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Cina

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Cina
Cina – Bandiera Cina - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Cina - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica Popolare Cinese
Nome ufficiale 中华人民共和国
Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó
Lingue ufficiali Cinese standard
Capitale Pechino  (24 516 000 ab. / 2016)
Politica
Forma di governo Repubblica socialista monopartitica
con Riforme di Mercato[1]
Presidente della Repubblica Xi Jinping
Primo ministro del Consiglio di Stato Li Keqiang
Indipendenza 1º ottobre 1949 proclamazione della Repubblica Popolare Cinese
Ingresso nell'ONU 25 ottobre 1971[2]
Superficie
Totale 9.572.900 km² ()
 % delle acque 2,8%
Popolazione
Totale 1.385.175.000 ab. (2016) ()
Densità 143,7 ab./km² (81º)
Tasso di crescita 0,481% (2012)[3]
Nome degli abitanti Cinesi
Geografia
Continente Asia
Confini Afghanistan, Bhutan, Birmania, Corea del Nord, India, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tagikistan, Vietnam
Fuso orario UTC+8
Economia
Valuta Renminbi cinese
PIL (nominale) 10 991 571[4] milioni di $ (2015) ()
PIL pro capite (nominale) 7 990 $ (2015) (72º)
PIL (PPA) 19 406 520 milioni di $ (2015) ()
PIL pro capite (PPA) 14 107 $ (2015) (84º)
ISU (2016) 0,738 (alto) (90º)
Fecondità 1,6 (2010)[5]
Varie
Codici ISO 3166 CN, CHN, 156
TLD .cn, .中國, .中国
Prefisso tel. +86
Sigla autom. CN
Inno nazionale Marcia dei Volontari[?·info]
Festa nazionale 1º ottobre
Cina - Mappa
 

Coordinate: 35°N 103°E / 35°N 103°E35; 103

La Cina (中國T, 中国S, ZhōngguóP), ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese (中華人民共和國T, 中华人民共和国S, Zhōnghuá Rénmín GònghéguóP ascolta la pronuncia in mandarino standard[?·info]), è uno Stato sovrano situato nell'Asia orientale e il più popolato del mondo, con una popolazione di oltre 1,385 miliardi di persone.

La Cina è una Repubblica popolare in cui il potere è esercitato dal solo Partito Comunista Cinese. Il governo ha sede nella capitale Pechino ed esercita la propria giurisdizione su ventidue province, cinque regioni autonome, quattro municipalità direttamente controllate (Pechino, Tientsin, Shanghai e Chongqing) e due regioni amministrative speciali (Hong Kong e Macao) parzialmente autonome. La Cina rivendica la propria sovranità anche sull'isola di Formosa, che considera ufficialmente una sua provincia, sulla quale non esercita tuttavia alcun controllo diretto. L'isola è dal 1949 sotto il controllo del governo della Repubblica di Cina (Taiwan). La complessa condizione politica di Taiwan è una delle conseguenze della guerra civile cinese che ha preceduto la fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

Con la sua superficie di circa 9 572 900 chilometri quadrati la Cina è il terzo Paese più grande del mondo per superficie. Il paesaggio della Cina è vasto e diversificato: va dalle steppe della foresta e i deserti dei Gobi e del Taklamakan nell'arido nord alle foreste subtropicali e umide del sud. L'Himalaya, il Karakoram, il Pamir e il Tian Shan sono le catene montuose che separano la Cina meridionale dall'Asia centrale. Il Fiume Azzurro e il Fiume Giallo, rispettivamente il terzo e il sesto più lunghi del mondo, scorrono dall'altopiano del Tibet verso la costa orientale densamente popolata. La costa della Cina lungo l'oceano Pacifico è lunga circa 14.500 chilometri ed è delimitata dal mare di Bohai, dal mar Giallo, dal mar Cinese Orientale e dal mar Cinese Meridionale.

L'antica civiltà cinese – una delle prime al mondo – si sviluppò inizialmente nelle pianure comprese tra il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro. A partire dall'età del bronzo (verso la fine del II millennio a.C.) si ha evidenza di strutture feudali, in cui i nobili si raccoglievano intorno a monarchie ereditarie. Vi sono testimonianze di una casata regnante nella prima metà del I millennio a.C., nota come dinastia Zhou, il cui declino condusse alla nascita di un discreto numero di regni indipendenti in competizione per il predominio sulla regione, con stagioni di conflitto che si fecero particolarmente accese nel periodo che va dall'VIII al III secolo a.C. Nel 221 a.C. lo Stato di Qin sconfisse e conquistò i territori di tutti gli altri Stati combattenti dando vita al primo impero della storia cinese sotto la dinastia Qin.

Da quel momento il titolo di imperatore della Cina divenne il sinonimo della raggiunta supremazia. La dinastia Qin non durò a lungo, ma i popoli precedentemente conquistati vennero poco dopo riuniti sotto l'egida della dinastia Han (III secolo a.C.-III secolo d.C.). I quattro secoli in cui regnarono i sovrani della dinastia Han sono considerati cruciali per la definizione e affermazione della identità culturale cinese, tanto da divenire il termine con cui i cinesi definirono se stessi (con il termine appunto di etnia o popolo han). Da allora la storia cinese ha visto l'alternarsi di periodi di divisione e fasi di unificazione, con conseguenti periodi di frammentazione, contrazione o espansione territoriale, sotto l'egida di diverse dinastie, talora di etnia straniera (come nel caso dei mongoli o dei mancesi).

L'ultima dinastia fu quella dei Qing, il cui regno si concluse nel 1911 con la fondazione della Repubblica di Cina. Dopo la sconfitta dell'Impero giapponese durante la seconda guerra mondiale il Paese fu scosso dalla guerra civile che vedeva contrapposte le forze nazionaliste del Kuomintang, il partito che allora deteneva il governo del paese, e le forze facenti capo al Partito Comunista di Cina. Nel 1949 la guerra si concluse con la sconfitta del Kuomintang e la fuga del governo nazionalista sull'isola di Formosa, nella cui capitale Taipei ha tuttora sede l'attuale Repubblica di Cina, altresì nota come Taiwan. In seguito alla vittoria conseguita sul continente il 1º ottobre del 1949 a Pechino le forze comuniste guidate da Mao Zedong proclamarono ufficialmente la nascita della Repubblica Popolare Cinese.

Dopo l'introduzione di riforme economiche nel 1978 la Cina è diventata l'economia dalla crescita più rapida al mondo. A partire dal 2013 è la seconda economia più grande al mondo sia come PIL totale nominale, sia per parità di potere d'acquisto; è anche il più grande esportatore e importatore di merci al mondo. La Cina è ufficialmente uno Stato munito di armi nucleari e ha il più grande esercito permanente del mondo, con il secondo più grande bilancio della difesa. La Cina è membro delle Nazioni Unite dal 1971, quando ha preso il posto della Repubblica di Cina tra i seggi dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La Cina è anche membro di numerose organizzazioni multilaterali,[6] tra cui l'OMC, l'APEC, il BRICS, l'Organizzazione di Shanghai per la cooperazione, il BCIM[7] e il G-20. La Cina, unanimemente riconosciuta come grande potenza dal consesso internazionale, è una potenziale superpotenza secondo un certo numero di accademici e analisti che si occupano di questioni militari, politiche ed economiche.

Etimologia del nome[modifica | modifica wikitesto]

I cinesi si riferiscono comunemente al proprio Paese usando il termine Zhōngguó (中国, composto di Zhōng, "centrale" o "medio", e Guó, "regno", "Stato"). Questa parola antica (il termine si ritrova nel "classico dei documenti" del VI secolo a.C.) era in origine un nome collettivo riferito all'insieme di regni presenti nelle pianure della Cina del Nord.[8] Con l'avvento dell'impero esso divenne poi sinonimo di terra di insediamento dei cinesi Han, che si contrapponeva alle terre abitate dai "barbari" di etnie differenti (come le tribù dei Xiongnu). Sotto la dinastia mancese dei Qing (XVII-XIX secolo) il termine perse questa connotazione strettamente legata all'appartenenza etnica al gruppo Han, per espandersi fino a comprendere l'intera compagine di gruppi etnici raccolti sotto l'egida del potere dei Qing, il cui impero aveva una forte connotazione multietnica e multiculturale.[8]

Soltanto a partire dal XIX secolo il termine Zhōngguó divenne sinonimo di Stato o nazione cinese.[9] Dal 1949 il nome ufficiale del Paese è Repubblica Popolare Cinese (中华人民共和国S, Zhōnghuá Rénmín GònghéguóP).

Il termine "Cina" sarebbe comparso per la prima volta in Inghilterra nel 1555,[10] all'epoca della pubblicazione degli scritti dell'esploratore portoghese Duarte Barbosa risalenti al 1516.[11]

Vi sono diverse teorie che tentano di spiegare l'origine della parola "Cina". Essa potrebbe derivare dal persiano Chin (چین‎), che a sua volta deriva dalla parola sanscrita Cīna (चीन),[12] parola che si ritrova nelle prime scritture indù, tra cui il Mahābhārata (V secolo a.C.) e Manusmṛti (II secolo a.C.).[13][14] Questo fatto contraddirebbe la teoria proposta nel XVII secolo da Martino Martini, secondo il quale il nome Cina deriverebbe da "Qin" (秦), il più occidentale dei regni cinesi durante la dinastia Zhou.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: storia della Cina.

I miti della tradizione[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: tre augusti e cinque imperatori.

Non esistono testimonianze scritte sulla nascita della civiltà cinese. La tradizione tramanda l'esistenza di mitiche figure fondatrici come Huang Di ("imperatore giallo") e sua moglie Lei Zu: l'uno avrebbe regnato su un mitico primo impero cinese, l'altra avrebbe introdotto l'uso del baco da seta. Vi sarebbe anche Yu il Grande, vissuto alla fine del III millennio a.C., identificato come colui che introdusse l'uso delle armi di bronzo.

La tradizione cinese tramanda l'esistenza di tre antiche dinastie nel periodo che precede il III secolo a.C (nel 221 a.C. ci fu l'avvento dell'impero Qin, il primo impero della storia cinese). Secondo il mito, la più antica dinastia sarebbe quella degli Xia intorno al 2100 a.C., che venne soppiantata dalla dinastia Shang, la quale cedette infine il posto a quella dei Zhou.

Se si includono le dinastia riportate dalla tradizione, la storia complessiva delle dinastie cinesi coprirebbe perciò un arco di quattro millenni.

Dalla preistoria all'età del bronzo[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: culture neolitiche cinesi e lista di siti dell'età del bronzo in Cina.

Le tracce più antiche di Homo erectus ritrovate in Cina sono quelle dell'uomo di Pechino, risalenti a 780.000-680.000 anni fa. I fossili di Homo sapiens più antichi risalgono invece a 18.000-11.000 anni fa. Grazie ai cambiamenti climatici che seguirono il ritiro dei ghiacci, tra il VIII e il IV millennio a.C. si assistette alla transizione da comunità di cacciatori-raccoglitori a gruppi dediti all'agricoltura e all'allevamento del bestiame.[15] I reperti archeologici testimoniano l'esistenza di un gran numero di comunità umane insediatesi su un vasto territorio che comprende le valli del Fiume Azzurro e del Fiume Giallo. La caratteristica principale di questi insediamenti risiede nell'altissimo grado di differenziazione culturale che si riscontra nei manufatti, nella struttura delle abitazioni e in generale nelle testimonianze della vita collettiva di ciascuna comunità.[16] Secondo gran parte degli storici e archeologi moderni il modello più credibile per le origini della civiltà cinese si basa quindi su una molteplicità di culture regionali sviluppatesi in maniera autonoma, caratterizzate da sfere di influenza che talvolta entravano in contatto tra loro.[17] L'adozione di questo modello policentrico segna un netto punto di svolta rispetto alla tesi tradizionale (frutto dei miti fondativi e delle tradizionali cronache imperiali), fondata sull'idea di un'origine unitaria della civiltà cinese, e rappresenta uno dei più importanti risultati scientifici raggiunti grazie all'introduzione della storia e dell'archeologia moderne in Cina agli inizi del XX secolo.[16]

A partire dal III millennio a.C. gli scavi archeologici testimoniano l'esistenza di diverse comunità urbane, sparse su insediamenti di epoca neolitica: molti dei quali si trovano nelle pianure circostanti il fiume Giallo. I più antichi manufatti di bronzo mai ritrovati in Cina risalgono invece al 3100-2700 a.C, nel sito archeologico della cosiddetta cultura di Majiayao. Esistono reperti riconducibili a diverse culture dell'età del bronzo, ma l'utilizzo di questo materiale rimase molto diffuso fino al V secolo a.C.

L'epoca pre-imperiale[modifica | modifica wikitesto]

La prima dinastia di imperatori cinesi è la dinastia Xia, fondata dal Grande Yu che lasciò il trono al figlio Qin e ai suoi discendenti, nel 2200 a.C.: l'ultimo Xia fu Jie, che venne detronizzato nel 1766 a.C. dai fondatori della successiva dinastia Shang. Durante quest'ultima nascono i primi pittogrammi, incisioni su dorsi di tartaruga a scopo augurale e divinatorio, che in seguito divennero gli ideogrammi della scrittura cinese: questa venne poi codificata durante il regno della dinastia successiva, gli Zhou, che regnarono dal 1122 a.C. al 770 a.C. In questo periodo il regno è sempre più diviso e iniziano le prime lotte fra province, che si accentua durante il periodo Chunqiu (primavere e autunni) 770-476 a.C., che segna l'ingresso della Cina nell'età del ferro: in questo periodo nasce e insegna Confucio. Alla fine la litigiosità dei principi locali smembra il regno degli Zhou e si apre con il periodo dei regni combattenti, in cui la Cina è frammentata in una decina di regni in perenne lotta fra di loro. In realtà, anche se queste dinastie sono incluse tra quelle imperiali, fino al 221 a.C. l'impero cinese propriamente detto non esiste, poiché questi regni non estendono il loro controllo se non su di una parte della Cina. I poteri locali sono inoltre ancora molto forti e l'economia è basata sulla schiavitù, un po' come succede nell'Impero romano. È lo stesso primo imperatore della dinastia Qin (in cinese 秦始皇帝) che avrebbe poi unificato la Cina a inventare un nuovo titolo, Huangdi, per designare una forma più alta di autorità e potere: quello dell'imperatore di tutta la Cina.

La Cina imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Territori occupati dalle dinastie e dagli Stati moderni della storia cinese

Alla fine del III secolo a.C. rimanevano pochi grandi Stati indipendenti retti da diversi principi o re (S, wángP), caratterizzati da un sistema di alleanze in costante trasformazione. Tra i vari regni si distinse il regno di Qin, che si rese protagonista di una lunga campagna di conquiste militari, che provocò il capitolare degli altri Stati uno dopo l'altro. Questa campagna di espansione e unificazione territoriale durò lunghi anni e si concluse con la conquista e l'annessione dell'ultimo degli Stati avversari nel 221 a.C.

