Šaban Bajramovi?

Apprendiamo tramite un articolo del sito della tv macedone a1 che oggi, per un attacco di cuore, ci lascia Šaban Bajramovi? uno dei più grandi artisti della musica rom del nostro tempo.

Šaban è stato la colonna sonora dei nostri post e noi lo abbiamo amato molto.

Vi lasciamo una delle sue più belle e famose interpretazioni, Djelem Djelem, che ha a che fare con la vita di un intero popolo e che ci ricorda che quella stessa vita così come la vita di tutti noi è un viaggio.

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posted at 4pm on 08/06/08 | 2 comments | Filed Under: Senza categoria

Mentre sbaracchiamo, non possiamo esimerci dal rendervi conto del fatto che l’halva che vendono da Lidl, nonostante nella confezione sia denominata “Original Greek Speciality” e sia preparata, almeno così dice la confezione, in “macedonian style” assomiglia a tutte le halve balcaniche che abbiamo assaggiato ed è, ovviamente, buonissima!

halva

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posted at 12pm on 06/06/08 | 4 comments | Filed Under: Senza categoria

Carissimi, è molto tempo che ho voglia di scrivere questo post. Come avete visto, burekeaters viene ormai aggiornato con molta lentezza e pigrizia.

Vi spiego il perché.

Quando abbiamo iniziato eravamo praticamente i soli nel web a parlare dei balcani dal punto di vista della vita quotidiana. Trovare una foto di burek su internet era impossibile (vi confesso che la foto che trovate a destra è presa da un sito giapponese e ho dovuto lavorare molto di photosciop per renderla un minimo leggibile). Adesso le cose sono decisamente cambiate, sono tantissimi i siti, i blog, i dibattiti in rete che guardano alla vera cultura balcanica. Ai tempi, era una scommessa riuscire a parlare di noi fuori della guerra. Bene la scommessa l’abbiamo, una volta tanto, vinta.

L’iniziale vuoto è stato, ve lo immaginerete, molto difficile da colmare, però abbiamo lavorato sodo fino a raggiungere quasi seicento post. Abbiamo scritto giorno per giorno, mossi dalla curiosità e costruendo una comunità di gente che ha imparato insieme, post dopo post. Scrivevamo i nostri post e i nostri commenti aspettando che le nostre compagne/compagni ci raggiungessero, nel frattempo imparando a capirle/li: siamo partiti stranieri e adesso lo siamo molto meno. Ma pensandoci bene abbiamo fatto molto di più, con il nostro “stupore dell’ordinario” abbiamo mostrato una via, una via di inculturazione, di pace, che pochi, pochissimi hanno battuto e che mi sembra sempre più utile.

Abbiamo creato un’eterotopia, che è il contrario dell’utopia.

I balcani sono stati spesso messi in crisi dalle utopie dei capipopolo, sono stati sempre rivolti verso la chiusura del mondo perfetto, quello della convivenza interculturale della jugoslavija da una parte e quello dello stato etnico dall’altra. Hanno puntato a essere il modello di società perfetto.
Noi abbiamo scelto un’altra strada, quella dell’imperfezione. Imperfezione del resoconto innanzitutto, i nostri post sono sempre stati imprecisi, non erano post di “balcanisti/balcanologi” di gente che la sapeva lunga, anzi, erano post di uomini curiosi di fronte al nuovo, di gente davanti alla diversità che lavora per assorbirla, questa diversità.

Ecco, il perché del nostro stupore.

Noi che siamo stati stranieri abbiamo guardato i balcani senza imbarazzo, abbiamo chiesto e le risposte sono arrivate così numerose da spingerci fin qui. E l’umanità di tutte le popolazioni dei balcani ci ha arricchito, ci ha accolto, senza farci troppe domande.

