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In arrivo l'aumento della benzina. Il Governo studia un decreto sulle accise entro fine mese per soddisfare Bruxelles

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CARO BENZINA
Agf
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Il numero magico per correggere i conti pubblici, come prescritto da Bruxelles, è il 2, come i 2 centesimi di aumento delle accise sui carburanti in grado di garantire un incasso di 800 milioni. È su questo numero che il Governo, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier manovra, sta ragionando per confezionare la risposta da inviare alla Commissione europea, che al momento ha prescritto una cura da 3,4 miliardi. Al momento, perché l’importo potrebbe scendere di qualche centinaio di milioni nel caso tra metà febbraio e il primo marzo, quando arriveranno le previsioni sul Pil del IV trimestre e il dato definitivo del 2016, si dovesse registrare una crescita maggiore rispetto alla cifra indicata nella nota di aggiornamento al Def, cioè +0,8 per cento.

I tecnici del Tesoro sono al lavoro per mettere a punto la manovra, mentre a livello politico si sta scegliendo se intraprendere la strada del doppio intervento, cioè un provvedimento entro la fine di febbraio, dove dovrebbe trovare spazio l’intero pacchetto delle misure sulle accise, e un secondo testo da mettere in campo entro aprile, in contemporanea con il nuovo Documento di economia e finanza. Nel corso di un'audizione al Senato davanti alle commissioni Bilancio riunite, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha confermato il timing: "È probabile, lo stiamo ancora valutando, che alcune misure vengano prese prima di aprile: realisticamente le misure di lotta all'evasione verranno adottate più verso la fine di questo periodo anche per tener conto della necessaria approvazione della Commissione con cui si è avviata l'interazione in merito", ha dichiarato il ministro. Padoan ha inoltre sottolineato che l'aggiustamento è indispensabile perchè l'ipotesi di una procedura d'infrazione aumenterebbe la spesa per interessi pagata sul debito pubblico.

Il cantiere sulla voce ‘accise’ è in fermento: l’idea di alzare quelle sui carburanti di 2 centesimi, viene spiegato, ricalca la strada che il governo Monti intraprese nel 2012 per coprire i costi degli interventi legati al terremoto che colpì l’Emilia. L’allora presidente della Regione e commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, Vasco Errani, parlò di uno “sforzo che il Paese doveva fare”. E ora la storia si ripete. Nuovo sforzo, quindi, che si andrà aggiungere a quello che verrà chiesto al comparto tabacchi: anche qui rialzo delle accise. Dall’intervento sui tabacchi e probabilmente dai ritocchi su altre imposte indirette si stima al momento un incasso di circa 700 milioni. Sommando le varie voci, quindi, il pacchetto accise+altre misure vale in totale 1,5 miliardi.

Insieme al pacchetto accise nel primo provvedimento dovrebbe trovare spazio una parte, ma non troppo consistente, dei tagli di spesa, che in totale ammonterebbero a 800-900 milioni di euro: 700 milioni dovrebbero arrivare da tagli ai ministeri mentre altri 150-200 dalla decurtazione di alcuni crediti d’imposta, che non dovrebbero però riguardare le detrazioni e le deduzioni, come spiegato dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, in un’intervista al Corriere della Sera.

Prende forma così la manovra, suddivisa in 3/4 di nuove entrate e in 1/4 di tagli di spesa. Il primo fronte vale circa 2,5 miliardi e oltre al pacchetto accise (1,5 miliardi) prevede l’incasso di 1 miliardo dal rafforzamento delle misure per il contrasto dell’evasione fiscale. Il fronte delle spese ammonta invece a 800-900 milioni. Il totale fa 3,4 miliardi, quello che l’Europa ha chiesto a Roma e che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, vuole garantire. Salvo sorprese positive, derivanti appunto da un miglioramento dell’economia italiana nell’ultima parte del 2016 e nei primi mesi di quest’anno. Bisognerà aspettare almeno il 14 febbraio, quando l’Istat renderà pubblica la stima del Pil del quarto trimestre del 2016 per capire che aria tira. Intanto si fanno i conti con lo scenario attuale e l’ipotesi del doppio intervento punta a dare subito una risposta consistente, in termini di miliardi, ai dubbi di Bruxelles.

I dettagli dell'aggiustamento dei conti pubblici
In una lettera che Padoan ha inviato alla Commissione europea per chiedere l'estensione fino al 2020 dello split payment, cioè del sistema di liquidazione dell'Iva applicabile nei rapporti commerciali tra i privati e la Pa, sono riportate le misure di correzione del deficit strutturale di 0,2 punti di Pil, che saranno composte per lo 0,05% da tagli di spesa, di cui circa il 90% dai consumi intermedi e dalle agevolazioni fiscali o credito d'imposta, e per lo 0,15% del Pil dall'aumento di entrate, di cui il 40% dal rafforzamento delle misure contro l'evasione già messe in campo, come lo split payment, da cui dovrebbe arrivare nelle casse dello Stato circa 1 miliardo. Il restante 60% arriverà dall'aumento delle accise e di altre imposte indirette, ma non sono previsti nè aumenti dell'Iva nè tagli delle 'tax expenditures' ovvero le detrazioni fiscali, nè una nuova finestra della voluntary disclosure.