Per la prima volta dopo secoli tutti i territori della Cina allora conosciuta erano sotto il dominio di un unico sovrano. In cerca di una nuova legittimazione, il sovrano di Qin abbandonò il titolo di re (王, wáng) per assumere quello di imperatore (皇帝, appellativo che fino a quel momento era rimasto prerogativa dei sovrani delle mitiche dinastie Xia, Shang e Zhou e che nessun signore, re o principe locale aveva mai deciso di reclamare per se stesso.

Il re Qin divenne perciò "primo augusto imperatore di Qin", assumendo il nome formale di Qín Shǐ Huángdì e proclamando la nascita della dinastia Qin e con essa l'avvio della storia dell'impero cinese. Sotto l'egida di Qin Shi Huang avvenne la prima vera e propria unificazione politica, monetaria, militare e culturale del Paese: grazie all'impegno del primo ministro Li Si, un unico sistema di scrittura venne codificato e imposto per la prima volta in maniera uniforme su tutto il territorio dell'impero. È in questo periodo che si costruirono alcuni dei primi tratti della Grande Muraglia.

La dinastia Qin sopravvisse pochi anni alla morte del primo sovrano: pochi anni dopo l'impero cadde preda della guerra tra due dei suoi più grandi generali. Il generale che uscì vittorioso dallo scontro ascese al trono imperiale con il nome di primo sovrano di una nuova dinastia, gli Han.

La dinastia Han regnò dal 206 a.C. fino al 220 d.C.: sotto la dinastia Han si apre ufficialmente la via della seta e inizia il commercio con le province romane d'occidente. L'impero comincia a espandersi nell'Asia continentale, mentre il confucianesimo si afferma come ideologia della classe dirigente cinese. Nel 105 a.C. viene inventata la carta. Al cadere della dinastia Han l'impero si spezza di nuovo in tre Stati (periodo dei tre regni, 220-265): regno Wei a nord, regno Shu nell'attuale provincia del Sichuan e il regno Wu a sud. la divisione è favorita dall'introduzione della religione buddista.

Una delle statue che fa parte dell'esercito di terracotta nella tomba dell'imperatore Qin a Xi'An

Segue la dinastia Jìn, denominata "occidentale" nel periodo tra il 265 e il 316, durante la quale si verifica una riunificazione per un breve periodo, e "orientale" nel periodo tra il 317 e il 420 che vede Nanchino come capitale; dal 420 al 589 circa la Cina rimane divisa tra le dinastie del nord e del sud, mentre una nuova riunificazione avviene sotto la dinastia Sui tra il 581 e il 618, durante la quale la capitale diventa Xi'an; dal 618 al 907 succede la dinastia Tang, uno dei periodi di massima fioritura della cultura cinese, mentre il periodo dal 907 al 960 viene detto "delle cinque dinastie e dieci regni". Dal 960 al 1279 l'impero viene dominato dalla dinastia Song. Tra il periodo Tang e quello Song vengono inventate la polvere da sparo, la stampa e la bussola.

Il periodo successivo è segnato dall'invasione dei Mongoli, civiltà che si trovava vicino all'impero cinese, sotto la guida di Gengis Khan e dei suoi discendenti, i quali liquidano la dinastia Song e fondano dal 1279 al 1366 con Kublai Khan (忽必烈, Hūbìliè) la dinastia Yuan, all'inizio della quale risalgono i viaggi di Marco Polo in Cina. Inizialmente la Cina fa parte dell'Impero mongolo e Kublai Khan era al tempo stesso sovrano di entrambe le entità territoriali; con la frammentazione dei vari Khanati, la dinastia Yuan si limita a governare la Cina. Il dominio mongolo è caratterizzato da una grave crisi demografica e gli invasori faticano a integrarsi con i vinti fino a che una rivolta popolare porta alla cacciata dei Mongoli e alla fondazione di una nuova dinastia nazionale, la dinastia Ming, dal 1368 al 1644. Sotto i Ming la Cina nel XV secolo costruisce in tre anni 1.681 navi[senza fonte], di cui molte in grado di navigare nell'oceano aperto. Successivamente, per le pressioni dei Mongoli e dei Tartari, la Cina dovette impiegare le sue forze nella difesa dei confini sottraendole all'espansionismo marittimo, nel 1525 fu dato ordine all'esercito di distruggere qualsiasi vascello oceanico cinese che fosse stato avvistato lungo le coste; tale decisione fu la premessa del declino dell'impero cinese[senza fonte].

In seguito alla crisi dei Ming, i Manciù invadono la Cina e la conquistano fondando la dinastia Qing, rimasta al potere dal 1644 al 1911, la quale porta l'impero alla massima estensione territoriale, ma lentamente verso una crisi irreversibile.

La fine dell'impero e la Repubblica di Cina[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: intellettuali cinesi in Giappone.
Il Palazzo d'Estate a Pechino, con il lago Kunming utilizzato come pista da pattinaggio; il complesso fa parte di un parco, uno dei più belli della capitale cinese

Diversi furono i tentativi di modernizzazione in questo periodo: mentre in Giappone il processo procedette celermente, in Cina venne invece osteggiato prima e dopo la morte dell'imperatore Kuang-Hsiü, lontano parente dell'ultimo imperatore Pu Yi. La vedova Tsu-hsi, zia di Kuang Hsiü, aveva assunto il ruolo di reggente da molti anni ormai e per timore che la riforma confuciana da lei messa in atto allo scopo di rafforzare l'apparato amministrativo dell'impero andasse in frantumi, represse con una certa durezza ogni tentativo di aprire il Paese all'Occidente. Ad aggravarla è il movimento Taiping, in una guerra civile che l'impero riuscì a reprimere solo grazie all'aiuto delle potenze europee che non aiutarono il movimento Taiping pur avendo le stesse radici religiose cristiane, in quanto il movimento non consentiva la vendita dell'oppio. Questa guerra causò oltre 20 milioni di morti. Successivamente, in particolare l'Inghilterra, scatena le guerre dell'oppio, che vide interi territori finire sotto l'influenza sia degli europei sia dei giapponesi e la crisi dell'impero si fa irreversibile. Tutto ciò si conclude con l'abdicazione del giovane Pu Yi,[18] il 12 febbraio 1912.

Mao Zedong proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese il 1º ottobre 1949

Due guerre civili fra i nazionalisti filoamericani di Chiang Kai-shek (o Jiang Jie-Shi) e i comunisti di Mao Tse-tung (o Mao Zedong) (1927-1937 e 1945-1949), intervallate dall'invasione giapponese (1937-1945), sarebbero poi terminate con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese di Mao, il 1º ottobre 1949, e della Repubblica cinese nell'isola di Formosa.

La Repubblica Popolare Cinese[modifica | modifica wikitesto]

Il nuovo governo riunificò il territorio e diede una struttura economica di tipo socialista al Paese, con la nazionalizzazione delle industrie, la creazione delle comuni e la redistribuzione delle terre dei latifondisti ai contadini attraverso iniziative politiche ed economiche che costarono la vita a milioni di persone.

Nella seconda metà del Novecento si afferma una linea economica che inizialmente segue il modello sovietico e poi tenta un percorso alternativo che porterà al disastro del Grande balzo in avanti. La terribile carestia, la repressione, i lavori forzati e la rivoluzione culturale in cui furono protagoniste le Guardie Rosse, provocheranno decine di milioni di morti.

L'apertura alla proprietà privata[modifica | modifica wikitesto]

Dopo le molteplici carestie nel Paese negli scontri politici interni del partito si afferma Deng Xiaoping, che riorganizza l'economia cinese, favorendo il riconoscimento costituzionale della proprietà privata e l'apertura del mercato a investimenti esteri. Le proteste di Tian An Men non fermano la politica del Partito Comunista che, dopo il ritorno di Hong Kong e Macao, porta l'economia cinese ai primi posti del globo.

Anche l'occidentalizzazione della Cina, tentata più volte dagli europei a partire dal secolo XVII e culminata con l'irruzione coloniale dalla seconda metà del secolo XIX, è stata assorbita e trasformata nel corso del XX secolo in una singolare forma di comunismo nazionale, uno dei fattori dominanti nella scena internazionale del secondo dopoguerra, facendo dell'antico "regno di mezzo" uno dei poli della politica mondiale anche nell'era post-comunista.

La Cina come potenza emergente[modifica | modifica wikitesto]

Shanghai è la capitale economica della Cina e il maggior porto per merci del mondo

L'importanza della Cina nel ventunesimo secolo[19][20] si riflette in virtù del suo ruolo come prima potenza economica per prodotto interno lordo; è inoltre membro fondatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (è uno dei cinque membri permanenti con il diritto di veto), aderisce al Shanghai Cooperation Organisation (SCO) e fa parte del OMC, dell'APEC, dell'ASEAN, del G2 e del G20. Con l'introduzione della riforma economica basata sul capitalismo nel 1978 la Cina è diventata il Paese con lo sviluppo economico più veloce al mondo, primo maggiore esportatore (2008) e il primo più grande importatore di merci (2010).[21]

Molti studiosi hanno definito la Cina come la nuova superpotenza militare emergente; già nel 1964 riesce a sviluppare i suoi armamenti nucleari e mantiene dalla fine della seconda guerra mondiale l'esercito di terra più grande al mondo (Esercito di Liberazione Popolare), il suo budget per la difesa (con un aumento annuale più 10%) è secondo solo a quello degli Stati Uniti. La rapida industrializzazione ha ridotto il suo tasso di povertà dal 53% nel 1981 all'8% nel 2001.[22] Tuttavia la Repubblica Popolare Cinese è ora di fronte a una serie di altri problemi, tra cui il rapido invecchiamento della popolazione a causa della politica del figlio unico,[23] un ampliamento urbano-rurale, uno squilibrio economico tra regioni costiere e interne e il degrado ambientale.[24][25]

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: geografia della Cina.

La superficie della Cina è di 9.706.961 km², di poco inferiore all'intera Europa, il che ne fa lo Stato più esteso dell'Asia orientale; la popolazione è d'oltre 1.401.586.000 persone,[26] pari a circa il 19,5% della popolazione mondiale: ciò rende la Cina il Paese più popolato del mondo.

La forma di Stato della Cina è una repubblica socialista guidata da un unico partito, il Partito Comunista di Cina; la sua amministrazione è articolata in ventidue province, cinque regioni autonome, quattro comuni e due regioni amministrative speciali.

La Cina confina con quattordici Paesi: a nord con Russia e Mongolia; a est con la Corea del Nord; a sud con Vietnam, Myanmar, Laos, Bhutan e Nepal; a ovest con India, Pakistan, Tagikistan, Kazakistan, Afghanistan e Kirghizistan. Si affaccia inoltre a est sul mar Giallo e sul mar Cinese Orientale e sud-est sul mar Cinese Meridionale.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Questa foto dal satellite mette bene in evidenza l'aridità della Cina occidentale e, al contrario, l'umidità della zona sudorientale

Con 9.71 milioni km² la Cina è il terzo Paese del mondo per estensione (dopo la Russia e il Canada) e di conseguenza offre una grande varietà di climi e paesaggi. Il punto sul globo terrestre più lontano dal mare (circa 2.600 km ) si trova in Cina, nell'area desertica nella regione Sinkiang-Uygur. Il sud è diviso tra l'altopiano dello Yunnan-Guizhou, con un'altitudine che parte dai 2.000 metri per arrivare ai 550 metri , e i bacini dei grandi fiumi che lo attraversano.

Idealmente si potrebbe dividere la Cina in sei grandi regioni: il nord-ovest, la Mongolia interna, il nord-est, la Cina settentrionale, la Cina meridionale e l'estrema regione sud-occidentale.

Il nord-ovest[modifica | modifica wikitesto]

Si divide in tre fasce climatiche: la parte settentrionale fredda, la centrale più temperata e la meridionale umida. Questa regione comprende a nord un bacino chiamato "il bacino di Zungaria" che, nonostante sia caratterizzato da zone rocciose e sabbiose, è una zona piuttosto fertile dove l'agricoltura viene praticata grazie a vasti sistemi di irrigazione; a sud si trova il bacino del Tarim situato tra gli elevati rilievi del Kunlun. Esso comprende il deserto più arido di tutta l'Asia: il Taklamakan.

La Mongolia interna[modifica | modifica wikitesto]

Questa regione possiede un clima molto secco e si trova nella parte centro-settentrionale della Cina. La Mongolia interna è un altopiano caratterizzato da deserti di sabbia, roccia e ghiaia che a est degradano in fertili steppe. Questa regione, delimitata a est dalla boscosa catena del grande Khingan, comprende pianure ondulate divise da aridi piani rocciosi. Il capoluogo è Hohhot.

Il nord-est[modifica | modifica wikitesto]

Comprende tutta la Manciuria a est della catena del grande Khingan: si tratta di una vasta e fertile pianura circondata da monti e colline tagliate da moltissime valli e piccoli pendii. A sud si trova la penisola di Liaodong, le cui coste sono ricche di porti naturali. Nella parte occidentale del nord est si trovano ampie zone desertiche.

La Cina settentrionale[modifica | modifica wikitesto]

Questa regione si trova nella zona delimitata a nord dalla Mongolia interna e a sud dal bacino del Fiume Giallo; qui si trova l'altopiano del Loes, caratterizzato da profonde vallate, gole e terrazze coltivate, il bassopiano cinese, i monti dello Shandang e gli aspri e inaccessibili rilievi del sud ovest.

La Cina meridionale[modifica | modifica wikitesto]

Questa regione abbraccia la valle del Fiume Azzurro e numerose regioni del sud. La valle del fiume Azzurro consiste in una serie di bacini i cui fertili terreni alluvionali sono solcati da canali navigabili e da molti laghi. A ovest si estende il bacino dello Sichuan, un fertile territorio collinare, circondato dagli irregolari altopiani centrali. Gli altopiani meridionali sono compresi tra i monti tibetani e il mare. A est si estendono zone collinari disboscate e soggette ad erosione; lungo la costa si trovano gli irregolari altopiani sud orientali.

L'estrema regione sud-occidentale[modifica | modifica wikitesto]

È occupata dall'altopiano del Tibet, conosciuto anche come il "tetto del mondo" che, posto a un'altitudine media di 4.512 metri sul livello del mare, è la regione in cui si trovano le montagne più alte del mondo, con quattordici cime che si elevano al di sopra degli 8.000 metri , tra cui il K2 e il monte Everest. Morfologicamente vario, costituito da vasti affioramenti rocciosi, alternati da pianure alluvionali, laghi salati e paludi, l'altopiano è attraversato da numerose catene montuose e orlato dall'Himalaya a sud, dal Pamir e dal Karakorum a ovest e dal Quiliam sham a nord. Qui si trova la sorgente del Gange. In estate la catena dell'Himalaya fa da scudo protettivo alle più basse nuvole monsoni, provenienti dal versanti indiano e nepalese. Le piogge sono dunque limitate, presenti soprattutto nei mesi di luglio e agosto.

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Le precipitazioni in Cina

La Cina è sede di un gran numero di fiumi e i tre maggiori sono: lo Huang He 黄河 (in italiano "Fiume Giallo"), lo Chang Jiang 长江 (o "Fiume Azzurro") e lo Xi Jiang 西江  (o "fiume dell'ovest"), che nella parte media e bassa del loro corso dividono tre grandi assi orografici della Cina orientale e hanno la loro origine sull'altopiano tibetano.

