Conclave

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La Cappella Sistina: vi fu celebrato il primo conclave nel 1492; dal 1878 è sede stabile di ogni conclave.

Conclave è un termine che deriva dal latino cum clave, cioè "(chiuso) con la chiave" o "sottochiave". Usualmente indica sia la sala in cui si riuniscono i cardinali per eleggere un nuovo papa, sia la riunione vera e propria. Viene spesso riferito allegoricamente anche a riunioni generiche (es. conclave di medici, conclave di giuristi).

L'evento storico che diede il nome di conclave all'elezione dei pontefici risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli nelle condizioni di decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice, che fu papa Gregorio X. Un fatto ricordato recentemente nel capoluogo della Tuscia con l'inaugurazione di un nuovo allestimento che ricorda quelle vicende[1].

Tuttavia il primo Pontefice eletto cum clave fu papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118 all'unanimità dei cardinali riuniti nel Monastero di San Sebastiano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).

Storia dell'elezione papale e origine del conclave[modifica | modifica wikitesto]

La sala del conclave del Palazzo dei Papi di Viterbo

Nei primi anni del cristianesimo l'elezione del nuovo pontefice avveniva nell'assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore (secondo la tradizione cattolica, è il caso ad esempio di papa Lino, successore di Pietro apostolo). Ci fu anche il caso di papa Fabiano che, secondo una tradizione tramandata, nel 236 venne eletto poiché durante l'assemblea una colomba si sarebbe posata sul suo capo, fatto che venne interpretato come segno della volontà divina.[2]

In seguito all'editto di Costantino (313) e al diffondersi della nuova religione, dal 336, su decisione di papa Marco l'elezione fu riservata al clero romano: come succedeva per i vescovi di altre diocesi, il clero della diocesi di Roma era il corpo elettorale per il vescovo di Roma. Invece di esprimere voti, il vescovo veniva scelto per consenso generale o per acclamazione. Il candidato veniva poi sottoposto al populus (i capi delle grandi famiglie) l'approvazione o disapprovazione generale. Questa incertezza nelle procedure elettorali di tanto in tanto ha dato luogo a papi rivali o antipapi e sicuramente diede ampi spazi di manovra alle più potenti famiglie romane che controllavano le scelte e candidavano loro esponenti al soglio di Pietro. Il diritto dei laici di rifiutare l'eletto venne abolito da un sinodo tenuto in Laterano nel 769, ma restaurato a favore della nobiltà romana da papa Niccolò I durante un sinodo a Roma nell'862. Dall'824, inoltre, il papa era sottoposto al giuramento di fedeltà al Sacro Romano Impero (Constitutio romana), il cui compito era quello di garantire la sicurezza e la pace pubblica a Roma nella sua veste di «avvocato e procuratore della Chiesa».

Con l'espressione saeculum obscurum[3] si individua il cupo e disastroso periodo della storia del papato che va dall'888 al 1046 (inizio della riforma gregoriana), durante il quale le elezioni papali furono caratterizzate da pesanti pressioni dalle famiglie romane (in particolare i Conti di Tuscolo e i Crescenzi) che portarono al soglio pontificio alcuni personaggi di basso spessore morale. Contemporaneamente gli imperatori Enrico II ed Enrico III entrarono prepotentemente nelle questioni inerenti alle elezioni pontificie, portando avanti loro candidati, creando pontefici alternativi e costringendo il papato stesso a intraprendere un percorso di riforma. Così nel 1059 papa Niccolò II decise di affidare l'elezione ai soli cardinali vescovi[4] e, nel 1179, papa Alessandro III stabilì che dovesse decidere l'intero collegio cardinalizio.[5] Era comunque sempre possibile l'elezione anche di semplici maschi battezzati.

Durante i secoli spesso si verificò anche l'ingerenza di re e imperatori che imponevano alcuni candidati o imponevano il veto su altri. Ottone I nel 964 si fece attribuire da papa Leone VIII il diritto di approvare o meno la scelta del papa, che avrebbe dovuto poi giurare fedeltà all'imperatore.[6] Ancora nel 1903, quando si trattò di eleggere il successore di papa Leone XIII, l'imperatore d'Austria pronunciò il suo veto contro il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro.[7] Il collegio cardinalizio respinse il veto ma elesse comunque un diverso candidato, il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, che divenne Pio X. Il neo eletto, nel 1904, finalmente stabilì che i futuri elettori non avrebbero dovuto accettare mai più alcun "veto".

