Signor Presidente, come già ha fatto l'onorevole Melania Rizzoli, le chiedo, con la massima delicatezza, di dare ascolto alle parole di Fabo, che attraverso la voce della sua fidanzata, pone una umanissima e vitalissima domanda: quella di sottrarsi legalmente a un male al quale ritiene di non poter più sottomettersi. In ogni caso, qualunque potrà essere la sua risposta, confido che il grido di aiuto di Fabo possa trovare ascolto presso una persona sensibile come lei.
Abbiamo ora la possibilità di costruire una grande alleanza progressista in parlamento che segni i tempi per l'avvenire e che non può essere un'operazione di semplice collegamento fra i vertici delle forze parlamentari. C'è bisogno di un lavoro innanzitutto culturale. È arrivato il tempo in cui la sinistra riformista ritrovi la strada di casa. Non la strada di ieri ma una nuova strada da reinventare.
Penso a un partito che si rimetta al centro della ricomposizione di una sinistra larga, popolare e di governo con un preciso mandato: la piena e concreta attuazione della Costituzione. Per questo serve un partito plurale che tuteli e promuova le differenze e il dibattito. Serve un partito della cultura e della conoscenza. Per il paese, certo. Ma anche per la formazione dei suoi rappresentanti istituzionali e associativi.
Gli edifici scolastici sono agibili, in tutto e per tutto. Ma l'indice di vulnerabilità sismica non lo abbiamo. Ho la sensazione che a Roma c'è chi gioca al gioco del cerino, sapendo che alla fine a pagare è sempre il sindaco. La Commissione nazionale Grandi rischi annuncia nuove possibili tragedie, ma nessuno mette in campo responsabilità amministrative conseguenti. Io devo rischiare l'interruzione di pubblico servizio, chiudendo le scuole sine die, o devo rischiare di peggio se per caso ci fosse un nuovo disastroso sisma?
Rimane un'occasione per l'Europa: cambiare radicalmente la propria struttura politica ed economico-finanziaria (compreso l'euro) o dissolversi totalmente. Ribadisco: mi dispiace, ma non vedo alternative. Probabilmente, l'Europa avrebbe dovuto rimanere massimo a dodici membri ma con un assetto istituzionale davvero politico e davvero federale, concependo un allargamento solo sul piano del libero scambio e del mercato.
La sinistra e le forze democratiche sembrano incapaci di rilanciare. Rilanciare a partire dalle diseguaglianze crescenti; rilanciare un nuovo progetto politico per l'Europa, senza il quale i populismi nostrani continueranno a crescere. È questo il grande tema oggi: la ricostruzione di una forza di sinistra riformatrice, che tenga conto delle nuove povertà, sappia inventare nuovi strumenti di welfare e promuovere parità, eguaglianza, inclusione.
Mi è sempre stato chiaro, Salvini, che avevi doti di comunicatore fuori dal comune. Sei diventato il capo di un partito che ha avuto responsabilità di governo nazionali e guida, oggi, regioni che sono locomotive del Paese come Lombardia e Veneto. Nei giorni scorsi, però, dalle terre martoriate dal terremoto e dal gelo, hai mandato un pessimo messaggio lanciando critiche sguaiate alla macchina dei soccorsi.
Sullo scranno del presidente del Parlamento Europeo siede un italiano. Ma a quale prezzo? Altissimo, per l'Europa. Tajani è stato eletto da forze disomogenee e antitetiche tra loro che hanno fatto virare a destra l'Europa, stendendo velluti rossi per Trump, May e Putin. Ora la commissione di Junker dovrà guardare a destra dell'emiciclo per far passare i provvedimenti. Saranno due anni duri e pericolosi per l'Ue.
"Spioni" informatici, cyberattacchi durante le elezioni, violazioni della privacy e pubblicazioni di segreti di Stato. La speranza è che si lavori seriamente dotando le nostre forze di polizia e di intelligence di strumenti più adeguati alle sfide che provengono dal mondo del cybercrime. Che sia necessaria un'unica struttura in grado di gestire le emergenze di cybersicurezza ce lo dice anche l'Europa: entro il 2018 anche l'Italia dovrà attuare una direttiva in questo senso.
Il nuovo è il femminismo di nuova generazione, che parla a tutte e tutti. Che nella rabbia delle donne contro il nuovo populismo ammantato di rancida misoginia, fa crescere una proposta politica alternativa rivolta a tutti, capace di guidare un movimento, una politica. Con una parola un po' astrusa che dovremo abituarci a sentire, si chiama "femminismo intersezionale". Vuole dire che essere donna si intreccia con generi, classe, razza, povertà, lavoro.
Grazie, Donald Trump. Grazie perché hai fatto accadere il miracolo, in un Paese che in piazza non scende mai, e quando succede, come contro la guerra del Vietnam nel 1967 o a Selma nel 1965, fioccano libri e film. Non so se la Marcia Rosa delle "Pussyhats" ispirerà libri e film, di sicuro farà storia e resterà negli annali, a lettere d'oro.