Il Fiume Giallo nasce nelle montagne del Qinghai, percorre il territorio cinese per circa 4.855 km, prima di sfociare nell'oceano Pacifico presso la penisola dello Shandong. Il Fiume Azzurro è il maggiore fiume cinese e il terzo per lunghezza al mondo. Anch'esso nasce dalle montagne del Qinghai, ma procede verso sud-est attraversando così zone di montagne ricche di acqua che gli garantiscono una notevole portata. Lo Xi Jiang nasce sull'altopiano dello Yunnan e ha notevole importanza dal punto di vista agricolo, dato il clima subtropicale delle regioni irrigate. Nel Guangdong confluisce nello Zhu Jiang o fiume delle Perle, che è un'altra importante arteria di trasporto fluviale con il suo delta che arriva fino alla città di Canton e oltre verso un territorio pieno di canali e dighe.

Circa la metà dei fiumi della Cina, compresi i tre più lunghi (Fiume Azzurro, Fiume Giallo e Xi Jiang), scorrono da ovest a est e sfocia nei mari cinesi aperti all'oceano Pacifico; in minore quantità sfociano nel mar del Giappone, mentre altri sono privi di sbocco sul mare e quindi si gettano negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque filtrano nel sottosuolo formando profonde e importanti riserve d'acqua. Le piene dei grandi fiumi portano inondazioni che hanno sovente conseguenze disastrose sugli insediamenti umani e sulle coltivazioni.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Mappa della densità della popolazione al 2009, che vede le province della costa orientale molto più densamente popolate rispetto alle zone occidentali interne
Popolazione della Cina dal 1949 al 2008

Il censimento nazionale del 2015 ha permesso di stimare la popolazione della Repubblica Popolare Cinese in 1.367.820.000 individui; il 17,5% di essi aveva un'età di 14 anni o inferiore, il 67% era tra i 15 e i 59 anni e il 15,5% aveva più di 60 anni.[27] Il tasso di crescita della popolazione per il 2013 è stato stimato di essere dello 0,46%.[28] Sempre secondo il censimento, la densità della popolazione era di 139,6 ab./km² e un ISU di 0,777; classificandosi all'81º posto. La popolazione è sparsa in modo molto irregolare; è infatti concentrata prevalentemente nelle province orientali e nelle grandi pianure, mentre a ovest, zona più aspra e arida, vi è una densità bassissima. La Cina ha una dozzina di grandi città, con uno o più milioni di residenti di lungo periodo, tra cui le tre città globali di Pechino, Hong Kong e Shanghai. Le principali città della Cina svolgono ruoli chiave a livello nazionale e per quanto riguarda l'identità regionale, la cultura e l'economia. L'aspettativa di vita è salita a 73 anni.

Anche se per gli standard occidentali il Paese può essere considerato a reddito medio, a partire dal 1978 la sua rapida crescita ha permesso a centinaia di milioni di suoi cittadini di uscire dalla povertà. Nel 2009 circa il 10% della popolazione cinese vive al di sotto della soglia di povertà di 1 dollaro al giorno, rispetto al 64% del 1978. La disoccupazione in ambito urbano, al 2014, era di circa il 4,1%.[29][30] La disoccupazione media si attesta attorno al 10%. Sono cresciuti notevolmente sia la fetta di popolazione appartenente al ceto, sia i "super ricchi" (individui con un patrimonio superiore a 10 milioni di yuan). Con oltre 1,3 miliardi di persone e una costante diminuzione delle risorse naturali, il governo cinese si è dimostrato molto preoccupato per l'elevato tasso di crescita della popolazione e, fin dal 1979 e con risultati alterni,[31] ha tentato di attuare una politica severa di pianificazione familiare, nota come "politica del figlio unico". Con questa dottrina, fino al 2013, si è cercato di limitare le famiglie ad avere un unico figlio, con eccezioni per le minoranze etniche e un certo grado di flessibilità nelle zone rurali. Un importante allentamento di questa politica è stato promosso nel dicembre 2013, consentendo alle famiglie di avere due figli se uno dei genitori è figlio unico.[32][33] I dati del censimento del 2010 hanno svelato che il tasso di fertilità totale era di circa 1,4.[34]

Le indicazioni politiche, insieme alla tradizionale preferenza per i figli di sesso maschile, può aver contribuito a uno squilibrio nel rapporto tra i sessi.[35][36] Secondo il censimento del 2010 il rapporto nelle nascite era di 118,06 maschi per 100 femmine,[37] un valore che si discosta dalla media, che è di circa 105 maschi per 100 femmine.[38] Il censimento del 2010 ha rilevato che i maschi rappresentavano il 51,27% della popolazione totale.[37] Tuttavia il rapporto tra i sessi della Cina è più equilibrata di quanto non fosse nel 1953, quando i maschi erano il 51,82%.[37]

Alfabetizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Il tasso di alfabetizzazione sopra i 15 anni è del 98%, mentre per gli uomini è del 99,2% e per le donne del 96,7% (stime 2001); nel 1950 questo era del 20%.

Studenti universitari: 2,8%; 30 milioni (2010), con aumento di 5 milioni per anno.

Etnie[modifica | modifica wikitesto]

Cinesi Han

La Cina riconosce ufficialmente 56 gruppi etnici distinti, il più grande dei quali sono i cinesi Han, che costituiscono circa il 91,9% della popolazione totale, ma la distribuzione è molto irregolare; esistono infatti vaste zone della Cina occidentale in cui l'etnia Han è una minoranza. Inoltre la riunione di molti cinesi nella maggioranza Han oscura alcune delle grandi differenze linguistiche, culturali e razziali che sussistono tra persone all'interno di questo stesso gruppo. Le grandi minoranze etniche comprendono gli Zhuang (16 milioni), i Manciù (10 milioni), i cinesi Hui (9 milioni), i Miao (8 milioni), gli Uiguri (7 milioni), gli Yi (7 milioni), i Tujia (5,75 milioni), i Mongoli (5 milioni), i tibetani (5 milioni), i Buyei (3 milioni) e i coreani (2 milioni). La natura multietnica della Cina è il risultato in parte dei territori incorporati dalla dinastia Qing, i cui imperatori erano essi stessi di etnia Manciù e non membri della maggioranza Han. Le teorie etniche cinesi sono pesantemente influenzate da quelle dell'Unione Sovietica. La politica ufficiale afferma di essere contro l'assimilazione e sostiene che ogni gruppo etnico dovrebbe avere il diritto di sviluppare i propri linguaggio e cultura. Il grado di integrazione dei gruppi etnici di minoranza con la comunità nazionale varia largamente da gruppo a gruppo. Alcuni di essi, come i tibetani e gli Uiguri provano un forte sentimento di ostilità verso la maggioranza. Invece altri gruppi come gli Zhuang, i cinesi Hui e i Manciù, sono ben integrati.

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: religioni in Cina e Chiesa cattolica in Cina.
Palazzo di Brahma (梵宫) del "Vaticano buddista" edificato dal 2008 a Wuxi, in Jiangsu, come fuoco d'incontro di tutte le confessioni buddiste dell'Asia orientale.
Un tempio di Hebo a Hequ, Xinzhou, in Shanxi. Hebo, il "Signore del Fiume", è una forma dell'Heshen ("Dio del Fiume"), spirito dello Huang He, il "fiume sacro" della Cina.
Grande Tempio di Zhang Hui, il tempio cattedrale della corporazione di lignaggio Zhang, a Qinghe, Xingtai, in Hebei.
Tempio taoista a Shangrao, in Jiangxi, dedicato a Dongyuedadi, il "Grande Dio del Monte Tai", una delle montagne sacre cinesi.

Il governo cinese si dichiara formalmente "laico" e in quanto tale non riconosce alcuna religione "di Stato". L'articolo 36 della Costituzione cinese stabilisce la libertà di credo religioso, bandendo e proibendo qualsiasi forma di intolleranza e coercizione. L'idea cinese di "religione" non corrisponde pienamente a quanto con questo termine si intende in Occidente; il termine cinese tradotto come "religione" (zong jiao) è una introduzione recente (dal giapponese nel XX secolo) e definisce le "dottrine", dotate di un corpo istituzionale e scritturale ben definito. Gran parte della tradizione spirituale cinese, tuttavia, si svolge al di fuori delle forme dottrinali ed ecclesiastiche, costituendo quella che è definita "religione tradizionale cinese".

Le religioni ufficialmente riconosciute, e in quanto tali gestite a livello statale, sono cinque religioni di tipo dottrinale (zong jiao): il buddhismo, il taoismo, il protestantesimo, il cattolicesimo e l'islam. Il taoismo si sviluppò in Cina a partire dal I-II secolo. Il buddismo si diffuse nel Paese, introdotto dall'India, con il VI secolo. Il cristianesimo e l'islam sono presenti in Cina come religioni minoritarie, il secondo predominante tra alcune etnie non-han (i più numerosi sono gli hui e gli uiguri). Il quadro religioso del Paese è tuttavia più complesso, una volta che si guardi alla situazione al di fuori dei riconoscimenti ufficiali.

Infatti in Cina non c'è una netta linea di demarcazione tra buddhismo, taoismo e pratiche religiose locali. Sono in particolare queste ultime a costituire un oggetto di difficile indagine. Ciò che talvolta si indica con il termine "religione tradizionale cinese" è infatti un insieme variegato di atteggiamenti rituali che possono comprendere l'omaggio a divinità locali della natura, oppure agli antenati della propria famiglia. Ciò significa che ogni lignaggio (ovvero tutte le famiglie che condividono lo stesso cognome, per esempio i Wu o i Lin di una determinata regione, più o meno estesa) spesso fa riferimento a specifici templi, titolati ai capostipiti del lignaggio stesso; ogni famiglia in tal modo ricorda e onora le proprie origini. Il taoismo in certe sue scuole funge da cornice rituale per alcune espressioni della religione tradizionale o popolare. Esistono forme dottrinali della religione tradizionale cinese che tuttavia non sono riconosciute a livello nazionale oppure godono di riconoscimento solo a livello provinciale.

Il culto degli antenati è una delle espressioni più evidenti del confucianesimo, il pensiero che più di ogni altro ha condizionato e condiziona tuttora la morale e il comportamento dei cinesi. Sebbene non sia tra le dottrine riconosciute, la sua influenza sulla morale cinese è tangibile (rispetto dei genitori, rapporti tra uomo e donna, educazione dei figli e modelli di comportamento virtuoso). Negli ultimi anni è in atto un processo di riscoperta e reinvenzione del confucianesimo che prende forma in una grande varietà di iniziative e gruppi di studio, di culto e di politica, di cui degna di nota è la costituzione nel 2015 della Santa Chiesa Confuciana della Cina (中华孔圣会 Zhōnghuá Kǒngshènghuì) che intende essere un corpo nazionale per tutte queste correnti. In Cina ci sono anche diversi gruppi di minoranze etniche che mantengono proprie tradizioni religiose autoctone.

Per quanto riguarda il buddismo tibetano e il cattolicesimo va ricordato che se da un lato il riconoscimento ufficiale consente la pratica religiosa ai credenti di queste religioni, dall'altro comporta l'obbligo di giurare fedeltà allo Stato da parte delle gerarchie religiose. Esse sono gestite da istituzioni inquadrate a livello statale, i cui membri sono tenuti a giurare fedeltà alla repubblica. Il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso e il suo Panchen Lama (l'autorità incaricata della scelta del successore del Dalai Lama) non sono riconosciuti come autorità religiosa dallo Stato cinese, il quale ha scelto un proprio Panchen Lama. Per quanto riguarda il cattolicesimo io Stato cinese non riconosce i vescovi nominati dalla Santa Sede, che sono spesso di fatto soggetti a provvedimenti restrittivi, e reclama invece per sé il diritto alla nomina di questi ultimi. I cattolici cinesi fedeli alla Chiesa cattolica di Roma sono pertanto costretti celebrare i propri riti in clandestinità.

In aggiunta alle religioni già menzionate sono presenti varie religioni delle minoranze etniche che abitano alcune regioni della Cina e un numero non quantificato di aderenti a una varietà di nuove religioni sorte principalmente nell'alveo della religione tradizionale cinese.

Rilevamenti statistici[modifica | modifica wikitesto]

Religioni in Cina (2010)[39]
Religione popolare cinese e taoismo
  
69,5%
Buddhismo
  
13,8%
Cristianesimo
  
2,4%
Islam
  
1,7%
Non religiosi
  
12,6%
Cerimonia pubblica al Grande Tempio di Shennong-Yandi a Suizhou, in Hubei.

Secondo rilevamenti statistici del 2010[39] il 70% dei cinesi pratica la religione tradizionale, includendo un 13% che pratica a diversi livelli il taoismo. Gli aderenti al Buddismo sono circa il 14%. I cristiani sono il 2.4%, dei quali il 2.2% sono protestanti e lo 0.2% cattolici. I musulmani sono l'1.7%. Il restante 12% della popolazione non è religioso (è ateo, agnostico o non ha dichiarato alcuna preferenza).

I rilevamenti statistici parte del Chinese General Social Survey condotti dal 2008 al 2012 su ampi campioni della popolazione hanno restituito una media del 6.2% di persone dichiarantesi buddisti, 2.3% cristiani, 2.2% membri di sette religiose di matrice popolare, 1.7% musulmani e 0.2% seguaci di altre religioni. Del resto della popolazione solo il 6.3% sono le persone dichiarantesi "atee", mentre la maggioranza assoluta rimanente sono persone "non religiose" nel senso di non appartenenti alle associazioni religiose di stato ma impegnate in culti tradizionali di dèi e antenati.[40]

Un sondaggio effettuato alla fine del 2014 ha rilevato che il 61% della popolazione si considera "atea".[41]

Nel luglio 2015 la Renmin University di Pechino ha pubblicato i risultati di un nuovo rapporto sugli aspetti organizzativi delle cinque religioni ufficiali.[42]

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: lingua cinese e lingua cinese standard.
Mappa delle varie lingue in Cina

La tradizione ha tramandato l'immagine del cinese come un'unica lingua dotata di pochi dialetti principali, ma con l'avvento della linguistica comparativa si è affermata l'interpretazione che vede invece il cinese come una vasta famiglia di "parlate affini", le cosiddette lingue sinitiche. Esse costituiscono una branca importante delle lingue sinotibetane e sono accomunate da caratteristiche importanti come la tonalità e l'ordine soggetto-verbo-oggetto, così come dal fatto di servirsi tutte quante di un unico sistema di scrittura basato sui caratteri cinesi. Tutte queste parlate locali si possono classificare in base alla loro appartenenza a pochi "gruppi dialettali" noti come lingua mandarina, lingua Wu, lingua Hakka, la lingua Yue (la denominazione di "lingua" è dovuta al fatto che anticamente venivano semplicemente considerati "dialetti" del cinese, mentre in realtà costituiscono vere e proprie famiglie di lingue affini e distinte) e altre ancora.

