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Microspie Tangenti e Intimidazioni: la Criminalitá degli Stati Uniti in anticipo al voto delle Nazioni Unite

Di Patrick Martin
11 marzo 2003

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I metodi dell’amministrazione di Bush che cercano di ottenere sanzione dall’ONU per la guerra sono indice del vero carattere dell’imminenti misure militari: il governo degli Stati Uniti si sta comportando come un gangster internazionale, non solo nel trattamento di Baghdad, ma anche in rapporto agli altri membri dell’ ONU.

Per settimane il governo sta esercitando pressione sulle nazioni, sotto forma di tangenti e minaccie, che vedono ottima possibiltá di ottenere alcuni voti dell’ ONU - per esempio, dall’Angola, Camerun, Cile, Messico, Guinea e Pakistan. Secondo la prima pagina del giornale inglese, l’Observer, del 2 Marzo, tale campagnia degli Stati Uniti include anche lo spionaggio sistematico delle conversazioni telefoniche e dell’e-mail dei rappresentanti dell’ ONU di molti di questi paesi.

Il resoconto dell’Observer, intitolato “Le Attivitá Diffamatorie degli Stati Uniti nell’Ottenere i Voti per la Guerra Contro Irak,” accusa il Consiglio Nazionale di Sicurezza americana di intercettare conversazioni telefoniche sia nelle case e che negli uffici, cosí come i messaggi e-mail inviati dai delegati ai loro rispettivi governi. L’intensificante operazione di sorveglianza stando a quell che si dice fu ordinata da Condoleezza Rice, Consigliera per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti.

Apparentemente, i funzionari di sicurezza non identificati di alcuni governi europei dettero questa informazione riservata al giornale, e l’Observer fu capace di ottenere il numero telefonico del funzionario del Consiglio Nazionale di Sicurezza Americana, Frank Koza, che in base a quanto detto, dirige la campagnia di spionaggio e fu contattato al suo ufficio nella sezione regionale dell’Agenzia.

Un memorandum scritto da Koza il 31Gennaio esige un “incremento” di sorveglianza contro le delegazioni dell’ONU, mirato a determinare “politica,” “posizioni di negoziazione,” “alleanze,” ed una “intera gamma d’informazioni che potrebbero fornire ai policymakers un vantaggio nell’ottenere risultati favorevoli agli obiettivi degli Stati Uniti o prevenire sorprese.”

La reazione dei funzionari del governo e della Media Americana a questa rivelazione in sé é notevole. Ari Fleischer, il portavoce della Casa Bianca, rifiutó di commentare, ma non smentí che gli stati Uniti stia spiando i rappresentanti delle altre nazioni dell’ONU. Perfino il New York Times non riportó questa accusa, mentre il Washington Post pubblicó un breve resoconto citando alcuni diplomatici dell’ONU che destituiscono l’importanza del spionaggio americano sui loro dibattiti. Uno di loro disse: “ Fa parte del gioco.”

“Anonimi alti funzionari dell’amministrazione” dichiararono al Washington Post che avevano ascoltato di nascosto le conversazioni francesi e russe durante le trattative dello scorso autunno, la quale portó l’adozione della Risoluzione 1441. Los Angeles Times cita “attuali ed ex funzionari americani che conoscono bene le operazioni del Consiglio Nazionale di Sicurezza,” descrisse “una vecchia abitudine, lo spionaggio degli Stati Uniti sull” ONU,” che include intercettazione elettronica su altri uffici dell”ONU, inclusi quelli responsabili delle operazioni per il mantenimento di pace. James Bamford, autore di due libri sul Consiglio Nazionale di Sicurezza, disse al Times che il governo Americano fece pressione per localizzare la sede centrale dell’ ONU a New York il 1945 nel facilitare lo spionaggio.

