fantasia, ha messo concretamente i bastoni tra le ruote della macchina devastatrice, prendendo in mano le redini della propria contrarietà all’opera e smettendo di affidarsi alle carte bollate ed alla politica che, nel corso degli anni, avevano manifestato tutta la loro inconcludenza. Ed è stata necessaria tutta la forza della politica – dall’alto come dal basso – per far rientrare una protesta che sembrava volesse, e potesse, radicalizzarsi.
Brulotti

Oltre la riforma

Nando 

Pare incomprensibile come, dopo tanti anni di lotte sterili o quasi, dopo tante amare disillusioni, dopo tanti disegni falliti e piani travolti e sistemi e metodi sorti colla pretesa dell'infallibilità, e andati a rifascio al primo cozzo col più fragile ostacolo, tante lezioni umilianti inflitteci dalle forze nemiche più scaltre e agguerrite di noi, pare strano dico che vi siano ancora individui i quali, in buona fede o in mala fede non importa, non avendo da quegli insegnamenti saputo trarre conclusioni corrette, persistono nel credere che la questione sociale possa trovare la sua soluzione inevitabile, ma lenta, piana e pacifica, attraverso la legislazione nei parlamenti nazionali, con la riforma progressiva del sistema attuale.

Brulotti

Tilt

(m)andare in tilt significa smettere di funzionare, cessare di corrispondere
alle esigenze specifiche di una determinata struttura od organizzazione
 
Uno spazio e un foglio. Tilt è un nuovo progetto per provare a riprendere il filo di un discorso mai interrotto: quello di una opposizione a Tap — e non solo — senza mediazioni né compromessi, una opposizione radicale che abbia nella conflittualità costante il suo punto di forza e di rottura; non solo contro Tap e tutti i suoi collaboratori, ma anche contro il mondo della politica che lo ha approvato, contro l’economia che lo sostiene e contro i gestori dell’ordine che lo proteggono.
Uno spazio in cui discutere, incontrarsi, scambiarsi informazioni, auto-organizzarsi, dare e ricevere suggerimenti. Un foglio per iniziare a criticare quanto ci circonda, per iniziare ad esprimere ciò che abbiamo a cuore. 
Brulotti

Contributo alla discussione sulla guerra

André Prudhommeaux
 
Un pericolo immaginario: la guerra dei fascismi contro le democrazie. L'esperienza ha dimostrato che gli uni e le altre erano ben decisi ad ammettere una guerra sola: lo sterminio del proletariato rivoluzionario, per mezzo di tutta la gamma degli espedienti politici, dai più violenti ai più ipocriti (Franco, Negrin).
Un pericolo reale: l'abdicazione morale del proletariato che lascia che lo spoglino dei suoi fini e delle sue aspirazioni, e soprattutto dei suoi metodi e delle sue passioni di classe, per associarsi — nelle idee e nella pratica — ad uno dei clan imperialisti in contrasto.
Contropelo

A proposito di anarchismo e (crisi di) identità

 
Un testo intitolato “Contro” l'anarchismo. Un contributo al dibattito sulle identità, già apparso lo scorso novembre in Spagna sul periodico Solidaridad Obrera (organo ufficiale della CNT), è stato da poco tradotto in francese e pubblicato sul sito lundi.am (organo non ufficiale del Comitato Invisibile). Questa fin troppo plateale corrispondenza di politicosi sensi fra sindacalisti libertari spagnoli ed intellettuali blanquisti francesi, entrambi bramosi di organizzare gli altri, ci sembra troppo interessante e troppo interessata per essere ignorata. Difficile imbattersi in una più ipocrita lezione impartita a chi non trova posto in questo mondo. 
Abbiamo così pensato bene di rendere pubblico anche qui in Italia questo imbarazzante testo. E abbiamo pensato male di farlo seguire da un nostro imbarazzato contributo.
Brulotti

Parole chiare

La «buona guerra» degli anarchici italiani immigrati negli Stati Uniti (1914-1920)

 
Se gli anarchici non fanno la storia, la faranno i loro nemici. 
Questa osservazione formulata da un noto studioso italiano verso la metà del secolo scorso — per altro valida non solo in ambito cosiddetto storiografico — precede e accompagna tutto il dibattito sviluppatosi attorno alla cosiddetta storia dal basso. In sé il fatto concreto, materiale, ha vita breve. Ciò che ne resta è l’interpretazione, la quale non può che essere di parte, corrispondente a precisi criteri ed interessi. Perché fare la storia non significa soltanto prendere parte a grandi imprese che cambiano il corso degli eventi; significa anche, e talvolta soprattutto, partecipare alla loro ricostruzione al fine di tramandarle.
Ciò che noi conosciamo come Storia non è mai — e non potrebbe essere diversamente — un insieme di fatti oggettivi, neutri, chiari e inequivocabili. È in primo luogo il frutto di una loro selezione, e interpretazione, e sistemazione, e infine presentazione. Questo processo viene elaborato in alto, da un’accademia al servizio del potere da cui viene foraggiata. La Storia diventa così ciò che è Stato: ciò che conferma la Sua ragione, che è funzionale ai Suoi interessi, che corrisponde alle Sue esigenze. 
Da qui...
Contropelo

Ricominciare

 

Ricominciare, sempre. È il destino, che può apparire alquanto tragico, di tutti coloro che sono in guerra contro questo mondo di infiniti orrori. Lungo la via alcuni cadono sotto i colpi, altri non resistono alle sirene che invitano a rassegnarsi e a rientrare nei ranghi, cioè a cambiare bandiera una volta per tutte. Gli altri, quelle e quelli che insistono a battersi fra alti e bassi, devono ogni volta ritrovare forza e determinazione per ricominciare. Eppure, a ben pensarci, la tragedia non è quella di ricominciare, di ripartire da zero, ma di abbandonare e di tradire se stessi. La coscienza, sempre individuale, può essere un fardello pesante da portare, e diventa crudele quando la si tradisce senza disporre di sufficienti anestetici. Perché questo mondo non ne è privo, e li distilla pure a volontà. Una piccola carriera alternativa in proprio, qualche domenica alla scoperta di un parco naturale, un progetto umanitario o culturale, o magari droghe decisamente più pesanti: schermi di ogni tipo, realtà e socialità virtuali, abbrutimento totale. No, un simile destino ci spaventa assai più di qualsiasi sofferenza, di qualsiasi difficoltà legata all’impossibilità di distruggere l'autorità.
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