A fronte di questa situazione la Cina offre oggi un panorama linguistico assai variegato, caratterizzato da centinaia di parlate locali, ciascuna contraddistinta dai suoi dialetti. Molte di queste lingue non sono mutuamente intelligibili.

La lingua maggiormente diffusa nella Cina continentale è il cinese mandarino, che viene parlato (in una qualche varietà locale) dal 70% della popolazione di madrelingua cinese. Grazie alla sua diffusione in tutto il Paese il mandarino è stato scelto agli inizi del XX secolo come base per la codifica di una pronuncia standard della lingua cinese, allo scopo di facilitare l'integrazione territoriale e culturale del paese.

Nel 1932 è stato così adottato ufficialmente il cosiddetto mandarino standard (普通话 o "lingua comune"), una pronuncia codificata a partire da una variante locale del cinese mandarino parlata nei pressi di Pechino. Il mandarino standard è divenuto successivamente lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, di Taiwan, riconosciuto a Singapore e in Malesia; è soprattutto una delle sei lingue ufficiali dell'ONU.

La scrittura del cinese si basa su un sistema di caratteri la cui origine risale a incisioni su ossa oracolari risalenti a prima dell'età del bronzo. Il sistema di scrittura fu standardizzato per la prima volta nel III secolo a.C., ai tempi del primo imperatore della dinastia Qin. Pur avendo subito una naturale evoluzione nel corso dei secoli, il sistema di scrittura basato su caratteri è rimasto sostanzialmente integro negli anni. Negli anni cinquanta la Cina ha introdotto una riforma del sistema di scrittura con l'adozione dei cosiddetti caratteri semplificati. Questo sistema di scrittura è usato nella Repubblica Popolare Cinese e a Singapore, mentre a Taiwan e Hong Kong si usano ancora i caratteri tradizionali. Ciascun carattere cinese può avere diverse pronunce a seconda della lingua del parlante, ma il suo significato non cambia.

Il cinese standard è anche dotato di un sistema di romanizzazione ufficiale chiamato hànyǔ pīnyīn, che permette di trascrivere la pronuncia standard dei caratteri cinesi servendosi dell'alfabeto latino. Il mandarino prevede in tutto 415 sillabe che possono essere pronunciate applicando quattro toni diversi.

Oltre al cinese standard e alle varianti regionali e dialetti locali vi sono altre lingue, diffuse specialmente nelle regioni più esterne, alcune delle quali sono riconosciute dallo Stato come seconde lingue minoritarie ufficiali, in particolare nelle regioni amministrative speciali: il mongolo nella Mongolia interna, il tibetano in Tibet, l'uiguro nello Sinkiang; e poi il coreano e il kazaco.

Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

La Cina è una repubblica popolare e il massimo organo legislativo è l'Assemblea nazionale del popolo, i cui rappresentanti rimangono in carica per cinque anni. L'elezione di tali rappresentanti avviene per via indiretta attraverso un sistema piramidale di assemblee e comitati: i cittadini riuniti in assemblee eleggono dei comitati, i cui rappresentanti a loro volta si riuniscono in assemblee per eleggere i propri rappresentanti di livello superiore e così via fino all'elezione dei membri dell'Assemblea nazionale, che elegge a sua volta un Comitato permanente che ne esercita le funzioni negli intervalli tra le sessioni plenarie, che avvengono di norma una volta l'anno: in tali occasioni l'Assemblea può nominare il presidente della repubblica e i membri del governo, del quale supervisiona l'operato e all'occorrenza approva le leggi.

Il potere esecutivo è nelle mani del Consiglio di Stato, l'organo di governo del quale fanno parte il primo ministro e i capi dei vari ministeri, oltre a eventuali rappresentanti di agenzie statali di livello superiore a quello ministeriale (può trattarsi di agenzie di coordinamento). Fin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 le più importanti cariche dello Stato sono sempre state occupate da dirigenti di alto livello del Partito Comunista Cinese (a titolo di esempio, l'attuale presidente della repubblica Xi Jinping è anche segretario generale del partito; lo stesso valeva per il suo predecessore Hu Jintao) con il risultato che la leadership politica dello Stato cinese ha sempre coinciso con il gruppo dirigente del Partito Comunista: ciò comporta che di fatto esiste un unico soggetto politico alla guida del Paese.

Xi Jinping a sinistra e Li Keqiang a destra

Le leggi che l'Assemblea nazionale approva di solito sono proposte direttamente dal Consiglio di Stato, le quali sono il risultato delle decisioni prese all'interno del Politburo. Dal momento che l'Assemblea nazionale del popolo è composta per la maggior parte da iscritti al partito, le votazioni dell'Assemblea nazionale sono quasi sempre operazioni dall'esito già noto in anticipo e l'approvazione delle leggi è un fatto quasi scontato (sebbene negli ultimi anni vi siano stati episodi in cui l'Assemblea nazionale non ha approvato in prima battuta alcuni provvedimenti proposti dal Consiglio di Stato).[43]

A capo del potere giudiziario vi è la Suprema corte del popolo, a cui spetta in ultima istanza il giudizio sui processi. Dal 2006 è l'unica avente titolo di pronunciare sentenze di condanna a morte.[44]

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: suddivisione amministrativa della Cina.

Le province cinesi da sempre rivestono un importante ruolo culturale in Cina. I cinesi tendono a identificarsi con la provincia nativa e solitamente a ogni territorio provinciale corrispondono determinati stereotipi riferiti alla popolazione. I confini della maggior parte delle province cinesi furono stabiliti ai tempi della tarda dinastia Ming. La Cina ha una giurisdizione su ventidue province (e considera Taiwan la ventitreesima), cinque regioni autonome, quattro municipalità e due regioni amministrative speciali.

Suddivisione amministrativa della Repubblica Popolare Cinese
Le ventidue province (省 shěng) cinesi
Nome italiano Pinyin Abbreviazione Capitale Superficie Popolazione
Anhui 安徽 Ānhuǐ Wǎn Hefei 139 600 km² 59 860 000
Fujian 福建 Fújiàn Mǐn Fuzhou 121 400 km² 34 710 000
Gansu 甘肃 Gānsù Gān,
Lǒng
Lanzhou 390 000 km² 25 620 000
Guangdong 广东 Guǎngdōng Yuè Canton 197 000 km² 86 420 000
Guizhou 贵州 Guìzhoū Qián,
Guì
Guiyang 176 000 km² 35 250 000
Hainan 海南 Hǎinán Hǎi,
Qióng
Haikou 34 000 km² 7 870 000
Hebei 河北 Héběi Shijiazhuang 187 700 km² 67 440 000
Heilongjiang 黑龙江 Hēilóngjiāng Hēi Harbin 460 000 km² 36 890 000
Henan 河南 Hénán Zhengzhou 167 000 km² 92 560 000
Hubei 湖北 Húběi È Wuhan 187 500 km² 60 280 000
Hunan 湖南 Húnán Xiāng Changsha 210 500 km² 64 400 000
Jiangsu 江苏 Jiāngsū Nanchino 100 000 km² 74 380 000
Jiangxi 江西 Jiāngxī Gàn Nanchang 169 900 km² 41 400 000
Jilin 吉林 Jílín Changchun 187 400 km² 27 280 000
Liaoning 辽宁 Liáoníng Liáo Shenyang 145 900 km² 42 380 000
Qinghai 青海 Qīnghǎi Qīng Xining 720 000 km² 5 180 000
Shaanxi 陕西 Shǎnxī Shǎn,
Qín
Xi'an 206 000 km² 36 050 000
Shandong 山东 Shāndōng Jinan 156 700 km² 90 790 000
Shanxi 山西 Shānxī Jìn Taiyuan 150 000 km² 32 970 000
Sichuan 四川 Sìchuān Chuān,
Shǔ
Chengdu 480 000 km² 87 250 000
Yunnan 云南 Yúnnán Diān,
Yún
Kunming 394 000 km² 42 880 000
Zhejiang 浙江 Zhèjiāng Zhè Hangzhou 101 800 km² 46 770 000

Rivendicazioni territoriali[modifica | modifica wikitesto]

Oltre a rivendicare Taiwan, la Cina è stata coinvolta in una serie di altre dispute territoriali internazionali. Dal 1990 la Cina è impegnata in negoziati per risolvere le contese sui territori del Kashmir, tra cui una tratta di un confine conteso con l'India e una frontiera non ben definita con il Bhutan. La Cina contesta il possesso di diverse piccole isole nella parte orientale e sud del mar Cinese Meridionale: le isole Ryukyu e l'isole Senkaku/l'isole Diaoyu al Giappone, la provincia dell'Arunāchal Pradesh all'India, le isole Paracelso al Vietnam (attualmente sotto amministrazione cinese) e le isole Spratly ai diversi Stati sud-est asiatici.[45][46] Il 21 maggio 2014 il presidente Xi, parlando a una conferenza a Shanghai, si impegna a risolvere pacificamente queste contestazioni territoriali: "La Cina intende perseguire la soluzione pacifica delle controversie con altri Stati sovrani sui diritti e gli interessi territoriali e marittimi", ha affermato.[47]

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: città della Cina.
Principali centri urbani della Cina

Shanghai
Shanghai
Hong Kong
Hong Kong
Guangzhou
Canton

Shenzhen
Shenzhen

Posizione Città principale Divisione amministrativa Popolazione Popolazione prefettura Regione

Pechino
Pechino
Tientsin
Tientsin
Chongqing
Chongqing
Nanjing
Nanchino

1 Shanghai Municipalità di Shanghai 9,495,701 18,542,200 Est
2 Pechino Municipalità di Pechino 7,296,962 17,430,000 Nord
3 Hong Kong Hong Kong SAR 6,985,200 6,985,200 Sud
4 Wuhan Provincia di Hubei 6,660,000 9,100,000 Centro-sud
5 Nanchino Provincia di Jiangsu 5,452,600 8,004,000 Est
6 Tientsin Municipalità di Tientsin 5,066,129 11,500,000 Nord
7 Canton Provincia di Guangdong 4,154,808 15,000,000 Sud
8 Shenzhen Provincia di Guangdong 4,000,000 8,615,500 Sud
9 Shenyang Provincia di Liaoning 3,981,023 7,500,000 Nord-est
10 Chongqing Municipalità di Chongqing 3,934,239 31,442,300 Sud-ovest
11 Nanchang Provincia di Jiangxi 3,790,000 4,990,184 Est
12 Harbin Provincia di Heilongjiang 2,672,069 8,499,000 Nord-est
13 Shijiazhuang Provincia di Hubei 2,620,357 9,630,000 Nord
14 Xi'an Provincia di Shaanxi 2,588,987 10,500,000 Nord-ovest
15 Chengdu Provincia di Sichuan 2,341,203 11,300,000 Sud-ovest
16 Changchun Provincia di Jilin 2,223,170 7,400,000 Nord-est
17 Dalian Provincia di Liaoning 2,118,087 6,200,000 Nord-est
18 Hangzhou Provincia di Zhejiang 1,932,612 7,000,000 Est
19 Jinan Provincia di Shandong 1,917,204 6,300,000 Est
20 Taiyuan Provincia di Shanxi 1,905,403 3,413,800 Nord
21 Tsingtao Provincia di Shandong 1,867,365 8,000,000 Est
Stime del 2008 - popolazioni delle aree rurali e suburbane sono escluse nel conteggio della popolazione urbana

Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]

L'Università Tsinghua è considerata una delle università più prestigiose della Cina[48]

Dal 1986 l'educazione obbligatoria comprende la formazione primaria e media, che complessivamente durano nove anni.[49] Nel 2010 circa l'82,5% degli studenti hanno continuato a studiare nelle scuole secondarie.[50] Il gāokǎo (高考S), l'esame di Stato d'ammissione all'università, è un prerequisito per accedere alla maggior parte delle istituzioni dell'educazione superiore. Sempre nel 2010 il 27% dei diplomati di scuola secondaria hanno continuato a studiare nelle università.[51] L'orientamento professionale è a disposizione degli studenti dei livelli secondari e secondari e terziari.[52] Nel febbraio del 2006 il governo si è impegnato a rendere completamente gratuiti i primi nove anni d'istruzione.[53] La spesa annuale per l'istruzione è aumentata da meno di 50 miliardi di dollari statunitensi nel 2003 a più di 250 miliardi di dollari nel 2011.[54] Tuttavia vi è ancora un grande divario nelle condizioni d'istruzione; per esempio, nel 2010 la spesa annuale per l'istruzione secondaria a Pechino era di circa 3300 $ per alunno, mentre nel Guizhou, una delle province più povere, non superava i 530 $ per alunno.[55] Nel 2012 si sono iscritti circa l'89% dei cinesi d'età avanzata per frequentare la scuola secondaria.[56] Nel 2007 c'erano 396 567 scuole primarie, 94 116 scuole secondarie e 2236 università.[57] Nel 2010 la popolazione con più 15 anni d'età sapeva leggere e scrivere,[58] paragonato col 20% del 1950.[59] Va notato che gli studenti di Shanghai hanno ottenuto i migliori risultati in matematica, in scienze e in letteratura nell'esame PISA del 2012.[60]

Sistema sanitario[modifica | modifica wikitesto]

Il grafico mostra la crescita dell'indice di sviluppo umano in Cina tra il 1970 e il 2010

Il Ministero della Salute, insieme agli uffici sanitari provinciali, supervisiona i bisogni di salute della popolazione cinese.[61] Sin dai primi anni cinquanta la politica sanitaria cinese ha prestato particolare attenzione alla salute pubblica e alla medicina preventiva. A quel tempo il Partito Comunista Cinese iniziò la "campagna patriottica della salute" che mirava a migliorare i servizi igienici, nonché il trattamento e la prevenzione di diverse patologie. Malattie come il colera, il tifo e la scarlattina, che precedentemente erano diffuse in Cina, furono quasi sradicate grazie a questa campagna. Dopo che Deng Xiaoping iniziò le riforme economiche del 1978 la salute pubblica cinese migliorò rapidamente per via di una migliore nutrizione, anche se molti dei servizi sanitari pubblici gratuiti scomparvero insieme con Comuni del Popolo. La sanità in Cina è stata quindi in gran parte privatizzata e ha registrato un significativo aumento della qualità. Nel 2009 il governo ha intrapreso un programma triennale su larga scala concernente l'assistenza sanitaria del valore di 124 miliardi di dollari.[62] Questa iniziativa ha portato nel 2011 il 95% della popolazione cinese ad avere una copertura di base di assicurazione sanitaria.[63] Nel 2011 la Cina era stimata per essere il terzo più grande fornitore al mondo di prodotti farmaceutici, ma la popolazione era colpita dallo sviluppo e dalla distribuzione di farmaci contraffatti.[64]

A partire dal 2012 l'aspettativa media di vita alla nascita è di 75 anni,[65] e il tasso di mortalità infantile è del 12 per mille.[66] Entrambi i dati sono migliorati in modo significativo dal 1950. Il tasso di arresto della crescita, una condizione causata dalla malnutrizione, è diminuito dal 33,1% del 1990 al 9,9% del 2010. Nonostante i significativi miglioramenti nella salute e la costruzione di strutture mediche avanzate, la Cina ha diversi problemi emergenti di sanità pubblica, come ad esempio le malattie respiratorie causate dall'inquinamento atmosferico diffuso,[67] le centinaia di milioni di fumatori di sigarette[68] e l'aumento dell'obesità tra i giovani abitanti dei centri urbani.[69][70] La numericamente grande popolazione della Cina e le città densamente popolate hanno portato allo svilupparsi di gravi focolai di malattie negli ultimi anni, come ad esempio lo scoppio nel 2003 della SARS.[71] Si stima che nel 2010 l'inquinamento atmosferico abbia causato 1,2 milioni di morti premature in Cina.[72]

Forze armate[modifica | modifica wikitesto]

Un aereo da caccia Chengdu J-10A della PLAAF
Chengdu J-20, uno dei caccia di quinta generazione prodotti dalla Cina
La Lanzhou (DDG170)

Le forze armate della Repubblica Popolare Cinese sono composte da Esercito Popolare di Liberazione, Polizia Armata del Popolo e milizia popolare. Il comando unificato di tutte le forze armate risiede presso la commissione militare centrale, mentre il Ministero della Difesa alle dipendenze del Consiglio di Stato si occupa di gestire la difesa nazionale.

