Quasi tutto rimandato. Ma i cambiamenti climatici non aspettano: il 2016 è in corsa per essere l'anno più caldo mai registrato e le parti per milione di Co2 in atmosfera hanno stabilmente superato la soglia 400. Non agire immediatamente e ambiziosamente rischia di compromettere definitivamente il raggiungimento degli obiettivi fissati dell'accordo, e di mettere una pietra sulla possibilità di mettere un freno agli sconvolgimenti climatici.
La lotta ai cambiamenti climatici non è vinta. Il clima sta cambiando a ritmi accelerati e il tempo per agire è sempre di meno. Vuol dire pero che oggi è il capitalismo, prima ancora della politica, che può dare il colpo di grazia a un modello di produzione e consumo dell'energia, quello basato sui fossili, che ormai produce costi ambientali, sociali, economici, geopolitici infinitamente superiori ai benefici che porta.
Durante la sua campagna elettorale, Trump non ha certo risparmiato attacchi a Teheran, evidenziando più di una perplessità a proposito dell'accordo sul nucleare raggiunto da Obama. Quale sarà l'approccio della nuova amministrazione Usa a uno dei dossier più caldi della politica estera statunitense servirà a farci capire molte cose.
Dopo la sconfitta, Hillary una di noi. Stanchezza, delusione, dolore, fatica, rabbia, imbarazzo, scritti qui senza virgole così come senza trucco si palesano sul suo viso provato. Ha parlato per venti minuti, riuscendo a commuovere il suo pubblico e invitando i suoi sostenitori a "credere nel Paese", "lottare per i propri valori" e "mai, mai rinunciare". Quando a un politico mancano le parole è il momento di ascoltarlo. Bello. Triste ma bello.
Dopo un acceso dibattito che ha portato a un numero record si astensioni, la commissione diritti umani dell'Assemblea generale dell'Onu ha adottato una risoluzione che condanna la "occupazione temporanea" della Crimea da parte della Federazione russa accusandola di molteplici violazioni dei diritti umani nella regione. L'Assemblea generale è stata chiara nelle sue denunce, ma adesso cosa succederà?
La notizia dell'arresto di Fezzani racconta un paio di verità essenziali nella storia del jihadismo contemporaneo. Ma nella guerra siriana sono arrivate giovani leve che non hanno nessuna intenzione di mollare. La guerra in Siria non è in standby in attesa del referendum italiano. Oggi, ad Aleppo, l'esercito governativo ha bombardato un ospedale pediatrico.
In Rete, purtroppo, a volte succede che il web - fonte democratica per antonomasia - pulluli di informazioni sbagliate, distorte e inesatte. Prendiamo per esempio la sorprendente campagna elettorale per le presidenziali Usa. Le bufale bipartisan pubblicate in quantità industriale dai siti americani, nonostante tutto, non sembrano aver avuto un effetto decisivo sul risultato delle urne.
Trump prospetta al contempo "una rivoluzione energetica che trasformerà l'America in un netto esportatore di energia" e una politica protezionista che la allontanerà dai Trattati commerciali internazionali; la fine del supporto alle fonti rinnovabili", insieme alla promessa di una "migliore protezione dell'aria e dell'ambiente". Proposte incompatibili che imporranno scelte necessarie che dipenderanno anche dalla nuova squadra di governo.
Esattamente una settimana fa, ero a Washington e mi preparavo a trascorrere la serata davanti a un paio di megaschermi, per partecipare alla conferenza biannuale Global Electoral Organisation. Se dobbiamo attivarci di più sui temi politici, dai diritti all'economia, dai cambiamenti climatici alla battaglia contro razzismo e xenofobia, non possiamo declassare le regole del gioco democratico e la loro correttezza a questione tecnica.
Il retroterra economico-sociale del risultato di queste elezioni è che la globalizzazione, le conseguenze della crisi economico-finanziaria del 2008, l'immigrazione, hanno prodotto imprevedibili conseguenze politiche nel cuore della società americana. Per l'Europa il tempo delle rendite di posizione, del rigorismo è davvero finito: da un lato Trump, dall'altro Putin sono due interlocutori difficili che la mettono alla frusta.
"Caccerò tre milioni di migranti". L'orda sporca del populismo xenofobo siede sul seggio più alto del pianeta. Gli States del "melting pot", resi grandi e potenti proprio dalle migrazioni, costruiti da migranti sul sangue e sulla terra dei nativi.
La più grande lezione che ci arriva da Bone è che la vera risposta di fronte alla crisi della politica siamo noi. Soprattutto in un momento come questo. Di fronte alle scelte che ci aspettano nelle prossime settimane il primo cambiamento deve venire dal basso, dalla riscoperta della nostra indipendenza, di quel Ken Bone che è dentro ad ognuno di noi.