Nessuna ideona, nessuna scossa, nessuno shock: la manovra 2017 è fatta da tante piccole misure con uno smaccato occhio al consenso elettorale. Non a caso vanno a premiare mondi molto lontani fra loro: pensionati, grandi industrie, sindacati, piccole imprese, enti locali e dipendenti pubblici. Del resto il referendum è vicino
La legge di bilancio è una confusa ventagliata di spot, micromisure, ipotesi di intervento, promesse di stanziamenti: il tutto senza costrutto, senza prospettiva e senza strategia. Mancano le misure che servirebbero: un vero piano del lavoro, il sostegno alla domanda interna, investimenti pubblici reali, una politica economica espansiva.
Se giudicassimo la proposta Legge di Bilancio secondo i principi dell'ortodossia di Bruxelles, sarebbe inaccettabile. Invece, inaccettabile e, oramai, inequivocabilmente autolesionista è il mercantilismo liberista di Bruxelles. Quindi, è utile superare il fiscal compact. Anzi, necessario. Ma la distribuzione a pioggia di risorse, significativa per i diretti beneficiari, è sostanzialmente irrilevante per la ripresa.
Calendario alla mano, risulta questa la più grande scommessa di Matteo Renzi: dalla prossima settimana si partirà alla Camera per concludere l'esame degli articoli in 30 giorni e passare la palla ormai infuocata a Palazzo Madama verso la fine di novembre e, dunque, in prossimità della data per il referendum costituzionale del 4 dicembre.
Mentre lo leggevo, mi sono ricordato del commento di Gaetano Salvemini alla Costituzione del 1948, quando l'illustre storico, professore a Harvard, scriveva a Ernesto Rossi: "Ho letto il progetto della nuova Costituzione. È una vera alluvione di scempiaggini. I soli articoli che meriterebbero di essere approvati sono quelli che rendono possibile emendare primo o poi quel mostro di bestialità...".
Due articoli e un cinguettio, in soli due giorni! Prima è venuto su Huffington Post l'articolo dell'On.le Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: "Un Sì per l'Europa". Poi è venuto l'articolo dell'On.le Giuseppe Lauricella: "L'ipocrisia di Forza Italia e la confusione di Tremonti sulla riforma costituzionale".
Il fronte governativo e il fronte del Sì (che poi sono la stessa cosa) devono averla presa proprio male, se da due giorni, tra un annuncio mirabolante e l'altro, hanno deciso di dedicarsi anima e corpo alla character assassination della variopinta platea presente mercoledì pomeriggio all'iniziativa per il No promossa dalla fondazione Italianieuropei di Massimo D'Alema e dalla fondazione Magna Carta da me presieduta.
"Fuga dei cervelli", si dice. Emigrazione, anche temporanea, dall'Italia, per andare a cercare altrove migliori ragioni di vita e di lavoro. Fenomeno ampio e crescente, visto che riguarda da tempo circa 100mila persone all'anno, in maggioranza giovani e con buon livello di studio, che partono non solo dal Mezzogiorno che si desertifica di buone opportunità, ma anche dalle dinamiche Lombardia, Piemonte e Veneto
Il conto più salato, tuttavia, non verrà dagli ex-partner europei i quali di fatto sono i veri attori nel decidere se sarà hard- o soft- Brexit. Il premier scozzese Nicola Sturgeon aprendo il congresso dello Scottish National Party ha dichiarato che presenterà a breve una nuova proposta di legge per indire un secondo referendum sull'indipendenza scozzese. Brexit forse significa anche "exit" in tutti i sensi.
Renzi e Poletti suonano la grancassa sul fatto che sarebbero riconosciute a fini pensionistici le condizioni diverse di chi fa un lavoro usurante. E lo stesso fanno per i lavoratori "precoci", cioé coloro che sono andati a lavorare prima dei 19 anni e che quindi dovrebbero continuare per molti anni ancora. Per costoro, gorgheggia Poletti, basteranno 41 anni di contributi per accedere all'Ape.
Non nascondiamoci dietro a un dito: i sondaggi mostrano che il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre si vincerà o si perderà al Sud, dove al momento sembra prevalere lo scetticismo. Dopo decenni di cattiva politica e di false aspettative, nel Mezzogiorno la sfiducia verso la classe dirigente politica è profonda e radicata.