Fumata nera che indica che non è stato eletto alcun pontefice

Nel 1198 i cardinali si riunirono per la prima volta in volontaria clausura[8] ma la decisione dell'isolamento della riunione cardinalizia fu stabilita solo nel 1274 dal Concilio di Lione II, con la Costituzione apostolica Ubi Periculum di papa Gregorio X,[9] per impedire i ritardi, i tentativi di influenza esterna e le corruzioni che in diversi casi si erano verificati. Un caso eclatante si era avuto appunto dopo la morte di papa Clemente IV nel 1268, quando la città di Viterbo fu sede dell'elezione papale del 1268-1271. Dal momento che i 19 cardinali riuniti non riuscivano ad eleggere un papa, dopo 19 mesi di sede vacante la città rinchiuse letteralmente a chiave (clausi cum clave) i cardinali nel palazzo papale[10], li mise a pane e acqua e scoperchiò il tetto. Nonostante queste costrizioni, peraltro successivamente ridotte, i porporati impiegarono ben 1006 giorni per eleggere Gregorio X.

Con la Costituzione apostolica Ubi Periculum, promulgata proprio da Gregorio X, i cardinali dovevano riunirsi in un'area chiusa e non avevano diritto a stanze singole. Nessun cardinale doveva farsi assistere da più di un servitore, a meno che non fosse infermo. Il cibo doveva essere somministrato attraverso una finestra e dopo tre giorni i cardinali avrebbero ricevuto una sola portata per pasto; dopo cinque giorni avrebbero avuto soltanto pane, vino e acqua. Durante il conclave inoltre nessun cardinale poteva ricevere alcuna rendita ecclesiastica.[11]

Le regole rigide di Gregorio X furono in seguito sospese nel 1276 da papa Adriano V,[12] ma papa Celestino V le ripristinò nel 1294,[12] dal momento che per la sua elezione erano stati necessari ben due anni, e papa Bonifacio VIII le inserì nel Codice di diritto canonico nel 1298. Nel 1562 papa Pio IV emise una bolla papale che introduceva nuovi regolamenti sulla segretezza del voto e altre norme procedurali. Quasi sempre tuttavia i conclavi si sono tenuti a Roma e, a partire dalla sua costruzione alla fine del XV secolo, si sono svolti nella Cappella Sistina in Vaticano.

Papa Gregorio X aveva 65 anni quando arrivò ad Arezzo, alcuni giorni prima del Natale 1275. Ritornava a Roma da Lione, dove aveva convocato e presieduto un Concilio Ecumenico. Da alcuni mesi soffriva di improvvise febbri debilitanti. Arrivò col suo seguito papale e fu ricevuto e ospitato nel nuovo palazzo vescovile di Arezzo, costruito dal vescovo Guglielmo degli Ubertini. Il 10 gennaio 1276 Gregorio morì nell'episcopio. Quindi in Arezzo, esattamente nella Chiesa di San Domenico, fu celebrato il primo Conclave secondo le regole della Ubi Periculum nel gennaio 1276.

Dal 1621 i cardinali potevano eleggere il papa per "ispirazione" o "acclamazione" (accordo unanime per ispirazione dello Spirito Santo), per "compromesso" (affidando il compito a un ristretto manipolo scelto tra loro), o con "votazioni a schede" (la maggioranza prevista era di due terzi). La bruciatura delle schede che vengono usate, effettuata per conservare il segreto sugli schieramenti formatisi, dà, attraverso dei segnali di fumo, la caratteristica fumata nera in caso di elezione mancata, mentre quando viene raggiunta la decisione sul nome del nuovo pontefice dà la famosa fumata bianca grazie all'aggiunta di sostanze chimiche.

