All’alba del 6 settembre 2016, un’operazione cordinata dalla Digos di Torino ha portato alla perquisizione di 30 abitazioni in varie regioni d’Italia (Piemonte, Liguria, Lazio, Umbria, Lombardia, Abruzzo, Campania, Sardegna ed Emilia Romagna) e all’arresto di cinque compagne e compagni anarchici con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Inoltre, due anarchici detenuti dal settembre 2012 hanno ricevuto la notifica in carcere.
L’operazione denominata “Scripta Manent” (dal proverbio latino “verba volant, scripta manent” – parole volano, gli scritti rimangono ) è solo l’ultima in una serie di altre simili portate avanti negli ultimi decenni, tutte miranti ad allontanare gli anarchici dalle strade rinchiudendoli nel carcere. Perché? Perché le idee e le pratiche anarchiche sono pericolose per il potere. Queste idee e queste pratiche, teoria e azione, che hanno un solo ed unico obiettivo inequivocabile: la totale liberazione e la distruzione di tutte le forme di repressione, a prescindere dal fatto se viviamo in tempi di “crisi” o meno. Ma, durante un periodo di “crisi” le persone spesso smettono di essere recipienti passivi di decisioni imposte dall’alto. Gli anarchici, in questo senso, possono diventare un esempio in termini di attacco, azione diretta e auto-organizzazione della lotta. Questo è il motivo che sta dietro numerose operazioni dai nomi fantasiosi (Cervantes, Nottetempo, Ardire ecc.) che sono costate a molti compagni tempo in carcere e procedimenti giudiziari infiniti. Continue reading