"A parità di merito assumiamo le donne". Il buon esempio viene da Pisa, con un annuncio di Vincenzo Barone, direttore della Scuola Normale, una delle eccellenze universitarie italiane ed europee. Ed è il segnale forte d'una tendenza a intervenire sul "gender gap" (il divario di carriere, ruoli, redditi e prospettive tra uomini e donne) che può contagiare non solo il resto dell'università, ma anche gli ambienti dell'economia, delle imprese, della finanza.
L'11% ritiene che costringere il proprio partner ad avere rapporti sessuali indesiderati non dovrebbe essere illegale (il 21% degli italiani), così come il 16% ritiene che non debba essere punibile lo stalking via mail/messaggio... Il 22% ritiene che le donne inventino lo stupro o ingigantiscano quanto accaduto. Quasi un europeo su cinque (17%) ritiene che la violenza contro le donne sia provocata dalla vittima.
I diritti delle donne e le parti opportunità non sono solo il mio campo di specializzazione professionale, ma soprattutto la mia passione. La riforma ci porterebbe a realizzare una democrazia più piena e vitale, nella quale le prospettive di donne e uomini sono raccolte e portate aventi con ugual peso e dignità. Per la prima e l'unica volta nella nostra storia, siamo a un passo dal poter realizzare questa svolta: stavolta basta davvero un Sì.
Stupisce che la politica non senta il dovere di dare una risposta, come se non si sentisse chiamata in causa. Il femminicidio è il sintomo di una deviazione profonda e visibile dalla cultura dei diritti e dell'uguaglianza a cui si deve reagire con una cultura democratica, rispettosa delle libertà, con servizi all'altezza dei bisogni e con istituzioni - centrali e locali - presenti.
Lucia Annibali si è schierata per il Sì al referendum. Perché? Perché ha scelto di schierarsi in un gioco delle parti che divide come un derby all'Olimpico? Non penserà davvero che il suo voto a questo referendum gioverà alla causa delle donne abusate? Non penserà che una riforma costituzionale possa contribuire a un cambiamento sul modo di vivere il rapporto tra i sessi? Era un simbolo senza colore politico. E ora?
Si fa un gran parlare di mamme imperfette, mamme come si può, mamme pessime e un po' degeneri. Ma una mamma perfetta qualcuno di voi l'ha mai vista dal vivo? Lasciatevelo dire da una che, pur non simpatizzando molto con la categoria, di mamme negli ultimi quattro anni ne ha incontrate di svariate e nessuna, giuro nessuna, che non avesse qualcosa da recriminarsi.
Cresciamo le bambine come principesse, mamme, dottoresse. Bambine dolci, pronte all'accudimento, alla cura. E chi cura le loro identità? Appena una bimba gioca nel terreno, si arrampica sugli alberi o si mette in porta per giocare a calcio la definiamo un maschiaccio. Una descrizione a metà strada tra ciò che non è e un dispregiativo. Inorridisco, ma nulla posso. Se non, educare al meglio i miei due figli maschi.
Le donne nutrono il mondo e se è vero che "la bellezza lo salverà" noi è dalla loro bellezza (che non è solo fisica) che dobbiamo ripartire. Forse i giovani, più di noi, hanno chiaro quanto il femminicidio, la violenza verbale e fisica sulla donna, sono uno dei mali del nostro secolo. Solo giocando insieme, istituzioni, associazioni, società civile e giovani, si può vincere questa battaglia. Di civiltà non meno di altre.
Sabato 26 novembre, un corteo guidato dalle donne e formato da uomini e donne di tutte le età, ha sfilato per le vie di Roma per dire basta alla violenza di genere. Bene. Peccato che per i principali media questa manifestazione non c'è stata. Le donne in piazza no, non sono notizia. Per tutto il giorno precedente abbiamo detto che si fanno massacrare, come facciamo ora a descriverle insieme, forti e con un loro pensiero politico?
Ieri il Portail Catholique suisse ha annunciato che finalmente è stata consegnata a Papa Francesco la lettera che un gruppo di donne cattoliche svizzere aveva portato a Roma all'inizio dell'estate, con una lunga marcia a piedi dall'abbazia di San Gallo fino al Vaticano. La cosa incredibile è che questa lettera sia giunta nelle mani del Papa solo ora, attraverso un uomo, il cappuccino svizzero Mauro Johri.
Alla fine dello spot Rai contro la violenza sulle donne una delle bambine dice "io da grande finirò all'ospedale. Perché mio marito mi picchia". Sfondo nero. Volto di donna tumefatto. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che la violenza sia un destino? No. In qualsiasi modo la si guardi, è impossibile trovare un aspetto positivo. Bisogna gridare che la violenza contro le donne non è un destino. Per questo chiediamo alla Rai di ritirarlo.
Una donna rifugiata ha certamente dovuto subire abusi fisici e psicologici nell'intero corso della sua storia causati dalla discriminazione di genere di cui continua a essere vittima purtroppo molto spesso anche dopo l'approdo nei paesi occidentali. Non commettiamo ulteriore violenza contro le centinaia di donne rifugiate, uniche e irripetibili spesso nei drammi delle loro esistenze, facendole diventare insignificanti percentuali.