Trumpismo e Brexit sono dunque le parole del 2016. E stanno riscaldando i cuori di molti in Europa, da Marine Le Pen che domenica alla BBC ha indicato il trionfo repubblicano come un ulteriore passo verso la rivoluzione globale auspicando la sua di vittoria, a Matteo Salvini e Beppe Grillo che già si vedono (in coalizione?) a guidare l'Italia in una crociata anti-Europa, anti-immigrazione, anti-establishment; in definitiva anti-tutto.
Se parlano i numeri, ci capisce che sono state fatte analisi spesso fasulle non basate sugli effettivi risultati delle elezioni americane. È improprio parlare di valanga e di ceti che si sono massicciamente spostati. La divisione a metà tra i due candidati è stata trasversale. Soprattutto c'è stata una fuga dalla Clinton verso i "terzi candidati", cosa del tutto prevedibili a saper leggere i sondaggi.
Trump è stato democraticamente eletto. L'hanno scelto e la democrazia non si discute. Il giorno dopo il voto su Brexit, i britannici hanno detto "ci siamo sbagliati, non avevamo capito". In questi giorni negli Usa ci sono manifestazioni contro l'elezione di Trump alla Casa Bianca. Spero che gli italiani facciano più attenzione. Non vorrei che il 5 dicembre dicano "abbiamo sbagliato, volevamo punire Renzi, abbiamo punito l'Italia".
Mai nessuna elezione presidenziale in passato aveva determinato in così poco tempo la fine della credibilità (e in molti casi della carriera) di sondaggisti, psefologi e analisti totalmente incapaci di prevedere l'ondata travolgente di Donald Trump che ha spazzato via in un colpo solo la Clinton e quel partito democratico che non ha saputo dare continuità all'esperienza di Obama con un candidato ugualmente carismatico.
L'arrivo di Mauricio Macri alla presidenza dell'Argentina, nel novembre del 2015, dopo un periodo transitorio turbolento, ha generato grandi aspettative di apertura e di liberalizzazione nei principali attori economici, sia argentini che stranieri. Il Presidente Macri si trova adesso impegnato in un roadshow globale, nel quale elogia le virtù dell'economia argentina e delle sue riforme.
Ha ragione Barbara Stefanelli quando scrive sul Corriere della Sera dell'11 novembre che la parte migliore della campagna di Hillary Clinton è stato il discorso di commiato all'elettorato in cui ha dedicato un pensiero affettuoso alle donne e alle bambine, incoraggiandole a continuare nella lotta, consapevoli della propria forza.
La vittoria di Trump, è inutile girarci intorno, è un colpo all'Europa. Sui principali dossier il nuovo presidente americano la pensa all'opposto della Ue. Sugli immigrati, lo stato sociale, le regole finanziarie, i diritti di cittadinanza, le tasse, la politica estera e commerciale. Potrei continuare. Fatto sta che da noi hanno gioito i populisti, e pianto i democratici.
130 morti, 413 feriti gravi e mutilati, 4.000 sopravvissuti definiti dalla commissione d'inchiesta parlamentare "vittime ferite psicologicamente e fisicamente". Giovani, anziani, cristiani, ebrei, musulmani di 16 nazionalità diverse otre alla francese. La terza strage di civili dalla fine della seconda guerra mondiale, dopo la bomba sull'aereo della Pan-Am in Scozia (270 morti nel 1988) e alle stazioni di Madrid (191 vittime nel 2004).
I risultati delle elezioni dello scorso 8 novembre hanno visto trionfare (inaspettatamente) Donald Trump. Secondo i sondaggi, le maggiori testate nazionali e la stessa opinione pubblica, il candidato repubblicano era considerato spacciato.
Valeria era, a suo modo, una partigiana della vita, una cittadina partecipe e presente, una persona autentica, una ragazza piena di vita e con tanta voglia di scoprire il mondo, gli altri e quello che avrebbe potuto fare per la società, anche con i suoi studi in demografia ed il suo impegno sociale e civile. Ecco perché continuiamo a ricordarla e perché ci manca
È il popolo dei giovani democratici che contestano un voto democratico. È il sequel della campagna denigratoria lanciata da prestigiosi quotidiani contro The Donald. È la supremazia morale di chi crede di essere titolare del sapere assoluto, "compagnucci" e reazionari con la grana in tasca che cercano un tasso di adrenalina sufficiente a compensare la loro inettitudine sociale. È il braccio esecutivo dell'establishment
Il focus della politica di Trump non sarà l'estero e le organizzazioni internazionali, il suo obiettivo sarà l'America e gli americani prima di tutto. Certo l'Europa è un alleato, ma la freddezza e le dichiarazioni di alcuni governi e del presidente della Commissione Europea in queste ore, dopo le elezioni, non penso siano il miglior benvenuto alla presidenza Trump e agli auspici di una maggiore collaborazione.