Riassumendo:

  • Primi secoli della storia ecclesiastica: il pontefice è eletto dal clero romano o indicato dal predecessore. I vescovi suburbicari ratificano la scelta ed il popolo, per acclamazione, approva o meno il candidato.
  • Il canone XV del Concilio di Nicea I (325 d.C.) introduce il divieto per i diaconi, i presbiteri ed i vescovi, di trasferirsi da una diocesi ad un'altra. Ciò viene interpretato in modo da vietare ai vescovi e al clero non romano l'accesso al soglio pontificio. Quest'interpretazione fu spesso disattesa (ad esempio, con Papa Formoso) e poi rigettata. Il canone fu, poi, formalmente e sostanzialmente, abolito.
  • Giustiniano (527-565) sottomise l'elezione del papa all'approvazione imperiale (Vigilio 540 e Pelagio 543) fino al 731 (Gregorio III).
  • In seguito il papa è eletto dal clero e dal popolo romano sotto il controllo del potere civile o della pressione di fazioni politiche.
  • Nicola II nel 1059 con la bolla In Nomine Domini riservò l'elezione ai soli cardinali vescovi.[4]
  • Nel 1179 Alessandro III estese l'elezione a tutti i cardinali;[5] (Canone Licet de evitanda discordia del concilio Lateranense III) l'eletto doveva raccogliere i 2/3 dei voti.
  • Il Conclave venne di fatto istituito da papa Gregorio X che, di certo memore di quanto accaduto a Viterbo durante la sua elezione, promulgò la Costituzione apostolica Ubi Periculum nel corso del Concilio di Lione II (1274);,[9] in sintesi si stabiliva che i cardinali elettori, ciascuno con un solo accompagnatore, dieci giorni dopo la morte del papa, si riunissero in una grande sala del palazzo ove risiedeva il papa defunto e fossero lì segregati; qualora dopo tre giorni non fosse avvenuta l'elezione, ai cardinali sarebbe stato ridotto il vitto ad una sola portata per pasto; dopo altri cinque giorni il vitto sarebbe stato ulteriormente ridotto a pane, vino ed acqua; inoltre, durante tutto il periodo della Sede vacante le rendite ecclesiastiche dei porporati erano trasferite nelle mani del Camerlengo, che le avrebbe poi messe a disposizione del nuovo papa..[11][13]
  • La Ubi Periculum venne sospesa da papa Adriano V nel 1276[12] su richiesta di alcuni cardinali e quindi addirittura revocata da papa Giovanni XXI nel settembre dello stesso anno, con la costituzione Licet felicis recordationis,[14] salvo essere ripristinata quasi completamente da papa Celestino V con la bolla Quia in futurum, del 28 settembre 1294[12] e successivamente inserita integralmente da papa Bonifacio VIII nel Codice di Diritto Canonico nel 1298.[15]
  • Gregorio XV (1621-1623) diede due rinnovate Costituzioni per l'elezione pontificia, in balia dei tre grandi stati cattolici di allora, Aeterni Patris e Decet Romanorum Pontificem, che ribadivano la clausura e la maggioranza dei due terzi; il voto doveva essere segreto.[16]
  • Le potenze cattoliche continuarono a intromettersi con il diritto di veto, che venne abolito da papa Pio X con la Costituzione Commissum nobis del 20 gennaio 1904.[17]
  • Dal 1970, con il compimento dell'ottantesimo anno di età, i cardinali perdono il diritto di eleggere il Romano Pontefice e quindi anche il diritto di entrare in conclave (lettera apostolica di papa Paolo VI Ingravescentem Aetatem)

Normativa vigente[modifica | modifica wikitesto]

Scheda elettorale del Conclave.

Le modifiche più consistenti nella normativa per il conclave sono state effettuate da Paolo VI (Ingravescentem aetatem, 1970 e Romano Pontifici Eligendo, 1975), che ha escluso dal conclave i cardinali ultraottantenni e fissato in 120 il numero dei componenti del collegio elettorale.

Giovanni Paolo II, con la Universi Dominici Gregis del 1996, pur confermando le modalità essenziali in vigore, ha stabilito un nuovo luogo per i cardinali in clausura nella Domus Sanctae Marthae, sempre in Vaticano; ha, inoltre, eliminato le possibilità dell'elezione per acclamazione e per compromesso (ormai comunque in disuso da alcuni secoli), recuperando infine il ruolo dei cardinali che hanno già compiuto ottant'anni: la loro funzione, però, è semplicemente spirituale. Partecipano, infatti, solo alle fasi preliminari dell'elezione e guidano le preghiere della Chiesa Universale.

