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Mar 15, 2000

video: "posti di blocco e oltre"

2010-03-15
[en] [عر] [de] [fr]
il campo rifugiati nahr al-bared non si è ancora ripreso dalla devastante guerra del 2007 in cui è stato distrutto. l'esercito libanese ha mantenuto uno stretto controllo sul campo e sui 20.000 palestinesi sfollati che ci sono tornati fino ad ora. l'assedio dell'esercito ostacola molto la ripresa dell'economia del campo, dato che l'accesso è limitato e l'area è stata dichiarata una zona militare. con un recente sondaggio si è evidenziato come la presenza militare sia considerata un ostacolo per il 98 per cento di proprietari di attività di nahr al-bared. intanto l'esercito giustifica la sua presenza necessaria per mantenere la sicurezza dei civili.

questo film di 30 minuti documenta le varie conseguenze dell'assedio di nahr al-bared. commercianti e artigiani spiegano i loro problemi specifici e il capo progetto dell'UNRWA, un coordinatore di progetto della lega araba delle donne palestinesi, il presidente del comitato dei commercianti di nahr al-bared ed un ricercatore forniscono i loro punti di vista e i loro pensieri sul tema.

il breve documentario può essere scaricato qui e visto qui (parte 1/2/3) su youtube.

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Dec 17, 1999

video: "rappando contro la miseria del dopo-guerra"

2009-12-17
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mc tamarrod è il primo e solo rapper del campo profughi di nahr al-bared in libano. dalla distruzione del campo nel conflitto del 2007, mc tamarrod è tra i 30.000 sfollati palestinesi. quasi 20.000 profughi sono ritornati nella periferia del campo distrutto, aspettando la sua ricostruzione e soffrendo a causa dell'assedio del campo da parte dell'esercito libanese.

sfollamento, alloggi temporanei, posti di blocco, umiliazione, discriminazione... questi sono i temi che mc tamarrod mette nel suo rap arrabbiato. ispirato dai gruppi hip-hop katibe 5 e i-voice del campo profughi di beirut bourj al-barajneh e dai gruppi rap della palestina come il ramallah underground o il DAM, ha deciso di prendere il microfono e far conoscere al mondo oltre i posti di blocco la situazione di nahr al-bared.

questo video-clip di 5 minuti contiene l'ultima canzone di mc tamarrod e una breve intervista con il rapper. può essere scaricato qui e visionato qui su youtube o qui sotto.

Nov 9, 1999

immagine: arte popolare nel campo di nahr al-bared

2009-11-09
[عر] [en] [de] [es]
pochi giorni fa, due sfollati residenti del campo profughi distrutto di nahr al-bared nel nord del libano, esprimevano su un muro locale, la loro percezione del processo di ricostruzione...

Sep 23, 1999

articolo: "La ricostruzione di Nahr al-Bared in un limbo"

2009-09-23
[en] [de] [fr]
Dalla fine di Agosto, nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, le macchine per la ricostruzione sono ferme. Il Consiglio di Stato Libanese si è concesso due mesi di moratoria sulla ricostruzione del campo distrutto.

Nahr al-Bared, il più a nord dei 12 campi profughi palestinesi in Libano, è stato completamente distrutto durante una lunga battaglia estiva nel 2007. Nonostante il progetto pilota per la ricostruzione del campo sia pronto già dall’inizio del 2008 e approvato dal Governo Libanese, l’inizio dei lavori è stato rimandato di volta in volta. Quando nella primavera del 2009 è stato scoperto un sito archeologico sotto alle macerie del campo, quasi nessuno tra i profughi ha creduto alla notizia. Negli ultimi due anni, infatti si sono sentite troppe – spesso deboli – giustificazioni sui ripetuti ritardi della ricostruzione.

Tuttavia, Ia scoperta archeologica, ha dimostrato di essere un fatto e il Direttorato Generale Libanese per le Antichità (DGA) è stato coinvolto. La soluzione è stata trovata assieme all’UNRWA (UN Works and Relief Agency for Palestine Refugees) e all’ufficio responsabile del Primo Ministro Libanese: Prima che il materiale venga caricato sui containers, le buche ricoperte di cemento e prima che vengano gettate le fondamenta, il DGA potrà scavare e documentare i ritrovamenti archeologici.

Alla fine di Giugno, la maggior parte dei profughi non poteva credere ai propri occhi – i lavori di ricostruzione a Nahr al-Bared erano finalmente iniziati. Il progetto pilota era partito con l’allestimento dei lavori che iniziarono con la Fase 1. In accordo con l’UNRWA, i lavori di riempimento degli scavi in questa Fase, dovevano terminare verso la fine di Agosto e i lavori di copertura con il cemento stavano quasi per cominciare, quando all’UNRWA è stato ordinato lo stop dei lavori da parte del Governo Libanese.

Cos’era successo? Già in primavera il Leader del movimento d’opposizione “Free Patriotic Movement”, Michel Aoun, aveva redatto un appello contro la decisione del governo relativa alla copertura degli scavi nel campo. Il 18 agosto, il Consiglio di Stato concedeva una moratoria provvisoria. Una decisione definitiva si attende per Ottobre.

