“L’Europa è una fortezza,
la Grecia una prigione, l’Egeo un cimitero”
In questi ultimi tempi, con l’aggravarsi delle condizioni delle persone bloccate alle frontiere o rinchiuse nei moderni lager, abbiamo assistito al proliferare di articoli sulla situazione in Grecia e in generale in Europa. Di fronte a questa marea di informazioni vorremmo provare a mettere in luce alcuni aspetti che spesso vengono taciuti o presentati in modo ambiguo dalla stampa mainstream:
1) Il protagonismo dei/delle migranti nelle lotte e l’aumento della repressione
In seguito all’accordo UE-Turchia, alla chiusura della rotta balcanica e all’incremento delle deportazioni verso i campi e i centri di detenzione in Turchia, si è assistito a un aumento delle proteste da parte dei/delle migranti in tutta la Grecia; si lotta ogni giorno cercando di superare la frontiera a Idomeni ed Evros, contro l’isolamento e le condizioni di vita nei campi militarizzati come a Koutsochero e Katsikas, contro i trasferimenti coatti dagli accampamenti “autorganizzati” come al Pireo o Polykastro, contro la reclusione e le espulsioni, nei centri di detenzione come ad Elliniko e negli hotspot di Lesbo, Chios, Samos.
Idomeni. Domenica scorsa centinaia di migranti si sono organizzati per cercare di rompere la recinzione che separa il confine greco-macedone e attraversarlo. La protesta, iniziata al mattino e portata avanti tenacemente fino alla sera, è stata duramente repressa dalla polizia macedone, che ha preso di mira i migranti con gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili di gomma.
foto di Dimitris Tosidis
Mentre le persone continuavano a resistere, i governi greco e macedone – entrambi ugualmente responsabili della situazione alla frontiera – hanno continuato a rimbalzarsi le colpe a vicenda per aver reagito troppo o troppo poco. Tsipras ha definito «vergognosi» i metodi repressivi utilizzati dalla polizia di Skopje, che a sua volta ha accusato la polizia greca di non essere intervenuta.
La lotta dei migranti per abbattere la recinzione e superare il confine non si è fermata nonostante le centinaia di feriti di domenica, e infatti è continuata per sei lunghe ore anche mercoledi 13 aprile, sotto una pioggia incessante di lacrimogeni.
Il governo greco e la stampa mainstream hanno attribuito ai solidali stranieri e ai volontari presenti nel campo, la responsabilità di aver incitato con volantini i migranti alla rivolta. Anche in questo caso, come già successo ad esempio a Calais, si prova a far passare l’idea che i migranti siano organizzati e diretti da gruppi di solidali – quasi sempre europei – e che le loro lotte non nascano invece autonomamente da un bisogno di libertà e dalla rabbia per le condizioni in cui l’Europa vorrebbe costringerli a vivere.
Naturalmente tutte queste notizie hanno avuto come effetto quello di far intensificare la sorveglianza e negli ultimi giorni assistiamo a controlli e fermi da parte della polizia greca nei confronti dei/delle solidali, da Salonicco fino alle strade che portano a Idomeni dove “lo stato sopprime la solidarietà”: la polizia infatti ferma, perquisisce, fotografa e prende le impronte digitali dei/delle solidali (senza averne l’autorità per altro). Dall’11 Aprile è aumentata la stretta repressiva nei confronti di solidali e volontari nei dintorni di Idomeni, e il 12 Aprile la polizia e i servizi segreti greci hanno fermato 20 persone (tedeschi, austriaci, svedesi e portoghesi, oltre a due greci, un residente palestinese in Grecia e un siriano) nel corso di una serie di controlli sui volontari sospettati di diffondere, nel campo di Idomeni, notizie di una prossima apertura della frontiera; i fermati sono stati successivamente rilasciati senza accusa, mentre un tedesco, scoperto in possesso di un piccolo coltello da cucina, è stato arrestato per porto abusivo di arma. Anche ieri 13 aprile, perquisizioni e 29 fermi tra i solidali, tra i quali spagnoli, tedeschi, norvegesi e inglesi.
A Lesbo invece – da giorni – i controlli, i fermi e gli arresti contro migranti e solidali, vengono portati avanti autonomamente dai 350 agenti Frontex presenti sull’isola, e le retate sono in aumento in vista della prossima visita del papa.
Inoltre, in Grecia si stanno allestendo decine di nuovi campi per migranti, gestiti in gran parte dall’esercito, e contemporaneamente si sta lavorando in questi giorni per sgomberare gli accampamenti spontanei al porto del Pireo e a Idomeni. Gli sgomberi sono giustificati con la scusa di migliorare le condizioni di vita delle persone che ci vivranno, l’obiettivo reale sembra però quello di liberare le aree portuali in vista della stagione turistica, allontanare i migranti dalle frontiere, isolarli in zone remote lontane dai centri abitati, separarli dai solidali, e dividerli in gruppi sempre più piccoli in modo da poter essere più facilmente gestibili e repressi dalla polizia durante le proteste (fonte). Diversi sono infatti gli annunci da parte delle autorità che minacciano l’uso della forza su migranti e solidali se dovessero opporsi agli sgomberi. Da sottolineare come lo stesso Tsipras, poco dopo la sua elezione, dichiarava alla stampa: “Chiuderemo i centri di detenzione per stranieri” ma oggi questi continuano a esistere per dividere, contenere e controllare le persone migranti arrivate in Grecia (qui una mappa degli Hotspot previsti e aperti al 12/04). Il governo Tsipras ha infatti deciso di gettare la questione dei profughi sul tavolo delle trattative con il Fondo Monetario Internazionale per provare ad evitare ancora una volta il default.
