Dopo otto lunghissimi anni, grazie al procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone e al sostituto Giovanni Musarò, la ricerca della verità sulla morte di Stefano Cucchi appare possibile. Le accuse, dovrebbe essere superfluo ricordarlo, non sono indirizzate contro l'Arma dei Carabinieri ma contro quei singoli appartenenti che, con comportamenti illegali, ne offendono l'onore. Mi auguro che oggi qualcuno voglia chiedere scusa ai suoi familiari.
Un giovane Prodi non potrà mai esistere perché nel momento stesso in cui esistesse sarebbe un altro: un personaggio giovane non solo sulla carta d'identità, ma anche nell'apparire e nel proporsi. E soprattutto nel curriculum. E se fosse Renzi, nonostante gli attriti e le difficoltà - e le colpe di tutti - l'ultimo "giovane Prodi" in grado di tenere insieme il Pd (e Bersani non se ne fosse accorto, o peggio volesse non vederlo)?
Cari compagni e compagne di Sinistra Italiana, vorrei proporre a tutti noi una sfida vera: chiudiamo la stagione della sinistra che a causa delle guerre interne brucia ogni campo in cui si trovi a passare. Basta, cambiamo, sottraiamoci ai meccanismi infernali che si sono prodotti anche in questi giorni e facciamo di tutto per non dare solo conferme a chi dice che la sinistra è solo litigioso pulviscolo.
Luigi De Magistris e Vincenzo De Luca hanno molti tratti in comune. Stanno utilizzando gli attuali incarichi come trampolino di lancio per un proprio movimento politico. Di programmi non si parla ancora e non è chiaro quale sarà il progetto politico dei due. A rimetterci sono, naturalmente, le istituzioni. L'impressione è che l'ossessione per i propri destini personali stia prevalendo sugli sforzi amministrativi.
Si deve adottare un modello di "economia umana" che lavori a servizio del 99% - e in ultima analisi, del 100% degli abitanti del pianeta; che si fondi su accordi di cooperazione globale per la messa al bando dei paradisi fiscali e la lotta senza quartiere all'elusione fiscale; che sancisca il ritorno a sistemi di contribuzione fiscale più progressivi, che elevi gli standard di sicurezza e retribuzione per i lavoratori, mettendo fine a un odioso gender pay gap.
Una strage come questa e la cancellazione delle edizioni future del festival, già annunciata dalla sindachessa di Playa del Carmen, rappresenta un grosso colpo d'immagine e ha già suscitato le reazioni energiche delle associazioni patronali della regione, ma evidenzia soprattutto che il sistema d'impunità e i patti narcos-stato possono saltare facilmente e venire evidenziati pubblicamente.
I paesi europei, se vogliono essere tra i protagonisti del XXI secolo, devono contare su loro stessi e rendere l'Unione una vera democrazia sovranazionale. Le istituzioni europee devono essere responsabili di politica estera, sicurezza, clima, macro-economia, migranti. Non basta dirlo: va fatto. Il tempo delle deleghe è finito. Gli Usa restano per noi un partner politico ed economico privilegiato, ma dobbiamo camminare sulle nostre gambe.
C'è un fantastico mondo delle notizie in cui Donald Trump è il brutto e il cattivo e ogni suo detrattore un eroe da celebrare nei libri di storia. Questo mondo però è strano perché spesso dimentica. Stavolta ha dimenticato che mentre Trump e John Lewis se le davano di santa ragione tirando in mezzo Martin Luther King, la nipote, Alveda King, anche lei impegnata nella difesa dei diritti civili, dichiarava di aver votato Trump.
Intendiamoci (e parlo per me): Renzi resta il segretario pienamente legittimato da un congresso e da primarie molto partecipate, ed eserciterà quella funzione fino alla scadenza del suo mandato. Lo dico a quelli che nei modi più disparati hanno formulato un giudizio netto e severo su questa stagione politica: nei mesi che ci separano dal congresso, non concentriamoci su di lui ma su di noi.
Le misure messe in campo finora per contrastare i paradisi fiscali sono state del tutto inefficaci. I governi hanno accompagnato dichiarazioni pubbliche roboanti con una totale assenza di coraggio. È invece oggi necessario e improrogabile, anche per reperire le risorse necessarie per un reale piano di investimenti, mettere in campo al più presto strumenti efficaci di contrasto ai paradisi fiscali ed ai meccanismi di evasione ed elusione fiscale.
Bisognerebbe capire perché le donne, spesso unite nella protesta, non lo siano nella proposta e non giochino vere battaglie di potere, che non significa guadagnare posizioni per se stesse, ma per il nucleo di persone che fa loro riferimento. La prova di questa carenza è che non esiste in Italia un segretario di partito donna. Dobbiamo affermare un'egemonia che, guarda il caso, a differenza di "potere", è un termine femminile.