Il fulcro delle forze armate cinesi è costituito dall'Esercito Popolare di Liberazione (中国人民解放军S, Zhōngguó Rénmín Jiěfàng JūnP, abbreviato in EPL; più comunemente noto come PLA, acronimo di People Liberation Army) che, con un apparato di circa 2,285,000 soldati, è il più grande esercito permanente esistente al mondo.[73].

L'EPL è composto da Esercito (che conta su 1,25 milioni di unità in servizio attivo), Marina, Aeronautica e da una forza strategica denominata Secondo Corpo di Artiglieria, che gestisce il deterrente nucleare cinese.

Secondo i dati forniti dal governo cinese, il bilancio militare per il 2015 ammontava a 145 miliardi dollari statunitensi, conquistando il secondo posto come più grande budget militare tra gli Stati del mondo.[74] Tuttavia molte autorità, compresa la SIPRI e l'Ufficio del Segretario della Difesa statunitense, sostengono che questo budget non rifletta il reale livello di spesa militare, che si presume quindi assai più elevato rispetto ai dati ufficiali.[74]

Stato entrato ufficialmente in possesso di armi nucleari, la Cina ha aderito nel 1992 al trattato di non proliferazione nucleare. Non ci sono dati ufficiali sul numero di testate atomiche effettivamente operative, ma soltanto stime dei vettori (missili a breve, medio e lungo raggio) in possesso del Paese (nel 2015 il Dipartimento della Difesa americano stima in almeno 1200 SRBM e 50 o 60 ICBM).[75] Varie istituzioni di monitoraggio delle potenze atomiche stimano il numero di testate effettive nell'ordine delle 240, ma circolano interpretazioni che stimano questa cifra essere assai più alta.[76]

La Cina è considerata sia una grande potenza militare regionale che un potenziale superpotenza militare.[77] Per compensare ciò, a partire dai primi anni 2000 essa ha sviluppato numerose attività per allargare la propria potenziale azione, la sua prima portaerei è entrata in servizio nel 2012,[78][79][80] e mantiene inoltre una consistente flotta di sottomarini, tra cui otto di attacco a propulsione nucleare e missili balistici sottomarini.[81] La Cina ha inoltre creato una rete di relazioni militari straniere.[82]

Negli ultimi decenni la Cina ha compiuto progressi significativi nella modernizzazione della sua forza aerea grazie all'acquisto di aerei da combattimento russi come il Sukhoi Su-30 e anche mediate la produzione di propri velivoli moderni e in particolare il Chengdu J-10, J-20 e gli Shenyang J-11, J-15, J-16 e J-31.[78][83] La Cina è inoltre impegnata nello sviluppo di un aereo stealth proprio e numerosi droni da combattimento.[84][85][86] Il Paese ha inoltre aggiornato la sua forza terrestre, sostituendo il suo ormai vecchio parco di carri armati sovietici con numerose varianti del moderno ZTZ-99 e sistemi per migliorare il command and control warfare.[87] La Cina ha inoltre sviluppato o acquisito numerosi sistemi missilistici avanzati,[88][89] tra cui missili anti-satellite,[90] missili da crociera[91] e ICBM nucleari lanciati da sottomarini.[92] Secondo i dati dell'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, tra il 2010 e il 2014, la Cina è diventato il terzo più grande esportatore al mondo delle principali armi con un incremento del 143% rispetto al periodo 2005-2009.[93]

Questa crescita smisurata ha portato la Cina nel 2015 a dover frenare le esportazioni di droni e supercomputers. La Cina ha rafforzato il controllo sul suo settore tecnologico in quanto cerca di evitare infiltrazioni di spie straniere, puntando alla costruzione di aziende tecnologiche competitive a livello mondiale, che possano rendere il paese tecnologicamente autosufficiente dall'Occidente.[94]

La marina dell'Esercito Popolare di Liberazione, fino ai primi anni novanta del XX secolo la marina militare ha ricoperto un ruolo subordinato alle forze armate terrestri. Ha subito in seguito una rapida modernizzazione ed è ormai, nel XXI secolo inoltrato, la terza più potente al mondo, con oltre 200 000 uomini, organizzata in tre grandi flotte: Flotta del mare del nord con sede a Tsingtao, la flotta del mar oriente con sede a Ningbo e la flotta del mar del sud con sede a Zhanjiang. Il suo teatro d'operazioni si estende fin dove la Cina ha o prevede di avere basi d'appoggio: Maldive, Bangladesh, Pakistan, Gibuti e Birmania.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Una Cina due sistemi.

Fino al 1911 la Cina era ancora una monarchia, formalmente facente capo all'imperatore. La rivoluzione Xinhai del 1911 portò alla deposizione dell'ultimo imperatore (all'epoca ancora bambino) e alla proclamazione della prima Repubblica di Cina nel 1912 sotto la presidenza di Sun Yan Set. Il panorama politico del Paese fu determinato dal partito nazionalista Guomindang, che a ridosso della seconda guerra mondiale era divenuto di fatto l'unico partito al governo. Gli anni quaranta furono dominati dallo scontro tra le forze nazionaliste e quelle del nascente Partito Comunista Cinese. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la situazione sfociò in una vera e propria guerra civile che coinvolse l'intero Paese. Essa si concluse nel 1949 con la vittoria delle forze comuniste. In quello stesso anno il partito nazionalista del Guomindang trasferì formalmente la capitale della Repubblica di Cina presso Taipei sull'isola di Formosa, dove si rifugiò l'intero governo repubblicano, che continuò a rivendicare la sovranità territoriale sull'intero territorio della Cina e delle sue isole. Nel mese di ottobre dello stesso anno il Partito Comunista proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, rivendicando a sua volta la sovranità su tutto il territorio precedentemente governato dalla Repubblica di Cina, ivi inclusa la stessa isola di Formosa, sulla quale però non aveva modo di esercitare alcun potere effettivo. Da allora la Cina continentale è sotto il diretto controllo e l'amministrazione diretta del Partito Comunista Cinese, che include formalmente Taiwan tra l'elenco delle proprie province, sebbene non eserciti su di esso alcun controllo. Di converso il governo di Taiwan rivendica e mantiene il proprio status di governo indipendente, non rinunciando al diritto alla sovranità formale sulla Cina continentale, che è anche scritto nella sua stessa costituzione.

Per più di quindici anni la comunità internazionale non riconobbe nella Repubblica Popolare Cinese come Stato sovrano. Fino al 1971 fu infatti un rappresentante della Repubblica di Cina a sedere sul seggio cinese all'Assemblea delle Nazioni Unite e presso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU. A partire dal 1971 la maggior parte degli Stati del mondo riconobbero la Repubblica Popolare come legittimo rappresentante della Cina nel panorama internazionale, chiudendo formalmente le loro relazioni diplomatiche con Taiwan e nel 1971 il seggio cinese all'ONU passò alla Repubblica Popolare.

Questa particolare situazione, in cui due governi contemporaneamente esistenti de facto rivendicano entrambi la sovranità sul territorio cinese, è espressa e sintetizzata nel principio "un Paese, due sistemi", reso celebre dopo esser stato formulato dal leader comunista Deng Xiaoping.

Politica interna[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1949 il Partito Comunista Cinese è l'unico soggetto politico alla guida del Paese. Esso è il più grande partito del mondo con più di 85 milioni di membri.[95]

Alla sua fondazione la Repubblica Popolare Cinese era uno Stato socialista con un'economia pianificata, votato alla realizzazione del socialismo reale. Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976 il Partito Comunista Cinese sotto la guida del nuovo segretario generale Deng Xiaoping iniziò una serie di riforme economiche che segnarono il passaggio al cosiddetto socialismo con caratteristiche cinesi o socialismo di mercato.

Hong Kong e Macao[modifica | modifica wikitesto]

Appartengono alla Repubblica Popolare Cinese anche le città di Hong Kong[96] e di Macao,[97] che fino alla fine del XX secolo erano le ultime colonie in terra d'Asia rispettivamente di Regno Unito e Portogallo. Hong Kong tuttora infatti presenta varie caratteristiche del Regno Unito, come ad esempio la guida automobilistica sulla corsia di sinistra.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

Il presidente cinese Xi Jinping insieme agli altri capi dei BRICS al G20 del 2014 in Australia

La Repubblica Popolare Cinese intrattiene relazioni diplomatiche con 171 Paesi e conta 162 ambasciate proprie all'estero.[98] La sua legittimità è contestata dalla Repubblica di Cina e da pochi altri Paesi; è infatti il più grande e popoloso Stato ad avere un riconoscimento limitato. Nel 1971 la Repubblica Popolare Cinese ha sostituito la Repubblica di Cina come unico rappresentante della Cina alle Nazioni Unite ed è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza.[99] La Cina è anche un ex membro e leader del movimento dei Paesi non allineati e si considera ancora oggi un portavoce per i Paesi in via di sviluppo.[100] Insieme a Brasile, Russia, India e Sudafrica, la Cina è un membro del gruppo BRICS che comprende le principali economie emergenti.[101]

Sotto la sua interpretazione della politica di una sola Cina, Pechino pone delle condizioni nello stabilire relazioni diplomatiche con Paesi che riconoscono Taiwan e non mantengono alcun legame ufficiale con il governo della Repubblica di Cina. I funzionari cinesi in numerose occasioni hanno protestato con Paesi esteri che hanno aperto sedi diplomatiche e rapporti commerciali con Taiwan,[102] in particolare in materia di vendita di armamenti.[103]

Gran parte della attuale politica estera cinese si basa sui cinque principi della coesistenza pacifica e sono inoltre guidati dal concetto di "armonia senza uniformità", che incoraggia le relazioni diplomatiche tra gli Stati nonostante vi siano differenze ideologiche.[104] Questa politica può portare la Cina a sostenere stati considerati pericolosi o repressivi da parte delle nazioni occidentali, come lo Zimbabwe, la Corea del Nord e l'Iran.[105] La Cina ha una stretta relazione economica e militare con la Russia[106] e i due Stati votano spesso all'unisono nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.[107][108][109]

Problemi socio-politici, diritti umani e riforme[modifica | modifica wikitesto]

Proteste a sostegno dei mezzi di informazione cantonesi a Guangzhou nel 2010

Il movimento democratico cinese, gli attivisti sociali e alcuni membri del Partito Comunista Cinese ritengono necessaria una riforma politica e sociale. Mentre i controlli dello Stato sull'economia e sul sociale sono stati notevolmente ridotti a partire dal 1970, la libertà politica è ancora fortemente limitata. La Costituzione della Repubblica Popolare Cinese afferma che i "diritti fondamentali" dei cittadini comprendono: la libertà di parola, la libertà di stampa, il diritto a un giusto processo, la libertà di religione, il suffragio universale e i diritti di proprietà. Tuttavia tali disposizioni non garantiscono una significativa protezione contro l'azione penale da parte dello Stato.[110][111] Anche se qualche critica delle politiche del governo e del Partito Comunista è generalmente tollerata, la censura di parola e di informazione politica, in particolare su internet,[112][113] è abitualmente utilizzata per prevenire azioni collettive.[114] Nel 2005 Reporter senza frontiere ha classificato la Cina al 159º posto, su 167 Stati considerati, nel suo annuale World Press Freedom Index, indicando pertanto un livello molto basso di libertà di stampa.[115] Nel 2016 la Cina ha occupato il 176º posto, su 180 Paesi analizzati.[116]

I migranti dalle campagne alle città si trovano spesso a essere trattati come cittadini di seconda classe da parte del sistema di registrazione hukou delle famiglie, che controlla l'accesso alle prestazioni statali.[117][118] I diritti di proprietà vengono spesso scarsamente protetti[117] e la tassazione colpisce in modo sproporzionato i cittadini più poveri.[118] Tuttavia un certo numero di imposte rurali sono state ridotte o abolite a partire dai primi anni duemila e dei servizi sociali aggiuntivi sono stati forniti agli abitanti delle campagne.[119][120]

Un certo numero di governi stranieri, le principali agenzie di stampa straniere e alcune ONG criticano l'applicazione dei diritti umani in Cina e in particolare facendo riferimento a episodi di detenzione senza processo, aborti obbligati,[121] confessioni forzate, torture, restrizioni dei diritti fondamentali,[122][123] e il ricorso eccessivo alla pena di morte.[124] Il governo è solito a sopprimere con la forza le manifestazioni e proteste popolari considerate una potenziale minaccia per la stabilità sociale, come è avvenuto durante la protesta di piazza Tienanmen del 1989. A seguito di una dimostrazione su larga scala a Pechino nel 1999, il Partito Comunista ha lanciato una campagna per eliminare la pratica spirituale del Falun Gong con conseguenti arresti di massa, detenzioni illegali e episodi di torture e decessi in carcere.[125][126] Alcuni ricercatori ritengono inoltre che decine di migliaia di aderenti al Falun Gong siano prigionieri e un minor numero di uiguri e tibetani potrebbero essere stati uccisi per fomentare il commercio di organi umani.[127] Lo Stato cinese viene anche regolarmente accusato di repressioni su vasta scala e abusi riguardanti i diritti umani nella regione del Tibet e nello Xinjiang, tra cui interventi violenti da parte della polizia e soppressione del culto religioso.[128][129]

Il governo cinese ha risposto alle critiche straniere sostenendo che il diritto alla sussistenza e allo sviluppo economico è un prerequisito per gli altri tipi di diritti umani e che il concetto di "diritti umani" dovrebbe tener conto del livello attuale di un Paese in sviluppo economico.[130] Inoltre in Cina è stato sottolineato l'aumento a partire dal 1970 della qualità di vita, del tasso di alfabetizzazione e dell'aspettativa di vita media, così come il miglioramento della sicurezza sul lavoro e la prevenzione contro le calamità naturali, come le perenni inondazioni del fiume Giallo.[130][131][132] Alcuni politici cinesi si sono inoltre espressi a sostegno della democratizzazione, anche se altri rimangono di stampo più conservatore.[133] Sono stati condotti alcuni grandi sforzi di riforma; per esempio, nel novembre 2013 il governo ha annunciato piani per ridurre la politica del figlio unico e abolire il molto criticato programma di rieducazione attraverso il lavoro,[134] tuttavia alcuni gruppi a sostegno dei diritti umani hanno rilevato che tali riforme siano state in gran parte di facciata.[125] Durante gli anni duemila e nei primi anni duemiladieci il governo cinese si è dimostrato sempre più tollerante nei confronti delle ONG che offrono soluzioni pratiche ed efficienti ai problemi sociali, ma tali attività del "terzo settore" sono comunque rimaste fortemente regolamentate.[135]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: economia della Repubblica Popolare Cinese.
Deng Xiaoping, successore di Mao Tse-tung alla guida del Paese e principale fautore dell'apertura della Cina all'economia mondiale

L'economia cinese è la seconda maggiore economia al mondo per PIL (nominale) prodotto, alle spalle degli Stati Uniti d'America,[136] anche se il PIL (nominale) pro capite è ottantanovesimo (2012).