Nessuno dei servizi della Media prese nota delle contraddizioni lampanti dell’atteggiamento americano verso l’ONU. Da un lato, i funzionari dell’amministrazione di Bush proclamano che la guerra é necessaria per difendere l’autoritá del Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro lo presunto sprezzo iracheno. Dall’altro, il governo americano mira il Consiglio di Sicurezza per spiare e per avere la sua assoluta sovversione.

Intimorire “gli Altri Sei”

 

Quattro nazioni del Consiglio di Sicurezza - Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, e Bulgaria - sostengono la preliminare risoluzione che autorizza la guerra contro l’Irak. Cinque nazioni - Russia, Cina, Francia, Germania e Siria - dichiararono la loro opposizione. Le sei nazioni rimanenti dalle quindici sono i principali bersagli delle minaccie e lusinghe americane perché non si sono ancora commessi in modo definito pro o contro la risoluzione.

Come questo ardente quotidiano di pro guerra, il Washington Post osservó il 2 di Marzo: “La loro indecisione non riguarda la guerra in Irak; Loro hanno indicato l’avversione alle misure americane e preferiscono un compromesso che permetterebbe le ispezioni di continuare con una scadenza futura. Invece, sono indecisi se rischiare o no una opposizione con gli Stati Uniti.”

In altre parole, questi 6 governi si sentono minacciati dagli Stati Uniti, non dall’Irak. Una nota che l’eminente quotidiano nella capitale degli Stati Uniti non si preoccupa affatto di nascondere. Se loro fossero liberi di votare come preferirebbero, la risoluzione di guerra sostenuta dagli Stati Uniti sarebbe fortemente sconfitta.

Ci sono buone ragioni per queste 6 nazioni di essere intimorite dagli Stati Uniti. Resoconti della Stampa nelle ultime settimane hanno documentato le misure di coercizione senza precedenti - finanziaria, diplomatica, e anche militare - applicata dall’amministarzione di Bush a questi paesi che vengono considerati sovrani e indipendenti. Tutti loro furono ricordati della sorte di Yemen, la quale si uní con Cuba per opporre gli Stati Uniti nel voto del Consiglio Di Sicurezza sulla decisione di guerra nel Golfo persico del 1991. L’ex Ministro degli Esteri, James Baker, avvertí Yemen che avrebbe pagato “ caro il suo voto.” Tre giorni dopo, gli Stati Uniti levó tutto l’aiuto economico alla nazione impoverita.

Gli Stati Uniti ha una ampia influenza su molte nazioni, e non esita ad usare il suo vantaggio economico in modo spietato.

Angola - Gli Stati Uniti ha il piú grande mercato per le esportazioni dell’Angola, principalmente il petrolio, ed é il piú grande investitore estero, attraverso il vecchio ruolo del Chevron-Texaco nei campi petroliferi dell’enclave di Cabinda. Il governo Americano sottoscrive i contratti angolani per la compagnia di servizi petroliferi, Halliburt, per un valore di 200 milioni di dollari. L’ex dirigente di questa compagnia era Richard Cheney. Per la persistente antagonismo nei confronti del governo MPLA, che ricevette l’appoggio sovietico durante la Guerra Fredda contro i ribelli UNITA, sostenuti dalla CIA, Angola é ancora esclusa dal mercato americano posta dalla Legge di Opportunitá e Sviluppo Africano (AGOA).

Guinea e Camerun - Le due ex colonie francesi dell’Africa occidentale hanno un accesso preferenziale al mercato americano sotto la Legge AGOA ed il sistema generale di preferenze. L’AGOA, applicata nel 2000, prevede che i paesi privilegiati dell’Africa sub-sahariana non deve “prendere parte ad attivitá che indebolisce la sicurezza nazionale o gli interessi della politica estera degli Stati Uniti.” Un emendamento passato dal congresso nell’Agosto del 2002 permette il governo americano di terminare il commercio preferito di un paese se “il paese non prende dei provvedimenti nel sostenere le iniziative degli Stati Uniti di combattere il terrorismo.” Dato che l’amministrazione di Bush dipinge l’invasione in Irak come una estensione della “guerra contro il terrorismo,” un voto contro gli Stati Uniti potrebbe diventare un pretesto per levare il trattamento preferenziale sull’esportazioni di petrolio dal Camerun, e bauxite, oro, diamanti e caffè dalla Guinea.