2) La rinata cooperazione tra polizia e fascisti
Mentre in Europa si assiste a un progressivo avanzamento di quelle forze politiche populiste e xenofobe che cavalcano le notizie sui fenomeni migratori per spaventare l’opinione pubblica e raccogliere voti, in Grecia – dove ricordiamo il partito di ispirazione nazista Alba Dorata è il terzo partito per numero di voti – le cose vanno, se possibile, ancora peggio: negli ultimi tempi infatti la manovalanza fascista viene usata per intimidire i migranti.
A Chios i migranti, fuggiti dall’hotspot di Vial a fine marzo, si erano diretti al porto dove avevano dato vita all’occupazione di un’area in modo da presidiare le navi in partenza nella speranza di lasciare l’isola (purtroppo le uniche navi disposte a imbarcarli erano quelle che avrebbero dovuto deportarli in Turchia).
La settimana scorsa l’occupazione è stata sgomberata dall’azione sinergica tra manifestanti xenofobi, autorità locali e polizia, che hanno intimidito e attaccato gli occupanti. 10 tra i migranti più determinati a resistere sono stati denunciati e arrestati. In precedenza i fascisti avevano attaccato con bottiglie molotov il Soli Cafe – uno spazio occupato che supporta i migranti presenti nell’isola- che rimane ancora attivo nonostante l’attacco.
Anche al Pireo da giorni i fasci di Alba Dorata e del nuovo partito LEPEN, in combutta con la polizia, provocano e assalgono i migranti; il fine è sempre lo stesso: sgomberare gli accampamenti e riportare le persone all’interno degli hotspot greci e nei nuovi campi governativi militarizzati.
Lo stesso avviene in Bulgaria, dove formazioni paramilitari “arrestano” migranti che entrano sul suolo bulgaro. Gli agenti improvvisati legano i polsi ai migranti e li costringono faccia a terra. Le Ong denunciano il moltiplicarsi di episodi del genere.
Anche in Spagna bande di fascisti armati danno la caccia ai minori migranti per le strade di Melilla.
3) Questa, l’altra, la loro o la nostra Europa è comunque merda fascista
I programmi delle destre fasciste europee sono di fatto stati unanimemente adottati da tutti i governi europei. L’accordo UE-Turchia mette in pratica il programma dei fascisti greci di Alba Dorata: reclusione di tutti i migranti ed espulsione immediata. Ripropone inoltre pratiche già portate avanti dai paesi europei: accordi di cooperazione e riammissione con i paesi di provenienza o di partenza dei migranti, per effettuare espulsioni immediate. È il caso degli accordi tra Spagna e Marocco e Italia e Tunisia oppure, alcuni anni fa, di quello tra Italia e Libia. Nel solo 2015, nei paesi dell’Unione europea, ci sono stati 118.492 respingimenti alle frontiere, 175.220 deportazioni e 286.725 decreti di espulsione.
L’attuazione dell’accordo UE-Turchia ha rivelato fin da subito e chiaramente tutte le incapacità del sistema di gestione e respingimento dei migranti europeo.
Alcuni migranti pakistani di Lesbos hanno dichiarato che la polizia stava arrestando anche i pakistani richiedenti asilo, provocando le contestazioni avvenute nel campo di Moria. A Chios, ci sono state voci circa la deportazione di richiedenti asilo. Inoltre, in diversi casi, i solidali lì presenti hanno avuto l’impressione che le deportazioni siano avvenute in modi super arbitrari. Per due volte, alcuni migranti sono stati quasi deportati perché erano nella fila sbagliata. Infine, Vincent Cochetel, direttore dell’ufficio europeo dell’UNHCR, ha confermato come il caos amministrativo sull’isola abbia causato la mancata registrazione delle richieste d’asilo di 13 migranti afghani e congolesi che sono stati deportati “per sbaglio” nel primo viaggio di rimpatri forzati, il 21 marzo.
Per sopperire alle difficoltà nella gestione delle numerose richieste d’asilo che arrivano quotidianamente,il Parlamento greco ha adottato la legge 4375/2016, che introduce diversi cambiamenti nelle procedure d’asilo e di prima accoglienza e che è entrata in vigore il 3 aprile.
Questa nuova legge sull’immigrazione prevede:
– la possibilità di rifiuto di massa delle domande di asilo definite come “inaccettabili”
– l’esame delle domande d’asilo, in entrambi i gradi di giudizio, entro 14 giorni
– la possibilità “in via eccezionale” di detenere le persone durante tutto il tempo necessario all’esame della domanda d’asilo
– la perpetuazione della politica di detenzione ed espulsione dei migranti privi di documenti.