Burekeaters muore però perché adesso non siamo più stranieri, perché io mi sono sposato con Biljana, Ale e Tamara vivono felici in Italia, Ivan e Dafne sono anche loro convolati a giuste nozze, insieme ai tanti stranieri/non stranieri della nostra comunità. Facciamo anche gli auguri a Fiore e Anita (anche i commentatori si sposano!) e a Ajnur e Simona che invece sono all’inizio della loro avventura.

Insomma, il nostro percorso è stato compiuto e ha dato i suoi frutti, soprattutto negli occhi dei nuovi curiosi, dei nuovi stranieri d’elezione che cammineranno la strada di praticare l’altro e di imparare. Cammineranno, stanno già camminando, attraverso tutti i blog che si sono formati da qui o che hanno incrociato il nostro modo e lo vogliono continuare: attraverso il blog del buon bepìn, quello di vale e dajana, quello di Jadran, samopravo, di sajkaca, Francesco e di tutti coloro che vorranno aggiungere il loro nome a questa lista.

Vi dicevo che burekeaters è un’eterotopia: il posto altro/dell’altro/altrove. Burekeaters è sempre stato altrove, un altrove che è arrivato giusto in tempo, per indicare che la guerra è finita.

Un ultimo saluto va anche a Alessandra con cui speriamo di prendere un panino a Siracusa o a Prokuplije prima o poi e a Davor, il grande, oltre che a Filippo e Ivana, i nostri amici di vecchia data, coppia transchengen al contrario e a Miljance!

E ovviamente pensiamo a Alex a cui tutto questo è sempre stato dedicato.

Auguriamo a tutti il meglio e pur non aggiornando più il blog con regolarità, vi promettiamo di farci vivi di tanto in tanto.

Hajde, priatno.
Francesco e Bi.

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posted at 7pm on 31/05/08 | 23 comments | Filed Under: Senza categoria

Signore e signori, siamo lieti di essere i primi a presentare in Italia il nuovo video di Dino Merlin… interamente girato alla Baš?aršija!

Questa volta la nostra dedica va a Francesco, che, proprio in questi giorni, si trova in Bosnia, per studiare le città della exJu dal punto di vista della semiotica della cultura!

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posted at 5pm on 31/05/08 | 2 comments | Filed Under: Senza categoria

Dima Bilan

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posted at 6pm on 25/05/08 | 5 comments | Filed Under: Senza categoria

Myau Myau

Già che ci siamo vi segnaliamo anche il nuovissimo Myau Myau, a Skopje. Il ristorante è stato appena inaugurato dal nostro amico Georgi Sareski, di gran lunga il più promettente musicista Jazz proveniente dai balcani.

Con lui ci vedremo presto per la festazza di matrimonio, che come annunciatovi per tempo, si terrà a Skopje il 28 del mese prossimo!

Prijatno!

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posted at 11pm on 17/05/08 | 7 comments | Filed Under: Senza categoria

La prossima volta che passiamo a Belgrado sicuramente io e Bi andremo a cena da Majik, il nuovo straordinario ristorante/café disegnato interamente da Karim Rashid, uno dei massimi designer attivi sulla scena internazionale. Il ristorante si trova in Džordža Vašingtona 38a e dispone di un sito molto bello e esaustivo.

Eccovi due foto tratte dal sito:

Majik

Majik

[Questo post lo dedichiamo a Sajkaca che, come sapete, tiene un bellissimo blog sull’architettura cittadina. Siamo pazzi della voglia di rischiare di questa città rispetto alla costruzione dei suoi spazi, del suo essere capitale contemporanea e del suo caparbio non abdicare a questo ruolo: a Belgrado si progetta e si sperimenta tuttora, dando un ruolo costruttivo forte agli artisti del presente, cosa che nelle nostre città capita sempre più di rado.]

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posted at 10pm on 17/05/08 | 8 comments | Filed Under: Senza categoria

Allora, io e Biljana ci chiediamo cosa mai può essere passato nella mente dell’art director dello spot del panino greco di Mc Donald’s.

Non ci crederete ma alla fine dello spot, appare una personalizzazione del marchio di Mc Donald’s con un’evoluzione di stelle in una mezza luna simil-islamica (quella vera è orientata a destra) per giunta rossa!

