Il World Socialist Web Site condanna le provocazioni
militari e politiche utilizzate dal governo Bush in preparazione
di un attacco contro lIran. Ci appelliamo a tutti i lavoratori,
studenti e giovani al fine di opporre il guerrafondismo brutale
e insano dei piromani di Washington. Un movimento di classe politicamente
consciodistaccato e indipendente dai partiti proimperialisti
delloligarchia finanziaria e dalle istituzioni politichedeve
essere costruito se si vuole evitare la guerra.
Questo non è il momento di autocompiacenze e illusioni.
Appena tre mesi dopo che il popolo americano alle urne ha espresso
un enorme ripudio popolare contro la guerra in Medio Oriente,
il governo Bush non solo sta aumentando le operazioni militari
in Irak, ma comincia le prime manovre verso un conflitto contro
il vicino Iran. Non cè dubbio che si tratti di un
acceleramento di eventi. Dopo le elezioni, il governo Bush ha
deliberatamente ignorato i suggerimenti dellIraq Study Group
di negoziare con Iran e Siria. Invece, nellannunciare i
suoi rinforzi in Irak il 10 gennaio, Bush accusava
Iran e Siria di armare e addestrare insorgenti antiamericani in
Irak e dichiarava che lesercito statunitense avrebbe scovato
e distrutto questo tipo di gruppi di supporto. Giorno dopo
giorno voci ufficiali di Bush, aiutate dai complici mass media,
hanno mantenuto un tamburo battente di accuse minacciose contro
Teheran per aver interferito in Irak e per aver aiutato
luccisione di soldati americanitutto ciò senza
presentare una briciola di evidenza.
Durante la settimana scorsa, loschi ufficiali del Pentagono
hanno presentato evidenza che alcune delle bombe usate
contro le pattuglie USA sono prodotte in Iran. Tali personaggi
ed altri allinterno del governo hanno dichiarato con certezza
che I più alti ranghi del governo iraniano
sono coinvolti. Il fatto che gli ufficiali del Pentagono che hanno
presentato questa cosiddetta evidenza hanno parlato solo a condizione
che il loro nome venga mantenuto anonimo o non venga menzionato
nella cronaca è indicativo del carattere artefatto di questa
ricerca di un casus belli contro Teheran. Infatti, dopo
nemmeno 48 ore dalla presentazione delle prove a Bagdad,
il generale Peter Pace, presidente dei Capi di Servizio delle
Forze Armate, ha ammesso che le forze militari non erano a conoscenza
del coinvoglimento del governo iraniano in spedizioni di armi
alle milizie sciite.
Ad ogni modo, queste accuse contro Teheran sono state riportate
ampiamente e senza essere messe in discussione dai mass media
i quali sono in linea di massima soddisfatti con il giocare lo
stesso perfido ruolo giocato quattro anni fa prima dellinvasione
dellIrak quando si rivelarono propagatori di falsa propaganda
bellica su minacciose armi e connessioni a terroristi.
Il caso costruito contro lIran è stato accompagnato
da provocazioni sfacciate su terra, come le retate contro gli
uffici governativi iraniani in Irak e il sequestro armato di diplomatici
iraniani.
La preparazione militare nel Golfo Persico, intanto, procede
a pieni ritmi. Alla fine di febbraio, un colosso di 50 corazzate
è stato stanziato nellarea, includendo due gruppi
di navi portaerei per la prima volta da marzo 2003. Secondo alcune
relazioni un terzo gruppo del genere sta raggiungendo la locazione.
Con lappoggio di aerei da bombardamento posizionati fra
numerose basi militari in tutta la regione, le forze americane
avranno la capacità di bombardare giorno e notte senza
pausa usando missili e centinaia di aerei da guerra. Batterie
di sistemi anti-missile Patriot stanno per essere installate negli
stati del Golfo per difendere assetti militari USA vitali e rassicurare
gli alleati, ormai nervosi, in caso di reazioni da parte dellIran.
Accanto a queste preparazioni militari, Washington è
coinvolta in unintensa attività diplomatica. Le alte
cariche del governo Bush hanno visitato varie volte il Medio Oriente
durante la settimana scorsa cercando di consolidare unalleanza,
fra gli altri, con Egitto, Arabia Saudita e Giordania contro lIran.
Lalleato piú intimo nella regione, Israele, ha già
minacciato lIran di azioni severe se non rinuncia
al suo programma nucleare.