Care donne americane, comprendo la vostra scelta di indossare liberamente il rosa decidendo voi stesse circa la vostra femminilità e rivendicandola, ma ci sono molti modi per rivendicare femminilità e libertà e forse avreste fatto molto più effetto, secondo uno spirito anticonformista, a marciare vestite di blu, o ancor meglio a vestirvi come vi pare con tutti i colori contemplati dallo spettro cromatico.
Possibile che l'Istituto che si occupa di osservare e studiare i nostri territori se la passi così male? Sono loro che stanno monitorando le aree dell'appennino umbro-marchigiano interessate dagli ultimi sismi. Sono sempre loro che forniscono dati sugli eventi traumatici che colpiscono le nostre regioni. Sono ancora loro che lanciano l'allarme. Ci mettono in guardia. Ma nonostante questo ruolo evidentemente più che importante sono allo stremo. Sopravvivono, facendo quel che possono.
Il 13 Luglio del 2015 Paola Clemente, bracciante di Andria, è morta in una campagna pugliese stroncata dalla fatica mentre raccoglieva l'uva per 27 euro al giorno. Quella di Paola è la storia di molte e molti che lavorano nei campi, in condizioni disumane succubi di vecchi e nuovi caporali. Da storie come questa è nata una legge importante che inasprisce le pene contro intermediari e datori di lavoro, tutela le vittime e chiama in prima linea le amministrazioni locali.
I progressi ci sono ma le discriminazioni sono dietro l'angolo. Si nutrono di stereotipi. Per questo servono un cambio di mentalità, di paradigmi culturali, di contesti educativi, dalla scuola ai luoghi di lavoro. Per abbattere quella piramide di cristallo che si nutre dei successi delle studentesse, riconosce il valore delle ricercatrici ma poi, via via che si salgono i gradini dell'insegnamento, interpreta la cultura con voce e corpo maschili.
Le mafie ormai sono un problema di tutto il Paese, non solo di una parte. In questi anni, grazie alle inchieste della magistratura e al lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia, infatti, abbiamo capito che le mafie al Nord ci sono (in particolare la 'ndrangheta), sono molto aggressive e cercano di non attirare l'attenzione per non creare allarme sociale, favorendo così una forte sottovalutazione del fenomeno nell'opinione pubblica.
Se dovessimo parlare il linguaggio semplice del dolore, dovremmo conoscerne a fondo la grammatica. Nella vicenda di Rigopiano il linguaggio, il codice, si è subito spostato sulle polemiche, e mentre un drappello di uomini, di notte, con i soli sci ai piedi, nella bufera, risaliva il costone di una montagna, non si è trovato accanto il supporto completo di un Paese. Si è trovato anzi attaccato, fino alla cruda vignetta di Charlie Hebdo.
Al Hol è un villaggio sperduto in un'area semideserta della Siria, a pochi passi dalla frontiera con l'Iraq. Negli ultimi mesi qui sono fuggiti migliaia di iracheni a seguito della battaglia di Mosul. Le autorità locali stanno ospitando centinaia di migliaia di sfollati interni siriani. E stanno assistendo le persone in fuga da Raqqa, in Siria. Non hanno né i soldi né la possibilità concreta di gestire un flusso di rifugiati da un altro paese. E invece ci danno una grande lezione di dignità e solidarietà.
Siamo nell'era della politica vintage. Dopo il referendum vinto dal No è tutto un fiorire di protagonisti in odor di rivincita che spiattellano i loro prodotti di vecchia cucina politica al miglior offerente. Uno di questi, dopo Berlusconi e D'Alema, è un protagonista di una stagione passata non molto felice come si vuole far credere: Romano Prodi.
Londra? No. Secondo The Guardian la città inglese dove si vive meglio è Bristol, che da Londra dista un paio di ore di treno. Non troppo grande, non troppo cara e abbastanza verde e smart. Ma soprattutto Bristol è una città sorprendentemente artistica: sui suoi muri ha mosso le prime pennellate Banksy e da 30 anni la street art ne è la cifra distintiva.
Hanno pubblicato i dati 2016 sul global warming. La situazione sta peggiorando e quest'anno è stato il peggiore dalla prima rilevazione "ufficiale", ossia da quando è iniziata la registrazione metodica delle temperature nel 1880. L'unico rimedio è prevenire e sensibilizzarci sul tema del rispetto dei trattati. Mattoncino su mattoncino si arriva a costruire la consapevolezza. Anche divulgare le iniziative è un modo per fare parlare del problema.
Avremmo bisogno, del visionarismo americano, abbiamo bisogno di reindustrializzare il paese su una base tecnologica nuova. Abbiamo bisogno di costruire un'Europa che si metta sulla frontiera dell'innovazione e non si rifugi nella difesa di assetti che difficilmente potranno sopravvivere alla nuova complessità del mondo. Ma già questo è un altro argomento: come sposare l'innovazione disruptive con la difesa del welfare. Qui è il nodo dei problemi europei e qui che dobbiamo costruire risposte.