Bra$ile – “L’Operazione Érebo” la terra si muove. Agitazioni e riflessioni anarchiche il vento soffia.

via ANARHIJA

“L’Operazione Érebo” la terra si muove. Agitazioni e riflessioni anarchiche il vento soffia.

All’alba di 25 ottobre 2017, il cielo si è oscurato per gli anarchici di Porto Alegre. La Polizia Civile ha, con la cosiddetta “Operazione Érebo”, lanciato assalti e perquisizioni, riprese dai media locali e trasmesse dagli altoparlanti del sistema a massimo volume.

Da questa reazione di polizia, dallo spettacolo e strazio mediatico, e dall’agitazione nell’ambiente anarchico, mille e una necessità, urgenza, idea, impulsi e sentimenti ci hanno attraversato. Da questa riflessione nasce questa volontà di comunicare. Puntiamo la nostra determinazione contro il nemico e consolidiamo il passo con quelli che vivono l’anarchica nelle sue posizione e pratiche.

La nostra tendenza naturale al caos.

Noi siamo, esistiamo e agiamo al di là dello Stato, delle leggi e della democrazia. Noi cerchiamo e diffondiamo autonomia, ma sappiamo che non possiamo raggiungerla negoziando con il potere[1].

Eredi della lotta per terra e libertà, di guerrieri che ci insegnano che è possibile vivere in varie maniere al di là della società impostaci. Percepiamo una non conformità che persiste e insiste.

Osservando da questa parte del fiume, la democrazia è solo un’altra forma (attuale) con la quale la civiltà domina, uccide e cerca di cancellare forme di esistenza che sfuggono all’ordine militare e all’obbedienza cieca. Questa democrazia che si presenta come “il” valore in voga. E molti cadono ciechi, o abbagliano la propria vista con i suo bagliori. Ma quelli che amano essere liberi sanno che esiste solo un modo di governare, e la vita è ingovernabile, come i fiumi che cambiano i propri percorsi, come gli animali che attaccano i propri domatori, come le persone che non si “vendono” al lavoro schiavista della società occidentale. Perciò, la democrazia è un’ideale incompatibile con quelli che non permettono di essere governati.

I suoi assiomi, i diritti, sono strumenti di colonizzazione e una forma di umanitarismo che ancora distingue gli essere umani in prima, seconda, terza e altre categorie. Può qualcuno argomentare questo?

Le loro punizioni, le leggi, sono catene che alcuni amano, ma che puniscono e marchiano quelli che avendo fame rubano, invece di mendicare.

Negoziare con questo mondo è impossibile, la nostra rapporto con esso può essere solo antagonista[2].

Loro cercano di dominare, e noi non possiamo smettere di lottare contro di questo, senza tregua. In questa istintiva tendenza alla libertà senza regole e ordini, ci riconosciamo nel caos dell’anarchia.

La ricerca dell’anarchia è di per sé una sfida al potere. Tutte le prospettive dell’anarchia mirano a smantellare le istituzioni di potere. Ci possono essere tra di noi dei disaccordi su come realizzare ciò, ma ogni anarchico desidera vedere gli Stati, le corporazioni, le loro istituzioni e valori in rovine. Crediamo che su questo non ci sbagliamo. In questo modo desiderare l’anarchia nella democrazia è già di per sé un crimine.

Non trovandosi nel codice penale, l’anarchismo e l’affinità con esso, non sono effettivamente dei reati. Questo ci concede un margine di azione, lasciandoci più spazio ad identificarci con esso. Ma la corda di questa libertà non è molto lunga.

La chiave che svela il mistero. Piante esotiche e agitazione anarchica.

L’idea che esseri alieni portano il “male” è un vecchio meccanismo di controllo e repressione. Su questo continente sono arrivati molti compagni anarchici dall’Europa, espulsi o in fuga. Qui sono stati scoperti e catalogati come piante esotiche [nota del traduttore in inglese: letteralmente così il governo chiamava i primi anarchici che “apparvero” sul territorio brasiliano intorno al 1890], portatori di idee e azioni pericolose.

Nell’ultimo decennio del XIX secolo, i padroni del potere avevano già espulso gli anarchici considerati nocivi alla “pace sociale”. Cioè, esseri indomabili, bestie che non si sottomettono a leggi e ordini che garantiscono lo sfruttamento. Ricordiamo Giuseppe Gallini che assieme ad altri compagni agitatori viene arrestato ed espulso dalla città di São Paulo. Ricordiamo anche José Saul, espulso dalla città di Pelotas per essere un anarchico agitatore. Altri compagni anarchici hanno avuto lo stesso destino.

Nel 1907, in risposta alle crescenti agitazioni sociali (rivolte, scioperi, organizzazioni autonome dei lavoratori) e alla crescente presenza anarchica, il governo brasiliano inasprì la sua politica di espulsioni contro gli indesiderabili. Poi viene fatta la “legge Adolpho Gordo” [n.d.t. in ingl.: A. Gordo fu il nome del senatore che ideò questa legge, che mirava principalmente ad espellere ogni “straniero che per qualunque motivo compromette la sicurezza nazionale o la quiete pubblica, su una parte o su tutto il territorio nazionale”], che confezionò una nuova fantasia legale per le danze repressive.

Quando i governanti, giudici e sbirri dicono, dall’Ottocento fino ad oggi, che gli anarchici sono “piante esotiche”, favoriscono sentimenti di xenofobia, costruendo anche l’immagine di una presunta “passività” nativa.

Le politiche di espulsione e di rifiuto contro i portatori della “teoria del caos”[3] sono state e continuano ad essere un meccanismo per disperdere gli incontri combattivi. In base a questo, l’agitazione anarchica sarebbe esotica e potrebbe essere estirpata buttandola fuori dal Giardino.

Una cosa è sicura, gli anarchici sono arrivati con le navi e continuano ad arrivare per vari sentieri; eppure, l’impulso anarchico e la lotta contro il dominio[4] erano presenti in queste terre da tempi immemorabili. Il desiderio di libertà non ha epoche, patrie o frontiere, e come anarchici non riconosciamo la divisione del mondo in paesi, in Stati. La debolezza che avremmo immaginando il mondo diviso da linee artificiali ci fa star male, senza la capacità di riconoscere la terra con i suoi propri confini mutabili, montagne, fiumi, foreste, gole.

Quindi, non riconosciamo che i nostri compagni appartengono ad un altro paese, siamo anarchici e compagni per l’affinità che possediamo in opposizione al controllo e dominio. Non abbiamo patrie o bandiere, e siamo lontano da essere guidati da sentimenti nazionali che possono solo flirtale con il fascismo. Il mondo è nostro perché noi siamo con lui, e dalla terra che abitiamo proviamo solo disgusto verso il progresso.

Inoltre, le azioni realizzate nelle “Cronologias da Confrontação Anárquica”[5] non sono affatto aliene o disorientate dall’attuale contesto sul territorio controllato dallo Stato brasiliano, come possiamo vedere.

I partiti politici come PSDB [Social-democratici], PSB [Partito Socialista], PSD [Social-democratici], DEM [Democratici] hanno ricevuto visite di anarchici[6]. L’agribusiness, che devasta terre e persone, attaccato col fuoco contro la banca Bradesco, la distruzioni delle piantine di eucalipto, come anche le barricate incendiate e i blocchi stradali nel territorio in lotta contro la civiltà.

Anche la militarizzazione della vita è stata chiaramente respinta con l’attacco del graffiti-gruppo “Galera do Pixo do Triangulo CAV do Terror” contro il monumento che elogia la guerra negli archi della Redenzione, con la parziale distruzione del monumento al Battaglione di Suez/ONU, nonni di quelli che oggi hanno militarizzato Haiti, realizzato dal “Gruppo di Ostilità Contro il Dominio”, e con l’attacco dei “Vândalos Selvagens Antiautoritários” che hanno contribuito alla rimozione del carro armato esposto come monumento nel viale Ipiranga.

Alcune di queste azioni sono state, secondo noi, incomprensibili alla logica di competizione del potere. Erano azioni che né chiedevano né esigevano qualcosa. Hanno semplicemente attaccato il dominio. Fino all’apparizione della chiave che ha svelato il mistero (secondo il telegiornale Fantastico), come le “Cronologias da Confrontação Anárquica” e la pubblicazione di “Welome to Hell”.

Maledetta letteratura anarchica!

I libri nel mirino degli sbirri, a parte diffondere l’idea, parlano di azioni reali. Raccolgono e presentano varie peripezie e audacia di alcuni indomabili. Varie bande che si sono scontrate con ciò che li opprimeva. Libri che un amante di controllo e sottomissione non vorrebbe mai vedere diffusi. Questo è il motivo per cui questi libri ripugnano le autorità, ma anche perché sono libri con alta consistenza di non sottomissione.