Dal 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare, il governo portò avanti un modello di economia pianificata in stile sovietico, strutturato su piani quinquennali che determinavano gli obiettivi per agricoltura e industria. L'agricoltura venne collettivizzata, la terra divenne proprietà dello Stato, i mercati locali aboliti e la maggior parte delle industrie di settori strategici passò sotto diretto controllo statale.

Alla morte di Zedong nel 1976 seguirono diverse vicende politiche interne al Partito Comunista, che si conclusero con l'elezione di Deng Xiaoping a segretario generale. Sotto la sua influenza, dal 1978-1979 il sistema politico-economico cinese abbandonò il modello pianificato in favore del socialismo con caratteristiche cinesi (有中国特色社会主义). Con questa espressione, coniata da Deng, si indica un sistema statale basato sue due principi cardine: da un lato il monopolio del Partito Comunista sulla sfera politica, dall'altro l'apertura del sistema economico a principi del libero mercato. Si tratta di un processo graduale che ebbe inizio a partire dalle ZES o Zone Economiche Speciali, una selezione di province cinesi in cui vennero applicate in via sperimentale le prime riforme di apertura del mercato. In concomitanza con l'avvio del programma delle "quattro modernizzazioni" (agricoltura, industria, scienza e tecnologia, apparato militare), questo segnò l'avvio di un lungo processo di crescita economica durato oltre trent'anni, basato tra gli altri su due fattori chiave: la grande quantità di manodopera a basso costo disponibile sul mercato del lavoro e il gran numero di investimenti diretti effettuati da compagnie straniere, attratte dalle possibilità offerte dalla delocalizzazione produttiva delle loro strutture in Cina. Un altro fattore chiave da considerare è, secondo alcuni, la svalutazione competitiva del renminbi che ha caratterizzato questo lungo periodo.

La borsa di Shanghai è la quinta a livello mondiale per capitalizzazione complessiva.

Dopo oltre due decenni di crescita del PIL con valori superiori al 10% negli ultimi anni l'economia cinese continua a crescere, ma a un tasso ridotto, che nel 2015 ha raggiunto il minimo storico (le stime sono ancora incerte, a seconda delle fonti oscillano tra il 4% e il 7%).

Il 1º dicembre 2015 il renminbi cinese è divenuto una delle sei valute di riserva approvate dal FMI: la direzione del FMI ha motivato questa decisione asserendo che, oltre al fatto che nel 2014 le esportazioni della Cina hanno totalizzato il 12.4% degli scambi internazionali mondiali, il renminbi ottempera al requisito di essere una valuta "ampiamente utilizzata" nelle transazioni internazionali.

Il Paese ha anche sperimentato un impressionante sviluppo delle proprie infrastrutture e trasporti. Tuttavia fino al 2004 la Costituzione cinese non riconosceva la proprietà privata. Ai cinesi è concesso acquistare beni e immobili, ma la terra rimane tuttora proprietà unicamente dello Stato, che la può affidare ai contadini con contratti di usufrutto della durata massima di novant'anni.

Tasso percentuale di crescita annuale del PIL cinese dal 1980 al 2015

Il sistema energetico è ancora inefficiente: sebbene negli ultimi decenni del Novecento e nei primi del duemila la Cina sia il maggior consumatore mondiale di elettricità, ha bisogno di molta più energia della media dei Paesi OCSE per svolgere gli stessi processi industriali e circa il 70% della produzione viene dalle centrali a carbone, il combustibile fossile di cui la Cina è più ricca (i maggiori giacimenti si trovano nello Xinjang). Per ovviare a questo ritardo strutturale il governo sta promuovendo fortemente fonti di energia più pulite: la Cina è il secondo Paese al mondo per produzione di energia eolica dopo gli Stati Uniti e sfrutta molto anche il suo potenziale idroelettrico (degna di nota è la diga delle tre gole, la più grande al mondo); sono inoltre attive quattro centrali nucleari, per un totale di undici reattori e altri diciassette sono in costruzione con l'obiettivo di soddisfare il 6% del fabbisogno energetico con l'energia nucleare entro il 2020.

Classi e disuguaglianze di reddito[modifica | modifica wikitesto]

La classe media cinese (definita come la popolazione con un reddito annuo compreso tra 10.000 e 60.000 dollari statunitensi) nel 2012 contava più di 300 milioni di individui.[137] Secondo il rapporto Hurun il numero di miliardari in dollari statunitensi in Cina è aumentato da 130 del 2009 ai 251 del 2012, conferendo alla Cina il secondo numero più alto al mondo di miliardari.[138] Nel 2012 il mercato al dettaglio nazionale della Cina si è attestato a più di 20 miliardi di yuan (3.200 miliardi di dollari statunitensi).[139] e vede una crescita di oltre il 12% annuo,[140] mentre il mercato dei beni di lusso si è ampliato enormemente, con il 27,5% della quota globale.[141] Tuttavia negli ultimi anni la rapida crescita economica della Cina ha contribuito a una grave inflazione,[142][143] che ha comportato una maggiore regolamentazione da parte del governo.[144] La Cina accusa un elevato livello di disuguaglianza economica[145] ed esso è aumentato negli ultimi decenni.[146] Nel 2012 il coefficiente di Gini della Cina era 0,474.[147]

Infrastrutture[modifica | modifica wikitesto]

Telecomunicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 la Cina possedeva il maggior numero di cellulari attivi rispetto a qualsiasi Paese del mondo, con oltre 1 miliardo di utenti registrati a febbraio 2012.[148] Il Paese conta anche il maggior numero al mondo di utenti di internet e della banda larga,[149] con oltre 591 milioni al 2013, che corrispondono a circa il 44% della sua popolazione.[150] Un rapporto dello stesso anno ha rilevato che la velocità media nazionale della connessione ad internet è 3,14 MB/s.[151] Al luglio 2013 la sola contava il 24% dei dispositivi collegati a internet nel mondo.[152]

China Telecom e China Unicom, i due maggiori fornitori di banda larga a livello mondiale, possiedono il 20% degli abbonati alla banda larga di tutto il mondo. Da sola China Telecom serve oltre 50 milioni di abbonati, mentre la Cina Unicom ne ha oltre 40 milioni.[153] Diverse società di telecomunicazioni cinesi, in particolare Huawei e ZTE, sono state accusati di spionaggio a favore delle autorità militari cinesi.[154]

Nel 2015 la Cina sta sviluppando un proprio sistema di navigazione satellitare, chiamato Beidou, che ha iniziato a offrire servizi di navigazione commerciale in Asia nel 2012[155] e si prevede che possa offrire una copertura globale entro il 2020.[156]

Trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte sul fiume Baling è uno dei ponti più alti del mondo

La rete stradale cinese si estende per una lunghezza complessiva di 1,87 milioni di km, concentrati maggiormente lungo la zona costiera, di cui 34.300 km sono costituiti da strade a scorrimento veloce. A partire dagli anni novanta i collegamenti stradali sono notevolmente aumentati grazie alla costruzione di una rete autostradale che collega l'intera nazione, conosciuta come National Trunk Highway System (NTHS): alla fine del 2011 si contano in Cina 53.000 km di autostrade il che rende il sistema autostradale più lungo del mondo.[157] Nel 1991 vi erano solo sei passaggi sul tratto principale del fiume Yangtze, che taglia in due il Paese; nell'ottobre 2014 se ne contavano ottantuno tra ponti e gallerie.

La Cina vanta il più grande mercato automobilistico al mondo, dopo aver superato gli Stati Uniti sia nelle vendite di auto sia della produzione. Nel 2009 le vendite di automobili hanno superato i 13,6 milioni[158] e si stima che raggiungano i 40 milioni entro il 2020.[159] Un effetto collaterale della rapida crescita della rete stradale della Cina è stato un aumento significativo degli incidenti stradali,[160] anche a causa delle regole della strada mal applicate; solo nel 2011 circa 62.000 cinesi sono morti in incidenti stradali.[161] Nelle aree urbane le biciclette rimangono una mezzo comune di trasporto, nonostante la crescente prevalenza di automobili. Al 2012 si contavano circa 470 milioni di biciclette nel paese.[162]

Tratto della ferrovia del Qingzang

Le ferrovie della Cina, di proprietà dello Stato, sono tra le più trafficate del mondo. Il treno costituisce, insieme agli autobus, il mezzo di trasporto più frequentato anche per le tratte lunghe, vista la relativa onerosità dei viaggi aerei. Lo sviluppo del sistema ferroviario, monopolizzato dallo Stato, è stata la risposta privilegiata alla crescente domanda di trasporti che ha accompagnato lo sviluppo economico cinese ed è per questo che molte centri urbani in forte crescita si stanno dotando di trasporti pubblici su rotaie. Nel 2006 le ferrovie cinesi gestivano un quarto del volume di traffico ferroviario di tutto il mondo.[163][164] Dal 2013 il paese vanta 103.144 km di ferrovia, la terza rete più lunga del mondo.[165] Tutte le province e le regioni sono collegate alla rete ferroviaria, ad eccezione di Macao. Le ferrovie si sforzano di soddisfare l'enorme domanda, in particolare durante la festa del Capodanno cinese, quando si realizza la più grande migrazione umana annuale del mondo.[164]

Nel 2013 le ferrovie cinesi permisero 2.106 milioni spostamenti di utenti, generando 1.059,56 miliardi di passeggeri per chilometro e trasportarono 3.967 milioni di tonnellate di merci, generando 2,917.4 miliardi di tonnellate di merci per chilometri.[165] È degna di nota la ferrovia del Qingzang, inaugurata nel 2006 a coronamento di un progetto iniziato negli anni cinquanta, che collega Lhasa, capitale del Tibet, al resto della rete nazionale: è la strada ferrata più alta del mondo, sviluppandosi per l'80% del suo percorso oltre i 4000 metri e toccando i 5.072 m, ed è per questo anche una delle infrastrutture ferroviarie di più alto livello tecnologico.

La ferrovia ad alta velocità in Cina, costruita a partire dai primi anni 2000, nel 2013 contava una rete di 11.028 km ed era la rete di ferrovia ad alta velocità più lunga al mondo.[166] La rete comprende la ferrovia Pechino-Canton-Shenzhen-Hong Kong, la singola linea ad alta velocità più lunga al mondo, e la linea ad alta velocità Pechino-Shanghai, che ha tre dei più lunghi ponti ferroviari di tutto il mondo.[167] Si prevede che la rete ad alta velocità possa raggiungere i 16.000 km complessivi entro il 2020.[168] Il Transrapid di Shanghai, che raggiunge 431 km/h, è il più veloce servizio ferroviario commerciale nel mondo.[169]

Il terminal 3 dell'Aeroporto di Pechino-Capitale

A partire da maggio 2014 venti città cinesi possiedono sistemi di trasporto pubblico urbano, con una dozzina di città che le raggiungeranno entro il 2020.[170] La metropolitana di Shanghai, la metropolitana di Pechino, la metropolitana di Guangzhou, la MTR di Hong Kong e la metropolitana di Shenzhen sono tra le più lunghe e le più trafficato del mondo. Hanno costruito una rete metropolitana, nell'ordine: Pechino (1969), Hong Kong (1979), Tientsin (1980), Shanghai (1995), Canton (1999), Shenzhen (2004), Wuhan (2004), Nanchino (2005) e Chongqing (2005).

Al 2012 vi erano 182 aeroporti commerciali con ulteriori ottantadue nuove strutture in programma di aprire entro il 2015: nel 2013 più di due terzi degli aeroporti in costruzione in tutto il mondo erano in Cina[171] e la statunitense Boeing si aspetta che la flotta cinese degli aerei commerciali possa crescere dai 1.910 aeromobili del 2011 ai 5.980 nel 2031.[171] Con la rapida espansione nel settore dell'aviazione civile, i maggiori aeroporti della Cina sono stati inseriti nelle liste degli aeroporti più trafficati al mondo. Nel 2013 l'aeroporto di Pechino-Capitale si piazzava al secondo posto per traffico passeggeri al mondo (nel 2002 copriva la 26ª posizione). Nel 2010 l'aeroporto internazionale di Hong Kong e l'aeroporto internazionale di Shanghai-Pudong erano al primo e al terzo posto nel trasporto merci.

Circa l'80% dello spazio aereo della Cina rimane limitato per uso militare e le compagnie aeree cinesi sono tra le meno efficienti tra le compagnie asiatiche in termini di ritardi.[172] La Cina possiede inoltre 2.000 porti marittimi e fluviali, 130 circa dei quali sono aperti ai traffici internazionali. Nel 2012 i porti di Shanghai, di Hong Kong, di Shenzhen, di Ningbo-Zhoushan, di Guangzhou, di Qingdao, di Tianjin e di Dalian erano classificati tra i primi al mondo nel traffico container e merci.[173]

Il porto di Shanghai

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: fauna selvatica in Cina.
Le principali regioni della Cina

Il territorio cinese, terzo Paese del mondo per estensione, varia in altitudine dal livello del mare a est, alla vetta dell'Everest (la montagna più alta del mondo), al confine con il Nepal. Le regioni meridionali confinanti con Laos, Vietnam e Myanmar sono ricoperte da foreste pluviali tropicali, mentre in Mongolia interna sul permafrost dei monti Da Hinggan cresce una vegetazione simile alla tundra. La Cina ospita inoltre le più importanti zone umide dell'Estremo Oriente, il più lungo fiume dell'Asia (il Fiume Azzurro) e le sorgenti di due fiumi di inestimabile importanza per centinaia di milioni di persone dell'Asia meridionale e sud-orientale, ossia il Gange e il Mekong. Tuttavia un quinto della Cina è coperto anche da deserti, soprattutto nel nord-ovest del Paese, e aride steppe ricoprono vaste zone dei monti Altai, Tian Shan e Kunlun nell'estremo ovest, regioni che non possono essere raggiunte né dal monsone di sud-ovest, bloccato dall'altopiano tibetano, né da quello di sud-est, che non raggiunge la zona per la notevole distanza dal mare. Questa gran diversità di topografia e habitat ha portato a un notevole sviluppo della vita vegetale e animale.