Il 31 Agosto, migliaia di abitanti di Nahr al-Bared hanno reagito al blocco dei lavori con una manifestazione di massa all’ingresso del cantiere di ricostruzione e proteste si sono tenute in vari campi profughi del Libano. Le critiche non erano rivolte solo allo stop dei lavori ma anche contro l’assedio che isola il campo, i suoi residenti e le attività commerciali dal mondo esterno. Il 16 settembre, i profughi hanno portato la protesta nelle strade della città di Tripoli, nel nord del Libano. La protesta ha visto anche la partecipazione di simpatizzanti libanesi.

Rappresentanti del Comitato per la Ricostruzione di Nahr al-Bared, accusano i politici libanesi di usare ancora una volta i ritrovamenti archeologici per guadagnare voti. Il Comitato punta a complementare il discorso chiedendo la trasformazione del sito archeologico in sito turistico.

Negli ultimi due anni, le proteste degli abitanti si sono limitate a manifestazione non provocatorie e a semplici presidi. La precauzione è dovuta alla memoria ancora vivida sulla manifestazione della fine di Giugno del 2007, quando 3 manifestanti furono colpiti a morte da proiettili e molti altri rimasero feriti. In una conferenza stampa, gli attivisti di Nahr al-Bared hanno accennato al lancio di una serie di azioni di protesta non violente ma crescenti, tra le quali un importante boicottaggio dei permessi d’ingresso rilasciati e controllati dall’ Esercito Libanese.

L’articolo originale in lingua tedesca di un attivista del collettivo anarchico a-films è stata pubblica su al-sharq.

articolo: "la ricostruzione di nahr al-bared in un limbo"

2009-09-23
[en] [de] [fr]
dalla fine di agosto, nel campo profughi palestinese di nahr al-bared, le macchine per la ricostruzione sono ferme. il consiglio di stato libanese si è concesso due mesi di moratoria sulla ricostruzione del campo distrutto. (...) [leggi tutto]

Jun 24, 1999

video: "due anni sotto assedio"

2009-06-24
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due anni dopo lo scoppio della guerra a nahr al-bared, il destino del campo resta poco chiaro. la ricostruzione del campo dovrebbe iniziare presto, ma l'esercito lo mantiene sotto uno stretto controllo. numerosi posti di blocco, filo spinato e postazioni militari tagliano fuori nahr al-bared dai territori circostanti.

nahr al-bared era un prospero mercato nella regione del libano settentrionale di akkar e metà dei suoi clienti erano libanesi. durante la guerra, l'esercito libanese non ha solo sconfitto il gruppo militante fatah al-islam, ma ha anche completamente distrutto il campo profughi. i suoi negozi sono stati saccheggiati, distrutti e bruciati, anche quando la guerra era terminata. l'economia del campo, un tempo florida, era stata fisicamente eliminata.

due anni dopo, circa meta della popolazione del campo è ritornata nelle zone ad esso adiacenti. centinaia di attività hanno riaperto, ma la ripresa economica è fortemente ostacolata dallo stretto assedio imposto dall'esercito libanese. sorge quindi il sospetto che il reale obiettivo della guerra non era fatah al-islam, ma la vita economica di nahr al-bared.

in questo film che dura dieci minuti, i soci di un'azienda di gelato, il presidente del comitato locale del commercio e l'imam della moschea al-quds parlano dell'assedio e delle sue conseguenze economiche.

questo documentario può essere scaricato qui (.mpeg/316mb) e qui (.mov/124mb) in buona qualità. può anche essere vista qui su youtube o qui sotto:

Jun 11, 1999

video: "un sorso di caffè"

2009-06-11
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nel maggio del 2007, è esplosa una battaglia tra fatah al-islam e l’esercito libanese nel campo profughi di nahr al-bared, nel nord del libano. fino a settembre 2007, attraverso pesanti bombardamenti, l’esercito libanese ha distrutto sitematicamente l’intero campo. due anni dopo, quasi tutte le macerie sono state rimosse dal „campo vecchio“, il centro di nahr al-bared. tuttavia, nonostante la crescente disperazione dei residenti sfollati, la ricostruzione non è ancora iniziata.

non solo l’esercito libanese tiene la popolazione fuori dal campo vecchio, ma ne controlla anche i movimenti all’interno e fuori dell’area circostante conosciuta come „campo nuovo“. chiunque entri nel campo nuovo deve avere un permesso emesso dall’esercito. i profughi e le ONG che lavorano per rivitalizzare quella che una volta era un economia stabile e che ora affronta un devastante isolamento, come il mercato di nahr al-bared totalmente tagliato fuori dai paesi circostanti. l’economia instabile e la crescente disoccupazione sono solo alcune delle conseguenze della distruzione del campo e del persistente assedio in atto.

in questo film di 26 minuti si seguono un padre e suo figlio mentre tentano di affrontare la loro disoccupazione. i due uomini stanno vivendo in baracche di metallo da più di un anno, nell’attesa di rientrare al loro campo. documentando le questioni sulla ricostruzione, le abitazioni temporanee, l’economia, la disoccupazione e disperazione, il film tocca la quotidiana esperienza di vita nel campo di nahr al-bared.

questo documentario può essere scaricata qui (.mpeg/804mb) e qui (.mov/312mb) in buona qualità. può anche essere vista qui (parte 1/2/3) su youtube o qui sotto.

parte 1:


parte 2:


parte 3:

May 24, 1999

articolo: "non c'è lavoro al campo di nahr al-bared"

