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Voto Fiat Mirafiori: i sindacati coadiuvano un attacco contro i lavoratori di dimensioni storiche

Di Marc Wells
24 gennaio 2011

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Questo articolo è stato precedentemente pubblicato in inglese il 19 gennaio 2011 e in tedesco il 22 gennaio 2011

La votazione del 13 e 14 gennaio e la conseguente approvazione del nuovo contratto di Fiat Mirafiori a Torino, rimodellano i rapporti di lavoro industriale in Italia e cancellano importanti conquiste frutto di decenni di lotta da parte della classe lavoratrice. L’accordo è la quintessenza del tradimento da parte dei sindacati e la cosiddetta “sinistra”.

L’accordo creerà un nuovo punto di riferimento che le aziende e i sindacati in tutta Europa imporranno ai lavoratori in nome della “competitività” e del “mantenimento dei posti di lavoro”.

Oltre 5.000 lavoratori hanno partecipato al referendum, ovvero quasi il 96 per cento della forza lavoro. Il 54 per cento ha votato a favore del nuovo contratto di lavoro firmato in precedenza da tutti i sindacati (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl e Assoquadrifiat), con l’eccezione dello stalinista FIOM-CGIL.

Il nuovo accordo efficacemente ricrea condizioni di lavoro che non si vedevano nelle fabbriche dai tempi della seconda guerra mondiale. In un colpo solo, la relazioni industriali sono state riportate indietro di più di 60 anni. Le lotte del dopoguerra coraggiosamente combattute da milioni di lavoratori e che avevano stabilito benefici sostanziali sono stati annullati e sostituiti da una “nuova normalità” di brutale sfruttamento e permanente insicurezza economica.

Il contratto è uno strordinario attacco ad alcuni dei più fondamentali diritti dei lavoratori:

* Ogni singolo lavoratore dovrà accettare l’accordo in ogni sua parte. Questo annulla di fatto la contrattazione collettiva ed espone l’individuo ad azioni disciplinari, compreso il licenziamento, perfino in caso di sciopero.

* I lavoratori non hanno più il diritto di scegliere liberamente la loro appartenenza ad un sindacato. Solo i sindacati firmatari dell’accordo originale possono eleggere i loro rappresentanti, non sulla base di un voto democratico da parte dei lavoratori, ma con nomina da parte della burocrazia sindacale.

* I lavoratori non hanno più il diritto a riunirsi in assemblee. Solo i firmatari del sindacato possono organizzare assemblee.

* Tre possibili orari di lavoro che creano condizioni dannose per la salute, come i turni di 10 ore (la giornata lavorativa di otto ore fu una vittoria importante a cavallo del 20esimo secolo).

* Le ore di lavoro straordinario obbligatorie sono triplicato, da 40 a 120 (pari a 15 giorni di lavoro pieno l’anno) e devono essere eseguite nei giorni di riposo o di domenica.

* Le pause sono state ridotte a 30 minuti da 40, divise in tre pause di 10 minuti ciascuna.

* Un numero di voci salariali sono ora raggruppate in una sola, il superminimo non assorbibile, che non sarà pagato ai nuovi assunti.

* Con la scusa di “combattere l’assenteismo”, al terzo evento di mutua, i giorni di malattia non saranno retribuiti in caso di assenze brevi (cinque giorni o meno).

* Alcune richieste di permesso precedentemente garantite dalla legge sono ora a discrezione dell’azienda.

* I lavoratori potranno essere sanzionati in alcuni casi, quando per esempio non partecipano ai corsi di formazione obbligatoria.

• L’idoneità a determinati compiti dei lavoratori sarà ora stabilita a discrezione dell’azienda.

L’Amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne aveva precedentemente minacciato di spostare la produzione verso paesi a basso regime salariale, tra cui la Polonia, se i lavoratori non avessero accettato l’accordo. L’accordo arriva sulla scia della collaborazione di Marchionne con il governo Obama nel ricatto ai lavoratori Chrysler che, usando i suoi termini, hanno dovuto accettare la “cultura della povertà”, invece della “cultura del diritto”.

Dopo il voto di Mirafiori, Marchionne lo ha definito “una svolta storica”.

Dirigenti d’azienda desiderosi anch’essi di imporre simili condizioni ai loro lavoratori hanno dato il benvenuto al risultato del voto. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha dichiarato: “Mirafiori è certamente una svolta importante. Noi come Confindustria dobbiamo andare avanti, dare risposte a tutto il sistema produttivo, che è complesso e variegato. Occorrono quindi regole su misura per settori e aziende”.

Carlo De Benedetti, industriale di primo piano e editore con forti legami con il centro-sinistra, ha dichiarato: ”bisogna essere grati a Marchionne. È chiaro che Torino entra in una logica di globalizzazione e sarà sempre più americana”.

