Viene chiamata Anarchia (in inglese The Anarchy) la guerra civile svoltasi tra il 1135 e il 1154 in Inghilterra fra i sostenitori della figlia di Enrico I, l'imperatrice Matilde e quelli di Stefano, nipote di Guglielmo il Conquistatore.
Enrico I, rimasto senza eredi maschi in seguito al naufragio della Nave Bianca (White Ship), fece giurare ai baroni del Regno che avrebbero accettato la successione al trono della figlia Matilde. Tuttavia, alla sua morte, Stefano si fece incoronare re da William de Corbeil, arcivescovo di Canterbury.
Durante i primi anni della guerra, nessuna delle parti riuscì a prevalere sull'altra: Matilde prese possesso del sudovest dell'Inghilterra, compresa una buona parte della valle del Tamigi, mentre Stefano rimase in controllo del sudest. Nel 1141 Stefano venne catturato durante la battaglia di Lincoln, causando il collasso della sua autorità in buona parte del paese; tuttavia, durante l'incoronazione di Matilde, la folla di Londra si rivelò ostile nei suoi confronti, costringendola a lasciare la città. Poco dopo Robert di Gloucester, fratellastro di Matilde, venne a sua volta catturato nella disfatta di Winchester e le due parti scambiarono così i prigionieri. La guerra perdurò per molto tempo.
Goffredo V d'Angiò, marito di Matilde, conquistò la Normandia e venne riconosciuto come legittimo signore da parte di re Luigi VII di Francia. Nel 1148 l'imperatrice ritornò in Normandia, lasciando così la lotta a suo figlio Enrico. Stefano tentò invano di far riconoscere il primogenito Eustachio come legittimo successore da parte della Chiesa.
Quando Enrico Plantageneto invase l'Inghilterra nel 1153, entrambe le fazioni erano ormai stremate dalla guerra. In seguito a una limitata campagna e all'assedio di Wallingford, Stefano ed Enrico giunsero a un accordo e siglarono il trattato di Wallingford, in cui il re riconobbe Enrico come suo legittimo erede. Stefano morì l'anno successivo e il giovane figlio di Matilde ascese al trono come Enrico II, diventando così il primo re plantageneto. Iniziò, di conseguenza, un lungo periodo di ricostruzione dopo quasi venti anni di guerra civile.
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La guerra di successione spagnola fu uno dei più importanti conflitti europei combattuti nel XVIII secolo. Il conflitto si originò dalla morte nell'anno 1700 dell'ultimo re di Spagna della casa d'Asburgo, l'infermo e senza eredi Carlo II di Spagna, il quale aveva governato su un grande impero che spaziava su tutta la terra; la questione di chi avrebbe dovuto succedergli preoccupava i governi di tutta Europa, e i tentativi di risolvere il problema con una spartizione dell'impero tra i candidati eleggibili proposti dalle casate di Francia (Borbone), Austria (Asburgo) e Baviera (Wittelsbach) fallirono. Sul letto di morte Carlo II decise di affidare tutto l'impero spagnolo al suo pronipote Filippo, nipote di re Luigi XIV di Francia; con Filippo al governo della Spagna, Luigi XIV avrebbe ottenuto un notevole vantaggio per la sua dinastia andando a occupare due dei troni più potenti d'Europa, un fatto che avrebbe rotto gli equilibri della stabilità europea.
Luigi XIV aveva le sue buone ragioni per spingere suo nipote ad accettare il trono spagnolo, ma compì una serie di mosse controverse per tutelare gli interessi di quest'ultimo: inviò delle truppe per occupare i Paesi Bassi spagnoli (la zona cuscinetto tra Francia e Repubblica olandese); cercò di dominare il panorama delle colonie spagnole americane a spese dei mercanti inglesi e olandesi; si rifiutò di rimuovere Filippo dalla linea di successione francese, riaprendo la possibilità di unire le corone di Francia e Spagna in un'unica monarchia nel futuro. Per contrastare la crescente influenza di Luigi XIV, l'Inghilterra, la Repubblica olandese e l'Austria, assieme ai loro alleati nel Sacro Romano Impero, riformarono la Grande Alleanza della Lega di Augusta (1701) e supportarono le pretese di Leopoldo I sull'intero possedimento spagnolo per conto di suo figlio secondogenito, l'arciduca Carlo (conosciuto dai suoi sostenitori come Carlo III di Spagna); ciascun membro della coalizione cercò di ridurre per parte sua il potere della Francia, mantenendo la propria sicurezza territoriale e dinastica nonché restaurando e migliorando le opportunità di commercio.
Inglesi, olandesi e austriaci dichiararono guerra alla Francia nel maggio 1702. Dal 1708 il duca di Marlborough e il principe Eugenio di Savoia ebbero assicurato la vittoria della coalizione imperiale nei Paesi Bassi spagnoli e in Italia, e sconfitto l'alleato di Luigi XIV, la Baviera. La Francia subì l'invasione e la disfatta, ma la sconfitta dei coalizzati in Spagna e l'aumento delle perdite umane e finanziarie spinsero l'Inghilterra a progettare l'uscita dal conflitto, in particolare dopo l'ascesa al potere nel 1710 del Partito Tory. Francesi e inglesi prepararono il terreno per una conferenza di pace da tenersi nel 1712; olandesi, austriaci e tedeschi continuarono a combattere per rafforzare le loro posizioni negoziali, ma vennero sconfitti dal maresciallo Villars e costretti ben presto ad accettare la mediazione anglo-francese. Secondo i termini del trattato di Utrecht (1713) e della pace di Rastatt (1714) l'Impero spagnolo venne spartito tra potenze maggiori e minori: gli austriaci ricevettero gran parte dei territori spagnoli, ma Filippo mantenne la Spagna peninsulare e l'America spagnola dove, dopo aver rinunciato ai propri diritti sulla corona francese, regnò col nome di Filippo V, mantenendo così il bilanciamento tra le potenze europee.
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Il silbo gomero (propriamente, "fischio di La Gomera") è un linguaggio fischiato praticato da alcuni abitanti dell'isola vulcanica di La Gomera, nell'arcipelago delle Canarie. Veniva utilizzato in passato dai pastori per comunicare a grande distanza attraverso i profondi valloni che, disposti a raggiera, attraversano tutta l'isola.
Creato dai Guanci, antico popolo delle Canarie, oltre che a La Gomera si diffuse in modo minore anche nelle altre isole occidentali dell'arcipelago delle Canarie e tuttora qualche residuo è noto anche nell'isola de El Hierro.
Il linguaggio impiega due vocali e quattro consonanti. In questo modo si possono esprimere all'incirca 4.000 concetti (parole). Per variare i suoni si mettono le dita in bocca e una o entrambe le mani vengono utilizzate per amplificare il suono, a mo' di megafono.
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