Foreste[modifica | modifica wikitesto]

In Cina si riscontra una gran varietà di foreste. Sia nelle zone nord-orientali sia in quelle nord-occidentali si innalzano montagne ricoperte da gelide foreste di conifere in cui vivono animali come l'alce e l'orso dal collare, oltre a circa 120 specie di uccelli. Nelle foreste di conifere più umide, spesso si sviluppano boschetti di bambù, rimpiazzati, ad altitudini più elevate, da boscaglie di rododendri, ginepri e tassi. Le foreste subtropicali, che dominano le regioni della Cina centrale e meridionale, sono il regno di circa 146.000 specie vegetali, ma anche del famoso panda gigante, della scimmia dorata e della tigre della Cina meridionale. Le foreste pluviali tropicali e quelle monsoniche, confinate allo Yunnan e ad Hainan, contengono circa un quarto di tutte le specie vegetali e animali della Cina.

Praterie[modifica | modifica wikitesto]

Le praterie ricoprono circa un terzo della superficie totale della Cina. Di queste le più vaste e fertili sono concentrate quasi tutte in Mongolia interna, Ningxia, in alcune zone del Qinghai e in Tibet. Queste distese erbose sono l'habitat principale di tre specie a rischio estinzione: il cavallo di Przewalski, l'asino selvatico asiatico e il cammello della Battriana (l'antenato dei cammelli domestici). Spesso gli animali selvatici entrano in competizione diretta con quelli domestici e perciò i carnivori presenti nell'area vengono avvelenati o catturati con trappole; molto frequenti sono anche gli incendi appiccati volutamente dall'uomo per incrementare le zone di pascolo. Tale pratica è stata recentemente vietata dal governo, ma nelle aree più remote la legge è difficile da far rispettare.

Ecosistemi d'acqua dolce[modifica | modifica wikitesto]

Fiume Lijiang

Gli habitat d'acqua dolce ricoprono un ruolo importantissimo in Cina e un'altissima percentuale della popolazione dipende direttamente dalle zone umide, paludi, fiumi e laghi per l'attività economica, l'irrigazione e l'acqua potabile. Sette dei più importanti fiumi del mondo nascono dagli altopiani della Cina occidentale. Il Fiume Giallo (Huang He), il Fiume Azzurro (Chang Jiang), il Lancang Jiang (Mekong) e il Salween nascono dalle zone orientali dell'altopiano del Tibet-Qinghai, mentre l'Indo, il Gange e il Brahmaputra da quelle meridionali. Questi fiumi sono una fonte inesauribile di acqua, utilizzata sia per bere dis a scopo agricolo, ma anche un'importantissima via di comunicazione; non bisogna inoltre dimenticare l'importanza culturale e religiosa che rivestono per circa due miliardi di abitanti di Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Asia sud-orientale. I fiumi suddetti danno origine a molte delle migliaia di laghi d'acqua dolce della regione.

Nel nord-est si trova la maggior parte delle paludi d'acqua dolce della Cina. Un'area di 20.000 chilometri quadrati della pianura di Sanjiang, nell'Heilongjiang, è essenzialmente una distesa di laghi d'acqua dolce poco profondi e di letti fluviali dove i fiumi Heilongjiang, Sungari e Wusuli si riuniscono insieme. Questo ecosistema si riscontra anche nel Jilin, nel Liaoning e in Mongolia interna. Una delle più note aree protette di palude è la riserva naturale di Zhalong, un'area di 2.000 chilometri quadrati, creata nel 1979 per proteggere i siti di nidificazione della gru della Manciuria e di altri uccelli che vi trascorrono l'inverno. Queste paludi sono anche di grande valore per la raccolta di canne, la maggior parte delle quali viene trasformata in pasta per carta. Gli uccelli acquatici possono vivere nei terreni di raccolta delle canne, almeno ai livelli attuali, dando vita a un connubio tra conservazione della natura e sviluppo economico. Nel Sichuan occidentale le paludi offrono terreno di nidificazione alle gru collonero e alle oche indiane.

Tra i laghi della Cina vi sono le più famose zone umide dello Stato: il Poyang Hu, nel Jiangxi, e il Dongting Hu, nell'Hunan. Il Dongting Hu, il secondo lago d'acqua dolce più grande della Cina, è di estrema importanza per varie specie di animali selvatici, come il delfino di fiume del fiume Azzurro e lo storione cinese, ma anche per molti uccelli acquatici che vi svernano. Il Poyang Hu è formato da un complesso di laghetti e zone paludose la cui estensione varia stagionalmente; le inondazioni estive rendono fertilissimo il terreno circostante in autunno e tale caratteristica attrae sia i contadini che gli uccelli migratori. L'importanza dell'area è difficile da sopravvalutare, dato che questi laghi costituiscono l'habitat di svernamento per la quasi totalità della popolazione globale di gru siberiana (circa duecento esemplari), così come per cinquecentomila uccelli che fanno del Poyang Hu la propria dimora durante i mesi invernali. Tuttavia dal 2000 alcuni dei più grandi laghi del Poyang sono rimasti in secca alla fine dell'autunno e gli uccelli acquatici si sono ritrovati con una minore disponibilità di cibo.

Laghi d'acqua salata[modifica | modifica wikitesto]

Circa metà dei laghi della Cina sono salati e anche questi, come quelli d'acqua dolce, offrono rifugio a moltissimi uccelli acquatici. Quasi tutti sono concentrati nella Cina nord-occidentale, nei bacini endoreici dell'altopiano tibetano settentrionale e del bacino dello Zaidan. Il più grande di essi è il Qinghai, uno specchio d'acqua di 4.426 km² che ogni estate attrae migliaia di uccelli, compresi i cormorani, i gabbiani del Pallas, le oche indiane e le avocette bianche e nere. Allo stesso modo il bacino del Tarim, nello Sinkiang, dà sostentamento a una delle più grandi popolazioni di cicogne nere della Cina. La zona dell'altopiano di Ordos, in Mongolia interna, così come il Taolimiao-Alashan Nur (un lago dello Sinkiang), offre terreno di nidificazione al raro gabbiano relitto. La maggior parte di questi laghi e paludi varia di livello a seconda delle stagioni ed è minacciata dal sempre più consistente bisogno d'acqua per l'utilizzo umano.

Zone umide costiere[modifica | modifica wikitesto]

La linea costiera della Cina si snoda per circa 18.000 km e si estende dal golfo di Bohai, gelato in inverno, alle acque tropicali del mar Cinese Meridionale. Le zone umide costiere sono un'importante zona di sosta per gli uccelli che seguono la rotta migratoria tra la Siberia e l'Australia. L'isola di Chongming, nel delta dello fiume Azzurro, presso Shanghai (la più grande città della Cina e una delle regioni a maggior sviluppo demografico) gioca un'importanza vitale per questi migratori.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Rappresentazione all'opera di Pechino

Fin dai tempi antichi la cultura cinese è stata fortemente influenzata dal confucianesimo e dalle correnti filosofiche. Per gran parte del periodo dinastico la possibilità di scalare la piramide sociale era correlata all'ottenere un buon risultato nel prestigioso esame imperiale, istituzione che risale alla dinastia Han.[174] L'enfasi dell'esame scritto ha influenzato la percezione generale della raffinatezza culturale, portando a ritenere che la calligrafia, la poesia e la pittura fossero forme d'arte superiori alla danza e al teatro. La cultura cinese ha sempre sottolineato un profondo senso della storia e della prospettiva dell'introspezione nazionale. Gli esami meritrocratici sono ancora molto apprezzati nella Cina odierna.[175]

I primi leader della Repubblica Popolare Cinese erano nati durante il tradizionale ordine imperiale, ma furono influenzati dal movimento del 4 maggio e dagli ideali riformisti. Pertanto cercarono di modificare alcuni aspetti tradizionali della cultura, come il possesso della terra, il sessismo e il sistema di istruzione di stampo confuciano; conservando invece altre caratteristiche come la struttura familiare e l'obbedienza allo Stato. Alcuni osservatori hanno visto il periodo successivo alla costituzione della RPC del 1949 come continuazione della tradizionale dinastica cinese, mentre altri hanno sostenuto che il Partito Comunista abbia danneggiato le fondamenta della cultura cinese, in particolare attraverso la rivoluzione culturale del 1960 che ha radicalmente modificato molti aspetti tradizionali della cultura, classificandoli come "regressivi o dannosi" e "vestigia feudali". Molti aspetti importanti della cultura e morale cinese, come il confucianesimo, l'arte, la letteratura e le arti dello spettacolo, come l'opera di Pechino, hanno subito modifiche per essere conformi con le politiche governative e di propaganda.[176]

Il governo ha accettato numerosi elementi della cultura tradizionale cinese come parte integrante della società. Con l'ascesa del nazionalismo e la fine della rivoluzione culturale si è assistito a una forte ripresa delle varie forme d'arte della letteratura, della musica, del cinema, della moda e dell'architettura[177][178] e l'artigianato ha suscitato un grande interesse nazionale e internazionale.[179]

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: architettura cinese, arte cinese e cinema cinese.
La Pagoda della Grande Oca Selvatica, costruita a Xi'an nel VII secolo, durante la dinastia Tang

L'architettura cinese tradizionale è stata influenzata dall'arte greco-buddista del I secolo d.C.[180] Le costruzioni erano realizzate generalmente in legno e mattone,[180] le colonne solitamente erano dotate di una base molto alta e prive di capitello.[180] I tetti presentavano spesse gronde leggermente ricurve e rivolte verso l'alto.[180] Vi sono varie decorazioni policrome, come piastrelle, tegole, intarsi, campane e stucchi, dotati di una vasta varietà di dettagli.[180] Dopo l'avvento della RPC l'architettura ha subito un processo di rimodernamento e dal 1980 ha iniziato a diversificarsi.[181]

Ascoltando tranquillamente il vento tra i pini, di Ma Lin (XIII secolo), pittura su seta, 226 × 110 cm

La nascita della pittura cinese si stima sia avvenuta circa 5000 anni fa, quando i cinesi disegnavano immagini di esseri umani e animali nelle rocce grazie a coloranti minerali e compivano delle decorazioni su vari oggetti di ceramica.[182] I disegni si sono poi evoluti in motivi mistici su pezzi bronzo. Le prime pitture su seta che sono giunte fino a noi, si presume che siano state dipinte circa 2000 anni addietro.[182] I primi dipinti avevano come soggetto figure umane a raffigurazioni di paesaggi con uccelli e piante.[182] A partire dal XVII secolo i dipinti provenienti dall'Europa sono stati introdotti nella Cina e questo tipo di arte venne chiamata "pittura occidentale" mentre l'arte nazionale assusne la denominazione di "pittura tradizionale cinese". In Estremo Oriente la rappresentazione dei paesaggi rurali è stata l'oggetto predominante dell'arte.[182]

Il cinema ha fatto il suo ingresso in Cina nel 1896 e la prima produzione cinese è stata realizzata nove anni più tardi, nel 1905: la Battaglia di Dingjunshan, una registrazione di un'opera di Pechino.[183] Mentre durante ventesimo secolo il cinema è progredito in occidente, in Cina in pochi decenni è passato dal successo iniziale alla decadenza, riflettendo la situazione politica del Paese.[184] Con la liberalizzazione del 1970 i film cinesi cominciarono ad apparire all'estero. Nel 1997 la Fabbrica dei sogni di Feng Xiaogang è diventato il primo film cinese a ottenere successo commerciale e di critica in Occidente.[185] Tutti i film, anche stranieri, prima di essere proiettati nel Paese devono essere approvati dal Consiglio di Stato, il quale spesso interviene censurando alcune scene.[186] Sette dei dieci film di maggior successo sono produzioni nazionali.[187] L'industria cinematografica è in continua ascesa; Lost in Thailandia (2012) è stato il primo film a incassare più di un miliardo di yuan.[187]

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Poema di Mi Fu dell'epoca della dinastia Song

La letteratura cinese è nata come un modo per preservare le memorie e le divinazioni sugli ossi oracolari.[188] La vasta collezione di libri che sono stati conservati a partire dalla dinastia Zhou dimostrano la loro prestigio intellettuale. L'epoca della dinastia Zhou è spesso vista come un importante sviluppo culturale della Cina. I cinque punti cardinali erano alla base di quasi tutti i principali studi. I concetti trattati dai testi classici cinesi presentano una vasta gamma di argomenti, tra cui la poesia, l'astrologia, l'astronomia, il calendario e le costellazioni.[189] Molti dei concetti tipici cinesi, come lo yin e yang, il qi e i quattro pilastri del destino in relazione con il cielo e la terra, sono stati teorizzati nei periodi dinastici.[190] Alcuni dei più importanti scritti antichi sono I Ching e Shujing nei Quattro Libri e nei Cinque Classici.[189]

Il periodo di regno della dinastia Song fu anch'esso ricco di produzione di letteratura scientifica e ha visto la realizzazione di opere come Xin Yixiang Fayao di Su Song e Mengxi Bita di Shen Kuo.[191][192] Sono state realizzate anche molte opere di storiografia e grandi enciclopedie, come Zizhi Tongjian di Sima Guang (1084) e i Quattro Grandi Libri dei Song completamente compilati e modificati nell'XI secolo.[193][194]

Molti dei personaggi della letteratura cinese facevano parte del governo del Paese o ricoprivano importanti posizioni. Essi parlavano consapevolmente e talvolta proponevano e dirigevano nuove forme di governo. Nel XVII secolo gli autori cinesi produssero sa soli più testi che il resto del mondo.[195] Molti romanzi come i Quattro grandi romanzi classici fecero nascere innumerevoli storie di finzione. Alla fine della dinastia Qing la cultura cinese si avviò verso una nuova era in cui la scrittura era alla portata dei cittadini comuni.[196] Hu Shih e Lu Xun sono stati pionieri della letteratura moderna. Nel 2000 Gao Xingjian ha vinto il premio Nobel per la letteratura grazie ai suoi romanzi, come La montagna dell'anima, che è stata tradotta in diverse lingue.[197]

Scienza e tecnologia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: scienza e tecnologia in Cina.