Camminando per il sentiero anarchico, abbiamo imparato da vari esempi di questo tipo di persecuzione letteraria nelle democrazie, che scrivere sullo scontro è considerato un affronto al potere. La pubblicazione di Gioia Armata di Alfredo Maria Bonanno ha portato al suo arresto in Italia, e anni dopo la sua pubblicazione e stampa hanno rappresentato una della “prove” nelle accuse contro il compagno anarchico Spyros Mandylas dello spazio occupato Nadyr in Grecia. Sullo stesso continente, in Spagna, il libro “Contro la democrazia” è stato utilizzato come prova di una presunta partecipazione in un’organizzazione catalogata come terrorista dallo Stato spagnolo, che portò a varie perquisizioni, arresti e operazioni contro i compagni, che ci ha permesso di unire le nostre forze, per avvicinarci a loro e per ottenere più forza nella ricerca della libertà e nella certezza di trovarci sul piano antagonistico della vita; da una parte quelli che amano la libertà, e dall’altra quelli che sono capaci di rinchiudere, isolare e controllare le ore per vedere il sole e forme di contatto.

Ieri come oggi, la ricerca dell’anarchia impressa con parole su carta possiede una sua propria forza di diffusione e ispirazione. Panico per le autorità di turno che reagiscono con assalti, perquisizioni e sequestri.

Nel 1969 a Rio de Janeiro l’esercito ha attaccato e distrutto lo spazio di agitazione anarchica, il CEPJO (Centro de Estudos Professor José Oiticica) [n.d.t. in ingl.: famoso anarchico del XX secolo vissuto nel territorio dominato dallo Stato spagnolo], e inoltre saccheggiato la vasta biblioteca in casa dell’anarchico Ideal Perez. Hanno anche rubato gli scritti originari per il libro “Nacionalismo e Cultura”, che stava per essere pubblicato dall’anarchico Edgar Rodrigues, il quale per recuperarli ha dovuto acquistarli dagli agenti della repressione.

Nel 1973 a Porto Alegre, il DOPS (Departamento de Ordem Político e Social) [n.d.t. in ingl.: maggior organismo di repressione dell’opposizione al regime militare], guidato da commissario Pedro Seelig, ha invaso la Gráfica Trevo, tipografia gestita da anarchici che oltre materiale commerciale, stampavano anche giornali anarchici che circolavano in quel periodo: “O Protesto”, venduto nelle edicole di Porto Allegre, il giornale “Delbar”, pubblicato dall’anarchico Pedro Catalo, diffuso a São Paulo. Stampavano anche libri pubblicati dalla propria distro chiamata Proa [prua]. In quell’occasione, l’attacco di polizia aveva distrutto quasi l’intera stampa del libro “O futuro pertence ao socialismo libertário” e confiscato copie di future pubblicazioni. Durante questa tempesta, case sono state distrutte e vite sadicamente aggredite.

Maledetti sono i nostri libri, giornali, scritti. Maledetti noi che possediamo coraggio e audacia di scriverli, pubblicarli, tradurli, stamparli, diffonderli.

Lo Stato, la polizia, la democrazia… Non hanno bisogno di prove per accusare gli anarchici.

E’ ben risaputo che per accusare gli anarchici non c’è bisogno di prove. I libri erano l’unico filo che erano capaci di seguire per prendere di mira alcune persone la cui agitazione e propaganda li disturbava.

Senza prove, ma non senza giustificazioni, sì, la reazione di potere possiede la propria giustificazione. E questa giustificazione è paradossalmente il nostro più grande sorriso. Sapere che alcune bande anarchiche hanno colpito il potere può solo valorizzare le nostre posizioni, dato che manifestano antagonismo. Se ci consideriamo anarchici è perché non accettiamo l’autorità nella nostre vite o sulla terra, perciò l’antagonismo all’ordine dominante è l’indicatore fondamentale di trovarsi sul percorso che stiamo dicendo di seguire.

L’Operazione Érebo “cerca di affrontare gli autori di attacchi”, cioè perseguitare le azioni, ma sembra si tratti di una caccia a idee. Cacciando il naso nella letteratura acrata e prendendo campioni di varie tendenze anarchiche. Confondendo la propaganda scritta con la propaganda con fatti.

La propaganda scritta esprime qualcosa che pare loro vogliono tenere segreto: il potere può essere sconfitto da anarchici.

A noi è chiaro perché vengono perseguitate le posizioni anti-autoritarie, perché banche, macchine e chiese non sono state bruciate da piromani, ma dall’attivo e combattivo rifiuto della mercificazione della vita, del controllo e delle punizioni. E quando parliamo di questo, non è un lamento, ma un urlo di gioa. E’ qui che le idee e le affinità hanno “peso”. Siamo vari, tutti, nel mirino della repressioni. Poi, nella tempesta, nell’occhio del ciclone, o flirtiamo con la passività sistemica per riformare leggi e diritti, o diventiamo più rumorosi gridando VIVA L’ANARCHIA contro tutte le forme di potere.

Luce, camera, azione. Spettacolo mediatico.

La televisione possiede una forza schiacciante in Bra$ile. Essa rappresenta un riferimento nella vita di persone per comprendere quello che le circonda, per creare priorità, per avere delle posizioni. Non è esagerazione dire che la TV addestra le persone, manipola le vite, apertamente realizza esperienze nei comportamenti di persone partendo da stimoli che emettono le sue onde, attraverso notizie di propaganda e telenovelle.

Quando parliamo di TV, ci riferiamo anche ai loro giornali stampati, facce dello stesso corpo, come Zero Hora-RBS.TV/Globo7. Questo, accanto al Correio do Povo e SBT[8], fa regolarmente lega con la polizia durante la vendetta del potere contro gli anarchici.

Se la TV rappresenta il controllo remoto per i cittadini per sapere chi sono i “nuovi nemici della pace sociale”… per i suoi nemici, cioè per noi anarchici, lo spettacolo pretende di essere la ventola che diffonde la paura. Stupidamente creando scene con il tipo incappucciato che legge la “Cronologia” o con bottiglie di plastica presentate come molotov, e con la polizia che sfonda le porte gridando “polizia!”, vogliono mandare un messaggio di persecuzione, vogliono provocare la paura nel nostro gruppo, e durante l’indagine che pretendono essere “top secret” diffamano ed espongono i “sospetti”.

E’ un linciaggio mediatico e certamente per coloro che non cercano il dialogo con l’ordine sociale questo ha un peso. Abbondano i commenti che si sommano al linciaggio che chiede fotografie di sospetti o si lamenta per svincolare le proprie vite da qualcosa che una volta è stato dipinto come il “male” e perciò deve essere bandito e buttato via per non inquinare le loro impeccabili vite da cittadini.

Gli analisti politici e giuristi hanno donato un tocco illustrativo alla diffusione della paura “fondata”. Possono gli anarchici essere processati con legge anti-terrorismo? Questo era il dibattito presentato da loro nella trasmissione. Inoltre, accanto alle utile lezioni date sul tema nella trasmissione Fantástico, hanno dimostrato che assieme alle forze repressive, anche i saggi della società collaborano alla creazione della nuova paura sociale. Non si tratta più di una nota di polizia, adesso è una questione sociale, legale, politica, filosofica.

Lo scopo di questa favola può essere maggiore, la paura può mettere a tacere tutti i tipi di dissenso. Perciò, lo spettacolo serve a calmare le possibili proteste e gli anticonformismi contro il modo genocida di governare la democrazia.

Sappiamo che gli anarchici e le persone fuori dalla civiltà e gli emarginati possiedono un antagonismo che rimane dopo lo spettacolo. Ma forse gli altri dissidenti si sono affrettati a riciclarsi come cittadini obbedienti? La paura è forse penetrata fino alle ossa di coloro che si considerano ribelli?

Non tra di noi. Questo testo, come anche altre espressioni, sembrano affermare il rifiuto del dominio e non lasciarci abbattere dalla paura.

Lo spettacolo vende e compra. Esso compra l’ipotesi all’asta di polizia “Operazione Érebo”. E vende. Sappiamo che le notizie hanno uno scopo, vengono elaborate e recitate sul palco del dominio, per scopi specifici. Ovviamente, loro ci diranno che sono imparziali, portatori di giusta visione dei fatti, della verità.

Non esistono media di “libera espressione”. Il legame tra i media, la polizia e la giustizia è così profondo da punire ognuno che non danza al ritmo della loro musica.

Anarchici.

Novembre 2017.

Nostri saluti a coloro che non lasciano passare il vento senza il soffio di solidarietà:

A quelli esseri che hanno fatto la manifestazione di solidarietà sulla grande isola del Pacifico.