I viaggi del vicepresidente Dick Cheney, architetto dellinvasione
in Irak, hanno un significato particolare. La sua visita di un
giorno a novembre scorso in cui ha incontrato personalmente il
monarca saudita è stata seguita da un continuo aumento
di produzione saudita di petrolio con conseguente ribasso dei
prezzi del petrolio sul mercato mondiale, il che non solo minaccia
leconomia iraniana ma fornisce un ammortizzatore contro
lo shock economico della guerra. Questo mese Cheney visita Australia
e Giappone per lo scopo di forgiare alleanze di supporto per i
piani statunitensi contro lIran.
Ogni sforzo è fatto al fine di provocare un conflitto.
Intendono essere il piú provocatorio possible per
causare che gli iraniani facciano qualcosa a cui gli USA dovranno
rispondere con le armi, ha detto a Newsweek Hillary
Mann, la ex direttrice del Consiglio Nazionale di Sicurezza per
lIran e gli Affari del Golfo Persico del governo Bush.
Lanno dellIran di Cheney
Il Washington Post, intanto, riporta: Alcuni
alti esponenti di governo ancora contemplano lidea di un
confronto diretto. Un ambasciatore a Washington ha detto di essere
rimasto sorpreso quando John Hannah, consigliere di sicurezza
nazionale del vice presidente Cheney, riportava durante un incontro
recente che il governo considera il 2007 lanno dellIran
e ha indicato che un attacco degli USA è una possibilità
realistica.
Il senatore Christopher Dodd (Democratico del Connecticut),
nel frattempo, ha ammesso in unintervista televisiva domenica:
Cè senza dubbio chi è in favore
di una guerra contro lIran. Labbiamo visto nel
passato che farebbero di tutto per creare i presupposti perché
ciò avvenga.
In maniera simile, il giornalista Paul Krugman del New York
Times ha scritto un articolo lunedí che rappresenta
un avvertimento di attacco contro lIran: Ci sono,
a dir poco, indicazioni che una fazione potente nel governo sta
facendo del tutto per creare le premesse di un conflitto.
Le descrizioni della politica estera e le dinamiche interne
del governo Bush assomigliano sempre piú alle macchinazioni
di stato nella Germania nazista o nel Giappone imperialista. Diventa
sempre piú evidente che la politica di Washington è
guidata per la maggior parte da un gruppo di criminali invasati
che sta mettendo in azione delle forze che renderanno unaltra
guerra americana di aggressione quasi inevitabile.
Come nella fase che ha condotto alla guerra in Irak, il presidente
Bush continua a dichiarare che gli USA non hanno piani immediati
di attaccare lIran. Tali asserzioni hanno perso ogni credibilità.
Linterpretazione piú generosa delle azioni del governo
Bush è che minacciando Teheran spera di forzare il regime
iraniano a capitolare a tutte le sue richieste. Tale arroganza,
tuttavia, ha una sua logica che ha il potenziale di svilupparsi
in un conflitto militare di proporzioni gigantescheindipendentemente
dalle intenzioni originali. Inoltre, cè sufficiente
evidenza negli ultimi sei anni che dimostra che le mire di Bush
sono tuttaltro che benigne. I neo-con (neoconservatori),
articolando la prospettiva della sezione piú militarista
della classe dirigente americana e della Casa Bianca, continuano
ad esercitare pressione per un cambio di regime a
Teheran come parte di una strategia piú lata il cui scopo
è quello di ridisegnare il Medio Oriente sotto dominazione
statunitense.
Il Wall Street Journal, che rappresenta piú fedelmente
la prospettiva dello strato di destra che controlla la Casa Bianca,
ha pubblicato un articolo martedí che accetta le accuse
rivolte dal governo Bush contro lIran e propone che gli
USA mandino un messaggio a Teheran che non permetteranno
di uccidere americani con impunità. Ha consigliato
fermamente una campagna immediata di bombardamento che prenda
di mira Le Guardie Rivoluzionarie o le fabbriche iraniane di armi.
Un messaggio allarmante di cosa sta fermentando è emerso
il primo febbraio nella testimonianza dellex consigliere
statunitense di sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski al Comitato
Senatoriale di Relazioni con lEstero. Profondamente preoccupato
che la politica di Bush stia conducendo gli USA verso il disastro,
Brzezinski ha denunciato la guerra in Irak come una calamità
storica, strategica e morale. Ha predetto schiettamente
che se gli USA continuano in questa impresa sanguinosa in
Irak, la destinazione finale di questo percorso in discesa sarà
molto probabilmente un conflitto diretto con lIran e con
una parte sostanziale del mondo islamico.