Con l'avvicinarsi dell'appuntamento referendario del 4 dicembre i confronti tra le ragioni del Sì e del No si susseguono a ritmo serrato, ma in tutti i dibattiti in qualche modo riconducibili al referendum si registra un grande assente: l'argomento "voto elettronico".
C'era da aspettarselo, il countdown al "polemicone"; è arrivato puntuale e "rosicone" come è proprio del vuoto spinto che si crede materia: Dylan che c'entra con la letteratura? L'urlo più sguaiato, ma non l'unico, da Baricco. Evvabbè. Allora un ignorante come me, lettore di certo, ma tecnico no, si prende la Treccani e legge il relativo lemma.
Nel giro di qualche mese, sono venute a mancare le due personalità che eletti e attivisti potevano guardare come padri, nel senso più classico del termine, della loro esperienza quotidiana, Casaleggio e Dario Fo. La domanda sul che fare, il guardare verso l'orizzonte, la domanda di senso che travalichi il dibattito da talk show, da oggi ricadrà interamente sulle spalle di Grillo e dei suoi "fantastici ragazzi"
Bob Dylan è un artista unico che ha ricevuto riconoscimenti e ha un successo planetario per la sua musica e per i suoi testi, tradotti e pubblicati, ormai di consueto, come volumi di versi. Eppure, senza voler nulla togliere a Dylan, in questi periodi di social network, in cui le case editrici e le librerie cadono "come d'autunno sugli alberi le foglie" per citare un grande.
Anche Hashim Taci, allora leader dell'Uck e ora presidente del Kosovo, è stato accusato da un rapporto del consiglio d'Europa di tortura e violazione dei diritti umani contro i civili serbi. Eppure di tutto questo non si è parlato più, ne tanto meno sulle nefandezze denunciate da più parti commesse dall'Uck si è più indagato. Come anche non si è più cercata la verità sul caso dei caschi blu dell'Onu di nazionalità olandese.
Antonio Russo non era un giornalista come tanti; non era iscritto all'ordine ma, soprattutto - anche perché iscritto al partito radicale - riteneva che fare informazione implicasse accompagnare la conoscenza degli accadimenti con azioni concrete, specie se i fatti raccontati implicavano sistematiche violazioni dei diritti umani. E in Cecenia, in otto anni, erano stati brutalmente uccisi quasi 200mila civili.
"Mi hanno detto che Maria della terza B ha il colera!", "alla mensa c'è olio di palma ovunque!!", "Buongiorno!" Tre brevi messaggi, uno dopo l'altro, nel giro dello stesso minuto, rimbalzano sulla chat whatsapp di un gruppo di mamme denominato "Mamme della II B". Un gruppo come ne esistono tanti, oggi in Italia, segno che il fenomeno è in crescita e che la comunicazione virtuale sta insidiando, se non soppiantando, quella verbale, che sembra avere occasioni sempre più circoscritte.
Per molto tempo si è pensato che la Sicilia potesse sopportare qualsiasi cosa; mafia, corruzione, massacro ambientale e ora flussi migratori fuori controllo. Le si è attribuito, non senza ragione, un grado di resilienza superiore alla media, si è ritenuto che la Sicilia, più delle altre regioni italiane, potesse reggere meglio al combinato dell'impatto di shock interni ed esterni. Ma è questa una virtù della quale è bene non abusare.
Vedremo se - come ventilato da alcuni ambienti di Montecitorio - in occasione di questa legge di bilancio si riuscirà almeno a rendere strutturale il reclutamento aggiuntivo di ricercatori a tempo determinato e instradare, finalmente, alcuni correttivi sul dottorato di ricerca attraverso l'abolizione delle tasse.
Di certo, studenti, dottorandi, ricercatori precari e un pezzo del sindacato italiano sono pronti a dare battaglia.
Sto finendo un documentario su Dario Fo. Ma dovrei forse dire "il" documentario su di lui, perché "fuori taglia" com'era per questo nostro paese a nessuno prima era venuto in mente di raccontare i paradossi della sua vita. Ne erano usciti, di buoni documentari, su di lui e su Franca, sul finire del secolo scorso, realizzati però da televisioni svedesi e americane.
Noi la consideriamo una risposta riduttiva, sbagliata, elusiva. Anziché sollecitare il parlamento ad autorizzarne per legge l'installazione, noi avanziamo alternative che riteniamo più valide per prevenire qualunque abuso e per affrontare il tema della crescente ansia dei genitori che si inscrive nella più generale paura che sta pervadendo le nostre società.