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L'audiovisivo al centro dell'industria creativa italiana

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In Italia l'industria creativa continua a crescere a dimostrazione della vitalità del settore e dell'importanza che sempre più riveste quale uno dei "motori" economici del paese.

Nei giorni in cui per per la prima volta nella storia anche un nostro documentario viene candidato nella relativa categoria agli Oscar (il meraviglioso Fuocoammare di Gianfranco Rosi, già vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino), due importanti eventi ci riportano alcuni tra i principali indicatori sullo stato di salute del settore.

Partendo dal "quadro generale", è stato presentato a Milano in questi giorni la seconda edizione di "Italia Creativa", lo studio sull'industria della cultura e della creatività realizzato da Ernst & Young con il supporto del Mibact, Siae e di tutte le principali associazioni del settore culturale.

Secondo i dati presenti nell'indagine, nel 2015 l'industria creativa in Italia ha registrato un valore economico pari a 47,9 miliardi di euro (2.96% del Pil nazionale). L'86% di questi (41,1 miliardi; +2.4% rispetto al 2014) è rappresentato da ricavi diretti, derivanti cioè da attività legate direttamente alla filiera creativa quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi. Il 14% rimanente, invece, deriva da ricavi indiretti, relativi ad attività collaterali o sussidiarie. Dal punto di vista occupazionale, l'industria creativa ha invece impiegato più di un milione di lavoratori di cui circa 880mila diretti (+1.7%).

Il settore audiovisivo (cinema, tv, home entertainment) è il primo per valore economico dell'industria creativa (14 milardi di euro; +3,5%) e il secondo in termini di occupati (180.500). Tra i segmenti del comparto, dove rimane prevalente il contributo dei ricavi delle emittenti televisive, particolarmente dinamico è risultato tra gli altri il cinema grazie agli incrementi dei contributi pubblici e soprattutto per mezzo degli investimenti in produzioni cinematografiche (+42% rispetto all'anno precedente).

A proposito di cinema sono stati presentati nei giorni scorsi anche gli ultimi dati sul box office e le presenze in sala nel 2016. Secondo le stime elaborate da Cinetel, società che raccoglie gli incassi per circa il 93% delle sale presenti in Italia, nel 2016 si sono registrate 105.3 milioni di presenze (+6.06% rispetto al 2015) per un incasso di circa 661.8 milioni di euro (+3.86%). Durante lo scorso anno, in particolare, è aumentata la quota di mercato del cinema italiano passata dal 21.35% del 2015 al 28.71% del 2016, ed è diminuita la quota del cinema statunitense (scesa dal 60.01% del 2015 al 55.19% del 2016) per un numero di film distribuiti salito da 480 a 554.

Gli incassi dell'anno sono stati in particolare trainati dal successo del film Quo Vado interpretato dal Checco Zalone che, con più di 65 miliioni di euro (1° incasso italiano nella storia del box office), ha corrisposto circa il 9% delle presenze totali dell'anno. Al secondo posto nella classifica annuale un altro film italiano, Perfetti sconosciuti, con più di 17 milioni di euro. Come per l'anno 2015, tra i primi 25 film del 2016 ci sono 5 produzioni italiane.

Tra le produzioni nazionali di grande successo della scorsa stagione non ci sono però solo commedie, ma anche film drammatici come La pazza gioia e pellicole che hanno iniziato un percorso creativo inedito tra i generi della nostra cinematografia come Lo chiamavano Jeeg Robot e Veloce come il vento a dimostrazione, come ampiamente riconosciuto non solo dai numeri ma anche dalle attuali produzioni in sala, di un momento particolarmente fervido per l'industria culturale italiana.

Ritornando al "quadro generale" dipinto dallo studio di Ernst & Young, l'industria creativa esprime un valore economico odierno che è pari a due terzi del suo potenziale. Se riuscisse a sfruttare le opportunità e soprattutto ad affrontare le minacce potrebbe raggiungere un potenziale di 72 miliardi di euro (+ 24 miliardi rispetto agli attuali 48) e generare circa 500 mila posti di lavoro in più.

Secondo l'indagine, le principali minacce allo sviluppo dell'industria creativa sono costituite dalla pirateria e dal value gap. Che cosa si può fare a questo proposito? Mentre a Bruxelles i nostri rappresentanti sosterranno la battaglia per i "diritti", in Italia le Istituzioni, come sottolineato dal Ministro Franceschini, dovranno impegnarsi nell'azione "culturale" attraverso delle attività educational e di sensibilizzazione rivolte ai più giovani per un corretto consumo culturale.

L'industria audiovisiva è già impegnata nello sviluppo di progetti di questo tipo come per esempio "Io Faccio Film - Chi ama il cinema non lo tradisce" e "Rispettiamo la creatività".

L'educazione all'immagine e alla legalità sono le priorità per chi mira a una corretta formazione del pubblico delle nuove generazioni. Non si tratta di un'azione conservatrice che mira a preservare forme di fruizione antecedenti la "rivoluzione digitale", come argomentato da alcuni critici, ma di una battaglia per il ripristino della legalità. Le indagini ci dicono infatti che ciò che manca è la percezione del reato e la conoscenza che dietro la realizzazione di un contenuto audiovisivo ci lavorano centinaia di persone.

Grazie anche agli obiettivi indicati nella nuova "Legge cinema e audiovisivo" c'è ora la chiara volontà istituzionale di lavorare su progetti di questo tipo con dei fondi dedicati e un'attenzione permanente alle criticità e per questo motivo siamo probabilmente arrivati ad un momento fondamentale nello sviluppo di un'azione educativa strutturale che vedrà impegnate insieme lo Stato e l'industria affinché il settore della cultura e della creatività italiana possa crescere, finalmente, nel suo pieno potenziale.

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