Ai compagni che inviano solidarietà dalla cordigliera delle Ande.

Ai compagni che inviano poesie agli accusati da Rebelion De las

Palabras.

A tutti quelli che non sono rimasti fermi.

Tutte queste azioni si sono fatte sentire.

[1] Ci distanziamo dall’idea che il potere è buono o cattivo a seconda di chi lo esercita. Brindiamo con Bakunin “Ogni potere è corrotto”.

[2] Utilizziamo la parola antagonismo per esprimere l’incompatibilità dell’anarchia con il potere e il dominio.

[3] Parole del commissario Jardim al notiziario della mattina 25 ottobre 2017, cercando di definire gli anarchici indagati.

[4] Prendiamo come riferimento le posizioni contro il dominio da alcune rivendicazione di attacchi che hanno detonato “L’Operazione Érebo”. La lotta contro il dominio, secondo queste azioni, non è un antagonismo che dà priorità ad una linea (classe, razza, genere, difesa della terra), ma un antagonismo in conflitto con tutto questo e oltre, contro le forme sottili e complesse di controllo e dominio.

[5] “Cronologias da Confrontação Anárquica” sono due dei tre libri nel mirino dell’Operazione Érebo.

[6] Secondo le “Cronologias da Confrontação Anárquica”, azioni di attacchi rivendicati come quelli non rivendicati (conosciuti solo da notiziari) possiedono il principio anarchico se agiscono in antagonismo con le istituzioni di controllo e dominio. I partiti, in questo caso, sono i maggiori contendenti per governare, controllare e dominare la popolazione e il territorio.

[8] Nella mattina del 25/10/2017, il giornalista di SBT, Thiago Zahreddine, ha presentato l’aberrante miscuglio di anarchici indagati come neo-nazi, aggiungendo: “Si definiscono come vandali dell’ideologia neo-nazista per contrastare ogni tipo di autorità”. Data la ricettività delle persone a quello che la TV dice, l’aberrazione va oltre la stupidità del giornalista.

Cile: Parole dei prigionieri anarchici Enrique Guzman, Nataly Casanova e Juan Flores (11/2017)

via ANARHIJA

Queste parole nascono e volano dalle celle del carcere di San Miguel, dell’unità speciale di alta sicurezza e dell’Ex Penitenciaria, per salutare quella complicità che ci esprimono i compagni che organizzano e danno vita al Convegno di Tatuaggi e Arte Corporale Solidarietà A Fior di Pelle…

Con queste parole nate dentro queste centri di tortura vogliamo salutare in maniera fraterna e complice coloro che con creatività ribelle e subordinata organizzano e partecipano a questa iniziativa anti-carceraria… Iniziativa solidale con chi sente quotidianamente il sapore amore del carcere, la rabbia, l’impotenza e l’indignazione per non poter materializzare la guerra perché circondati da sbarre, telecamere e guardie…

In tal senso condividiamo la stessa rabbia, l’impotenza e indignazione contro i bastardi che costituiscono e perpetuano questa società, che detengono le nostre vite e le vite dei nostri fratelli… e per questo il nostro rispetto e affetto fraterno va a quelle menti consapevoli che non lasciano spazio all’immobilismo e all’indifferenza…

Sono trascorsi circa 7 mesi e mezzo da quando ci siamo trovati alla mercé dei secondini, controlli e trasferimenti quotidiani verso i tribunali dello Stato cileno, che giudicano la nostra necessità di combattere il Dominio. Il processo che discute la nostra partecipazione nelle bombe esplose contro il 39° e 1° Commissariato di Santiago, e contro la scuola militare di Subcentro (fatti rivendicati dai compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco e dai compagni della Cospirazione Internazionale per la Vendetta) entra adesso nella sua fase conclusiva, dopo l’arsenale giuridico e della procura, e l’entrata di più di 150 testi, 80 periti, 230 documenti e 640 prove di perizia, questo lunedì verranno discussi i giorni di pausa (che non possono essere più di 4) per preparare le argomentazioni di chiusura…

Con un cenno complice con i compagni nelle carceri di Korydallos (Grecia) e di Ferrara (Italia), e con l’immensità di fratelli presi e caduti in questa guerra, salutiamo con piacevole sapore dell’affetto solidario che ci viene espresso ancora una volta!!!

Nataly Casanova (Carcere di San Miguel)

Enrique Guzmán (Massima Sicurezza/Carcere di Alta Sicurezza)

Juan Flores (Ex Penitenciaria)

Cile: Verso la fine del processo contro i prigionieri anarchici Enrique Guzman, Nataly Casanova e Juan Flores (11/2017)

via ANARHIJA

Si prevede che il maxi-processo iniziato in base alla legge antiterrorismo per gli attacchi contro il Subcentro, il metro Los Dominicos e i due commissariati di Santiago si concluderà nelle ultime due settimane di novembre.

Il cosiddetto Caso Bombas 2, iniziato ormai da più di due anni fa contro i compagni Enrique Guzman, Nataly Casanova e Juan Flores, dopo circa 7 mesi di processo in base alla legge antiterrorismo si sta finalmente concludendo in questi giorni. Dopo le argomentazioni di chiusura è previsto il verdetto, quando la corte orale e penale deciderà l’innocenza o la colpevolezza secondo i delitti, per poi – in caso di essere proclamati colpevoli – pronuncierà la sentenza.

E’ necessario ricordare che dopo il verdetto sia la difesa che l’accusa possono ricorrere in appello contro la decisione, quindi se questo è un giro di vite dell’ingranaggio giudiziario contro i compagni, non è l’ultimo.

Ricordiamo le accuse, e le condanne richieste contro Enrique, Nataly e Juan:

— Enrique Guzman: accusato di fabbricazione dell’ordigno esplosivo usato nel 1° Commissariato di Santiago Centro. In base alla legge antiterrorismo, l’accusa chiede 10 anni di carcere.

— Nataly Casanova: accusata di fabbricazione dell’ordigno esplosivo usato nel 1° Commissariato di Santiago Centro, di collocazione dell’ordigno esplosivo nel treno della metro in Los Dominicos, di possesso del materiale per fabbricare materiale esplosivo. In base alla legge antiterrorismo, l’accusa chiede 20 anni di carcere.

— Juan Flores: accusato di collocazione dell’ordigno esplosivo usato nel 1° Commissariato di Santiago Centro, di collocazione dell’ordigno esplosivo nel treno della metro in Los Dominicos, di collocazione dell’ordigno esplosivo al Subcentro. In base alla legge antiterrorismo, l’accusa chiede l’ergastolo.

Solidarietà combattiva di fronte all’inquisizione democratica!

Bra$il – “Operation Érebo” the earth moves. Agitations and anarchic reflections the wind blows.”

via e-mail tormentasdefogo@riseup.net

17/11/2017

Operation Érebo” the earth moves.

Agitations and anarchic reflections the wind blows.”

At dawn on October 25, 2017 the weather darkened for the anarchists of Porto Alegre. The Civil Police with the so called “Operation Érebo [Erebus]” launched raids and assaults televised by the local media and transmitted by the speakers of the system in maximum volume.

From this police reaction, from the show and media scrape, and from the agitation in the anarchist orbit a thousand and one needs, urgencies, ideas, impulses and feelings have crossed us. From this reflection was born this will to communicate. We point our determination against the enemy and we strengthen our pace with those who live anarchy in its positions and practices.

Our natural tendency to chaos.

We are, we exist and we act beyond the state, the laws and democracy. We seek and spread autonomy, but we know that we can’t achieve it through negotiation with power1.

Heirs of the struggles for freedom and land, of the warriors who still teach us that we can exist in many ways beyond the society imposed against us. We feel an inconformity that persists and insists.

Looking from this side of the river, democracy is just another form (the current) in which civilization dominates, kills and tries to erase forms of existence that leaked from the military order and blind obedience. Even more, this democracy that presents itself as the one value of fashion. And many fall blindly, or dazzle their eyes with democracy’s brightness. But those who love to be free know that this is only a way of governing and life is ungovernable, like the rivers that change its paths, like the animals that attack its tamers, like the people who do not “sell” themselves to the slave labor of the western society. Thus democracy is an ideal incompatible with those who do not let themselves be governed.

Its axioms, the rights, are tools of colonization and a form of humanism that still distinguishes humans from first, second, third, and more categories. Can anyone argue that?

Their punishments, the laws, are chains that some love, but that punish and mark those who starve and therefore steal what they need instead of begging for it.

Negotiation with this world is impossible, our relationship with it can only be antagonism2.

They try to dominate and we can not stop fighting this, without respite. In this instinctive tendency to freedom without rules and order, we recognize ourselves in the chaos of anarchy.

