Insomma per dire una ovvietà: Sanders non è D'Alema. Ben vengano gli smottamenti, ben vengano nuovi oppositori a Renzi, ben vengano altre forze nella campagna referendaria sul lavoro, ma non è il tempo di accontentarsi di equilibrismi e riedizioni di storie già viste. Serve unire una parte di società: una classe sociale, non un ceto politico. Serve una forza politica del tutto differente, organizzata, competitiva nelle elezioni, ma non ossessionata dal governo, con gruppi dirigenti credibili in grado di fare la differenza.
È cominciato il tiro al piccione e il piccione sono io, dice Matteo Renzi. E ha ragione. Un piccione tra l'altro fisicamente un po' appesantito, meno agile, e dunque ancor più facile preda degli impallinatori. Se la diagnosi è esatta, e lo è, manca come al solito la necessaria dose di umiltà per affermare che in questo casino ci si è ficcato da solo, con una ragione di fondo e molti (troppi) torti contingenti.
Renzi sembra ingabbiato nella paura. È timoroso e silenzioso. Non fa le mediazioni ma, nel silenzio, dà la sensazione di farne tante, rendendolo opaco, invisibile. Non ci sono più i tratti del giocatore, quello che si gioca il tutto per tutto. Che parla a muso duro, senza tergiversare.
Così, quel governo e quella maggioranza che ci hanno consegnato una riforma costituzionale largamente impopolare e una legge elettorale incostituzionale, ci hanno messo anche in forte difficoltà per poter svolgere quelle elezioni che oggi almeno l'azionista di riferimento di quella maggioranza e di quel governo, senza chiedere neppure scusa per la situazione creata, chiede insistentemente.
Ecco quello che penso. Le elezioni a giugno sono una scelta condivisibile e opportuna. L'Italia ha mille problemi e la situazione internazionale è infuocata dall'avventurismo di Trump. L'Europa è fragile e troppo bloccata e confusa. Occorre dare al Paese un governo forte, perché legittimato dal voto popolare. Occorre arrivare al voto sulla base di una processo aperto e ricco, in grado di fare un bilancio della strada percorsa e di reimpostare un grande discorso sull'Italia e il mondo.
La musica è una lingua a sè, una lingua universale. E dato che esiste certo una musica diversa, attraente e pop in altre aree del mondo, come mai è così raro che abbia successo fuori dei confini del proprio paese? Non è solo questione di potenza economica o commerciale. Potrà nascere in futuro una nuova globalizzazione multiculturale o ascolteremo tutti musica cinese?
La strada maestra indicata dall'ex segretario di Stato Madeleine Albright è un'altra: bisogna riconoscere e restaurare le proprie fondamenta, spiegare con serenità e pazienza i motivi per i quali l'Occidente non può fare a meno del contributo di immigrati e profughi, costruire dialoghi e non alzare muri. Si può ancora contenere la pandemia trumpiana che tanti danni sta facendo con i primi focolai americani e che Salvini, Meloni e Grillo vorrebbero infettasse l'Italia. Dobbiamo provarci.
È ora di pensare a come i valori e i principi che fanno parte della nostra tradizione e che sono intrisi nel nostro cuore possano essere la spinta per una nuova sinistra riformista che contrasti l'avanzata dei divulgatori di odio. Dobbiamo metterci la testa, dobbiamo metterci il cuore e dobbiamo metterci tutto il nostro coraggio!
Parte il 2 febbraio il primo treno della memoria 2017 organizzato da Arci e Deina. Il secondo si muoverà alla volta di Cracovia il 10 febbraio. L'attività della nostra associazione non si ferma al 27 gennaio, Giornata della Memoria, perché è un impegno continuo, che si concretizza nel corso del tempo. Come sempre i giovani del progetto "Promemoria Auschwitz" partono dal confine del Brennero, un dato tecnico che ha assunto quest'anno una valenza simbolica.
L'America di Trump sarà più piccola dell'America imperiale di Bush o Clinton, ma più realistica: con Trump non saranno più alleati scontati per nessuno. I cosiddetti valori dell'Occidente - la democrazia e il rispetto dei diritti umani come linee guida per sancire alleanze e combattere guerre - vengono consegnati alla Storia. Conteranno solo gli interessi, come ai tempi delle cannoniere. L'Europa ancora frastornata dalla Brexit, e a rischio sfaldamento, ne prenda atto subito.
Cristiana Collu, nuova direttrice della Galleria Nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, ha preso un imprevisto abbrivio venendo a sapere del tentativo di depenalizzare la violenza domestica. Tentativo che la Duma sta cercando di portare a termine. Ora è il momento di agire mie care artiste e ragazze di tutte le età. Incontriamoci e decidiamo insieme le conseguenze del nostro muoverci. Ho gettato il mio sasso nello stagno.