L’ultimo fotogramma dello spot di Mc Donald’s

Ci sembra che non sia necessario essere mangiatori di burek per riconoscere nell’immagine un chiaro riferimento alla bandiera nazionale turca, vessillo del popolo che più di ogni altro (provate a dare un occhiata al grasso grosso matrimonio se non ci credete!) nella storia ha incarnato il ruolo di nemico per i greci!

Guardatelo anche voi in tv, è in heavy rotation in tutte le reti oppure sulla pagina del sito di Mc Donald’s.

Roba da matti!

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posted at 10pm on 17/05/08 | no comments | Filed Under: Senza categoria

( …) La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. (…)

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. (…)
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. (…)

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. (…)

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. “

Pericle, Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

All’inizio di aprile, sono andata a Reggio Emilia a sentire il Fidelio di Ludwig van Beethoven, diretto da Claudio Abbado. Per chi, il Fidelio, non sa cos’è, consiglio Google e Wikipedia. È stata un’esperienza di quelle di cui uno può dire con tutto l’orgoglio – io c’ero. Un inno alla libertà e alla giustizia, scritto da un compositore che credeva tanto nella libertà e nella giustizia, per cui Napoleone era un eroe al quale dedicò l’Eroica, ma che poi lo deluse e con i suoi comportamenti poco giusti lo infuriò così tanto che, cercando di cancellare la dedica dalla partitura, strappò la carta. Un inno diretto da un direttore d’orchestra che aprì la Scala ai giovani, agli operai, ai pensionati, che dirigeva nelle fabbriche, che si oppose ferocemente alla guerra di Vietnam e all’invasione sovietica dell’Ungheria, fu indagato, perseguitato, spiato, che mise insieme giovani dai paesi occidentali e quelli dai paesi oltre la terribile cortina di ferro, che non si accontenta delle frontiere dell’UE e guarda sempre oltre, che non ha paura di dire che a Cuba ci sono degli esseri umani e che ci sono anche tante cose buone, che impara sempre e guarda sempre avanti, con tanta fiducia nei giovani che sono il futuro del mondo. Uno che la musica la scrisse quasi due secoli fa e l’altro, che gli fa da tramite oggi. Uno che non poteva sopportare la tirannia due secoli fa, e l’altro, a cui essa fa terrore oggi. Il genio di due secoli fa e il genio di oggi, perché entrambi lo sono, mi hanno fatto riflettere, molto. E mai dimenticherò l’incredibile profondità della scena in cui i prigionieri, per tantissimo tempo privi della possibilità di vedere la luce del giorno, strisciavano dalle loro celle verso il sole e il profumo della primavera, come delle ombre che si muovono, e il suono dell’orchestra, nelle mani magiche, dava una dimensione eterea e surreale all’immagine, mandando fortissime suggestioni a tutti coloro che avevano il cervello e il cuore per capire il messaggio.

Sì, io c’ero.

E sì, ho capito.

E avrei voluto tanto che potessero capire anche tanti altri. Quelli che non ascoltano.

Quelli che non sentono, che non vogliono sentire, quelli che non vogliono capire che il sole non appartiene a nessuno e non si può darne un po’ agli uni e un po’ meno agli altri. Che tutti nascono uguali, che rimangono uguali per la legge della Natura o di Dio, come volete. Che il sangue è di colore rosso, per tutti. Che non abbiamo diritto di togliere a qualcuno qualcosa che non gli/le abbiamo dato. Che l’aria che respiriamo è sempre la stessa e se non c’è, moriamo uguale, tutti, cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, atei, ricchi, poveri, famosi, sconosciuti, tutti quanti.