A trent'anni dalla morte di Giovanni Arpino, è giunto il momento di celebrare lo scrittore che trasformò un pallone in letteratura. A lui, noi che ci occupiamo di faccende e vicende sportive, dobbiamo l'orgoglio di sentirci "bracconieri di tipi e personaggi". Lo sport di Giovanni possedeva muscoli forti, ma soprattutto conosceva la fonte pura della parola perfetta. La parola che resta, rara e precisa. Anche perché "La vita o è stile o è errore".
La vita umana si è fatta funzione. Unʼorizzontalità massificata nel flusso continuo della simulazione, in una pseudo-spontaneità in cui è possibile condividere news diramate dai maggiori centri di comunicazione virale accompagnate da opinioni che certifichino pubblicamente la nostra identità di fronte ad una cerchia di amici, i "contatti", che simulano "il mondo". La condizione immaginaria è comunque uno stare in pubblico, perpetuamente.
Aeham Ahmad è il pianista di Yarmouk, un campo profughi alle porte di Damasco. La musica come antidoto alla guerra e alla miseria. Finché durante un'irruzione dell'Isis è stato distrutto il suo pianoforte. Oggi ce l'ha fatta, vive da qualche mese vicino Francoforte come rifugiato politico. Adesso è per la prima volta in tournée in Italia per far conoscere la sua musica ma, soprattutto, la sua storia. Una storia di musica e di speranza.
Le cerimonie funebri in Iran sono sempre state un momento di sfogo collettivo, di emozioni condivise in cui si è legittimati a urlare e sbraitare in pubblico. C'è chi, come la scrittrice Azar Nafisi, le racconta come un momento di tensione erotica. Non so quanto questo piacere sia effettivo e condiviso, ma non c'è dubbio che questo tipo di cerimonie rappresentano un momento particolare nella vita pubblica del cittadino iraniano.
L'Iraq oggi non ha bisogno di un'altra valanga di aiuti umanitari che, come accaduto dopo il 2003, crei fiumi inarrestabili di corruzione e diseguaglianza. Gli iracheni hanno bisogno di costruire una nuova generazione non forgiata dall'odio e dalla violenza della guerra. E ci sono centinaia di giovani che sperano che il loro paese cambi. Molti di loro desiderano, dopo un'esperienza di studio in un Collegio, tornare a casa loro ed essere d'aiuto.
Ma davvero Matteo Salvini può pensare di avere una chance di vittoria alle prossime elezioni correndo in solitaria? A guardare i numeri provenienti dal web parrebbe proprio di sì. Matteo Salvini è infatti salito sul podio degli influencer politici italiani per contendersi lo scettro di personaggio più popolare e coinvolgente sui social con Matteo Renzi e Beppe Grillo.
La politica deve guardare ai giovani, alle loro speranze, alle loro possibilità, al loro avvenire, sia in termini di realizzazione materiale, sia in termini di affermazione della loro dignità. Ma anche a chi è rimasto indietro o fuori dal sistema. Il nostro compito è costruire ripartendo dalla sostanza e dalle idee. Qual è il nostro motivo ispiratore, qual è il nostro valore fondante? Il riformismo ha come fine l'uomo, la sua dignità, i suoi diritti e le sue libertà.
Il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani al Senato, ha presentato un'interrogazione rivolta al ministero degli Esteri. E i presupposti, oggi, affinché il loro, il nostro, auspicio non sia deluso, sono più forti.
Solo la creazione di due Stati, indipendenti e sovrani, potrà garantire un futuro migliore anche a tutti noi. Se non sarà cosi, la striscia di Gaza resterà una prigione all'aria aperta in balia del fanatismo di Hamas, i profughi palestinesi che si trovano in altre nazioni arabe non avranno mai pace e la west bank rimarrà un campo di battaglia. È arrivato il tempo di far convivere in pace due popoli, abbiano essi sul capo una kippah o una kefiah.
Chi finisce in galera non ha il diritto di essere considerato una persona, un essere umano, un cittadino che deve essere tutelato anche nella pena da scontare per avere infranto la legge? Oppure va pestato, lasciandolo morire nelle "mani sicure" dello stato? Il dibattito pubblico sull'intera vicenda e le invettive in sfregio alla memoria dello sfortunato Stefano Cucchi hanno riguardato e toccato tutti, anche quelli che non hanno mai avuto a che fare con la droga e non hanno fumato nemmeno uno spinello.
Ficarra e Picone sono portatori sani di comicità alta, ma non vogliono che si dica. Hanno la peculiarità di essere popolari e di nicchia, è il loro speciale algoritmo. Fanno cinema civile, riprendendo percorsi remoti della commedia italiana, ma di soppiatto. Rinunciano perfino, in questo "L'ora legale" che è il loro sesto film (ma il terzo firmato da registi), alla convenzione imperativa del lieto fine.