The search for anarchy is itself a challenge to power. All the prospects of anarchy are aimed at dismantling the institutions of power. We may have among us some misunderstandings about how to do it, but every anarchist wants states, corporations, their institutions and values in ruins. We believe we are not mistaken on that. In this way the desire for anarchy in democracy is in itself criminal.

Not being in the penal code, anarchism and affinity with it are not really crimes. Which gives us a margin of action and leaves more freedom to identify with it. But the rope of this freedom is not very long.

The key that undid the mystery. Exotic plants and anarchic agitation.

The idea that alien beings bring “evil” in is an old mechanism of control and repression. From Europe, several anarchist comrades, expelled or fugitives, arrived in this continent. Here they have been detected and cataloged as exotic plants [translation note: literally, this was how the government called anarchists in their “first appearance” in the brazilian territory by the year of 1890], trigger of dangerous ideas and actions.

In the last decade of the nineteenth century, the masters of power already expelled anarchists considered to be harmful to “social peace”. That is, indomitable beings, beasts who did not submit to the laws and order that guarantee exploitation. We remind Giuseppe Gallini that along with other agitators comrades in the city of São Paulo were arrested and expelled. We also remember José Saul, who was expelled from the city of Pelotas for being an anarchist agitator. Other anarchic comrades had the same fate.

In 1907, in response to growing social agitation (revolts, strikes, autonomous workers’ organizations) and the growing anarchist presence, the Brazilian government tightens its policies of expulsion against the undesirable. Then “Adolpho Gordo law” [translation note: A. Gordo was the name of the senator who came up with this law, which mainly aims to expell any “foreigner who, for any reason, compromises national security or public tranquility, from part or all of the national territory”] this law was made, stitching a new legal fantasy for the repressive dances.

When rulers, judges and police say from 1800 to now that anarchists are “exotic plants”, they harbor feelings of xenophobia, and they also construct the image of a supposed native “passivity.”

The policies of expulsion and rejection against those who bring the “chaos theory”3 was and continues to be a mechanism for dispersing combative meetings. According to these, the anarchic agitation would be exotic and could be torn away by throwing it out of the Garden.

One thing is for sure, the anarchists arrived by boat and continue to come across several trails; however, the anarchic impulse and the fight against domination4 have been in these lands since immemorial times. The desire for freedom has no epoch, homeland or frontiers, and, anarchic as we are, we do not recognize the division of the world into countries, into states. The weakness we would have in thinking the world divided into artificial lines make us sick, without the ability to recognize the land with its own changing borders, mountains, rivers, forests, cribs.

So, therefore, we do not recognize that our comrades belong to one or another country, we are anarchists and comrades because of the affinity we have in opposition to control and domination. We have no homelands or flags and we are far from being guided by nationalist feelings that only flirt with fascism. The world is ours because we are with it, and by the land we inhabit we feel disgusted with progress.

Moreover, the actions taken in the “ Cronologias da Confrontação Anárquica [Chronologies of Anarchic Confrontation]”5 are far from being alien or disoriented within the current context of the territory controlled by the Brazilian State, as we can see.

Political parties PSDB [Social Democrats], PSB [Socialist Party], PSD [Social Democrats], DEM [Democrats] received anarchic visits6. Agribusiness, devastating to the land and people, was attacked with the fire against Bradesco Bank, the destruction of eucalyptus seedlings, as well as incendiary barricades and road blockades in territory struggling against civilization.

Also the militarization of life was clearly rejected with the attack by the “Galera do Pixo do Triangulo CAV do Terror” graffiti group to the monument of the war praise in the arches of the Redemption with the partial destruction by the “Group of Hostilities Against Domination” of the monument of the Battalion of Suez/ONU grandfathers of those who militarize Haiti today, and the attack of the “Anti-authoritarian Wild Vandals” that contributed to the withdrawal of the war tank exposed as a monument on Ipiranga Avenue.

Several of these actions were, we think, incomprehensible to the logic of competition for power. They were actions that neither ask for something nor demanded. They only attacked domination. Until the key appeared that undid the mystery (according to the “Fantastic TV show” news), the “Chronologies of Anarchic Confrontation” and the publication “Welcome to Hell”.

Damned anarchist literature!

The books that are in the sights of cops, besides spreading an idea, speak of real actions. It collect and present various adventures and dares of some indomitable. Several bands that beat against what they felt it oppressed them. Books that a lover of control and submission would never like to see diffused. That is why these books are abominable to the authorities, but also because of this, they are books of high consistency insubmission.

Walking through the anarchic path, several examples of this kind of literary persecution within democracies have taught us that writing about confrontation is considered as an affront to power. The publication “Armed Joy” written by Alfredo Maria Bonanno provoked his arrest in Italy and years later his edition and printing was one of the “evidence” of an accusation against the anarchist comrade Spyros Mandylas and Nadir squat in Greece. On the same continent in Spain, the book “Against Democracy” was used as evidence of a supposed participation in an organization cataloged as a terrorist by the Spanish State, which resulted in several raids, arrests and operations against comrades, which allowed us to join forces with them, to come closer to them and to gain more strength in the search for freedom and in the certainty that we are in antagonistic plans of life; those who love freedom and those who are able to lock up, isolate, control the hours to see the sun and forms of contact.

Yesterday as today, the search for anarchy printed in words on paper has its power of diffusion and inspiration. Panic for the authorities on duty who react with assault, raids and kidnappings.

In 1969, in Rio de Janeiro, the military destroyed and assaulted the space of anarchist agitation, the CEPJO (Center for Studies Professor José Oiticica [note: famous anarchist from the XX century in the territory dominated by the brazilian state]), yet robbing a vast library in the residence of the anarchist Ideal Perez. In addition to stealing the original writings of the book “Nationalism and Culture” that was about to be edited by the anarchist Edgar Rodrigues, who to recover it bought it back from the repression agents.

In 1973, in Porto Alegre, the DOPS (Department of Political and Social Order [note: main organism of repression against the opposition to the military dictatorship]) headed by the deputee Pedro Seelig invaded the Gráfica Trevo [Graphic Trevo], a graphic led by anarchists who, in addition to commercial prints, printed the anarchist newspapers that circulated at the time: The Protest, sold in the newsstands of Porto Alegre and the newspaper Dealbar, edited by the anarchist Pedro Catalo, spread in São Paulo. They also printed books edited by their distro called Proa [Prow]. On this occasion, the police assault destroyed almost the whole impression of the book “The future belongs to libertarian socialism” and confiscated copies of future editions. In this storm, houses were destroyed and lives were sadistically beaten.

Damned are our books, newspapers, writings. Damned we, the ones who have the courage and daring to write them, edit them, translate them, print them, spread them.

The state, the police, democracy…

Do not need proof to persecute anarchists.

It is well known that in persecution of anarchists no proof is needed. The books were the only thread they were able to handle to point some people that the bothered from their agitation and propaganda.

Without proof but not without justification, yes, the reaction of power has its justification. And that justification is paradoxically our biggest smile. Knowing that some anarchic gangs have hit power can only value our position since it manifests antagonism. Knowing that some anarchic bands have hit power can only value our position of manifested antagonism. If we call ourselves anarchists it is because we do not admit authority in our lives or on earth, so antagonism to the ruling order is a basic indicator of following the path we say we follow.

“Operation Érebo” “seeks to deal with the perpetrators of the attacks”, that is to say, pursues actions but seems to go after ideas. Sniffing at the Achaic literature and taking samples of the various trends of anarchy. Confusing the written propaganda with the propaganda by deed.

Written propaganda shows something that they seem to want to keep as a secret: that power can be beaten by anarchists.

It is clear for us that if one pursues the anti-authoritarian positions, it is because the banks, cars and churches were not burned for pyromania but for the active and combative rejection of the mercantilization of life and the punishment and control. And when we talk about it, it is not a complaint but a cry of joy. That is where ideas and affinities “weigh”. We are several, all, targets in the repressive sight. Then in the storm, in the eye of the hurricane, or we flirt with systemic passivity in the makeup of laws and rights, or we get louder by shouting LONG LIVE ANARCHY against all forms of power.

Light, camera, action. The media show.

Television has overwhelming force in Bra$il. It is a reference in people’s lives to understand their surroundings, to create priorities, to have a position. It is no exaggeration to say that TV trains people, manipulates lives, openly realizes experiences in people’s behavior from the stimuli emitting their waves, in their news advertisements and soap operas.

When we talk about the TV, we line up together their printed newspapers, faces of the same body, like: Zero Hora-RBS.TV/Globo7. These next to the Correio do Povo and SBT8 protagonized lawfully association with the police during the revenge of power against the anarchists.