Benedetto XVI con il motu proprio De Aliquibus Mutationibus dell'11 giugno 2007 ha stabilito che la maggioranza dei voti per l'elezione del Papa deve essere pari ai 2/3 dei cardinali votanti per tutti gli scrutini e che a partire dal 34º scrutinio (o 35º se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave) si sarebbe proceduto al ballottaggio, ma sempre con maggioranza di almeno i 2/3 dei votanti, tra i due cardinali più votati all'ultimo scrutinio; questi però perdono entrambi il diritto di voto. Si è così corretta una norma sancita da Giovanni Paolo II[18] ma già dichiarata possibile in passato da papa Paolo VI[19] che prevedeva una riduzione del quorum alla maggioranza assoluta a partire dal 34º o 35º scrutinio, qualora ci fosse stato su tale modo di procedere il consenso dei Cardinali elettori.

Svolgimento del conclave[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno fissato per l'inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro dove celebrano la Missa pro eligendo Romano Pontifice. Il pomeriggio stesso i cardinali elettori, in abito corale, si recano in processione cantando il Veni Creator, dalla Cappella Paolina verso la Cappella Sistina, dove, nei giorni dell'interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica totale da qualsiasi mezzo audiovisivo o di trasmissione all'esterno[20] ed è stata montata la stufa nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà data, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che è indicato all'esterno con una fumata bianca.

Nel conclave del 2013, per garantire il "colore" delle fumate, sono stati utilizzati dei fumogeni costituiti:

Giuramento[modifica | modifica wikitesto]

Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano (oppure nell'ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l'ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) pronuncerà per tutti gli elettori il giuramento:

(LA)

« Nos omnes et singuli in hac electione Summi Pontificis versantes Cardinales electores promittimus, vovemus et iuramus inviolate et ad unguem Nos esse fideliter et diligenter observaturos omnia quae continentur in Constitutione Apostolica Summi Pontificis Ioannis Pauli II, quae a verbis « Universi Dominici Gregis » incipit, data die XXII mensis Februarii anno MCMXCVI. Item promittimus, vovemus et iuramus, quicumque nostrum, Deo sic disponente, Romanus Pontifex erit electus, eum munus Petrinum Pastoris Ecclesiae universae fideliter exsecuturum esse atque spiritualia et temporalia iura libertatemque Sanctae Sedis integre ac strenue asserere atque tueri numquam esse destiturum. Praecipue autem promittimus et iuramus Nos religiosissime et quoad cunctos, sive clericos sive laicos, secretum esse servaturos de iis omnibus, quae ad electionem Romani Pontificis quomodolibet pertinent, et de iis, quae in loco electionis aguntur, scrutinium directe vel indirecte respicientibus; neque idem secretum quoquo modo violaturos sive perdurante novi Pontificis electione, sive etiam post, nisi expressa facultas ab eodem Pontifice tributa sit, itemque nulli consensioni, dissensioni, aliique cuilibet intercessioni, quibus auctoritates saeculares cuiuslibet ordinis et gradus, vel quivis hominum coetus vel personae singulae voluerint sese Pontificis electioni immiscere, auxilium vel favorem praestaturos. »

(IT)

« Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice. »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

Poi ciascun cardinale si reca singolarmente al'Evangeliario e pronuncia l'ultima parte del giuramento:

(LA)

« Et ego N. Cardinalis N. spondeo, voveo ac iuro. »

(IT)

« Ed io N. Cardinale N. prometto, mi obbligo e giuro. »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

Posta la mano sul Vangelo, prosegue:

(LA)

« Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango. »

(IT)

« Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano. »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 53)

Quando tutti i cardinali avranno pronunciato il giuramento, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia:

(LA)

« Extra omnes. »

(IT)

« Fuori tutti. »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - III, 52)
Interno della Cappella Sistina

Questo ordine impone a tutti gli astanti che non siano lo stesso maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l'ecclesiastico incaricato di tenere la meditazione e i cardinali elettori, di uscire dalla Cappella Sistina. Usciti gli altri, il maestro chiude la porta di accesso a chiave. L'ecclesiastico conduce la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere. Dopo la sua meditazione, l'ecclesiastico lascia la cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere, dopo le quali il cardinale decano chiederà se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Con la chiarificazione degli eventuali dubbi, le operazioni di voto possono cominciare[22]. I cardinali arrivati dopo l'inizio del conclave sono comunque ammessi. Un cardinale che lascia il conclave potrà essere riammesso solo se si era assentato per malattia e non per qualunque altro motivo.