Mi ricorderò sempre quell’ottobre del 1995, a Banja Luka. Città in caos, piena di rifugiati, mia famiglia compresa, non c’era corrente, a volte neanche l’acqua, gente correva, si muoveva, pur non sapendo in quale direzione. Iscritta al primo anno del liceo, dopo aver frequentato per sole due settimane quello nella mia città, dovetti iscrivermi a quello di Banja Luka, famoso per la sua qualità nella ex-Yu. Già il fatto che non avevamo più casa nostra era difficile, per non parlare del resto. E così, in quell’ottobre, verso la metà del mese, ci fu un compito da fare in classe di lingua serba (serbo-croata o come volete, è sempre la stessa cosa). Dovemmo scrivere un saggio sul tema indicato. Siccome nelle classi di lingua madre si studia anche la letteratura mondiale, il primo anno è dedicato per la maggior parte alla letteratura antica per poi passare al Medioevo e al Rinascimento. Eravamo tantissimi in classe, troppi. Quasi non c’era posto. Tanti rifugiati… Fuori si sentivano le detonazioni dei vari tipi di missili, cielo costantemente coperto dalle nubi grigie, pioggia e – buio. I docenti attaccati alla radio a pile, un patrimonio per un sorriso. La mia cittadina, a 60 km da Banja Luka, era caduta da poco nelle mani delle forze regolari della Croazia (siamo in Bosnia, eh), non senza abbondante aiuto di un certo personaggio di nazionalità serba ricercato dal Tribunale dell’Aja (dovrebbero lasciarlo a noi, gli faremmo vedere noi!), e di vari parenti, conoscenti, amici non sapevamo più nulla. In quell’atmosfera, noi in classe ci trovammo davanti la lavagna con il titolo del tema per il compito, scritto dalla Prof:

“Achille ed Ettore come i portatori dell’idea omerica sull’assurdità della guerra”

Che ironia incredibile, vedere queste parole scritte sulla lavagna, e dolorosamente rendersi conto che, in tutti questi secoli dopo l’apice della cultura classica, l’umanità non aveva imparato NULLA!

Chi la guerra non l’ha vissuta, non la può neanche immaginare. Uno può cercare di capire, di avere tanto rispetto per chi l’ha vissuta, può dire pure “so cos’è la guerra, l’hanno vissuta i miei nonni”, però in realtà – non ne ha un’idea. È molto meglio che non ne abbia. Ricordo il giorno, nel 1997, quando trovarono un mio cugino in una fossa comune, ucciso con una martellata in testa. Non potevo crederci, e poi mi stupivo del fatto che non riuscivo a odiare la persona che l’aveva ucciso e non riuscivo a dare colpa a un popolo intero. Forse sono anomala io, ma non ce la facevo allora e non ce la faccio neanche oggi. L’odio non farà risorgere i morti. Non so chi l’ha ucciso e non riesco a dare un volto a questa persona. Non la odio, provo pure pietà nei suoi confronti perché è tristissimo il fatto che uno deve uccidere per trovare soddisfazione. È povero e vuoto quell’essere umano che deve far male a un altro per sentirsi meglio. Come riesce a vivere una persona così? Dorme di notte? Cosa dice ai figli, se ne ha?

Mentre nella classe di lingua madre leggevamo Omero, in quella della storia il Prof ci parlava di Pericle e degli anni d’oro dell’Atene. Così nei giorni in cui sembrava che il nostro mondo reale stava per sprofondarsi in un abisso, vivevamo con i nostri professori i giorni di gloria dell’umanità, imparavamo a memoria i grandi pensieri del mondo antico, analizzavamo il suo codice d’onore e di etica divorando i suoi principi perché erano giusti e così diversi da quello che ci succedeva intorno. Per poche ore alla settimana, vivevamo in un mondo diverso. E ci aiutava, a credere che forse sarebbe venuto un tempo migliore, perché quello peggiore sembrava già arrivato.