If TV is the remote control for citizens to know who are the “new enemies of social peace”… For its enemies, that is, to us anarchists, the show pretends to be the fan that spreads the fear. Dumbly created scenes like the hooded guy reading the Chronology or pet bottle molotovs and the police breaking doors shouting “police!”, they want to send the message of the persecution, they want to provoke the fear in our band and still in an investigation that claims to be “top secret”, they slander and expose the “suspects”.

It is a media lynching and certainly for those who do not seek dialogue with the social order this has a weight. Comments abound in addition to the lynching that ask for photos of the suspects or complain about untying their lives from something that once portrayed as “evil” so then it has to be banished and thrown away to not pollute their impeccable citizen life.

Political analysts and jurists gave the illustrated touch to spread fear with “fundament.” Can anarchists be judged by the anti-terrorist law? This was the debate presented by them on the show. In addition to the useful lessons they gave on the subject in the “Fantastic TV show”, they showed that along with the repressive forces, the sages of society also collaborate with the creation of the new social fear. It is no longer a police note, it is now a social, legal, political, philosophical issue.

The scope of this fable may be greater, fear can silence all kinds of dissent. Thus, the show serves to calm possible protests and nonconformities with the genocidal way of governing democracy.

We know that anarchists and peoples outside of civilization and marginals have an antagonism that remained after the show. But did the other dissidents rush into whitening as obedient citizens? Has fear penetrated to the bones of those who call themselves rebels?

Not among us. This text as well as other manifestations seem to affirm the rejection against the domination and not letting ourselves down by fear.

The show sells and buys. It bought the premise in the police auction of “Operation Érebo”. And it sells. We know that the news have a purpose, they are elaborated and played on the board of domination, for specific purposes. Of course, they will tell us they are impartial, bearers of the just view of facts, of truth.

There is no media of “free expression”. The association between the media, police and justice are deep to punish everyone who does not dance to their music.

Anarchists.

November 2017.

Our salutes to those who do not let the wind pass without the breath of solidarity:

To those beings who made a solidarity demonstration on the great island of the Pacific

To the comrades who sent solidarity from across the Andes mountain.

The comrade who sent poetry to the persecuted since Rebelion De las Palabras.

To all who did not keep quiet.

All these actions were felt.

1. We distance ourselves from the idea that power is good or bad depending on who exercises it. We toast with Bakunin “All power corrupts”.

2. We use the word antagonism to express the incompatibility of anarchy with power and domination.

3. Words of the deputee Jardim to the news on the morning of October 25, 2017, trying to define the anarchists investigated.

4. We take as reference the positions against the domination from some of the communiques that claim responsibility for the attacks that detonated “Operation Érebo”. The struggle against domination, according to these actions, is not an antagonism that prioritizes a line (class, race, gender, defense of the earth), but of an antagonism in conflict with all this and more, against the subtle and complex forms of control and domination.

5. The “Chronologies of Anarchic Confrontation” are two of the three books that are in the focus of “Operation Érebo”.

6. According to the “Chronologies of Anarchic Confrontation” actions of attack claimed as those not claimed (known only by the news) present the anarchic principle if they act in antagonism with the institutions of control and domination. The parties, in this case, are the main contenders in the aim to govern, control and rule over population and territory.

7. The company “Zero Hora-RBS.TV/Globo” in the prosecution against the so called “Block of Struggles [group of several autonomous collectives and individualities]” in the uprisings of 2013 disposed of reporter as a witness during the trials.

8. On the morning of 10/25/2017, SBT reporter Thiago Zahreddine presented the aberrant mix of anarchists investigated as neo-Nazis, adding: “They define themselves as vandals of neo-Nazi ideology in order to face everything type of authority “. Given the receptiveness of people to what TV tells them, that aberration goes beyond the stupidity of the reporter.

“Solidarity Is Action!”

“Solidarity Is Action!”

via Sin Banderas Ni Fronteiras

As has been reported in some media and blogs, at dawn on October 25th in Brazil the civil police of Rio Grande do Sul invaded anarchist spaces and homes in the context of an investigation into attacks on banks, police stations, car dealerships and headquarters of political parties carried out by anarchists over the last four years in Porto Alegre.

All of this occurred on the eve of the 8th Annual Anarchist Book Fair in Porto Alegre, that was scheduled to begin on the 27th of October but has now been cancelled until further notice in light of the events that have taken place.

The police have named this new repressive coup against anarchists ‘Operation Erebo’. In Greek mythology, Erebus (blackness) was a primordial god of darkness and shadow.

According to the forces of repression, this raid is a part of an investigation which began a year ago following an attempt to attack a police vehicle outside a police station, an investigation that involved more than thirty suspects, among whom, according to the director of the Metropolitan Police (Fabio Motta), were people from Brazil, Chile, Bolivia and France. According to comments to the press by the head of the Civil Police (Emerson Wendt), these people had formed an organization that stands “against all forms of power, control and morality in society”.

The spoils of war stolen by the bastards are the same types of material already well known from other repressive operations in the region, such as the case of Operation Salamander (‘Bombs Case’, Chile 2010) or the repression against anarchist spaces in Bolivia during May 2012: books, masks, leaflets, posters, computers, and in this case a large number of eco-bricks that are being presented by the police as Molotov cocktails.

The charges brought by the repression include: attempted murder, criminal organization, gang formation and damage to public heritage with explosive material.

For its part, the local press plays its role as miserable collaborators to validate and justify the repressive operation. In one of the newscasts, a reporter displays in his hands (without gloves) a piece of the evidence that they consider conclusively proves the dangerousness of the alleged criminal group: a copy of the book ‘Chronology of Anarchic Confrontation’ which is documents actions carried out in the territory dominated by the State of Brazil.

Beyond the evidence and the accusations, we see once more how the repressive strategies of states are being internationalized against anarchist spaces and comrades to try and slow down the anarchic struggle in all of its forms and expressions.

Faced with this, our response can be none other than international solidarity and cooperation and the strengthening of networks of action and to promote the anarchic offensive at war against States and all forms of power.

From Chile to Brazil, solidarity, agitation and direct action against all authority!

Sin Banderas Ni Fronteras, Cell of Anti-Authoritarian Agitation

Chile, October 26th, 2017.

“SOLIDARIEDADE É AÇÃO!”

“SOLIDARIEDADE É AÇÃO!”

via Sin Banderas Ni Fronteras

A polícia civil do Rio Grande do Sul invadiu, na madrugada de 25 de Outubro de 2017, espaços e lugares anarquistas – no contexto duma investigação por ataques contra bancos, esquadras da polícia, empresas, automotoras e sedes de partidos políticos, realizados por grupos anárquicos, nos quatro últimos anos, em Porto Alegre.

Tudo isto ocorre na véspera da 8ª Feira do Livro Anarquista de Porto Alegre – cuja abertura seria a 27 de Outubro – e que foi suspensa até novo aviso, face aos acontecimentos.

Operação Érebo, é este o nome dado ao novo golpe repressivo contra companheirxs anarquistas. Erebo (negrura) era um deus primordial da obscuridade e sombra, na mitologia grega.

Tudo isto se desenrola, segundo a repressão, no âmbito de uma investigação iniciada há um ano – acerca de um ataque a um veículo nas proximidades de um quartel policial – investigação que contemplaria mais de trinta suspeitxs, entre xs quais e segundo palavras do Director da Polícia Metropolitana (Fábio Motta), se contariam pessoas do Brasil, Chile, Bolívia e França. Estas pessoas, segundo declarações na imprensa do chefe da Polícia Civil (Emerson Wendt), conformariam uma organização que se posiciona “contra toda a forma de poder, controlo e moral existente na sociedade”.

A repressão exercida pelos bastardos é do mesmo tipo que noutros operativos repressivos já feitos sentir na região do cone sul* – tal foi o caso da Operação Salamandra (“Caso Bombas”, Chile, 2010) ou da repressão contra meios anarquistas na Bolívia, em Maio de 2012 – confiscando livros, máscaras, folhetos, cartazes, computadores e, particularmente neste caso, uma grande quantidade de eco-tijolos, apresentados pela polícia como bombas molotovs.

As acusações levantadas pela repressão incluem intenção de homicídio, organização criminosa, formação de gangues e danos a património público com material explosivo.

Por seu lado, a imprensa corporativa local desenvolve o seu papel de colaboração miserável – de forma a validar e justificar a operação repressiva. Num dos noticiários, um repórter exibe nas mãos (sem luvas) uma das provas que considerava mais evidentes para dar conta da periculosidade do suposto grupo criminal: um exemplar do livro “Cronologia da confrontação anárquica”, que recompila ações diretas levadas a cabo no território dominado pelo Estado do Brasil.