In passato i cardinali elettori potevano essere accompagnati da assistenti ("conclavisti"), ora solo un infermiere può accompagnare un cardinale che per motivi di salute necessiti di assistenza, come confermato dal Collegio dei Cardinali.[23]

Per assolvere alle incombenze dell'elezione dovranno essere disponibili il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, due cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali, tutti preventivamente approvati dal camerlengo di Santa Romana Chiesa e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore.[24] Il camerlengo e i tre cardinali assistenti pro tempore sono obbligati a vigilare che non venga assolutamente violata la riservatezza, sia prima sia durante sia dopo le operazioni di voto e di spoglio. La segretezza è imposta per tutta la durata del conclave: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale presente non è permesso rivelare qualsiasi informazione anche minima in merito all'elezione. Ai cardinali è fatto assoluto divieto di conversare con persone fuori dal conclave o di comunicare per posta, per radio o per telefono. La violazione del segreto da parte del personale ammesso ad assolvere alle incombenze del conclave è un grave reato punibile con la scomunica latae sententiae. Ai cardinali è fatto ordine, graviter onerata ipsorum conscientia, di conservare questi segreti per sempre anche dopo l'elezione del pontefice.

Prima dell'inizio del conclave del 2005 furono utilizzate le più sofisticate tecnologie per identificare la possibile presenza di dispositivi di sorveglianza o di intercettazione. La Universi Dominici Gregis vieta espressamente la presenza di giornali, radio e televisione.

Scrutini[modifica | modifica wikitesto]

Posto che la Universi Dominici Gregis abolisce le forme di elezione dette per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, precedentemente valide ma assai poco comuni, l'unica forma di elezione del Romano Pontefice ammessa è per scrutinium. Per la validità dell'elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui tale numero non sia divisibile per tre viene necessariamente immesso un voto in più.[25]

Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi eventuali dubbi di voto. Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino e due al pomeriggio, fino all'elezione del nuovo papa. Ciascun scrutinio si divide in tre fasi:

  1. Antescrutinium
  2. Scrutinium vere proprieque
  3. Post-scrutinium

Antescrutinium[modifica | modifica wikitesto]

Questa prima fase prevede che i cerimonieri preparino e distribuiscano due o tre schede a ciascun cardinale elettore; che l'ultimo cardinale diacono estragga a sorte fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre incaricati detti infirmarii che raccolgano i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e tre revisori; che i cardinali elettori, durante le votazioni, rimangano soli. Subito dopo la distribuzione delle schede, ma prima che gli elettori scrivano sulla propria scheda, il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed i cerimonieri escono. L'ultimo cardinale diacono chiude e apre la porta ogni volta si renda necessario (ad esempio quando gli infirmarii escono con una cassetta per raccogliere i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e poi ritornano).

Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta

« Eligo in Summum Pontificem »
(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - V, 65)

sotto la quale ognuno scrive con grafia non riconoscibile il nome del cardinale a cui intende dare il suo consenso per l'elezione a Romano Pontefice.

Scrutinium vere proprieque[modifica | modifica wikitesto]

Quindi un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile[26], presso l'altare dove sono presenti i tre scrutatori e un'urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco del Giudizio Universale di Michelangelo, pronuncia il giuramento:

(LA)

« Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere. »

(IT)

« Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - V, 66)

e, posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all'interno dell'urna; quindi tornerà al proprio posto.

Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agita le schede nell'urna per mescolarle mentre l'ultimo scrutatore le conteggia una ad una ponendole in un'altra urna vuota, più piccola. Se il numero non corrispondesse al numero dei cardinali elettori le schede andrebbero bruciate subito, senza spoglio.

Il primo e il secondo scrutatore osservano e leggono in silenzio il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l'ultimo lo pronuncia a voce alta in modo che anche i cardinali elettori possano tenere il conto. Ciascun scrutatore riporta i voti in appositi fogli.[27]. L'ultimo scrutatore legge le schede e contemporaneamente le fora dalla parte interna, dove si trova la parola "Eligo", per farvi passare un filo. Una volta finito lo spoglio, l'ultimo scrutatore fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.

Post-scrutinium[modifica | modifica wikitesto]

Quest'ultima fase comprende il conteggio dei voti e il bruciamento delle schede nella stufa, solo dopo il secondo scrutinio, eccetto che per il pomeriggio del primo giorno o in caso di avvenuta elezione già al primo scrutinio.