Che le politiche europee sull’immigrazione siano coercitive è evidente anche da alcune assurdità come i moduli che vengono distribuiti al momento dell’arrivo a Vial, in cui ci sono due domande nella stessa colonna: “Vuoi fare richiesta d’asilo sì o no?” e “Vuoi tornare in Turchia sì o no?”, che prevedono una scelta che nella realtà dell’accordo UE-Turchia non esiste affatto. Si può scegliere solo se fare domanda d’asilo, aspettare da reclusi il prevedibile rifiuto e sospendere la deportazione di qualche settimana, oppure essere espulsi immediatamente.
Fuori dalla Grecia, intanto, sono diversi gli stati che stanno dando un’impronta decisamente xenofoba alle loro politiche migratorie, inseguendo le posizioni dei partiti di estrema destra.
Italia – Il numero di domande d’asilo respinte è in continuo aumento: 29% nel 2013, 37% nel 2014 e 68% nel 2015. Anche quest’anno la percentuale sembra aumentare.
Germania – È in via di approvazione una nuova legge più restrittiva sul diritto d’asilo. Intanto nel 2015 le espulsioni aumentano del 62% rispetto all’anno precedente: le persone deportate sono state 22.369 contro le 13.851 del 2014. Gli espulsi nei primi due mesi del 2016 sono il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: 4.500 persone.
Francia – Nel 2015, l’80% delle domande d’asilo è state respinto e 29.596 persone sono state espulse dal paese.
Spagna – Il 68% delle domande d’asilo è stato respinto nel 2015, e l’approvazione della nuova cosidetta “Ley Mordaza” ha legalizzato il rimpatrio immediato degli immigrati sul confine blindato di Ceuta e Melilla.
Belgio: Theo Francken, segretario di stato all’asilo e alla migrazione, ha annunciato che presenterà una legge in parlamento per stipulare che i cittadini non UE, che vorranno restare in Belgio per più di 3 mesi, sianno obbligati a firmare un giuramento per “provare a integrarsi nella civiltà belga”. Ciò significa che dovranno sapere che “la violenza contro persone, mogli e bambini è punita dalla legge”, che bisogna rispettare “la libertà di religione” e che i migranti dovranno promettere di segnalare e prevenire gli attacchi terroristici.
Norvegia: Qui è stato adottato un regolamento, tra i più restrittivi in Europa, secondo il quale i richiedenti asilo, le cui richieste verranno considerate “ovviamente infondate”, potranno essere imprigionati durante il tempo in cui la loro richiesta viene lavorata sotto quella che in Norvegia chiamano “la procedura delle 48h”. Perciò in soli due giorni la domanda d’asilo potrà essere facilmente rigettata. Secondo il ministro per l’integrazione Sulvi Listhaug, la carcerazione dei migranti serve a evitare che essi scappino o siano coinvolti in attività criminali. Nel 2015, più di 30.000 persone hanno chiesto asilo in Norvegia: 10.000 venivano dalla Siria, e quasi 7.000 dall’Afghanistan. All’inizio dell’anno, la maggior parte delle richieste è stata accettata. Ma questa situazione è rapidamente cambiata: ora, la maggior parte dei richiedenti viene infatti deportata.
Austria: è iniziata la costruzione (link) di una barriera al confine con l’Italia (Brennero): avrà una lunghezza di 250 metri e comprenderà l’autostrada, come anche la strada statale. È chiaro il fine elettorale di questa proposta considerando anche i sondaggi che danno l’FPO (partito populista e nazionalista di destra) come primo partito con popolari, socialisti e verdi in grande difficoltà che per riguadagnare voti “seguono” le politiche della destra xenofoba sul terreno dell’immigrazione
È di un paio di giorni fa la notizia secondo la quale l’UE potrebbe centralizzare la gestione delle domande d’asilo per governare meglio i flussi di migranti. A chiederlo è stato il Parlamento Europeo in una risoluzione (non vincolante) adottata a maggioranza l’altro ieri. I deputati riconoscono il fallimento del sistema attuale e invocano una riforma radicale del regolamento di Dublino. In particolare, propongono l’istituzione di un sistema d’asilo centralizzato per raccogliere e assegnare le domande, secondo uno schema che potrebbe includere una quota per ogni Paese membro e che dovrebbe lavorare sulla base degli “hotspot”, o punti di crisi, dai quali i rifugiati verrebbero redistribuiti. Si tratterebbe comunque di poche migliaia di persone “selezionate”, prelevate dai campi profughi in medio oriente, confermando con ciò la chiusura della Fortezza Europa per tutti coloro che autonomamente provano ad arrivare in Europa.
Dai governi razzisti di centrosinistra così come dalle opposizioni della destra fascista non c’è da attendersi nessun miglioramento della situazione e non è possibile nessuna mediazione o implorazione “umanitaria”: ora più che mai è necessaria la lotta comune degli oppressi e la solidarietà attiva tra autoctoni e migranti.