Para lá das evidências e das acusações vemos, novamente, como as estratégias repressivas dos Estados são internacionalizadas e atingem ambientes anti-autoritários e companheirxs – tentando impedir o avanço da luta anárquica em todas as suas formas e expressões.

Perante isto, a nossa resposta só pode ser uma: a solidariedade internacional e o fortalecimento das redes de ação e coordenação, potenciando a ofensiva anárquica, em guerra contra os Estados e toda a forma de poder.

Do Chile ao Brasil, solidariedade, agitação e ação direta, contra toda a autoridade!

Sin Banderas Ni Fronteras, núcleo de agitação anti-autoritária.

Chile, 26 de Outubro de 2017.

*Cone Sul; a área mais austral da América Latina, conformada por Argentina, Chile e Uruguai, Paraguai, Ilhas Malvinas e a Região Sul do Brasil.

¡SOLIDARIDAD ES ACCIÓN!

¡SOLIDARIDAD ES ACCIÓN!

via Sin Banderas Ni Fronteras

Como ya se ha ido informando en algunos medios de prensa y en blogs afines, la policía civil de Rio Grande do Sul en Brasil, invadió la madrugada del 25 de octubre espacios y hogares de anarquistas en el contexto de una investigación por ataques contra bancos, comisarías, empresas automotoras y sedes de partidos políticos realizados por grupos anárquicos en los cuatro últimos años en Porto Alegre.

Todo esto ocurre en la víspera de la octava versión de la Feria del Libro Anarquista de Porto Alegre cuya fecha de inicio estaba contemplada para el 27 de octubre y que ha debido ser suspendida hasta nuevo aviso en vista de los acontecimientos.

Operación Erebo le ha llamado la policía a este nuevo golpe represivo contra compañerxs anárqucixs. En la mitología griega, Erebo (negrura) era un dios primordial de la oscuridad y la sombra.

Todo esto se desarrolla, según la represión, en el marco de una investigación que comenzó hace un año con el intento de ataque a un vehículo en las afueras de un cuartel policial, investigación que contemplaría a más de treinta sospechosxs entre lxs cuales, según palabras del Director de la Policía Metropolitana (Fabio Motta), se contaría a personas de Brasil, Chile, Bolivia y Francia, quienes, según señaló en la prensa el Jefe de la Policía Civil (Emerson Wendt), conformarían una organización que se posiciona “contra toda forma de poder, control y moral existente en la sociedad”.

El botín de guerra sustraído por los bastardos es el ya conocido en otros operativos represivos en la región, como el caso de la Operación Salamandra (“Caso Bombas”, Chile, 2010) o la represión contra entornos anarquistas en Bolivia en mayo de 2012: libros, máscaras, folletos, afiches, computadores y, particularmente en este caso, una gran cantidad de eco-ladrillos presentados por la policía como bombas molotovs.

Los cargos levantados por la represión incluyen: intento de homicidio, organización criminal, formación de pandillas y daño a patrimoio público con material explosivo.

Por su parte, la prensa local desarrolla su papel de miserables colaboradores para validar y justificar la operación represiva. En uno de los noticiarios, un reportero exhibe en sus manos (sin guantes) una de las pruebas que consideraba más evidentes para dar cuenta de la peligrosidad del supuesto grupo criminal: un ejemplar del libro “Cronología de la confrontación anárquica”, que recopila acciones directas llevadas a cabo en el territorio dominado por el Estado de Brasil.

Más allá de las pruebas y las acusaciones, vemos nuevamente cómo las estrategias represivas de los Estados se internacionalizan y golpean entornos y compañerxs anti-autoritarixs intentando frenar el avance de la lucha anárquica en todas sus formas y expresiones.

Ante esto, nuestra respuesta no puede ser otra más que la solidaridad internacional y el fortalecimeinto de las redes de acción y coordinación para potenciar la ofensiva anárquica en guerra contra los Estados y toda forma de poder.

¡Desde Chile hasta Brasil, solidaridad, agitación y acción directa contra toda autoridad!

Sin Banderas Ni Fronteras, núcleo de agitación anti-autoritaria.

Chile, 26 de octubre de 2017.

Chile – Convite às Jornadas Anárquicas Valpo 2017

via TURBA NEGRA

As Jornadas Anárquicas nascem de iniciativas individuais e coletivas em
Valparaíso, para propor um local de encontro para práticas e ideias
anti-autoritárias, estas jornadas serão realizadas de 21 a 26 de
novembro em diferentes espaços e de diferentes temáticas para
aprofundar as posturas e práticas anárquicas. O objetivo é atrair a
fraternidade e a auto-aprendizagem, gerar a comunicação entre diversas
experiências e lutas em relação à expansão da revolta.

Este ano tem sido agitado na luta contra o poder, tanto interna como
externamente, a realidade se faz confusa, o avanço dxs inimigxs continua
a atacar sem escrúpulos todx rebelde e comunidade em resistência. Nesse
contexto, nós somos habitantes de uma Valparaíso que vive a catástrofe
do capital: com sua gentrificação e turismo da decadência cultural da
mercadoria, com a expansão do porto, a multiplicação de câmeras de
vigilância, a xenofobia e a polícia. Em tempos de eleições, o circo é
evidenciado de sua maneira mais ridícula e arrogante. A democracia e sua
retórica de merda infectam os posicionamentos cidadãos e partidários. A
IIRSA COSIPLAN avança com seus projetos por todo o hemisfério sul; mas,
por sua vez, as diversas críticas e práticas de ação direta e
solidariedade também tomam com mais força e presença; nunca esquecendo
que princípios, meios e fins não devem se confundidos, enfatizando as
contradições, agitando a revolta e as idéias anti-autoritárias.

São tempos difíceis, mas as convicções seguem intactas. Hoje, mais que
nunca precisamos desenvolver nossas posturas, nossas formas de
organização e idéias de liberdade; em tempos de guerra, o que nos resta
é a irmandade, nossos princípios e práticas, a auto-aprendizagem e o
companheirismo. Na tensão do conflito desencadeado é que os
posicionamentos emergem, de diferentes leituras e indivíduxs; porque
este sistema quer a submissão é que apelamos para a rebelião, na memória
histórica de luta anti-autoritária. Sempre é hora para nos rebelar: é aí
onde vive a anarquia, no lado indômito de nossa luta, inimigo acirrado
do poder, sem pactos nem mesquinhez, sem mentiras nem dupla intenção. É
por isso que consideramos necessário multiplicar os momentos de
encontro, onde se aproximem experiências e perspectivas, fraternidade e
companheirismo. Que nosso espírito rebelde não se apague, que a
fraternidade viva na anarquia e que destruíamos a autoridade. Às vezes,
é bom tomar um ar, ver de que lado avança e acender o pavio; outras
vezes, parar, contemplar o local e se encontrar com seus pares:
conspirar e se retroalimentar. Porque o capital e o estado seguem
impávidos com seus lacaios servis, que os conflitos se expandam por
todos os cantos onde exista autoridade.

Porque lembramos dxs compas que se foram: El Brujo, Chente e Zorrita.
Porque não esquecemos dxs sequestradxs pelo estado.

Convidamos todxs aquelxs que querem e sentem a necessidade de se
encontrar, auto-aprender, e se solidarizar com as lutas anárquicas.

Alimapu, Primavera de 2017

Bra$il – Operação Érebo a terra se move. Agitações e reflexões anárquicas o vento sopra.

via e-mail [tormentasdefogo@riseup.net]

17/11/2017

Operação Érebo a terra se move.

Agitações e reflexões anárquicas o vento sopra.

No amanhecer do dia 25 de outubro de 2017 o tempo fechou para os/as anarquistas de Porto Alegre. A policia Civil com a Operação Érebo pôs em marcha invasões e assaltos televisionados pela mídia local e transmitidos pelos autofalantes do sistema em volume máximo.

A partir desta reação policial, do show e escrache midiático, e da agitação na órbita anarquista mil e uma necessidades, urgências, ideias, impulsos e sentimentos nos atravessaram. Desta reflexão nasceu esta vontade de comunicação. Apontamos nossa determinação contra o inimigo e firmamos o passo com quem faz viver a anarquia em suas posições e práticas.

Nossa natural tendência ao caos.

Somos, existimos e agimos para além do Estado, as leis e a democracia. Procuramos e espalhamos autonomia, mas sabemos que ela não se consegue negociando com o poder1.

Herdeiras/os das lutas pela liberdade e pela terra, dos guerreiros que ainda nos ensinam que se pode existir de várias maneiras para além da sociedade imposta. Sentimos uma inconformidade que persiste e insiste.