Quella persona, quel profugo, a cui qualcuno, fosse anche il Presidente, vuole impedire di cercare una speranza nel mio paese, è mio fratello. La speranza c'è, lungo la strada di una politica che non divide e insegue, ma coltiva un disegno di società aperta. L'Europa si rimetta in piedi, prima di essere travolta dagli emuli di Trump. Riaccendiamo la fiaccola della nostra statua della libertà: il nostro sogno europeo.
La radicalizzazione non è un processo socio-cognitivo che riguarda solamente terroristi irriducibili e sanguinari quanto, al contrario, costituisce una dinamica ricorrente nella vita quotidiana di ogni attore sociale. Percorrere contromano un senso unico, per intenderci, significa essere, a proprio modo, radicali. Spiegare la radicalizzazione significa, quindi, dipanare la matassa della mente dell'individuo che si radicalizza, tenendo a mente l'ironica provocazione di Joseph Margolin secondo cui "il terrorista" - e, dunque, ogni uomo - "è prima di tutto un uomo". Proprio da lì occorre partire.
Nora non era una bambina qualsiasi. Nora aveva 8 anni ed era la figlia dell'ideologo di al Qaeda Anwar al Awlaki. Si è spenta sotto il primo bombardamento dell'era Trump, in Yemen, e la sua scomparsa ora rischia di innescare una risposta. L'Aqap difficilmente passerà la mano. Non si può infangare in questo modo l'onore di uno degli uomini più potenti che il mondo arabo abbia mai conosciuto.
Il governo italiano ha votato a favore degli Ogm in sede europea. Anche su questa questione l'Europa non riesce a prendere una posizione univoca e chiara. Del resto, quando la politica balbetta è tempo favorevole di scorribande per i sempre più potenti e solitari padroni della chimica e della genetica, non solo in campo agricolo.
Obama ha sempre cercato, in ogni discorso pubblico, di invitare i propri cittadini a trovare una base comune per favorire l'integrazione con culture differenti; Trump, d'altra parte, fa delle restrizioni sull'immigrazione un vero e proprio cavallo di battaglia, esacerbando l'odio tra persone che appartengono a culture e professano religioni differenti.
La direttiva di Trump tocca solo 7 Stati ma impatta su noi, determina relazioni che ci coinvolgeranno come Stato, come Unione Europea e come cittadini, per questo i leader europei hanno da subito preso le distanze da questa posizione. Adesso però oltre le repliche a caldo serve una determinazione che renda visibile i motivi per i quali l'Unione Europea è nata. Se questo non accade, l'Unione rischia di finire qua la sua storia.
Renzi è un segretario perdente e in scadenza: il suo mandato scade tra pochi mesi e lui non ha il diritto di ipotecare il futuro, non solo del suo partito, ma dell'intero Centrosinistra. Delle due l'una: o Renzi è convinto di essere ancora maggioritario nel Pd - e allora non si capisce perché non voglia battersi con altri contendenti - o sa di non esserlo più, nel qual caso avrebbe il dovere morale di rimettere il mandato.
Quello di Antonello Soro al convegno Big Data e Privacy è sembrato a tutti un monito forte e chiaro: "I colossi della rete sanno tutto di noi, e le nostre democrazie appaiono più deboli". Crediamo di essere liberi, probabilmente lo siamo molto poco o addirittura molto meno di qualche lustro fa. E gli interessi in gioco sono più corposi di quelli sottostanti il mondo della comunicazione tradizionale.
Tra racconti di missionari che si innamorano di ragazze più giovani, storie di bullismo e religione, di amore e fede, del rapporto tra un musicista e suo fratello, si attraversano le vite difficili dei protagonisti e gli eventi che spesso travolgono tutto, e così di racconto in racconto si arriva al nodo, al confronto fondamentale tra ciò che in cui si crede, la propria verità, e la sua fallibilità.
Ho perso quasi tutta la mia famiglia nella Shoah, capisco che il dolore legato al semplice ricordo non ci esime dall'azione. La memoria non li porterà indietro, né potrà prevenire il ripetersi dell'orrore. Solo la nostra unione al di sopra delle nostre differenze potrà stabilire la pace fra noi. Se esiste qualcosa che può dare un senso alla tragica morte dei nostri cari è il fatto che dobbiamo creare un'unione così forte da impedire che una tale tragedia si ripeta.
La struttura non viene mai a definire esaurientemente l'attività dei personaggi. La metafisica offertaci dalla scrittura di Vollmann non libera nessuno di questi ultimi dal malessere umano o disumano, anzi li perseguita andando contro la scadenza naturale del tempo. La letteratura orrifica di Vollmann vuole quindi risolvere l'enigma più atteso: che la morte non significhi la cessazione della nostra identità.