Nel rivolgermi alle Camere per l'annuale relazione sullo stato della giustizia ho detto una cosa di cui sono sempre più convinto: gran parte del destino di tutte le giurisdizioni, la nostra compresa, si gioca nella capacità che avranno di misurarsi con la dimensione sovranazionale. È per questo che il nostro sguardo deve essere sempre di più rivolto in quella direzione.
Provo grande amarezza e un certo senso di vergogna in queste ore per come il Partito Democratico appare agli occhi degli italiani. È disarmante assistere all'esultanza di una classe dirigente di fronte alla sentenza della Consulta che ha letteralmente smembrato l'Italicum, la legge elettorale fortemente voluta dal segretario del Pd eletto nel 2013. Una legge elettorale che, secondo Renzi, ci avrebbero invidiato nel resto d'Europa; una legge elettorale approvata a colpi di fiducia e con una maggioranza risicata.
La prima cosa che Renzi avrebbe dovuto fare stamani sarebbe stato chiedere scusa agli italiani. Chiedere scusa per l'incompetenza, l'approssimazione, la furbizia con cui hanno confezionato una legge elettorale che è fuori dalla Costituzione. Chi ha a cuore le sorti della democrazia non può che chiedere che questo Parlamento faccia una legge elettorale proporzionale, che elimini il premio di maggioranza della Camera.
La poca cultura si cura principalmente con un plus di cultura, con più ampie e argomentate spiegazioni. Appena qualche settimana fa ho notato, presso il Memoriale della Shoah a Parigi, un penetrante avviso che rendeva note le ultime pubblicazioni del Museo dedicate all'approfondimento storico dell'Olocausto. Vi era scritto: "la commemorazione non è conoscenza, come la memoria non è storia". Ricordiamoci anche di questo.
La battaglia di Mosul potrebbe finire a Marzo. Ogni giorno un nuovo villaggio del circondario viene liberato da Daesh e interi quartieri della città ritornano accessibili. Il conflitto però sarà ancora lungo in tutta l'area e le variabili infinite, soprattutto per la convivenza tra comunità. Le ferite sono profonde, chi è fuggito non si fida di chi è rimasto e magari ha collaborato con Daesh.
Alcuni analisti e commentatori hanno contestato "Un'economia per il 99%", il rapporto sulla disuguaglianza diffuso dalla nostra organizzazione alla vigilia del World Economic Forum di Davos, basandosi più sugli articoli ottenuti dal rapporto stesso - e ancor più sulla loro sintetica titolazione - che non su un'effettiva e attenta lettura dei dati e delle interconnessioni riportati che andavano a fondare e sostanziare le sue conclusioni più appariscenti.
La Corte costituzionale ci riporta purtroppo al proporzionale come scelta obbligata, dovuta alla necessità di non poter ammettere un maggioritario sciatto e arruffato dove anche con tre voti ci si aggiudica il cinquantacinque per cento dei seggi. Lo aveva fatto in modo grossolano il Porcellum, e lo ha fatto poi in modo ugualmente grottesco l'Italicum. Si era provato a segnalarlo sin dall'inizio ma la sordità di governo e di una tetragona e servizievole maggioranza fu totale.
C'è da augurarsi che questo Parlamento, autore di riforme impopolari (come quella costituzionale bocciata sonoramente dagli elettori) e incostituzionali (come quella della Pa o quella elettorale), riesca a correggere questo pasticcio, approvando - dopo ventiquattro anni - una legge elettorale conforme alla Costituzione con cui si possano eleggere le due Camere con sistemi omogenei, come richiesto dal presidente della Repubblica.
Come definire Gerardo Marotta, il fondatore e Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici, morto ieri a Napoli. Oggi si direbbe, che Marotta era un "visionario". E tale egli fu soprattutto quando, a metà degli anni Settanta del secolo scorso, cominciò a riunire nel suo studio un gruppo di uomini di lettere con lo scopo di fare, proprio in quel momento, per la filosofia quello che Croce aveva fatto, subito dopo la guerra, per gli studi storici con la creazione dell'Istituto di Palazzo Filomarino.
Il "laboratorio" della sinistra è ormai partito, con congressi e riunioni presenti e future. È possibile mantenere aperta la costruzione di una sinistra che vogliamo, capace di dare voce e rappresentanza con efficacia alle tante sofferenze sociali e domande di cambiamento di questo Paese.
Non basterà il suo maschilismo da taverna, non basteranno le sue palpatine e i suoi pizzicotti a ridurci a oggetti del suo capriccio sui quali esercitare il suo maschio potere. Non basterà alle donne di New York, Boston e Los Angeles che tireranno su un muro che, altro che il suo col Messico. Quello di queste donne sarà il muro della resistenza ideologica e, seppure non sarà sufficiente defenestrarla dalla Casa Bianca, basterà a non far perdere loro l'indirizzo della propria vita.