Olhando desde esta beira do rio, a democracia é só mais uma forma (atual) em que a civilização domina, mata e tenta apagar formas de existência que vazam da ordem militar e da obediência cega. Ainda mais, essa democracia que se apresenta como “o” valor de moda. E muitos caem cegos, ou ofuscam os olhos pelo seu brilho. Mas quem ama ser livre sabe que é só uma forma de governar e a vida é ingovernável, como os rios que mudam seu andar, como os animais que atacam seus domadores, como os povos que não se “vendem” ao trabalho escravo da sociedade ocidental. Assim a democracia é um ideal incompatível com quem não se deixa governar.

Suas máximas, os direitos, são ferramentas de colonização e de um humanismo que ainda distingue humanos de primeira, segunda, terceira, e mais categorias. Pode alguém defender isso?

Suas punições, as leis, são correntes que alguns adoram, mas que punem e marcam a quem tendo fome rouba e não mendiga.

A negociação com esse mundo é impossível, nossa relação com ele só pode ser o antagonismo2.

Tentam dominar e não podemos deixar de lutar contra isso, sem trégua. Nessa tendência instintiva à liberdade sem regras nem ordem, reconhecemo-nos no caos da anarquia.

A busca por anarquia é por si só um desafio ao poder. Todas as perspectivas da anarquia se propõem a desmantelar as instituições do poder. Podem ter desencontros de como fazê-lo, mas todo anarquista quer os Estados, corporações, suas instituições e valores em ruinas. Disto acreditamos não estarmos enganados. Desta forma o desejo pela anarquia na democracia é por si criminoso.

Não estando no código penal, o anarquismo e a afinidade com ele não são efetivamente crimes. O que nos dá uma margem de ação e deixa mais liberdade para se identificar com ele. Mas a corda dessa liberdade não é muito cumprida.

A chave que desfez o mistério. Plantas exóticas e agitação anárquica.

A ideia de que seres alienígenas chegam trazendo o “mal” é um mecanismo de controle e repressão antigo. Desde a Europa, vários compas anarquistas, expulsos ou foragidos, chegaram neste continente. Aqui eles foram detectados e catalogados como plantas exóticas, inços de ideias e ações perigosas.

Na última década do século XIX os senhores do poder já expulsavam anarquistas considerados nocivos para a “paz social”. Ou seja, seres indomáveis, feras que não se submetiam às leis e à ordem que garantem a exploração. Recordamos de Giuseppe Gallini que junto a outros companheiros agitadores na cidade de São Paulo foram presos e expulsos. Lembramos também de José Saul, expulso da cidade de Pelotas por ser um agitador anarquista. Mesmo destino tiveram vários outros compas anárquicos.

Em 1907, em resposta a crescente agitação social (revoltas, greves, organizações autônomas dos trabalhadores) e a também crescente presença anarquista, o Estado brasileiro endurece as políticas de expulsão contra os indesejáveis. Costurando uma nova fantasia jurídica para seus bailes repressivos, a lei Adolpho Gordo.

Quando os governantes, juízes e policiais afirmam, desde 1800 até agora, que os anarquistas somos plantas exóticas, propiciam sentimentos de xenofobia, e também constroem a imagem de uma suposta “passividade” nativa.

As políticas de expulsão e escrache contra aqueles que trazem a “teoria do caos”3 era e continua sendo um mecanismo de dispersão de encontros combativos. Segundo estas, a agitação anárquica seria exótica e poderia ser arrancada jogando os inços fora do Jardim.

Uma coisa é certa, os e as anarquistas chegaram de barco e continuam chegando por várias trilhas, no entanto, o impulso anárquico e o combate a dominação4 estão nestas terras desde tempos imemoráveis. O desejo de liberdade não tem época, pátria nem fronteiras e, anárquicos como somos, não reconhecemos a repartição do mundo em países, em Estados. A debilidade que teríamos ao pensar o mundo dividido em linhas artificiais nos deixaria doentes, sem a capacidade de reconhecer a terra com seus limites próprios e mutáveis, montanhas, rios, florestas, quebradas.

Assim, também, não reconhecemos que nossos companheiros sejam pertencentes a um ou outro pais, nós somos anarquistas e companheiros pela afinidade que temos em oposição ao controle e dominação. Não temos pátrias nem bandeiras e estamos longe de nos deixar nortear por sentimentos nacionalistas que só paqueram com o fascismo. O mundo é nosso porque com ele somos, e pela terra que habitamos sentimos nojo do progresso.

Além do mais, as ações recolhidas nas Cronologias da Confrontação Anárquica5 estão muito longe de serem alienígenas ou desorientadas dentro do contexto atual do território controlado pelo Estado brasileiro, como podemos constatar.

Os partidos políticos PSDB, PSB, PSD, DEM receberam visitas anárquicas6. O agronegócio, devastador da terra e dos povos, foi atacado com incêndio ao Banco Bradesco, a destruição de mudas de eucalipto e também barricadas incendiarias e bloqueios de estradas em território em luta com a civilização.

Também a militarização da vida foi nitidamente rechaçada com o ataque da Galera do Pixo do Triangulo CAV do Terror ao monumento da louvação da guerra nos arcos da Redenção, com a parcial destruição pelo Grupo de Hostilidades Contra Dominação do monumento do Batalhão de Suez/ONU avôs dos que hoje militarizam o Haiti, e com o ataque dos Vândalos Selvagens Antiautoritários que contribuiu para a retirada do tanque de guerra exposto como monumento na avenida Ipiranga.

Várias dessas ações foram, intuímos, incompreensíveis para a lógica da competição pelo poder. Eram ações que nada pediam nem demandavam. Só agrediam à dominação. Até que apareceu a chave que desfez o mistério (segundo o telejornal Fantástico), as Cronologias da Confrontação Anárquica e a publicação Benvindos ao Inferno.

Maldita literatura anarquista!

Os livros que estão na mira da polícia, além de difundir uma idéia, falam de ações reais. Eles coletam e apresentam várias peripécias e ousadias de alguns indomáveis. Vários bandos que bateram contra o que sentiam que oprime. Livros que um amante do controle e da submissão jamais gostaria de ver difundidos. É por isso que estes livros são livros abomináveis para as autoridades, mas também por isso, são livros de alta consistência insubmissa.

Na caminhada anárquica, vários exemplos deste tipo de perseguição literária dentro das democracias vem nos ensinando que escrever sobre a confrontação é tomado como uma afronta pelo poder. A publicação O Prazer Armado, escrito por Alfredo Maria Bonanno, provocou sua detenção na Itália e anos depois sua edição e impressão foi uma das “provas” de acusação contra o companheiro anarquista Spyros Mandylas e a Okupa Nadir na Grécia. No mesmo continente, na Espanha, o livro Contra a democracia foi usado como prova de uma suposta participação em uma organização catalogada como terrorista pelo Estado espanhol, que teve como resultado várias invasões, detenções e operações contra os compas, as quais nos permitiram solidarizar com elas, nos aproximar e nos fortalecer na procura de liberdade e na certeza de que estamos em planos antagónicos de vida, os que amamos a liberdade e aqueles que são capazes de encerrar, isolar, controlar horas de sol e formas de contato.

Ontem como hoje a busca por anarquia impressa em palavras sobre o papel tem sua potência de difusão e inspiração. Pânico para as autoridades de plantão que reagem com agressões assaltos e seqüestros.

Em 1969, no Rio de Janeiro, os militares destruíram e assaltaram o espaço de agitação dos anarquistas, o CEPJO (Centro de Estudos Professor José Oiticica), roubando ainda uma vasta biblioteca na residência do anarquista Ideal Perez. Além de roubarem os escritos originais do livro Nacionalismo e Cultura que estava por editar o anarquista Edgar Rodrigues, o qual para reavê-lo o comprou de volta dos repressores.

Em 1973 em Porto Alegre o DOPS (Departamento de Ordem Político e Social) chefiado pelo delegado Pedro Seelig invadiu a Gráfica Trevo, uma gráfica conduzida por anarquistas que, para além de impressões comerciais, imprimiam os jornais anarquistas que circulavam na época: O Protesto, vendido nas bancas de revistas de Porto Alegre e o jornal Dealbar, editado pelo anarquista Pedro Catalo, difundido em São Paulo. Também imprimiam livros editados por sua editora Proa. Nesta ocasião do assalto policial foram destruídos praticamente toda a impressão do livro O futuro pertence ao socialismo libertário e confiscado originais de futuras edições. Nesta tempestade casas particulares foram destroçadas e vidas foram sadicamente agredidas.

Malditos são nossos livros, jornais, escritos. Malditos somos os que tem a coragem e ousadia de escrevê-los, editá-los, traduzi-los, imprimi-los, difundi-los.

O Estado, a polícia, a democracia …

Não precisa de provas para perseguir anarquistas.

