EED - WHP v. 2 (1B) experimental video (2011-2012)

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• published: 30 Jan 2012
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Experimental Eidetic Device - WHP v. 2 (1B) experimental video (2011-2012) [HD] by Maurice Bartelmetz (Princenicki) 2011-2012. - "«Hias è solo nella foresta e non parla con nessuna persona. E' un uomo molto solitario, semplice, che sogna l'umanità e cerca di andarsene, ma senza alcun mezzo. E' innocente e puro come un sogno. Vuole andare al di là del mare, per vincere la paura. In "Cuore di vetro" la musica ha condizionato direttamente le immagini. Avevo dapprima la musica. La sequenza finale l'ho ottenuta o inventata a causa della musica. Avevo quella musica nella testa. E il testo di quella musica significava giustamente la fine del mondo. Ho ipnotizzato gli attori in questo film per creare una atmosfera di allucinazione, di trance... "Cuore di vetro" è la storia di gente che comunica in uno stato di quasi trance e che finisce per trovarsi in una sorta di follia collettiva. Mentre scrivevo la sceneggiatura mi chiedevo come avrei fatto a dirigere gli attori. Ho sempre avuto l'impressione che dovessero essere come dei sonnambuli e a un tratto mi è venuta l'idea di metterli in stato di trance per farli recitare. Abbiamo cominciato a scegliere gli attori. Su quasi cinquecento candidati ne abbiamo scelti circa trentacinque, i più stabili psicologicamente, quelli meglio disposti a collaborare e che potevano essere facilmente ipnotizzati anche in circostanze avverse. Ho anche mostrato un film a un pubblico che avevo in precedenza ipnotizzato. Ci sono stati risultati stupefacenti, di gente che invece di vedere il film ha avuto improvvisamente grandi visioni»: Werner Herzog, 1977; «Herzog è un poeta dello schermo; la figura che sostiene il suo discorso è l'evocazione. Egli muove immagini cariche di fascinazione, che sembrano appartenere a tempi misteriosi, escrescenze storiche, luoghi appartati dove sono confluite le aspirazioni dell'umanità. Le immagini provocano sensazioni, esse stesse sono pregne di sensazioni; risentono dell'evocazione di cui sono portatrici. Dense o rarefatte in funzione della temporalità proiettata, mortali o "aperte" se accennano alla sofferenza o alla beatitudine. Nel villaggio la macchina da presa è statica, i personaggi si muovono in spazi ristretti, sono bloccati da una forza che impedisce loro di vivere; essi agonizzano nell'inquadratura. Nei sogni del futuro le nubi scorrono in un fiume di vapori, esistenza immaginaria che riempie delicate montagne; dove la materia perde la sua durezza e l'esperienza si fa diversa, dove le nebbie scoprono e cancellano mondi, e si percepisce un universo indefinitamente libero. La macchina da presa vola su isole di roccia, più simili a montagne emergenti dall'acqua; sopra di esse uomini segnati dal vento decidono di affrontare un lungo viaggio con destinazione una possibile scoperta. Un raduno, l'inizio di un'avventura che ha tutta la fragilità del mito. Una prua di imbarcazione si protende nel tentativo di spezzare la linea mare/cielo; limite interminabile che cancella, nella sua persistenza, qualsiasi aspettativa, ma contemporaneamente affascinante deposito dove può nascondersi qualsiasi meraviglia. In questa inquadratura il sogno degli uomini è come affidato al cinema, anche solo per farlo emergere dalla ristrettezza delle parole, delle leggende, delle profezie. Senza che alcuno creda nella sua realizzazione, ma almeno si possa confidare nella sua probabile bellezza»: A. Signorelli, in "Cineforum", 236, agosto 1984; «CUORE DI VETRO (HERZ AUS GLAUS). Regia: Werner Herzog. Soggetto: liberamente ispirato a un testo di Herbert Achternbusch. Sceneggiatura: Herbert Achternbusch, Werner Herzog. Fotografia (Eastmancolor): Jörg Schmidt-Reitwein. Assistente alla fotografia: Michael Gast. Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus. Suono: Haymo Henry Heyder. Scenografia: Henning von Gierke, Cornelius Siegel (assistente). Musica: Popol Vuh, Studio der Frühen Musik. Costumi: Gisela Storch, Ann Poppel (assistente). Collaboratori: Claude Chiarini, Ina Fritsche, Alan Greenberg, Patrick Leray. Interpreti: Josef Bierbichler (Hias), Stefan Güttler (proprietario della vetreria), Clemens Scheitz (Adalbert), Volker Prechtel (Wudy) [...] Produzione: Werner Herzog Filmproduktion (Monaco) in coproduzione con la ZDF (Mainz). Direttore di produzione: Walter Saxer. Segretaria di produzione: Anja Schmidt-Zähringer. Riprese: autunno 1975, 15 marzo-22 aprile 1976, aprile maggio 1976 in USA (Wyoming, Alaska, Utah), Foresta Bavarese, Bassa Baviera e Irlanda (Skelling Rock). Durata originale: 94' (2577 m.). Formato: 35 mm (1,66:1). Anno di produzione: 1975-1976. Prima proiezione pubblica: 12 novembre 1976 a Parigi»": dalle note del DVD (testi e supervisione editoriale della collana a cura di G. Spagnoletti), RHV. - La citazione testuale è un modo per amare: riconoscermi attraverso le cose che amo ("Conceptual Mirror"). Maurice Bartelmetz (Princenicki), Cuneo, lunedì 30 gennaio 2012, ore 23.58.