2009-05-24
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mohammad e mahmoud erano seduti presso una distesa incolta ai margini del campo per i rifugiati di nahr al-bared, nel nord de libano. mentre mahmoud canticchiava la canzone riprodotta dal suo cellulare mohammad usava il suo per giocare ai videogiochi. mohammad alza lo sguardo e dice: “passiamo i giorni a far niente. alla mattina andiamo al bar per qualche ora. poi torniamo a casa e preghiamo. usciamo di nuovo, ritorniamo al caffè e restiamo lì fino a sera. e così tutti gli altri giorni”. (...) [leggi tutto]

articolo: "Non c'è lavoro al campo di Nahr al-Bared"

2009-05-24
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Mohammad e Mahmoud erano seduti presso una distesa incolta ai margini del campo per i rifugiati di Nahr al-Bared, nel nord de Libano. Mentre Mahmoud canticchiava la canzone riprodotta dal suo cellulare Mohammad usava il suo per giocare ai videogiochi. Mohammad alza lo sguardo e dice: “Passiamo i giorni a far niente. Alla mattina andiamo al bar per qualche ora. Poi torniamo a casa e preghiamo. Usciamo di nuovo, ritorniamo al caffè e restiamo lì fino a sera. E così tutti gli altri giorni”.

I due giovani non sono i soli disoccupati del campo di Nahr al-Bared. Quello che era il più prospero dei campi per rifugiati del Libano, circa due anni fa è stato teatro di scontri fra l’esercito libanese e Fatah al-Islam, una piccola formazione islamica militante che si era infiltrata nel campo. Da allora la vita degli abitanti palestinesi fa fatica a riprendere. Secondo uno studio del 2007, condotto da un istituto norvegese (FAFO), prima della guerra il 63 % dei residenti lavorava all’interno del campo. Un’indagine del 2008, a firma dell’UNRWA, ha stimato la percentuale di disoccupazione dei 10.000 returnees (cioè di una parte di coloro che sono stati costretti a lasciare la propria abitazione durante gli scontri e che poi vi hanno fatto ritorno, n.d.t.) al 40 %. Questa cifra è ricavata dalle affermazioni degli intervistati ma non tiene conto del numero dei residenti che hanno un lavoro part-time o temporaneo. Molti di loro lavorano solo alcuni giorni alla settimana e possono restare fuori dal mercato del lavoro per settimane.

Il campo è stato un importante centro di scambi fra la città nord-libanese di Tripoli, e (quelle sul) confine siriano. Nella ricerca condotta dall’UNRWA, tre quarti di coloro che svolgevano attività imprenditoriali prima degli scontri sostengono che i lorolocali aziendali sono stati totalmente distrutti. In aggiunta, da un’indagine della SME Working Group, è stato rilevato che 1512 micro, piccole e medie imprese all’interno del campo sono state danneggiate o distrutte a seguito del conflitto. Durante e dopo gli scontri, quando il campo era sotto l’esclusivo controllo dell’esercito libanese, macchinari, strumenti e interi stock di beni furono saccheggiati e le attività commerciali furono bruciate o gravemente danneggiate. Dall’ottobre del 2007 l’economia di Nahr al-Bared è stata distrutta.

Il padre di Mohammad, Ziyad, è anche lui disoccupato. Ha trascorso gran parte della sua vita lavorando nella costruzione oleodotti nel Caucaso e nel Golfo Persico. La scorsa estate ha lavorato per un breve periodo con una compagnia libanese nel vicino distretto di al-Koura. “Quando il lavoro diminuiva ero il primo a dover andare via, perché sono palestinese, non avevo alcun contratto quindi potevano mandarmi a casa senza problemi” ha spiegato. Da allora ha cercato di guadagnare qualcosa con la pesca o la vendita di caffè, limonate o tè nel suo minuscolo caffè vicino alle abitazioni temporanee, note con il nome di baracche di ferro.

Ziyad ha molto tempo per pescare. Ogni mattina tra le 5 e le 7 del mattino si dirige verso la spiaggia per sfidare la sorte per un paio d’ore.”Dipende dal vento” dice. “L’altro ieri ho preso molti pesci e ne ho venduto per 14,000 LBP( 9 $). Ieri invece sono tornato a mani vuote”. Se il vento è favorevole ritorna al mare anche nel tardo pomeriggio. Il campo di Nahr al-Bared è situato lungo la costa libanese. Per la parziale pulizia del campo i furgoni della spazzatura hanno creato una striscia di 10 metri di detriti lungo la costa. Ziyad ha gettato l'amo da pesca nell’acqua. Sotto i suoi piedi c’erano i resti del campo precedente - giocattoli rotti, scarpe, elettrodomestici e ciottoli di pietre e mattoni.

La famiglia di Ziyad vive in una delle baracche di ferro. Generalmente mangiano pesce perché raramente riescono a comperare la carne. A metà maggio Ziyad ha deciso di riaprire il caffè. Indicando una cassetta vuota di limonate ha detto “ io vendo ciascuna bottiglia a 250 LBP(0,16 $). Se riesco a venderle tutte arrivo a 1000 LBP (0.66 $). A fine giornata il profitto non è che di qualche dollaro. Mohammad, un giovane macellaio, è quasi nella stessa condizione. Forse sta un po’ meglio. Ha investito 5000 $ in un’attività e adesso è sommerso dai debiti. Vende sandwiches, carne, snack e pietanze tipiche. Un cliente compra un panino e gli dà 1000 LBP. Mohammad si gira e dice “ A Tripoli lo stesso panino vale 3000 LBP. Non guadagno niente sul prezzo di 1000 LBP. E questo ragazzo riprenderà i suoi 1000 LBP quando andrò fra qualche giorno a comprare la verdura al suo negozio”. Vicino alla via principale del campo, Salim ha aggiustato la suola di una scarpa per un cliente e ha ricevuto 1000 LBP in cambio. “La situazione economica è questa: se scrivi il tuo nome su una banconota da 1000 LBP, farà il giro del campo e ritornerà nelle tue mani alla fine della settimana” ha detto Salim.

