Oggi, quando vacilla il grande disegno europeo, dove sono le voci dei cristiani? E quelle delle Chiese? Quando le frontiere si fanno muri di fronte ai rifugiati, dove sono queste voci? La forte voce di papa Francesco resta solitaria in un cristianesimo frammentato come lo è l'Europa, poco capace di uscire dagli egocentrismi di gruppo o ecclesiastici, da discorsi con troppi sì però.
La sensazione è che le iniziative nella capitale italiana e la contemporanea manifestazione londinese contro la Brexit concludano un mese che prelude a un turning point, a un significativo cambiamento nella politica e nella società a livello globale. C'è un "sentiment" nuovo dopo la fase oscura scandita dal sì all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione e dal voto presidenziale negli USA.
L'Europa dell'euro e dell'economia era fondamentale, ma non basta solo un'Europa a euro-trazione. Dobbiamo impegnarci a costruire un'Europa a trazione sociale, vicina alle esigenze dei suoi cittadini e delle sue imprese.
Vogliamo batterci per una nuova Europa, più giusta e democratica, della quale siano protagonisti i suoi cittadini e le sue città. L'Europa per cui siamo stati in piazza oggi non è quella attuale, non è quella dei mercati e della finanza, non è questa Europa: la "Nostra Europa" è radicalmente altro.
Non sembrano esserci altre soluzioni al problema europeo: perché l'Unione sopravviva deve farsi politica e avere un potere federale capace di imporsi ai governi degli stati membri. Una soluzione più utopistica oggi di sessant'anni fa, nonostante quell'Europa venisse da una carneficina mondiale e questa da sei decenni di pace.
La Commissione Europea deve evolvere in un vero governo, mentre i partiti europei dovrebbero invece designare il loro candidato alla presidenza della Commissione. Senza qualcosa che concretamente gli europei possano toccare, i festeggiamenti, i discorsi incomprensibili sull'Europa a due velocità, le celebrazioni, svaniranno come il sole al tramonto e allontaneranno ancora di più la gente dalle istituzioni.
Serve uno scarto, un cambio di passo, in cui la politica è chiamata a giocare tutto il proprio ruolo. È con la politica, insomma, che bisogna rispondere al messaggio, tutto politico, dell'antieuropeismo. Disegnando, prima di tutto una visione chiara del futuro europeo. Che parli, e faccia capire, le differenze fondamentali che ci sono tra un mondo "senza" Europa ed un mondo "con" Europa.
È anche grazie alla costituzione di un'Europa unita che il continente ha raggiunto l'obiettivo del mantenimento della pace. Oggi milioni di cittadini europei possono dichiarare di non aver mai conosciuto la guerra. Un risultato di valore, anche se spesso non evidenziato e dato per scontato, ma che in un mondo globalizzato non può sottrarsi a un'opera di contestualizzazione.
L'Unione nacque, anche in conseguenza della guerra fredda, come area di libero mercato e "affratellamento commerciale", diciamo così fra i popoli. Le identità nazionali sono sempre e ancora forti, tanto che le istituzioni europee vengono viste più luoghi per affermare la propria potenza nazionale e non come "interesse comune".
Nelle ultime settimane l'attenzione dell'opinione pubblica e degli azionisti si è concentrata sulla remunerazione e sulle buonuscite eccessive concesse ai manager delle società quotate. L'attenzione di analisti e di investitori si è focalizzata in particolare su alcuni temi specifici, sui quali le imprese italiane, anche pubbliche, sono spesso carenti: anzitutto la poca trasparenza, l'approccio troppo di breve termine e la presenza di bonus discrezionali ed eccessivi per gli amministratori.
Se si cerca una visione plastica del rapporto tra il contribuente ed Equitalia basta prendersi la briga di andare davanti a uno degli uffici, meglio se a Napoli o a Roma, dopo le prime luci dell'alba, per constatare quel che succede. Succede la qualunque, dicono in romanesco. File di cento, duecento persone, di tutte le età, di tutti i ceti sociali riunite con l'unico scopo di procedere alla rottamazione di una cartella esattoriale.