É sabido que nas perseguições a anarquistas não se precisam provas. Os livros foram o único fio que puderam segurar para apontarem a alguns que desde a agitação e propaganda incomodaram.

Sem provas mas não sem justificação, a reação do poder tem sua justificação sim. E essa justificação paradoxalmente é nosso maior sorriso. Saber que alguns bandos anárquicos bateram no poder só pode valorizar nossa posição já que manifesta antagonismo. Se nós nos chamamos anarquistas é porque não admitimos autoridade em nossas vidas nem na terra, assim o antagonismo à ordem imperante é um indicador básico de estar seguindo a trilha que dizemos seguir.

A Operação Érebo “procura dar com os autores dos ataques”, ou seja persegue ações mas parece ir atrás de ideias. Farejando literatura ácrata e pegando amostras das tendências, diversas, da anarquia. Confundindo a propaganda escrita com a propaganda pelo fato.

A propaganda escrita põe em evidencia algo que pareceria que queriam manter em segredo: que o poder pode apanhar dos anarquistas.

Temos claro que se se persegue as posições antiautoritárias é porque não se queimaram bancos, viatura e igrejas por piromania mas pela rejeição ativa e combativa à mercantilização da vida à punição e ao controle. E quando falamos disso não é em tom de denuncia mas como grito de alegria. É ai onde as ideias e afinidades “pesam”. Somos vários, todos, alvos na mira repressiva. Então na tormenta, no olho do furacão, ou flertamos com a passividade sistêmica nos maquiando de leis e direitos ou saímos mais fortes gritando que viva a anarquia contra toda forma de poder.

Luz câmera e ação. O show midiático.

A televisão tem uma força avassaladora no Brasil. É uma referência na vida das pessoas para entender seu entorno, criar prioridades, ter uma posição. Não é um exagero afirmar que a TV adestra as pessoas, manipula vidas, abertamente realiza experiências no comportamento das pessoas a partir dos estímulos que emitem suas ondas, em suas notícias propagandas e novelas.

Quando falamos da TV alinhamos junto seus jornais impressos, faces de um mesmo corpo, como: Zero Hora-RBS.TV/Globo7. Estes junto ao Correio do Povo e SBT8 protagonizaram associados licitamente à polícia a vingança do poder contra os anarquistas.

Se a TV é o controle à distância para os cidadãos saberem quem são os “novos inimigos da paz social”. Para os inimigos, ou seja para nós anarquistas, o show pretende ser o ventilador que espalha o medo. Cenas criadas toscamente como o encapuzado lendo a Cronologia ou os molotovs de garrafa pet e a polícia quebrando portas ao grito de “policia!”, querem mandar o recado da perseguição, querem provocar o medo em nosso bando e ainda em uma investigação que diz ser de sigilo, escracham e deixam em evidencia os “suspeitos”.

Trata-se de um linchamento midiático e certamente para quem não procura diálogo com a ordem social isso tem um peso. Abundam os comentários que se somando ao linchamento pedem fotos dos suspeitos ou reclamam por desvincular suas vidas de algo que uma vez retratado como o “mal” tem que ser banido e afastado para não poluir sua impecável vida cidadã.

Analistas políticos e juristas deram o toque ilustrado para espalhar o medo com “fundamentos”. Os anarquistas podem ou não serem julgados pela lei antiterrorista? Foi o debate apresentado por eles no show. Para além das uteis aulas que deram sobre o tema no Fantástico, mostraram que junto das forças repressivas os sábios da sociedade também colaboram com a criação do novo medo social. Não se trata mais de uma nota policial, agora é um tema social, jurídico, político, filosófico.

Os alcances desta confabulação podem ser maiores, o medo pode calar todo tipo de dissidência. Assim, o show serve para acalmar possíveis protestos e inconformismos com a genocida forma de governar da democracia.

Sabemos que os anarquistas e os povos fora da civilização e marginais tem um antagonismo que ficara depois do show. Mas, as outras dissidências se apressaram em se branquear como obedientes cidadãos? O medo penetrara até os ossos dos que se chamam rebeldes?

Entre nós não. Este texto assim como outras manifestações parecem afirmar o rechaço contra a dominação e não se deixar abater pelo medo.

O show vende e compra. Comprou a premissa no leilão policial da Operação Érebo. E vende. Sabemos que as notícias não são a toa, são jogadas pensadas no tabuleiro da dominação, visando fins específicos. É claro, eles nos dirão serem imparciais, portadores da justa visão dos fatos, da verdade.

Não existe mídia da livre expressão. A associação entre a mídia, polícia e justiça são profundas para punir todos que não dançam sua música.

Anarquistas.

Novembro de 2017.

————————————————————————————————————————

Nosso salve pra aqueles que não deixarm passar o vento sem o sopro da solidariedade:

A aqueles seres que fizeram uma manifestacao solidaria na grande ilha do Pacifico

Aos compas que mandaram solidariedade desde o outro lado da cordilheira dos Andes.

A compa que mando a poesia para os perseguidos desde a rebeliao das palavras

A todos que não se manteram quietos.

Todas essas ações se fizeram sentir.

1 Distanciamo-nos da ideia de que o poder é bom ou ruim dependendo de quem o exerce. Brindamos com Bakunin “Todo poder corrompe”.

2 Usamos a palavra antagonismo para expressar a incompatibilidade da anarquia com o poder e a dominação.

3 Palavras do delegado Jardim no jornal do almoço na manha do dia 25 de outubro de 2017, tentando definir os/as anarquistas investigados.

4 Tomamos a referência da posição contra a dominação de alguns dos comunicados que reivindicam os ataques que detonaram a Operação Érebo. O combate á dominação, segundo estas ações, não se trata de um antagonismo que priorize uma linha (classe, raça, gênero, defesa da terra), mas de um antagonismo em conflito com isso tudo e ainda mais, contra as sutis e complexas formas de controle e domínio.

5 As Cronologias da Confrontação Anárquica, são dois dos três livros que estão no foco da Operação Érebo.

6 Segundo as Cronologias da Confrontação Anárquica ações de ataque reivindicadas quanto não reivindicadas (conhecidas só pelas notícias) apresentam o princípio anárquico se agem em antagonismo com as instituições do controle e da dominação. Os partidos, neste caso, são os principais contendentes na procura de governar, controlar e mandar na população e no território.

7 A empresa Zero Hora-RBS.TV/Globo no processo instaurado contra o Bloco de Lutas nas agitações de 2013 dispôs até de repórter como testemunha de acusação.

8 Na manhã do dia 25/10/2017 somando-se ao show televisivo o repórter Thiago Zahreddine, da empresa SBT, apresentou a mistura aberrante dos anarquistas investigados como neonazistas, em suas palavras: “Se definem como vândalos de ideologia neonazista afim de enfrentar todo tipo de autoridade”. Tendo em conta a receptividade das pessoas ao que lhes diz a TV, essa aberração vai para além da estupidez do repórter.

Valparaiso: Pedem vinte anos para xs processadxs por distúrbios no 21 de maio de 2016 que terminaram com um guarda sufocado

via PUBLICACION REFRACTARIO

“Solidariedade anticarcerária com xs detidxs acusadxs de incendio no dia 21 de maio em Valparaíso/ A mídia aponta e a polícia dispara. A derrubar as fantasias da promotoria. Liberdade axs detidxs!”

Finalmente, a acusação decidiu fechar a investigação contra xs 6 processadxs pelo ataque incendiário a uma farmácia, que se espalhou por todo o prédio durante os distúrbios de 21 de maio de 2016, onde morreu asfixiado um guarda municipal.

O poder solicita as seguintes penalidades contra xs companheirxs:

Miguel Ángel Varela: acusado por incendio seguido de morte. A acusação pede 20 anos de prisão.

Felipe Ríos: acusado de incendio seguido de morte. A acusação pede 20 anos de prisão.

Constanza Gutiérrez: acusada como co-autora por fornecer os meios para o crime principal se materializar. A acusação solicita 15 anos de prisão.

Hugo Barraza: acusado como co-autoria por fornecer os meios para o crime principal se materializar. A acusação solicita 15 anos de prisão.

Nicolás Bayer: acusado como co-autor por fornecer os meios para o crime principal se materializar. A acusação solicita 15 anos de prisão.

Rodrigo Araya: acusado como co-autor por fornecer os meios para que o crime principal se materializar. A acusação solicita 15 anos de prisão.

Lembre-se de que todxs estão na rua, depois de enfraquecer fortemente as evidências na audiência de formalização. É de se esperar que logo se realize a preparação do julgamento oral e, finalmente, o julgamento.

Solidariedade com xs processadxs: A defender e agitar a luta rueira!