L’economia a circuito chiuso è dovuta all’occupazione dell’esercito libanese. Nell’indagine UNRWA del 2008 i commercianti del campo sostenevano che metà dei loro clienti erano libanesi. Il presidente dell’unione commercianti del campo lamentava il fatto che “Il campo è una zona militare chiusa. I vicini libanesi non hanno il permesso di entrare. Come può sperare di rinascere l’economia del campo?’” I produttori di caffè el-Saadi e altre compagnie hanno aperto piccole filiali oltre i checkpoint militari nella zona di Adbi o lungo l’autostrada. Un impiegato dell’UNRWA che preferisce rimanere anonimo sostiene “Aiutare i proprietari ad aprire attività fuori dal campo è molto problematico e sgradito. D’altra parte, però, all'interno del campo non hanno praticamente nessuna altra chance di sopravvivenza.”

Una delle attività senza speranza del campo appartiene ad Ahmad, un giovane che vive nelle baracche di ferro. Dopo aver lavorato a cottimo per mesi ha aperto un piccolo internet café nel mese di maggio. Dopo pochi giorni ha chiuso i battenti perché non aveva praticamente clienti e quasi nessun incasso. Ha venduto i computer e ha comprato invece una tavolo da biliardo e una centriifuga per preparare succhi freschi. Anche così, però, passa la maggior parte delle giornate seduto su una sedia di plastica davanti al suo locale.

Mahmoud, il figlio di Ziyad ha avuto una sorte simile. L'autunno scorso aveva aperto un internet café sotto una tettoia accanto alle baracche. Da allora, ha venduto i computer e ha chiuso l'internet café “Non guadagnavo più di qualche dollaro anche se i computer erano sempre in uso. Alla lunga ho capito che non ne valeva la pena.” Adesso lavora di nuovo a Beirut. Ogni mattina Mahmoud parte dal campo intorno alle 5-6 del mattino per tornare la sera, tra le 7 e le 9. Normalmente vede i suoi due figli quando sono già a letto e metà del suo guadagno quotidiano è speso in trasporti e alimenti.

Sembra ci siano troppi caffè, sandwich shops, negozi di abbigliamento e altre piccole botteghe di vendita al minuto a Nahr al-Bared. Fanno a gara per conquistare i clienti e i pochi guadagni che portano con sé ma spesso la fatica non è ricompensata. Di conseguenza spesso queste attività non hanno vita lunga: il potere d’acquisto è ridotto e, a causa dell'assedio, gli incentivi all’investimento sono scarsi. Abu Ali dice che un altro fattore è che “il successo di Nahr al-Bared era dovuto in parte ad un economia di credito. I clienti libanesi compravano i prodotti a rate. Ancora oggi molti libanesi della regione di Akkar non hanno finito di pagare i debiti contratti con i proprietari delle attività. Inoltre, durante la guerra, non solo è andato perduto gran parte del capitale ma anche i registri dei debiti.

La crisi economica che ha investito Nahr al-Bared ha portato il proprietario di una serie di negozi di abbigliamento ad interrogarsi sulle ragioni della distruzione del campo. Abu Ali ha tracciato un paragone con gli scontri tra gli Alawiti di Jabal Mohsen e i sunniti di Bab al-Tabbaneh a Tripoli, nell’autunno scorso. “ I soldati e i blindati dell’esercito presidiavano il campo ma non lo isolavano. Perciò potrebbero lasciare aperto anche Nahr al-Bared! Vogliamo che le autorità libanesi interrompano immediatamente l’assedio.”

Nelle baracche di ferro, intanto, Ziyad ha ripreso a vendere nel suo caffè succhi freschi di arance e carote. Un bicchiere grande costa solo 500 LBP (0.33 $). A Tripoli costerebbe almeno il doppio. Ziyad fa spallucce e con un sorriso amaro ci dice “Non è molto ma è meglio di niente.”

L’articolo originale in lingua inglese di Ray Smith, un attivista del collettivo anarchico a-films, qui su Electronic Intifada.

May 18, 1999

video: dimostrazione contro baraccamenti

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on 15 may 2009, several hundred residents of the destroyed nahr al-bared refugee camp in north lebanon gathered at the al-quds mosque to march along the army posts to a construction site in the south of the camp. there, yet another piece of land was flattened and the building of the fifth unit of temporary shelters for displaced families is being prepared.

in their chants, the protesters demanded the return to the old camp and the end of the siege on nahr al-bared and the abolishment of the permit system respectively. abu tayyeb of the residents' committee demanded the immediate stop of the building of the new barracks as long as the reconstruction in the old camp wouldn't start. he further criticized corruption and nepotism in the reconstruction process and asked why the rebuilding of the old camp is constantly being delayed. he hinted at intentions to actually not rebuild the camp and told the crowd: „the laying of the foundation stone on 9 march was nothing but a lie!“

the 2-minute video can currently only be watched here on youtube or below.