Achille ed Ettore furono protagonisti, ma non della stessa guerra. Ed è sempre stato così. C’è chi attacca e la guerra la vuole, e chi si difende e la guerra la fa perché deve. Il motivo si perde sempre, come da manuale, alla fine neanche chi attacca capisce più perché l’ha fatto, anche se non lo vuole ammettere. Perché quello che succede tra le “grandi” parole sparate da qualche palco davanti una folla di gente e il momento della fine in cui tanti di quella folla che ascoltava non ci sono più – lascia segni. E nessuno è più la stessa persona di prima. Nessuno. Qualcosa muore dentro. Per sempre.

La strada più difficile è sempre quella di rimanere un essere umano con la coscienza a posto. Tenere gli occhi aperti a tutto, non solo a ciò che è dei colori della tua bandiera, quale che sia, questo è una vera sfida. Non tanto davanti a sé stesso, quanto davanti alla maggior parte degli altri che una cosa del genere non la perdonano. Perché, se dici qualcosa che non va con l’immagine idealistica di una parte in un conflitto, allora non sei più con loro. Sei o pro o contro, via di mezzo è via di autodistruzione. Eppure, solo la via di mezzo mette la coscienza a posto. E uno sa che, spegnendo la luce prima di andare a dormire, non avrà di che vergognarsi. Saper dire – sì, abbiamo sbagliato e chiediamo scusa, è vero che non tutta la colpa viene dagli altri, qui ci hanno fatto del male però non possiamo ricambiare il male perché facendo così ci metteremmo al livello di chi il male l’ha fatto a noi, il circolo vizioso deve essere interrotto. Qualcuno deve dire basta. E chi lo farà? Chi osa farlo per primo? Con la politica “che facciano prima loro” o “anche se noi lo facciamo, loro non lo faranno di sicuro” non si arriva da nessuna parte. Chiunque lo faccia, saprà di averlo fatto. E la sua coscienza sarà a posto. Perché non pensare così? Chi lo fa, sarà di sicuro chiamato traditore, da una buona parte dei suoi connazionali. Però, non è che proprio questi traditori facciano muovere le cose? Ci dobbiamo muovere tutti. Capire e far capire che il mondo non è come ce lo presentano, bianco e nero, senza sfumature. Andiamo a tradire i pregiudizi, le immagini artificiali, verità fabbricate e tagliate al piacere di chi vuole sfruttarci tutti, andiamo a tradire le ipotesi basate su fatti inesistenti, giriamoci e vediamo che il nostro vicino non è un mostro solo perché il suo nome è diverso dal nostro. E magari gli serve aiuto. Chi tradisce in questo modo, dorme il sonno dei giusti.

Qui tra i Burekeaters noi facciamo così.

NB La definizione di traditore © Ciccio

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posted at 1pm on 05/05/08 | 8 comments | Filed Under: Senza categoria

Nel momento in cui i fascisti prendono il potere in tutta Italia, facendo una campagna contro gli stranieri mai vista dai tempi della Shoah, siamo molto arrabbiati. E spaventati dalla forza di questa ondata razzista.

Vi copincolliamo un post di Gad Lerner, lo straniero che è un po’ il papà insieme ad Alex di burekeaters, che condividiamo in pieno e che vi preghiamo di diffondere su tutti i vostri blog.

Teniamo duro.

Quante bugie sulla sicurezza
di Gad Lerner
Questo mio articolo è uscito su “Vanity fair”.