Nella storia[modifica | modifica wikitesto]

La Cina è stata leader mondiale nel campo della scienza e della tecnologia fino dalla dinastia Ming. Antiche scoperte e invenzioni cinesi come la carta, la stampa, la bussola e la polvere da sparo si diffusero poi in Asia e in Europa. I matematici cinesi sono stati i primi a utilizzare i numeri negativi.[198][199] Tuttavia, a partire dal XVII secolo, il mondo occidentale ha superato la Cina nello sviluppo scientifico e tecnologico.[200] Le cause di questa grande divergenza continuano a essere discusse.[201]

Dopo le ripetute sconfitte militari da parte delle nazioni occidentali nel XIX secolo i riformatori cinesi iniziarono la promozione della scienza moderna e della tecnologia come parte del movimento di auto-rafforzamento. Dopo che i comunisti presero il potere nel 1949 si è cercato di organizzare la scienza e la tecnologia basandole sul modello dell'Unione Sovietica, in cui la ricerca era in gran parte pianificata dal governo centrale.[202] Dopo la morte di Mao nel 1976 la scienza e tecnologia sono state comprese nelle "quattro modernizzazioni"[203] e il sistema accademico di ispirazione sovietica è stato gradualmente riformato.[204]

Nell'era moderna[modifica | modifica wikitesto]

Il lancio di un razzo cinese Long March 3B

Dalla fine della rivoluzione culturale la Cina ha fatto significativi investimenti nel campo della ricerca scientifica,[205] con 163 miliardi di dollari spesi in ricerca e sviluppo nel 2012.[206] La scienza e la tecnologia sono considerati di vitale importanza per la realizzazione economica del Paese e per i suoi obiettivi politici e talvolta esse vengono prese come fonte di orgoglio nazionale tanto che a volte si descrive come "tecno-nazionalismo".[207] Nonostante l'aumento delle spese in questo campo, il sistema di finanziamento non è ancora trasparente e la quota del bilancio si sta restringendo.[205] Nel 2011 la Cina ha dedicato il 4,7% e l'11,8% del suo bilancio totale rispettivamente per la ricerca di base e la ricerca applicata, una percentuale significativamente inferiore alle principali potenze tecnologiche come gli Stati Uniti e il Giappone.[208]

La Cina sta rapidamente sviluppando un sistema di istruzione che ponga l'accento sulla scienza, sulla matematica e sull'ingegneria; nel 2009 ha prodotto oltre 10.000 laureati in ingegneria e 500.000 laureati scienze, più di qualsiasi altro Paese.[209] La Cina è anche il secondo più grande editore al mondo di pubblicazioni scientifiche; la produzione nel solo 2010 è stata di 121.500 articoli, tra cui 5.200 apparsi sulle principali riviste scientifiche internazionali.[210] Società tecnologiche cinesi come Huawei e Lenovo sono diventati leader mondiali nel settore delle telecomunicazioni e dei personal computer[211][212][213] e i supercomputer cinesi sono costantemente classificati tra i più potenti al mondo.[214][215] La Cina sta inoltre vivendo una significativa crescita nell'uso di robot industriali; tra il 2008 e il 2011 l'installazione di robot multiruolo in fabbriche cinesi è aumentato del 136%.[216]

Il programma spaziale cinese è uno dei più attivi al mondo ed è fonte importante di orgoglio nazionale.[217][218] Nel 1970 la Cina ha lanciato il suo primo satellite, il Dong Fang Hong I, diventando il quinto Paese a farlo in modo indipendente.[219] Nel 2003 la Cina è diventata il terzo Paese a inviare autonomamente esseri umani nello spazio, grazie alla missione di Yang Liwei a bordo della Shenzhou 5; al 2015 dieci cittadini cinesi hanno viaggiato nello spazio, tra cui due donne. Nel 2011 il primo modulo della stazione spaziale cinese, il Tiangong 1, è stato lanciato e questo segna il primo passo di un progetto per assemblare una grande stazione abitata dai primi anni del 2020.[220] Nel 2013 la Cina ha fatto atterrato con successo la sonda Chang'e 3 e il rover Yutu sulla Luna; vi è la previsione di raccogliere campioni di suolo lunare entro il 2017.[221]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Gara di dragonboat, uno sport molto popolare in Cina

La Cina vanta una delle più antiche culture sportive al mondo. Vi sono testimonianze che il tiro con l'arco (shèjiàn) sia praticato fin dalla dinastia Zhou occidentale. Il gioco con la spada (jianshu) e (cuju) è uno sport che risale anch'esso alle prime prime dinastie.[222][223] Alcuni degli sport più popolari del Paese includono; le arti marziali, la pallacanestro, il calcio, il ping pong, il nuoto e il biliardo. Giochi da tavolo come il Go (noto in Cina come weiqi), lo Xiangqi, il Mahjong e più recentemente gli scacchi, sono praticati a livello professionale.[224]

La forma fisica è ampiamente sottolineata nella cultura cinese con ginnastica mattutina, con il qigong e il taijiquan, che sono ampiamente praticati, e le palestre e centri di fitness guadagnano sempre più popolarità.[225] I giovani cinesi apprezzano anche il calcio e il basket, in particolare nei centri urbani. La Cina ospiterà nel 2019 la XVII edizione della FIBA World Cup.La statunitense National Basketball Association ha un enorme seguito tra i giovani cinesi, con giocatori cinesi come Yao Ming e Jeremy Lin tenuti in grande considerazione.[226] La Cina è inoltre la patria di un gran numero di ciclisti, con circa 470 milioni di biciclette registrate nel 2012.[162] Molti sport più tradizionali, come il dragonboat, il wrestling in stile mongolo e le corse dei cavalli sono molto popolari.[227]

Tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: cucina cinese e cucina di Hong Kong.
Alcuni piatti della cucina tipica cinese: ciotole di riso, gamberetti, melanzane e tofu, verdure fermentate, anatra e piatto centrale con carne e germogli di bambù

La cucina cinese è molto varia ed è il risultato di millenni di storia e di sviluppo. Gli imperatori dell'antica Cina possedevano molte stanze adibite al pranzo nei loro palazzi, ognuna delle quali divisa in diverse zone dove vi era servito un piatto diverso.[228] L'alimento base della cucina cinese è il riso, mentre il maiale è la carne più mangiata che rappresenta i tre quarti del totale svolgendo pertanto un ruolo fondamentale.[229] La cucina cinese non può tuttavia considerarsi unica, in quanto coesistono numerosi stili, come la cucina di Hong Kong e il cibo cinese americano.

I principali ingredienti utilizzati nella dieta cinese sono il pollame, il maiale, il manzo, il vitello o l'agnello, le verdure, la frutta e i semi di soia. Tra le spezie più utilizzate vi è lo zenzero e l'aglio; spesso si trovano inoltre le arachidi, il lardo, l'aceto, il vino giallo, il brodo di pollo e maiale e la pasta di sesamo.[230]

La Cina è considerata il Paese di origine del , poiché vi sono stati sviluppati metodi di coltivazione e produzione antichi di questo prodotto.[230] Al contrario dell'Occidente, i principali utensili per mangiare sono le bacchette; questa tradizione è nata in seguito alla consuetudine di avere pezzi di cibo molto piccoli e che non potevano essere presi con una forchetta.[230] Tra i piatti più popolari della cucina cinese vi sono: carne di maiale con ananas, germogli di soia saltati, pollo con peperoncino piccante e uova fritte con fungo nero o di maiale con pezzi di aglio.[231]

Festività[modifica | modifica wikitesto]

Il governo cinese riconosce sette festività per tutto il popolo e altre quattro dedicate solo ad una categoria. Per questo motivo viene utilizzato sia il calendario gregoriano, sia il calendario cinese. Annualmente il Consiglio di Stato pubblica le date delle feste un paio di giorni prima del 1º gennaio. Dal 2011 le giornate di vacanza vengono correlate con il fine settimana, quindi le feste durano tre giorni.[232][233]

Giorno Festa Nome locale (pinyin) Note
1º gennaio Primo dell'anno 元旦 (Yuándàn) Inizio del calendario gregoriano
Per quindici giorni dall'inizio dell'anno Capodanno cinese 春节 (Chūnjié) Inizio del calendario cinese
8 marzo Giornata internazionale della donna 国际妇女节 (Guójì fùnǚ jié) Le donne lavorano solo mezza giornata
Quindicesimo giorno dall'equinozio di primavera Festa di Qingming 清明节 (Qīngmíng jié) Celebrazioni in ricordo dei morti
1º maggio Festa del lavoro 劳动节 (Láodòng jié) Celebrazioni della giornata internazionale dei lavoratori
4 maggio Giornata della gioventù 青年节 (Qīngnián jié) I ragazzi dai 14 ai 28 anni lavorano solo mezza giornata
1º di giugno Giornata del bambino 六一儿童节 (Liùyī értóng jié) I minori di 14 anni non vanno a scuola
5º giorno del 5º mese lunare Festa delle barche drago 端午节 (Duānwǔ jié) Festa per il solstizio d'estate
1º agosto Giorno dell'esercito 建军节 (Jiàn jūn jié) Il personale militare lavora solo mezza giornata
15º giorno dell'8º mese lunare Festa di metà autunno 中秋节 (Zhōngqiū jié) Festa del raccolto
1º di ottobre Festa nazionale 国庆节 (Guóqìng jié) Anniversario della costituzione della Repubblica Popolare Cinese

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cina, Repùbblica Popolare della-, sapere.it. URL consultato il 25 agosto 2016.
  2. ^ Membro permanente del CdS. In precedenza, ossia dal 1949 al 1971, sul seggio cinese alle Nazioni Unite sedeva il rappresentante del governo di Taiwan.
  3. ^ (EN) Population growth rate, su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013.
  4. ^ Dati dal Fondo monetario internazionale, imf.org, ottobre 2013.
  5. ^ Tasso di fertilità nel 2010, data.worldbank.org. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  6. ^ Un'organizzazione multilaterale è una istituzione internazionale finanziata da Paesi che volontariamente vi aderiscono.
  7. ^ Bangladesh–China–India–Myanmar Forum for Regional Cooperation, un Forum per la cooperazione regionale per facilitare commerci e investimenti tra i paesi in questione.
  8. ^ a b Vogelsang, pagina 18.
  9. ^ Wilkinson, Endymion (2000). Chinese History: A Manual. Cambridge, MA: Harvard University Press. Rev. and enl. pagina 132, ISBN 0-674-00247-4.
  10. ^ Eden, Richard (1555). Decades of the New World: "The great China whose kyng is thought the greatest prince in the world".
    Henry Allen Myers, Western Views of China and the Far East, Volume 1, Asian Research Service, 1984, p. 34.
  11. ^ "China". Oxford English Dictionary (1989). ISBN 0-19-957315-8.
    The Book of Duarte Barbosa (titolo del capitolo The Very Great Kingdom of China), ISBN 81-206-0451-2. Nella versione portoghese originale il capitolo è intitolato O Grande Reino da China.
  12. ^ "China". The American Heritage Dictionary of the English Language (2000). Boston and New York: Houghton-Mifflin.
  13. ^ Lydia He Liu, The Clash of Empires: the invention of China in modern world making, Harvard University Press, 2009, pp. 77-78, ISBN 978-0-674-04029-8.
    «Olivelle's evidence affirms that cīna is related to the Qin dynasty but leaves the precise nature of that linkage open to speculation».
  14. ^ Wade, Geoff. "The Polity of Yelang and the Origin of the Name 'China'". Sino-Platonic Papers, numero 188, maggio 2009, pagina 20.
  15. ^ Per l'intero paragrafo cfr. Vogelsang, pagina 8.
  16. ^ a b Vogelsang, pagina 10.
  17. ^ Vogelsang, pagine 11-12.
  18. ^ Pu Yi de facto ritornò a governare lo stato fantoccio instaurato dagli invasori giapponesi, il Manchukuo (Manciuria).
  19. ^ Peter Gordon, Review of "China: The Balance Sheet -- What the World Needs to Know Now About the Emerging Superpower", The Asia Review of Books. URL consultato il 24 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2012).
  20. ^ Lyman Miller, China an Emerging Superpower?, Stanford Journal of International Relations. URL consultato il 24 dicembre 2007.
  21. ^ Country profile: China, BBC News, 1º luglio 2009. URL consultato il 14 luglio 2009.
  22. ^ (EN) Fighting Poverty: Findings and Lessons from China’s Success, World Bank. URL consultato il 20 gennaio 2014.
  23. ^ Jim Landers China's rapidly aging population may strain its economy, globalaging.org, 11 agosto 2008. URL consultato il 15 ottobre 2008.
  24. ^ Pechino's Olympic Quest: Turn Smoggy Sky Blue - New York Times, nytimes.com.
  25. ^ Asia-Pacific | China fails environment targets, BBC News, 10 gennaio 2007. URL consultato il 15 giugno 2009.
  26. ^ Dato aggiornato il 30 febbraio 2012. Cfr. Total Population on the Mainland of China, cpirc.org.cn. URL consultato il 14-04-2010, sito che aggiorna automaticamente la popolazione cinese.
  27. ^ Statistical Communiqué of the People's Republic of China on the 2014 National Economic and Social Development, National Bureau of Statistics of China. URL consultato il 19 gennaio 2016.
  28. ^ POPULATION GROWTH RATE, CIA. URL consultato il 29 settembre 2013.
  29. ^ China´s 2013 urban unemployment rate at 4.1 pct CCTV News - CNTV English, english.cntv.cn, 27 dicembre 2013. URL consultato il 12 marzo 2014.
  30. ^ China's 2013 urban unemployment rate at 4.1%, Business Standard, 24 gennaio 2014. URL consultato il 12 marzo 2014.
  31. ^ The New England Journal of Medicine, September 2005, Content.nejm.org, DOI:10.1056/NEJMhpr051833. URL consultato il 14 luglio 2009.
  32. ^ China formalizes easing of one-child policy, in USA Today, 28 dicembre 2013.
  33. ^ China to keep one-child policy, CNN, 10 marzo 2008. URL consultato il 14 luglio 2009.
  34. ^ The most surprising demographic crisis, in The Economist, 5 maggio 2011. URL consultato il 1º novembre 2011.
  35. ^ Simon Parry, Shortage of girls forces China to criminalize selective abortion, in The Daily Telegraph (London), 9 gennaio 2005. URL consultato il 22 ottobre 2012.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Storia

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: storia della Cina § Bibliografia.
  • Enrica Collotti Pischel, Storia della Rivoluzione Cinese, Editori Riuniti, ISBN 978-88-359-5704-1.
  • Linda Benson, La Cina dal 1949 a oggi, Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-24725-4.
  • Marie-Claire Bergère, La Repubblica Popolare Cinese dal 1949 ai giorni nostri, Bologna, Il Mulino, 1994.
  • J.A.G. Roberts, Storia della Cina, 3ª ed., Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-24152-8.
  • Luigi Tomba, Storia della Repubblica Popolare Cinese, Milano, Mondadori, 2002.
  • Kai Vogelsang, Cina: Una storia millenaria, Torino, Einaudi, 2014, ISBN 978-88-06-21718-1.

Economia e politica

  • Ignazio Musu, La Cina contemporanea, Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-23295-3.
  • Alessandro Spaventa e Salvatore Monni, Al largo di Okinawa Petrolio, armi, spie e affari nella sfida tra Cina e Usa, Laterza, 2009.

Archeologia e storia dell'arte

  • Marco Meccarelli, Cina Antica, archeologia sulla via del Tao, 3ª ed., Archeo Monografie, 2014.

Geografia Letteratura Saggi e reportage

  • Vilma Costantini, Pechino. Biografia di una capitale, Editori Riuniti, ISBN 978-88-359-6051-5.
  • Pierre Loti, Gli ultimi giorni di Pechino. Reportage della rivolta dei Boxer, Editori Riuniti, ISBN 978-88-359-5246-6.
  • Renata Pisu, Cina, Il drago rampante.
  • Federico Rampini, Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo, Mondadori, 2005.
  • Federico Rampini, L'impero di Cindia, Mondadori, 2006.
  • Tiziano Terzani, La porta proibita, 1985.

Periodici specializzati

Enciclopedie e opere generali

  • Maurizio Scarpari (a cura di), La Cina, Torino, Einaudi, 2009. (4 volumi, dalla preistoria al XXI secolo)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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