May 17, 1999

articolo: "due anni dopo – nessuna ricostruzione a nahr al-bared"

2009-05-17
[en] [de] [fr]
circa due anni fa, era scoppiato un combattimento tra l'esercito libanese e il gruppo di militanti fatah al-islam nel campo profughi palestinesi di nahr al-bared, nel libano del nord. la battaglia, durata tutta l'estate, si era conclusa nel settembre del 2007 e il campo era totalmente distrutto - e le macerie stavano a indicare che la distruzione era stata sistematica, con tutta probabilità eseguita dall'esercito libanese. dopo molti ritardi, il nucleo centrale del campo, sotto mandato ONU – il cosiddetto “campo vecchio” è stato nel frattempo sgomberato da circa 600.000 metri di macerie. tuttavia, la ricostruzione non è iniziata e i residenti non possono accedere al campo vecchio, il cui accesso è controllato dall'esercito libanese, e i rifugiati spostati sono sempre più risentiti. (...) [leggi tutto]

articolo: "Due anni dopo – nessuna ricostruzione a Nahr al-Bared"

2009-05-17
[en] [de] [fr]
Circa due anni fa, era scoppiato un combattimento tra l'esercito libanese e il gruppo di militanti Fatah al-Islam nel campo profughi palestinesi di Nahr al-Bared, nel Libano del Nord. La battaglia, durata tutta l'estate, si era conclusa nel settembre del 2007 e il campo era totalmente distrutto - e le macerie stavano a indicare che la distruzione era stata sistematica, con tutta probabilità eseguita dall'esercito libanese. Dopo molti ritardi, il nucleo centrale del campo, sotto mandato ONU – il cosiddetto “campo vecchio” è stato nel frattempo sgomberato da circa 600.000 metri di macerie. Tuttavia, la ricostruzione non è iniziata e i residenti non possono accedere al campo vecchio, il cui accesso è controllato dall'esercito libanese, e i rifugiati spostati sono sempre più risentiti.

Il 9 marzo 2009, le autorità responsabili della ricostruzione di Nahr al-Bared hanno partecipato ad una cerimonia che doveva servire a mettere a tacere le critiche e a offrire ai media libanesi e stranieri l'apparente garanzia che il campo sarebbe stato ricostruito. Sotto la protezione dell'esercito libanese, Khalil Makkawi, presidente del Comitato per il Dialogo Libano-Palestinese (LPDC), Abbas Zaki, Rappresentante della Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) in Libano, il Ministro dell'Informazione libanese, Tarek Mitri; e Karen AbuZayd, Commissario generale dell'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), sono stati accompagnati dentro il campo. Nel corso della cerimonia è stata posata la prima pietra per la ricostruzione di Nahr al-Bared, è stata biasimata la mancanza dei finanziamenti da parte dei paesi donatori e sono state pronunciate vuote parole di circostanza. Non è stato fatto cenno ad argomenti delicati, come ad esempio l'assedio del campo da parte dell'esercito. Gli ex residenti del campo sono stati rinchiusi dietro recinti di filo spinato, mentre i soldati libanesi li tenevano tranquilli. Quando tentò di penetrare nella zona chiusa, la folla è stata picchiata e respinta dai soldati che hanno anche fatto uso di un veicolo corazzato di trasporto truppe.

Ad oltre due mesi dalla cerimonia il campo vecchio di Nahr al-Bared's non ha ancora visto nessun lavoro di ricostruzione. Secondo il Piano Generale Preliminare predisposto congiuntamente dal Comitato Azione Civile e Studi per la Ricostruzione di Nahr al-Bared (NBRC), costituito da appartenenti alla comunità, e l'UNRWA, la ricostruzione avrebbe dovuto iniziare entro maggio 2009. Dal momento che i rifugiati hanno la proibizione di accedere alla zona, hanno cominciato a circolare varie storie a proposito del destino della prima pietra del campo vecchio. Alcuni dicono che la pietra è stata rubata il giorno dopo la cerimonia, altri affermano che è stata distrutta. La lentezza dello sgombero dell'area e il fatto che la ricostruzione non sia ancora iniziata rafforza i dubbi delle persone dislocate di poter mai far ritorno al loro campo. Mahmoud, un giovane musicista, spiega "Ogni pochi mesi vengono fornite nuove scuse per giustificare i ritardi. Prima si è accusata la mancanza di macchine da costruzione, poi si è affermato che c'erano ancora troppi ordigni inesplosi fra le macerie, e infine sembra che sia la scoperta di antichi pilastri ad impedire i lavori." Molti dei rifugiati pensano che il campo non verrà mai ricostruito. Salim, un giovane calzolaio, si chiede "Perché mai hanno hanno distrutto il campo? Non penso che l'abbiano fatto per ricostruirlo!"

