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Jan Palach

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Jan Palach

Jan Palach (Praga, 11 agosto 1948Praga, 19 gennaio 1969) è stato un patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a Jan Palach a Praga

Iscritto alla Facoltà di filosofia dell'Università Carlo IV di Praga, assistette con interesse alla stagione riformista del suo paese, chiamata Primavera di Praga. Nel giro di pochi mesi, però, quest'esperienza fu repressa militarmente dalle truppe dell'Unione Sovietica e degli altri paesi che aderivano al Patto di Varsavia[1].

Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 Jan Palach si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Rimase lucido durante i tre giorni di agonia. Ai medici disse d'aver preso a modello i monaci buddhisti del Vietnam[2] tra i quali il caso di Thích Quảng Đức fu quello che attirò l'attenzione mondiale.
Al suo funerale, il 25 gennaio, parteciparono 600 000 persone, provenienti da tutto il Paese.

Jan Palach decise di non bruciare i suoi appunti e i suoi articoli (che rappresentavano i suoi pensieri e i suoi ideali), che tenne in un sacco a tracolla molto distante dalle fiamme. Tra le dichiarazioni trovate nei suoi quaderni, spicca questa:

« Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zpravy[3]. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà »

Non si è mai saputo se davvero ci fosse un'organizzazione come quella descritta da Palach nella sua lettera[2]. È certo però che, grazie a questo gesto estremo, Palach venne considerato dagli antisovietici come un eroe e martire; in città e paesi di molte nazioni furono intitolate strade con il suo nome. Anche il teologo cattolico Zverina lo difese, affermando che "un suicida in certi casi non scende all'Inferno" e che "non sempre Dio è dispiaciuto quando un uomo si toglie il suo bene supremo, la vita"[4]. Questo clima portò a drammatiche conseguenze: almeno altri sette studenti, tra cui l'amico Jan Zajíc, seguirono il suo esempio e si tolsero la vita, nel silenzio degli organi d'informazione, controllati dalle forze d'invasione.

Palach oggi riposa presso l'Olsanske hrbitovy di Praga.

Il ricordo[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il crollo del comunismo e la caduta del Muro di Berlino, la sua figura fu rivalutata: nel 1990 il presidente Václav Havel gli dedicò una lapide per commemorare il suo sacrificio in nome della libertà. Nel 1989 gli venne intitolata la piazza nel centro di Praga fino ad allora dedicata all'Armata Rossa. Oggi, molte associazioni studentesche, anche di sinistra, lo ricordano come una persona morta in nome dei suoi ideali, e non sono pochi i circoli di giovani dedicati a Jan Palach.

Monumento a Jan Palach e Jan Zajíc in piazza San Venceslao a Praga (novembre 2010)

Nelle arti[modifica | modifica wikitesto]

  • Paragonato a Jan Hus, pensatore e riformatore religioso boemo condannato per eresia e bruciato sul rogo nel 1415, compare nella canzone Primavera di Praga di Francesco Guccini, contenuta nell'album Due anni dopo, uscito nel 1970 e registrato nell'autunno del 1969.
  • Il gruppo musicale Compagnia dell'Anello ha pubblicato un brano a lui intitolato, appunto Jan Palach. Anche i Kasabian, band musicale inglese, gli hanno dedicato una canzone, Club Foot, contenuta nell'album musicale omonimo del 2005. I Management del dolore post-operatorio citano Jan Palach nella canzone Norman.
  • Jan Palach è, secondo alcuni, il protagonista (indicato con il solo nome di Jan) della tragedia in versi Bestia da stile di Pier Paolo Pasolini. E molto probabilmente Jan, alter ego di Pasolini nella pièce, include anche il riferimento all'eroe di Praga.[5][6]
  • Il cantautore italo-belga Salvatore Adamo gli ha dedicato una canzone in lingua francese: Mourir dans tes bras (Vorrei morire tra le tue braccia). Scritta nel 1969, immediatamente dopo il triste epilogo della primavera spezzata, contiene il verso "c'è chi muore in primavera come una torcia, sbarrando la strada per un istante ai carri armati...".
  • In un frammento di testo di una canzone dei Litfiba, A Satana, si fa riferimento alla "torcia di Palach".
  • Lo scrittore italiano Cosimo Dino-Guida cita Jan Palach all'inizio del racconto "Il passato nel presente", scritto nel 1988 e pubblicato come introduzione alla piece teatrale "Un vestito di libertà", ispirata ai fatti della Primavera di Praga e dedicata al popolo Cecoslovacco. Jan Palach viene eletto a personaggio emblematico dell'eroismo e dello spirito di sacrificio in nome degli ideali di libertà.
  • Nel 2013 la regista di origine polacca Agnieszka Holland realizza una miniserie prodotta dalla HBO Europa in cui racconta i fatti successivi alla morte di Palach, concentrandosi sul processo contro le false dichiarazioni rilasciate da alcuni politici: Burning Bush - Il fuoco di Praga, trasmesso da Rai 3 nel 2014.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di I Classe dell'Ordine di Tomáš Garrigue Masaryk - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di I Classe dell'Ordine di Tomáš Garrigue Masaryk
— 1991[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Con la sola eccezione della Romania.
  2. ^ a b Luigi Geninazzi, “Sul rogo della libertà", Avvenire, 4 gennaio 2009.
  3. ^ "Zpravy" vuol dire "Notiziario". Il riferimento è al giornale delle forze d'occupazione sovietiche.
  4. ^ Josef Zverina, teologo cattolico cecoslovacco, autore della famosa Lettera ai cristiani d'Occidente (1970).
  5. ^ Marco Antonio Bazzocchi, Pier Paolo Pasolini, books.google.it. URL consultato il 17 aprile 2014.
  6. ^ Pier Paolo Pasolini, Bestia da stile, pierpaolopasolini.eu. URL consultato il 17 aprile 2014.
  7. ^ Onorificenza postuma.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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