Nel passaggio piú allarmante della sua dichiarazione,
Brzezinski ha descritto uno scenario plausibile per una
collisione militare con lIran. Suggerisce che implicherebbe
lincapacità dellIrak di soddisfare le
richieste prestabilite; seguito da accuse di responsabilità
dellIran per tale incapacità; poi da provocazioni
in Irak o un atto terroristico negli USA biasimato sullIran;
culminando in unazione militare americana difensiva
contro lIran che abisserebbe unAmerica sola in una
crisi pervasa e profonda che si estenderebbe fra lIrak,
lIran, lAfganistan e il Pakistan.
Nel corso della sua testimonianza, Brzezinski ha asserito che
la Casa Bianca non solo segue questo scenario, ma è capace
di produrre qualche provocazione in Irak o un atto terroristico
negli USA come pretesto per lanciare una guerra contro lIran.
Questi commenti da un uomo con decenni di esperienza nei circoli
piú alti dellapparato statale americano sono lindicazione
piú cruda che il governo Bush ha intrapreso un percorso
accelerato verso un conflitto con lIran ignorando completamente
le profonde ramificazioni delle sue azioni.
Una guerra contro lIran avrebbe conseguenze tragiche
immediate per la popolazione di quel paese che ha già sopportato
un conflitto sanguinoso durante gli anni 80 con lIrak,
incoraggiato e assistito dagli USA. Luso di bombe atomiche
contro lIran è discusso attivamente ai vertici delle
classi dirigenti americana e israeliana, aumentando la possibilità
di una conflagrazione nucleare per la prima volta dai tempi dellincenerazione
da parte degli USA delle città giapponesi di Hiroshima
e Nagasaki nel 1945.
Le implicazioni di un attacco statunitense su un paese di 70
milioni di personetre volte lIrakvanno ben oltre
lIran stesso. Il conflitto avrebbe inevitabilmente un effetto
profondamente destabilizzante per tutto il Medio Oriente e lAsia
Centrale e potrebbe attrarre lintervento delle maggiori
potenze europee ed asiatiche, le quali hanno interessi vitali
nelle immense riserve di energia della regione.
Il comportamento del governo Bush assume sempre di piú
una precisa somiglianza agli incoscienti atti di aggressione che
videro lo scoppio della prima e seconda guerra mondiale. Negli
anni 30, truppe della Germania e del Giappone invadevano
un paese dopo laltro, terrorizzando le popolazioni e instaurando
regimi controllati sulla base di pretesti totalmente fabbricati
e con completo vilipendio per le leggi internazionali. Oggi in
maniera simile la politica mondiale è sempre di piú
alle prese con pazzi e megalomani che fanno del tutto per causare
una conflagrazione mondiale.
Le radici del militarismo statunitense
Vi è, comunque, una logica da cui non si scappa in tutta
questa pazzia. Le cause sottostanti la crescita del militarismo
statunitense sono da cercare nellaffanno con cui lèlite
che governa si sforza a superarare le contraddizioni fondamentali
ed irrisolvibili proprio del sistema del profitto: quelle tra
leconomia mondiale e il sistema ormai superato dello stato
nazione capitalista, e tra la produzione secondo il modello socialista
e lanarchia di un mercato che si basa sulla proprietà
privata. Profitti in caduta e il peggioramento della crisi delleconomia
globale stanno costringendo le grandi potenze verso una corsa
spietata per accaparrarsi mercati e risorse, la cui risoluzione
finale avverrà inevitabilmente con lausilio di mezzi
militari.
Gli Stati Uniti sono il paese in cui si svolge questo processo
allo stato più puro. Nel secondo dopoguerra, e in seguito
al dissesto provocato da tre decenni di guerra e depressione,
la classe dirigente del paese decise di sfruttare le vaste risorse
che aveva a disposizione per puntellare il sistema capitalista
mondiale. Il conseguente declino in cui cadde leconomia
americana nei confronti dei rivali europei ed asiatici, che fu
pure enfatizzato dalla trasformazione del paese da creditore numero
uno del mondo a principale debitore, ha fatto degli Stati Uniti
lelemento più destabilizzante della politica globale.
Nellaffanno di contrastare la sua debolezza economica, Washington
ha vieppiù fatto ricorso a quel che rimane della sua potenza
militare per arginare la propria posizione di egemone globale.