Pakistan - Un vecchio alleato americano durante la Guerra Fredda, serví come la base principale per i fondamentalisti islamici appoggiati dalla CIA, i precursori degli entrambi Talibani e Al Qaeda, combattendo contro le truppe sovietiche in Afghanistan. Dopo l’Undici di Settembre, il regime militare del generale Pervez Musharraf optó per una collaborazione accanita con l’attacco militare americano in Afghanistan, e fu ricompensato con l’annullamento di un miliardo di dollari di debito e cancellando le limitazioni di commercio imposte quando il Pakistan messe alla prova la sua prima bomba atomica nel 1998. Data la diffusa opposizione pubblica ad una seconda guerra americana contro una nazione prevalentemente musulmana, il sostegno pachistano esigerá un molto piú afflusso di soldi.

Cile - Qui gli Stati Uniti sfruttano l’entrata cilena nell’Accordo Nordamericano di Libero Scambio (NAFTA), che fu prudentemente approvato dai negoziatori americani e cileni lo scorso anno. Il rappresentante del commercio americano non ha ancora offerto al Congresso i 90 giorni di preavviso per la presentazione dell’accordo per ratifica. Un “no” dal Cile al Consiglio di Sicurezza cancellerebbe probabilmente l’accordo. La pressione americana é anche esercitata sull’apparato militare cileno che ha una lunga relazione con gli Stati Uniti, iniziando dal Coup del 1973 appoggiato dal CIA che ha messo il generale Augusto Pinochet al potere. Il Ministro degli Esteri, Colin Powell, fece una allusione indiretta al Coup durante una riunione con gli inviati diplomatici cileni a Washington.

Messico - Giá profondamente obbligati agli Stati Uniti con l’Accordo Nordamericano di Libero scambio (NAFTA), l’ottanta percento delle esportazioni vanno al Nord. Il Governo di Vicente Fox ha tentato di rallentare le riduzioni delle tariffe nell’importazione di polli ed altri prodotti agricoli, effettuata lo scorso Gennaio, per proteggere l’impatto sull’agricoltura messicana. L’amministarzione di Bush acconsentí ad un rinvio, ma riprenderá ancora la questione alla fine di questo mese.

Due alti funzionari del Dipartimento di Stato americano, Marc Grossman e Kim Holmes, visitarono la Città del Messico la scorsa settimana, minacciando che il Messico pagherebbero “a caro prezzo” se si oppone agli Stati Uniti sulla guerra contro l’Irak, secondo a certi resoconti di Stampa. La rivista inglese, l’Economist, descrivendo la visita di Grossman, espresse che un diplomatico americano anonimo “avvertí che un ‘no’ messicano potrá ‘suscitare rabbia’ per i messicani negli Stati uniti. Fece un paragone con i Giapponesi-Americani che furono internati dopo il 1941, e si domandó se il Messico ‘vuole suscitare sciovinismo durante una guerra.”

Questo resoconto di un ricatto degli Stati Uniti, insieme ad altri aneddotici rapporti di corruzione e di intimidazione, porta a fare domande al portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer. Secondo la trascrizione del briefing per la Media del 25 Febbraio, Fleischer reagí con rabbia alle domande che riguardavano l’offerte dell’amministrazione date al Messico in cambio del suo voto:

Fleischer: “Io non so niente di questa storia. E voi avete giá la risposta su quello che decideremo. Comunque pensate alle implicazioni di quello che state dicendo. Voi dite che i Leaders delle altre nazioni sono acquistabili. E questo non é una proposta ammissibile.” (Risate)

I cinici incalliti dei giornalisti della Casa Bianca risero fragorosamente mentre il portavoce di Bush dichiarava le acquistazioni di voti inammissibili. Poi Fleischer abbandonó il briefing senza altre parole.