Il 13 maggio, un auto fornita di altoparlanti e condotta da sostenitori del partito di Fatah ha annunciato la visita del rappresentante dell'OLP, Abbas Zaki. Khaled, un negoziante della località Corniche del campo nuovo, che non è sotto mandato ONU, è rimasto a guardare in silenzio. Appena la macchina è passata ha detto: “Guarda, Abbas Zaki viene a raccontarci bugie. Vuole attutire la rabbia della gente per evitare pesanti proteste all'approssimarsi del secondo anniversario della guerra". Khaled ha aggiunto che non avrebbe assistito al discorso di Zaki, dato che era convinto che sarebbe stato pieno di menzogne e vuote promesse e che a lui non sarebbe stata offerta l'opportunità di parlare.
Il giorno dopo, il convoglio di Zaki è arrivato al margine sud di Nahr al-Bared. Il luogo scelto per il discorso era un edificio esterno al campo. I residenti del campo sono convinti che questa decisione sia stata deliberatamente presa dopo la cerimonia della posa della prima pietra a marzo, quando qualcuno dei presenti alla cerimonia aveva scagliato insulti contro Zaki ed egli era uscito attraverso l'uscita sud del campo, per evitare l'assembramento di gente adirata raccolta all'accesso a nord.

Zaki, nel suo discorso, ha parlato di unità palestinese, del nuovo governo in Israele, e di molte altre questioni, destinate a conquistare il sostegno dei presenti (la gente era in massima parte costituita da sostenitori di Fatah). Però non ha quasi neppure parlato di Nahr al-Bared. Dopo il discorso di Zaki, i ai presenti è stata data la facoltà di porre domande e ne è seguito il caos. Le guardie del corpo di Zaki lo hanno velocemente circondato e ai presenti è stato richiesto di formulare le domande per iscritto. Alcuni dei residenti, sconvolti dalla loro situazione, si sono convinti che questo fosse un tentativo di tacitare il dissenso.

La massima parte delle domande riguardava l'assedio e la ricostruzione del campo, la disoccupazione, e la situazione dei rifugi temporanei, che i residenti chiamano “baracche” Uno dei residenti è riuscito a rivolgersi a Zaki verbalmente, dicendo “Non vogliamo migliorie nelle “baracche”: non vogliamo proprio le baracche”. Dopo aver risposto ad alcune questioni, il convoglio di Zaki è ripartito – senza aver neppure visitato il campo.

I membri delle altre due principali fazioni dell'OLP, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, erano presenti durante il discorso e sono rimasti in silenzio per dimostrare l'unità all'interno dell'OLP. Nelle strade, tuttavia, nessuno ha tenuto a freno la lingua. Nei commenti su Zaki era inclusa in genere qualcuna di queste parole: “bugiardo”, “traditore”, o “maiale”.

Il Comitato dei Residenti di Nahr al-Bared hanno organizzato una manifestazione il giorno dopo la visita di Zaki. Benché relativamente poco strutturato, il gruppo è piuttosto attivo ed è stato creato proprio in reazione all'inattività del Comitato Popolare del campo (che è costituito solo di delegati dei principali partiti dell'OLP).

La marcia di protesta è cominciata dopo la preghiera del Venerdì alla moschea al-Quds e si è diretta lungo le postazioni dell'esercito al confine del campo vecchio verso un sito di costruzione situato nella parte sud del campo. Al sito l'UNRWA spianava un altro pezzo ancora di terra e si stava preparando la costruzione della quinta unità di rifugi temporanei. I manifestanti, nei loro cori, chiedevano il ritorno al campo vecchio e la fine dell'assedio a Nahr al-Bared e l'abolizione del sistema di permessi dell'esercito libanese che controllava il movimento da e per il campo.

Durante la marcia, Sheikh Ismail Abu Ibrahim, il giovane imam della moschea di al-Quds,e un portavoce del comitato dei residenti, conosciuto come Abu Tayyeb, hanno richiesto la fine immediata della costruzione di nuove baracche finché la ricostruzione del campo veniva rimandata. Abu Tayyeb inoltre ha criticato la corruzione e il nepotismo implicati nel processo di ricostruzione ed ha chiesto retoricamente: “Perché mai la ricostruzione del campo è stata continuamente rimandata?”. La risposta implicità era che le autorità libanesi non intendevano affatto ricosctruire il campo. Dinanzi alla gente assiepata ha affermato “La posa della prima pietra e la cerimonia non sono state altro che una menzogna!”

L’articolo originale in lingua inglese di Ray Smith, un attivista del collettivo anarchico a-films, qui su Electronic Intifada.

Nov 5, 1998

video: "transizioni"

2008-11-05
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a più di un anno di distanza dalla distruzione delle loro case durante la battaglia tra l'esercito libanese e il gruppo islamico militante fatah al-islam, la maggioranza dei profughi di nahr al-bared nel nord del libano si trova ancora in una situazione difficile. impossibilitati a tornare nelle proprie case, bloccati in unità abitative prefabbricate, e spesso disoccupati, molti dei profughi si sentono frustrati e senza speranza, e solo qualche volta riescono a vedere un barlume di speranza.

essendo assoggettati alle organizzazioni di aiuto e a decisioni politiche esterne, molto profughi hanno cominciato a criticare l'umanitarizzazione del loro problema politico, e dichiarono di opporsi alle politiche di aiuto umanitario.

questo breve film, prodotto nell'ottobre 2008, documenta le esperienze e i pensieri di alcuni giovani residenti del campo di nahr al-bared riguardo gli attuali sviluppi all'interno del campo e riguardo la loro situazione personale.

può essere scaricata qui (.mpeg/594mb) e qui (.mov/226mb) in buona qualità. può anche essere vista qui (parte 1/2) su youtube o qui sotto.

