La difesa del carabiniere punta sulla "svista", i renziani insorgono e, ironia della sorte, cavalcano l'inchiesta Consip. I nuovi risvolti legati al presunto coinvolgimento del padre dell'ex premier Matteo Renzi, indagato per traffico di influenze illecite dalla procura di Roma, hanno rinfrancato (e irritato) il Partito Democratico. I pm romani che stanno indagando su un filone dell'inchiesta per il maxiappalto da 2,7 miliardi di euro per il facility managemnent, hanno iscritto nel registro degli indagati per falso ideologico e materiale il capitano del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri Giampaolo Scafarto. Davanti ai magistrati il carabiniere si è avvalso della facoltà di non rispondere, per "comprendere la portata e la valenza degli elementi oggetto di contestazione".
Secondo la procura guidata da Giuseppe Pignatone, Scafarto avrebbe alterato parti delle informative svolte nel corso delle indagini in almeno due casi: sia nell'omessa annotazione, in un'informativa di circa 1.000 pagine, dell'esito negativo circa una presunta attività di pedinamento da parte dei Servizi, sia nell'attribuzione della frase intercettata "...Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato" (riferito al padre dell'ex premier) ad Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, invece che ad Italo Bocchino, ex parlamentare e consulente dell'imprenditore napoletano.
Una frase che per lo stesso Scafarto "assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si sono incontrati", aveva messo per iscritto nella sua informativa.
Il reato di falso tuttavia presuppone il dolo. Ed è proprio su questo che punta la difesa di Scafarto. Secondo Giovanni Annunziata, legale del capitano del Noe, "con l'esclusione del dolo cadrà il reato. Quando sarà analizzato in modo esclusivamente tecnico la sussistenza di tale elemento, questa vicenda troverà la sua fisiologica definizione". Tradotto: senza la prova che il carabiniere abbia intenzionalmente alterato le informative (nei brogliacci delle intercettazioni la frase su Renzi viene attribuita correttamente a Bocchino e non a Romeo), il caso si sgonfierà. Perché, dice Annunziata, le accuse vanno interpretate "nell'ambito della lunga e complessa indagine di particolare importanza, nella quale il mio assistito ha redatto e sottoscritto varie parti della enorme informativa, nonché tutti gli altri atti di indagine in essa compresi".
Per il Pd però si tratta di una difesa "sconcertante": "L'arma dei carabinieri non lavora così e il valore dei suoi militari lo vediamo e lo apprezziamo ogni giorno", ha dichiarato David Ermini. "Se invece del dolo ci fosse stata una disattenzione o un errore, sarebbe meno grave? Come fanno i cittadini a sentirsi tranquilli? La professionalità dell'Arma non può essere mai messa in discussione". Il tenore delle critiche di Ermini alla risposta dell'avvocato Annunziata è lo stesso usato dai suoi colleghi Stefano Lepri, Federico Gelli e Francesco Scalia: "È necessario tutelare l'Arma, sconcertanti le parole del legale".
Tuttavia la sussistenza del dolo, se è necessaria dal punto di vista giudiziario, è centrale anche dal punto di vista politico. Per ora nessuno - salvo il senatore Pierferdinando Casini (non Pd) - parla apertamente di complotto, ma l'idea che viene suggerita è che dietro l'inchiesta Consip ci fosse la volontà di danneggiare l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. E sarà su questo che il pm Mario Palazzi interrogherà, dopo Pasqua presumibilmente, il capitano dei Cc, per capire se ha agito di sua iniziativa o su sollecitazione di qualcuno.
La procura di Napoli, da cui è partita l'inchiesta e che ora indaga sul ruolo della Romeo Gestioni nella gara pubblica Consip, ha confermato la delega per le indagini al Noe. Sorte diversa rispetto a Roma che il 4 marzo ha revocato la delega al reparto dei carabinieri per la continua fuga di notizie.
Scafarto, di quel Nucleo, è considerato un ufficiale di punta. Campano, 44 anni, ha guidato la tenenza di Scafati e il Nucleo Operativo radiomobile di Nocera inferiore. Scafarto ha poi lavorato a stretto contatto con Sergio De Caprio - alias Capitan Ultimo - quando questi era vicecomandante del Noe. Sotto la spinta di De Caprio, successivamente trasferito ai Servizi, il Noe si è occupato di diverse inchieste, spesso non strettamente legate a reati ambientali e su delega del pm napoletano Henry John Woodcock, che hanno avuto un notevole impatto mediatico: dalle indagini sui conti del tesoriere della Lega Francesco Belsito a quelle sulle presunte mazzette milionarie pagate da Finmeccanica; dalla vicenda P4, con numerosi arresti eccellenti per traffico di informazioni segrete, alle rivelazioni di Gotti Tedeschi su Ior e dintorni; dalle indagini sul tesoro di Massimo Ciancimino all'inchiesta che, partendo dal business della metanizzazione dell'isola d'Ischia, ha travolto il colosso delle cooperative Cpl Concordia.