Gli scrutatori assommano i voti che ciascuno ha riportato. Sia che il quorum sia stato raggiunto sia in caso di esito negativo i revisori devono controllare tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori per vigilare sul loro operato. Se il quorum non è stato raggiunto si procede immediatamente nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave. Nel secondo scrutinio i cardinali ripetono le stesse operazioni, ma senza pronunciare di nuovo il giuramento o fare altre ripetizioni. Al termine della seconda votazione, e prima che i cardinali abbandonino la Sistina, le schede del secondo e del primo scrutinio vengono bruciate nella stufa dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri, richiamati dall'ultimo cardinale diacono. Si fa ordine a ciascun cardinale di consegnare i propri appunti al camerlengo o ai cardinali assistenti, affinché anch'essi siano bruciati. È inoltre previsto che il camerlengo e i cardinali assistenti stilino una relazione sull'esito di ciascuna sessione di voto da consegnare al futuro nuovo pontefice in una busta sigillata.[28]

Elezione e proclamazione del nuovo pontefice[modifica | modifica wikitesto]

Se un candidato riceve un numero di voti pari o superiore a due terzi del numero totale dei votanti, l'elezione di questo candidato a pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto dicendogli:

(LA)

« Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem? »

(IT)

« Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - VII, 87)
Fumata bianca che indica che è stato eletto il pontefice.

e, alla risposta affermativa, soggiunge:

(LA)

« Quo nomine vis vocari? »

(IT)

« Come vuoi essere chiamato? »

(Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis - VII, 87)

Il candidato risponderà con il nome pontificale. Dopo l'accettazione si bruciano le schede facendo in modo che dal comignolo visibile da piazza San Pietro esca la classica fumata bianca.

L'Ordo rituum conclavis prevede che, se il candidato non è vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l'eletto risieda fuori del Conclave.[29]

Stanza delle lacrime[modifica | modifica wikitesto]

Al termine del conclave, il papa neoeletto si ritira nella "Stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali, con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, in tale stanza il neo-pontefice scoppi in lacrime per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.

Tradizionalmente nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possano approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia.

Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe invece sul luogo dell'annuncio.

Preghiera per il nuovo Pontefice e ossequio dei cardinali[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Il cardinale decano invita il nuovo Papa, «eletto alla Cattedra di Pietro», a rileggere il testo di Matteo 16,13-19, con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.

Dopo la lettura evangelica e la preghiera per il nuovo Papa, i cardinali si accostano al Sommo Pontefice per prestargli l'atto di ossequio e di obbedienza. Infine viene intonato il canto del Te Deum.[30] A questo punto il conclave è ufficialmente terminato.

Annuncio dell'elezione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Habemus papam.

Il cardinale protodiacono si affaccia quindi dalla loggia della Basilica di San Pietro e dà l'annuncio della nuova elezione con l'Habemus papam; lo seguirà il nuovo pontefice, preceduto dalla croce astile, che impartirà la solenne benedizione Urbi et Orbi. Fino all'elezione di papa Giovanni Paolo II non era consuetudine che il nuovo pontefice pronunciasse le sue prime parole alla folla riunita in Piazza San Pietro prima della benedizione; già papa Giovanni Paolo I avrebbe voluto parlare alla piazza, ma il cerimoniere glielo negò, facendogli notare che ciò non era previsto dal cerimoniale e dalla tradizione.

Elenco dei conclavi degli ultimi 150 anni[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Lista delle elezioni papali.
Conclave Cardinali
elettori
Cardinali
in conclave
Inizio del conclave Habemus Papam Scrutini Ritratto Nome secolare dell'eletto Nome pontificale dell'eletto Stemma
Conclave del 1878 64 64 19 febbraio 1878 20 febbraio 1878 3 Leone XIII.jpg Gioacchino Pecci Leone XIII LeoXIII.svg
Conclave del 1903 64 62 31 luglio 1903 4 agosto 1903 7 Papst Pius X-01..jpg Giuseppe Sarto Pio X Coat of arms of Pope Pius X.svg
Conclave del 1914 65 57 31 agosto 1914 3 settembre 1914 10 Benedictus XV.jpg Giacomo della Chiesa Benedetto XV Benedetto XV.svg
Conclave del 1922 61 53 2 febbraio 1922 6 febbraio 1922 14 Papst Pius XI. 1JS.jpg Achille Ratti Pio XI Pio Undicesimo.svg
Conclave del 1939 64 63 1º marzo 1939 2 marzo 1939 3 Pio XII Pacelli.jpg Eugenio Pacelli Pio XII Pius 12 coa.svg
Conclave del 1958 53 51 25 ottobre 1958 28 ottobre 1958 11 Giovannixxiii.jpg Angelo Giuseppe Roncalli Giovanni XXIII John 23 coa.svg
Conclave del 1963 82 80 19 giugno 1963 21 giugno 1963 6 PaoloVI.jpg Giovanni Battista Montini Paolo VI Coat of Arms of Pope Paul VI.svg
Conclave dell'agosto 1978 114 111 25 agosto 1978 26 agosto 1978 4 Giovanni-Paolo-I°-5.jpg Albino Luciani Giovanni Paolo I C o a John Paul I.svg
Conclave dell'ottobre 1978 111 111 14 ottobre 1978 16 ottobre 1978 8 Gpii.jpg Karol Wojtyła Giovanni Paolo II John paul 2 coa.svg
Conclave del 2005 117 115 18 aprile 2005 19 aprile 2005 4 BentoXVI-30-10052007.jpg Joseph Ratzinger Benedetto XVI Coat of Arms of Benedictus XVI.svg
Conclave del 2013 117 115 12 marzo 2013 13 marzo 2013 5 Pope Francis in March 2013.jpg Jorge Mario Bergoglio Francesco Insigne Francisci.svg