Non so in che misura la violenza sessuale esercitata il 16 aprile scorso dal rumeno Joan Rus su una studentessa sudafricana abbia influenzato l’elezione del sindaco di Roma. Ma so che nel frattempo lo stupro, l’abuso e l’umiliazione si ripetono in Italia centinaia, migliaia di volte senza diventare un “caso politico”, solo perché nella grande maggioranza dei casi i violentatori sono nativi della penisola anziché immigrati. E magari pure capifamiglia che tra le mura domestiche si sentono in diritto di spadroneggiare sulle “nostre” femmine, salvo poi comprare a modico prezzo il sesso delle straniere prostitute quando decidono di concedersi una libera uscita. Almeno un paio di volte alla settimana viene ritrovato il cadavere di una di queste poverette in una roggia o in un bosco, magari nuda e chiusa in un sacco della spazzatura. Ma state tranquilli che la politica non ci farà su comizi; i giornali ricameranno serial killer lontano dalla prima pagina; e nessun sindaco veronese invocherà la pena di morte per gli esagerati consumatori nostrani di carne d’importazione.
Come avrete capito, sono molto molto arrabbiato. Vedo l’Italia diventare razzista e becera. Vedo i giornali, nessuno escluso, pubblicare tabelle fuorvianti sulla percentuale di delinquenza dei romeni, lasciando intendere ai distratti che la maggior parte dei reati commessi in Italia siano opera loro. Bugia di facile presa. Perché è vero che la miseria e l’ignoranza alzano le percentuali della criminalità fra i nuovi venuti, e questo rappresenta un problema di ordine pubblico. Ma è un falso ignobile che il problema della sicurezza coincida col problema dell’immigrazione. E resta un falso ignobile anche se ormai è chiaro come sulla paura dello straniero in Italia si vincono e si perdono le elezioni.
Dopo Joan Rus, il secondo criminale rumeno sbattuto in prima pagina nella settimana dei ballottaggi elettorali è il ventenne Claudiu Stioleru, immigrato a Lugagnano di Soma. Reo confesso dell’omicidio del suo datore di lavoro che lo tormentava con richieste di prestazioni sessuali, gli inquirenti lo sospettano di averne ucciso anche la moglie. Ma prendono molto sul serio quel mercimonio che non si accontenta del lavoro nero ma coinvolge altri giovani operai in un rapporto di totale sottomissione, come ora emerge dalle indagini in ambienti perbenisti dove l’omosessualità implica l’essere due volte clandestini. E allora come finirà il processo a Claudiu Stioleru? Con la pena di morte invocata dal sindaco leghista o con le attenuanti generiche previste dal codice penale? In ogni caso sarà un peggioramento nella malattia dello spirito italiano.
Cosa volete che importino le decine –sì, decine- di rumeni morti sul lavoro nel nostro paese nei sei mesi trascorsi dall’omicidio di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto? Secondo voi qualcuno s’è peritato di verificare che fine abbia fatto Emilia, la donna rom che ne ha denunciato l’assassino Nicole Mailat? L’avranno sgomberata insieme agli altri, anzi, “derattizzata” per usare il linguaggio nazista che va per la maggiore.
Ricevo obiezioni: ci indigniamo per i reati commessi da rumeni già delinquenti a casa loro, perché non dovrebbero vivere sul nostro territorio. Ma contatela giusta: vi indignate perché vi dà fastidio la miseria umana sotto i cavalcavia. Magari v’illudete di poter far senza le badanti e i muratori rumeni. E in ogni caso vorreste che di notte scompaiano d’incanto, salvo presentarsi puliti e sorridenti la mattina dopo sul posto di lavoro.
Mi fanno cascare le braccia i politici che si rifugiano dietro alla formula lapalissiana: la sicurezza non è né di destra né di sinistra. Senza accorgersi che questo loro opportunismo ha alimentato una concezione razzista della sicurezza facendo sì che ormai, nell’Italia 2008, eccome se è diventata di destra la sicurezza.
Oggi tocca ai rumeni come ieri toccò agli albanesi e ai marocchini, e l’altro ieri agli ebrei (che nell’Europa dell’est erano poveri, troppi, un po’ sudici e un po’ ladri, mica facevano chic come oggi). Sono sicuro che un giorno ci vergogneremo della campagna razziale in atto, ma sarà troppo tardi. E allora cercheremo indulgenza magari nelle pagine meravigliose del filosofo rumeno Constantin Noica, tanti anni trascorsi nelle carceri comuniste dove ha scritto un capolavoro: “Pregate per il fratello Alessandro” (Il Mulino). Lettura da non perdere, dedicata a uno che seppe vergognarsi.

