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Igor Social Rambo

10/04/2017 15:42 CEST | Aggiornato 10/04/2017 15:53 CEST
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Diciamoci la verità, c'eravamo illusi che Igor il russo, o serbo, o a questo punto chissà cos'altro, fosse il relitto avvelenato del secolo scorso. Un Rambo d'altri tempi costretto per motivi sconosciuti a sopravvivere in questi nostri giorni nei canneti della bassa padana. Un fuorilegge di piccola taglia che le circostanze della cronaca, le elementari leggi di sussistenza, avevano eletto a eroe criminale.

Povere le sue vittime, ovviamente, e solidarietà ai familiari, ma fuor d'ipocrisia, si faccia avanti chi non si sia interessato a questa storia umida e nera anche per i suoi contorni misteriosi, le sue dimensioni materiche, la nebbia e le paludi, l'eco dei nascondigli dei partigiani braccati dai nazisti. Un uomo solo in fuga dal mondo e pericoloso, orco e uomo nero, quanti segni in un'unica storia.

Poi scopri che dove non sono ancora arrivati i mille uomini - reparti speciali compresi - era arrivato - impossibile sfuggirgli - mr. Zuckerberg. Scopri che l'orco aveva il solito profilo Facebook in cui simulava altre identità, uomo normale in giacca e cravatta, parrucca e ghigno e amore per la velocità.

Scopri che Igor era Ezechiele. E non viceversa. E che Rambo, o l'ultimo dei giapponesi, non devono la loro fama imperitura alla capacità di sopravvivenza, alla loro disperata resistenza al futuro, ma alla impossibilità di mettersi in posa, pubblicare un selfie, e di ricavarne qualche like.