Himalaya
Coordinate: 28°00′N 82°00′E / 28°N 82°E
Himalaya | |
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Foto satellitare presa sopra l'altopiano del Tibet | |
Continente | Asia |
Stati | Bhutan Cina India Nepal Pakistan |
Cima più elevata | Everest (8 848 m s.l.m.) |
Lunghezza | 2 400 km |
Larghezza | da 250 a 400 km |
Superficie | 600 000 km2 |
Età della catena | 55 milioni di anni |
Tipi di rocce | rocce sedimentarie, rocce intrusive e ofioliti |
L'Himalaya o Himalaia (pron. /imaˈlaja/, tradizionalmente /iˈmalaja/[1]; in sanscrito हिमालय, "dimora delle nevi", dall'unione di hima, "neve", e ālaya, "dimora"), adattata talvolta in italiano come Imalaia[2][3][4], è una catena montuosa dell'Asia centro-meridionale, che separa India, Pakistan, Nepal e Bhutan dalla Cina (Tibet).[5]
Lunga circa 2 400 km per una larghezza di circa 100–200 km, è connessa verso occidente con la catena dell'Hindu Kush afgano. È detta "tetto del mondo" in quanto comprende le cime montuose più alte del mondo, tra cui i quattordici Ottomila, come l'Everest (8 848 m) e il Kanchenjunga (8 589 m) oltre a numerosi settemila e seimila.
Indice
Origine geologica[modifica | modifica wikitesto]
Secondo la tettonica a placche, la catena dell'Himalaya è il prodotto del confine convergente tra placca indo-australiana e placca euroasiatica. Il continuo movimento relativo di queste placche indica che la catena dell'Himalaya sta ancora aumentando di dimensioni.
Geologicamente, si ritiene che l'Himalaya crescerebbe ad una velocità di circa 8-10 millimetri l'anno, se la dinamica delle placche fosse l'unico fattore incidente. Sono comunque attive le normali forze erosive, che ne riducono le dimensioni; la crescita netta delle montagne della catena è quindi stimabile in circa 2,5–5 cm/secolo.
Clima[modifica | modifica wikitesto]
Il clima varia a seconda dell'altitudine, da sub-tropicale alle pendici meridionali fino ad alpino estremo nelle vette più elevate. Si possono distinguere tre macro-stagioni: da ottobre a febbraio, con basse temperature; da maggio a giugno con temperature più elevate; da giugno a settembre, l'umida stagione monsonica, caratterizzata da violente piogge limitate però al settore meridionale della catena, oltre cui i venti monsonici non possono spostarsi per via degli alti picchi.
Suddivisione[modifica | modifica wikitesto]
La catena montuosa dell'Himalaya, oltre all'Himalaya considerato in senso stretto, comprende anche:
Vette[modifica | modifica wikitesto]
Principali vette, tra le altre:
- Everest 8.848,56 m
- Kangchenjunga 8.586 m
- Lhotse 8.516 m
- Makalu 8.462 m
- Cho Oyu 8.201 m
- Dhaulagiri 8.167 m
- Manaslu 8.163 m
- Nanga Parbat 8.126 m
- Annapurna 8.091 m
- Gasherbrum I 8.068 m
- Broad Peak 8.047 m
- Gasherbrum II 8.035 m
- Shisha Pangma 8.027 m
- Gyachung Kang 7.922 m
- Nanda Devi 7.817 m
- Pumori 7.161 m
- Ama Dablam 6.856 m
Toponomastica[modifica | modifica wikitesto]
I toponimi usati per individuare i monti himalayani sono in genere formati da radici nepalesi, tibetane, turchestane e sanscrite, combinate talvolta in modo ibrido tra loro, e possiedono una capacità espressiva ed una condensazione di significati ai quali gli occidentali non sono avvezzi.
Alcuni nomi di monti hanno carattere eminentemente descrittivo, come ad esempio:
- Himalaya, la dimora delle nevi
- Karakorum, le pietraie nere
- Dhaulagiri, la montagna bianca
- Gasherbrum, la parete lucente
- Machapuchare, la coda di pesce
- Makalu, il grande nero
- Kang Taiga, la sella di neve
In altri casi il toponimo ha un preciso riferimento religioso, come ad esempio:
- Pancchulé, le cinque fiaccole celesti
- Gosainthan, il luogo dei santi
- Trisul, il tridente (simbolo di Shiva)
- Indrasan, il trono di Indra
- Manaslu, la montagna dello spirito
- Chomo Lungma (rinominato Everest), la dea madre della terra
- Annapurna, la dea delle messi e dell'abbondanza
- Ganesh Himal, la montagna nevosa del dio elefante
Esistono poi alcuni monti il cui nome deriva dalla loro posizione rispetto ad altre cime, come:
- Nuptse, il monte a ovest
- Lhotse Shar, il monte a sud-est
- Lhotse, il monte a sud
- Nunagiri, il monte tra i due fiumi
C'imbattiamo infine in nomi come:
- Kardong, la fortezza di neve
- Mahalangur Himal, la catena montuosa delle grandi scimmie
- Mustagh, la montagna scintillante di ghiaccio
- Shisha Pangma, la cresta al di là dei pascoli
- Mulkilà, la fortezza d'argento
- Ama Dablam, la madre che abbraccia
- Kanchenjunga, i cinque forzieri della grande neve
Mistica[modifica | modifica wikitesto]
La vista dei monti himalayani, di questi "pilastri del cielo" che s'innalzano limpidi e poderosi dalle brume e dalle imperfezioni del mondo, evoca alla memoria il fiore di loto, simbolo della fede buddhista. Anche il fiore di loto affonda le sue radici nel fango che è simile al saṃsāra, l'eterno ciclo delle nascite e delle morti; ma quando sboccia, la sua corolla, ergendosi alta sullo stelo, si apre bianca ed immacolata per rappresentare la salvezza della coscienza e l'eterna serenità del nirvana.
Non è certamente un caso se antichi popoli, su entrambi i versanti della catena himalayana, hanno sempre identificato le più alte montagne del mondo come la sede dei loro dei. Ancora oggi, seguendo un'antica tradizione, vige talvolta l'usanza nelle spedizioni alpinistiche di fermarsi un metro sotto la vetta per un senso di mistico rispetto e di deferente omaggio verso la casa di Dio.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Luciano Canepari, Himalaya, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
- ^ Dino Buzzati, I fuorilegge della montagna. Uomini, cime, imprese, a cura di Lorenzo Viganò, Mondadori, 2013, ISBN 9788852031878.
- ^ Dario Antiseri, Il liberalismo cattolico italiano. Dal Risorgimento ai nostri giorni, Rubbettino, 2010, ISBN 9788849830477.
- ^ Francesco Costantino Marmocchi, Dizionario di geografia universale, vol. 2, Torino, Sebastiano Franco e figli, 1862.
- ^ Definition of Himalayas, in Oxford Dictionaries Online. URL consultato il 20 dicembre 2014.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Augusto Gansser, Andreas Gruschke, Blanche C. Olschak: La regione del Himalaya. Cultura, storia, popoli, edizione italiana per Touring Club Italiano, Milano 1991.
- Valerio Sestini: Himalaya. Architettura e ambiente nelle Valli del Nepal, Editore: Alinea Editrice s.r.l. 2006. ISBN 88-6055-086-6.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Clima dell'Himalaya
- Catena montuosa del Karakorum
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Himalaya
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