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posted at 12pm on 30/04/08 | 8 comments | Filed Under: Senza categoria

Hristos voskrese

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posted at 5pm on 27/04/08 | 4 comments | Filed Under: Senza categoria

Allora, diciamo subito che gli ultimi giorni sono stati incasinati, oltre al superlavoro (ho appena cominciato il corso di comunicazione visiva in Accademia) e alcune beghe familiari, abbiamo fatto la spola fra Palermo e Siracusa per tutta una serie di lieti eventi cui non potevamo mancare.

In mezzo a tutto ciò, è successa una cosa straordinaria, grazie a Simona, burekeater in incognito e socia ad honorem del club delle coppie tranShengen, abbiamo conosciuto la migliore gipsy band del mondo! Stiamo parlando della Ko?ani Orkestar, proveniente dall’omonimo paesiello macedone che ha suonato a Palermo con due grandi del jazz italiano, il trombettista Paolo Fresu e il fisarmonicista prestato al piano Antonello Salis.

Kocani orkestar fresu salis

Per l’angolo del gossip, possiamo aggiungere che il cantante della band, il glorioso, potente, magnifico Ajnur è proprio fidanzato con la nostra amica burekeater e che qualcosa bolle in pentola…

Insomma, abbiamo passato due sere insieme a Ajnur, in cui abbiamo provato a fargli conoscere Palermo e a mostrargli tutta la nostra amicizia, introducendolo anche alle nostre specialità culinarie, soprattutto arancine e stigghiola

Io ho provato ad esibire le mie qualità canore, intonando, nell’ordine, Djelem Djelem, Tutti Frutti Tequila (questa la dovete proprio conoscere!), Opa Cupa, Caje Sukarije e pure Zajdi Zajdi, che non guasta mai… Se mai Ajunur dovesse sentire il bisogno di una spalla, io ci sono.

Per il resto, sapete che il 28 giugno ci sarà la nostra festazza matrimoniale a Skopje … well ne abbiamo approfittato per aprile la trattativa commerciale ed avere l’orchestra fra i nostri!

Incrociamo le dita!

Ecco le foto di Ajnur alle prese con Arancina e Stigghiola:

Ajnur arancina

Ajnur stigghiola

Chi invece volesse può dare un’occhiata alla recensione del concerto di Giulio Giallombardo.

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posted at 1pm on 22/04/08 | 5 comments | Filed Under: Senza categoria

Scheda elettorale

Biljana sostiene che votare con la “x” è sacrilego in Macedonia e che nessuno lo farebbe mai. In Macedonia, si vota con un cerchietto!

Dite che ha ragione? Succede anche da altre parti in giro nei Balcani?

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posted at 10pm on 10/04/08 | 3 comments | Filed Under: Senza categoria

Il maestro ci segnala il bellissimo racconto di Milena Jankovic (email) in gara al concorso Lingua Madre promosso dal centro Pensiero Femminile di Torino.

Milena è serba e vive in Italia da sei anni.

Eccovelo in anteprima.

(continua…)

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posted at 3pm on 08/04/08 | 14 comments | Filed Under: Senza categoria

Macedonian name will never die! Go for it Macedonia!!! We are for you. MAKEDONIJA!

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posted at 10am on 03/04/08 | 19 comments | Filed Under: Senza categoria

I VERBI REGOLARI
(Pravilni Glagoli)

Classi
Ci sono sei classi di verbi. I verbi si distinguono principalmente per la loro caratteristica. La caratteristica è quella parte del verbo che sta tra la radice e la desinenza dell’infinito. Ad esempio nel verbo raditi la radice è RAD, la desinenza è TI e la caratteristica è I; in krenuti la radice è KRE, la desinenza è TI e la caratteristica è NU; in putovati la radice è PUT, la desinenza è TI e la caratteristica è OVA.
Le caratteristiche dei verbi sono: nu, je (per i serbi e), i, a, ova, eva, iva. In base alla caratteristica abbiamo le sei classi:
- I Classe (non hanno la caratteristica) biti, re?i;
- II Classe (caratteristica NU) ginuti;
- III Classe (caratteristica JE, per i serbi E) vidjeti (in serbo videti);
- IV Classe (caratteristica I) raditi;
- V Classe (caratteristica A) ?itati;
- VI Classe (caratteristica OVA, EVA, IVA) putovati, vojevati, kazivati.