Proveranno in ogni modo ad attutire il giusto orrore che stiamo provando spiegandoci che noi che inorridiamo facciamo presto a sputare sentenze di fuoco, comodamente seduti su divani di velluto.
Ma noi dovremo essere bravi e forti e intransigenti e ricordare che non esistono attenuanti alla ferocia gratuita e stupida e depravata che hanno saputo mostrare quegli undici stupratori.
La "fuga di cervelli" prodotta dall'italico suicidio delle politiche sul lavoro fa riempire tante bocche, e tutte a vuoto. Ci risparmiassero almeno le lamentazioni pelose in tv e i film furbetti. Per fortuna che da noi escono film come "Non è un paese per giovani" e il tedesco "Victoria", su cui è bello tacere.
Questi due nuclei pulsavano nel suo cuore e nella sua viva intelligenza, rendendo diretto ed essenziale il suo pensiero politico. Fino a farlo sembrare ripetitivo a chi non ne coglieva la portata e la densità che traspariva anche nel suo modo di parlare e nei suoi splendidi comizi.
Normalità, ma sobria. Dispiacere per le vittime e le loro famiglie. Occhi più vigili del solito. Più poliziotti per la strade di Londra, ma nessun allarmismo sproporzionato. Il livello ufficiale nazionale di rischio di attacchi terroristici non e' stato elevato. Rimarrà al terzo livello, 'serio', ma non salirà al livello più alto, 'critico', che segnala l'alta probabilità di un attacco imminente.
La crisi dei rifugiati che attraversa oggi il nostro continente mette chiaramente in luce una crisi profonda dei valori comuni su cui l'Unione si dice fondata
Tre generazioni rendono omaggio ad Alfredo Reichlin, storico dirigente del Pci. La memoria diventa più celebrazione che senso del presente
L'Unione Europea alla quale ambisco guarda alle preoccupazioni dei cittadini, ma non risponde con politiche che calpestano i diritti dell'uomo e minano il principio di solidarietà fra gli Stati. Mai come oggi è importante fissare nuovamente i principi dei padri fondatori del progetto europeo. Attorno a noi tutto sta cambiando e ogni giorno è più diverso, ma i principi non cambiano.
La paura è il tratto distintivo di un'Europa che il 25 marzo si riunirà a Roma, attraverso i suoi leader, per cercare di dare una nuova direzione a un progetto che oggi attraversa una crisi generata da fattori esterni ed interni. La paura fa da cornice e rende ovviamente tutto più complicato, ma allo stesso tempo accelera i tempi del cambiamento.
Ed allora appaiono i grillini: gente "presa a caso", che crea l'illusione del "se ce l'ha fatta lui, che è uno come me, posso farcela anche io". Politici a tutti gli effetti, ma che si presentano con il nome di "cittadino portavoce". Perché nel gioco del M5S nulla è lasciato al caso, neanche i nomi. O i ruoli. Proprio così, perché nel M5S puoi trovare il coatto, il rivoluzionario, il bravo ragazzo, il finto scienziato, il complottista, il guerrafondaio, il pacifista, ecc.
Per riaccendere l'anima di un'Europa solidale, il 25 marzo le organizzazioni della società civile porteranno il Mediterraneo a Roma, sulle acque del Tevere, per una simbolica azione di protesta contro le politiche migratorie dell'UE
L'Italia è infatti uno dei pochissimi paesi al mondo ad aver promulgato una legge - la Legge 38/2010 - nella quale il dolore cronico è equiparato ad una vera e propria malattia. Purtroppo la sua applicazione si scontra con la scarsa informazione alla popolazione e con l'insufficiente conoscenza dei medici di famiglia delle metodiche di trattamento del dolore cronico.