parte 1:


parte 2:

Oct 15, 1998

video: "tra passato e presente"

2008-10-15
[en] [عر] [de] [es] [fr]
è passato un anno da quando è stato consentito ai primi palestinesi di ritornare nei dintorni del campo distrutto di nahr al-bared, in quella zona chiamata “campo nuovo”. nel frattempo, fino a 15.000 persone si sono trasferite lì, molti di loro aspettano di entrare nelle loro case distrutte nel “campo vecchio”, il centro di quello che era il campo di nahr al-bared. l’esercito libanese ha ancora il controllo esclusivo del campo vecchio così come alcune parti del campo nuovo.

il campo di nahr al-bared era un centro economico nel nord di tripoli. benché i primi negozi e compagnie hanno riaperto a nahr al-bared, lottano con una situazione economica difficile con un simile assedio del campo.

questo film di 16 minuti è stato prodotto attraverso un piccolo laboratorio video nel campo e tratta degli attuali sviluppi a nahr al-bared, concentrandosi sugli aspetti economici e sulla ricostruzione.
può essere scaricata qui (.mpeg/537mb) e qui (.mov/246mb) in buona qualità. può anche essere vista qui (parte 1/2) su youtube o qui sotto.

parte 1:


parte 2:

Oct 14, 1998

articolo: "raccolta delle arance"

2008-10-14
[en] [de]
il sole non è ancora sorto sulla piantagione di arance nel retroterra della città meridionale libanese di tiro. muhammad ha appena trasferito 10 secchi di arance in cassette di plastica nera lungo il bordo dell’aranceto. dopo aver riportato i secchi vuoti indietro agli altri lavoratori, egli dice: "dopo questo lavoro ritorno a casa, riposo per un ora e parto per il mio secondo lavoro come decoratore. la sola raccolta di arance non sfamerebbe la mia famiglia". (...) [>>>]

articolo: "Raccolta delle Arance"

2008-10-14
[en] [de]
Il sole non è ancora sorto sulla piantagione di arance nel retroterra della città meridionale libanese di Tiro. Muhammad ha appena trasferito 10 secchi di arance in cassette di plastica nera lungo il bordo dell’aranceto. Dopo aver riportato i secchi vuoti indietro agli altri lavoratori, egli dice: "Dopo questo lavoro ritorno a casa, riposo per un ora e parto per il mio secondo lavoro come decoratore. La sola raccolta di arance non sfamerebbe la mia famiglia".

Questa mattina intorno alle cinque e mezza, il caposquadra, che io chiamerò "di Abu G" con la sua dozzina di lavoratori si sono diretti alla piantagione in un minivan blu. Un'ora più tardi, gli uomini sono impegnati nell’adempiere ai loro compiti specifici. Due in equilibrio su scale a pioli a cogliere le arance dalla cima degli alberi mentre Muhammad e altri raccolgono dai rami più bassi. Di volta in volta, tra i sei ed i dieci secchi vengono trasportati. Dopo aver effettuato una selezione delle arance, esse sono depositate in scatole che vengono poi caricate su un piccolo camion che le porta nella zona nord del Libano e da lì sono esportate verso altri paesi della regione. Mentre i lavoratori svolgono il loro lavoro duramente ,il caposquadra registra su un pezzo di cartone. Anche se la disparità tra caposquadra ed operaio è evidente, essi condividono un elemento: sono i profughi palestinesi che vivono al campo profughi di Burj al-Shemali.

Burj al-Shemali si trova ai margini di Tiro ed è stato istituito agli inizi del 1950 dopo che le forze sioniste hanno espulso centinaia di migliaia di palestinesi dalla loro patria. Molti dei primi campi profughi in Libano sono stati trasferiti a causa delle pressioni politiche da parte dello Stato libanese. Alcuni erano situati vicino alle piantagioni di agrumi nella zona costiera e altri vicino alle zone industriali di Beirut. Oggi circa 20.000 persone vivono nella zona tranquilla ma recintata di Burj al-Shemali Camp. Più di due terzi della sua forza lavoro lavora almeno part time nell’ agricoltura.

Nelle prime ore del mattino, tra le 5 e le 6, un'ondata di passi e sussurri possono essere ascoltati nei stretti vicoli del capo profughi. Segue il silenzio che dura fino alle sette e mezza quando centinaia di alunni assonnati vanno a scuola a piedi. E' nel buio delle prime ore del mattino che centinaia di lavoratori a giornata lasciano le loro case, si raccolgono per le strade e poi vanno dritti al loro lavoro nei campi e nelle piantagioni della regione. Tra di loro ci sono giovani, laureati e nonni. Alcuni lavorano nei campi ma la maggior parte di loro raccolgono arance, limoni e banane. Prima di mezzogiorno, la maggior parte dei lavoratori è di ritorno al campo profughi. Tuttavia, non è la fine della loro giornata di lavoro.

La legge libanese tratta più di 400.000 profughi palestinesi nel paese come stranieri. Pertanto non è permesso loro possedere la terra, è loro vietato di lavorare in oltre 70 impieghi da colletti bianchi, ad essi non è garantito un salario minimo e non sono integrati nel sistema sociale e sanitario libanese. Queste diverse forme di emarginazione li rendono vulnerabili in molti modi. Per molti rifugiati la sopravvivenza dipende dai servizi e dall'assistenza delle agenzie delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, UNRWA, e dagli aiuti provenienti da loro parenti all'estero. Palestinesi altamente qualificati come medici o ingegneri, che non sono autorizzati a esercitare la loro professione in Libano, si trovano a guidare taxi o sono nei numerosi piccoli negozi dei campi profughi o come lavoratori a giornata nell’edilizia o nell'agricoltura.