Infinito (Neodredeni oblik)
I verbi regolari hanno all’infinito la desinenza TI; alcuni verbi finiscono in ?I (ad esempio pe?i)

Presente (Sadašnje vrijeme)

- I Classe re?i – re?im
- II Classe ginuti – ginem
- III Classe vidjeti – vidim
- IV Classe raditi – radim
- V Classe ?itati – ?itam
- VI Classe putovati – putujem
vojevati – vojujem
kazivati – kazujem

Imperativo (Zapovjedni na?in)
L’imperativo si forma dalla terza persona plurale del presente:
1) I verbi che alla terza persona plurale del presente in una sola vocale come vide (cioè i verbi della II, III, IV classe) omettono la vocale finale e ricevono le desinenze:
- Seconda persona singolare vid-I
- Prima persona plurale vid-IMO
- Seconda persona plurale vid-ITE
2) I verbi che dinanzi alla vocale finale della terza persona plurale presente hanno la J (cioè i verbi della V e VI classe) omettono la vocale finale e ricevono le desinenze:
- Seconda persona singolare ?itaj
- Prima persona plurale ?itaj-MO
- Seconda persona plurale ?itaj-TE

La terza persona singolare e plurale dell’imperativo (che come in italiano non è una “vera” forma di imperativo) è uguale a quella del presente, ma è preceduta dalle congiunzioni NEKA (oppure dalla congiunzione DA, come ad esempio per l’imperativo del verbo BITI):
Neka gine! Neka radi! Neka ?ita! Neka putuje!

Paradigma dell’imperativo
GINUTI ?ITATI
Gini! ?itaj!
Neka gine! Neka ?ita!
Ginimo! ?itajmo!
Ginite! ?itajte!
Neka Ginu Neka ?itaju

Similmente vidjeti e raditi Similmente putovati, vojevati, kazivati

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posted at 10am on 28/03/08 | 19 comments | Filed Under: Senza categoria

Allora facciamo un piccolo riepilogo sulle declinazioni

Prima Declinazione – Maschili
Singolare Plurale
N. Jelen Jeleni
D. Jelena Jelena
G. Jelenu Jelenima
A. Jelena Jelene
V. Jelene Jeleni
S. Jelenom Jelenima
L. (pri) Jelena (pri) Jelenima

Prima Declinazione – Neutri
Singolare Plurale
N. Selo Sela
G. Sela Sela
D. Selu Selima
A. Selo Sela
V. Selo Sela
S. Selom Selima
L. (pri) Selù (pri) Selima

Seconda Declinazione – Femminili in –a
Singolare Plurale
N. Žena Žene
G. Žene Žena
D. Ženi Ženama
A. Ženu Žene
V. Ženo Žene
S. Ženom Ženama
L. (pri) Ženi (pri) Ženama

Terza Declinazione – Femminili in consonante
Singolare Plurale
N. Stvar Stvari
G. Stvari Stvari
D. Stvari Stvarima
A. Stvar Stvari
V. Stvari Stvari
S. Stvari* Stvarima
L. (pri) Stvari (pri) Stvarima

*Delle due forme dello strumentale singolare, Stvarju si usa quando è sola, mentre si usa Stvari quando è preceduta da preposizioni, pronomi o aggettivi (esempio: sa stvari, s ovom stvari ecc ecc).

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posted at 6pm on 26/03/08 | 2 comments | Filed Under: Senza categoria

Vi avevo promesso una seconda riflessione, la trovate da samopravo a margine di un post che aveva fatto arrabbiare molti di noi e che si è trasformato in una bellissima discussione.

Date un’occhiata!

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posted at 12pm on 26/03/08 | 4 comments | Filed Under: Senza categoria



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