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Da papa Clemente XIV (1769) a papa Giovanni Paolo I (1978), tutti i papi eletti erano al loro primo conclave, infatti erano stati elevati alla porpora cardinalizia dal loro immediato predecessore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Quei 1006 giorni che cambiarono la storia dei Papi: ecco il nuovo allestimento della sala del Conclave, su La Fune | il giornale di Funamboli. URL consultato il 24 febbraio 2016.
  2. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 25
  3. ^ Cesare Baronio, Annales Ecclesiastici
  4. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 117
  5. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 130
  6. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 102
  7. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 255
  8. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 135
  9. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 150
  10. ^ Il nome di palazzo papale fu dato a questo edificio da papa Clemente IV nel 1262. Clemente IV vi trascorse gran parte del suo pontificato; cfr. Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, 1889, vol. II
  11. ^ a b Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 151-152
  12. ^ a b c d Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 152
  13. ^ Cesare Pinzi:Storia della Città di Viterbo, Roma, Tip. Camera dei Deputati, 1889 -lib. VII, pagg.269 e segg.-. L'attento testo del Pinzi riporta moltissimi brani della Ubi Periculum ed indica anche il punto preciso dei Decretalia di papa Bonifacio VIII (lib. VI, tit.4, cap.3) ove si trova il testo manoscritto della Costituzione apostolica.
  14. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 153
  15. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, p. 156
  16. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 209-211
  17. ^ Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, pp. 259-260
  18. ^ Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Universi Dominici gregis, n. 75
  19. ^ Paolo VI, costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo, n. 76, ultime righe
  20. ^ Universi Dominici Gregis - III, 51
  21. ^ Conclave, Padre Lombardi: «Ecco come si colorano le fumate»
  22. ^ Universi Dominici Gregis - III, 54
  23. ^ Universi Dominici Gregis, 42
  24. ^ Universi Dominici Gregis, 46
  25. ^ Universi Dominici Gregis, V, 62
  26. ^ Universi Dominici Gregis - V, 66
  27. ^ Universi Dominici Gregis, V, 69
  28. ^ Universi Dominici Gregis, V, 71
  29. ^ Universi Dominici Gregis, n.90.
  30. ^ Ordo rituum Conclavis, nn. 58-73.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Melloni, Il conclave. Storia dell'elezione del Papa, Il Mulino, Bologna 2005
  • Ambrogio M. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2003, ISBN 88-384-1060-7
  • Paolo Francia, Il conclave, Geper, Bologna 2005
  • Luciano Trinca, Conclave e potere politico. Il veto a Rampolla nel sistema delle potenze europee (1887-1904), Edizioni Sudium, Roma 2004. ISBN 978-88-382-3949-6
  • Giovanni Faperdue, I Conclavi Viterbesi, Grotte di Castro (Viterbo) 2004.
  • Rudj Gorian, Le gazzette sul conclave (1724-1779). Analisi di una tipologia di periodici veneziani, Marcianum Press, Venezia 2007. ISBN 978-88-89736-17-3
  • Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, Tipografia Camera dei Deputati, 1887-89.
  • Agostino Paravicini Bagliani, "Morte e elezione del papa. Norme, riti e conflitti. Il Medioevo, Viella, Roma 2013

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