Hajja Amne, 65 anni, dice che ha lavorato duro nell’ agricoltura per tutta sua vita, ma non ha mai ricevuto alcun beneficio. Ora i suoi problemi di salute le impediscono di lavorare. Anche se soddisfatta dall’aumento del salario a seguito di uno sciopero avvenuto all’inizio dell’anno da parte dei lavoratori palestinesi impegnati nel raccolto, è comunque indignata dal fatto che gli uomini guadagnino di più rispetto alle donne impegnate nello stesso lavoro. Denuncia inoltre che "Se un lavoratrice è malata e non può lavorare, non viene pagata". Tuttavia, i lavoratori non sono solo sfruttati dai proprietari terrieri libanesi e dai propri datori di lavoro, ma talvolta anche dal proprio caposquadra. Essi spesso riempiono le loro tasche con una quantità di denaro proveniente da prelievi ingiustificati dai salari degli operai. Mentre alcuni dei caposquadra partecipano in prima persona alla raccolta altri limitano la propria attività a sorvegliare i propri lavoratori, come nel caso di Abu G che si riposa sull’erba.

Sono stati compiuti numerosi sforzi per la creazione di una organizzazione collettiva dei lavoratori palestinesi giornalieri nell’ agricoltura. La lotta per salari più elevati avvenuta all'inizio di quest’ anno è uno dei vari indicatori. Secondo Hosni, un caposquadra, riconosciuto come comunista, è stata discussa l’ idea per la creazione di un sistema autonomo di assicurazione per i lavoratori. Tuttavia, nulla è stato attuato finora e purtroppo numerosi impedimenti per l’ auto-organizzazione dei lavoratori possono essere individuati nel frammentato panorama politico nei campi profughi. Anche nel caso estremo di Nahr al-Bared, il campo profughi a nord del Libano distrutto dall’ esercito libanese lo scorso anno durante la lotta contro uno gruppo di militanti sunniti che avevano occupato una parte del campo, i partiti palestinesi riescono difficilmente a mettere da parte le loro differenze per lavorare insieme per l'interesse collettivo dei rifugiati.

Nel frattempo, Muhammad continua a lasciare sette giorni a settimana nelle prime ore del mattino il campo profughi al fine di lavorare in un aranceto. Pochi anni fa, ha costruito un altro piano sulla parte superiore della casa dei suoi genitori e si è sposato. Da allora, la moglie ha dato alla luce una bambina. "Come un qualsiasi palestinese tu non puoi imparare un unico lavoro e svolgere la stessa attività per tutta la vita", dice Muhammad. "Abbiamo diverse esperienze di lavoro in vari campi e spesso si lavora in diversi luoghi contemporaneamente al fine di fare soldi.

L’articolo originale in lingua inglese di Ray Smith, un attivista del collettivo cinematografico anarchico a-films, su Electronic Intifada.

video: "raccolta delle arance"

2008-10-14
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tra le 5 e le 6 del primo mattino, passi e voci sussurrate possono essere ascoltati negli angusti vicoli del campo profughi di bourj ash-shamali nel libano del sud. è nel buio delle prime ore del mattino che centinaia di lavoratori a giornata palestinesi lasciano le loro case, si raccolgono nelle strade e poi si dirigono al loro lavoro nei campi e nelle piantagioni della regione. più dei due terzi della forza lavoro dei campi lavora part-time in agricoltura.

le leggi libanesi trattano più di 400.000 profughi palestinesi nel paese come stranieri. così i palestinesi non possono essere proprietari di terra, gli sono vietati dozzine di lavori, non gli è garantito un salario minimo e non hanno accesso al sistema assicurativo sociale e medico libanese. queste svariate forme di esclusione rendono i palestinesi vulnerabili e sfruttabili in molti modi.

questo film di 17 minuti è il risultato di un laboratorio video nel campo di bourj ash-shamali e tratta i vari aspetti del lavoro e della vita nelle piantagioni del libano del sud dei lavoratori a giornata palestinesi.
può essere scaricata qui (.mpeg/559mb) e qui (.mov/232mb) in buona qualità. può anche essere vista qui (parte 1/2) su youtube o qui sotto.

parte 1:


parte 2:

Jun 25, 1998

video: "pulire"

2008-06-25
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nell’inverno 2007/08, è stato permesso alle prime centinaia di famiglie palestinesi di tornare alle loro case distrutte o danneggiate che si trovano alla periferia del campo di nahr al-bared. le famiglie si sono trovate di fronte una situazione molto difficile. molte di loro hanno perso la casa e la maggior parte dei loro beni sono stati distrutti o rubati.
questo cortometraggio video, documenta l’esperienza dei profughi una volta tornati al loro campo e i loro sforzi nell’affrontare la loro nuova realtà.

per ragioni di sicurezza, è pubblicata solo la versione anonima. può essere scaricata qui (.mpeg/247mb) e qui (.mov/109mb) in buona qualità. può anche essere vista qui su youtube o qui sotto.