Ma questa storia, desolante, ci dice che abbiamo perso l'umanità. Non è retorica. È pensare che al posto di Pathe ci sarebbe potuto essere nostro figlio. Bianco e italiano. La reazione sarebbe stata la stessa? Quello che è avvenuto ci fa dubitare sulla risposta. A Pathe dobbiamo chiedere scusa, tutti, per non avergli dato la possibilità di poter rifarsi una vita. In quelle acque fredde, in una Venezia in festa e distratta, si è spenta gran parte della nostra coscienza.
Dal comunicato della Corte Costituzionale possono ricavarsi alcune valutazioni, a primissima lettura. Le decisioni sono comunque frutto anche delle contingenze, pure normative, in cui la Corte decide. In questo caso si è autolimitata a un intervento di tipo minimale in grado di assicurare l'effettiva e immediata applicabilità della normativa elettorale (cosa in passato più teorica che reale a proposito del cosiddetto Porcellum, che in fatto richiedeva adeguamenti normativi).
Il 12 gennaio è atterrato all'aeroporto di Tehran Mehrabad il primo aereo consegnato dall'Airbus all'Iran Air nell'ambito del contratto siglato dalla compagnia aerea iraniana e l'industria europea all'indomani della revoca delle sanzioni. L'aereo, un Airbus A-321-211SL immatricolato EP-IFA, è il primo di un ordine di 100 aeromobili commissionati al colosso europeo dell'aviazione da parte della compagnia di bandiera iraniana.
L'ho scritto più volte: il futuro dell'Europa passa dalla nascita degli Stati Uniti d'Europa. L'isolazionismo non può essere la soluzione ai problemi degli europei, che siano economici, politici o che nascano dalla strategia del terrore. La via da percorrere è quella della coesione, della collaborazione e della cooperazione. Per fare questo gli strumenti che abbiamo in mano sono più che sufficienti.
In una recentissima nota ufficiale del Mibact si legge: nel 2016 gli arrivi dall'estero sono ammontati a circa 60.000.000, con un incremento (secondo loro) del 4,6% sull'anno precedente. Incredibile, a me risulta che nel 2015 gli arrivi dall'estero siano stati 55.033.000, mentre nel 2016 hanno superato i 60 milioni. Dunque il loro aumento risulta ben maggiore, cioè del 9%, il doppio della percentuale Mibact. Come mai?
Mentre viviamo con costernazione il Giorno della Memoria, il vento gelido siberiano del Buran da Auschwitz soffia impetuoso sulla fragile e irrequieta pace tra Israele e Palestina. I clangori di un nuovo conflitto, seppure non tradizionale, tra le due nazionalità assordano Gerusalemme e risuonano fino a Bruxelles e Washington.
Oggi è necessario il consenso di entrambi i partner per trasmettere il doppio cognome. È un passo avanti importante che però non risolve il tema della persistenza di un'anacronistica diseguaglianza fra uomo e donna nella trasmissione ai figli di un elemento costitutivo della loro identità, questione che la Corte non era chiamata a risolvere .
Francia, primarie: Hamon ha preso al primo turno circa il 36 per cento dei voti e andrà al ballottaggio con Manuel Valls, che si è fermato al 31 per cento dei voti. Hamon sembra dunque il favorito e se andiamo a leggere i dati che emergono dai social network il vantaggio sembra essere confermato. Nonostante sia meno popolare di Valls, riesce a essere più interattivo e coinvolgente ottenendo una media di engagement superiore a quella dell'ex primo ministro.
Robot che accolgono i turisti all'aeroporto, telecamere biometriche in grado di identificare le persone e garantire sicurezza, software per la traduzione linguistica simultanea, veicoli alimentati a idrogeno. Sono solo alcune delle tecnologie in azione durante le Olimpiadi di Tokyo 2020 che si preannunciano come un evento futuristico e unico, in perfetto stile "made in Japan".
Nella sua complessità, la questione è maledettamente chiara: l'essere umano non usa più la tecnica, ma viene da questa usato. Tutto è ormai tecnico. La razionalità quotidiana è tecnica. I bisogni personali sono condizionati e dettati dall'apparato tecnico. E tecnica è ogni espressione sociale e politica. E il dominio tecnico, che controlla da tempo i corpi e la morte, ha finito per mettere le mani pure sulla nascita.
Dobbiamo far emergere nel Sistema Italia quanto le industrie creative siano oggi molto più di un nuovo campo dell'economia, di un settore in espansione. La creatività è piuttosto un veicolo per trasformare il modo di produrre, di insegnare, di fare amministrazione pubblica, di governare le città. È così che la dobbiamo guardare. Semplicemente perché è così che la guardano nel mondo.