I motivi che sottendono i preparativi di Bush per una guerra
contro lIran nulla hanno a che vedere con i presunti programmi
di armi nucleari di Teheran oppure le affermazioni riguardanti
la sua ingerenza negli affari iracheni. Washington ha mantenuto
un blocco economico contro lIran da quando fu rovesciato
il fido alleato Shah Reza Pahlavi nel 1979 che ha costretto gli
USA ad assistere impotente alle attività delle potenze
europee, Russia, Cina, Giappone e India che hanno firmato accordi
remunerativi con la repubblica islamica, in particolare per sfruttare
le riserve energetiche. Lincapacità americana di
raggiungere la supremazia con mezzi economici spinge lamministrazione
Bush verso luso della forza militare per dominare le riserve
dellIran, secondo in importanza mondiale per quanto riguarda
il gas naturale e terzo per quanto riguarda il petrolio.
Credere che gli strati più equilibrati di governo, degli
Stati Uniti o altrove, possano impedire lo scivolare verso la
guerra contro lIran sarebbe il più grande errore
politico che si possa commettere. Il silenzio universale da parte
delle istituzioni mediatiche e politiche con cui è stato
accolto lavvertimento pronunciato da Brzezinski conferma
ancora una volta che avendo i democratici dato via libera allinvasione
illegale dell Irak, nulla faranno per impedire che Bush
ed i suoi compagni di merenda invadano lIran, portando così
il mondo sul baratro. La proposta di Brzezinski per il ritiro
delle truppe statunitensi dallIraq ed una soluzione regionale
che coinvolga tutte le grandi potenze sono dei chiari indicatori
dei motivi che ci stanno dietro. Una tale proposta significherebbe
lerosione del dominio imperiale degli Stati Uniti nel Medio
Oriente e quindi a livello globale - una situazione del tutto
inaccettabile alla classe che governa lAmerica.
Coloro i quali hanno fiducia che LUE, la Russia, la Cina
o le Nazioni Unite agiscano per frenare la spinta bellica dellamministrazione
Bush rimarranno certo delusi. Dopo essersi mossi per proteggere
i propri interessi economici, tutte le grandi potenze hanno fatto
quadrato attorno ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza
dellONU a dicembre che dichiara il programma nucleare dellIran
una minaccia per la pace del mondo e condanna Teheran per non
averlo fermato. Con lo stesso iter che ha seguito prima dellinvasione
dellIrak, lUSA farà indubbiamente uso della
risoluzione dellONU, in barba alla sua dicitura precisa
e riserve legali, per giustificare un attacco sullIran.
Per quanto riguarda le Nazioni Unite, i suoi funzionari rimangono
completamente muti nei confronti dellaccrescersi della presenza
militare statunitense nel Golfo Persico.
Una guerra contro lIran avrà delle profonde conseguenze
politiche negli Stati Uniti. Il vilipendio sfacciato che il governo
Bush ha mostrato nei confronti dellesito delle elezioni
di novembre lha posta in rotta di collisione con il popolo
americano. Un attacco USA contro lIran sarà accompagnato
da un attacco a tutto tondo sui diritti democratici su territorio
nazionale che la Casa Bianca sferrerà in un tentativo di
sradicare ogni opposizione alla sua politica profondamente impopolare.
Nelleventualità che il Congresso tenti, pur timidamente,
di ostacolare i progetti di Bush, non esiste garanzia che lamministrazione
statunitense rispetti il dettame costituzionale. Bush ha ripetutamente
asserito i suoi diritti come comandante in capo per
sovvertire le tradizionali norme democratiche e legali.
La politica rapace seguita dal governo Bush allestero
serve gli interessi della medesima elite parassitic corporativa
che ha accumulato profitti giganteschi allinterno del paese
attraverso operazioni sistematiche di ristrutturazione, licenziamenti
e saccheggio finanziario. Si è aperto un divario sociale
immenso tra i pochi che hanno una ricchezza oscena e la maggioranza
della popolazione che, quando non sopravvive nella più
estrema povertà, lotta ogni giorno per sbarcare il lunario.
Gli interessi dei lavoratori negli Stati Uniti non sono quelli
bellicosi di Bush ma piuttosto lunirsi alla grande massa
di lavoratori in tutto il mondo che, come loro, cercano la pace,
un livello di vita decente e la garanzia dei fondamentali diritti
democratici.