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Experimental Eidetic Device - WHP v. 2 (1B) experimental video (2011-2012) [HD] by Maurice Bartelmetz (Princenicki) 2011-2012. - "«Hias è solo nella foresta e non parla con nessuna persona. E' un uomo molto solitario, semplice, che sogna l'umanità e cerca di andarsene, ma senza alcun mezzo. E' innocente e puro come un sogno. Vuole andare al di là del mare, per vincere la paura. In "Cuore di vetro" la musica ha condizionato direttamente le immagini. Avevo dapprima la musica. La sequenza finale l'ho ottenuta o inventata a causa della musica. Avevo quella musica nella testa. E il testo di quella musica significava giustamente la fine del mondo. Ho ipnotizzato gli attori in questo film per creare una atmosfera di allucinazione, di trance... "Cuore di vetro" è la storia di gente che comunica in uno stato di quasi trance e che finisce per trovarsi in una sorta di follia collettiva. Mentre scrivevo la sceneggiatura mi chiedevo come avrei fatto a dirigere gli attori. Ho sempre avuto l'impressione che dovessero essere come dei sonnambuli e a un tratto mi è venuta l'idea di metterli in stato di trance per farli recitare. Abbiamo cominciato a scegliere gli attori. Su quasi cinquecento candidati ne abbiamo scelti circa trentacinque, i più stabili psicologicamente, quelli meglio disposti a collaborare e che potevano essere facilmente ipnotizzati anche in circostanze avverse. Ho anche mostrato un film a un pubblico che avevo in precedenza ipnotizzato. Ci sono stati risultati stupefacenti, di gente che invece di vedere il film ha avuto improvvisamente grandi visioni»: Werner Herzog, 1977; «Herzog è un poeta dello schermo; la figura che sostiene il suo discorso è l'evocazione. Egli muove immagini cariche di fascinazione, che sembrano appartenere a tempi misteriosi, escrescenze storiche, luoghi appartati dove sono confluite le aspirazioni dell'umanità. Le immagini provocano sensazioni, esse stesse sono pregne di sensazioni; risentono dell'evocazione di cui sono portatrici. Dense o rarefatte in funzione della temporalità proiettata, mortali o "aperte" se accennano alla sofferenza o alla beatitudine. Nel villaggio la macchina da presa è statica, i personaggi si muovono in spazi ristretti, sono bloccati da una forza che impedisce loro di vivere; essi agonizzano nell'inquadratura. Nei sogni del futuro le nubi scorrono in un fiume di vapori, esistenza immaginaria che riempie delicate montagne; dove la materia perde la sua durezza e l'esperienza si fa diversa, dove le nebbie scoprono e cancellano mondi, e si percepisce un universo indefinitamente libero. La macchina da presa vola su isole di roccia, più simili a montagne emergenti dall'acqua; sopra di esse uomini segnati dal vento decidono di affrontare un lungo viaggio con destinazione una possibile scoperta. Un raduno, l'inizio di un'avventura che ha tutta la fragilità del mito. Una prua di imbarcazione si protende nel tentativo di spezzare la linea mare/cielo; limite interminabile che cancella, nella sua persistenza, qualsiasi aspettativa, ma contemporaneamente affascinante deposito dove può nascondersi qualsiasi meraviglia. In questa inquadratura il sogno degli uomini è come affidato al cinema, anche solo per farlo emergere dalla ristrettezza delle parole, delle leggende, delle profezie. Senza che alcuno creda nella sua realizzazione, ma almeno si possa confidare nella sua probabile bellezza»: A. Signorelli, in "Cineforum", 236, agosto 1984; «CUORE DI VETRO (HERZ AUS GLAUS). Regia: Werner Herzog. Soggetto: liberamente ispirato a un testo di Herbert Achternbusch. Sceneggiatura: Herbert Achternbusch, Werner Herzog. Fotografia (Eastmancolor): Jörg Schmidt-Reitwein. Assistente alla fotografia: Michael Gast. Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus. Suono: Haymo Henry Heyder. Scenografia: Henning von Gierke, Cornelius Siegel (assistente). Musica: Popol Vuh, Studio der Frühen Musik. Costumi: Gisela Storch, Ann Poppel (assistente). Collaboratori: Claude Chiarini, Ina Fritsche, Alan Greenberg, Patrick Leray. Interpreti: Josef Bierbichler (Hias), Stefan Güttler (proprietario della vetreria), Clemens Scheitz (Adalbert), Volker Prechtel (Wudy) [...] Produzione: Werner Herzog Filmproduktion (Monaco) in coproduzione con la ZDF (Mainz). Direttore di produzione: Walter Saxer. Segretaria di produzione: Anja Schmidt-Zähringer. Riprese: autunno 1975, 15 marzo-22 aprile 1976, aprile maggio 1976 in USA (Wyoming, Alaska, Utah), Foresta Bavarese, Bassa Baviera e Irlanda (Skelling Rock). Durata originale: 94' (2577 m.). Formato: 35 mm (1,66:1). Anno di produzione: 1975-1976. Prima proiezione pubblica: 12 novembre 1976 a Parigi»": dalle note del DVD (testi e supervisione editoriale della collana a cura di G. Spagnoletti), RHV. - La citazione testuale è un modo per amare: riconoscermi attraverso le cose che amo ("Conceptual Mirror"). Maurice Bartelmetz (Princenicki), Cuneo, lunedì 30 gennaio 2012, ore 23.58.