Tutti i sindacati, con l’eccezione della FIOM, hanno firmato il contratto. Il tradimento della FIOM, sebbene meno visibile, non è stato meno devastante. Non ha fatto assolutamente nulla per mobilitare i lavoratori contro l’ultimatum della Fiat e lottare per la difesa dei posti di lavoro e gli standard di vita.

Il presidente della Fiom Maurizio Landini ha dichiarato che “quello di Mirafiori è un risultato straordinario e inaspettato” aggiungendo che “il sindacato e i lavoratori vogliono l’investimento”. Con questo ha dimostrato la sua sudditanza al capitale e si è unito a tutti quelli che insistono che i lavoratori devono accettare i termini dell’” investimento“ dettati dai giganti automobilistici mondiali e dalle grandi banche se vogliono sperare di salvare i loro posti di lavoro.

La FIOM appartiene alla confederazione sindacale CGIL, che è stata tradizionalmente legata allo stalinista Partito Comunista Italiano (PCI). Il suo segretario, Susanna Camusso, ha suggerito che il voto-ricatto è stato un’espressione di democrazia che ”dimostra che non c’è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori”.

Camusso in seguito ha annunciato che la CGIL avrebbe presto inviato una proposta di “rappresentanza” per l’associazione degli industriali, in sostanza, dando la sua benedizione alla struttura del nuovo contratto di lavoro. La preoccupazione principale della burocrazia sindacale è di non essere lasciata fuori. Marcegaglia ha risposto prontamente, dicendo: “Certamente siamo disponibili. È dal 2004 che aspettiamo una proposta”.

Fin dall’inizio le dichiarazioni pubbliche contro il contratto da parte della CGIL sono state un cinico sforzo atto a mantenere credibilità agli occhi dei lavoratori metalmeccanici. Ora che l’accordo è stato approvato, i funzionari FIOM-CGIL applaudono il voto.

I sindacati stalinisti sono sempre stati il principale alleato storico del PCI e del cosiddetto ”centro-sinistra”. Ciò include il governo Prodi, che ha governato tra il 2006 e il 2008 sulla base di una coalizione di socialdemocratici, stalinisti ed ex-stalinisti dell’ex PCI e dei suoi affiliati come Rifondazione Comunista e altre organizzazioni “di sinistra”.

Prodi ha imposto “le riforme sul lavoro”, compresi i tagli alle pensioni, e ha rimosso le restrizioni ai capitali internazionali—un orientamento che ha trovato un costante sostegno da parte della CGIL.

Dopo il voto alla Fiat, Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista, ha dichiarato: “Gli operai di Mirafiori hanno dato una grande lezione di dignità bocciando il diktat di Marchionne. Solo gli impiegati hanno permesso ai sì di avere la maggioranza”. Questo fraudolento approccio scambia una sconfitta per una vittoria, accusando allo stesso tempo i lavoratori dipendenti per tale devastante colpo, piuttosto che i veri responsabili, ovvero le politiche criminali dei sindacati e dei partiti di pseudo-sinistra , incluso il suo.

C’è un comune filo conduttore che unisce tutti i politici di “sinistra” e i leader sindacali: la loro sottomissione totale all’ordine borghese e l’ostilità verso ogni forma di lotta della classe lavoratrice contro il capitalismo, che metterebbe in discussione la loro posizione privilegiata all’interno di tale ordine.

Alla luce della disfatta, la FIOM-CGIL sta indicendo uno sciopero il 28 gennaio, due settimane dopo il sigillo dell’accordo. Questo non è altro che una trovata volta a dare una copertura di “sinistra” ai funzionari sindacali che si preparano a firmare i propri accordi con Marchionne.

Il capo della Fiat ha recentemente elogiato il sindacato United Auto Workers negli Stati Uniti, dicendo che è stato il più grande alleato delle aziende e del governo. Lo stesso vale per i sindacati in Italia.

Gli operai della Fiat possono cominciare a difendersi solo rompendo con l’intero apparato sindacale e i loro sostenitori della “sinistra”. Nuove forme di organizzazione di lotta, indipendenti dai sindacati e controllate dai lavoratori, si devono costituire sulla base di una strategia di una politica completamente nuova.

Gli alleati più importanti dei lavoratori Fiat sono i loro fratelli e sorelle di classe a livello internazionale che stanno affrontando simili attacchi. I lavoratori della Fiat devono allearsi ai metalmeccanici di tutta Europa, degli Stati Uniti e di altri paesi, per sviluppare una controffensiva finalizzata a difendere i posti di lavoro e gli standard di vita di ogni lavoratore.

I diktat della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale possono essere sconfitti solo attraverso lo sviluppo di una lotta politica volta a rovesciare il governo Berlusconi, creando un autentico governo dei lavoratori che nazionalizzi le banche e le grandi industrie, tra cui la Fiat.