Lopposizione da parte del WSWS allattacco imperialista
contro lIran, tuttavia, non vuol dire appoggio politico
al regime reazionario clericale del Presidente Ahmadinejad. Il
governo iraniano rappresenta una coalizione instabile di interessi
borghesi capitalistici che cavalca demagogia religiosa e occasionali
epiteti anti-imperialistici per mantenere il suo debole appoggio
popolare. Teme soprattutto la rinascita del movimento indipendente
della classe lavoratrice iraniana e la sua lunga tradizione di
lotte rivoluzionarie e socialiste. Le politiche repressive del
regime clericale mirano a sopprimere il risorgimento di un movimento
veramente democratico, socialista e anti imperialista del popolo
iraniano.
Ma portare il regime borghese in Iran alla resa dei conti è
compito della classe lavoratrice iraniana. Infatti la bellicosità
dellamministrazione Bush fornisce al governo Ahmadinejad
la scusa per sviare lattenzione popolare lontano dagli urgenti
fabbisogni sociali allinterno del paese. Inoltre, un attacco
contro lIran da parte degli Stati Uniti non mirerebbe alla
creazione di un regime democratico ma piuttosto allimposizione
di un governo fantoccio e la riduzione del paese alla stregua
di un protettorato semi-coloniale americano.
Per un programma socialista contro la guerra
Lunico mezzo per opporsi allavanzamento del militarismo
americano sta nella costruzione di un movimento politico largo,
esteso ed indipendente della classe lavoratrice in tutto il mondo
contro la guerra e le cause, che sono proprie del sistema capitalistico,
che lo provocano.
La forza indipendente dei lavoratori e delle lavoratrici deve
essere mobilitata a favore di istanze chiare e irrinunciabili:
il ritiro immediato ed incondizionato di tutte le truppe statunitensi
dallIraq e dallAfghanistan, il ritiro delle flotte
di guerra americane dal Golfo Persico e lo smantellamento delle
basi militari che il Pentagono ha costruito in tutto il Medio
Oriente e lAsia Centrale.
Inoltre, tutti coloro allinterno del governo americano
responsabili di aver scatenato una guerra non provocata di aggressione
contro lIraq - e che ne stanno preparando unaltra
contro lIran fondata su menzogne - devono rispondere politicamente
e giuridicamente dei loro malfatti.
I lavoratori e le lavoratrici devono opporsi con tutta la loro
forza contro ogni tentativo negli Stati Uniti o altrove di imporre
il servizio militare che fa dei giovani lavoratori e lavoratrici
carne da macina per queste guerre.
La lotta contro la guerra deve anche essere diretta contro
gli interessi della classe che promuove la guerra, e i profitti
che ne ricava. Il gigantesco complesso militare industriale degli
Stati Uniti deve essere sottratto dalla proprietà privata
e convertito in una realtà di utilità pubblica la
cui produzione sia indirizzata verso la pace. Le immense risorse
pubbliche - circa $470 miliardi previsti dal Pentagono per il
solo 2007 - sperperate a fini bellici devono essere re-indirizzate
per risolvere le urgenze sociali dei lavoratori e delle lavoratrici
negli Stati Uniti ed altrove nel mondo.
Analogamente, i complessi energeticiExxonMobil, Chevron,
Conoco-Phillips, etc.che senza eccezione hanno raccolto
inattesi profitti da capogiro grazie alla morte e la distruzione
in Iraq devono essere posti sotto controllo e proprietà
pubblici.
La lotta per porre fine alla perdurante guerra in Iraq e la
minaccia di un assalto ancora più grande e sanguinoso in
Iran non può essere coadiuvata dai partiti della grande
economia e finanza, e delle istituzioni statali negli Stati Uniti
o di qualsiasi altro paese. Ciò che è necessario
è invece lunità nella lotta dei lavoratori
e delle lavoratrici nella prospettiva di costruire un movimento
di massa internazionale e socialista. Questo è il compito
che i partiti del Comitato Internazionale della Quarta Internazionale
(ICFI) si assumono.
Il WSWS appoggia in pieno la conferenza demergenza organizzata
negli Stati Uniti da parte degli studenti internazionali per lequità
sociale (ISSE) nonché il Partito dellUguaglianza
Sociale (SEP) con la parola dordine Per la fine delloccupazione
e il ritiro di tutte le truppe USA dallIraq! No alla guerra
contro lIran!
La conferenza si svolgerà il 31 marzo e 1 aprile allUniversità
di Michigan in Ann Arbor, Michigan, e sarà un forum indispensabile
per mobilitare gli studenti, la gioventù e i lavoratori
e le lavoratrici negli Stati Uniti e altrove nel mondo contro
la guerra imperialista ed il sistema capitalista che la crea.